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#messicana
sadness26sworld · 1 year
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• Frida Kahlo •
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sarmarc · 1 year
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ZUPPA DI FAGIOLI ALLA MESSICANA
INGREDIENTI: 4 persone 1 confezione di Fagioli neri in scatola 1 confezione di Fagioli rossi in scatola 1 confezione di Fagioli cannellini in scatola 2 Carote 1 Sedano 2 Cipolle rosse 2 tazze di Passata di pomodoro 4 Fajtas 1 busta di spezie messicane Peperoncino Pepe Rosmarino Olio    DIFFICOLTA’: medio TEMPO: 25 min CALORIE: 500 KCal a porzione (more…) “”
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d4nny4rt · 2 years
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La messicana
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A modo suo bella e poi affascinante, geniale ed unica. Mente contorta, in conflitto, fino a rasentare la pazzia, anima sofferente ed incompresa come ogni genio sulla faccia della terra. Indimenticabile Frida.
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sy666th · 2 months
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Genoa, 19-21 July 2001
(Milo Manara)
We will never forget.
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yourtrashcollector · 2 months
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Il dolore rimane nella nostra coscienza come una bolla d'aria intatta, in attesa di essere evocato o, nel migliore dei casi, tirato fuori.
Guadalupe Nettel, Il corpo in cui sono nata
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queerographies · 3 months
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[Il ballo e l'incendio][Daniel Saldaña París]
Daniel Saldaña París è un importante autore messicano, noto per romanzi come "In mezzo a strane vittime" e "La linea madre". Il suo nuovo romanzo, "Il ballo e l'incendio", racconta la storia di tre amici a Cuernavaca, una città afflitta dagli incendi, che
Il ballo e l’incendio: Un viaggio turbolento attraverso l’amicizia, il desiderio e la redenzione Titolo: Il ballo e l’incendioScritto da: Daniel Saldaña ParísTitolo originale: El baile y el incendioTradotto da: Giulia ZavagnaEdito da: Alessandro Polidoro EditoreAnno: 2024Pagine: 240ISBN: 9788885737952 La trama di Il ballo e l’incendio di Daniel Saldaña París Dopo anni di separazione, tre…
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blogitalianissimo · 2 months
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non per andarti contro o cose, però guarda che le due atlete, Imane Khelif dell'Algeria e Lin Yu-Ting di Taiwan, che gareggiano alle Olimpiadi di Parigi nella categoria sono state precedentemente squalificate da un campionato del mondo femminile per avere "cromosomi XY". Praticamente, sono stati svolti i campionati mondiali di boxe femminile nel marzo del 2023, ospitati a Nuova Delhi, in India. Tuttavia, l’evento è stato segnato da polemiche dopo che Umar Kremlev, presidente dell'International Boxing Association (IBA), ha annunciato la squalifica di più pugili dal campionato. Kremlev ha detto che i dirigenti dell'IBA si erano incontrati verso il gran finale del campionato per discutere di "equità tra delle atlete e professionalità", dopo che sono state sollevate preoccupazioni sul sesso biologico di alcuni partecipanti. Ha aggiunto che dopo "una serie di test del DNA", l'IBA "ha scoperto atleti che stavano cercando di ingannare i loro colleghi e fingere di essere donne". Parlando a TASS News, Kremlev ha affermato che i test avevano dimostrato che le atlete in questione "avevano cromosomi XY ed erano quindi esclusi dagli eventi sportivi". Tra gli squalificati c'era Imane Khelif, la pugile algerina, la quale avrebbe dovuto sfidare Yang Liu della Cina nella finale dei pesi welter. Khelif è stato rimosso dalla lotta per la medaglia d'oro e al thailandese Janjaem Suwannapheng, che aveva perso contro Khelif in semifinale, è stato invece permesso di procedere a combattere Yang. In una dichiarazione pubblica, l'IBA ha scritto che "un pugile dell'Algeria, Imane Khelif, è stato escluso dai campionati mondiali di boxe IBA a causa del mancato rispetto dei criteri di ammissibilità dell'IBA". Ma il Comitato Olimpico Algerino ha negato le affermazioni dell'IBA, attribuendo la squalifica di Khelif a una "cospirazione" per impedire all'Algeria di avere una medaglia d'oro nella boxe. Mentre alludevano vagamente al fatto che Khelif è stato colpito per "motivi medici" che circondano alti livelli di testosterone, hanno aggiunto che avrebbero sostenuto il viaggio di Khelif alle Olimpiadi di Parigi del 2024 a prescindere. Ma dopo la controversa squalifica, una pugile si è fatta avanti per discutere della sua esperienza (simile a quella della Carini) combattendo Khelif sul ring al campionato. "Quando ho combattuto con lei mi sono sentita molto fuori dalla mia profondità", ha scritto la pugile messicana Brianda Tamara su X. "I suoi colpi mi hanno fatto molto male, non credo di essermi mai sentita così nei miei 13 anni come pugile, né nel mio sparring con gli uomini. "Grazie a Dio quel giorno sono uscita dal ring sana e salva, ed è un bene che finalmente se ne siano resi conto"", ha detto Tamara Brianda.
Sostanzialmente, l’algerina ha potuto partecipare alle olimpiadi di Parigi perché le linee guida per l’ammissibilità sono a compito del paese di provenienza. 
C’è anche da ricordare che Angela Carini si era dichiarata pronta per l’incontro (rispondendo alle accuse della destra), dicendo: “Io devo adeguarmi a quello che ha deciso il CIO, quindi domani andrò sul ring e darò tutta me stessa“.
le frasi fra “” non sono mie parole
Cioè fammi capire, stanno umiliando una donna, ci stanno facendo becera propaganda sopra, e vieni qua a scrivermi 'sto MUCHO TEXTO e a fare la punta al cazzo su come nel 2023 l'IBA, ente sportivo non riconosciuto dal comitato olimpico internazionale (ansa), l'abbia esclusa dai mondiali? È idonea per le Olimpiadi, e lo era anche nel 2021, non lo fosse stata l'avrebbe esclusa anche il comitato olimpico, quindi cosa?
E Tamara Brianda (ma anche la nostra Angela Carini) ci spiegasse allora perché 5 donne sono riuscite tranquillamente a battere la Khelif senza piangere (x)
E Angela se ne andasse a quel paese, col suo NON salutare l'avversaria ha dimostrato una bassezza unica
Ma veramente, non hai di meglio da dire? A volte l'empatia vale più di un "ACHTUHALLY ☝️🤓"
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giovaneanziano · 1 month
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Instagram: “prova una ricetta semplice per fare un cocktail con la buccia dell’ananas”
Io: sembra figo, facciamolo!
La bevanda all’ananas: sa di putrefazione ed è esplosa in cucina.
Risultato: 2 ore e un sacco di prodotti per togliere la puzza di cloaca messicana dalla cucina
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fridagentileschi · 3 months
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PABLO NERUDA ha violentato una collaboratrice domestica, ha abbandonato la figlia disabile ed è considerato un "celebre poeta cileno".
MARIO VARGAS LLOSA sposò sua zia, poi iniziò una relazione con sua cugina, che tra l'altro aveva 15 anni e lui 25, e gli diedero un premio Nobel.
GABRIEL GARCÍA MÁRQUEZ ha potuto scrivere il suo capolavoro grazie al fatto che sua moglie lavorava dentro e fuori casa, gli portava da mangiare, lavava, stirava e cucinava, a volte senza nemmeno ricevere una parola, mentre lui scriveva Cent'anni di solitudine, e hanno curato le sue opere in quasi tutte le lingue.
JUAN JOSÉ ARREOLA ha abusato sessualmente di Elena Poniatowska, è ricordato come un prodigio della letteratura messicana.
CHARLES BUKOWSKI era un alcolizzato violento e i suoi libri sono pubblicati da uno degli editori spagnoli più prestigiosi e costosi.
OCTOVIO PAZ ha preferito che Elena Garro restasse a casa come moglie devota, e continua a essere letto a tutti i livelli educativi.
VLADIMIR NABOKOV ha costruito la sua opera principale sulla pedofilia e sugli abusi ed è ancora oggi elogiato.
🔴J.K. ROWLING parla apertamente di cosa significhi essere una donna (=femmina umana adulta) e le pongono il veto, la insultano, la chiamano stronza, puttana, le augurano la morte, tolgono i suoi libri dagli editori e dalle librerie.. .
La misoginia e il patriarcato restano; a volte solo mutano e si travestono da inclusione, l'importante è ancora far scomparire le donne e che gli uomini parlino e definiscano ciò che sono e si aspettano dalle donne.
Ma finisce molto facilmente, vero? Dopotutto le femminazi (che persone erudite) han già detto che se le donne sono così oppresse, è meglio per noi diventare uomini. Il loro livello di odio e di imbecillità non ha ancora raggiunto il limite...basta pensare che sono le femminazi che ci stanno portando all' islamizzazione, che nascondono gli stupri dei musulmani a cui portano supporto alle manifestazioni.
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odioilvento · 11 months
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Cena messicana, italianizzata e alla moda di casa nostra
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francescointoppa · 5 months
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W – Washingtonia H. Wendl. (Arecaceae)
a, W. filifera (Gloner ex Kerch., Burv., Pynaert, Rodigas & Hull) de Bary – Palma californiana (porta dei fili al margine delle foglie)
b, W. robusta H.Wendl. – Palma messicana
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mucillo · 1 year
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Miniera (Gianmaria Testa)
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Allora che in ogni bettola messicana
Ballano tutti al suono dell'avaiana
Vien di lontano un canto così accorato
È il minatore bruno laggiù emigrato
La sua canzone è il canto di un esiliato
Cielo di stelle cielo color del mare
Tu sei lo stesso cielo del mio casolare
Portami in sogno verso la patria mia
Portale un cuor che muore di nostalgia
Nella miniera è tutto un baglior di fiamme
Piangono bimbi spose sorelle e mamme
Ma a un tratto il minatore dal volto bruno
Dice agli accorsi se titubante è ognuno
Io solo andrò laggiù che non ho nessuno
E nella notte un grido solleva i cuori
Mamme son salvi tornano i minatori
Manca soltanto quello dal volto bruno
Ma per salvare lui non c'è nessuno
Cielo di stelle cielo color del mare
Tu sei lo stesso cielo del mio casolare
Portami in sogno verso la patria mia
Portale un cuor che muore di nostalgia
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campadailyblog · 2 months
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Frida Kahlo: Dolore e Passione nell'Arte Messicana
Frida Kahlo è stata una delle pittrici messicane più importanti del XX secolo. È nota per il suo stile unico, che combina elementi fantastici e simboli del dolore. La sua arte riflette la cultura messicana e la sua vita è segnata da grande dolore. Un grave incidente stradale l’ha resa invalida per tutta la vita. Ma Frida Kahlo ha trasformato il suo dolore in opere d’arte. Così, è diventata un…
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vaerjs · 3 months
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Melissa Barrerà, attrice e cantante messicana.
🍉
In risposta alla campagna #Blockout2024.
Con la mia matita, celebro anime speciali. Fiori delicati che sbocciano in un mondo spesso ostile, con la loro voce coraggiosa e il loro impegno per un futuro più equo.
Ogni ritratto di questo progetto è un tributo a queste persone che combattono per la pace, che non hanno avuto aura di esporsi e chiedere il cessate il fuoco, un'ispirazione per non arrenderci mai di fronte alle ingiustizie.
#MelissaBarrera #Palestine#Ceasefire #SupportPalestine #PeaceForPalestine #ArtistsForPeace #CelebritiesForPeace #FreePalestine #EndTheViolence #StandWithPalestine #StopTheWar #ArtForPeace #HumanRights #PeaceNow #NoMoreWar
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t-annhauser · 11 months
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L'occidente non fa vittime fra i civili
Fra i luoghi comuni più in voga da noi nell'occorrenza di una guerra il solenne apoftegma per cui l'occidente (vedi "democrazie") non fa vittime fra i civili, che la nostra guerra è chirurgica in opposizione alla macelleria messicana del nemico, che la democrazia, anche qualora si veda costretta a scendere in guerra, usa sempre la massima cortesia per dare il meno disturbo possibile alle popolazioni civili, che anzi debbono ringraziare per il fatto che noi esportiamo ovunque nel mondo il brand del progresso e della pace giusta e duratura (amen).
Disclaimer: sia detto questo indipendentemente dalla notizia del giorno, su chi abbia bombardato quell'ospedale di Gaza, se Israele o Hamas per far ricadere la colpa su Israele, si legga insomma questo breve sfogo non in media res ma sub specie aeternitatis.
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filorunsultra · 1 year
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Leadville Trail 100 Run
Nel reportage che scriverò sul viaggio negli Stati Uniti di quest'anno non dirò nulla della mia gara, ma siccome volevo scrivere comunque qualcosa lo faccio qui, almeno per ricordarmi cosa è successo.
Ho passato il giorno prima della gara steso nel bagagliaio della GMC che avevamo noleggiato, ho dormito qualche ora e verso il tramonto abbiamo lasciato il paese e siamo andati a dormire a Turquoise Lake, sul percorso. La mattina la sveglia era dannatamente presto, alle 2:30am perché la gara partiva alle 4:00, il classico orario del cazzo delle gare americane. Abbiamo parcheggiato al liceo, in fondo alla 6th St. e siamo arrivati alla linea di partenza quando era ancora deserta. Un tipo aveva acceso un fuoco sul marciapiede appena fuori casa e se ne stava lì a bere il caffè con un plaid sulle gambe guardando i corridori infreddoliti cercare di scaldarsi. Ho bevuto un caffè nell'unico locale aperto, una gelateria messicana che quel giorno ha chiuso il bilancio di un anno. Nella caffetteria c'era anche Dean Karnazes, che dal vivo sembra anche più scemo che in foto. La partenza è figa, si respira tensione e si sente già puzza di morti ancora prima di partire, ma come col sudore non capisci mai se sei tu o è quello a fianco.
Da Leadville a Hope Pass
È la mia terza 100 miglia ma la cosa non mi dà nessuna fiducia: ho sentito tanto la quota nei giorni precedenti e non sono affatto sicuro di essermi acclimatato. Sono nervoso. Cerco Brent e Natalie ma non li vedo, ascolto l'inno. Poi vedo una nuvola di polvere da sparo, e solo dopo sento il colpo. La prima salita è a un quarto di miglio dalla partenza ma non la sento, ho già fatto 400 metri e mi restano solo 159,6 chilometri di gara. In fondo alla Sesta si volta a sinistra sul Boulevard, poi il gruppo si allunga e si costeggia il lago. Davvero una bomba, cazzo mi sento Anton Krupicka. Sarò in centocinquantesima posizione e va bene così. La aid station di May Queen è una bomba e non sono preparato al volume del tifo. Trovo un gruppetto col mio ritmo e arrivo in controllo ad Outward Bound, con la prima salita della gara alle spalle. Outward Bound è in mezzo alla prateria ed è pieno di gente, non trovo Elisa e perdo un po' di tempo ma sono al 38esimo chilometro in meno di quattro ore di gara quindi cerco di restare tranquillo. Uscito dalla aid station, che è lunghissima, cerco le cuffiette e metto un po' di fottuto country. Inizio ad avere le gambe stanche verso Halfpipe, circa al 45esimo chilometro a memoria. Mi fermo a fare pipì e riparto. C'è un gruppetto di gente che corre bene, due tipi un po’ swag corrono insieme e si danno i cambi: penso che prima o poi salterò ma intanto provo a stargli dietro. In salita camminano lentissimi, poi fanno degli scatti improvvisi, sul tecnico si piantano, ammesso che ce ne sia, sulle discese corribili si lanciano in picchiata: corrono tutti in modo insensato. Passo a Twin Lakes (62km) in meno di sette ore, dopo aver visto i due specchi d'acqua turchesi dominati dalle montagne del Sawatch Range. La aid station è indescrivibile, ricorda Les Contamines a UTMB ma piena di gazebo e di gente che griglia come il giorno del Super Bowl. Mi rifornisco, prendo i bastoncini e lascio le borracce a mano e parto col mio amico francese di cui ho dimenticato il nome verso Hope Pass. Lui è un fottuto francese ma in salita non va molto forte. Il sentiero è più duro di quanto mi aspettassi ma la valle è bellissima e sembrano le Alpi. Sopra alla Timberline ci sono dei Lama e un accampamento di tende su cui rifornirsi. Gli ultimi tornanti fino al passo, che ho visto mille volte nei video, sono massacranti ma arrivo in cima un'ora e mezza dopo aver lasciato Twin Lakes. Ho una fitta sotto alle costole e non riesco a correre in discesa: è un pezzo tecnico, a tutti gli effetti e fanculo a chi dice il contrario. Il versante di Winfield è molto ripido e sebbene siano solo 850 metri di dislivello te li fa maledire tutti. In fondo alla discesa c'è un tratto molto lungo e poco corribile in leggera salita fino al giro di boa e solo qua inizio a incontrare i primi che iniziano a tornare indietro.
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At the top of Hope Pass, 3800m above sea level
Da Winfield ad Half Pipe: scavando nel profondo, quasi
Non vedo Rob Krar, che trovo alla aid station seduto su una roccia a guardare chi passa. Si è ritirato e mi dispiace, glielo dico e lui mi incoraggia. Alla aid station ci sono dei ragazzi e delle ragazze super gentili che portano ai corridori quello di cui hanno bisogno senza farli alzare da dove si trovano. Mi propongono diverse cose ma non ho voglia di niente, così mi alzo, vado in bagno, prendo l'ultima benedizione da Rob Krar e me ne vado. Mi giro per tornare a Leadville dopo 10 ore e mezza. Mi scende una lacrima, ma devo correre ancora 80 chilometri, sono appena a metà, non è finita. Riparto da Wienfield comunque meglio di come ci sono arrivato. Fa caldissimo e il sole dei tremila metri è caldo. Ritorno per la seconda volta alla quota più alta in cui sia mai stato in vita mia nemmeno tre ore dopo averla lasciata: Hope Pass, 3800 dannati metri sul livello del mare. La salita è massacrante, vado lentissimo ma supero tutti e nessuno mi supera. Sono un fottuto europeo dopo tutto, camminare in salita è l'unica cosa che so davvero fare. Su tira vento e sono stanco e c'è Leadville sul fondo, e sembra vicina ma la strada è ancora lunga. Alla fine di questa discesa mi mancheranno soltanto 60 chilometri di strade bianche corribili, e finalmente troverò Lapo, il mio dannato pacer.
In discesa ho i quadricipiti andati e le fitte continuano a torturarmi ma riesco a correre a un ritmo decente. Quando entro a Twin Lakes, in 13 ore e 4 minuti, sono passato in 40esima posizione, ho 12 ore per fare 60 chilometri per avere la fibbia grande, potrei anche camminare fino all'arrivo e probabilmente ce la farei comunque: la gara sta andando dannatamente meglio del previsto, la parte tosta è alle spalle, ma manca sempre una maratona e mezza, e la dannata notte. Elisa è all'inizio della aid station ad aspettarmi e Lapo è pronto a petto nudo, esattamente come l'ultima volta che ci siamo visti, in mezzo al deserto, un anno prima. "Tu non preoccuparti per come mi vesto io, preoccupati di cosa ti devo portare". Gli smollo tutto: zaino, borracce, frontali, bastoncini. Ripartiamo e sulla salita di Mt Elbert riprendiamo quattro persone: in salita vado più di chiunque altro ma restano solo 1000 metri di dislivello, non molti per fare la differenza, insomma, devo correre. Quando inizia la discesa mi ritrovo piantato, non riesco a correre continuativamente e lentamente diventa un'agonia. Lapo mi impone di alternare corsa a camminata e così in qualche modo arriviamo ad Half Pipe. C'è un signore con un cappellino da camionista che va su e giù per il percorso con una bici elettrica. Dice qualcosa, non ricordo cosa ma mi fa sorridere. Poi Lapo mi porta un bicchiere di caffè che mi rimette al mondo. Cristo mi ero dimenticato di quanto è buono. Capisco che il caffè è la chiave per arrivare in fondo, riparto confortato verso Outward Bound, so che è vicino.
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Lapo and me at the Halfpipe aid station, km 115
Da Halfpipe a Leadville: inizia la gara
Siamo immersi nell'oscurità, intuisco la distanza dalla aidstation di Outward Bound, sperduta in mezzo alla prateria. Da qualche miglio corriamo sempre con le solite persone: la seconda donna, il numero 267 e il mio tipo francese. Tutti con relativi pacer, francese escluso. Non stiamo bene ma nessuno ci supera e non superiamo nessuno, ho l'impressione che siamo rimasti soltanto noi in gara. Arriviamo ad Outward Bound e io sembro essermi ripreso. "Ti do tempo fino alla cima di Sugarloaf Pass per convincerti che stai bene" mi ordina Lapo, "da là cambiamo marcia e ti tiro fino all'arrivo". Signorsì, io d'altronde sono lucido ma ho smesso di pensare lasciando a lui anche questo ingrato compito. Non ho mai avuto un pacer e lui non l'ha mai fatto, ma mi trovo bene e insieme formiamo una bella squadra: lui mi parla per tenermi cosciente, io non rispondo ma sono contento di ascoltarlo. Alla aidstation c'è la Eli, chiacchieriamo un po', mi cambio, bevo un altro caffè. Ripartiamo correndo e raggiungiamo in fretta Fish Hatchery e poi l'attacco della salita di Powerline: è dannatamente dritta, una fila di frontali fa intuire dove finisce. Mancano 34 chilometri all'arrivo e inizio ad averne i coglioni pieni, così faccio quello che so fare meglio, finalmente: abbasso la testa e mi metto a sbacchettare. Cristo se sbacchetto: passo uno, due, tre, cinque, dieci atleti. Stacco di qualche metro persino Lapo che resta a una ventina di metri da me. Non avendo nulla da ascoltare inizio a imbambolarmi e gli occhi iniziano a chiudermi, se rallentassi mi arenerei così continuo a spingere: mancano ancora tanti chilometri ma non c'è più nulla per cui salvare le gambe, insomma, è il momento di andare, e al diavolo tutto il resto.
Alla aid station di Sugarolaf c'è un rave party in miniatura: la aid station è avvolta da una nuvola di erba e ci sono musica e luci stroboscopiche. Un tale fa delle bolle di sapone giganti, sarà mezzanotte. Bevo l'ultimo caffè e ripartiamo per l'ultima discesa verso Mayqueen. In discesa ho ancora male ai quadricipiti ma Lapo mi costringe a correre. Quando il sentiero diventa più tecnico ritrovo la gioia di correre in discesa e supero qualche altro atleta incartato tra le radici: sono davvero degli incapaci. Entriamo alla aid station di May Queen e Lapo mi precede di un po'. Quando arrivo al ristoro non mi siedo, ho voglia di ripartire. C'è una lavagnetta bianca appoggiata per terra con sopra scritti dei nomi. Chiedo alla ragazza cosa siano e lei mi dice che sono i passaggi. Solo quelli? Faccio un rapido conto e sono in 26esima posizione: non sono mai stato così davanti in una 100 miglia. Vedo la lavagnetta e mi ricordo che sono in gara, che per una volta potrei anche provare a fare qualcosa di meglio che correre contro me stesso e cercare di superare attivamente qualcuno. Ringrazio e riparto, Lapo mi sta dietro, io imposto un ritmo attorno ai 5' al chilometro, dopo 120 chilometri di corsa per me è un ritmo incredibile. Non ho più male, sono caldo, se mi fermo muoio. Corro. Il sentiero di Turquoise Lake è al buio come la prima volta che ci sono passato, non c'è niente da guardare, tanto vale correre e correre ancora. Corro e a un certo punto mi accorgo che dietro di me Lapo è scomparso. Cazzo. Non ho acqua, la frontale si sta scaricando e mi mancano 15 chilometri. Nel frattempo supero due persone, chiedo una borraccia a una, una frontale all'altra. Continuo a correre. I chilometri passano, il tempo vola. 14, 13, 12. Passo il campground in cui ho dormito la notte precedente, imbocco il Boulevard, trovo il mio amico francese che cammina a bordo strada, gli dico di seguirmi ma mi dice di andare. Continuo a correre. Quando imbocco il Boulevard, a 5 chilometri dall'arrivo, c'è una fila di cartelli a bordo strada, a una distanza precisa uno dall'altro, che riportano i nomi dei vincitori della gara dal 1983 ad oggi: sei stanco sai ancora fare i conti e sai anche che prima di arrivare di quei dannati cartelli dovrai superarne 39. Così inizio a contarli, trovo davanti a me un ultimo corridore, lo supero accelerando: corro in salita, corro sul Boulevard, tre chilometri prima di finire Leadville Trail 100 Run. Sono sulla 6th, vedo l'arco d'arrivo, delle persone che applaudono. Gli ultimi metri sono in salita, fanno male, ma io sto bene: sono sempre stato bene. Spengo l'orologio. Marilee mi abbraccia, mi dà una medaglia, Ken appoggia il fucile, mi abbraccia anche lui. Mi siedo sotto all'arco di arrivo, insieme a loro, resto lì per un po'. Poi arriva Lapo, arriva Elisa. Bevo una cioccolata, prendo la dannata fibbia, poi andiamo a dormire, è stata una lunga giornata, ma, in fondo, non è poi stata così lunga.
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