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#non so se rende l'idea
sasdavvero · 1 year
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me, writing four connected oneshots, suddenly adding a middle chapter that implies plot, going on writing the previous part and then the future part, suddenly adding the second chronological oneshots and the continuing the nth future part: parkour
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druzya · 2 months
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Ho Caldo, sto male
Mi sveglio nelle 8 per prendere le medicine. Non avere piu' una tiroide non aiuta a svegliarsi presto e bene, cosi' come non aiuta a combattere il caldo.
Trascino il mio fisico da leone marino verso la poltrona, per godermi un altro po' il silenzio di un sabato mattina e dare sollievo alla schena ferma da troppo tempo nella stessa posizione. In camera loro, mia madre e mio padre dormono ancora.
Meglio cosi'.
Lui, ingegnere con alzheimer, non ricorda piu' un cazzo se non che ha ragione lui. Sempre. Su tutto.
Lei, la ragazza immagine della tossicita' relazionale, nota al mondo per aver appreso del lockdown esclamando "oddio, ma come faccio a fare scorta, che ho il freezer pieno?!", al momento in leeeeenta ripresa da un femore rotto. Segretamente, crede di essere la Romanov scappata ai Bolscevichi. Apertamente, pretende di essere trattata come tale.
Ho caldo, sto male.
Sono in poltrona da 5 minuti e compare mio padre, vestito, pronto per andare a fare un giro. Con "Pronto" intendo che si mette a girare per casa brontolando ad alta voce perche' non trova cellulare, portafoglio, chiavi di casa, etc etc, salvo poi ricordarsi di averli gia' in tasca e ripartire in una rumorosissima caccia al tesoro.
Niente, non ci riposa in poltrona. Lo aiuto, sistemo tutte le cose fatte a meta' che ha lasciato in giro, poi passo a sentire mia madre. Doveva preparare una lista di cose da fare entro domani per aiutarli a partire per le ferie. Ovviamente, non l'ha fatta.
"Mentre ti vado a prendere le medicine, falla" "Certo"
Nel mentre suona mio padre alla porta. E' con una tizia, una vicina di qualche casa piu' in la, che si e' chiusa fuori di casa e non riesce piu' ad aprire la porta. Cerca il mio parente falegname, che pero' non c'e'. Chiede se so aprire le porte, rispondo "Certo, ma immagino voglia anche richiuderla, dopo" e vengo accolto da uno sguardo stupito, appannato dall'afa. Provo a cercare un fabbro, ma ovviamente non se ne trova. L'arzilla signora blocca un altro vicino e chiede se lui sa smontare serrature. Incredibilmente, questo dice di sapersela cavare e si offre di aiutarla.
Ho caldo, sto male.
Recuperato un vecchio, vado a prendere le medicine per l'altro. A mezzogiorno, sotto il caldo di una citta' inadatta all'estate. Arriva il mio turno e scopro tutta una serie di piacevolezze tipiche della gestione materna delle cose, nota come "Oddio, e ora come faccio?". Il piano terapeutico scaduto, la ricetta del medico che non si vede a sistema, il gomito che fa contatto col ginocchio e bla bla bla, mi danno un blister che copre 10 giorni piu' per gentilezza che altro. A nulla vale far presente che col medico in ferie 15 giorni e i parenti indirizzati in montagna, con quel blister non dico che mi ci spazzo il culo, ma insomma...
Niente da fare.
Ho caldo, sto male.
Rientro a casa e cado nell'imboscata, per strada, di una amica di famiglia logorroica, che mi chiede dei miei pur avendo il numero di telefono e che mi attacca una pezza assissina sulla salute. Scappo fingendo un virus intestinale.
Ho caldo, sto male
In casa i due vecchi sono riusciti si e no ad iniziare ad apparecchiare. Non so se avete mai visto come apparecchia un malato di Alzheimer, ma "la fantasia al potere" rende l'idea. Nel mentre, la Romanov sputa ordini e sentenze. Tutto infarcito da termini generici, indicatissimi per dare spiegazioni a uno che non trova un coltello rosso su una tavola bianca.
Ho caldo, sto male, e ho esaurito la pazienza.
Chiedo un bombardamento orbitale sulle mie coordinate.
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3nding · 1 year
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Oggi per me colori e temperatura sono proprio come quelli che mi ricordo delle vacanze estive a casa da ragazzino. Direi "pacifica" ma non so se rende l'idea.
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beevean · 1 year
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C'est le moment de propager le Hecula~ 👀 T'as quelque chose à dire sur le sujet ? 👀
Oh ma tu guarda :D ma che domanda interessante :D
Ma sì, oggi è il giorno giusto di parlare di Hecula, perché sento il bisogno di esprimermi nella mia lingua madre per spiegare come sia finita qui a parlare di Dracula che sposa Hector come reazione a un trauma profondo :'D
(poi se uno vuole usare Google Translate per capire di che diamine sto parlando ehi, non li fermo :P)
Mi fa ridere come sia caduta negli inferi di questa rareship semplicemente perché
ho memato troppo sull'idea che tutti in CoD vogliono scoparsi Hector (che è vero e posso provarlo);
no non smetterò mai di usare questa immagine ha risvegliato qualcosa in me peggio della Scena Dell'Accoltellamento
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E poi niente, è precipitato tutto :'D
Prima di tutto voglio solo dire una cosa: se CoD fosse più famoso nel fandom, molti più fan accetterebbero l'idea che Dracula si faceva i suoi Generali tra un genocidio e l'altro. Eddai, il set up è perfetto. Siete dei codardi, ecco cosa vi dico :P
Ma a parte questo, è interessante confrontare le differenze tra Isaacula e Hecula.
Isaacula è la tua tipica ship cattivo/simp. Isaac stravede per Dracula, lo ama alla letterale follia, si distruggerebbe per lui, e Dracula è tipo "ok". Personalmente mi piace l'idea che Dracula sia perfettamente consapevole di quanto Isaac lo veneri (non che Isaac provi nemmeno a nasconderlo lol), e ne approfitti per manipolarlo il giusto... e poi dai, se un bel ragazzo si offre così a te che fai, te ne privi? 👀 Ma vede Isaac come vedrebbe... non so, il suo trono? È lì, è suo, nessuno glielo tocca, non deve fare nient'altro. Non è interessante.
Hector è interessante. Hector è un prodigio nell'arte della Forgiatura Diabolica. Hector è un abile combattente. Hector è intelligente (lo è anche Isaac, ma lui è parecchio più emotivo quindi può sembrare più stupido rispetto all'altro). Hector, dopo un'infanzia passata a credere di non meritare di esistere, sta capendo il proprio valore. Freddo, orgoglioso, obbediente Hector, senza il fanatismo di Isaac ma molto più efficiente, e altrettanto grato al suo benefattore.
Io credo che ci sia la possibilità per Dracula di essere attratto da Hector. E sì, l'immagine mentale di lui che un giorno si rende improvvisamente conto che il timido ragazzino che bussò al suo portone è diventato un bell'uomo sotto i suoi occhi mi fa venire voglia di strapparmi la carne delle braccia a morsi e mi fa impazzire <3
Non solo, ma se proprio vogliamo essere cinici, potrei anche puntare il dito a questo:
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:)
Parlando di Leon, posso passare al cardine di quella che chiamo la Bride Hector AU: Dracula, impazzito di dolore per la perdita di Lisa, si attacca a Hector con unghie e denti (letteralmente lmao) e insiste nel voler usare lui come sostituto per sua moglie.
Mi è stato fatto notare che, nella scena dove Mathias propone a Leon di unirsi a lui nell'immortalità, il suo intento potrebbe anche essere stato rimpiazzare Elisabetha con il suo migliore amico. Mathias era chiaramente fuori di sè dopo il lutto, e si fidava di Leon, e non riusciva nemmeno a comprendere che Leon forse non voleva avere più niente a che fare con lui. Voleva solo compagnia. Non voleva vivere la sua immortalità da solo.
Ma Leon era libero di mandarlo a fanculo, giustamente.
Hector, tanto bello come Leon, e tanto forte come Leon, e tanto caro a Dracula quanto Leon (anche se in maniera diversa, i due non sono amici) non ce l'ha questa libertà. Hector giurò fedeltà a Dracula, Hector è diventato una delle creature più forti al mondo grazie a Dracula, e ancora si fida dell'unica persona che gli ha concesso il diritto di esistere.
Hector dovrebbe essere grato a Dracula.
E su, non pensi che un bacio non sia il minimo che possa dare per compensare il suo Signore di tutto quello che gli ha dato? O offrire il suo collo? O accompagnare Dracula nella vecchia stanza di Lisa? :)
È molto, molto facile per Dracula convincere Hector a dargli quello che vuole, anche se Hector non reciproca i sentimenti di Dracula, per niente. Non ha bisogno di imbrogli o di magia, solo di sfruttare la lealtà di un povero ragazzo che non ha nessun altro, e che ormai è così abituato a essere il preferito del suo Signore che non riesce a considerare l'idea di deluderlo.
D'altro canto, al cuore di tutto questo, c'è un vecchio uomo incapace di andare avanti. Da vampiro, è congelato nel tempo, e gli è molto difficile accettare i cambiamenti. Diventò un vampiro nel bel mezzo del lutto per la perdita della sua prima moglie, e ora ha perso anche la seconda? Non ce la fa. Non regge il dolore. Si rompe. Ha bisogno di qualcuno.
Ed Hector è lì, questo bel ragazzo che può essere sedotto, che lo può aiutare a sentirsi meno solo.
Dopo la morte di Lisa, Dracula diventa... protettivo. Molto protettivo. Non permetterà più a nessuno, nemmeno a Dio in persona, di togliergli la sua unica luce di vita. Dracula ha il completo controllo sul suo castello e tutti i suoi residenti... quindi Hector, amore, ti conviene fare il bravo e non fare cose che non aggradano al tuo Signore :) come, per esempio, correre di nuovo da Isaac, che nel frattempo sta morendo dentro di gelosia :) oh, ma non ti preoccupare, tu sei il preferito, quindi non ti accadrà niente! Ma Isaac sarà il capro espiatorio :) così ti odierà ancora di più, e il vostro legame si spezzerà, e Hector davvero non avrà più nessuno che il suo Signore :)
O suo marito :)
Dracula precipita sempre di più, ha bisogno di Lisa, ha bisogno della sicurezza che non verrà più lasciato solo. Gli viene la malsana idea di sposare Hector e chiamarlo sua moglie, persino di donargli l'anello nuziale della povera donna che Hector avrebbe potuto vedere come una figura materna. Non può scappare. Ora il suo Signore è suo marito e deve comportarsi di conseguenza, e se Dracula vuole essere chiamato per nome e vezzeggiativi mentre si scopa Hector sul letto di Lisa, beh, gli tocca. Che cosa può fare, dire no? Ahahahah come sei simpatico <3
(un piccolo apprezzato vantaggio di Hector è che, da Forgiatore Diabolico, è molto più resistente di un umano normale, e può crearsi Fate per guarire dalla maggior parte delle sue ferite. La persona adatta per un vampiro alto tre metri e freddo come la morte :) non c'è di che, Hector caro <3)
Hector, neanche a dirlo, fa molta fatica ad aggrapparsi alla sua sanità mentale. Non vuole niente di tutto questo. Non vuole essere l'oggetto sessuale di quello che una volta vedeva come un padre, non vuole che gli succhi il sangue così spesso che ormai è praticamente anemico (perchè, tra le altre cose, deve ancora lavorare eh non ce lo dimentichiamo), non vuole tutte quelle cicatrici attorno al collo che quasi formano un collare che non può togliere, non vuole che Isaac lo odi e lo invidi per una situazione che si rifiuta di accettare, vuole essere visto come Hector, come una persona.
Ma non riesce a odiare Dracula. Dracula non è cattivo contro di lui, ha solo bisogno di aiuto. Dracula gli ha fatto del bene, dopotutto, ed è vero che non può vivere da nessun'altra parte, perché solo Dracula lo apprezza e lo accetta. Esiste ancora una piccola parte di Hector, il bambino che veniva preso a sassate dai suoi coetanei e a schiaffi da sua madre, che ancora vuole bene a Dracula, fino a un certo punto.
Ma più Dracula degenera, più il mondo esterno non sembra così terrificante, rispetto alla pazzia del suo Signore...
Lui non è Isaac. È leale e obbidiente, ma non è disposto a oggettificarsi fino a questo punto.
Credo di aver detto tutto. Mi piace assai assai questo tipo di dinamica di un uomo più vecchio che seduce una persona più giovane approfittando di un rapporto di fiducia e dipendenza, fino a che la persona più giovane non riesce a scappare e riprendersi in mano la propria vita :) e niente, avevo bisogno di sfogarmi un poco <3
tl;dr hecula hot
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kyda · 2 years
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quando c'è vento per me l'aria diventa come troppo densa e anche oggi, come tutte le altre volte, non sto riuscendo a respirare e sono troppo stanca anche per fare il letto. l'aria sembra resti bloccata nel tragitto, a metà strada prima di raggiungere i polmoni, e avanza troppo lentamente. non ho il fiatone ma ogni respiro mi costa fatica, devo quasi spingerla o pressarla come quando faccio la borsa per andare da orazio e non riesco a chiudere la cerniera se non mi ci siedo sopra. giustamente poi io non furba ho interrotto l'antistaminico 10 giorni fa proprio per dare il benvenuto alla primavera ma non ce la facevo più a pensare di essere costantemente sedata e di non potermi godere neanche una birra o un bicchiere di vino ogni tanto e non è questo ovviamente il motivo principale però ci pensavo ecco e pensavo anche al fatto che non so se l'antistaminico ormai non mi fa più effetto (circa due settimane fa sono stata malissimo pur prendendolo da mesi e poi non mi provoca più sonnolenza) o se sono sempre perennemente sonnolenta (non so se è una parola giusta ma rende l'idea) ma ormai mi sono abituata a questo modo d'essere e non ci faccio più caso. penso la prima perché in realtà ogni volta che ne ho cambiato uno per i primi giorni mi è sembrato di aver preso dei sonniferi e invece ora non dormo neanche più con la combo antistaminico + melatonina. comunque presto appuntamento da pneumologo perché voglio sapere come procedere e cosa fare della mia vita infastidita dalle allergie e mi consolo leggermente se penso a quella signora che di recente mi ha detto che chi non è allergico non lo può capire
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fayesdiary · 1 year
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4, 5, 6, and 9 for the Echoes ask game
Speak Your Language Day Asks 🇮🇹
4) Which Act of the game is your favorite, gameplay or story-wise?
Hmm, sono indecisto tra Act 3 e Act 4.
Act 3 è quando il gioco si apre per davvero e ti apre le porte a tutte le cose divertenti che puoi fare oltre che avere la miglior caratterizzatione, ma Act 4 è quando la storia si fa davvero interessante!
...Problema che è anche l'Atto che lato Celica ha molti, molti problemi sia riguardo la storia che il gameplay.
5) What's an aspect of Echoes you feel is underappreciated?
Ho già menzionato i villaggi e i flavor text, quindi direi le voice clip e finali speciali se certi personaggi muoiono e i loro cari si disperano.
E' fantastica caratterizzazione e ti fa sentire da schifo se lasci morire qualcuno in un'Ironman. Ne, uh, so qualcosa😅
6) What's your favourite song?
Twilight of the Gods è una scelta ovvia, ma adoro anche Truth e Revelation, mi sembra si chiamino?
I temi di Rigel Castle e Mila Temple, insomma.
9) Did you like the map exploration and why?
La mia prima playthrough? Sì.
Ora? Ehhhhhhhh.
La mappa nell'overworld è divertente fino a quando non arrivano i rinforzi e da lì diventa uno strazio con scontri inevitabili e che a volte ti ammazzano un personaggio Turno 1 senza che ci puoi fare niente (di nuovo, ne so qualcosa), e idem i dungeon sono divertenti la prima volta ma a furia di ripeterli diventano ripetitivi perchè non c'è molto da fare, e boy se Thabes Labyrith coi suoi 10 piani rende chiaro quel problema.
Adoro l'idea di mappe e dungeon esplorabili, ma per me devono essere fatti molto meglio perchè restino divertenti dopo la prima partita.
Niente da dire su villaggi e altri posti simili però. Quelli sono fantastici.
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NON ALLONTANARE I RISCHI MA ASSUMILI
Quando ero in Slovacchia ero con un gruppo di Inglesi che a 18 anni lavorano e frequentano il college. La  familiarità che hanno con la vita è impressionante, come si muovono e come parlano. Sono adulti a tutti gli effetti,  a differenza mia che a 19 anni ero ancora un bambino. E Il motivo è uno: si  sono assunti dei rischi. Se non ripagano il loro prestito non finisco l'università o avranno dei problemi con la legge, lavorano e sono responsabili di ciò che fanno durante il turno, sono responsabili della loro vita. 
Prima inizi a giocare e maggiore confidenza avrai con i rischi, e meglio saprai valutare ciò che è corretto o meno fare in un certo contesto. Tenersi lontano dai rischi non è mai una strategia, primo perché non ti alleni ad affrontare delle difficoltà, il che ti rende più esposto quando arrivano e due perché ti fa credere che hai evitato l'unico rischio possibile, quando invece ce ne sono altri. Credimi, se ci fossero scelte che non implicano rischi, ci troveresti una fila lunga chilometri.
Questo significa trovarsi in situazioni rischiose e ambigue. Faccio un esempio personale: io sono andato all'università con in testa l'idea che “Se fai party non ti laurerai mai”. E allora all'inizio studiavo e portavo a casa i miei 26,e credevo di essere nel giusto perché magari vedevo chi si divertiva di più portare a casa un 18\19. Tre anni dopo io ho mantenuto la mia media invariata, che s è a abbassata solo in occasioni di periodi dove facevo altre attività o quando mi hanno operato. Poniamo un 25 fisso. Mentre che i colleghi che hanno iniziato con 18 si sono laureati magari con la media del 26\7. Non tantissimo, ma la cosa che mi colpiva erano quante persone fossero in tante con lo stesso andamento dei voti e che tutti quelli del collettivo in esame all'inizio andavano a feste e  avevano voti bassi. Le risposta a questo fenomeno è che io essendo solo, nel lungo periodo sono stato esposto a problemi che da soli è più complicato affrontare che quando si è in gruppo, che per quanto possa essere distraente, nella sostanza ha poi giocato un ruolo importante nei momenti di maggiore stress.
Sì, sono consapevole del fatto che  consigliare di  andare alle feste e divertirsi sia potenzialmente deleterio. Ma è proprio questo il punto: la scelta personale e consapevole di ciò che si sta’ facendo, scegliere ci rende vigili su ciò che siamo facendo, e se non lo siamo, bhè allora il problema non è la festa, ma il fatto che la nostra vita non la stiamo guidando noi ma qualcun altro.
Nessuno ha mai appreso nulla  stando nella propria comfort zone. E non è che sia facile determinarla. Spesso la gente crede che una difficoltà faccia tutta la differenza del mondo, ma non è così. Per quel che mi riguarda, mia madre ha smesso di camminare poco prima che io entrassi in primo ginnasio,e alla fine del primo anno liceo sono stato aperto come una vongola.  Eppure questa cosa non mi ha cambiato davvero la vita, come persona, solo un po’. Nello studio in particolare,  io mi sforzavo ma non avanzavo di un centimetro: all'università per vari motivi mi trovai ad aver bisogno di soldi per mangiare. Da un momento all'altro non avevo davvero più idea su come mettere insieme il pranzo e questo mi ha portato alla fatidica domanda “Che cazzo so’ fare che domani mi può dare da mangiare?” E mi sono messo a scrivere per Melascrivi. 3 euro per 2\3 ore di lavoro. Una diversa condizione mi aveva portato a pormi una domanda fondamentale su me stesso, così come a tanti altri che in situazioni diverse dal solito hanno scoperto se stessi. Quella domanda è stata fondamentale perché mi ha permesso di rispondere alla domanda ancora più importante: cosa sei? In un mondo come quello di provincia, fatto di Giovanni U porcaro, e Francesco Smazzaluprete, e un mondo che chiede lavori diversi da quelli che ti vedi attorno, una risposta così specifica, come a dire “Toh, eccote un lavoro” è stato bellissimo. Ma ce n'è voluta per portarmi al limite. E proprio in quel momento ho capito che potevo essere quello, e ciò mi ha reso felice, perché mi faceva fare un piccolo passo verso il trovare un mio posto nel mondo
Le difficoltà sono utili perché ti permettono di apprendere. Noi abbiamo questa idea malata per cui se prendi un brutto voto a scuola allora hai fatto qualcosa di male. Questa è una semplificazione, il vero punto del discorso è perché hai sbagliato. Affrontare dei rischi, e responsabilità significa sbagliare e da quegli errori è possibile migliorare. In effetti il ciclo di test di una startup  non dice “ Non sbagliare mai sennò mamma ti mena”, ma reitera le cazzate il più rapidamente possibile, cioè crea,, fallisci, impara dagli errori e fai di nuovo. Lo so’ serve tanto coraggio per fare questo, non è per tutti . 
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nusta · 2 years
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Questa sera ho preparato una torta mentre ascoltavo un'intervista sul minimalismo e tra le varie cose più o meno interessanti e condivisibili discusse c'era l'idea che il minimalismo non è una questione di quantità di oggetti ma di chiarezza di intenti. Ovvero, al di là della mera conta delle cose che si possiedono o degli impegni che si prendono (perché c'è anche la dimensione del tempo, non solo quella dello spazio, oltre che altre più emotivamente dettagliate), il superfluo e il cosiddetto clutter sta in ciò che non ci rende persone più serene e felici. Che è un po' una parafrasi di Marie Kondo ed è più facile a dirsi che a valutarsi, ma è comunque una riflessione utile per rimettere in prospettiva la necessità di circondarsi di cose che sono utili per la propria pace mentale, cose che possono essere anche il vuoto o la solitudine o il silenzio, ma che se invece per qualcuno in un dato momento sono oggetti concreti, colorati e rumorosi, va bene lo stesso. L'importante è soffermarsi a pensare al perché, almeno un attimo, quando si ha il tempo, quella particolare cosa fa parte della nostra vita e se ancora c'è un buon motivo per conservarla o se è il caso di cambiare la situazione.
In questo momento di grandi spese e regali e scambi di oggetti più o meno inutili, molti dei quali resteranno probabilmente anche inutilizzati, da accumulatrice semi-seriale in perenne contenimento (spesso invano) mi sento spesso a disagio al pensiero di dare e ricevere cose che finiranno in un cassetto per il 97% del loro tempo, e sentire questi discorsi mi rimette un attimo in sesto, perché quello che conta è quel 3% fuori dal cassetto, che se migliora la giornata anche solo di un pochino è sufficiente per compensare.
Mentre la torta era in forno e aggiornavo il diario, mi sono fermata un attimo per celebrare quello che è entrato nella mia vita un po' per caso sotto forma di regalo (magari da parte di me stessa u_u) ed è sopravvissuto alla Grande Selezione del trasloco dell'anno scorso e mi fa tuttora venire le stelline negli occhi.
A portata di sguardo sbrilluccichino in cucina c'era un grembiule souvenir da un viaggio a Lisbona che non ho fatto, una tovaglia troppo grande per il mio vecchio tavolo, alcuni dei millemila pennarelli e colori raccolti negli anni, distribuiti in altrettanti astucci più o meno homemade, piantine arrivate al natale scorso, altre appena ricevute, figlie di quelle dei miei, già mixate con le più vecchie nei vasi tra le decorazioni spacchettate l'altro giorno, alcuni dei regali da distribuire quest'anno, compreso il mio, l'agenda comprata d'impulso l'anno scorso che devo rimpiazzare non so ancora bene con cosa quest'anno, il libro dei disegni che sto riempiendo poco a poco.
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Ciascuno ha una sua storia e un suo motivo specifico per far parte del mio arcobaleno mentale, difficile da spiegare senza sembrare un po' matta, e immagino che sia così per molte delle cose che ci circondano: sono importanti per noi anche se sembrano scemenze per gli altri e a volte ci dimentichiamo perché ci facevano brillare gli occhi o ci sentiamo in colpa perché finiamo per credere che gli altri abbiano ragione e siano davvero scemenze e basta. E invece no, ci sono millemila cose di cui effettivamente potremmo fare a meno, ma ce ne sono millemila altre che meritano un posto nella nostra vita, senza sensi di colpa, che già abbiamo trappole e ostacoli e muri abbastanza difficili da affrontare, tutto ciò che può aiutarci in qualche modo diamogli il benvenuto.
(per la cronaca, l'intervista è questa qui e in generale TFD è un canale che consiglio, specialmente le interviste di questo tipo: sono lunghe per gli standard di youtube, ma sono tutte molto scorrevoli)
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diario-di · 2 years
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29 ott 01:00 pm
DESCRIZIONE DI ME
Vorrei partire dall'inizio, raccontare come è nato tutto, ma prima di farlo dovete sapere che ragazza sono.
Mi presento, non inizierò dicendo il mio nome ma, ho 21 anni e ahimè sono una ragazza che non sa rispettarsi. O meglio, affezionarmi a qualcuno è la mia rovina. Non so bene perché mi ritrovo qui a scrivere, visto che non mi ritengo una ragazza con molti contenuti (o così mi fanno credere) e spesso non so fare uscire dalla mia bocca una frase di senso compito quando si tratta di parlare di me, e vi dirò di più, spesso non porto a termine questo genere di iniziative che mi pervadono la notte.
Ma continuiamo dicendo che: sono apparentemente vivace, nel senso che mi piace uscire spesso e frequentare gente di continuo.
Quello che amo di più è lo shopping, comprare vestiti, borse o scarpe mi piace e mi aiuta ad essere più serena (ma allo stesso tempo, tutto ciò è una condanna, perché la gente associa questi piaceri alla superficialità). Quello che odio di più sono i SALTI NEL VUOTO, passo e chiudo.
Non so perché ma, avere l'idea di possedere sempre nuovi vestiti da usare per poter uscire mi piace da impazzire. Questo suppongo derivi dal fatto che, amo stare al centro dell'attenzione.
"Bel vestito, dove l'hai comprato?" è una delle frasi che adoro sentirmi dire. Amo prendermi cura di me stessa truccandomi, sistemandomi i capelli e vestendomi bene.
A parte questi tratti del mio essere che ho appena elencato, sono molto buona e esageratamente gelosa di tutto ciò che ritengo mio. Questo spesso mi rende molto vulnerabile, anche se nel tempo ho imparato a non essere impulsiva (e questo per me è un notevole miglioramento) purtroppo, questa mia vulnerabilità mi mette in difficoltà, proprio perché rende difficile starmi accanto e farmi capire dalla gente che mi sta attorno (nonostante di mio, sono PALESEMENTE un libro aperto) ma non ho mai capito...è il mio essere vulnerabile ad essere un problema o la scarsa pazienza delle persone che mi circondano?
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gcorvetti · 2 years
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Cosa accade?
Oggi pensavo di svegliarmi presto e a tal proposito sono andato a letto relativamente presto all'una, ma niente da fare mi sono comunque svegliato alle 11, forse ho dormito poco e male dato che appena messo in orizzontale lei russava o aveva un respiro pesante, come pesante è diventata, ma non è questo questo quello che accade in questo periodo. Ho riscritto la mail per chiedere se mi pagano il corso di marketing perché sembra che, a mio parere, non mi vogliano assolutamente aiutare, allora è possibile che sia sulla strada giusta perché di solito quando qualcuno ti dice :" No va bè lascia perdere non è una cosa fattibile" vuol dire che stai facendo bene e che sei sulla strada tortuoso giusta, perché non è mai liscia la strada non lo è mai stata per me tutti gli obiettivi raggiunti li ho sudati e le mie camice lo possono confermare, nonostante non sia incline ad indossarle. Allora stamane sto riflettendo su cosa devo fare, la frase di quella consulente :"Se tu dovessi scegliere una strada musica/giochi/arte/altro, quale sceglieresti?" Beh non ho esitato e ho risposto musica, perché è quello che mi da più soddisfazioni e mi rende più felice, ma sappiamo che nonostante gli sforzi oramai con la musica non si vive, allora ho pensato che produrre i miei giochi, ma anche le stampe varie, e recuperare un pò di denaro per poi poter anche suonare sarebbe il massimo; in parole povere non voglio regalare il mio tempo, che è la cosa più preziosa che ho, a sfruttatori che pagano poco per lavori faticosi mentalmente e fisicamente, e dedicarlo tutto a me, alle mie creazioni alle mie idee, non voglio diventare ricco questo è un punto che secondo me nessuno capisce perché oramai c'è l'idea che se qualcuno fa qualcosa è per arricchirsi, ma da dove, se devo guadagnare 1k facendo 200 e passa ore di lavoro senza poter vivere le mie idee, preferisco guadagnarne 600/700 spendendo lo stesso tempo se non di più ma farlo per me. Quest'ultimo concetto penso sia l'ideale per una vita serena e produttiva, che sta per creare e dare vita a oggetti e concetti che difficilmente verrebbero a galla se io dovessi dedicare il mio tempo ad un lavoro da dipendente. Allora visto che sono convinto, questa cosa può essere anche contro producente, che le mie idee siano valide e che posso fare più di una cosa per poter sbarcare il lunario allora continuerò a perseverare con questa idea, si sono consapevole che non è la migliore strada perché si deve mangiare/pagare le bollette ecc ecc ma so anche che non voglio lavorare per sti stronzi, perché il punto dolente di tutta questa situazione è proprio il fatto che gli estoni non sono inclini allo straniero, questo l'ho già ampiamente scritto in altri post ed è così visto che ho riscritto alla tipa ricopiando il testo scritto la scorsa settimana e non ho ancora ricevuto nessuna risposta, mi immagino che mi risponderà quando sarà troppo tardi dicendomi 'scusa non ho visto la mail', certo che non l'hai vista non vedi più lontano del tuo naso, ma io me ne fotto e vado avanti così avanti che farò tutto in nero almeno fino a quando potrò così perché dare soldi a sti stronzi per le tasse mi da fastidio, pago per servizi che non ho. Ok avanti tutta nell'idea di eliminare tutte le dipendenze, quella del lavoro inclusa.
Concludo con un lavoro che mi piace tanto di un compositore, uno dei tanti, che ho scoperto nello studio che sto facendo delle sonorità del secolo scorso e del secolo nuovo legate a un tipo di musica che non è canonica John Zorn.
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aqueostransmission · 3 months
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...in Roaming
Come da titolo la ricerca di segnale è il mio status quo di questo periodo. Che poi accostare i termini "status quo" e "roaming" potrebbe essere un po' una contraddizione in termini ma è da vedere più come una sorta di cerchio chiuso percorso da un ubriaco che sbatte da una parte all'altra in confusione totale.
Si, mi sarebbe piaciuto di gran lunga dire che è un periodo di ricerca personale comunque produttivo ma la verità è che non ho la benché minima idea di quale sia il significato della vita, come tutti o quasi gli abitanti del pianeta terra credo, ma in particolare della mia vita. Mi spiego meglio (spero!). Finora ho avuto la percezione precisa di una cosa soltanto e cioè che io mi sento totalmente inadeguata in tutti i ruoli che ricopro o quasi. Diciamo che come mamma ancora non mi sento del tutto fallita ma sono comunque sulla buona strada e questo per la mia tendenza a procrastinare i miei buoni propositi di miglioramento personale. Il roaming sta nel fatto che è un periodo di grandi domande e di grandi messe in discussione di tutto ma proprio tutto, tanto che sto perdendo anche i pochi punti fermi che mi ritrovavo proprio perché mi sto chiedendo "come mai sono dei punti fermi nella mia vita?" "Lo sono perché ci credo davvero o perché sono cresciuta pensando che lo fossero?". Ora ci sono due possibili vie che si possono intraprendere:
1) continuare allegramente ad ignorare i tarli che nel frattempo si sono insinuati nel tuo cervello, sperando che ti sentirai magicamente meglio (così come ho sempre fatto dopo ogni crisi per evitare la fatica del ragionamento e la frustrazione di ritrovarsi con mille altre domande);
2) fermarsi una buona volta ad analizzare profondamente tutto questo agglomerato di sensazioni, credenze, verità (presunte e non), luoghi comuni, convincimenti ecc...
Non sono impazzita a 41 anni ma direi che è arrivato proprio il momento non perché mi alletti l'idea ma perché mi rendo conto che non sto bene e non pretendo di conoscere tutte le risposte ma quanto meno riuscire ad intuire a che serve la mia presenza su questa terra e perché niente mi rende davvero felice. Mi sono rotta di sentirmi in colpa per le mie freddezze, le mie negligenze e il mio "presunto egoismo" sempre che sia davvero tale o magari frutto di traumi psicologici di cui non conservo nemmeno il ricordo oppure dei quali ho reminiscenze confuse e pur avendo il sentore che il mio essere così come sono ora, derivi da questi traumi, tuttavia non ne sono del tutto convinta o non so in che entità abbiano contribuito a scolpire me stessa.
Detto ciò. Ho buttato il sasso nello stagno e ho dato inizio ad una turbolenza che però intendo sondare anello per anello per bene, anche se potrebbe essere doloroso. Sento proprio il bisogno di analizzare tutto con una certa metodicità perché la mia "ADHD" genera le domande a raffica e le aggroviglia o le disperde senza che ne riesca a cavare mai un ragno dal buco ma al contrario ne esco solo più stremata, con le stesse domande moltiplicate al cubo e con una vera e propria paralisi che non mi permette di districare nulla semplicemente perché non so più da dove cominciare.
Sono sicura di essere stata sufficientemente poco chiara, anzi enigmatica direi (prima di tutto con me stessa) ma buttar giù con la scrittura il mio infinito flusso di pensieri credo che possa aiutarmi a trovare un modo per crearmi una sorta di schemino con dei punti chiave dai quali partire. Quindi serve molto a me e poco a chi legge al di fuori di me. E' solo un primo passo. Riconoscere che c'è un problema e c'è una difficoltà ad individuarlo (forse perché troppo complesso o forse perché sono complicata io). La prossima volta inizierò a stilare dei grandi temi o dei filoni narrativi dai quali poter partire.
See you soon!
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doandroidsdreams · 3 months
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HOSPITAL WAITING ROOM - capitolo 1
LA LETTERA
Le mattonelle bianche scintillavano sotto la luce abbagliante e fredda di quelle lampade enormi appese al soffitto, altrettanto bianco.
La luce delle lampade rispecchiava nel pavimento creando tanti piccoli riflessi, che davano un sottotono blu a quel corridoio che non sembrava avere né un inizio, né una fine.
Un ragazzo alto e ossuto con i capelli neri stava aspettando impazientemente, era nervoso. Batteva con frequenza il piede sinistro sul pavimento traslucido. Faceva un rumore assordante in quel silenzio infinito. 
Il ragazzo era vestito in maniera elegante, ma si vedeva che aveva passato molto tempo seduto nel corridoio dell'ospedale ad aspettare, a preoccuparsi, a distruggersi pian piano, ed è per questo che aveva un’aria trasandata, abbandonata a se stessa.
Era seduto su quelle poltrone che si trovano lì, in un limbo, in quel posto dove si aspetta. Si aspetta che qualcuno esca da una porta e ci chiami, o che esca semplicemente dalla porta senza chiamarci, così da poter finalmente andare via. In questo limbo, o ancora meglio, girone infernale, sono presenti delle poltrone imbottite, di un colore indefinito, forse blu, forse nero, che volevano rendere l'idea di essere confortevoli e accoglienti, ma che in realtà erano decisamente scomode. Il nostro soggetto aveva i capelli spettinati e delle occhiaie profonde che gli segnavano il volto. Sul cappotto aveva un bigliettino da visita. Su di esso si intravedeva solo il nome scritto in grassetto “Yakhya Sheripov”.
Diventava sempre più nervoso, come se i suoi pensieri si accumulassero, l’uno dietro l’altro, come un secchio messo sotto un rubinetto che perde acqua, che accumula goccia dopo goccia, fino a che non straborda. Ciò era visibile molto chiaramente nella sua espressione e nei suoi movimenti. 
Il suo telefono cominciò a squillare in una maniera stridente ed interminabile.
All'improvviso si alzò di scatto, come una molla. E si diresse avanti ed indietro per il corridoio con il telefono all'orecchio.
— P-pronto? Masaev? — aveva risposto al telefono dopo aver indugiato un po’.
— ... — la voce della persona al telefono era flebile, completamente inaudibile dall’esterno. Non è certo cosa venisse detto precisamente a Yakhya.
— No, non risponde al telefono perché si è sentita male — Yakhya continuava a rispondere a ciò che dall’esterno sembrava quasi un interrogatorio.
— Sono all’ospedale FNUSA — disse, con tono seccato e irritato.
— Non lo so! Non so che cosa cazzo gli è successo! Ero in macchina con lei e ad un certo punto ha cominciato a comportarsi in modo strano, e poi è svenuta — ci fu una piccola pausa, poi ricominciò a  parlare.
— Calmo? Come cazzo faccio a stare calmo Masaev? È mia sorella cazzo! — l’acqua nel secchio continuava a fuoriuscire, come le emozioni di Yakhya.
— No, non è questo il problema. La cosa che mi preoccupa di più è il fatto che, pur essendo mia sorella, non sono usciti a dirmi che succede. Credo che la situazione sia molto grave, ho paura — sembrava sempre più preoccupato, i suoi movimenti, i suoi gesti, il suo tono di voce, la sua espressione, si facevano sempre più interessanti.
— La testa mi sta esplodendo, non ce la faccio più ad aspettare. Senti ti chiamo più tardi, parlare al telefono mi rende ancora più nervoso, buona serata Masaev, tu che puoi ancora averla… — Yakhya riattaccò la chiamata e si risiedette spazientito. 
Era visibilmente stanco di aspettare, e probabilmente sperava che qualcuno potesse dare aggiornamenti sullo status di sua sorella.
Il corridoio era completamente vuoto. Fino ad allora. Un'ombra cominciò a sbucare dal fondo del corridoio, che si diresse a passi lenti verso Yakhya. L'uomo, la cui ombra si rifletteva sulle mattonelle quadrate di quel corridoio da incubo, era basso e magro. Era vestito in modo inusuale, sembrava uscito da un film. Aveva un cappotto lungo marrone ed un cappello enorme che copriva di un'ombra nera tutta la faccia, come se fosse effettivamente sprovvisto di ciò che comunemente esprime l’identità. Camminava a passi lenti, pesanti e rigidi. Una volta raggiunto Yakhya saltò direttamente le presentazioni. Parlò in maniera scarsa, raffazzonata, tanto da fargli perdere l'ultimo filo di quello che lo rendeva umano. Guardandolo dritto negli occhi gli disse, con voce fredda e secca — Sua sorella è stata avvelenata—
— Come prego? — rispose con aria stranita e seguitò — Scusi ma chi è lei? Ci conosciamo? — 
— No lei non mi conosce, e io a dirla tutta non conosco lei. Però le sto dicendo  ciò che so: sua sorella è stata probabilmente avvelenata ma devo ancora scoprire da chi, e mi piacerebbe avere più dettagli sul come — disse l’uomo che aveva assalito Yakhya in un momento così delicato. Poi riprese a parlare, come se si fosse reso conto, che avrebbe dovuto sfoderare ciò che aveva di umano per ottenere ciò che voleva — Mi scusi, che brusco noi non ci conosciamo, e non mi sono ancora presentato, ma pensavo che se le avessi detto subito quello che c'era da dire avrei attirato immediatamente la sua attenzione — fece una breve pausa, poi riprese il suo discorso — Sono Sakarias Holmgren, investigatore privato. Non mi è ancora chiaro chi sia stato ad ingaggiarmi per questo caso. —
— Lei ha veramente un carattere strano, signor Holmgren. Mi chiamo Yakhya Sheripov, comunque, piacere di conoscerla — disse il ragazzo con voce esausta causata dalla situazione circostante. Poi gli venne in mente, di quella fondamentale informazione, che gli era stata fornita all’inizio, e aggiunse — Come fa a saperlo? Come fa a dire per certo una cosa del genere? — non sembrava fidarsi completamente dell’informazione.
— Che sua sorella è stata avvelenata? Non lo so per certo, è proprio per questo che sono qui. Chi mi ha ingaggiato ha scritto una lettera, ed ha mandato le sue teorie, tracce, sospetti. Ed è il mio lavoro arrivare alla verità, prima di tutto, capire se la lettera stessa contiene la verità — rispose Holmgren.
— Quindi non lo sa per certo. Spero che lei si stia sbagliando signore. Sarebbe veramente molto bello se si sbagliasse — Yakhya pronunciò la frase con un tono enigmatico, era difficile capire a cosa stesse pensando. Il che rendeva ciò molto interessante.
— Come le ho già detto, sono qui proprio per questo — ribatté Holmgren.
All'improvviso, la porta di fronte a loro si aprì. Uscì dalla stanza un'infermiera con aria preoccupata e lo sguardo perso nel vuoto, con l’aria di chi ha una pessima notizia da dare a chi non se lo aspetta e non sa come farlo. Finalmente il presumibile momento così tanto atteso da Yakhya si stava per realizzare. Ma la notizia probabilmente l’avrebbe sconvolto. Non era decisamente quello che sperava sentirsi dire.
— Infermiera, menomale! Finalmente qualcuno è uscito da quella stanza! Mi scuso nel disturbarla sono Yakhya Sheripov, sono il fratello di Ayna Sheripov, mi potrebbe dire che succede? — Yakhya aveva gli occhi illuminati, presumibilmente aveva un  piccolo e debole barlume di speranza, che ancora scintillava, pronto ad essere soffiato via, come la fiamma d'una candela. 
— Sua sorella sta molto male, non siamo ancora riusciti a capire di che cosa si tratti,  però… — si fermò di colpo, l'infermiera, come se non volesse andare avanti.
— Però? Me lo dica la prego, la scongiuro, anche se fa male… — Yakhya aveva gli occhi lucidi.
— …però sembra che stia peggiorando progressivamente... non è migliorata per niente. L'unica opzione possibile è che sia sorella sia stata avvelenata. Stiamo cercando di verificare questa ipotesi confrontando i veleni più comuni, ma non riusciamo a capire quale sia il tipo di veleno usato, al momento. E se lo faccia dire, in una situazione del genere bisogna agire velocemente. Stiamo cercando di fare il più in fretta possibile, perché sua sorella potrebbe non farcela — finì l'infermiera, che alla fine aveva rivelato quella verità che nessuno avrebbe voluto sentirsi dire. Poi ricominciò a parlare — Sa niente di che cosa può aver assunto questa sera verso le 20.00? Era con lei? —
— No mi dispiace non saprei, io ero da tutt'altra parte — rispose Yakhya visibilmente molto più preoccupato di prima.
L'infermiera tremante, si voltò e rientrò nella stanza da dove era appena uscita.
Il signor Holmgren si avvicinò di nuovo al ragazzo che adesso non si reggeva in piedi, le gambe gli tremavano visibilmente. E non solo le gambe, ma anche le mani. Yakhya si sedette immediatamente.
— Non penso che il momento sia dei più appropriati, ma vorrei sapere se l'ipotesi della lettera fosse corretta… e se lo fosse… mi dispiace davvero… — disse Holmgren, probabilmente anche lui, come Yakhya, aveva sperato che quella lettera fosse soltanto uno stupido scherzo.
— È corretta, signore. Mia sorella è stata avvelenata — disse Yakhya con voce tremante e gli occhi sempre più lucidi.
se ti interessa la storia e vuoi continuare a leggerla, puoi trovarla su wattpad oppure su neobook
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fullyouthdream · 4 months
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ho digiunato nonostante stasera fossi ad un 30esimo con cibo ovunque, la tentazione era fortissima ma l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era "poi domani non vedrò più un 49 sulla bilancia".
quindi ho resistito, dicendomi che questa non sarà l'ultima occasione per mangiare un trancio di pizza, o un casatiello, o dei bocconcini di bufala o un tagliere di salumi e formaggi.
potrò sicuramente mangiarli di nuovo, un giorno.
anche se la paura mi fotte, e non voglio buttare di nuovo i miei progressi all'aria.
è stato anche un po' soddisfacente vedere tutti con le mani sulla propria pancia gonfia, a lamentarsi di quanto stiano ingrassando, mentre io ero lì con lo stomaco che brontolava e un autocontrollo eccezionale.
ero l'unica lì in mezzo che stesse facendo attivamente qualcosa per non ingrassare, ovvero non mangiare.
ero l'unica ad avere il controllo.
ed ero l'unica a non poter usare la mia pancia come poggia mani, perché pian piano sta diventando sempre più piatta, e la zona superiore è addirittura un po' rientrata tra le costole.
senza dover trattenere il respiro o tirarmi la piancia in dentro, capite?!
capite quanto possa essere soddisfacente vedere gli altri sudare per il "caldo" mentre tu tremi di freddo?
capite che quel grasso che mi scaldava adesso sta andando via, ed è fantastico?
è tutto ciò che desidero al momento.
non ho controllo sulla mia vita, sono completamente allo sbaraglio, non ho obbiettivi e non so che futuro voglio, ma so che su questo posso avere controllo.
so che in quel futuro sarò felice col mio corpo, sarò a mio agio in bikini davanti ai miei amici, sarò a mio agio indossando pantaloncini striminziti e top cortissimi, sarò a mio agio stando seduta e piegata in avanti perché le mie cosce non si espanderanno nel farlo e la mia pancia non avrà grasso da cui ripiegare rotoli che mi lasciano segni.
in quel futuro mi ci vedo magra, felice, in pace col mio corpo e con la mia mente perché, dio, me lo merito.
merito un corpo che mi faccia sentire bene.
quindi devo avere controllo, proprio come ne ho avuto soprattutto stasera.
purtroppo per raggiungere quel risultato e farlo abbastanza in fretta, questo è l'unico modo.
è vero, mi fa del male psicologicamente perché so che non è normale sentirsi spaventati dal cibo, dal numero sulla bilancia, dal riflesso nello specchio che cambia ogni volta che lo guardo; so che mi lascerà lo stomaco sottosopra e mi sballerà i valori, che sicuramente saranno più bassi nonostante le vitamine che assumo, e so che potrei svenire o farmi male in altri modi simili.
però mi rende felice, sarò felice quando sarò come dico io.
e questo mi basta.
la felicità è sempre difficile da raggiungere, si deve sempre lottare un po' prima di poter dire di essere felice.
e io lo sto facendo, sto lottando, mi sto controllando, e ci sto anche riuscendo benissimo.
non voglio mai più superare i 49 kg.
non voglio mai più vedere il mio peso iniziare con un "5...".
e se anche a 45 kg non avrò il corpo che immaginavo avrei avuto, allora dovrò proseguire, magari fino ai 43, o anche ai 40, se non ai 38.
mi fermerò quando sarò soddisfatta del mio riflesso.
però, fino ad all'ora, andrò per piccoli step.
stamattina pesavo 49,9 kg.
domani mi aspetto almeno cento grammi mancanti.
anche solo cento grammi mi bastano.
ho perso 2,6 kg in 10 giorni, penso che sia normale rallentare a partire da adesso, non mi meraviglierei, anche se ammetto che mi deluderebbe un po' vedere progressi troppo piccoli se non nessun progresso affatto (che puó succedere se si blocca il metabolismo).
immaginate se continuassi a perdere 2,6 kg ogni 10 giorni... arriverei a 45,2 kg tra esattamente 20 giorni.
impossibile, lo so, eppure l'idea è eccitante, mi motiva e mi sprona a fare anche meglio.
oggi sono andata alla prima lezione di pilates, carino e stancante ma nulla che si possa paragonare all'MMA, boxe, nuoto o altri sport simili dove ti sforzi almeno dieci volte di più.
sono convinta di aver bruciato poco, forse 200 kcal massimo.
ma a noi non interessa, tanto non ho mangiato quindi qualcosa in questi giorni lo perdo per forza.
andrà bene.
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littlepaperengineer · 8 months
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Sto riflettendo sul fatto che io merito amore, li merito da quelle persone che credo di non meritare, alle quali non credo di potermi avvicinare perché non mi sento abbastanza. Rifletto sul fatto che si, una ragazza intelligente e bella (bella per me, per i miei gusti) è ciò che desidero, che mi farebbe stare bene. E posso averlo, se mi impegno, se mi sposto, se ci provo.
Sto provando a rifiutare l'idea di aggiungermi al gruppo telegram di incontri bdsm, incontri che mi darebbero probabilmente qualche emozione sessuale ma che temo non mi farebbe minimamente bene perché rafforzerebbe l'idea che merito solo lo sfogo da parte di quelle persone, ragazze o ragazzi fuori dal mio interesse.
Ad ogni modo, sento forte la mancanza di tante cose, e non so come posso averle. Questo mi rende triste.
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inutilipensieri · 1 year
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SUGLI INGLESISMI E SULLA LINEA DELLA MORTE
Sono le 5:20, io sono sveglia dalle 4:30 perché uno dei due gatti voleva assolutamente dei croccantini e quando sono tornata a letto non sono più riuscita a dormire, nonostante il sonno. Così mi sono messa sul divano per non svegliare Angelo.
Ho iniziato a pensare, non so perché, alle parole. Soprattutto alle parole che diciamo quando siamo al (preposizione articolata) lavoro, ma a dire il vero, non solo.
Ma quante parole inglesi diciamo durante la giornata, e non solo perché sono utili, ma per farci fighi? Un sacco. E quante rendono veramente l'idea dello stato d'animo che vorremmo provare, plasmare? Dipende dalla persona, comunque per me non si va oltre un 50 e 50. Le parole danno forma ai pensieri e i pensieri sono quello che costituisce il nostro umore. Dobbiamo stare attenti alle parole che diciamo e pensiamo, perché a volte ci complichiamo la vita da soli.
Se posso, alcune parole le dico o le penso in italiano, ma non per un qualche motivo nazionalistico. No, proprio perché per me, nella mia lingua, hanno un significato meno ansiogeno. Così, mentalmente le cambio, nel tentativo di provare meno ansia.
Tipo, io detesto quando qualcuno mi parla o mi scrive della "timing" di un progetto, e mi maledico quando a usare quella parola sono anch'io. Timing mi sa di clessidra con la sabbia quasi finita o di orologio con la lancetta dei minuti che gira all'impazzata. Se invece dentro di me penso a "pianificazione del tempo" mi vedo vestita da esploratrice, in mezzo a una giungla ostile, con nient'altro che bussola e mappa per uscirne viva. Non so, a me dà il senso di avere ancora una possibilità, un minimo di controllo sul lavoro e sulla vita, almeno ho una bussola, almeno posso farmi venire in mente un piano. Timing mi fa sentire spacciata.
Un altro termine molto in voga ora, che io profondamente odio, che non ha a che fare col lavoro e che anche amiche insospettabili hanno iniziato a usare, è "triggerare". Mamma, come lo odio. Significa non semplicemente "dare fastidio", ma provare fastidio perché a monte di quel fastidio c'è un trauma. Mi sa di film horror, di pazzo che ti punta un trapano al cervello. Che ansia, ma anche che paura, no? Io preferisco pensare che una cosa "mi urta". Come quando sei in metro, e il tipo alto davanti a te che non si è tolto lo zaino si gira di scatto e rischia di darti una "zainata" in faccia. Oppure come quando sbagli manovra con la macchina, vai contro a un palo e righi la carrozzeria. Ecco, dire che una cosa mi urta non mi dà solo l'idea del fastidio che mi provoca, ma pure delle Madonne mentali che tiro alla cosa o alla persona che mi ha dato fastidio. È liberatorio.
C'è però una parola che vorrei mentalmente tradurre in italiano, ma non riesco. Più ci penso, più vorrei farlo, e meno ci riesco. Quella parola è deadline. In italiano, alla fine, è così "carina", così tranquilla. "Scadenza": sa al massimo di yogurt andato a male nel frigo. Di barattolo di piselli comprato 7 anni fa e rimasto in fondo alla dispensa. Di Moment da buttare nel bidone dei farmaci appunto scaduti (che poi, a casa mia, il Moment non scada MAI, è un altro discorso). È tanto carina, la parola scadenza. Eppure deadline rende molto di più l'idea di come mi fa sentire avere la mia serie di scadenze sovrapposte quotidiane. "Linea della morte": lo sapevate che l'etimologia nasce durante la guerra civile americana? E che indicava quella linea tracciata sul terreno oltre la quale era lecito sparare per esempio ai prigionieri? Ecco, io come mi giro mi giro, vedo linee tracciate sul terreno ovunque e l'urgenza di non superarle perché ne va della mia vita.
Vorrei immaginare tanti yogurt dimenticati in frigo, che magari (anzi, di sicuro!) sono buoni anche dieci giorni dopo, invece non ci riesco.
Però penso che valga la pena continuare a fare lo sforzo. Ne vale la pena. Perché se le parole plasmano i nostri pensieri, dobbiamo continuare ad avere noi il controllo di quello che diciamo e pensiamo. E forse, forse, se la cultura del lavoro è diventata così tossica, se non riusciamo a staccare anche quando dovremmo e poi proviamo così tanta ansia quando non riusciamo a finire un lavoro in tempo è anche perché pensiamo troppo alle linee della morte da cui siamo circondati e troppo poco allo yogurt in frigo.
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lesolitecose · 1 year
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Se dovessero chiederti cosa è l'amore per te, cosa risponderesti?
Non so cosa pensare dell'amore, non l'ho vissuto proprio bene e non parlo solo dell'amore che puoi provare per una persona, ma anche quello che puoi provare per un familiare. Non ho vissuto belle esperienze, anzi, alcune cose sono state talmente pesanti che sinceramente non so neanche come io abbia fatto ad arrivare fino ad oggi. Non lo so, l'amore è strano, a volte vorresti solo essere amat* in un certo modo ma alla fine devi per forza accettare di essere amat* come non avresti mai voluto (e con questo non dico che sia sempre così ognuno vive l'amore e le esperienze a modo proprio poi).
Anche se alla fine si cresce e ci si rende conto che è stato un ciclo, l'amore è sempre stato trasmesso in un certo modo e così è arrivato a noi, e non si può biasimare nessuno. questo per me lo rende tollerabile.
L'unica volta in cui sono stata concretamente innamorata sono stata respinta, anche se devo dire che è stato l'unico amore gentile che abbia mai avuto e questo mi ha fatto capire un sacco di cose, come per esempio che l'amore può essere una candela che ti scalda invece di bruciarti, non è violento ma è una carezza sul viso quando piangi, è un abbraccio di supporto quando crolli, è ridere insieme facendosi bene a vicenda ma è anche litigare, scannarsi per poi ritornare sempre lì perché si ha troppa stima l'uno per l'altro. È rispetto, è comunicazione, reciprocità. È anche un sacco di altre cose, ma so di ever reso l'idea.
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