Tumgik
#non so vivere
Text
Sono esplosa ho urlato con tutto il fiato in gola il mio sentirmi inutile, non saper vivere, non trovare la mia strada e quanto ci sto male ogni cazzo di giorno, vedo i giorni passare senza senso e i giorni stanno diventando anni, anni di è tutto inutile, niente di questa vita ha senso. Mamma e papà meritavate una figlia migliore una figlia felice di essere viva e invece vi ritrovate questo mostro che non è capace di vivere, che piange di continuo, che non si sa semplicemente adattare al fatto che così si vive che così è tutto già stabilito ci sono sempre le stesse tappe in ogni vita che bisogna prima studiare, poi prendere la patente, poi trovare un lavoro, mettere su famiglia e invecchiare fino ad arrivare alla morte. Perché non riesco semplicemente a farmela andare bene questa vita terrena prenderla così com'è, no io mi devo interrogare su a cosa è servito studiare così tanto e poi non ricordare più niente, a cosa è servito imparare cose che ogni giorno cambiano, che non posso riutilizzare ciò che ho studiato per l'università perché nel frattempo sono sopravvenute riforme su riforme, allora azzera il tutto e ricomincia di nuovo da zero come se non avessi già fatto un gradino. Sono sempre allo stesso punto, appena riesco a fare a fatica un gradino c'è qualcosa che distrugge quel gradino e mi ritrovo di nuovo allo stesso punto di prima. Non riesco a trovare il senso di tutto questo e soprattutto non riesco semplicemente ad accettarlo. Sono sbagliata perché sono diventata questo ma che dico sono sempre stata la diversa e mi sono sentita sempre sbagliata proprio come ora, solo che ora crescendo tutto si è più complicato, tutto si è ingigantito e tutte quelle piccole preoccupazioni legate al futuro si sono concretizzate perché questo presente è quel futuro che tanto temevo ma tanto era lontano invece ora è il presente e nel frattempo non ho trovato nessuna soluzione, non è cambiato niente e questo non va bene.
9 notes · View notes
starrmarch · 9 months
Text
Non so niente, non capisco niente e non mi ricordo niente
Non mi ricordo perché stavo male,ho ritrovato una canzone che ascoltavo in uno dei miei periodi brutti, e stavo provando a parlarne con un mio amico, volevo raccontargli di cosa mi passava per la testa: perché stavo male, quanto è durato, chi avevo con me, eccetera eccetera... Non mi ricordo niente, mi ricordo solo le sensazioni fisiche della tristezza che provavo, mi ricordo che mi facevo male, che avevo due amici e che non parlavo più con nessuno, a casa o a scuola, non ero da nessuna parte con la testa, facevo solo assenze e se ero presente a scuola non c'ero effettivamente con la testa. non mi ricordo i pianti, le grida, le litigate, le sgridate, le conversazioni, i momenti, le serie che ho guardato e soprattutto non mi ricordo perché stavo male, non mi ricordo cosa odiavo, cosa amavo, cosa non sopportavo, non mi ricordo niente niente niente
Mi sembra che il mio dolore non sia stato vero, non mi ricordo nient'altro se non questi piccoli dettagli, odiavo me stessa e la mia vita con tutto il mio cuore e la mia testa, ma non so che cazzo sia successo effettivamente, perché stavo così? non era successo niente nella mia vita in quel periodo, un'onda di negatività mi ha travolta a io sono rimasta sotto a tutto. C'è una frase di Dostoevskij che dice "In realtà le persone hanno bisogno di toccare il fondo per cambiare" io so di averlo toccato e so di star scavando sempre più giù ogni giorno, perché non cambio? forse non l'ho toccato veramente? Quanto devo scendere ancora? Se è così, cioè che non ho toccato ancora il fondo, vuol dire forse che non sto veramente male? che non ho diritto diritto di stare male perché c'è di peggio?
Ho sempre pensato di dover scappare da questa città, dalla mia famiglia,dai miei problemi, dalla mia vita, spesso anche dai miei amici, da tutto proprio, l'unica cosa da cui devo scappare è la mia testa, sono io che rovino tutto della mia vita, sono io che rovino tutto della vita in generale. sono stanca, esausta, di essere così, non so se è colpa mia o se ho bisogno di aiuto perché questa onda di tristezza in realtà non sia vera e propria depressione. Forse sono solo negativa, forse sono solo io che non vado d'accordo con la felicità, si forse è questo, io la felicità in realtà non la voglio.
6 notes · View notes
vulnerabile · 4 months
Text
non mi riguarda neanche perché me la devo prendere così tanto?
2 notes · View notes
mermaidemilystuff · 6 months
Text
La cosa più difficile nella maratona dei Cesaroni è la costante visione di: cornetti, colazioni da urlo, porchetta, salumi, panini, carne essiccata, primi tipici romani, cacio e vino a volontà; mentre qui i miei pasti da broke af girl con sindrome di colon irritabile sono: pasta in bianco, patate bollite, petto di pollo alla piastra, fette biscottate e gallette di riso, la domenica sera una tristissima e minuscola pizza surgelata. Soffro 💔
33 notes · View notes
pensieribastardi · 1 year
Text
Non so quanto sia realistico il mio sorriso
ma so che riesco a farlo ancora
e a me va bene così
anche se non mi basta.
-pensieribastardi
74 notes · View notes
omarfor-orchestra · 5 months
Text
Comunque finalmente uno che ha detto una cosa seria cioè che tutto sto casino e tutti sti ascolti sono per una storia omosessuale (sì lo so lo so benissimo sono incazzata anche io per come a quanto pare considerano la bisessualità però raga ci rendiamo conto. Un Paese intero che si confronta e aspetta le puntate solo per vedere chi si piglia Simone. Un triangolo tra tre ragazzi. Ma è una cosa enorme)
9 notes · View notes
sollevare-il-mondo · 1 year
Text
La verità è che bisogna imparare a camminare con le proprie gambe prima di prendere per mano qualcuno ma, allo stesso tempo, se hai costruito i tuoi muri troppo alti non c'è nessuno che potrà mai amarti.
( via @sollevare-il-mondo )
53 notes · View notes
firkloverr · 4 months
Text
mi sveglio dopo aver sognato 🍋🍋 con lui, mi invita a una festa e non ci vado
3 notes · View notes
nebbiaprofumata · 1 year
Text
Vorrei tagliare i miei lunghissimi capelli, che ormai arrivano a metà schiena e sono diventati un lavoro a tempo pieno - specie per l'irritante facilità con cui si annodano.
Sto accarezzando l'idea di troncarli di netto, facendo un taglio alle spalle. Ho fatto delle prove e starei anche bene ma sono frenatissima perchè i capelli lunghi in fondo sono così belli e se poi me ne pento?
E, in tutto ciò, mi chiedo quanto sia ridicola nel momento in cui fare un tatuaggio, una cosa che resta permanentemente sulla pelle, non mi richieda alcuno sforzo ma tagliare i capelli, che invece ricrescono!, mi provochi una crisi esistenziale così profonda.
8 notes · View notes
starrmarch · 1 year
Text
Sto avendo la più grande crisi esistenziale di sempre in questo momento perché le canzoni che ascolto sempre non sono quelle che mi rappresentano. Sto impazzendo perché non capisco cosa mi piaccia veramente, forse tendo ad ascoltare sempre canzoni che piacciano anche agli altri e non che piacciano solo ed esclusivamente a me? E adesso che ci rifletto io nella vita ho sempre vissuto per soddisfare o per lo meno non disturbare qualcuno, sempre detto cose conformi a quelle degli altri, sempre messo da parte i miei gusti musicali per dare spazio a quelli degli altri, sempre messo da parte le i miei pensieri per non dare fastidio a nessuno. Non so se si è capito, però questa crisi non riguarda solo la musica, riguarda un po' tutto però la musica è sempre stata l'unica cosa a cui non ho mai dovuto pensare perché non pensavo niente prima, adesso anche quando ascolto qualcosa mi ritrovo a pensare a cose da cui stavo cercando di scappare.
Ho fatto un sacco di cose negli ultimi mesi per trovare pace con me stessa, ho chiuso con la mia migliore amica che ritenevo fosse parte del problema, ho iniziato ad andare in palestra per provare a sfogarmi, ho smesso di scappare dai problemi, ho iniziato a socializzare in classe (nei limiti stabiliti dalla mia orrenda personalità e dalla mia introversione di default) ho provato a smettere di farmi male, ho adottato un approccio più ragionevole alla vita invece del solito farmi prendere dall'ansia per cose facilmente risolvibili, ho smesso di pensare alla famiglia che avrei voluto e agli errori che non avrei voluto commettere e ho iniziato a pensare a cosa voglio io dalla vita perché per quanto il pensiero di sopprimermi sia per me alquanto allettante sappiamo tutti che non avrò mai il coraggio di farlo quindi mi tocca avere dei piani per la vita.
Eppure il senso di inadeguatezza non mi abbandona mai. Quando sono in palestra non riesco a pensare ai miei obiettivi riesco a pensare solo a quanto sono sbagliata per questa vita, per questo mondo e anche per la vita che voglio; quando ascolto musica non so cosa ascoltare perché non capisco cosa voglio veramente io; da quando ho chiuso con la mia amica non so più che cosa fare, e ogni giorno mi chiedo se la mia scelta sia stata giusta o meno; i problemi da cui ho smesso di scappare mi fanno sentire scema; ogni volta che parlo con qualcuno continuo a sentirmi diversa e strana rispetto al resto; ci stavo pure riuscendo a smettere di farmi male ma poi sono successe cose e per quanto io la ritenga una cosa inutile a posteriori è anche l'unica cosa che conosco per calmarmi; Ogni volta che cerco di pensare razionalmente una parte di me va in allerta catastrofe; ci provo a non pensare troppo a tutto quello che avrei voluto dalla mia famiglia ma puntualmente mi sento male dal dolore; i miei errori sono i miei dissennatori e per quanto provi a scacciarli con un pensiero felice loro rimangono attaccati a me, cercando di togliermi tutto; ed infine la mia palla al piede, il mio guinzaglio, questo pensiero cupo che ogni volta che ho un problema si presenta davanti a me, mi dice "lascia perdere, non sei abbastanza per questo mondo, ascoltami e segui me, sono l'unica via di uscita Dalla tua testa".
Mi sono stancata di lamentarmi, per oggi finisco così
12 notes · View notes
lonelysmile · 11 months
Text
sono gli ultimi giorni di lezione in università e stavo pensando al fatto che fra un anno saranno gli ultimi giorni per davvero cioè le mie ultime lezioni in università, gli ultimi momenti che vivrò lì per poi uscire dal "sistema scolastico" dopo anni
sinceramente sono già in ansia e ho paura del futuro perché so che uscire da questo sistema, dover creare in un certo senso una nuova routine basata sul mio futuro lavoro, saper di non avere più delle scansioni (tipo le lezioni che iniziano a ottobre, le vacanze natalizie, la sessione,...) ecco tutto questo credo non sarà facile, ovviamente lo dovrò fare ma mi spaventa
4 notes · View notes
omarfor-orchestra · 11 months
Text
Che tg guarda questo scusate
3 notes · View notes
bluefulgensita · 1 year
Text
Starchild
Starchild si sveglia.
Macchinosamente, sono le gambe a guidare i suoi occhi lontano dalla cabina di ricarica. Palmo al sistema di riconoscimento e, con uno sbuffo, le porte scorrevoli aprono al corridoio centrale. Starchild s'acciglia affabilmente. «Comprendo la vostra noia, ma per favore, non sbuffate! Ci sono qui io con voi.»
Il corridoio è lungo, ma a Starchild piace camminare. Il motorino delle ruote ai suoi piedi ronza come insetti siderali. Lo fanno sentire meno solo. In fondo, se il suono si propaga ci dev'essere qualcosa a rifletterlo verso di lui - e cosa preclude a quel qualcosa di essere un qualcuno? Sono proprio insetti siderali. Cavallette, per la precisione.
Starchild saltella da un'attività ad un'altra con impegno e passione. Quanto tempo è passato? Oramai le ragioni per la sua presenza su quella nave sono sprofondate negli abissi della sua memoria, sotto pile, pile, pile di calendari lunari, mappe celesti, dati meccanici. Non fa niente però: la dedizione di Starchild non si ferma davanti ad un "perché" senza risposta.
Le cavallette interrompono il loro cricchettìo: polvere! Ammasso di cheratina umana, resti di pelle morta - essa stessa segnale di vita. La leggera corrente dovuta al passaggio di Starchild deve averla fatta fluttuare fin sopra al banco del salotto. Di chi era? Oh beh, chiaramente di tutti. Era sicuramente di Brennan, che passava tutti i pomeriggi in quel salotto con la testa chinata e la schiena ricurva sui suoi sketch. Ma era di certo anche di Marie, che abitualmente gli preparava "veri cocktail", al contrario di "questo tuo succo di mela annacquato". Lo rimproverava sempre di mettersi gli occhiali, e Brennan poverino, "mi cadono!", e lei, "non ti cadono se ti metti dritto", e lui, "ma non ci vedo!", e lei, "e allora mettiti gli occhiali!". Quanto ridevano. Come ridevano! Lei soffiando dal naso, lui lamentandosi. Era il loro personale linguaggio, ma tra loro funzionava benissimo e lo chiamavano risate.
«Da quanto tempo non ridi, Starchild?», gli chiedono le cavallette. «Da ieri, cavallette!», risponde Starchild, danzando sul piccolo palco del salotto. Quante canzoni sono state scritte in quel teatro senza sipari o retroscena! Nessuna laurea in astrofisica può togliere a un pirata l'aria libera nei suoi polmoni: quell'equipaggio era pieno di poeti, soprano, rapper, cantastorie di tutti i tipi. E da quel palchetto, lo splendido gioco di colori dei loro fronzoli danzanti, come prati olandesi in una notte estiva.
Notte... Quel pensiero e i galoppetti delle cavallette come un concerto in ritardando accompagnano Starchild alla grande finestra del salotto. Per Starchild, dire "notte" è come dire "cielo". Concetti come gli opposti perdono di significato nello spazio, dove tutto quanto tende a zero. La notte non è il contrario del giorno, la morte non è il contrario della vita, un oggetto non è il contrario di un umano. C'è intelletto in quel suo sguardo, c'è intelletto in quelle stelle. Quanti disegni su quella finestra. Quante storie! Su quell'astronave c'è tutto quel che un essere umano potrebbe desiderare in termini di intrattenimento, quantomeno in formato digitale. Un immenso oceano di libri, film, fumetti... dalla più ridicola commedia alla più dolorosa tragedia, Starchild le aveva già lette tutte, ma certo non aveva finito di apprezzarle. Come si può? Non bastano due persempre e mezzo per imparare ad apprezzare la verità del cuore di uno solo di quegli autori. Un potenziale incommensurato. Però però però... la maniera in cui quelle storie sono state raccontate rimane ferma, e lo sarà in eterno se nessun altro le toccherà. Quello non era un dovere programmato in Starchild. Ma quando Starchild osserva quelle stelle... sente dentro quel suo cuore che non c'è un calore che non c'è.
Quelle stelle si muovono. Giusto un filino, ma si muovono. E continueranno a muoversi per sempre, finché la parola "sempre" e quella "mai" manterranno la loro fumosa differenza - e anche quando accadrà, lasciatele fumare, perché il fumo è come nuvole, una massa di vapore acqueo per me e storie celesti per Starchild. Ed è proprio osservando le nuvole siderali che Starchild si perde e si ritrova, tendente a zero. Con la testa appoggiata alle sue mani metalliche, nel freddo celeste indistinguibili dal tepore umano, Starchild ricorda e ricostruisce la sua vita e quella di tutti gli Starchildren dell'universo. «Quante stelle vedi da questa finestra, Starchild?» «1.874.928.» «E quanti Starchildren gli ruotano attorno?»
Starchild scuote lentamente la testa, imitando quello che noi umani chiameremmo un sospiro. Per quale motivo Marie ha portato proprio S1r3A Pluto con sé, tra tutti i robot possibili? E perché l'ha chiamato Starchild? Perché Starchild l'ha accettato? Perché si trova proprio lì, proprio in quel momento, a fare proprio quei calcoli? Perché chiama quei calcoli riflessioni? Qual è il significato della sua storia?
Sa che in fondo in fondo a quell'abisso un motivo c'è. O magari non c'è, ma sa che lo si può trovare. Per il momento, Starchild è figlio delle stelle. Sperduto da qualche parte nello spazio, dove il significato tende a zero. In qualche attimo nel tempo, che non si ferma ad un "perché" senza risposta.
2 notes · View notes
deathshallbenomore · 2 years
Text
oh no here she is: my special friend my ray of sunshine my favourite gem…… stress and anxiety-induced nausea💖✨��
9 notes · View notes