Tumgik
#nottata in bianco
Stanotte non ho chiuso occhio...
Il pensiero di non avere soldi e non riuscirne a guadagnare (nonostante i vari colloqui, i vari giorni di lavoro pagati una miseria e alcuni soldi mai visti..) mi rende vulnerabile e davvero preoccupata. A breve per fortuna inizierò con la stagione.. ma questa attesa non mi fa stare tranquilla, vorrei tanto trovare una soluzione flash...
Qualcuno vuole la foto dei piedi? 🤪
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chaosdancer · 1 year
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grazie insonnia per questa nottata ✨magica✨
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thebutterfly0 · 4 months
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Io non ho paura di quelle che il mondo chiama “belle donne”.
Io ho paura delle altre.
Ho paura di quelle che escono di casa con un filo di trucco.
Di quelle che capisci subito se hanno passato una nottata in bianco dalle occhiaie che si portano dietro.
Di quelle che si legano i capelli con una matita.
Di quelle che si guardano allo specchio e sorridono perché non hanno nemmeno un capello al posto giusto.
Ho paura di loro.
Di quelle che si fermano sui dettagli, su particolari tuoi che nemmeno tu stesso pensavi di avere.
Di quelle che sanno stare accanto agli altri, ma non sanno come stare accanto a se stesse.
Di quelle che le basterebbe trovare un messaggio con scritto “Buongiorno”, ogni giorno, appena sveglie per rallegrarle tutta la giornata.
Di quelle che sono sempre di corsa, ma si fermano ad ascoltare. Uno sconosciuto, un amico, un bambino.
Ho paura di loro.
Di quelle mai banali, che parlano il doppio di me, senza per questo parlare del niente, anzi ti fanno sorridere rompendoti le scatole ripetendoti di quanto siano belli i loro nipotini. Di quanto siano dolci quando la chiamano zia.
Di quelle che vorrebbero avere una famiglia tutta loro per prendersene cura, anche se a volte non sanno prendersi cura nemmeno di loro stesse.
Ho paura di loro.
Di quelle che ad un “Sei bellissima”, arrossiscono, s'imbarazzano perché nessuno glielo ha mai detto.
Di quelle che custodiranno gelosamente il Girasole che le hai regalato finché l'ultimo petalo non si sarà seccato e rompendosi cadrà sul pavimento, perdendosi tra la polvere, sotto l'armadio.
Di quelle che non appaiono, non si vedono, non si notano. Il mondo sempre in primo piano. E loro dietro. Sullo sfondo.
Ho paura di loro.
Di quelle che sorridono alla vita, tutti i giorni, nonostante abbiamo migliaia di motivi per non farlo.
Di quelle che ti ascoltano davvero. E, quando parlano, ti guardano come a dire “Anche a me. È successo anche a me.”
Di quelle che non ti diranno mai un "Ti Amo”, anche quando saranno innamorati di te.
Di quelle che non sono mai state scelte. Nemmeno una volta.
Ho paura di loro.
Di quelle che ogni giorno ti sussurreranno “Credo di amarti”, perché hanno paura di non essere scelte. Perché loro non sono “belle donne”. Loro non scelgono.
Di quelle che amano essere belle, solo ogni tanto. Solo per qualcuno.
Di quelle che sanno piangere. Anche quando sono ad un concerto. Anche quando intorno ci sono ottantamila persone, loro piangono.
Anche se a farle piangere è una canzone e tu, con un leggero sospiro, le guardi senza capire.
Ho paura di loro.
Di quelle che credono nell'Amore vero.
Di quelle che ci credono anche quando gli altri fuggono l'amore per colpa dei troppi chilometri. O per paura.
Di quelle che per passare un'ora con te, passerebbero anche otto ore in treno.
Ho paura di loro.
Di quelle che cercano di capire perché non resti mai.
Di quelle che non sanno restare.
Di quelle per cui vale la pena restare. Una volta. Restare.
E ho paura di loro, soprattutto, quando, senza dire una parola ti scelgono, restano e tu sei troppo distratto per accorgertene, troppo concentrato a fuggire da non sai cosa per restare.
Una volta.
Ho paura di loro perché di belle donne il mondo è pieno.
Una donna del genere, invece, se te la lasci scappare non saprai mai in quale parte del mondo la ritroverai.
Se mai la ritroverai.
(Abdou Mbacke Diouf)
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mucillo · 3 months
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“Io non ho paura di quelle che il mondo chiama “belle donne”. Io ho paura delle altre.
Ho paura di quelle che escono di casa con un filo di trucco. Di quelle che capisci subito se hanno passato una nottata in bianco dalle occhiaie che si portano dietro. Di quelle che si legano i capelli con una matita. Di quelle che si guardano allo specchio e sorridono perché non hanno nemmeno un capello al posto giusto.
Ho paura di loro. Di quelle che si fermano sui dettagli, su particolari tuoi che nemmeno tu stesso pensavi di avere. Di quelle che sanno stare accanto agli altri, ma non sanno come stare accanto a se stesse. Di quelle che sono sempre di corsa, ma si fermano ad ascoltare. Uno sconosciuto, un amico, un bambino.
Ho paura di loro. Di quelle che ad un “Sei bellissima”, arrossiscono, s'imbarazzano..
Ho paura di loro. Di quelle che sorridono alla vita, tutti i giorni, nonostante abbiamo migliaia di motivi per non farlo. Di quelle che ti ascoltano davvero. Di quelle che amano essere belle, solo ogni tanto. Solo per qualcuno. Di quelle che sanno piangere.
Ho paura di loro. Di quelle che per passare un'ora con te, passerebbero anche otto ore in treno...
Ho paura di loro. Di quelle per cui vale la pena restare. Una volta. Restare.
E ho paura di loro, soprattutto, quando, senza dire una parola ti scelgono, restano e tu sei troppo distratto per accorgertene, troppo concentrato a fuggire da non sai cosa.
Ho paura di loro perché di belle donne il mondo è pieno. Una donna del genere, invece, se te la lasci scappare non saprai mai in quale parte del mondo la ritroverai.
Se mai la ritroverai.”
Abdou Mbacke Diouf
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ninfaribelle · 1 year
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"Io non ho paura di quelle che il mondo chiama “belle donne”.
Io ho paura delle altre.
Ho paura di quelle che escono di casa con un filo di trucco.
Di quelle che capisci subito se hanno passato una nottata in bianco dalle occhiaie che si portano dietro.
Di quelle che si legano i capelli con una matita.
Di quelle che si guardano allo specchio e sorridono perché non hanno nemmeno un capello al posto giusto.
Ho paura di loro.
Di quelle che si fermano sui dettagli, su particolari tuoi che nemmeno tu stesso pensavi di avere.
Di quelle che sanno stare accanto agli altri, ma non sanno come stare accanto a se stesse.
Di quelle che le basterebbe trovare un messaggio con scritto “Buongiorno”, ogni giorno, appena sveglie per rallegrarle tutta la giornata.
Di quelle che sono sempre di corsa, ma si fermano ad ascoltare. Uno sconosciuto, un amico, un bambino.
Ho paura di loro.
Di quelle mai banali, che parlano il doppio di me, senza per questo parlare del niente, anzi ti fanno sorridere rompendoti le scatole ripetendoti di quanto siano belli i loro nipotini. Di quanto siano dolci quando la chiamano zia.
Di quelle che vorrebbero avere una famiglia tutta loro per prendersene cura, anche se a volte non sanno prendersi cura nemmeno di loro stesse.
Ho paura di loro.
Di quelle che ad un “Sei bellissima”, arrossiscono, s'imbarazzano perché nessuno glielo ha mai detto.
Di quelle che custodiranno gelosamente il Girasole che le hai regalato finché l'ultimo petalo non si sarà seccato e rompendosi cadrà sul pavimento, perdendosi tra la polvere, sotto l'armadio.
Di quelle che non appaiono, non si vedono, non si notano. Il mondo sempre in primo piano. E loro dietro. Sullo sfondo.
Ho paura di loro.
Di quelle che sorridono alla vita, tutti i giorni, nonostante abbiamo migliaia di motivi per non farlo.
Di quelle che ti ascoltano davvero. E, quando parlano, ti guardano come a dire “Anche a me. È successo anche a me.”
Di quelle che non ti diranno mai un “Ti Amo”, anche quando saranno innamorati di te.
Di quelle che non sono mai state scelte. Nemmeno una volta.
Ho paura di loro.
Di quelle che ogni giorno ti sussurreranno “Credo di amarti”, perché hanno paura di non essere scelte. Perché loro non sono “belle donne”. Loro non scelgono.
Di quelle che amano essere belle, solo ogni tanto. Solo per qualcuno.
Di quelle che sanno piangere. Anche quando sono ad un concerto. Anche quando intorno ci sono ottantamila persone, loro piangono.
Anche se a farle piangere è una canzone e tu, con un leggero sospiro, le guardi senza capire.
Ho paura di loro.
Di quelle che credono nell'Amore vero.
Di quelle che ci credono anche quando gli altri fuggono l'amore per colpa dei troppi chilometri. O per paura.
Di quelle che per passare un'ora con te, passerebbero anche otto ore in treno.
Ho paura di loro.
Di quelle che cercano di capire perché non resti mai.
Di quelle che non sanno restare.
Di quelle per cui vale la pena restare. Una volta. Restare.
E ho paura di loro, soprattutto, quando, senza dire una parola ti scelgono, restano e tu sei troppo distratto per accorgertene, troppo concentrato a fuggire da non sai cosa per restare.
Una volta.
Ho paura di loro perché di belle donne il mondo è pieno.
Una donna del genere, invece, se te la lasci scappare non saprai mai in quale parte del mondo la ritroverai.
Se mai la ritroverai.
(Abdou Mbacke Diouf - Ph Io)
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thecatcherinthemind · 8 months
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Ho passato la nottata in bianco perché mia madre ha avuto la brillante idea di dirmi "Secondo me già convive con un'altra", nel mezzo della cena, senza contesto, senza che si stesse parlando di lui. Ha preso e gettato l'immondizia nella mia testa, facendomi passare una nottata tremenda a piangere. Poi stanotte mi ha vista e ha detto "No ma ho solo il sospetto, te lo dico per farti andare avanti altrimenti ti illudi che torni".
Ho provato le stesse identiche sensazioni di quando mi ha lasciata, sono tornata indietro di mesi. L'unico che va avanti è lui, io sono bloccata in un limbo devastante e stanotte ho sognato cose che mi vergogno di raccontare persino alla psicologa, da quanto sono umilianti. Sono a un passo dal rivolgermi a strutture specializzate, ma al momento ho la gamba ancora troppo corta.
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Io non ho paura di quelle che il mondo chiama “belle donne”. Io ho paura delle altre. Ho paura di quelle che escono di casa con un filo di trucco. Di quelle che capisci subito se hanno passato una nottata in bianco dalle occhiaie che si portano dietro. Di quelle che si legano i capelli con una matita. Di quelle che si guardano allo specchio e sorridono perché non hanno nemmeno un capello al posto giusto. Ho paura di loro. Di quelle che si fermano sui dettagli, su particolari tuoi che nemmeno tu stesso pensavi di avere. Di quelle che sanno stare accanto agli altri, ma non sanno come stare accanto a se stesse. Di quelle che sono sempre di corsa, ma si fermano ad ascoltare. Uno sconosciuto, un amico, un bambino… Ho paura di loro. Di quelle che ad un “Sei bellissima”, arrossiscono, s'imbarazzano.. Ho paura di loro. Di quelle che sorridono alla vita, tutti i giorni, nonostante abbiamo migliaia di motivi per non farlo. Di quelle che ti ascoltano davvero. Di quelle che amano essere belle, solo ogni tanto. Solo per qualcuno. Di quelle che sanno piangere. Ho paura di loro. Di quelle che per passare un'ora con te, passerebbero anche otto ore in treno. … Ho paura di loro. Di quelle per cui vale la pena restare. Una volta. Restare. E ho paura di loro, soprattutto, quando, senza dire una parola ti scelgono, restano e tu sei troppo distratto per accorgertene, troppo concentrato a fuggire da non sai cosa. Ho paura di loro perché di belle donne il mondo è pieno. Una donna del genere, invece, se te la lasci scappare non saprai mai in quale parte del mondo la ritroverai. Se mai la ritroverai. 
Abdou Mbacke Diouf
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deep-oblivion · 2 months
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Addormentarsi intorno alle 00.30 e svegliarsi alle 2.26 in preda all' ansia ed attacchi di panico. Era da tempo che non provavo questa spiacevole sensazione. Prepariamoci ad una bella nottata in bianco, tra pensieri catastrofici e preoccupazioni varie.
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monologhidiunamarea · 3 months
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È da tanto che non ci ritroviamo a chiacchierare davanti al mare , con due calici di vino.
Quell'essere insieme come mai nessuno prima.
Il vino non ha lo stesso sapore .
Giornata finalmente terminata. Che la nottata in bianco ,l'ennesima, abbia inizio.
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oblaz · 1 year
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Bella la nottata in bianco comunque
Me la meritavo proprio
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parmenida · 7 months
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Io non ho paura di quelle che il mondo chiama “belle donne”.
Io ho paura delle altre.
Ho paura di quelle che escono di casa con un filo di trucco.
Di quelle che capisci subito se hanno passato una nottata in bianco dalle occhiaie che si portano dietro.
Di quelle che si legano i capelli con una matita.
Di quelle che si guardano allo specchio e sorridono perché non hanno nemmeno un capello al posto giusto.
Ho paura di loro.
Di quelle che si fermano sui dettagli,
su particolari tuoi che nemmeno tu stesso pensavi di avere.
Di quelle che sanno stare accanto agli altri,
ma non sanno come stare accanto a se stesse.
Di quelle che sono sempre di corsa,
ma si fermano ad ascoltare.
Uno sconosciuto,
un amico,
un bambino.
Ho paura di loro.
Di quelle che ad un
“Sei bellissima”, arrossiscono,
s’imbarazzano.
Di quelle che custodiranno gelosamente il Girasole che le hai regalato finché l’ultimo petalo non si sarà seccato e rompendosi cadrà sul pavimento,
perdendosi tra la polvere, sotto l’armadio.
Di quelle che non appaiono, non si vedono,
non si notano.
Il mondo sempre in primo piano.
E loro dietro.
Sullo sfondo.
Ho paura di loro.
Di quelle che sorridono alla vita,
tutti i giorni,
nonostante abbiamo migliaia di motivi per non farlo.
Di quelle che ti ascoltano davvero.
Di quelle che amano essere belle,
solo ogni tanto.
Solo per qualcuno.
Di quelle che sanno piangere.
Ho paura di loro.
Di quelle che per passare un’ora con te,
passerebbero anche otto ore in treno.
Ho paura di loro.
Di quelle per cui vale la pena restare.
E ho paura di loro, soprattutto,
quando,
senza dire una parola ti scelgono,
restano
e tu sei troppo distratto per accorgertene,
troppo concentrato a fuggire da non sai cosa.
Ho paura di loro perché di belle donne il mondo è pieno.
Una donna del genere, invece,
se te la lasci scappare non saprai mai in quale parte del mondo la ritroverai.
Se mai la ritroverai.
Abdou Mbacke
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saicome · 8 months
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per stanotte non sono previsti i soliti fastidi allo stomaco, sterno o colon, stasera una sorta di mal di pancia strano misto ad una sensazione di stomaco disturbato
comunque sono le quattro meno venti e questa sarà l’ennesima nottata in bianco, stavolta tra paura di un attacco di panico e paura di vomitare
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danilacobain · 1 year
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Ossigeno - 21
21. Confessioni
Sveva si stiracchiò nel letto, indolenzita. Zlatan non era più accanto a lei. Non lo aveva sentito andare via e non sapeva neppure che ore fossero. Il sole era già alto nel cielo e dal balcone arrivava una leggera brezza calda. Ripensò a quello che era successo la notte precedente, rivisse nella mente quei bellissimi momenti di piacere. Zlatan. I suoi bellissimi occhi che la fissavano, la sua bocca che l'accarezzava dappertutto. Le sue mani grandi e forti che la percorrevano tutta. Zlatan su di lei. Lei sopra a Zlatan. Zlatan dietro di lei. Zlatan dentro di lei. Zlatan che godeva, il suo volto al culmine del piacere e le sue dita che lo sfioravano. Zlatan che la faceva godere e la guardava come se fosse la creatura più bella del mondo. Le loro lingue intrecciate. Zlatan. Perché non era rimasto?
Aveva voglia di sentire il suo profumo; spostò la testa sul cuscino che aveva occupato lui prima di andare via e vi sprofondò con il naso. Inalò a fondo, percependo una leggera traccia del suo odore. Immaginò di essere stretta tra le sue braccia. Il telefono della camera squillò, interrompendo sul nascere una fantasia su un risveglio con Zlatan. Si mise seduta e rispose. «Pronto?» «Sveva, non sei ancora pronta? Ti stiamo aspettando per la colazione.» «Arrivo» rispose al fratello. «Sbrigati.» Scattò fuori dal letto, fece una doccia veloce, indossò un costume e un vestitino bianco con dei fiorellini blu e scese.
Al tavolo c'erano solo Ignazio e Mark e sul tavolo le tracce di una colazione già consumata. Zlatan non c'era. «Ehi» disse Mark, vedendola arrivare. «Scusatemi, non mi sono resa conto dell'ora. Avete già fatto colazione?» «Solo le signore.» Stava per sedersi quando udì la sua voce dietro di lei. «Buongiorno dormigliona.» Si voltò e lui le stava sorridendo. Le occhiaie tradivano una nottata insonne, ma il volto era sereno e rilassato. E bellissimo. Sperò che nessuno sentisse il suo cuore battere all'impazzata contro la gabbia toracica, o tutti avrebbero saputo cosa provava lei ogni volta che lo vedeva. E quella mattina era tutto più accentuato. Zlatan l'accarezzò con lo sguardo e andò a sedersi di fronte. I tre ragazzi iniziarono a parlare e lei iniziò a spalmare un po' di burro sulle fette biscottate che aveva nel piattino. Fu il turno della marmellata e mentre alzava la fetta biscottata e la portava alla bocca, alzò lo sguardo ed incontrò quello di Zlatan. Dio. La guardava con aperto desiderio, come se volesse mangiarla. Mai nessuno l'aveva guardata a quel modo. Si sentì divorata da un ardente desiderio di baciarlo e di sentire il corpo di lui che schiacciava il suo. Intrecciati. Sudati. Uniti. Improvvisamente nella stanza c'erano solo loro due e il martellare del suo cuore mentre i loro sguardi erano incollati. Aprì la bocca e la richiuse sulla fetta biscottata con fare provocante, Zlatan si passò la lingua sulle labbra e si spostò sulla sedia sorridendole. Poi qualcuno accanto a loro si schiarì la gola. Si girò verso il fratello. Ignazio passava lo sguardo da lei a Zlatan e li guardava divertito. Anche Mark li stava guardando, ma non sembrava altrettanto divertito. Zlatan fece una domanda ai due e ricominciarono a parlare; Sveva consumò in fretta la propria colazione con le guance in fiamme. Quando ebbe finito, raggiunse le atre ragazze nel giardino dell'hotel. Zlatan le stava facendo perdere la testa. Non sapeva ancora che nome dare a quella cosa che stava nascendo tra loro e... no, non era proprio il caso di farlo sapere in giro. Nemmeno a suo fratello.
Zlatan guardò Sveva seduta su una panchina all'ombra con la compagna di Ignazio e la moglie di Mark. Era bellissima. Prima, a colazione lo aveva provocato e si sentiva ancora eccitato. A dire il vero gli era bastato guardarla per far scattare il suo membro sull'attenti. Però c'era stato qualcosa di più del semplice desiderio sessuale. Aveva anche desiderato poterla stringere tra le braccia e affondare le mani nei suoi capelli mentre ne respirava il profumo. E un senso di possesso. Mia. Così gli aveva sussurrato una vocina nella testa. Era fottuto. Si stava innamorando di lei. La conosceva da poco ma gli sembrava già di non poter più fare a meno di lei. Il solo pensiero che, finita la vacanza, lui sarebbe partito per la Francia e lei sarebbe tornata alla sua vita gli procurava una certa inquietudine. Non voleva che fosse solo sesso tra loro. Voleva sapere tutto di lei, come trascorreva le sue giornate a New York, i suoi film preferiti, il suo colore preferito, il suo fiore preferito. I suoi sogni. Il suo lavoro. Tutto. Era con Ignazio, Mark stava parlando con il marinaio che li avrebbe accompagnati durante la gita in barca, e ne approfittò per parlargli. «Ti devo dire una cosa» esordì. Ignazio era chino sul cellulare, alzò la testa e lo fissò. «Ti ha chiamato Mino?» «No. Si tratta di tua sorella.» A Ignazio scappò un sorriso. «Mia sorella?» «Sì. Mi piace. Parecchio.» «Uhm. Ho visto come la guardavi stamattina.» Zlatan sorrise. «Beh, lei...» «Sai, io me lo sentivo che voi due sareste finiti insieme.» «Ma non stiamo insieme.» «Non ancora. Vi ho osservati bene a colazione, lei mi è sembrata molto presa.» «Io non lo so se sia presa o meno, so però che io lo sono. E parecchio.» «Okay, Zlatan. So che non sei come quello stronzo del suo ex, ma, se Sveva deciderà di donarti il suo cuore, non farla soffrire. Ha sofferto abbastanza, merita un po' di felicità.» «Cosa è successo con il suo ex?» «L'ha lasciata per una spogliarellista. Poi, dopo averla messa incinta, è tornato e le ha detto di amarla ancora. Sveva gli ha creduto, ma quando ha saputo del bambino... Era a pezzi, non so dove abbia trovato la forza di venire in Svezia con noi. Però è stato un bene. Forse è proprio lì che è scoccata la scintilla tra voi.» Zlatan pensò alla sera in cui aveva scoperto che fosse la sorella di Ignazio, ai loro sguardi e a quanto fosse bella, nonostante le parole di astio che si erano scambiati. No, era stato quello il momento in cui era scoccata la scintilla. Entrambi avevano volutamente sottovalutato la portata di quell'attrazione, ma c'era stata fin dal primo momento. Poco dopo li raggiunse Mark. Si unirono alle ragazze e insieme si incamminarono verso il porticciolo. Fu una giornata piacevole. Lui e Sveva ebbero modo di parlare, anche se non si toccarono quasi mai.
Erano rientrati in albergo e stavano aspettando l'ascensore. Erano soli. Sveva gli passò una mano sul braccio. «Sei pieno di sale.» Lui rise. «Anche tu, sai.» «Ho bisogno di una doccia, mi sento tutta la pelle secca.» «Ti serve una mano...?» Si guardarono negli occhi e Sveva gli fece un cenno d'assenzo. «Da me» precisò. «Prendo le mie cose e arrivo.» L'ascensore si aprì, ma Mark dietro di loro li chiamò. Si girarono insieme con aria interrogativa. «Sveva, posso parlarti un attimo?» «Certo.» Guardò un secondo Zlatan che si era già infilato in ascensore e gli chiese scusa, tacitamente. Lui le sorrise triste e premette il pulsante per salire. «Dimmi» disse poi, rivolgendosi a Mark. Lui la prese per un braccio e la portò in un angolo appartato. «Mark?» «Sveva io ti amo» disse lui, guardandola dritto negli occhi. Attonita, lei scoppiò a ridere. «Ma che dici?» «Sono innamorato di te.» «Ma hai tua moglie...» «Da quando ci siamo baciati io non faccio altro che pensare a te. Ti desidero, Sveva. Ti sogno di continuo.» Sveva non sapeva che fare. «Mark, avevamo detto che quel bacio era stato un errore. Credevo fosse tutto a posto.» «Ho mentito. Io lo desideravo veramente, fin dal primo giorno che ti ho vista.» «Mi dispiace, ma per me non è lo stesso. Io...» «È perché sono sposato?» «No. Sì! È ovvio, ma Mark, io sto frequentando un'altra persona.» «Chi?» Sveva non rispose. «Zlatan?» chiese Mark. «Sì. » «E da quanto tempo?» «Mark. Mi dispiace...» gli accarezzò il volto. «Spero che tu sia felice con lui.» «Tua moglie ti ama tanto e anche tu ami lei. Adesso pensi di essere innamorato di me ma non è così, è solo un periodo di stress. Passerà e tornerai ad essere felice con lei.» Si allontanò e decise di salire a piedi. Era convinta che presto Mark si sarebbe reso conto da solo che aveva solo preso una svista e che era ancora innamorato di sua moglie. Non era poi così diverso dagli altri maschi, come Logan. E probabilmente come Zlatan. Tutto ad un tratto non aveva più voglia di trascorrere la serata con lui. Si stava legando troppo e troppo velocemente. Non voleva innamorarsi e soffrire ancora. Non voleva più donare il suo cuore a nessuno.
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nosferatummarzia-v · 1 year
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*la luna piena illuminava il salone con una luce argentea. Era una Notte speciale per la padrona di casa. Aveva invitato alcuni dei suoi amici più cari e fidati per celebrare il suo compleanno. Non un compleanno qualunque,ma quello che segnava il suo ingresso nella società dei vampiri. Lei era stata trasformata da poco dal suo lui,il suo amante e mentore. Era ancora in fase di adattamento alla sua nuova condizione,ma si sentiva felice e potente. Amava la sensazione di bere il sangue caldo dalle sue vittime,di sentire i loro battiti rallentare fino a spegnersi. Amava anche la libertà di vivere al di fuori delle regole umane,di seguire solo i suoi istinti e le sue passioni. Entrò nel salone con grazia ed eleganza,indossando un abito nero che esaltava le sue curve e i suoi occhi verdi. I suoi capelli color oro erano raccolti in una coda alta che lasciava scoperto il collo bianco come l’avorio. Sul suo polso brillava un bracciale d’argento con un pendente a forma di pipistrello,un regalo del suo lui... I suoi ospiti si alzarono in piedi per accoglierla con applausi e complimenti. C’erano vampiri di ogni età ed epoca,provenienti da diverse parti del Mondo. C’erano anche alcuni umani scelti come donatori volontari o involontari per la nottata. Lei li ringraziò tutti con un sorriso affascinante e li invitò a sedersi... La serata poteva iniziare*
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sorrisicollaterali · 2 years
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“Quando avrai un bambino non avrai più tempo di fare nulla”, mai cazzata più grande è stata detta. Non sono mica robot, i neonati sono umani quanto noi; con più esigenze, più emozioni e senza la capacità di comunicarcelo. Non sai mai come potrà andare la giornata. Ci sono giorni in cui mi sveglio dopo aver dormito tutta la notte, riesco a lavarmi, truccarmi, mettere un bel vestito, addirittura uscire e mangiare fuori in un bel posto o bere un bicchiere di vino con gli amici. Altri giorni invece desidero dormire dopo una nottata in bianco e una doccia alle otto di sera sembra un miracolo, mi guardo allo specchio e mi vedo con i capelli in disordine, il solito pigiama e le occhiaie che mi solcano il viso quelle che non se ne vanno nemmeno con chili di correttore. Giorni in cui riesco a cucinare anche per altre persone e altri in cui mi dimentico di mangiare. A volte c’è silenzio ed altre neanche un attimo di pace. Da quando sono mamma ho revisionato un libro e ne sto scrivendo altri due, sto completando le letture per altri scrittori, ho mangiato al sushi e preso lo spritz, sono andata in giro per negozi e poi non ho avuto il tempo di andare in bagno e bere un bicchiere d’acqua.
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Io non ho paura di quelle che il mondo chiama “belle donne”. Io ho paura delle altre. Ho paura di quelle che escono di casa con un filo di trucco. Di quelle che capisci subito se hanno passato una nottata in bianco dalle occhiaie che si portano dietro. Di quelle che si legano i capelli con una matita. Di quelle che si guardano allo specchio e sorridono perché non hanno nemmeno un capello al posto giusto. Ho paura di loro.
Di quelle che si fermano sui dettagli, su particolari tuoi che nemmeno tu stesso pensavi di avere. Di quelle che sanno stare accanto agli altri, ma non sanno come stare accanto a se stesse. Di quelle che sono sempre di corsa, ma si fermano ad ascoltare. Uno sconosciuto, un amico, un bambino. Ho paura di loro. Di quelle che ad un “Sei bellissima”, arrossiscono, s’imbarazzano. Di quelle che custodiranno gelosamente il Girasole che le hai regalato finché l’ultimo petalo non si sarà seccato e rompendosi cadrà sul pavimento, perdendosi tra la polvere, sotto l’armadio. Di quelle che non appaiono, non si vedono, non si notano. Il mondo sempre in primo piano. E loro dietro. Sullo sfondo. Ho paura di loro.
Di quelle che sorridono alla vita, tutti i giorni, nonostante abbiamo migliaia di motivi per non farlo. Di quelle che ti ascoltano davvero. Di quelle che amano essere belle, solo ogni tanto. Solo per qualcuno. Di quelle che sanno piangere. Ho paura di loro. Di quelle che per passare un’ora con te, passerebbero anche otto ore in treno. Ho paura di loro. Di quelle per cui vale la pena restare. Una volta. Restare.
E ho paura di loro, soprattutto, quando, senza dire una parola ti scelgono, restano e tu sei troppo distratto per accorgertene, troppo concentrato a fuggire da non sai cosa. Ho paura di loro perché di belle donne il mondo è pieno. Una donna del genere, invece, se te la lasci scappare non saprai mai in quale parte del mondo la ritroverai. Se mai la ritroverai.
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