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#pien culture
pienhime · 4 months
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kittycutiehaha · 5 months
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It's me! Was inspired by @pienhime
Yeah it really turns into landmine game
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rins-escape · 5 months
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Dear French Jirais
I'm tired of the small french jirai community we have (that consist of 1 insta group chat of about 30/40 people, as far as I know, 'cause the discord is inactive). There is an aknowledgement that most jirais even in the french community, do face some kind of mental health issues, but we get scolled in the group for talking about it, because it's "a place to talk about fashion". If you're french/a french speaker, please help me get the menhera side we deserve in this community. I know I'm talking in english, but most french jirais discovered the whole subculture through english pages, channels, blogs.. So they know english and I'm hoping I'll reach a few of them.. At least I hope so..
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gory-dolly · 7 days
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Wishing a super duper lovely night to all my precious jirais who practice witchcraft <3
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lilimpark · 1 year
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pien chan.
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valentina-lauricella · 9 months
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"Chi non sapendo volle godere, morì; chi sapendo non affrontò il cimento, non godette. Ascoltami Orazio, l'uomo è la propria paura; se potrà attraversarla, se potrà viaggiare dentro di essa come in un paese straniero, allora quella paura sarà più bella, ed ei potrà riguardarla come una favola, o una animata pittura."
(Michele Mari)
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In uscita il 27 luglio l'horror-fantasy "Hai mai avuto paura?", liberamente tratto dal romanzo di Michele Mari "Io venia pien d'angoscia a rimirarti", incentrato sulla suggestione del personaggio di Giacomo, un adolescente letterato e licantropo, che ha per fratelli minori Orazio e Pilla e per madre la religiosissima contessa Adelaide.
In lavorazione, la fiction Rai dal titolo provvisorio "Giacomo Leopardi: la vita, gli amori", con Leonardo Maltese nel ruolo del protagonista.
In lavorazione, la commedia romantica "Leopardi & Co" con Whoopi Goldberg, che parla di un attore un po' sbruffone che viene scritturato per il ruolo di "Giacomo": lui (fra)intende Casanova, in realtà si tratta di Leopardi (che fregatura). Ma non gli andrà poi tanto male, perché avrà una storia d'amore con una certa Silvia e, non da ultimo, imparerà ad apprezzare l'opera del grande Recanatese.
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jiraiclub · 5 months
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canesenzafissadimora · 3 months
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Al Sud la gente ti guarda in faccia quando t'incrocia, ti regala un sorriso e ti chiede se hai bisogno se ti vede in difficoltà; non scappa se le rivolgi una domanda, non ti tiene a distanza, non ti guarda con sospetto.
Al Sud se un uomo ti aiuta a portare una valigia è perché vuole aiutarti a portare la valigia. Non è perché ci prova e talvolta, perché non ci prova, ci resti un po' male.
Al Sud l'aria odora di mare anche se il mare è ancora distante; i campi, ogni tanto, sono come la borsa di una donna: un po' confusi ma provvisti del necessario.
Al Sud il sole sa essere estivo senza farti evaporare l'anima, anzi l'anima te la prende e l'accompagna in paesaggi che sanno sia di selvatico sia di meraviglia.
Al Sud non esiste solitudine o sconforto. Ce la si fa sempre perché "Siamo nati per lottare"; la forza d'animo ha la sfrontatezza dei paesotti arroccati sui monti, delle abitazioni solitarie che se ne stanno a picco sul mare.
Al Sud il mare è azzurro come il cielo, la sabbia fine come il sale, gli scogli duri come le teste, le case profumate di ragù e tradizioni, le Chiese piene di persone e rituali ancestrali. Al Sud ti senti sempre a casa, anche se casa tua è ormai altrove. I giovani hanno gli occhi pieni di orizzonti lontani e gli anziani ridondanti di antica saggezza.
Ti accorgi di essere arrivata al Sud dagli odori dell'aria, dal tocco del vento, dalla serenità del cuore, dalla colazione in un bar. Con tre euro prendi il cornetto, il cappuccino, una bottiglietta d'acqua, un bicchiere d'acqua aggiuntivo, uno sguardo amichevole e un paio di battute che possono strapparti una sana risata.
Fa bene stare al Sud ed essere del Sud.
La gente se ne accorge e non solo per l'accento. Il Sud è una filosofia di vita, è una forza diversa, un miscuglio di culture che ti rende ricco, riconoscibile e umano eternamente. Te lo porti dentro sempre, il Sud.
Se resti, se vai, se vai ma poi torni...
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G. Pannia
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hwspirilovebot · 7 months
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I just read about the Philippine involvement in the cold war, and it turns out the president wasn't really too keen in letting the country join. He also said he doesn't care about countries turning to communism as long as Piri is a democracy. Ofcourse the US didn't like that, so they just kept bothering him until he caved.
Reading this I know imagine the Alfred's puppy dog eyes doesn't work on Phil (because he has Pien and his tarsier eyes) so he just resorts to another tactic. Annoying the sh*t out of him until he caves, and everytime it works Phil just kicks himself.
I am so sorry for the late response, it's been a horrible week 😭
This made me question which post-WW2 PH president is this as I'm not in the proper mental space to talk about the dictator, who very much received US support (Kessler, 1986)
But the Cold War coincided with the time when the Philippines was initiating efforts to be closer to Asia, especially, Southeast Asia (Mahajani, 1965). PH foreign policy started to shift from being US-centric to something more Asia-centric. There's the friendship treaty with Thailand and India, and a Cultural Agreement with Indonesia. PH sending doctors and nurses to South Vietnam, and Quirino pardoning Japanese POWs to heal PH-JP relations. There was ASA and finally, ASEAN. Nonetheless, there's an element of anti-communism, and Indonesia having the largest non-ruling communist party in the world before its violent disbandment in 1965 was seen as a barricade against PH-Indonesian diplomatic ties.
Cited in this article I'm reading is that Macapagal explained, "the 'Philippine role in Asia' is to demonstrate that 'democracy' works". How ironic.
Mahajani also wrote how some "Philippine delegations to various international conferences were "looked upon as puppets - if not stooges - of the United States." In Piri's case, he would often try to avoid Alfred without causing any hostilities. In Piri's case, he would have reached out to other Asian countries and fully understood why they're wary of him. Alfred acts like he can't read the room to annoy Piri and get him to do what he wants, and it works. You've got the dynamic right, anon.
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terramia · 8 months
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Al Sud il mare è azzurro come il cielo, la sabbia fine come il sale, le pietre della Murgia dure come le teste, le case profumate di ragù e tradizioni, le Chiese piene di persone e rituali ancestrali.
Al Sud ti senti sempre a casa, anche se casa tua è ormai altrove. I giovani hanno gli occhi pieni di orizzonti lontani e gli anziani ridondanti di antica saggezza. Ti accorgi di essere arrivati al Sud dagli odori dell'aria, dal tocco del vento, dalla serenità del cuore, dalla colazione in un bar.
Fa bene stare al Sud ed essere del Sud. La gente se ne accorge e non solo per l'accento.
Il Sud è una filosofia di vita, è una forza diversa, un miscuglio di culture che ti rende ricco, riconoscibile e umano eternamente. #culture
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pienhime · 5 months
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kittycutiehaha · 4 days
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C'mon girl wake up! It's 2015 and we will walk with friends all day long 2day until it's night and mom calls us 2 go home!! C'mon...
Nothing is real now...
It's just a nightmare...
Wake up...
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rins-escape · 1 month
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THE SUDDEN MORNING REALIZATION YOU NEVER HAD ANY GOOD ROMANTIC/INTIMATE RELATIONSHIP AND THEY ALWAYS ENDED UP IN DISASTER!!
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parmenida · 9 days
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"Al Sud la gente ti guarda in faccia quando t'incrocia, ti regala un sorriso e ti chiede se hai bisogno se ti vede in difficoltà; non scappa se le rivolgi una domanda, non ti tiene a distanza, non ti guarda con sospetto. Al Sud se un uomo ti aiuta a portare una valigia è perché vuole aiutarti a portare la valigia. Non è perché ci prova e talvolta, perché non ci prova, ci resti un po' male. Al Sud l'aria odora di mare anche se il mare è ancora distante; i campi, ogni tanto, sono come la borsa di una donna: un po' confusi ma provvisti del necessario. Al Sud il sole sa essere estivo senza farti evaporare l'anima, anzi l'anima te la prende e l'accompagna in paesaggi che sanno sia di selvatico sia di meraviglia. Al Sud non esiste solitudine o sconforto. Ce la si fa sempre perché "siamo nati per lottare"; la forza d'animo ha la sfrontatezza dei paesotti arroccati sui monti, delle abitazioni solitarie che se ne stanno a picco sul mare. Al Sud il mare è azzurro come il cielo, la sabbia fine come il sale, gli scogli duri come le teste, le case profumate di ragù e tradizioni, le Chiese piene di persone e rituali ancestrali. Al Sud ti senti sempre a casa, anche se casa tua è ormai altrove. I giovani hanno gli occhi pieni di orizzonti lontani e gli anziani ridondanti di antica saggezza. Ti accorgi di essere arrivata al Sud dagli odori dell'aria, dal tocco del vento, dalla serenità del cuore, dalla colazione in un bar. Con tre euro prendi il cornetto, il cappuccino, una bottiglietta d'acqua, un bicchiere d'acqua aggiuntivo, uno sguardo amichevole e un paio di battute che possono strapparti una sana risata. Fa bene stare al Sud ed essere del Sud. La gente se ne accorge e non solo per l'accento. Il Sud è una filosofia di vita, è una forza diversa, un miscuglio di culture che ti rende ricco, riconoscibile e umano eternamente. Te lo porti dentro sempre, il Sud.
Se resti, se vai, se vai ma poi torni..."
- G. Pannia
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mypickleoperapeanut · 19 days
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"Oltre i luoghi comuni"
di Riccardo Rescio
Banalità frequenti, luoghi comuni ricorrenti, ovvietà sconcertanti, imboniture disorientanti, condizioni che distorcono il pensiero, che lo deformano, che lo rendono incapace di sviluppare la capacità critica individuale.
Queste tendenze hanno l'effetto di rallentare i processi di comprensione e solidarietà, innescando una reazione a catena in cui le percezioni errate e superficiali dominano il discorso collettivo e ostacolano la formazione di un giudizio indipendente e ben informato.
La semplificazione eccessiva e la categorizzazione di persone o gruppi basata su cliché indeboliscono la costruzione di una comunità coesa e la capacità di apprezzare la complessità e la diversità dell'esperienza umana.
Le stereotipie regionali in Italia, ad esempio, non solo perpetuano una visione superficiale, riduttiva e menzognera delle diverse culture, delle specifiche peculiarità territoriali e delle capacità delle persone nelle varie parti del paese, ma alimentano anche una artificiale divisione.
La convinzione che "a Milano si lavora, a Napoli si traccheggia, a Roma si intrallazza" è una dimostrazione di come i luoghi comuni possano facilmente tradursi in barriere invisibili che dividono invece di unire.
Questo approccio riduttivo non solo svilisce il ricco tessuto sociale e culturale dell’Italia, ma ignora le innumerevoli storie di impegno, creatività e determinazione presenti in ogni angolo del
Paese.
La comunicazione dei media, i discorsi pubblici pieni di retorica, la banalizzazione dei luoghi comuni nei rapporti interpersonali, contribuiscono perpetuare una forma mentis diffusa che non può essere sottovalutata.
L’ampia diffusione di contenuti che si appoggiano su tali stereotipi rafforzano visioni del mondo limitate e polarizzanti.
Questo ciclo perpetuo di reiterate banalità, di scontate ripetizioni piene di retorica, contribuiscono a mantenere lo status quo, distraendo l’individuo dal cercare una comprensione più profonda, mettendo in dubbio le preconcezioni.
Superare queste barriere richiede un impegno consapevole verso l'apprezzamento e l'integrazione delle molteplici identità e tradizioni che arricchiscono il panorama nazionale.
Imparare a valorizzare le differenze come un arricchimento anziché come una minaccia è fondamentale per costruire una comunità più inclusiva e solidale.
Una società che riconosce e celebra la diversità promuove una cultura di dialogo e apertura, componenti essenziali per lo sviluppo di una cittadinanza attiva e di una democrazia vivace.
L'educazione gioca un ruolo chiave in questo processo di trasformazione.
Fornire agli individui gli strumenti per analizzare criticamente i media, per riconoscere e sfidare i luoghi comuni, e per apprezzare la complessità delle questioni sociali, contribuisce alla nascita di una società in cui i cittadini sono in grado di connettersi oltre le superficiali divisioni imposte da stereotipi e pregiudizi.
In definitiva, lavorare per superare i luoghi comuni non solo facilita la solidarietà tra le persone ma arricchisce il tessuto stesso del dialogo sociale, consentendo una comprensione più matrice e profonda della realtà in cui viviamo.
Mercoledì 10 aprile 2024
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https://legacoop.veneto.it
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chez-mimich · 28 days
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ALEXANDER HAWKINS E SOFIA JERNBERG: “MUSHO” (parte I)
“Musho” è il titolo del nuovo raffinato e profondo disco, uscito da qualche settimana presso l’etichetta Kontakt Records, del grande pianista e compositore britannico Alexander Hawkins e della cantante Sofia Jernberg, anche se il termine “cantante” appare molto riduttivo. Un lavoro, a suo modo, strabiliante per originalità ed equilibrio e che affonda le radici nella musica etnica di paesi come l’Etiopia, l’Armenia, la Svezia, la Gran Bretagna. Sempre più spesso la musica di ricerca, il jazz e la musica cosiddetta “colta”, o sperimentale, attingono a piene mani dall’immenso patrimonio della musica etnica. Questa non può che essere un’eccellente notizia per due ordine di motivi: il primo è che ispirarsi a un tale patrimonio significa farlo vivere o rivivere, significa quindi non “museificarlo”, nel senso più deteriore del termine; il secondo è riferibile invece alla musica contemporanea che, spesso anche se non sempre, sembra essere priva di contenuto o quanto meno di contenuti profondi, appartenenti ad un sapere o ad un sentire comune, spesso a vantaggio di una ricerca di una sterile e non meglio identificata “originalità”, musica che qualche volta sembra essere addirittura un involucro vuoto, un contenitore senza contenuto, un puro formalismo, una astrusa banalità. Naturalmente non è sempre così, ma lo è sempre più spesso, forse a causa della troppa musica immessa sul mercato. Da sempre popoli e culture sono state esiliate (ed umiliate), disperse e ricongiunte, magari lontano, ma, come scriveva Joseph Roth, “lontano da dove?” Su queste tematiche la straordinariamente espressiva voce di Sofia Jernberg e un super ispirato pianoforte di Alexander Hawkins aprono il disco con “Adwa” (ovvero Adua). Un brano, quasi una tragica preghiera, suonato attraverso il corpo fisico di uno strumento che altro non è che l’espressiva voce di Sofia Jernberg. Con un salto da un emisfero all’altro si passa poi alla tradizione folk norrena con “Mannellig”, tradizionale “ballata”, dove si narra del rifiuto di Herr Mannelig di sposare una troll (non avevo mai pensato seriamente al fatto che un troll potesse essere anche di genere femminile): mentre il canto si dipana su ritmi regolari, la genialità dell’accompagnamento del piano di Hawkins è costruita su un intarsio sonoro fatto di piccole note, di “strusciamenti” e pizzicati delle corde dello strumento. Un “mélange” fatto di voce tradizionalmente impostata e musica extracolta che sembra funzionare perfettamente; del resto quando Alexander mette le mani “nel” pianoforte ci si possono ragionevolmente aspettare meraviglie. La scelta dell’ordine dei brani non è naturalmente casuale e tende a sottolineare un comune denominatore delle tematiche della musica etnica e tradizionale, temi quali “lo spostamento, la migrazione, l'identità, la responsabilità, la storia sanguinosa, le ibridazioni tra culture”, come scrive David Toop nelle note di copertina. Ecco allora, dopo le fantastiche saghe della tradizione nordica, un brano che proviene dal Corno d’Africa, quel “Gigi’s Lament” della tradizione etiope già reso famoso dalla cantante africana Ejigayehu Shibabaw, meglio conosciuta come “Gigi”. Dopo una lunga, intimissima introduzione pianistica di assoluto fascino, dato da richiami misurati e quasi evanescenti alle sonorità africane, ecco prorompere la voce ispirata e poeticamente lamentosa di Sofia, uno dei brani più intensi di tutto l’album. Ma è difficile scegliere in questa collezione di meraviglie: “Gourng” è un canto tradizionale armeno dove la voce struggente e malinconica piange una condizione di lontananza e di distacco. È parte del patrimonio musicale dell’Etiopia anche “Y’Shebellu”, dal nome dell’omonimo fiume dalla corrente impetuosa che trasporta idealmente le anime. (continua)
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