Tumgik
#prigioni mentali
fuoridalcloro · 10 months
Text
Le cento città
Ognuno ha le sue prigioni, mentali, fisiche. Ognuno ci convive. Ma quando le pareti cominciano a restringersi, le facce diventano anonime. Quando lo specchio comincia a darti del tu, quando i marciapiedi ti provocano vertigini e la strada sembra il tuo tappeto rosso, metti insieme il tuo bagaglio. Riempilo di ricordi, speranze, parole, storie vissute e storie da vivere; riempilo di emozioni, musiche, liti, illusioni d’epoca, domande e risposte. Trovati un amico e comincia la condivisione, l’esplorazione. Vai a caso, lascia le tue lacrime sul cuscino, incontrati con la vita, scontrati con il dolore, ruba l’amore. Non avere una meta ma cento, prova a ritornare perché il ritorno dà senso al viaggio. Pensa a Polifemo e alla sua solitudine e rispetta la solitudine altrui. Gira intorno al mondo, non girare con lui. Affrancati da te stesso e dall’attesa. Per amare la vita bisogna tradire le aspettative. Guardati intorno e guardati da chi si professa libero. Il sapore della libertà è la paura. Solo chi ha paura della libertà ha il coraggio di inseguirla.
-Vincenzo Costantino Chinaski-
8 notes · View notes
ilpianistasultetto · 2 years
Text
Tumblr media
Ecco il cappellaio matto della Charisma Records tirare fuori dal suo buffo cilindro una chicca musicale straordinaria. Uno squarcio sfregia quella immagine bucolica di copertina come a voler comunicare che questi non sono piu' i tempi degli amori cortesi ma una continua ricerca di se stessi. Si cerca, si scava, si prova ad uscire dalle nostre prigioni mentali, da quel mondo "mumbo-jumbo" che indica confusione. C'e' il tempo dei tramonti infuocati e il tempo dei grigi silenzi, degli innamoramenti e del bagno purificatore nello stagno. Quello dove si deve bere per togliere tutta la polvere rimasta in gola e quello delle battaglie al fianco di Vlad l'impalatore . Piu che un disco, sembra un libro di epica e poesia. Chapeau a Mr Gabriel, menestrello di Chobham e a tutti i menestrelli del Surrey.. @ilpianistasultetto
youtube
37 notes · View notes
klimt7 · 8 months
Text
Tumblr media
Gabbie, ghetti, gates...
I mille sinonimi del pregiudizio
Tumblr media
I recinti costruiti dalle dittature
si somigliano tutti.
Le prigioni mentali dentro cui prospera
chi predica le chiusure, i razzismi
il "noi e loro", si tramutano poi in regressione
arretramento civile, violenza, disparità
in recinti, e infine, nel peggiore dei casi,
in persecuzioni, discriminazioni, modelli
divisivi e aggressivi e ingiustizia diffusa.
Tutto è legato
Ma il Male, prima di tutto, nasce nelle idee
nella mente, nel pensiero.
Ogni volta che ci troviamo davanti
a una mente chiusa, egocentrica, vendicativa
sentiamo che quello è il terreno fertile,
perchè attecchisca l'odio, il rancore,
l'attacco ai valori di umanità e libertà.
Il fascismo accade ogni volta
che siamo indifferenti alla sorte dell'altro
del diverso da noi.
Ogni volta che ci permettiamo il
"IO ME NE FREGO ! "
Ogni volta che non riconosco la pari dignità,
che non so vedere la mia identica umanità
nell'altro... È allora che nasce il Male assoluto.
Tumblr media
Tumblr media
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Tumblr media
.
Tumblr media
.
5 notes · View notes
susieporta · 2 years
Text
In questa fase del percorso sto vedendo più chiaramente
la mia rigidità, e come essa impedisca
un’apertura reale del cuore,
che è il presupposto della gioia autentica.
Ho sperimentato perciò uno scioglimento reale,
un pianto liberatorio, in cui mi sono lasciato andare
senza resistenze; ho sentito che in quel momento
è come caduta un’antica difesa,
un’armatura che voleva proteggermi dal dolore.
Quel “tenermi su”, quell’essere tutto di un pezzo,
moralmente integro ma in fondo a debita distanza dall’altro,
sempre un po’ temuto o venerato.
Un tenermi separato dalla vita per paura
di non essere amato e corrisposto.
(..)
Lo vedo nei volti arrabbiati, nei corpi ricurvi,
nelle parole prive di forza, il dolore inespresso del mondo.
Nel “voler essere qualcuno” in proprio, nell’importanza che ci diamo,
in una “serietà” o in una frivolezza che sono una gabbia, una prigione infernale.
Mi capita molto spesso di piangere in questa fase
per un nonnulla, per una canzone,
percependo la fragilità
delle persone, della malattia, della nostra ricerca
di connessione e amore, e per l’isolamento che avverto
come cifra del nostro tempo.
Desideriamo cioè fare parte di un progetto comune e sensato
di espansione ed espressione creativa, di guarigione,
di liberazione reale del nostro essere
dai blocchi mentali e fisici, dalle catene inique,
e di lotta contro le ingiustizie e nefandezze di un mondo
freddo, ipocrita e malato.
Desideriamo rinascere, questo sento.
Ma ancora facciamo fatica a tradurre questo desiderio
in una prassi comune di liberazione,
in opere concrete
nelle quali dare voce
al Nascente che è in noi.
(..)
Ancora oscilliamo fra stati d’animo furibondi e incertezze,
fra intuizioni e capitomboli, fra visioni
e docce fredde della realtà.
E spesso il nostro anelito alla libertà e alla gioia
viene soffocato dalla mano fredda e implacabile
del carceriere, del boia,
che oggi è divenuto il mercato finanziario,
il sistema mass-mediatico, la pubblicità onnipervasiva
e il controllo algoritmico di tutto l’esistente.
Abbiamo a disposizione ogni cosa dai nostri dispositivi,
ma rischiamo di perdere un contatto reale e sincero
con l’altro e con la realtà.
Stiamo perciò molto male, siamo insoddisfatti,
perché stiamo capendo che quello che desideriamo
è una vita in relazione autentica.
(..)
Ma sento che c’è sempre come uno spiraglio, una sorta di punto cieco
rispetto allo sguardo capzioso del nostro io ferito e angosciato,
dove non ha presa la dittatura della morte
e dell’irrigimentazione.
È come uno spazio vuoto che però è solido, come certe opere di Klee,
dove scorre ancora la vita, limpida,
calorosa e imprevedibile.
È in quella scintilla, quando abbiamo abbandonato
ogni difesa, ogni certezza, ogni pre-concetto,
che avviene il contatto
con la dimensione del Nascente.
È lì che abbiamo paura di stare, dove la vita scaturisce
ad ogni istante infinita e beatifica.
È lì che lo Spirito dissolve ogni costruzione illusoria,
e fa crollare le roccaforti del potere
in cemento armato.
È questo che il potere teme più di ogni altra cosa:
che avvenga questo risveglio, questa piccola ma reale
esperienza di rinascita alla vita, questa liberazione dalle prigioni mentali.
Che in ognuno di noi e assieme ci sia come una scintilla,
uno scuotimento, una fessura
per fare spazio al Nuovo.
Facciamogli spazio. Diamogli Voce.
Questo è il tempo in cui rovesciare sempre di nuovo
la morte
in una nuova nascita. La nostra.
(Francesco Marabotti)
7 notes · View notes
Text
Non faccio altro che causati nuovi blocchi invece di aiutarti a liberarti dalle tue prigioni mentali...
Non hai idea di quanto mi odio...
Mi dispiace, mi dispiace così tanto...
Solo che scusarmi non cambierà ciò che sono e non so nemmeno risolvere i problemi che mi rendono così...
Quindi se stai con me continuerai a subire gli effetti collaterali del mio essere un errore vivente...
A volte vorrei lasciarti, solo perché penso che così facendo tu potresti rinascere, pian piano guarire da tutto ciò che ti ho causato.
Credo che saresti una persona diversa, più felice, se stessi con una ragazza normale...
Che cosa posso fare per mettere fine a questo? È come se ti stessi trascinando a fondo con me, sempre di più, però ti amo e il solo pensiero che tu esca dalla mia vita per sempre mi fa morire...
1 note · View note
agrpress-blog · 11 months
Text
Debutterà venerdì 3 novembre 2023 alle ore 20.30 al Teatro Spazio 18B - via Rosa Raimondi Garibaldi 18b, in zona Garbatella/via Cristoforo Colombo - lo spettacolo Leggera di Claudio Massimo Paternò e Caterina Luciani Messinis. «Mamma sei morbida, calda e profumata, mamma...Voglio stare sempre abbracciata a te...» (da Leggera) In uno spazio bianco, spoglio, con pochi oggetti essenziali ed evocativi, alcune luci proiettano immense ombre sulle pareti candide ed una persona, sola, racconta il dramma che vive in se stessa, nelle sue prigioni fisiche e mentali. Leggera descrive la fame, non solo quella materiale ma anche la fame di affetti, di comunicazione, di sensazioni. Un bisogno che la protagonista tenta di compensare in un perpetuo aggrovigliarsi nel proprio labirinto fatto di piccoli gesti ossessivo-compulsivi, nel controllo di ogni particolare, nella ricerca costante della perfezione. Lo spettacolo testimonia un momento della vita di una giovane donna, attraverso una narrazione indiretta, composta da frasi sconnesse e ripetitive, da immagini potenti e da una intensa carica emotiva. Leggera di Claudio Massimo Paternò e Caterina Luciani Messinis - interprete: Caterina Luciani Messinis; produzione: MTTM - Micro Teatro Terra Marique - sarà in scena al Teatro Spazio 18B venerdì 3 e sabato 4 novembre 2023.
0 notes
chiarasolems · 1 year
Text
Anoressia, Binge Eating, Bulimia. I disturbi alimentari, sono patologie troppo spesso etichettate da stereotipo banali. Questi profondi disagi non hanno etichette prestabilite. Sono imprevedibili e invisibili. Il peso non eun parametro attendibile per riconoscere chi soffre di questo infinito dolore. Malattie che sono prigioni mentali e non possono essere etichettate: NON HANNO PESO, NON HANNO SESSO (possono colpire sia donne che uomini), NON HANNO ETA, NE IDENTITÀ DI GENERE. POSSONO COLPIRE OGNI RAZZA, ETNIA, CORPORATURA, PESO CORPOREO E STATUS SOCIALE.
NON STARE A GUARDARE FACENDO FINTA DI NIENTE! AUMENTIAMO LA CONSAPEVOLEZZA!💜
💜 Link: https://linktr.ee/chiarasolems 💜
💜 Sito Ufficiale: www.chiarasole.com/ 💜
#DCAtumoridellanima
#mondosole #coloriamocidililla #larinascitadellefarfalle #disturbialimentari #disturbidelcomportamentoalimentare #bingeeating #fiocchettolilla #credercisempre #arrendersimai #sipuoguarire #anoressia #nonseiunnumero #bulimia #famedivita #doloreinvisibile #lottadca #actionfreed #guariredaidca #wedoacttogether #chiarasole #prevenzione #maimollare #guarigione #chiarasolems #depressione #uominiedonne #staytuned #amore
Tumblr media
0 notes
unanimapersaa · 7 years
Quote
La musica è un treno che viaggia fuori dai binari è luce che filtra tra le crepe nella parete delle prigioni mentali delle persone speciali
Mostro, Shiva - Amore sporco
121 notes · View notes
illuposolitario2 · 5 years
Text
Tumblr media
0 notes
aengusnatureking · 2 years
Text
Tumblr media
Graphic credit to the wonderful @iridialair thank you so much!
"𝒮ℯ𝒾 𝒷ℯ𝓁𝓁𝒾𝓈𝓈𝒾𝓂ℴ 𝓈𝓉ℯ𝓁𝓁𝒾𝓃ℴ, 𝓋ℴ𝓁ℯ𝓋ℴ 𝒸𝒽ℯ 𝓁ℴ 𝓈𝒶𝓅ℯ𝓈𝓈𝒾."
Il tessuto lilla avvolge colla grazia del fior di cui ha tintura i fianchi d’una figura paffuta, scivola a coprir metà delle tornite cosce solleticandole colla delicata merlatura chiara, la medesima stoffa sfiora anche l’ampie spalle ed orla la scollatura del vestito indossato dal druido Enebro il qual apre un cofanetto da madreperla rivestito estraendone una collana d’oro che, fulgida, risplende al caldo sol estivo il qual si mostra in tutta la sua possanza entrando dalle finestre aperte. Enebro si prende tutto il tempo necessario per prepararsi, con attenzione allaccia il monile al collo sistemando le rosee pietre di cui è adornato così che discendan sul petto a lambir la soffice peluria che su esso cresce; le grandi mani del cubano, seduto alla toletta, van a ricercar ombretti, pennelli e rossetti con cui, prestando somma attenzion a tal arduo compito, si colora il viso sul qual troneggia espression soddisfatta e serena. Elementi femminei mescensi col fisico opposto costrutto di spalle larghe, braccia voluminose e petto villoso, elementi ch’agl’occhi del druido risultan parimenti validi, entrambi gl’appartengono e per alcuna cagione potrebbe far a meno tanto degl’uni quanto degl’altri spostandosi a piacimento, a sentimento, in quella ch’alcuni, gl’umani nelle loro prigioni mentali, definiscono varianza di genere; non che gl’interessi qual termine usino per definirlo, egli non rientra in alcuna delle scatole in cui tanti sogliono porlo e ne va alquanto fiero. Mentre si trucca la mente indugia sulle tante, troppe, favelle che gli sputaron addosso vedendo una persona usar i “vestiti sbagliati” quella gente parea così convinta di siffatti lemmi che i lor occhi sprizzavan un per nulla taciuto disprezzo e disgusto. <𝐹𝑒𝑚𝑚𝑖𝑛𝑢𝑐𝑐𝑖𝑎> ed altre simili offese gli gridan alcuni la cui virilità par messa in dubbio o vacilli innanzi a lui; magari, nella sedicente civiltà moderna e progressiva, non lo dicon apertamente ma il lor guardo è eloquente abbastanza da comunicarlo chiaramente: per gl’uomini e la lor distorta società, c’è qualcosa di sbagliato nell’esser femmina e, di diretta conseguenza nella femminilità, è una caratteristica considerata inferiore, minore, insufficiente. Un risolino sprezzante s’affaccia sulle labbra or coralline del cubano nel considerar la pochezza di chi ritien ch’esser donna o non binario sia meno paragonato ad esser uomo; ei ha sempre deriso color i quali han visioni talmente misere dall’inventar differenze trai generi, ritenerne uno più forte, indiscutibilmente meritevole di ragione ed or è giunto ad aver sicurezza tale da potersi esprimere a piacimento e rider in viso a chiunque s'aggrappi a tali assurdità. Sbuffa all’odor della cipria nel considerar che pei medesimi individui denotare tratti femminili in qualunque forma essi siano, giungendo financo a reprirmer l’emozioni/ come se la chimica avesse un genere/ sia sintomo di debolezza, evidentemente ignari che i deboli son loro a non sapersi, o volersi, esprimere apertamente e sinceramente ed fu debole: per anni ha vissuto solo a metà, s'è nascosto a se stesso ma ha imparato a conoscersi grazie al fortuito incontro col paterno Aengus, alla sua presenza s'è schiuso ed ha troato in lui sicurezza tale da voler vivere a pieno. Femmina, maschio, entrambi o alcuno son parte d’uno stesso tutto, l’unicum equo ed autentico; ognuno raggiunge tal equilibrio a modo proprio, seguendo percorsi distinti ch’approdan al medesimo fine, guardarsi allo specchio e vedersi belli e così il castano si riscontra innanzi la superficie riflettete a lavoro finito; scevro di qualsivoglia etichetta ma colmo d’orgoglio, appagato, libero. Libero d’esser se stesso e mostrarsi come tale al mondo.
29 notes · View notes
r-d-m-a00 · 2 years
Text
Siamo all’inferno ma non lo sappiamo,prigioni mentali da cui non scappiamo,crescendo cambiamo,non abbiamo tempo eppure il tempo è tutto ciò che abbiamo,mi sveglio con le paranoie appiccicate al materasso,come stai dentro lo sai solo tu come la password,bevo sakè poi mangi io rido,il diavolo dice “dai fammi un sorriso”
3 notes · View notes
multecibekes · 3 years
Text
29 marzo 1977 :
oltre cento compagni detenuti iniziano il quarto sciopero della fame collettivo.
Chiedono un trattamento che soddisfi i criteri delle Convenzioni di Ginevra per i "prigionieri di guerra" , l'abolizione della "cella di isolamento" e il raggruppamento dei detenuti.
Lo sciopero si protrarrà fino al 30 aprile 1977.
"In Isolamento“, così dichiarò la RAF sul terzo dei complessivi undici scioperi della fame :
"questa è la nostra unica possibilità di resistenza collettiva da opporre alla controstrategia dell’imperialismo, è la nostra unica possibilità di impiegare le nostre forze fisiche e mentali, la nostra identità di esseri umani perché la pietra che lo Stato della classe dominante ha raccolto contro di noi, cada sui suoi stessi piedi“.
E cadde sui loro piedi, perché nonostante tortura, violenza, tradimento e corruzione, non fu possibile spezzare la resistenza. Allo Stato restava come strumento solo l’annientamento fisico dei e delle prigionier*, dirigenti della RAF.
Ma il loro ricordo a distanza di tanti anni continua ad essere sempre vivo e forte ! ❤✊
Tumblr media Tumblr media Tumblr media
10 notes · View notes
comeseimportasse · 4 years
Text
"Per chi la notte non dorme, non sogna, percorre un po' tutti i gironi infernali, rinchiuso in prigioni mentali oltre che ai domiciliari."
Malavita, Mostro ft Oni One
16 notes · View notes
flux-nn · 4 years
Text
Più passa il tempo più non riesco a trovare l’anomalia tra le persone. Siamo tutti uguali, contenitori di carne con variabili mentali intercambiabili con un estetica precisa e ripetitiva, se io perdessi traccia di te e ponessi fine di ogni rapporto riuscirei comunque a rivedere sempre certe tue variabili comportamentali in infinte persone, cambierebbero certe cose, certo, ma se mi mettessi d’impegno potrei anche riuscire a trovare la copia quasi perfetta di te. Siamo tutti così simili e dissimili gli uni con gli altri. L’anomalia, l’eccezione non esiste come unicità in se, perché c’è ne sarebbero infinite versioni. I momenti, gli attimi, solo quello cambiano ma persino il vissuto è simile e ripetitivo. Osservando le persone, guardando i comportamenti, i tic, il modo di porsi si vede chiaramente che una unicità non esiste ma è solo illusione, cambia il modo come noi ci poniamo con gli individui e da come il nostro pensiero oggettivo diventa soggettivo. Persino l’amore non esiste, si tratta di reazioni chimiche che il nostro cervello produce per farci fottere il più possibile il nostro partner memori di un abitudine animale atta a riprodursi il più possibile, cosa che non è più fattibile con voi/noi umani, viviamo in una società con troppi input, dove il sociale ci viene venduto, dove ci si sta rendendo conto che mettere al mondo un’altra creatura è un atto di guerra, di orrore. Ci si è resi conto che persino le prigioni sociali che intrappolavano i nostri nonni in relazioni  durature, oltre i decenni era più una paura del rimanere soli in una società non ancora connessa, sentirsi dei pezzi difettosi, rapporti senza amore, più per noia che relazioni sane nate dall’affetto. Sono sempre più schifato dalla persone che vedo, da quello che ho intorno.  Vorrei poter uscire e non avere nulla e nessuno intorno.
30 notes · View notes
io-pentesilea · 4 years
Text
Tumblr media
Il mondo è una prigione dove è preferibile stare in una cella di isolamento.
-Karl Kraus
Prigioni mentali.
Barbara
12 notes · View notes
corallorosso · 5 years
Photo
Tumblr media
A Ventimiglia, a 9 chilometri dalla frontiera francese, c'è un luogo in cui il tempo sembra essersi fermato a un'epoca in cui eravamo ancora umani. C'è uno spazio fisico, il bar Hobbit, in cui non contano il colore della pelle, la nazionalità, se hai i documenti in regola o quanti soldi hai in tasca. E c'è una donna, Delia Buonomo, che non conosce muri, frontiere, barriere fisiche o mentali. Tutto è nato quattro anni fa, quando Delia vede alcune donne e bambini migranti seduti sul marciapiede di fronte al bar. Li invita ad entrare, gli offre un pasto caldo, due parole, un sorriso. Una carezza all'anima. Delia sa riconoscere in un attimo quello sguardo: lo sguardo di chi ha fame, di chi è discriminato per dov'è nato o per il suo colore, perché lo ha visto sulla propria pelle quando, da bambina, è emigrata coi propri genitori in Australia, prima di ritornare in Italia. Da quel giorno le porte del bar Hobbit hanno visto passare migliaia di migranti. Migliaia di uomini, donne, bambini, rifugiati, vite violentate da botte, abusi, prigionie, respingimenti, che spesso sono costretti a rimanere per mesi bloccati al confine italo-francese senza accesso ad acqua potabile, cibo, servizi, un letto dove dormire, sottoposti ad atti di razzismo quotidiano. Ci sono ragazzi che qui hanno consumato il proprio ultimo pasto prima di prepararsi a rischiare la vita per scavalcare una cinta spinata e proseguire il proprio viaggio verso l'Europa. Delia ne ha ospitati così tanti in questi anni che tutti qui la conoscono come "Mamma Africa". Ma Delia non si è limitata a dare da bere e mangiare gratis a chi non se lo può permettere. Ha fornito loro scarpe, vestiti, li ha aiutati a decifrare documenti o a trovare un alloggio. Ha attrezzato il bagno con spazzolini, dentifricio, sapone, assorbenti e un fasciatoio. Ha persino creato uno spazio da gioco solo per i bambini. Quello di Delia non è un bar: è un angolo di resistenza in cui tutta la bellezza e l'umanità del mondo all’improvviso si sono date appuntamento. Eppure il bar Hobbit da anni lotta per soppravvivere alla chiusura, tra costi d'affitto, spese, bollette e il boicottaggio continuo da parte dei residenti, che più di una volta l'hanno insultata, minacciata per aver osato aiutare gli ultimi tra gli ultimi. "Ma io non mollo" ha sempre detto lei. Non ha mollato neanche nel 2018, quando una straordinaria gara di solidarietà ha permesso al bar di restare aperto e a Delia di proseguire nella sua missione. Se volete darle una mano non datele soldi, ma fate conoscere la sua storia, scrivete una recensione sul suo bar. E, se passate di lì, fate una sosta, fermatevi a prendere un caffè e una brioche. Abbracciatela. Perché, mentre ogni giorno abusiamo della parola eroe, Delia è una di quelle che salva davvero il mondo, ogni giorno, in silenzio. Grazie. LORENZO TOSA
46 notes · View notes