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#prigionieri politici
gregor-samsung · 23 days
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" Sto qui, sulla soglia di un altro mondo palpitante. Possa Dio avere pietà della mia anima. Sono pieno di tristezza perché so di aver spezzato il cuore della mia povera madre e perché la mia famiglia è stata colpita da un’angoscia insopportabile. Ma ho considerato tutte le possibilità e ho cercato con tutti i mezzi di evitare ciò che è divenuto inevitabile: io e i miei compagni vi siamo stati costretti da quattro anni e mezzo di vera e propria barbarie. Sono un prigioniero politico. Sono un prigioniero politico perché sono l’effetto di una guerra perenne che il popolo irlandese oppresso combatte contro un regime straniero, schiacciante, non voluto, che rifiuta di andarsene dalla nostra terra. Io difendo il diritto divino della nazione irlandese all’indipendenza sovrana, e credo in essa, così come credo nel diritto di ogni uomo e donna irlandese a difendere questo diritto con la rivoluzione armata. Questa è la ragione per cui sono carcerato, denudato, torturato. "
Bobby Sands, Un giorno della mia vita, introduzione di Sean MacBride, Premio Nobel per la Pace, e di Gerry Adams, Presidente dello Sinn Féin; traduzione e cura di Silvia Calamati, Edizioni Associate, Roma, 1989¹; p. 115.
[Edizione originale: One Day in My Life, The Mercier Press, Cork, Ireland, 1982]
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unfogging · 3 months
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Navalny: nel giorno della sua morte, le parole della moglie Yulia dalla Conferenza sulla Sicurezza a Monaco
Intervenendo oggi alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, la moglie di Alexey Navalny, Yulia, ha pronunciato le seguenti brevi osservazioni: Probabilmente abbiamo tutti visto l’orribile notizia di oggi. Mi sono chiesta se dovevo venire qui o prendere un aereo per andare dai miei figli. E poi mi sono chiesta cosa avrebbe fatto Alexey al mio posto. E sono certa che sarebbe qui. Sarebbe su…
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unwinthehart · 4 months
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6 ore di speciale di Mara Venier + DietroFestival. Letteralmente non finisce più
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sauolasa · 1 year
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Georgia, sostenitori dell'opposizione chiedono le riforme e il rilascio dei prigionieri politici
Su invito del principale gruppo di opposizione, il Movimento nazionale unito, fondato dall'ex presidente Mikheil Saakashvili, i manifestanti hanno sventolato bandiere georgiane, ucraine e dell'Unione europea
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solosepensi · 4 months
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"Non iniziò con le camere a gas.
Non iniziò con i forni crematori.
Non iniziò con i campi di concentramento e di sterminio.
Non iniziò con i 6 milioni di ebrei che persero la vita.
E non iniziò nemmeno con gli altri 10 milioni di persone morte, tra polacchi, ucraini, bielorussi, russi, yugoslavi, rom, disabili, dissidenti politici, prigionieri di guerra, testimoni di Geova e omosessuali.
Iniziò con i politici che dividevano le persone tra “noi” e “loro”.
Iniziò con i discorsi di odio e di intolleranza, nelle piazze e attraverso i mezzi di comunicazione.
Iniziò con promesse e propaganda, volte solo all’aumento del consenso. Iniziò con le leggi che distinguevano le persone in base alla “razza” e al colore della pelle.
Iniziò con i bambini espulsi da scuola, perché figli di persone di un’altra religione.
Iniziò con le persone private dei loro beni, dei loro affetti, delle loro case, della loro dignità.
Iniziò con la schedatura degli intellettuali.
Iniziò con la ghettizzazione e con la deportazione.
Iniziò quando la gente smise di preoccuparsene, quando la gente divenne insensibile, obbediente e cieca, con la convinzione che tutto questo fosse “normale”."
Primo Levi
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mnemomaz · 4 months
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Alcuni dei grandi pensatori ebrei sopravvissuti all’Olocausto hanno trascorso il resto della loro vita cercando di dire al mondo che quell’orrore, pur essendo stato letale come nessun altro, non doveva essere visto come un’aberrazione. Il fatto che l’Olocausto fosse successo significa che era e rimane possibile.
Il sociologo e filosofo Zygmunt Bauman sosteneva che la natura imponente, sistematica ed efficiente dell’Olocausto era legata alla modernità, anche se non era affatto predeterminata, ed era in linea con altre invenzioni del novecento.
Theodor Adorno studiò quello che rende le persone inclini a seguire i leader autoritari e cercò un principio morale che impedisse un’altra Auschwitz.
Nel 1948, Hannah Arendt scrisse una lettera aperta che cominciava così: “Tra i fenomeni politici più inquietanti dei nostri tempi c’è l’emergere nell’appena nato stato di Israele del Partito della libertà (Tnuat haherut), una forza politica strettamente affine per organizzazione, metodi, filosofia politica e attrattiva sociale ai partiti nazisti e fascisti”.
Appena tre anni dopo l’Olocausto, la filosofa paragonava un partito israeliano al partito nazista, cosa che oggi sarebbe considerata una violazione della definizione di antisemitismo dell’Ihra.
Arendt basava il suo paragone su un attacco effettuato dall’Irgun, un predecessore paramilitare del Partito della libertà, contro il villaggio arabo di Deir Yassin, che non era stato coinvolto nella guerra e non era un obiettivo militare. Gli aggressori “uccisero la maggior parte dei suoi abitanti – 240 tra uomini, donne e bambini – e tennero in vita alcuni di loro solo per farli sfilare come prigionieri per le strade di Gerusalemme”.
Da Internazionale 1546, 19 gennaio 2024 Masha Gessen
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generalevannacci · 4 months
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Maddai che Benny non ha fatto poi granché di brutto, se togliamo:
- omicidi e aggressioni degli oppositori prima e dopo la Marcia su Roma: Giacomo Matteotti, Don Giovanni Minzoni e i Fratelli Carlo e Nello Rosselli solo per ricordarne qualcuno
- marcia su Roma e instaurazione della dittatura
- abolizione del diritto di voto e della libertà di stampa
- ruolo della donna relegato a fattrice di figli e casalinga
- istituzione del Tribunale Speciale e conseguente fucilazione di 42 antifascisti e 28.000 anni di carcere e/o confino comminati agli stessi
- aggressione alla Spagna Repubblicana
- aggressione a Libia (circa 80.000 morti) ed Etiopia (circa 700.000 morti) con uso dei gas tossici nei bombardamenti
- stipula dei Patti Leteranensi
- emanazione delle Leggi Razziali
- aggressione (tentata) alla Francia ed entrata in guerra al fianco della Germania Hitleriana
- aggressione all'Albania, alla Jugoslavia e alla Grecia
- aggressione all' URSS e successiva disfatta dell'Armir
- 45.000 deportati politici e/o razziali nei lager nazisti dove ne morirono 15.000
350.000 soldati italiani morti o dispersi, più altri 640.000 prigionieri in giro per il mondo
- complicità con l'esercito tedesco nelle stragi avvenute durante l'occupazione nazista della penisola: Sant'Anna di Stazzema e Marzabotto, solo per ricordarne due delle più atroci
- Guerra persa e Paese distrutto.
Probabilmente ho dimenticato qualcosina ma voi mi perdonerete.
Ecco, se togliamo le inezie sopraelencate cosa resta ?
Non resta che lo statista che governò l'Italia dal 1922 al 1943.
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libriaco · 2 months
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Le Fosse Ardeatine
Dieci metri piú in là del Quo Vadis la strada si biforca: a sinistra prosegue l’Appia Antica; a destra inizia la via Ardeatina. Prendemmo a destra. Man mano che proseguivamo nel cammino, m’accorsi che s’era formata una fila indiana di persone che, da sole o a piccoli gruppi, sembravano andare nella stessa direzione. Dopo cinquecento metri la strada smette di salire: segue una brusca discesa, che piega sulla destra. Proprio lí, poco dopo la svolta, nel compatto muro di fogliame che ci aveva fin allora accompagnati, s’apriva un varco. Vi entrammo: c’era uno spiazzo, a ridosso di una di quelle creste rossastre di tufo, che cosí frequentemente segnalavano allora nei dintorni di Roma la presenza di cave di pozzolana. Sullo sfondo, lungo la parete, s’aprivano due-tre grandi cavità oscure: si vedeva che erano state aperte, o riaperte, di recente, perché cumuli di terriccio fresco le fronteggiavano. Da quelle cavità un fitto via vai di persone, in gran parte militari, – poliziotti, carabinieri, pompieri, – ma tutti con delle povere tutacce blu o marroni, e fazzoletti colorati qualsiasi stretti intorno al volto. Mio padre trovò un masso da una parte e mi ci fece sedere. «Aspettami qui, – mi disse, – non muoverti». Capii che non era il caso d’insistere. M’accoccolai lí e cominciai a guardarmi intorno, mentre mio padre s’avviava verso uno di quegli ingressi. Mescolati a quelli che erano o parevano militari c’erano anche molti civili: uomini e donne aggrondati, generalmente vestiti di nero, che entravano e uscivano guardando fisso di fronte a sé. A un certo punto passarono due uomini, sorreggendo una donna: era riversa in avanti, con il volto cereo e le gambe rigide; le punte delle scarpe, tenacemente congiunte, come per un’inconscia resistenza nervosa dovuta a qualche dolore, rigavano la polvere. Ma la cosa piú impressionante per me era che da quelle bocche d’inferno veniva un fetore di fronte al quale quello dei poveri morti accatastati nelle bare qualche mese prima nel cimitero del Campo Verano mi sarebbe sembrato insignificante: forse a causa di un forte sbalzo di temperatura tra quelle fredde viscere della terra e il calore esterno, partiva dalla parete, e percuoteva tutti coloro che si trovavano lí davanti, una corrente, un vento intenso, un flusso mortifero compatto e come oleoso, che ci avvolgeva e ci sovrastava, permeando ogni molecola dei nostri apparati sensori, non solo il naso e l’olfatto, ma la bocca e il gusto, e impastandosi con tutta la nostra percezione. Il puzzo della morte, quando è particolarmente forte, si materializza, si fa corposo, si può toccare, diventa esso stesso una creatura vivente, una forza della terra. Cominciavo ad avvertire un ormai noto fremito di disgusto nello stomaco, quando mio padre riemerse dall’oscurità, con gli occhi rossi e il fazzoletto piantato anche lui davanti alla bocca e al naso. Disse: «Andiamo», e non ci fu verso di farlo parlare, fin quando, nel bar di piazza Tuscolo, non sorbimmo insieme un bicchiere di limonata. Sobriamente mi raccontò che proprio lí erano stati trucidati quei prigionieri italiani, politici e militari, di cui aveva parlato il giornale il giorno prima della morte di mio nonno Carlo, e che perciò da quel momento, poiché non aveva avuto ancora un nome, la strage poté chiamarsi, – e da allora s’è chiamata, – delle Fosse Ardeatine. Solo nelle settimane successive, e solo a brandelli, interrotti da lunghi silenzi, mia madre e io sapemmo il resto. Mio padre raccontò di aver visto le file dei prigionieri in ginocchio, non ancora decomposti, addossati l’uno all’altro, qualcuno caduto in avanti, con le mani legate dietro la schiena e un foro immenso nel cranio; disse che, a eccezione forse del primo, tutti gli altri avevano dovuto sapere, con un anticipo da pochi a molti minuti, quello che stava per accadergli. Raccontò anche che frotte di topi grassi fuggivano in giro quando uno degli addetti alla riesumazione spostava in uno di quegli angoli bui la luce della sua lampada.
A. Asor Rosa, L'alba di un mondo nuovo [2002], Torino, Einaudi, 2005
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crossroad1960 · 1 year
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Secondo i guerrapiattisti, la vittima degna di sostegno è solo Assange, gli altri sono spie e servi dell’Occidente satanico e omosessuale🤡
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ballata · 2 years
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Forse siamo prigionieri del passato e questo ci impedisce di sciogliere i nodi della vita reale. È un conflitto descritto da Nietzsche che propose un elogio della smemoratezza. Immaginate scrisse, un uomo che non possedesse la forza di dimenticare, un uomo simile non oserebbe piú alzare il dito. Per ogni agire ci vuole oblio: come per la vita di ogni essere organico ci vuole non solo luce ma anche oscurità. E le istituzioni che conservano i dati inventati dai poteri politici e amministrativi, come selezionano in ingresso e in uscita i documenti, come decidono cosa scartare e cosa ricordare?. È un criterio che lascia margini inevitabili all'arbitrio di chi amministra la memoria.
Cosí vediamo come accanto al ricordare c'è un’altra funzione vitale e importante alla memoria cioè quella del dimenticare.Lo strato del ricordato e del ricostruito vi galleggia come una sottile zattera sull'oceano del dimenticato. La si potrebbe considerare l’equivalente dello strato del rimosso che nella memoria individuale nasconde una gran quantità di ricordi. Ora, è pur vero che quello che si riesce a riscattare dal passato è una parte minima. Ma è di questi affioramenti che si sostanzia da un lato la memoria come facoltà umana.
In foto Le 3 parche, Cloto Lachesi e Atropo che tessono, ordiscono, e decidono il filo della vita di #pavelignatyev 2011.
#gliaudaci #memories #oiloncanvas #arte #contemporaryart #mementoauderesemper #mitologia #life #scelte #past #passato #esoteric #painting #painter
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gregor-samsung · 5 months
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“ Immaginatevi un vasto cortile, di un duecento passi di lunghezza e centocinquanta circa di larghezza, tutto recinto all'intorno, in forma di esagono irregolare, da un'alta palizzata, cioè da uno steccato di alti pali, profondamente piantati ritti nel suolo, saldamente appoggiati l'uno all'altro coi fianchi, rafforzati da sbarre trasverse e aguzzati in cima: ecco la cinta esterna del reclusorio. In uno dei lati della cinta è incastrato un robusto portone, sempre chiuso, sempre sorvegliato giorno e notte dalle sentinelle; lo si apriva a richiesta, per mandarci fuori al lavoro. Di là da questo portone c'era un luminoso, libero mondo e vivevano degli uomini come tutti. Ma da questa parte del recinto ci si immaginava quel mondo come una qualche impossibile fiaba. Qui c'era un particolare mondo a sé, che non rassomigliava a nessun altro; qui c'erano delle leggi particolari, a sé, fogge di vestire a sé, usi e costumi a sé, e una casa morta, pur essendo viva, una vita come in nessun altro luogo, e uomini speciali. Ed ecco, è appunto questo speciale cantuccio che io mi accingo a descrivere.
Appena entrate nel recinto, vedete lì dentro alcune costruzioni. Dai due lati del largo cortile interno si stendono due lunghi baraccamenti di legno a un piano. Sono le camerate. Qui vivono i detenuti, distribuiti per categorie. Poi, in fondo al recinto, un'altra baracca consimile: è la cucina, divisa in due corpi; più oltre ancora una costruzione dove, sotto un sol tetto, sono allogate le cantine, i magazzini, le rimesse. Il mezzo del cortile è vuoto e costituisce uno spiazzo piano, abbastanza vasto. Qui si schierano i reclusi, si fanno la verifica e l'appello al mattino, a mezzogiorno e a sera, e talora anche più volte durante il giorno, secondo la diffidenza delle guardie e la loro capacità di contare rapidamente. All'interno, tra le costruzioni e lo steccato, rimane ancora uno spazio abbastanza grande. Qui, dietro le costruzioni, taluni dei reclusi, più insocievoli e di carattere più tetro, amano camminare nelle ore libere dal lavoro, sottratti a tutti gli sguardi, e pensare a loro agio. Incontrandomi con essi durante queste passeggiate, mi piaceva osservare le loro facce arcigne, marchiate, e indovinare a che cosa pensassero. C'era un deportato la cui occupazione preferita, nelle ore libere, era contare i pali. Ce n'erano millecinquecento e per lui erano tutti contati e numerati. Ogni palo rappresentava per lui un giorno; ogni giorno egli conteggiava un palo di più e in tal modo, dal numero dei pali che gli rimanevano da contare, poteva vedere intuitivamente quanti giorni ancora gli restasse da passare nel reclusorio fino al termine dei lavori forzati. Era sinceramente lieto, quando arrivava alla fine di un lato dell'esagono. Gli toccava attendere ancora molti anni; ma nel reclusorio c'era il tempo di imparare la pazienza. Io vidi una volta come si congedò dai compagni un detenuto che aveva trascorso in galera venti anni e finalmente usciva in libertà. C'erano di quelli che ricordavano come egli fosse entrato nel reclusorio la prima volta, giovane, spensierato, senza pensare né al suo delitto, né alla sua punizione. Usciva vecchio canuto, con un viso arcigno e triste. In silenzio fece il giro di tutte le nostre sei camerate. Entrando in ciascuna di esse, pregava dinanzi all'immagine e poi si inchinava ai compagni profondamente, fino a terra, chiedendo che lo si ricordasse senza malanimo. Rammento pure come un giorno, verso sera, un detenuto, prima agiato contadino siberiano, fu chiamato al portone. Sei mesi avanti aveva ricevuto notizia che la sua ex-moglie aveva ripreso marito, e se ne era fortemente rattristato. Ora lei stessa era venuta in vettura al reclusorio, lo aveva fatto chiamare e gli aveva messo in mano un obolo. Essi parlarono un paio di minuti, piansero un poco tutti e due e si salutarono per sempre. Io vidi il suo volto, mentre tornava nella camerata... Sì, in questo luogo si poteva imparare la pazienza. “
Fëdor Dostoevskij, Memorie dalla casa dei morti [Testo completo]
 NOTA:  Questo romanzo, pubblicato negli anni 1861-62 a puntate sulla rivista Vremja, pur non essendo un resoconto è fedelmente autobiografico. Nel 1849 l'autore era stato condannato a morte per motivi politici e, dopo un'orribile messa in scena che tra l'altro peggiorò la sua epilessia, la sentenza di morte fu commutata in condanna ai lavori forzati a tempo indefinito; ottenne la liberazione per buona condotta nel 1854 ma le sue condizioni di salute erano ormai irrimediabilmente compromesse.
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unfogging · 3 months
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Alexej Navalny morto in prigione
Alexey Navalny, leader di opposizione al regime di Putin, è morto. A riferirlo in una nota, è il Servizio penitenziario federale russo. Navalny “si è sentito male dopo una passeggiata e ha perso conoscenza quasi immediatamente”. “Sono state effettuate tutte le misure di rianimazione necessarie, che non hanno dato risultati positivi. Il personale medico di emergenza ha confermato la morte del…
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realnews20 · 3 days
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Sono decine di migliaia le persone che stamattina affollano le strade di Tabriz al passaggio del corteo funebre di Raisi. Le salme del presidente iraniano e delle altre 7 vittime sono state deposte su un mezzo militare che si fa strada tra un grande numero di persone, come mostrano video pubblicati da Bbc e Cnn tra gli altri. La folla, per lo più uomini, segue il mezzo e cerca di avvicinarsi per toccare le bare. Parecchi sventolano la bandiera iraniana e quella rossa di Hussein, oltre a gigantografie del presidente. Le salme verranno traslate da Tabriz alla città settentrionale di Qom, considerata la seconda città più sacra dell'Iran dopo Mashhad. Qui un altro corteo dovrebbe iniziare tra un paio d'ore (16.30 ora locale), attraversando due luoghi santi: la Moschea Jamkaran e il Santuario di Fatima Masoumeh. Oltre all'importanza simbolica nazionale di Qom, il legame con Raisi: lì si è formato al seminario islamico e ha acquisito le basi del diritto islamico. I media iraniani riferiscono che i feretri raggiungeranno domani la capitale Teheran. I funerali veri e propri, come ha annunciato ieri il vicepresidente della Repubblica Mohsen Mansouri, si terranno il 23 maggio a Mashhhad, la città natale di Raisi, nel nord-est del Paese. 'Le cause dello schianto saranno stabilite solo dopo l'inchiesta'     Solo dopo l'inchiesta in corso l'Iran potrà annunciare le cause dello schianto dell'elicottero in cui ha perso la vita il presidente Ebrahim Raisi, dicendo quindi se "è stato solo un incidente o qualcos'altro".     Lo ha detto l'ambasciatore iraniano a Mosca, Kazem Jalali, in un'intervista alla televisione di Stato ripresa dall'agenzia Tass. Il diplomatico ha aggiunto che i risultati saranno consegnati alla Guida, Ali Khamenei, e resi pubblici. Giro di vite contro chi insulta Risi online     Il procuratore generale iraniano Mohammad Kazem Movahhedi Azad ha ordinato un giro di vite nei confronti degli utenti online che pubblicano "insulti" contro il defunto presidente e altri morti nell'incidente in elicottero. Lo riporta la Bbc.     Azad ha iniziato a chiedere gli arresti poco dopo la conferma della morte del presidente Ebrahim Raisi. Mentre gli utenti pro-regime condividono messaggi di lutto sui social media, voci dissenzienti ricordano il ruolo di Raisi nell'esecuzione di migliaia di prigionieri politici negli anni '80 e nella violenta repressione delle proteste antigovernative: alcuni esprimono gioia per la sua morte.  Lavrov: 'Le sanzioni americane mettono a rischio la vita dei cittadini'      Imponendo sanzioni che impediscono la fornitura di pezzi di ricambio per aerei ed elicotteri, gli Usa mettono "deliberatamente" a rischio la vita dei cittadini di altri Paesi. Lo ha detto il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov in merito allo schianto dell'elicottero in cui è rimasto ucciso il presidente iraniano Ebrahim Raisi.     "Gli americani lo negano - ha osservato Lavrov, citato dall'agenzia Ria Novosti - ma i pezzi di ricambio per i velivoli in altri Paesi contro i quali vengono annunciate sanzioni non sono forniti". "In questo caso stiamo parlando di causare deliberatamente un danno a comuni cittadini che usano questi mezzi", ha aggiunto il ministro russo. Riproduzione riservata © Copyright ANSA [ad_2]
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alephsblog · 11 days
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“La pulizia etnica si è intensificata dopo l’invasione su larga scala cominciata il 24 febbraio del 2022, al punto che la maggior parte dei prigionieri politici in Crimea oggi è composta da tatari, i quali a volte sono colpevoli soltanto di essersi dipinti le unghie con i colori giallo e blu della bandiera ucraina oppure di aver indossato la vyshyvanka, il tradizionale vestito ucraino ricamato, e per questo vengono condannati a diciassette anni di galera sulla base di un articolo del codice penale russo che punisce chiunque getti discredito sull’esercito di Mosca.”
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theperfectpints · 19 days
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Il 5 maggio 1981 non è una data come tutte le altre. È quella data in cui il Coraggio incontrò l’Amore. Il 1981 è l’anno in cui i detenuti politici repubblicani lottarono per ottenere lo status di prigionieri politici tolto dal governo britannico. Rinchiusi nel carcere di Long Kesh, scelsero la via più coraggiosa, quella dello sciopero della fame. Bobby Sands, il ragazzo di Belfast, fu il primo ad iniziare la protesta, il 1° marzo 1981. Il digiuno fu organizzato singolarmente, a intervalli regolari, volto al riconoscimento delle cinque richieste: diritto di indossare i propri vestiti e non la divisa carceraria, diritto di non svolgere il lavoro carcerario, diritto di libera associazione con gli altri detenuti durante le ore d'aria, diritto di avere reintegrata la remissione di metà della pena, diritto di ricevere pacchi settimanali, posta e di poter usufruire delle attività ricreative. Il governo inglese guidato dall’inflessibile margaret thatcher non si piegò. La malvagia intransigenza del I° ministro britannico portò all’epilogo più tragico: la morte, il 5 maggio 1981, di Bobby Sands e successivamente di altri nove prigionieri politici irlandesi. Il murale che raffigura il volto sorridente di Bobby Sands è posto lungo Falls Road, a West Belfast. L’opera è stata realizzata nel 1998 e, nel corso degli anni, è stata oggetto di alcuni interventi di restauro. L’immagine iconica del volontario irlandese è diventata, nel tempo, anche un’attrazione per turisti e curiosi provenienti da tutto il mondo. Sands, un esempio straordinario di lotta contro l’oppressore. Grazie al suo spirito indomabile una guida per coloro che ancora oggi lottano per la giustizia e la libertà. Un ragazzo dal cuore d’oro. Un ragazzo come tanti, un ragazzo come pochi che ha sacrificato la sua Vita per Amore. 🇮🇪💚⛓️✊️
© Irish tales from Rome
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seminando-rebeldia · 27 days
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2 MAGGIO 1973: ASSATA SHAKUR
Assata Olugbala Shakur, pseudonimo di JoAnne Chesimard (nata JoAnne Deborah Byron) rivoluzionaria afroamericana ed ex membro del partito delle Pantere Nere, e del Black Liberation Army (BLA).
Assata fu anche madrina del rapper Tupac Shakur, figlio di un'altra attivista delle Pantere Nere, Afeni Shakur.
Arrestata per diverse accuse, tra cui l'uccisione di un agente della polizia, avvenuta nel 1973, evase nel 1979. Ottenne asilo politico nel 1984 a Cuba, dove attualmente vive.
Il 2 maggio 1973 Sundiata Acoli, Assata Shakur e Zayd Shakur, membri del Black Liberation Army, BLA, furono fermati in un'autostrada del New Jersey dai poliziotti statali, in teoria per guida con un fanale posteriore rotto, in pratica solo perché neri.
Secondo la versione della polizia, gli occupanti dell'auto aprirono il fuoco sui poliziotti e ne seguì una sparatoria, durante la quale Zayd Shakur e uno dei poliziotti vennero uccisi e #AssataShakur rimase ferita.
Catturata dopo la fuga la Shakur sostenne di essere stata picchiata e seviziata durante la sua incarcerazione in diverse prigioni federali e statali.
Nel 1977 Shakur fu giudicata colpevole dell'omicidio sia del poliziotto che del suo compagno Zayd Shakur, per la sua partecipazione alla sparatoria, malgrado le prove fornite dalla difesa tese a dimostrare che non avrebbe potuto fisicamente impugnare un'arma durante i fatti.
La giuria era composta unicamente da bianchi, cosa considerata illegale, e la condannò all'ergastolo e contemporaneamente a 33 anni di reclusione.
Il gruppo vicino alle Pantere Nere, l'Organizzazione “19 maggio”, di cui faceva parte anche SilviaBaraldini, si batteva per la libertà dei prigionieri politici, protestando contro le condizioni di isolamento in cui era stata confinata Assata, in un carcere maschile e in una cella senza luce naturale.
Nel 1979 la “19 maggio”insieme ai membri del Black Liberation Army, braccio armato delle #BlackPanthers, la fanno fuggire con un'azione armata.
Per questa azione furono ritenuti colpevoli e condannati il fratello Mutulu Shakur e Silvia Baraldini, riconosciuti come membri del commando. Assata ha vissuto come fuggitiva per parecchi anni successivi.
Nel 1984 infine Assata Shakur fuggì a Cuba dove Fidel Castro le concesse asilo politico.
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