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killiandestroy · 1 year
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odio con tutto il mio cuore dover scrivere inutili tesine per esami che, a porterli dare orali, mi prenderebbero massimo un paio di settimane di studio
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avereunsogno-62 · 5 months
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Lo sapevate che... l’opera più famosa di Vincent Van Gogh, La notte stellata, venne dipinta dalla finestra del manicomio di Saint Paul de Mausole, dove il pittore venne ricoverato dopo essersi amputato l’orecchio in seguito a una lite con il pittore Paul Gauguin.
I pazienti di un manicomio nel
XIX secolo venivano storditi col bromuro, con purghe e salassi, le normali cure contro la “follia” o venivano appesi al soffitto in delle arcaiche camicie di forza, al fine di placare i loro “eccessi”. Ma in quest’ambiente terrificante e degradante Van Gogh dipinse alcuni dei suoi quadri più belli. Venne preso da un vero e proprio furore creativo e continuamente chiedeva al fratello Theo di inviargli materiale per dipingere, pennelli e colori. Con la forza della propria immaginazione riusciva a rielaborare la misera realtà che percepiva con i suoi occhi in qualcosa di sublime, d’infinito, d’immortale.
“Cosa sono io agli occhi della gran parte della gente? Una nullità, un uomo eccentrico o sgradevole – qualcuno che non ha posizione sociale né potrà averne mai una; in breve, l’infimo degli infimi. Ebbene, anche se ciò fosse vero, vorrei sempre che le mie opere mostrassero cosa c’è nel cuore di questo eccentrico, di questo nessuno.”
Quando tentò di avvelenarsi inghiottendo colori a tempera e bevendo il cherosene delle lampade, fu segregato in una stanza spoglia e minuscola, priva di mobilia, ma continuò lo stesso a dipingere. L’arte per Van Gogh era una forma di resistenza, di sopravvivenza, un modo per svelare i misteri della natura e dell’anima. Pochi artisti sono riusciti ad esprimere i dolori e le sofferenze della propria vita con la stessa intensità di Van Gogh. La luce e i colori nei suoi quadri sono o accecanti o tenebrosi, un’esplosione di vita colta con la finissima sensibilità che gli era propria.
Da Professor X
Notte stellata
Olio su tela
73.0 x 92.0 cm.
Saint-Rémy: Giugno, 1889
New York: The Museum of Modern Art
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diceriadelluntore · 1 year
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Storia Di Musica #293 - The Waterboys, Fisherman's Blues, 1988
And I am the Water Boy\The real game’s not over here. Nel 1973 Lou Reed pubblica Berlin, album seminale, oscuro, profondissimo e nella canzone The Kids compare il verso che ho appena scritto. Sarà lo spirito scozzese, così abituato alla poetica e selvaggia bellezza di quella terra, ma come per la vicenda dei Deacon Blue quel verso diviene una scheggia di passione che colpisce lo spirito di un giovane ragazzo di Edimburgo, che si appassiona alla musica. La capitale scozzese è tutt’altra città rispetto a Glasgow e ha dei particolari piuttosto noti a noi, dato che è attraversata da un fiume (anzi sorge all'insenatura (firth) creata dall'estuario del fiume Forth) e si sviluppa su sette colli (Arthur’s Seat, Calton Hill, Castle Rock, Corstorphine Hill, BVarids Hill, Blackford Hill, Craiglockhart Hill). Mike Scott è un poeta e cantante di Edimburgo, che per un po’ di tempo vive a Ayr, sulla costa occidentale della Scozia. Nel 1977 fonda una fanzine, una rivista autoprodotta dedicata ai propri idoli musicali, e il titolo, Jungleland, porta subito a pensare a Springsteen, Dylan, l’astro nascente in quegli anni Patti Smith. Istrionico, fonda un gruppo, gli Another Pretty Face e una etichetta discografica, la Chicken Jazz, che subito viene acquistata dalla Virgin di Richard Branson, che vedrà in questo ragazzo del potenziale altissimo, e non sbaglierà, dato che Scott sarà personaggio dai complessi risvolti e una delle figure più interessanti del panorama musicale degli anni ’80. Dopo varie esperienze, tra cui delle serate con Lenny Kane a New York, torna in Inghilterra e decide che chiamerà il suo gruppo The Waterboys proprio in omaggio alla canzone di Lou Reed.
Eppure musicalmente ci sono delle profonde differenze rispetto a quel disco mitico: Scott è affascinato da una certa idea di folk con contaminazioni rock, già fatta da gruppi leggendari come i Fairport Convention di Richard Thompson negli anni ' 60 e ’70. Il primo nucleo dei The Waterboys era composto dal sassofonista Anthony Thistlethwaite, Norman Rodger al basso, Karl Wallinger alle tastiere, Preston Heyman alla batteria oltre a Scott che suona la chitarra, il mandolino e altri strumenti. Con questa formazione si presentano ad una famosa Peel Session nel 1983 alla BBC, dove suonano il loro primo successo, A Girl Called Johnny, brano tributo a Patti Smith che entrerà a far parte nel luglio dello stesso anno di The Waterboys: già c’è la miscela interessantissima di musica in bilico tra folk e rock, equidistante da Van Morrison e dal rock epico post new wave. Più rock è A Pagan Place, del 1984, famoso per un brano, Church Not Made With Hands. Scott è ancora alle prese con una sua definizione di musica, anzi di una “big music”, che si leghi sia alla tradizione, ma che abbia un tocco personale unico e distintivo. Si ritira ai Park Gates Studio di Hastings, celebre luogo di una battaglia, ed inizia a pensare alla sua visione della musica, che parte sempre dal misticismo caledonico di Van Morrison ma stavolta vira con decisione verse le tinte fosche dei Velvet Underground, fino alla musica minimale (Scott dichiarerà di essersi ispirato a Steve Reich). This Is The Sea (1985) seppur con brani registrati in presa diretta, è un sottile gioco di strumenti e voci sovrapposte, in una rielaborazione in chiave celtica del wall of sound spectoresco, con l’aggiunta di testi profondissimi, che affascinarono un’intera generazione di musicisti. Il risultato è splendido. Ma Scott è tipo lunatico e quando sembra sul punto di spiccare definitivamente il volo, si prende una nuova lunga pausa dove, spostandosi a Dublino, inizia a rielaborare i suoi capisaldi. Si tuffa nella musica popolare e tradizionale di Scozia e Irlanda, e con l’aiuto di nuovi innesti, centrale quello di Steve Wickham al violino, nel 1988 pubblica il capolavoro atteso, uno dei dischi più belli degli anni 80.
Fisherman’s Blues è un album folk, ma che dalla tradizione si muove con estrema eleganza verso sonorità fresche, nuove, in un connubio che solo la genialità di Scott poteva costruire. L’apertura con la title track già da sola è euforia e classe, come la lunga e ipnotica We Will Not Be Lovers, tutta giocata su un riff di violini (canzone iconica). Le onde dell’oceano, le colline verdi, i muretti di pietra a delimitare i pascoli, i colori selvaggi e accesi sono sempre lì, tra una strepitosa cover di Sweet Thing di Van Morrison (da Astral Week) e addirittura il folk politico di This Land Is Your Land di Woody Guthrie. La musica da pub irlandese esplode nella stupenda And A Bag On The Ear (che è l’equivalente irlandese per un bacio sulla guancia italiano) che parla di un amore nato sui banchi di scuola. E come non adorare il sottile andare di When Will We Be Married. Se non si è ancora sazi di colline verdi smeraldo, atmosfere con l’odore tostato di birra stout, dell’affumicato di un single malt torbato e di semi di lino da sgranocchiare, c’è il colpo di grazia: un duetto tra Scott e Tomás Mac Eoin, uno dei più famosi cantanti di Sean-nós, che è un particolare stile di canto gaelico irlandese, che recitano e cantano William Butler Yeats nella indimenticabile The Stolen Child. Scott registrò così tanto materiale che solo nel 2006 ripubblicò l’album con la sua intera idea, che comprendeva ancora cover di Dylan, traditional e altre piccole meraviglie (tipo Let Me Feel Holy Again o l’altrettanto strepitosa You In The Sky). Scott, chiamato da attese spasmodiche, ritornò con lo stesso stile musicale nel 1990 con Room To Roam, che nei piani del cantante, risponde appieno all'attuale percorso musicale, che in onore al traditional The Raggle Taggle Gypsy Scott definisce raggle taggle music. Poi, inaspettatamente, virò verso un suono quasi hard rock (Dream Harder, nome omen, del 1993). E dopo una virata così inaspettata, ecco che, nella sua migliore tradizione personale, scioglie il gruppo e si prende l’ennesima e stavolta davvero lunghissima pausa, un decennio fino al 2000 quando ritorna a scrivere insieme ad altri musicisti nuovi capitoli di una saga nata 20 anni prima. Un geniale lunatico.
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ross-nekochan · 1 year
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L'ho sempre saputo, ma ora lo dico chiaro e forte: l'estate mi fa proprio schifo.
Quando ero a casa è sempre stata una frenesia di voler fare cose: uscire fuori, andare a maschi come non ho mai fatto né ho mai saputo fare.
Qui è tristezza perché mi manca l'estate italiana: voglio mangiare le mie pesche, l'anguria, i pomodori freschi, le zucchine. Farmi le freselle con una frangrata di pomodori e tonno, mangiare il gelato buono e fare le 3 o le 4 di notte come tutte le estati.
E invece non ho mangiato una sola pesca, né una sola zucchina. Se ho mangiato il resto è perché me l'hanno offerto. Spendere 5/10€ per DUE sole pesche è una cosa che non riesco a rielaborare. Sgrido l'amico indiano ogni giorno perché per ogni cosa dice che è caro e che in India costa poco e che deve rivalutare le cose in base a questa società e poi non riesco ad accettare e a comprare la frutta e la verdura perché nel mio cervello o costano niente oppure non valgono la pena.
E me ne sbatto il cazzo che lo yen si sta svalutando e che 400¥ valgono in realtà 2,50€ perché per me che sto qua con lo stipendio di qua 400¥ nel cervello sono 4€, così come 1000¥ sono circa 10€ e così via. Vaffanculo all'economia che mi ha sempre fatto schifo.
E andate a fanculo pure voi italiani che mi avete rotto il cazzo tutto Luglio con voi il caldo e il cambiamento climatico perchè mezza Italia è andata a fuoco ma ora che da voi si sta freschi e vi siete messi con le pacche nell'acqua non c'è più NESSUNO che si lamenta del caldo. Vi lamentate sempre ma avete sempre tutto.
Invece noi qui a schiattare, boccheggiando come fossimo pesci fuori dall'acqua, senza mare, senza frutta, senza verdura, senza gelato buono e senza manco il diritto di poterci lamentare perché alla fine lo abbiamo deciso noi di venire qua blablabla. Andate a fanculo.
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arreton · 7 months
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Essere tornata a casa mi sta aiutando a fare i conti con alcune parti del mio passato: mi tornano in mente alcuni episodi e da lì inizio a rielaborare vecchi pensieri che facevo. Capisco meglio allora alcune vecchie situazioni, me le racconto diversamente o mi do una spiegazione a determinate conseguenze. Oggi in particolare ripensavo a quanto il mio inconscio sia stato comunque parecchio ribelle, nonostante di me tutto si può dire tranne che sono una ribelle. Lo sforzo per emanciparmi da questo contesto socio-culturale è stato veramente grande e per una perennemente terrorizzata la fatica forse è stata pure doppia. Leggo allora questa frase: "titanici sforzi di emancipazione che devono essergli sembrati il presagio di una catastrofe o addirittura una vera e propria morte psicologica" e penso che esprime perfettamente come mi sono sentita per tutti questi anni. In particolare mi viene in mente un episodio che mi vede ragazzina, a letto che piango silenziosamente ma disperatamente, terrorizzata dal pensiero che "sono cresciuta".
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precisazioni · 8 months
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sto approfittando di questo periodo di stasi lavorativa per fare cose per cui normalmente avrei impiegato mesi. prima di tutto, la già citata digitalizzazione dei vinili: è un'operazione che richiede molto tempo, che necessita di un riascolto per verificare che sia tutto in ordine e che, una volta terminata questa fase, vedrà quella successiva in una piccola opera di restauro digitale. poi il podcast: oggi esce l'ottava puntata della serie che curo per una webradio milanese, dove porto dei set tra ambient e generi affini con sopra alcuni speeches sulla crisi climatica; ma soprattutto, mi hanno proposto di fare uscire del materiale mio per un'altra serie podcast, questa volta con materiale totalmente inedito: ho dunque passato gli ultimi giorni a editare, sistemare, rielaborare materiale che avevo registrato gli anni scorsi con sintetizzatori e computer, ed ecco che finalmente ad aprile verrà pubblicato il mio primo lavoro che conterrà solamente materiale da me realizzato. ho anche aperto bandcamp e pubblicato il live che ho portato lo scorso anno in un circolo culturale, senza contare che sto continuando a esercitarmi per il dj set cui mi hanno invitato a suonare il prossimo mese. questa è la prima volta dove inizio a fare qualcosa di concreto, dopo aver passato gli ultimi quindici anni tra insicurezze, depressione, attacchi di panico, autostima inesistente, incapacità di espormi in alcun modo. mi sembra di avere fatto passi da gigante
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tuttalamiavitarb · 1 year
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Pensiero della sera
La cosa bella di andare in vacanza quando non c è nessuno, è appunto quella che nessuno ti rompe i coglioni.
Immaginate poi di andare in posto dove già di suo non c è nessuno😬, il Montenegro, tipo la Bosnia, oppure le montagne della Slovacchia, al confine con la Polonia.
Ecco, in quei paesi mediamente non hanno mai visto un italiano, sanno che siamo un popolo di cazzoni, quasi in Africa con la mafia e la pasta, e poco altro.
Ma non parlano italiano
E quelli con più di 40 anni non parlano inglese, perché alle elementari gli hanno insegnato che quelli che lo parlano sono cattivi, e non è che puoi rielaborare un regime.
Non parlano francese, perché i francesi stanno sul cazzo a tutti.
Parlerebbero tedesco, un po' , ma il tedesco sta sul cazzo a me.
Quindi capita che chiedendo indicazioni a gesti, e disegni, tu non ti capisca, e ciò ti porti fuori rotta di. Un po.
Poi disperati troviamo rudere di una casae ci fermiamo un po' a riposare.
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fallimentiquotidiani · 2 months
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Ma non confondiamo l'essere toste con l'essere stronze. Quelle stronze hanno sofferto senza rielaborare il dolore nella vita
Sì esatto, quelle toste hanno il mio rispetto, quelle stronze il mio vaffanculo
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susieporta · 6 months
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Gli effetti del poli trauma o del poli abuso come dicevo, possono essere i più disparati.
Diciamo che :
La persona traumatizzata ha difficoltà ad investire sull’ ambiente esterno che è costantemente percepito come minaccioso, persecutorio, pericoloso.
L’ energia interna- Freud la chiama Libido- rimane gravemente bloccata senza poter essere investita sul fuori, sull’ambiente esterno.
Ecco da dove nascono tutti i dolori, i sintomi che vagano, si spostano come se dentro aveste un blob che si muove facendovi male.
Detto questo sappiate che so per certo che il dolore è reale
Il malessere è reale
E a lungo andare ci si può ammalare anche seriamente se non si da qualcosa.
Vi elenco quindi alcuni provvedimenti salutari da prendere nel caso vi riconosciate nelle PPT ( persone poli traumatizzate)
- evitare assolutamente lavori usuranti o stressanti soprattutto se relazionali
- Ridurre le ore di lavoro ( si può fare, io l’ ho fatto)
- Praticare molto sport
- Concedersi massaggi che aumentano il livello di ossitocina che contrasta il cortisolo
- Ritagliarsi spazi propri anche se avete mariti / mogli e figli e rispettarli
- Il silenzio è FONDAMENTALE, se potete andatevene in campagna
- Alimentazione priva di qualsiasi stimolante
- Psicoterapia o percorsi di crescita personali
- Imparare a rispettare i propri limiti e comunicarli ai propri amici e parenti stretti ( se ci tenete al rapporto ovviamente)
- Prendersi del tempo per RIELABORARE gli eventi significativi ( rotture, cambiamenti, traslochi, viaggi, nuove relazioni)
- Lavorare sulla respirazione soprattutto emettendo lunghe ESPIRAzioni
- Imparare ad ascoltarsi e a dire NO
- Ma soprattutto creare un ambiente di vita calmo, rilassante e armonico evitando di ricreare l’humus familiare.
- Ultimo ma non meno importante: siete dei sopravvissuti. Non tutto vi capiranno. Non sono tenuti a farlo. Solo voi sapete come siete arrivati fino a qui, quindi non esitate ad essere un tantino egoisti se qualcuno pretende che facciate finta di nulla. NON dovete!
_ClaudiaCrispolti
24 Marzo lavoro sul trauma psico fisico emotivo,
Ultimi posti.
13/19:30 dal vivo a Perugia
MetodØZero Experience
Staff di professionisti della salute.
Pratiche individuali
Di coppia e di gruppo
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Con me e Omar Montecchiani
E lo staff MetodØZero
Prenotazione obbligatoria 320 259 9693
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mccek · 2 years
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Il cervello entra in azione per legittima difesa.
Riesce a razionalizzare, rielaborare, eventi che altrimenti sarebbero insopportabili.
Rimane l'emotività da gestire, la parte più nobile dell'anima.
Non temerla, lasciala defluire e fluire, come fosse un'onda del mare.
Rigurgita il tuo dolore, grida la tua impotenza, davanti alle circostanze, non dipendono da te, sono imprevedibili, quindi non controllabili.
Non giudicarti, non vergognarti, sii indulgente con te stesso.
Libera la vulnerabilità, essa, risiede in ognuno di noi, ciò non significa sintomo di debolezza.
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artemisia00 · 2 years
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Fortificazione
Quanto è vero, un uomo che soffre è l'essere più potente che ci sia, ma, se siamo capaci di rielaborare l'assenza e trasformarla in qualcosa di positivo possono nascere grandi cose come gesti e passioni. Bisogna capire che il dolore non è come dicono gli altri che passa con il tempo perché esso è come uno spillo indelebile sulla pelle che ogni tanto punge e riapre la cicatrice facendo tornare alla mente i ricordi, le emozioni e le canzoni vissute. Dopo essere stati capaci di accettare, solo all'ora il cielo diventerà un grande alleato con cui combattere la nostalgia di alcuni giorni e la mancanza ti fa sentire più vicino all'altro ad ogni stella che guardi.
_Artemisia
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Omosintattico🔤📖
La nostra amica Eletta Senso ha proposto questa settimana un gioco nuovo, chiamato OMOSINTATTICO, che potete trovare qui. Si tratta di rielaborare un testo mantenendone la sequenza degli elementi grammaticali (nome, verbo, articolo, aggettivo, ecc) , e prendendo spunto da incipit famosi. Io ho scelto l’inizio di “Anna Karenina” di Lev Tolstoj: “Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni…
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scienza-magia · 3 months
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Honjok è il metodo coreano per trovare la felicità
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La solitudine può diventare "un'occasione per liberarci, cambiare e creare opportunità" dalla Corea del Sud arriva l'honkjok, ovvero l'arte dello stare bene con se stessi. Un fenomeno che capito potrebbe portarci a rielaborare l concetto di felicità. L’Honjok è un movimento culturale nato in Corea del Sud che celebra l’individualità e il tempo trascorso da soli. Il termine deriva dalla fusione delle parole coreane “hon” (solo) e “jok” (tribù), e letteralmente significa “una tribù fatta di una sola persona”. Secondo questa filosofia, svolgere attività da soli, come mangiare, fare sport, cantare o viaggiare, è considerato un atto liberatorio che permette di conoscersi meglio, sviluppare il proprio potenziale e aumentare la felicità. L’Honjok non è contrario allo stare in gruppo o fare comunità, ma propone modi diversi per farlo. Ad esempio, nascondersi dagli sguardi altrui (chiamati “gaze rape”) è un valore per gli honjok, poiché evita la vergogna e il giudizio associati a comportamenti considerati inadeguati dalla società tradizionalista coreana. Contesto socio economico Nel contesto socio economico attuale gioca a un ruolo cruciale per plasmare le relazioni interpersonali tra i giovani. La crescente competizione per posti di lavoro limitati hanno creato un ambiente di elevata pressione. Questo non solo impatta negativamente sul benessere psicologico dei giovani, ma ne modifica anche i comportamenti sociali. Stress e relazioni interpersonall Le relazioni umane, sebbene siano una fonte potenziale di supporto emotivo. possono anche rappresentare una fonte di stress, soprattutto quando si è già sotto pressione. Mantenere relazioni interpersonali richiede tempo, energia e risorse emotive, che molti giovani ritengono di non potersi permettere a causa delle loro circostanze attuali. La ricerca di privacy e autonomia In risposta a queste pressioni molti giovani optano per una maggiore privacy ed autonomia, evitando interazioni sociali non necessarie. Questo comportamento è indicativo di una strategia di copyng volta a minimizzare ulteriori fonti di stress. L'isolamento sociale, non è solo una conseguenza passiva delle difficoltà economiche e lavorative, ma anche una scelta attiva per preservare il proprio benessere mentale. Implicazioni per la società Questo fenomeno ha implicazioni significative per la società. La riduzione delle interazioni sociali può portare a una diminuzione del capitale sociale e della coesione comunitaria. inoltre il ritiro sociale dei giovani può influenzare negativamente la loro crescita personale e professionale, limitando le opportunità di networking e supporto sociale. È interessante notare come la solitudine possa essere vista come un’opportunità per la crescita personale e la creazione di nuove opportunità. L’idea di preservare la propria autonomia e privacy attraverso l’isolamento sociale è un aspetto importante da considerare, specialmente in un mondo sempre più connesso. L’Honjok offre una prospettiva unica sulla felicità e sulla relazione con se stessi. La ricerca di un equilibrio tra interazioni sociali e momenti di solitudine è fondamentale per il benessere individuale. Nel contesto attuale, dove la pressione economica e sociale può essere opprimente, trovare modi per coltivare la propria felicità personale è essenziale. Read the full article
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multiverseofseries · 4 months
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Damsel: un vibrante e coinvolgente survival movie
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Non è facile costruire un film fantasy coinvolgente quanto originale nella sua generale concezione e che non rinunci alle sfumature dark. Eppure Damsel di Juan Carlos Fresnadillo, riesce con i suoi pochi elementi, tutti al posto giusto, ad risultare un film apprezzabile a chi piace questo genere.
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Damsel: Millie Bobby Brown in una sequenza
Se Damsel è un grande colpo distributivo di Netflix (ed è probabilmente il miglior fantasy originale che trovate in piattaforma), la sfida è stata importante: riuscire a reggere la tensione, mantenendo costantemente alta l'attenzione degli spettatori. La chiave del successo di un film in streaming, infatti, risiede proprio nella sua capacità di non cedere, viaggiando verticalmente, giocando sulla tensione stessa, e sul costante stimolo. Poi, chiaro, ogni titolo dovrebbe essere a prova di "distrazione", ciononostante Damsel dimostra che le idee, se ben connesse, sono fondamentali per catturare il pubblico.
Damsel, la trama: un drago e l'archetipo del fantasy che viene ribaltato
A proposito di cattura, Damsel, che si rifà all'immaginario della letteratura e del cinema fantasy, gioca su tre elementi altamente caratterizzanti per il genere: una damigella in pericolo (che si salverà da sola), un drago, un intricato piano di coorte, per una backstory funzionale e nevralgica. Scritto da Dan Mazeau (già autore di Fast X!), Damsel ruota attorno alla principessa Elodie (Millie Bobby Brown), che dopo aver sposato il principe Henry (Nick Robinson), si ritrova al centro di un'oscura trama: la famiglia del neo-sposo, infatti, l'ha sacrifica per ripagare un antico debito. Come? Gettandola in una caverna, nel quale si trova un gigantesco drago.
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Damsel: sul set del film con Juan Carlos Fresnadillo e Millie Bobby Brown
Per Elodie, inizia allora una vera e propria corsa alla sopravvivenza, scoprendo però che dietro il debito si nasconde un gesto ignobile e meschino. Ed è nella caverna, e nelle scelte di Elodie, che il ruolo tipico della damigella da salvare viene totalmente ribaltato, definendo un'eroina archetipa nella sua crescita, tra coraggio, individualità, emancipazione. Da qui, Damsel si accende (letteralmente) prendendo la strada di un'avventura da romanzo, risultando contemporanea nell'esplorazione del racconto, per rielaborare in chiave pop l'ossessione (purtroppo senza tempo) per il potere e per il dominio.
Un film vibrante, di qualità e di coinvolgimento
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Damsel: Ray Winston e Angela Bassett
Un survival movie atipico, Damsel, ma anche un romanzo di formazione disfunzionale: Juan Carlos Fresnadillo è bravo a sovrapporre la figura di Elodie alla figura del drago (una presenza eccezionale, anche nella resa estetica), in un percorso narrativo in costante crescita, nel quale i punti di riferimento, via via, cambiano le prospettive della storia. Un lavoro di racconto, ma anche di tecnica: il regista spagnolo sfrutta al meglio la potenza della scenografia, dandole vita grazie allo score epico del compositore David Fleming. Una tridimensionalità costante, che avvolge la moltitudine di tonalità utilizzate dal bravo Fresnadillo, senza rinunciare ad un sommesso grado di inquieto turbamento, generando spettacolarità, sostanza, emozione.
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Damsel: Millie Bobby Brown con la spada pronta all'attacco
E se ci siamo divertiti nell'affrontare il drago (almeno inizialmente), al fianco di Millie Bobby Brown (ma nel cast ci sono anche Angela Bassett, Robin Wright, Ray Winstone), ci siamo divertiti anche nel rintracciare le diverse references presenti in Damsel. Chiaro, dopo Il trono di spade, ogni drago, ha una seconda chiave di lettura (e infatti qui il significato è fondamentale), ma in Damsel si ammicca direttamente anche a Il signore degli anelli e, pensate un po', si ammicca pure a Die Hard - Trappola di cristallo, sia per il modo in cui viene concepito lo spazio scenico (prima stretto, poi largo e viceversa), sia per come viene allungata l'adrenalina e l'azione. Riferimenti diretti, come ha spiegato lo stesso Fresnadillo, per un'esperienza vibrante, avvincente e di alta qualità.
Conclusioni
Un film fantasy che ribalta gli archetipi, pur non sfruttandoli al massimo: ecco Damsel con Millie Bobby Brown, un survival movie che diventa coming-of-age, nell'esaltazione di una messa in scena coinvolgente ed immersiva, appoggiandosi tanto alla sceneggiatura, ben scritta, quanto alla cornice generale. Menzione speciale per il drago, figura essenziale e dal design decisamente notevole.
👍
L'evoluzione della storia.
Il comparto tecnico.
Il design del drago.
Le citazioni.
👎🏻
Una lettura facile, ma non per questo banale.
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oceanidiparolevuote · 4 months
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In questi momenti mi chiedo fino a quando il mio corpo durerà.
Manco fossi al fronte a combattere e a vedere corpi dilaniati.
Come cazzo funziona il mio cervello per rielaborare gli impulsi esterni così? E il mio corpo?
Giuro che odio me stessa per sentirmi così, ma porca puttana se non mi sveglio sentendomi di morire. Che poi spero che la morte non sia così, cioé Gesù me la merito un po' di pace almeno in quel momento, no?
Completamente fuori di testa, che qualcuno mi aiuti a spegnere sta cazzo di testa.
La cosa più folle è che tra qualche settimana se non qualche giorno sarò lì a ridere per stronzate, a credere davvero che ci sia speranza. Lei continua a dire che non ho nessun disturbo psichiatrico, ma secondo me qualcosa di marcio c'è. Un malfunzionamento. Qualsiasi cosa giusto per dire 'vabbè non so pazza, so solo bipolare'.
A quanto pare sono i traumi. La risposta a tutto. E io che cazzo me ne faccio dei traumi se non mi hanno lasciato che pezzi da aggiustare?
Alzo la bandiera bianca, dottorè, m'agg sfastriat.
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brunomindcast · 4 months
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