Tumgik
#rimprovero
lospalatoredinuvole · 2 years
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Diamo troppo peso agli errori.
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omarfor-orchestra · 4 months
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Ci pensate che Filippo Ferrari usa i bambi eyes come arma
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kon-igi · 6 months
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LA FESTA DEL PAPÀ È DIVISIVA
Ma oramai non credo che esistano argomenti di condivisione comune sui quali poter fare affermazioni nette e aspettarsi che tutti siano d'accordo.
Il cielo è blu? Ma va'... il cielo è celeste! No, guarda che è nero ed è un fenomeno di rifrazione dei raggi solari sull'atmosfera. Ti sbagli, è giallo! Sì, però togliti quel sacchetto dell'Esselunga dalla testa. Basta! Il cielo è marrone con radici che penzolano. Zitto tu che sei morto!
La scelta del giorno della festa del papà, poi, coincide con quel santo del calendario che credo abbia avuto il peggiore martirio fra tutti, cornuto, mazziato e ringrazia pure. Cioè, come papà sfigato il primo posto se lo prende di sicuro Darth Vader ma perlomeno aveva una spada laser e il suo arco di redenzione è stato più appassionante.
Insomma, la festa del papà è divisiva per due ragioni, una sociale e l'altra personale.
Da una parte, è una ghiotta occasione perché alcuni frignino che non esistono più i papà di una volta, tutti pipa e cinghiate, e che anzi, se andiamo avanti così non esisterano più nemmeno gli uomini, dall'altra è che al netto di tutto, i padri molte volte più che festeggiati spesso vanno perdonati.
Adesso come adesso, i papà sul mercato sono figli o nipoti del patriarcato, nel senso che difficilmente non avranno assorbito per osmosi familiare e sociale l'idea di quello che deve essere il ruolo di un genitore maschio all'interno della famiglia.
In sintesi il pater familias.
[maledetto genitivo ellenico ma sono cose mie]
Quando io e la mia compagna dobbiamo fare cose importanti che implichini decisioni tecniche, burocratiche, meccaniche, matematiche o notarili, il mio gesto preferito è questo
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perché tutte le volte il venditore di auto parla rivolgendosi a me che distinguo le macchine solo per il colore, l'avvocato quando io risolverei tutto con il trial by combat e la commercialista dove io opterei per il baratto.
Io sarei il pater familias, quindi automaticamente il detentore delle decisioni familiari e è invece è la mia compagna quella che prende le migliori, senza spargimenti di sangue o una pila di conchiglie che l'enel non accetta come forma di pagamento.
Sì, vabbè... non sa accendere la motosega o da che parte si impugna un coltello da lanciare e se proprio dobbiamo dirla tutta non riesce neanche ad accendere il fuoco nel camino (cosa che le rimprovero sempre ricordandole che erano le vestali ad accudire il Fuoco Sacro del focolare domestico). Poi però c'è quell'altra che disegna tubi e motori idraulici usando termini strani tipo 'valvola di massima' o 'dislocamento positivo' e quell'altra ancora che snocciola a memoria le caratteristiche di ogni macchina o moto e parla per due ore di maderizzazione e di vendemmia in neve carbonica.
Questo per dire che i ruoli sono solo ruoli ed è solo questione di abitudine... le abitudini cambiano e ci si abitua al nuovo.
Quindi buona festa a quella persona alla quale dovrebbe essere solo chiesto, dopo la fornitura di migliaia di gameti scodinzolanti, di amare in modo vasto e profondo chi non ha mai chiesto di essere portato su questa spaventosa e bella terra, ricordando che amore non è mai possesso, conferma od orgoglio.
L'amore per i propri figli è essere partecipe della gioia che abbiamo insegnato loro a conquistarsi da soli.
E per concludere, si può essere padre amorevole pure senza aver mai partecipato con un singolo spermatozoo.
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elperegrinodedios · 3 months
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Riflessioni e pensieri del pellegrino in cammino.
📷 Desde el camino aragonès y francès
Io sono il buon pastore, il buon pastore depone la sua vita per le pecore. (Gv. 10:11)
Io sono il buon pastore e conosco le mie pecore e le mie conoscono me. (Gv. 10:14)
===
Nelle vecchie usanze degli antichi pastori, vi era questo metodo d'insegnamento per la pecorella smarrita che altro non era che una correzione di facile comprensione per l'animale, che capiva in seguito e solo dopo essere stata coccolata tra le braccia del pastore che quel gesto non era stato un rimprovero, bensì una riprensione fatta con e in amore affinchè potesse ricordarla sempre per non sbagliare più. Quella pecorella, nel tempo si sarebbe dimenticata di quel momentaneo breve istante di dolore ma si sarebbe sempre ricordata di tutto quell'amore ricevuto dal pastore e non si sarebbe più allontanata da lui.
Credo dunque sia assai facile l'interpretazione di tale evento e capirne il significato. È accaduto a me in un paio di occasioni di ricevere questa sua riprensione facendomi vedere con amore, come stavo per perdermi, tra le sollecitudini di questo mondo in mano al nemico e stavo per entrare in quella porta larga, che porta poi alla perdizione.
Riprensione con amore, mi ha rotto la zampina e preso in braccio mi ha ricondotto all'ovile. Ha poi organizzato una grande festa in mio onore dopo che, dall'alto della sua misericordia e amore, già mi aveva perdonato, e ricoperto di benedizioni. E si, proprio come la parabola del figliol prodigo.
lan ✍️
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Vittorio è un ragazzo Napoletano che confessa in una lettera la propria omosessualità al papà. La risposta è spettacolare! Leggete! ❤️
"Caro papà perdonami, sono gay.
Non so bene quando è cominciato, forse alle elementari. Forse alle superiori, quando solo guardando gli occhi di un compagno di classe mi batteva il cuore.
Mi dispiace perché la storia con Gianna non andava bene, le volevo bene, questo è certo, siamo stati insieme 3 anni, ma c'era sempre qualcosa che tra di noi non andava.
Mi dispiace perché spesso commentavi le Veline di Striscia la Notizia e io non ti andavo dietro con le battute, MA NON LO SAPEVO ANCORA.
Per fortuna siamo Napoletani, e ho vissuto questo periodo di accettazione con una popolazione speciale. Per fortuna siamo Napoletani, e abbiamo nel DNA l'amore per il prossimo, quello che ho trovato nelle persone che come me cercavano di capire.
Sono ormai 5 anni che vivo da solo, perché mi sentivo DIVERSO.
A soli 19 anni ho voluto scappare da quel nucleo familiare PERFETTO, e forse è stato quello a spingermi ad andare via... forse ero io a RENDERLO IMPERFETTO, non volevo rovinare il tuo immenso lavoro di padre e capofamiglia.
Ora mi ritrovo in una casa da SOLO a 24 anni, CON LA CONSAPEVOLEZZA di essere gay .
Per fortuna siamo Napoletani, dove non mi sono mai sentito solo e mai sentito DISPREZZATO da nessuno. Non so come sarebbe andata a finire in una altra citta'.
CARO papà mi manchi tanto, POSSO TORNARE A CASA ? questa volta da Gay...
Vittorio"
"Caro Vittorio.
Mi dispiace ma allora si STUNZ... ( in modo affettivo )
Io e tua mamma avevamo già intuito i tuoi gusti sessuali da bambino, quando non ti interessava giocare con i compagni ai famosi soldatini, ma collezionavi migliaia di riviste per adolescenti.
Perdonami, forse avrei dovuto dirtelo prima, in modo che evitavi questo inutile IMBARAZZO, ma ho sempre ritenuto che siano stati "CAZZI tuoi" (scusa la battuta, pero' è simpatica ja' , ejaa').
Visto che siamo Napoletani, e per fortuna che siamo Napoletani, la nostra storia ci ha sempre insegnato che solo aprendo la mente e non creando muri c'è la possibilità di SALVARSI, di SOPRAVVIVERE.
Mi sei sempre mancato dal primo giorno, sei mio figlio e CASTANO, BIONDO O GAY per me non fa differenza.
È solo un gusto, a me ad esempio piacciono le cozze, a te forse piaceranno i CANNOLICCHI (scusa ja' è n'altra battuta, uammamia non si puo' pazziare qua, e che è?)
Grazie a DIO siamo Napoletani.
Da genitore devo farti un rimprovero.
Non azzardarti mai, e poi mai di ritenermi cosi stupido...
La tua stanza è pronta, vieni quando vuoi, non vedo l'ora... Ricordati i genitori la porta di casa non la chiudono mai, la lasciano sempre un pochino aperta per fare in modo che il figlio possa “INFIZZARSI” da un momento all'altro.
TI AMO
Papa'"
P.S
Nella mia famiglia non esiste, e non dovrà esistere mai nessun tipo di RAZZISMO mai tranne per gli JUVENTINI... a casa mia JUVENTINI non ne voglio... CHIARO?
Puoi anche fidanzarti con un CAMMELLO e portarmelo a casa, basta che non sia Juventino.
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aurorasword · 7 months
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Ho sempre creduto al karma, sempre. Forse era un po' la mia ancora, quando succedevano le cazzate mi dicevo "ma sì, ci penserà il karma", "ciò che semini raccogli", "1 volta a me 3 volte a te". Ma alla fine chi cazzo ha pagato per le coltellate che mi hanno inflitto? Alla fine a chi cazzo è fregato del mio dolore, della mia sensibilità, della mia vita? Non so se ce la faccio più, non so se ce la faccio ancora a credere che qualcosa possa andare meglio, non so perché continuo, non so perché vivo. Non so perché continuo a non dormire di notte, a piangere in silenzio di notte, a piangere in macchina, ad urlare a squarciagola aspettando che qualcuno mi senta. Io i miei urli di aiuto li ho fatti, innumerevoli volte, ma non sono serviti, non cambierà niente ormai, c'è qualcosa che non va in me, e a questo punto, dopo tutti questi anni, direi che non sia "solo una fase", non è "solo l'adolescenza", non devo "farmi le ossa", le ossa me le stanno solo martoriando. Non è bello vivere così, non è bello pensare ogni giorno ad uccidersi, non è bello provarci, non è bello non riuscirci, non è belli piangere, soffrire, sentire il cuore lacerarsi, le mani che tremano, il cuore che scoppia. Non è bello non sentirsi all'altezza, non è bello sapere che non sarai mai niente e nessuno, non è bello pensare che sia passato e poi essere ringhiottiti dal buio. Non è bello toccare il fondo, riuscire a risalire a fatica e poi essere ributtato giù, se prima avevo un sacco attaccato alle gambe, ora ne ho due, da due passano a tre, da tre a quattro. Sarà sempre così? E alla fine chi me lo fa fare di vivere così? Lo chiami vivere questo? È vero, tutti affrontano problemi nella loro vita, tutti portano pesi, ma ci sono alcuni che ne portano più di altri. E magari si, dimmi che non ho la forza di rialzarmi, la forza di vivere, hai ragione sai, non ce l'ho più, me l'hanno portata via, ogni singola persona nella mia vita me l'ha portata via. A volte sei talmente fragile che anche una parola di troppo ti uccide, una frase mancata, un abbraccio non dato, un rimprovero, qualsiasi cosa ti disintegra. Il dolore fortifica? È vero, ma ti anestetizza, sai che tanto niente sarà peggio, e ti capita qualcosa di peggiore. Si sono presi tutto, il mio corpo, la mia mente, la mia anima, il mio cuore, come fosse loro, come se io non valessi. Mi sento solo una flebile farfalla tenuta forzatamente per le ali, solo per dare piacere agli altri. La colpa non è di qualcuno in particolare, forse non è di nessuno, forse è solo la mia, che non riesco ad essere normale, a sopportare la vita. So solo che alcune cose che mi sono successe non sono normali, non è normale la violenza, non è normale lo stupro, non è normale essere giudicati, ma viviamo in un mondo a cui tutto ciò sembra più normale di quanto non lo sia. Non sono fiera di niente nella mia vita, non riesco più a fare qualcosa di utile per me e gli altri. Non ne vado fiera, non vado fiera di essere diversa dagli altri. Vedo così tante persone dare 10 esami in una volta, e a me ne spaventa solo uno, tutto ciò mi sta logorando, mi logora dover rispondere alle continue domande sul mio futuro, io non ho un futuro, e mai lo avrò se resterò qui. Tutti avranno meno pensieri senza di me, meno problemi di cui preoccuparsi, l'ultima cosa che dovrete pagare per me sarà il funerale. Ricordatemi come un'onda del mare, che si schianta sulla riva violentemente, riflette il sole, fa divertire, ma a volte fa anche paura.
(A)nima(P)asseggera
Aurorasword
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volevoessereunapizza · 9 months
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Voglio lasciarmi alle spalle il 2023 con questo disegno, e con questo stesso disegno voglio salutare il nuovo anno.
Credo che sia davvero il caso di ringraziare me stessa, di stringere la mano a me, a quella tipa che vedo allo specchio e che rimprovero troppo spesso, alla quale chiedo in determinati casi di superare dei limiti senza rendermi conto che sto andando troppo oltre, a quella tipa a cui chiedo di non sbagliare mai e che fatico a volte a perdonare quando poi sbaglio.
Stringo la mano a quella tipetta perché ce l’abbiamo fatta come sempre.
Stringo la mano a quella tipetta con la promessa di darle un po’ di pace e amore, perché è ciò di cui ha bisogno, nonostante i nuovi obiettivi e le nuove sfide da affrontare.
Brindo a me stessa e a chiunque abbia sempre trovato la forza di farcela, di darsi coraggio e di credere in se stesso.
🥂💫🩷
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donaruz · 10 months
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Le donne quelle pensanti, quelle che decidono di andare,di diventare,di fare.
Quelle con gli occhi dentro al cielo, quelle con le mani sui volanti, quelle scure e curve, quelle orfane ma madri, quelle che hanno sbagliato troppe volte o solo una volta.
Quelle che non si fermano e continuano ad andare.
Le donne che muoiono oggi sono le stesse di ieri, sono le stesse che non hanno accettato lo schiaffo, il rimprovero, il castigo,l 'inferno.
Perchè fuori erano spente da sempre, ma dentro gridavano solo la vita.
Gli uomini uccidono per paura .
Le donne muoiono per coraggio
cit.
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principessa-6 · 1 year
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L'altro giorno una ragazza giovane mi ha chiesto:
"Cosa provi nell'essere vecchia"?
La domanda mi ha sorpreso molto, dato che non mi sono mai ritenuta vecchia. Quando la ragazza ha visto la mia reazione, immediatamente si è dispiaciuta, ma le ho spiegato che era una domanda interessante. E riflettendo, ho pensato che;
invecchiare è un regalo.
A volte mi sorprende la persona che riflette nello specchio, ma non mi preoccupo di lei da molto tempo e non cambierei nulla di quello che ho per qualche ruga in meno ed un ventre piatto.
Non mi rimprovero più perché non mi piace riassettare il letto o perché non mangio alcune "cose". Mi sento finalmente nel mio diritto di essere disordinata, stravagante e trascorrere le mie ore contemplando la natura o navigando sui social.
Inoltre a chi interessa se scelgo di leggere o giocare sul computer fino alle 4 del mattino e poi dormire fino a chi sa che ora. A chi interessa se ballo da sola ascoltando la musica anni 50? A chi interessa se voglio piangere per un amore perduto?
A chi interessa se cammino sulla spiaggia portando a spasso il mio corpo paffuto in bikini sotto lo sguardo da chi più di me se lo può permettere e a chi interessa se mi tuffo fra le le onde lasciandomi cullare.
Ho visto alcuni cari amici andarsene da questo mondo prima di aver goduto della libertà che viene con l'invecchiare.
È vero che attraverso gli anni il mio cuore ha sofferto per la perdita di una persona cara, ma È la sofferenza che ci dà forza e ci fa crescere. Un cuore che non si è rotto è sterile e non saprà mai della felicità di essere imperfetto.
Sono orgogliosa di aver vissuto abbastanza per far ingrigire i miei capelli e aver saputo conservare il sorriso della mia giovinezza. Orbene, per rispondere alla domanda con sincerità, posso dire:
"Mi piace essere vecchia, perché la vecchiaia mi rende più saggia, più libera".
So che non vivrò per sempre, ma mentre sono qui voglio vivere secondo le mie leggi. Quelle del mio cuore! Non voglio lamentarmi per ciò che non è stato né preoccuparmi di quello che sarà, e nel tempo che rimane semplicemente amerò la vita come ho fatto fino ad oggi, il resto lo lascio a Dio... 🤍 💜
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ossimoro7 · 1 year
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L'altro giorno, una ragazza giovane mi ha chiesto: "cosa provi nell'essere vecchia"?
Mi ha sorpreso molto la domanda, dato che non mi sono mai ritenuta vecchia.
Quando la ragazza ha visto la mia reazione, immediatamente si è dispiaciuta, ma le ho spiegato che era una domanda interessante.
E poi ho riflettuto, ho pensato che invecchiare è un regalo.
A volte mi sorprende la persona che vedo nel mio specchio.
Ma non mi preoccupo di lei da molto tempo. Io non cambierei nulla di quello che ho per qualche ruga in meno ed un ventre piatto.
Non mi rimprovero più perché non mi piace riassettare il letto, o perché non mangio alcune "cose". Mi sento finalmente nel mio diritto di essere disordinata, stravagante e trascorrere le mie ore contemplando i fiori.
Ho visto alcuni cari amici andarsene da questo mondo, prima di aver goduto della libertà che viene con l'invecchiare.
A chi interessa se scelgo di leggere o giocare sul computer fino alle 4 del mattino e poi dormire fino a chi sa che ora?
A chi interessa se ballo da sola ascoltando la musica anni 60?
E se dopo voglio piangere per un amore perduto?
E se cammino sulla spiaggia in costume da bagno, portando a spasso il mio corpo paffuto e mi tuffo fra le onde lasciandomi da esse cullare, nonostante gli sguardi di quelle che indossano ancora il bikini, saranno vecchie anche loro se avranno fortuna.
È vero che attraverso gli anni il mio cuore ha sofferto per la perdita di una persona cara, ma è la sofferenza che ci dà forza e ci fa crescere.
Un cuore che non si è rotto, è sterile e non saprà mai della felicità di essere imperfetto.
Sono orgogliosa di aver vissuto abbastanza per far ingrigire i miei capelli e per conservare il sorriso della mia giovinezza, di quando ancora non c'erano solchi profondi sul mio viso.
Orbene, per rispondere alla domanda con sincerità, posso dire: mi piace essere vecchia, perché la vecchiaia mi rende più saggia, più libera!
So che non vivrò per sempre, ma mentre sono qui, voglio vivere secondo le mie leggi, quelle del mio cuore. Non voglio lamentarmi per ciò che non è stato, né preoccuparmi di quello che sarà. Nel tempo che rimane, semplicemente amerò la vita come ho fatto fino ad oggi, il resto lo lascio a Dio.
Autore sconosciuto
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Ossimoro
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crazy-so-na-sega · 10 months
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che cos'era una chiesa cristiana?
si usavano già allora queste parole? Probabilmente si. Nelle lettere Paolo parla delle sue "chiese" - che per essere meno clericali potremmo chiamare semplicemente "gruppi". E "cristiana"? Anche. La parola è nata ad Antiochia, in Siria, dove Paolo ha cominciato la sua predicazione una decina d'anni dopo la morte di Gesù. Sotto la guida di Paolo si sono moltiplicate le conversioni e si sono cominciati a chiamare christianoí i seguaci di quel Christós che parecchi, a partire dalle autorità romane, consideravano un capo ribelle ancora in vita. Questa leggenda metropolitana ha cominciato a diffondersi e nel 41 è arrivata a Roma dove per tutta risposta l'imperatore Claudio ha emanato un decreto contro gli ebrei, accusati di provocare disordini in nome del loro leader Christós.
Roma, Antiochia e Alessandria erano le capitali del mondo, ma anche in una zona periferica dell'Impero come la Macedonia, dove viveva Luca, poche decine di persone in qualche città si consideravano la Chiesa di Cristo. Queste poche decine di persone non erano poveri pescatori incolti come nella Galilea delle origini, di cui non sapevano nulla, e nemmeno uomini di potere, ma piuttosto bottegai, artigiani, schiavi. Luca mette l'accento su alcune reclute di classe più elevata, soprattutto romane, ma Luca è un po' snob, portato al name-dropping, il tipo capace di precisare che Gesù non era soltanto figlio di Dio ma discendeva anche, da parte di madre, da un'ottima famiglia.
Alcuni erano ebrei ellenizzati, la maggior parte greci giudaizzanti, ma dopo il loro incontro con Paolo tutti, ebrei e greci, pensavano di aver aderito a una delle correnti più pure e autentiche della religione d'Israele, non a una fazione di dissidenti. Continuavano ad andare in Sinagoga, se non venivano accolti con eccessiva ostilità. L'ostilità si manifestava, ovviamente, laddove c'erano una vera sinagoga, una vera colonia ebraica e veri ebrei circoncisi. Non era il caso di Filippi, mentre era il caso di Tessalonica, dove Paolo è andato subito dopo. Quando il nuovo arrivato ha attratto a sé una parte dei loro fedeli, gli ebrei non l'hanno presa bene. Lo hanno denunciato alle autorità romane come fomentatore di disordini e lo hanno costretto a fuggire; la scena si è ripetuta a Berea, la città vicina. Che cosa potevano fare allora i convertiti di Paolo? O andare come prima in sinagoga, e vedersi in privato, senza richiamare l'attenzione, per mettere in pratica le istruzioni lasciate dal nuovo guru. O aprire un'altra sinagoga.
Ma davvero? Era così semplice? Facciamo un po' di fatica a crederlo. Pensiamo subito a scismi, eresie. Il fatto è che siamo abituati a vedere in ogni religione un fenomeno più o meno totalizzante, ma nell'antichità non era affatto così. Su questo punto, come su molti altri che riguardano la civiltà greco-romana, mi rifaccio a Paul Veyne, scrittore magnifico oltre che grande storico. Ora, dice Paul Veyne, nel mondo greco-romano i luoghi di culto erano piccole imprese private; il tempio di Isis di una città non aveva più rapporti con il tempio di Isis di un'altra città di quanti non ne abbiano, per esempio, due panifici. Uno straniero poteva dedicare un tempio a una divinità del proprio paese esattamente come oggi potrebbe aprire un ristorante etnico. Era il pubblico a deciderne il futuro, andandoci o no. Se arrivava un concorrente, al massimo poteva soffiare dei clienti al tempio - rimprovero che veniva mosso spesso a Paolo.
Già gli ebrei prendevano questi argomenti meno alla leggera dei pagani, ma sono stati i cristiani a creare un'organizzazione religiosa centralizzata, con la sua gerarchia, il suo Credo valido per tutti e i provvedimenti contro chi non si allineava. Nel periodo di cui parliamo questa invenzione era ancora ai suoi primi vagiti. Quello che cerco di descrivere somiglia, più che a una guerra di religione - gli antichi non sapevano nemmeno che cosa fosse -, a un fenomeno che si osserva spesso nelle scuole di yoga e di arti marziali, e di sicuro anche in altre realtà, ma io parlo di quella che conosco. Un allievo di livello avanzato decide di passare all'insegnamento e si porta dietro una parte dei condiscepoli. Il maestro ci rimane male, e lo fa più o meno vedere. Per amor di concordia alcuni allievi alternano i corsi dell'uno e dell'altro, e dicono che si trovano bene, che i due corsi si integrano. Dopo un po', la maggior parte fa una scelta.
-Emmanuel Carrère -Il Regno
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~ Quel che rimane ~
Quasi a cinquant'anni,
ciò che mi rimane
è un po' di sabbia tra le mani
e un'incorrotta voglia
di cercar anime e calore,
dietro occhi ciechi senza volti
e sorrisi spenti senza amore.
Non sarà lo scherno tuo
o l'insofferenza di un mondo di falliti,
solutori di un quiz preserale,
paladini di una morale stantia,
ad appiattire le mie onde,
a fare tacere le mie tempeste,
a togliermi il tintinnìo
dei gusci di madreperla,
con cui gioco e lascio giocare
un vento di mare
impalpabile ed ascoso.
Non sarà il rimprovero perpetuo
dei miei errori fatali
a dissuadermi dall'andare,
mentre cammino su un pietrisco
freddo e doloroso,
in cerca di nuove illusioni
e di vetri consumati.
@conilsolenegliocchi 🐞
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situazionespinoza · 1 year
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Carne
"Sto riflettendo molto sul rapporto uomo-donna" mi dice il mio ragazzo mentre S., ubriaco, mi domanda se voglio giocare a Tinder con lui: "Aiutami a scegliere una sborrata decente, dai".
Sono due conversazioni che avvengono in parallelo. Alla mia destra C., profondamente scosso da ciò che è avvenuto a Palermo, e alla mia sinistra S., che considera le femmine buone solo per scopare. Tranne le sue amiche e sua mamma, ovviamente.
In questo fuoco incrociato di Maschi Bianchi Occhi Blu, io penso al mio corpo.
Il mio corpo che viene fissato, squadrato, dissezionato, analizzato, soppesato, valutato, venduto un tanto al chilo e il prezzo varia a seconda del taglio. Il culo vale di più delle tette, è paragonabile al controfiletto. Le gambe sono prelibate, ma se hanno la cellulite il prezzo scende un po'.
"Sopra ai 25 siete carne frolla" diceva il mio ex titolare a noi cameriere.
Penso al mio corpo palpato e commentato ad alta voce, come se in mezzo a tutta questa carne non ci fossero anche un cervello e delle orecchie.
"Copriti, ti si vede mezza tetta" mi ha detto un mio amico una sera, perché indossavo un vestito scollato. Mi ha sistemato la camicia sulle spalle e gettato un'occhiata di rimprovero: "Capisci che non posso fare a meno di guardare, vero?"
La carne è carne, hanno detto i ragazzi che stavano come cento cani su una gatta.
"Hai un bel corpo", mi disse un uomo prima di darmi uno schiaffo sul sedere.
La carne di alcuni è desiderio, potere, autorità. La mia carne è peccato, oggetto, accettazione, sottomissione.
"Noi uomini abbiamo paura perfino di farvi un complimento, adesso" leggo tra i commenti sotto uno, cinque, dieci, cento video.
"Noi donne abbiamo paura di camminare da sole per strada" è la risposta. Schietta, oggettiva, sempre uguale.
Penso alla strada, al luogo di lavoro, alle aule dell'università e ai corridoi della scuola e immagino solo una macelleria. Divento un pezzo di carne che cammina, un banco salumi illuminato e con la mercanzia ben disposta.
Mi si dice di avere fiducia nelle nuove generazioni, di avere fiducia nella lotta e nel femminismo. Dovrei prendere a esempio Donne Libere che hanno sfidato le regole del sistema e hanno vinto prestigio e notorietà. Queste Donne sono lì proprio per dimostrarmi che non è vero che sono solo un pezzo di carne appeso al gancio, in attesa di essere comprato.
Ma le nuove generazioni non mi sembrano diverse dalla mia. E quelle Donne Libere avranno anche molto da dire, ma parlano solo alle altre Donne Libere come loro.
I cento cani in fregola raramente possono circondare quelle Donne Libere, perché loro si muovono unicamente tra Maschi Altrettanto Liberi.
I cento cani in fregola scalpitano e ringhiano davanti a me, davanti a te, davanti a noi persone semplici e ordinarie che ci muoviamo dentro un corpo da donna.
Un corpo che vuole tornare semplice corpo, quando fuori in strada è solo carne.
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ninoelesirene · 2 years
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Caro cuore,
ti rimprovero sempre di dare troppo valore alle cose. Non ti attraggono gli oggetti come strumenti di affermazione, ché non ci portiamo dietro niente, quando scompariamo. Al contrario, hai bisogno che le cose ti accolgano in sé stesse e siano custodi dello spirito. È per questo che anche uno scontrino, un orologio fermo o un coriandolo di carta piovuto dal soffitto possono diventare un amuleto per te.
Di recente senti moltissimo, sempre sul punto di straripare. “The water edge”, qualcuno ti tradurrebbe. E mi accorgo di aver aspettato una vita per farti posto e darti una casa da abitare. Sarà per questo che, tra le “cose” di cui ti parlo oggi, ci sono soprattutto luoghi. La nostra è una necessità spaziale.
C’è un film abbastanza noto intitolato “Prima dell’alba”. Racconta un amore speciale esploso in un attimo, un fulmine di luce lungo 24 ore. I protagonisti, conosciutisi per caso su un treno, trascorrono un giorno insieme e alla fine si salutano. Prima dei titoli di coda e un attimo dopo la separazione, la macchina da presa torna nei luoghi delle loro chiacchiere, dei loro sguardi, del loro amore perfetto, manifesto per 24 ore. Sembrano piazze vuote e strade deserte, ma sono storie, memoria fisica di un mondo interiore, due mondi interiori, mille mondi interiori che le hanno riempite e cambiate per sempre. So che sai di cosa parlo.
Camminavo, proprio ieri, su un lungomare. Ti sentivo esplodere, smarrito, esposto, vibrante. Avrei voluto armarmi della mia antica strategia per contenerti, ma non ci riesco più. Ho voluto dimenticarla e l’ho fatto per te, cerca di capirmi. Così ho lasciato che ti espandessi e mettessi alla prova i tessuti, le funzioni, la luce negli occhi. Ho preso un respiro e abbracciato la paura che mi fai.
Caro cuore, la verità è che prima di sopravvivere, vorrei che tu vivessi e trovassi il tuo luogo e lo abitassi, non da solo. Questa è una promessa.
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teredo-navalis · 8 months
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Quanto cazzo ci mettono nove mesi a passare dio Gesù, non voglio più vivere qua dentro, non voglio più vivere nel rimprovero e nel senso di colpa, non ce la faccio più, non è funzionale
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amplificaemozioni · 9 months
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ogni notte, tra un incubo e l’altro io ripenso a ciò che mi accade durante la giornata, le mie paure, le mie ansie e le mie incertezze .. 
non so perchè lo faccio, potrei dormire beatamente , è notte e nessuno mi biasima se non sono attiva, efficiente o adulta.. 
nessuno tranne me stessa, sono la mia peggior nemica, io mi punisco se non sono perfetta , mi rimprovero se sono carente, nello studio o nelle relazioni .. 
ma più mi punisco più peggioro, perchè le mie vittorie sono sempre oscurate dalle mie sconfitte
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