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#scorrettezza
lospalatoredinuvole · 2 years
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Diamo troppo peso agli errori.
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lapensietrice · 2 years
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La scorrettezza fa male a chi la subisce. Ma anche a chi la commette, perdendo la credibilità e la serietà.
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whyamiawakes · 2 years
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Dai ma come fai a cantare dopo Massimo Ranieri con perdere l’amore
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seremailragno · 2 years
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La scorrettezza delle discoteche: file create ad hoc in nome del marketing
Questo articolo è per la rubrica Scostume&Società dove si parlano di temi attuali di interesse sociale. Sin dalla notte dei tempi molte discoteche applicano tecniche di marketing truffaldine che non vengono mai sanzionate da chi di dovere. Ciò che pubblicizzano nei loro social e flayers infatti non corrisponde ai loro reali comportamenti, penalizzando i clienti per avere maggior pecunia.Locali…
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palmiz · 2 months
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Da: Rodigium boxe:
Da uno scritto del Professore di Filosofia Andrea Zhok dell'Universitá di Milano:
<<questo dovrebbe chiudere la discussione.
Imane Khalif - secondo quanto riportato dall'International Boxing Association nel 2023 - è biologicamente un uomo, in quanto l'analisi del DNA ha riportato la presenza di cromosomi XY e non XX.
Peraltro, se uno dubitasse dell'analisi cromosomica, uno sguardo alla struttura fisica dell'atleta non lascia molti dubbi.
( A dispetto che sia nata esteriormente donna pur con cromosomi XY aggiungo io)
Ora, in molti sport, e in modo particolarmente rilevante negli sport di combattimento, la differenza biologica tra chi ha avuto una crescita e pubertà maschile e chi ha avuto una crescita e pubertà femminile è molto marcata. La densità ossea è maggiore nei maschi, il che ha due implicazioni: conferisce maggiore resistenza alle percosse e, dipendendo la potenza di una percossa da massa per velocità, l'incremento della massa ossea conferisce maggiore potenza al colpo (le misurazioni medie danno una potenza di pugno maschile del 162% rispetto al pugno femminile). Anche i tempi di reazione sono inferiori e sia le fibre muscolari bianche, da cui dipende la velocità, che rosse, da cui dipende la resistenza, sono mediamente maggiori nei maschi.
Chiedo scusa per essermi soffermato su queste banalità prosaiche, ma in un mondo in cui l'ideologia cancella la realtà, anche l'ovvio deve essere ribadito in forma dimostrativa.
E l'ovvio qui è che mettere su di un ring un atleta geneticamente maschio contro un'atleta geneticamente femmina è una grave scorrettezza. Può darsi che la sorte sia benevola, ma in generale è un'ingiustizia, con potenziali rilevanti rischi fisici.
(Segnalo un dettaglio forse non noto a chi non ha praticato la boxe. Alle Olimpiadi si utilizza un caschetto per gli incontri. Il caschetto nella boxe è l'apoteosi dell'ipocrisia. Infatti il caschetto limita soltanto le ferite superficiali, i sanguinamenti delle sopracciglia o degli zigomi - preservando gli spettatori - ma i traumi cerebrali legati all'entità della percossa sono esattamente identici, e naturalmente sono quelli ad essere i più pericolosi nel medio periodo.)
Ora, la questione è: come si è potuti arrivare a questo punto?
Storicamente la cesura ideologica su questi temi avviene all'inizio degli anni '70. Fino ad allora le rivendicazioni di genere (first-wave feminism) avevano sollevato il sacrosanto tema dell'eguaglianza formale, legale, dei diritti tra persone di sesso, genere o inclinazione sessuale differente.
A partire dai primi anni '70 si avvia invece un movimento ideologico con caratteristiche essenzialmente differenti, che non mira più al raggiungimento di diritti legali identici (in Occidente raggiunti), ma ad un non meglio precisato "superamento sostanziale" delle differenze.
Di questo superamento sostanziale fanno parte numerose battaglie distinte, il cui punto di caduta comune però è il rifiuto della realtà materiale nel nome di una rivendicazione ideologica (o, per chi vi aderisce, ideale).
Si tratta di una curiosa forma di idealismo, che inizia in sempre maggior misura a negare la realtà come se si trattasse di un improvvido accidente, qualcosa che dovrebbe essere superato di principio dall'autoaffermazione volontaria. Come in una novella forma di idealismo assoluto, l'Io si deve qui imporre al non-Io (alla Natura, alla Materia, alla Società).
Di questa tendenza fa parte il rigetto delle differenze sessuali, viste come latrici di discriminazione, nel nome della "lotta al patriarcato", e ne fanno parte tutte le varie forme di rivendicazione dell'identità sessuale percepita, vista come come superiore all'identità biologica.
L'intera tematica viene infine presa ostaggio dall'atteggiamento politicamente corretto, che rende ogni discussione aperta di tali questioni difficile, rischiosa, sempre sull'orlo di accuse infamanti.
Il cerchio così si chiude.
La prima mossa sancisce la superiorità delle pretese idealistiche di una sorta di Io assoluto, che può e anzi deve imporsi sulla materia (sulla biologia, ma anche sulla realtà sociale).
La seconda mossa, mette al sicuro dalle confutazioni le pretese di questo Io assoluto, isolandolo dalle critiche, attraverso una loro delegittimazione a priori (come omofobe, sessiste, retrograde, ecc.).
E cosa resta fuori da questo cerchio splendidamente autoreferenziale?
Nulla. Nulla salvo la realtà, che anche se i suoi campioni sono stati silenziati, rimane tuttavia testardamente in piedi.
Ed è la realtà che, con i suoi tempi, la sua implacabilità, e purtroppo anche le sue vittime sacrificali, finirà per fare giustizia di questo delirio culturale.>>
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PS: piccolo "dettaglio" : il comitato olimpico non ha voluto riconoscere gli esami dell IBA ed ammesso lei e la thailandese per questioni ideologiche visto che l' iba ha ammesso nei suoi tornei tutti gli atleti russi lasciandogli anche esporre la loro bandiera... Sempre più una farsa.
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intotheclash · 2 years
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Negli ultimi 30 anni si è combattuta una guerra senza sosta contro tutto ciò che era passionale, carnale, godereccio, "scorretto". Basta fumo perché ti fa morire, basta carne perché ti fa morire, mutande alle parole perché possono offendere. Belin la sensibilità, la gelosia, la passione portano sempre alla morte, all'omicidio ecc... è stato fatto fuori ogni forma di radicalismo politico. È stata distrutta ogni traccia di controcultura giovanile. Tutto deve essere moderazione. Tutto deve essere "normalità". Questo è l'UOMO NUOVO creato dal pensiero unico liberista e capitalista. Una creatura edulcorata, liofilizzata, privata di ogni passione, ogni slancio, ogni scorrettezza, ogni vitalità. Un robottino educato che consuma, lavora nelle peggior condizioni possibili e sta zitto e buono, nella sua stanzetta, al suo terminale. Non si fa più vita da strada. La strada è carnale. Ognuno deve stare nella sua bolla. Insomma, una chiavica di essere (post)umano. Qualcuno dirà... sì, ma almeno non c'è più violenza. Al contrario, la violenza è aumentata in maniera esponenziale. Quella "naturale" violenza che veniva sublimata in tutto ciò che è stato cancellato si è nascosta nei meandri della psiche, è diventata selvaggia e maligna. Ognuno di quei miti robottini è una potenziale bomba atomica.
(il mio amico Cristian)
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falcemartello · 2 years
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Al di la' di come la si pensi su Putin, dichiarare la Russia uno Stato terrorista è una scorrettezza inaudita.
Bombardare i civili serbi, libici e Iracheni allora cos'era? Un gioco a premi?
Poi ci chiediamo perché il resto del mondo giudica l' Occidente ipocrita...
@hidekitojo1234
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t-annhauser · 2 years
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Non mi fido dell'informazione non perché ci sia da fidarsi dei complotti, ma perché ogni cosa che accade viene ingigantita e insufflata intenzionalmente come un palloncino, e non serve insistere che quelle sono le notizie vere e certificate, anzi, più insistono, più vengono a nausea. Il sospetto, la cattiveria, la scorrettezza, sono il veleno con il quale tutto il giorno avvelenano i pozzi, e hanno poi la faccia tosta di dar la colpa agli altri: ecco, vedete? Bisogna approvare una legge contro l'odio! Per loro è come se fossimo sempre in un grande stadio, di quelli a forma di water che hanno costruito in Qatar, e tutto il giorno bisogna tifare per questo o per quello, sennò sei negligente ai tuoi doveri di cittadino, mentre tutto viene giudicato secondo il metro della loro etica da pollaio. Uscire dalla bolla, vivere nel mondo, presto non sarà consentito, anzi, il mondo vero sarà quella bolla, e chi non starà al gioco sarà considerato un sedizioso.
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multiverseofseries · 2 months
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Deadpool & Wolverine: un debutto nell’Universo Marvel sanguinoso, violento e scorretto
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Deadpool arriva ufficialmente nell'MCU accompagnato da Wolverine in un film che non tradisce lo spirito dissacrante dell'antieroe interpretato da Ryan Reynolds. Nelle sale dal 24 luglio.
Deadpool non è Captain America, non è Thor, non è l'eroe tutto d'un pezzo a cui affidarsi. Non è nemmeno Iron Man, il cui eroismo è accompagnato da un alone di ironia che ne mitiga la portata e lo avvicina allo spettatore. Deadpool è sopra le righe, scorretto, irrequieto, dissacrante. Eppure, gli si è affidata molta responsabilità in un momento delicato dell'Universo della Casa delle idee: prima di tutto è l'unico titolo dei Marvel Studios in uscita nel 2024, e quindi ha l'onore ed onere di tener alta la bandiera dell'MCU per l'anno corrente; in secondo luogo spetta a lui, con il solido accompagnamento di Wolverine, ad aprire la strada per i Mutanti nel flusso narrativo della saga dopo l'acquisizione di Fox da parte di Disney.
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Deadpool KO in una scena del film
E proprio in relazione a questa acquisizione e le sue conseguenze, tra le quali proprio la possibilità di vedere questo debutto di Deadpool nell'Universo Marvel dopo i primi due film da outsider, è bene precisare un dettaglio sin da subito il passaggio sotto l'egida Disney non ha mitigato l'anima sovversiva e dissacrante del personaggio e delle sue storie. C'è sangue, violenza e tutta la scorrettezza linguistica che ci si poteva aspettare. È Deadpool in tutto e per tutto, ma con quella marcia in più che l'integrazione con gli altri personaggi gli può assicurare anche in chiave futura.
La nascita di una coppia
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Deadpool insieme a Wolverine, una coppia che funziona!
Tutto parte da lì, dal mettere insieme la coppia presente nel titolo Deadpool & Wolverine. Ed è proprio dal titolo che partono anche le sorprese di un film che si rivela una montagna russa di sensazioni e stupore: la parte iniziale del nuovo film dedicato al mercenario chiacchierone si dedica alla costruzione del duo e sull'instaurare le dinamiche, per poi procedere e far conoscere chi dovranno affrontare, come e perché. Non ve lo anticipo per evitare inutili spoiler: mi sembra giusto arrivare alla visione con la consapevolezza limitata a quel poco che mostrano i trailer, o arrivato dalle varie interviste e dichiarazioni. Mi astengo quindi dal darvi dettagli sulla trama vera e propria del film, anche perché non è l'intreccio a essere il vero punto di forza di Deadpool & Wolverine, ma tutto quello di cui è infarcito, tra citazioni, riferimenti, sfottò dissacranti e tanta, tanta violenza a condire le sequenze d'azione.
Molti combattimenti, tantissima violenza per Deadpool & Wolverine
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Wolverine e Deadpool in azione
Marvel Studios mette subito in chiaro lo spirito del nuovo progetto con una sequenza dei titoli all'insegna di sangue e violenza. Un biglietto da visita, una dichiarazione d'intenti, come a voler sottolineare da subito che quello che vedremo È il personaggio di Ryan Reynolds così come lo conoscevamo: il sangue sporca lo schermo, le battute fulminanti del Wade Wilson di Reynolds animano lo script e prendono di mira ogni bersaglio senza timore. Se un limite c'è nello sviluppo di Deadpool & Wolverine è proprio che il suo segmento centrale è più animato da azione, combattimenti e sangue piuttosto che da un intreccio degno di questo nome, ma i combattimenti sono coreografati in modo tale da garantire spettacolo e divertimento (perché sono pur sempre del mondo di Deadpool e quindi sopra le righe ed eccessivi, perfetti per trasmettere sia esaltazione che risate) e accompagnati da una colonna sonora e una tracklist degna di una grande opera pop.
L'eroe di cui abbiamo bisogno
Insomma, Deadpool è l'eroe Marvel di cui avevamo bisogno in questo momento. L'unico in grado di dar voce ai problemi che hanno segnato il recente corso dell'MCU, di portarli materialmente su schermo: si ironizza sull'acquisizione di Fox (ma la si omaggia anche con nostalgia) e quel che comporta; si scherza sul multiverso e le sue derive; si sottolineano a più riprese i flop recenti di casa Marvel. Un'autoconsapevolezza di sé che Marvel Studios sembra aver acquisito proprio dal suo (anti)eroe vestito di rosso. Ed è un'autoconsapevolezza che fa bene, che permette di chiudere un corso che non stava funzionando per ripartire.
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Ryan Reynolds in lotta con Hugh Jackman in una scena
Deadpool & Wolverine lo conferma con l'esplosività che il personaggio consente, sparando a zero, autoironizzando, ma allo stesso tempo costruendo con il regista Shawn Levy qualcosa di fresco e brillante capace, capace di esaltare e divertire, intrattenere e persino emozionare. Ora bisogna costruire un futuro che sembra ancora incerto, ma questa (ri)partenza è travolgente, e traccia una linea di confine importante. Deadpool e Wolverine sicuramente torneranno. Almeno fino a novant'anni.
Conclusioni
In conclusione Deadpool & Wolverine ha convinto, in primo luogo perché riesce a non edulcorare la carica sovversiva del personaggio, riuscendo a metterla al servizio della storia e dell’approccio generale del Marvel Cinematic Universe, prendendosi anche la libertà di giocare e ironizzare su quello che non ha funzionato negli ultimi tempi, a cominciare dal multiverso e tutto quel che comporta. Funzionano Ryan Reynolds e Hugh Jackman insieme, riuscendo a creare una efficace coppia su schermo che speriamo di poter rivedere in futuro. E poi va detto che tra sangue, violenza e battute dissacranti non manca lo spazio per l’emozione in un film che sa tenere tutto in equilibrio con brio.
👍🏻
Sangue, violenza e battute dissacranti: Deadpool, come lo conoscevamo, non è stato ridimensionato dall’ingresso nell’MCU.
Ryan Reynolds e Hugh Jackman, ottima coppia su schermo, perfetti nel loro essere Wade e Logan sia in quanto interpretazione che mera presenza scenica.
Emma Corrin, bravissima e magnetica.
Il cane! Sarà il più brutto del mondo, ma è adorabile!
Il modo in cui il film apre le porte a sviluppi futuri dell’Universo Marvel.
L’essere metacinematografico e consapevole di se stesso, ma è la base del personaggio e non è una sorpresa.
I titoli di coda. Mai come questa volta: restate a guardarli!
👎🏻
Va da sé che se non piace l’approccio sopra le righe di Deadpool non sarà questo film a farvi cambiare idea… ma non è un vero difetto.
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anemotionalblender · 6 months
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in una società dove regnano la scorrettezza, la disonestà, la povertà d'animo e la superficialità.
povera me
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rideretremando · 7 months
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"La scena di una donna che si masturba con la vibrazione di un telefonino, che stando alla nuova prefazione di Woobinda è l’epitome della scorrettezza del libro, la troviamo non nel deep web ma nei film di Carlo Verdone. Per la mia generazione, che è cresciuta scaricando da eMule le foto di Abu Ghraib e giga di torture, omicidi e incidenti reali disponibili in pochi secondi (un paradiso per ballardiani), che si passava sulle pennette usb A Serbian Film e che adesso è iscritta alle chat gore su Telegram, quella di Woobinda è una violenza in comic sans, inerte, alla lunga noiosa e ripetitiva. Ovviamente non perché siamo così assuefatti al male che ci dimostriamo incapaci di provare un sentimento di ripulsa disgusto sdegno, ma perché anche il male va trattato artisticamente."
Fabrizio Spinelli
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girulicchio · 11 months
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Tutto questo è troppo
Sia chiaro a tutti: dire soltanto "assolutamente", senza aggiungere un sì o un no dopo, non vuol dire nulla. È la peggiore scorrettezza che si possa fare ai propri interlocutori, proprio da gaslighter - si dice così oggi, no?
Quindi, taglio corto e punterò su altro, piuttosto che sull'effetto sorpresa: troppo in entrambi i sensi, positivo e negativo.
Una settimana d'inferno, un'altra in purgatorio e poi, come Dio onnipotente, ho visto, nel progetto compiuto, il mio paradiso. E con ciò, soddisfo il mio bisogno di teatralità e inneggiamento religioso alle mie gesta del tutto gratuito e immotivato.
Ho dovuto lottare, tuttavia, per far valere un mio diritto, e questo è un fatto. A quanto pare, è stato visto anche di cattivo occhio da qualcuno - come se, invece, avessi voluto scavalcare alcuni e sfavorire altri. E invece, invece, ho solo cercato di essere trattato alla stregua di chi ci era già passato, ma con più tranquillità.
Mi è stato parlato di merito e io stesso, ad una certa, l'ho messa sotto questo aspetto. Oggi, che è tutto finito, la vedo sotto un'ottica un po' diversa e, come per molti altri aspetti, non la voglio più mettere sotto la luce della giusta moneta. Non solo, almeno. Perché è vero che un mondo ideale si baserebbe sulla meritocrazia, ma non ci sarebbe nemmeno l'arrivismo, in tale mondo ipotetico.
Quando tutto è finito, ho potuto constatare quanto critico sia e sia stato nei miei confronti, ma anche quanto egoista volessi e avrei voluto essere, al contempo: non solo ho pensato di non meritare tanti ostacoli, ma ho anche avuto la pretesa di pensare che, di tutti quelli che potessero essere nelle mie condizioni, io, proprio io, non avrei dovuto esserci. E questa non è affatto una bella cosa da pensare: chi è, invece, che merita le difficoltà? Magari, chi le genera agli altri, soprattutto per il solo gusto di farlo.
Per anni ho pensato, in viaggio su emotive montagne russe, di dovermi meritare il bene e dover fare in modo di non meritare il male. Come se poi le proprie azioni fossero la sovversione dell'eterno coin flip, che è il fato. E quando ho iniziato a coltivare il pensiero opposto, cioè che il caso è caso e bisogna cercare solo di averla vinta contro la stocastica, ho dato più di quanto dessi prima. Via agli alibi, niente più spazio a scuse e bias che fomentano l'immobilismo e le solite lamentele vuote. E così come l'ho detto a me stesso, l'ho detto agli altri. A volte apprezzato, a volte ignorato, altre disprezzato. D'altronde, bisogna saper accettare anche questo, specie quando i consigli sono non richiesti.
A chi dice che io non libero facilmente le mie emozioni: sento il perenne bisogno di tenerle a bada, talvolta così strette al guinzaglio da farle svenire o almeno stordirle. E poi, quando non ne temo più l'effetto, le lascio andare: se hanno ancora la forza di esprimersi, lo fanno liberamente. Altrimenti, se è troppo tardi, dalle loro ceneri nascono nuovi germogli, con la probabilità evoluzionistica di aver imparato qualcosa, oppure no, da quanto accaduto.
Ed ecco che, quando Davide ha battuto Golia, quando la voglia di non arrendersi è stata più forte della paura, ho sentito la bontà di tale soppressione: se mi fossi fatto prendere costantemente dalla rabbia, dal terrore, dalla delusione e dallo sconforto, oggi starei scrivendo parole completamente diverse.
Quello che ho detto in precedenza, purtroppo, resta: non riesco a cancellare le brutte emozioni che sono intercorse da fine settembre metà ottobre, nonostante la soddisfazione e la gioia, immense, vissute a valle di quella che è stata a tutti gli effetti un'avventura. Non riesco a scrollarmi completamente di dosso l'idea di non aver dato il massimo, di essere stato frettoloso e di aver raffazzonato, sotto molti aspetti, un lavoro che non solo doveva essere cruciale per il mio futuro, ma che mi è sempre piaciuto e che ho scelto con amore.
Eppure, l'applauso scrosciante e la platea di amici davanti a me, ad aspettarmi, è stato sorprendente. Infatti, la prima cosa che ho pensato è stata questa: è troppo, troppo per me.
I complimenti di tutti mi hanno inorgoglito, certamente, ma ho sentito come se fossero quasi d'obbligo: impossibile non farli, impossibile non pensarli, ma non per questo ponderati. Ci si complimenterebbe mai con un adulto normodotato di aver scritto il proprio nome con una penna? Eppure, la prima volta che un bambino scrive il suo nome su carta, con una grafia discutibile e con eventuali errori di ortografia, tutti gli applaudono e gioiscono - con lui e per lui.
Ecco, è qui che vivo il mio dualismo: dire che questo è troppo è al contempo un atto di umiltà, se si guarda l'aspetto banale, quello relativo al non meritare questo gesto in valore assoluto, e uno di superbia, se si ascolta la mia ammissione di colpa, cioè di non aver dato il massimo.
Concludo questo lungo, noioso, forse troppo mesto monologo: ho ringraziato più o meno tutti quelli che mi sono stati accanto in questi anni, dimenticando certamente qualcuno, e ho sentito che non fosse abbastanza.
Credo, a questo punto, di dovermi rendere grazie anche da solo e godermi i traguardi, anziché pensare a cosa è andato storto e cosa poteva andare meglio.
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Ero lì tranquillo che scrivevo una cosa e poi per caso mi è capitato sotto gli occhi un articolo.Uhm, ho pensato: qui c'è qualcosa che non mi torna. Forse le lezioni di grammatica a scuola dovremmo farle tutte così: prendere i titoli dei giornali, scomporli, per mostrare cosa ti dicono, oltre a quello che ti dicono.Prendiamo questo, è di ieri.1) L'incipit è tutto su di loro, le ragazze, è la prima cosa che viene messa in risalto, come fossero loro i soggetti della scena;2) Sempre l'incipit: decide di marcarle subito con il timbro dell'infamia, fra l'altro con l'evidente scorrettezza di aggiungere un aggettivo e di scegliere fra i tanti aggettivi possibili "fradicie", sai mai che a qualcuno venga il dubbio che magari fossero solo un po' brille;3) Anche la scelta di "party" non è neutra: molto più che "festa", rimanda a un campo semantico fatto di eccessi (si dice infatti "droga party" e non "festa con droghe")4) La forma verbale scelta è al passivo. Una cosa da niente? Una scelta casuale? No, perché nella forma passiva - di nuovo - il soggetto della frase sono le ragazze, non l'amico, quindi la causa di tutto ricade ancora su di loro;5) Colpo di genio finale: "amichetto", un bel vezzeggiativo che stempera subito, quasi ce lo rende degno d'affetto o comunque lo trasforma in qualcuno di inoffensivo. Viene quasi da coccolarlo un po', il piccolo stupratore.Tu leggi una notizia, ma quello che leggi in realtà è: ecco, 'ste ragazze di oggi che non sanno comportarsi, poi è normale che qualcuno se ne approfitta!Ergo, cara Rimini Today, ti faccio una proposta di titolo alternativo, semplice semplice, anche con meno parole, vediamo se magari fai in tempo a cambiarlo:"Giovane violenta due ragazze minorenni in spiaggia durante una festa".Non sarebbe meglio?
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anocturnalanimal · 1 year
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Commetterei una scorrettezza nei riguardi della mia personale esperienza se non dichiarassi che credo nella possibilità dell'amore di trasformare e di redimere un'esistenza.
Ian McEwan, da Cani neri
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turuin · 1 year
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Certo nella mia vita lavorativa c'era la mancanza del drama tra le operatrici Romania "senior" che mi segnalano la scorrettezza di una neoassunta e questa che si difende dicendo che vogliono sabotarla.
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whyamiawakes · 2 years
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Però i cugini di campagna a mezzanotte e venti è una scorrettezza
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