Tumgik
#sembra carina come idea
weirdesplinder · 6 months
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Uscite vampiresche in libreria
Un breve post per segnalarvi alcune uscite recenti in libreria che reputo interessanti se siete amanti dei romanzi con vampiri. Purtroppo sono quasi tutti romanzi YOUNG ADULT (YA) o NEW ADULT (NA), quindi con protagonisti massimo ventenni se non adolescenti. Questo mi riempe un tantino di tristezza, sembra quasi che il genere paranormal o fantasy venga considerato in Italia roba da giovani e non si pubblichino opere del genere per adulti perchè non venderebbero. Idea a mio avviso sbagliatissima.
Comunque ecco cosa potete trovare in libreria:
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Bride, Ali Hazelwood (NA)
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Trama: Misery Lark, l'unica figlia del più potente Consigliere dei Vampiri del Sud-ovest, è ancora una volta un'emarginata. I suoi giorni nell'anonimato tra gli Umani sono finiti: è stata chiamata a sostenere una storica alleanza per mantenere la pace tra i Vampiri e i loro più acerrimi nemici, i Lupi, e non vede altra scelta che arrendersi allo scambio. I Lupi sono spietati e imprevedibili e il loro capo, Lowe Moreland, non fa eccezione. Governa il suo branco con severa autorità, ma non senza giustizia. E, a differenza del Consiglio dei Vampiri, non senza sentimento. È chiaro, dal modo in cui segue ogni movimento di Misery, che non si fida di lei. Se solo sapesse quanto ha ragione… Perché Misery ha i suoi motivi per accettare questo matrimonio di convenienza, motivi che non hanno nulla a che vedere con la politica o le alleanze, e tutto a che fare con l'unica cosa che le sia mai importata. Ed è disposta a qualsiasi cosa pur di riavere ciò che le appartiene, anche se questo significa una vita nel territorio nemico… da sola con il lupo.
La mia opinione: la trama è trita e ritrita, esistono innumerevoli romanzi americani dove lei vampiro deve sposare lui licantropo, sul serio (o lui vampiro lei licantropa ma più raramente) e con piglio più d'azione, o più sexy, non dico questa non sia carina come versione, ma è semplicemente per niente rivoluzionaria e molto semplice.
Cuori, vampiri, e altre promesse infrante, di Margie Furston (YA)
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Trama: Victoria e suo padre condividono la passione per i vampiri dal giorno in cui uno di loro si è dichiarato in diretta TV. A oltre dieci anni da quella rivelazione, le creature della notte sono tornate a vivere nell'ombra e molti mettono in dubbio la loro esistenza. Non Victoria e suo padre, che continuano a sognare di poterne incontrare uno. Quando però al padre viene diagnosticata una malattia terminale, il viaggio che avrebbero dovuto fare insieme alla caccia di vampiri si trasforma in una missione disperata, in cui l'unico obiettivo di Victoria è quello di diventare un immortale per poterlo salvare. Armata delle informazioni raccolte in anni di lettura dei blog di appassionati e accompagnata dal suo ex-migliore amico Henry, va a New Orleans, il luogo dell'ultimo avvistamento di un vampiro. Lì incontra Nicholas, un giovane misterioso che potrebbe darle ciò che desidera, a condizione che lei gli dimostri di amare la vita abbastanza da voler vivere per sempre. Ma vivere davvero, mentre il padre sta morendo, sembra il più grande dei tradimenti e Victoria può solo sperare che Nicholas mantenga la sua promessa… perché l'alternativa è davvero impossibile da immaginare.
La mia opinione: young adult per lettori molto giovani siete avvertiti e che verte sul lutto.
Shanghai immortal, di A. Y. Chao
(credo questo abbia protagonisti adulti, ma non ho trovato notizie certe, aggiornerò il post dopo averlo letto)
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Trama: Venduta dalla madre al Re dell'Inferno quando era bambina, Lady Jing è mezza vampira, mezza spirito-volpe hulijing. Come protetta del Re, ha passato gli ultimi novanta anni a svolgere commissioni, evitare le frecciatine dei maliziosi cortigiani hulijing e cercare di controllare la sua esplosiva irascibilità, con risultati altalenanti. Ma quando Jing scopre che alcuni cortigiani tramano per rubare una preziosa perla di drago al Re, coglie l'occasione per smascherarli, una volta per tutte. Con l'aiuto di Mr Lee, un mortale incaricato di creare la Banca Centrale dell'Inferno, Jing intraprende una folle corsa alla ricerca di informazioni, prima nell'Inferno e poi nella Shanghai mortale. Ma quando le sue bravate mettono in pericolo Mr Lee, deve decidere cosa è più importante: vendicare la sua perdita di prestigio o abbandonare il suo approccio cinico alla vita per avere la possibilità di provare tenerezza e trovare anche l'amore.
La mia opinione: gli autori asiatici hanno uno stile tutto loro che può piacere o meno, ma certamente hanno una visione dell'universo paranormal molto diversa da noi occidentali che perciò può risultare molto interessante perciò questo libro è già finito nella mia lista di romanzi da leggere. Nel 2025 uscirà un suo sequel Paris Celestial. Quindi diverrà una serie.
Hidden. I vampiri di Marchwood, di Shalini Boland
Primo libro della trilogia Vampires of Marchwood, di cui è già disponibile in italiano anche il secondo libro Taken
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Trama: Ribelle e tenace, Madison Greene ha sempre dovuto lottare per sé e per il fratello Ben, dopo che sono rimasti soli al mondo. Ma il giorno del suo diciassettesimo compleanno tutto cambia: qualcuno ha lasciato in eredità a lei e a Ben una fortuna, che comprende una quantità di denaro inimmaginabile e Marchwood House, una grande dimora piena di fascino e mistero. La condizione per ottenere tutto quanto? Madison e Ben dovranno trasferirsi nella nuova casa e viverci stabilmente. Basta poco perché si rendano conto che Marchwood House nasconde mille segreti. Esplorando la tenuta tentacolare, Madison trova alcune casse polverose e, incuriosita, decide di dare una sbirciata al contenuto. All'interno ci sono delle statue e una di queste ritrae il ragazzo più bello che abbia mai visto. Quando lui all'improvviso apre gli occhi e le svela la sua vera identità, Madison capisce di essere perduta. Potrà davvero donare il suo cuore a qualcuno che è tanto sexy quanto letale?
La mia opinione: questa è una trilogia conclusa già dall'autrice nel lontano 2016, ha una sua età il primo libro è del 2011, non so perché arrivi solo ora in Italia. Ma questo non è un male, erano anni buoni per i paranormal e la trama mi sembra interessante, purtroppo è uno young adult siete avvertiti e ad un certo punto tutto si complica con viaggi nel tempo.
The scarlet veil. La cacciatrice e il vampiro, di Shelby Mahurin
Primo libro di una nuova serie, spin off della serie Serpent&Dove la strega e il cacciatore, della stessa autrice
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Trama: Sono passati sei mesi da quando Célie ha sfidato la tradizione e, lasciando tutti a bocca aperta, ha preso i sacri voti per unirsi agli chasseur, prima cacciatrice in una confraternita di soli uomini. Con il suo fidanzato Jean Luc al comando, è decisa a portare avanti la propria missione e a proteggere Belterra, ma il passato non le dà tregua: misteriosi sussurri la perseguitano e un nuovo male risorge dall’oscurità, lasciando dietro di sé una scia di cadaveri con due punture gemelle nel collo. Ora Célie ha un nuovo motivo per temere il buio, perché qualcosa – qualcuno – la sta cercando. E nonostante i confratelli e Jean Luc cerchino di proteggerla, non c’è magia né spada che possa tenerla al sicuro da un mostro che si nasconde dietro belle parole e sorrisi taglienti. Se non vuole cadere preda delle tenebre, Célie deve trovare il modo di fermare la minaccia che avanza, ma più quel mostro si avvicina, più rischia di cedere ai suoi inquietanti desideri… e ai propri.
La mia opinione: non ho letto questo libro e non intendo leggere questa serie perché non è adulta come piacciono a me, io lo catalogherei al massimo come new adult sinceramente. Inoltre non avendo apprezzato la serie precedente dell'autrice abbandonata da me al primo libro, già so che non mi piace il suo stile. La consiglio solo a chi ha amato le serie di Sarah J. Maas come genere e stile.
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Agenzia per appuntamenti, di Andie M. Long
Unico volume che raccoglie ben 6 romanzi (la serie completa) brevi paranormal romance ironici e per adulti con protagonisti adulti:
Il vampiro cerca moglie Appuntamento con il diavolo Appuntamento con il lupo Il nostro futuro Appuntamento con il re Guerra e pace
Link: https://amzn.to/3TmO7VA
Trama: Gestire un’agenzia di incontri può essere mortale… Shelley Linley è stufa di avere a che fare con clienti squilibrati. Un altro burlone ha fatto domanda alla sua agenzia di incontri, dicendo di essere un vampiro e vuole l’aiuto di Shelley per trovare una moglie. Malgrado tutto, quando decide di incontrarlo per una seconda intervista, Shelley scopre che lui non ha idea di quello che vogliono le donne. Peccato perché è super sexy, divertente e ha molti amici single a cui potrebbe consigliare la sua attività, anche se dice che sono lupi mannari e demoni. Se solo riuscisse ad ignorare le sue allucinazioni, potrebbe sicuramente aiutarlo ad incontrare qualcuno. Tutto precipita quando l’algoritmo del programma di incontri afferma che è proprio lei la sua compagna ideale e questo la mette davanti a due possibilità, dare una possibilità a quel vampiro affascinante o scappare a gambe levate.
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underleveledreviews · 11 months
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Recensione di: Maquette
Un gioco con moltissime potenzialità, la meccanica principale del cambio di dimensioni degli oggetti dispersi nella mappa era una gran bella idea che però, a mio parere, non è stata sfruttata a dovere e quasi come se il gioco a volte se ne dimenticasse. In poche parole, la meccanica di gameplay è divertente e particolare, purtroppo questa si schianta contro il level design dei vari puzzle che smontano tutto. La maggior parte delle azioni da compiere sono contro intuitive e spesso mi sono ritrovato, già dal secondo puzzle a guardare la soluzione e sentendomi anche scemo. Il vero problema di tutto è che il gioco ti spiega come funziona una cosa, senza dirtela effettivamente e questo è grandioso, però non ti da modo di assimilarla e comprenderla per poi usarla da solo, soprattutto perché appena si capisce una cosa ecco che ne viene introdotta un'altra. Ad esempio: si capisce come un oggetto piccolo sia possibile ingrandirlo nella maquette però non viene minimamente accennato al contrario e subito dopo viene richiesto, non dico che non si possa capire però è molto forzato. Spesso è talmente tanto forzata la soluzione che ad un certo punto mi sono ritrovato a finire un puzzle e non essere sicuro della mia soluzione, costringendomi a controllare e scoprire che avevo fatto bene. In pratica, non si capisce cosa si deve fare e se si capisce non si è mai certi di ciò che si sta facendo o se si sta seguendo ciò che si dovrebbe fare.
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La grafica almeno è molto carina e mostra bene gli ambienti che si ricollegano alla storia, che è stato l'unico motivo che mi costringeva a continuare e finire. Nonostante tutto anche la storia, per quanto intrigante, è molto semplice e facile da intuire, non lasciando nessun mistero alla fine però questa è riflessa in modo corretto nelle ambientazioni che mostrano i sentimenti e la situazione dei protagonisti. Oltre a questo molte volte mi sono ritrovato di fronte a molti bug o problemi di legnosità dei comandi che non mi facevano capire se stavo sbagliando qualcosa o se fosse colpa del gioco. La cosa che mi da più fastidio è che a volte sembra che si stia sfruttando un bug piuttosto che la soluzione quando invece non è così, come in un punto dove si deve salire su una scala gigante. In sintesi: Maquette è un'occasione mancata che aveva potenzialità però che non sono state sfruttate e che anzi, a volte si usavano degli stratagemmi alternativi per bypassare un'ipotetica soluzione con queste meccaniche. La storia carina come le musiche però queste non riescono a colmare i difetti del gameplay.
Voto Critico: 5 su 10
Voto Emotivo: 4 su 10
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15 dicembre 2022
Se il primo esame è stato fuori da ogni logica questo è stato so underwelming. Dopo aver preso le tavole e averle sistemate sui pannelli nel corridoio delle aulette e aver fatto colazione con Daniele che arriva col fuso orario, chi si presenta? La prof di urbanistica! Da quanto tempo bestie! Ci dice faccio revisione al gruppo accanto a noi e poi passa qui. Ci mettiamo subito a recuperare le stampe che non avevamo più uscito dalle buste dopo il disastro mail e iniziamo a ripassare un po’ di info. Quando arriva fa una revisione abbasta scrupolosa di tutto, tra grafica e contenuto, e sostanzialmente ci distrugge. Vuole tavole diverse da come le abbiamo fatte e dato che abbiamo solo una settimana ci dice che tipologia fare e poi se ne va. Il lavoro è tantissimo perché vuole graficizzare su una tavola territoriale delle informazioni che noi abbiamo su dei grafici perché non sono graficizzabili. Ma lei dice che dobbiamo riuscire a fare questo ‘sforzo’ e comunque dobbiamo trovare un modo per passare questo esame e l’unica soluzione è mettere insieme le nostre teste e fare l’impossibile.
Nel frattempo l’esame di disegno consiste nel prof, che entrando di fretta in auletta, ci chiede di consegnarli la tesina che lui esplicitamente detto di non stampare tanto non serviva (l’ultima revisione ha iniziato con noi, poi deve aver cambiato idea quando ha fatto gli altri gruppi e si è scordato di aggiornarci) e noi gli diciamo che la abbiamo comunque pronta da stampare e lui di risponde ok allora consegnatemela prima delle 5. Andiamo di corsa a stampare ed esce piuttosto carina per avere solo una copertina e 0 impaginazione particolare. Mentre torniamo nel campus il prof ci scrive un messaggio dicendo di confermare il voto dal sito e di avvisarlo appena lo abbiamo fatto tutti. Apriamo il sito e ci dice che ci ha messo 30. Torniamo in auletta, avvisiamo Daniele che ormai il cell lo usa solo per giocare e non per leggere messaggi, andiamo a consegnarli la tesina e quasi manco ci dice niente perché lo chiamano per una revisione online e lo lasciamo ai suoi impegni. That’s it. Underwelming.
Facciamo nel pomeriggio un recap delle tavola da fare per urbanistica. Daniele prende il treno delle 5. Io rimango con ile un’altra mezz’ora. Poi me ne torno e per strada riesco a fermarmi alla bancarella coi libri e ci metto giusto una mezz’ora per guardare bene bene ciascun libro. Non ne aveva di granché ma all fine ne prendo due, uno sul concetto di labirinto da vari punti di vista (sembra abbastanza particolare) e uno in francese tascabile da poter con calma, magari d’estate al mare, leggere segnando tutte le traduzione delle parole (perché io mica so il francese ma almeno il senso vago delle frasi dovrei capirlo). Posso ritenermi soddisfatta di questo acquisto impulsivo di ben 2 euro :)
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der-papero · 3 years
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Ieri sera sono andato al "invito a bere qualcosa" più surreale della mia vita, ovvero quello della vicina simil-Chastain.
Come dicevo in un precedente post, non avevo mai ricevuto un invito perché ci ha messo praticamente due anni per ristrutturare, e in questi due anni ho visto passare ogni tipo di pianta conosciuta dall'uomo davanti alle finestre di casa, che mi chiedevo "ma cosa cazz sta combinando?", e ieri sera ho avuto la risposta. Però sono stato il primo ad essere invitato, vuoi mettere? 😍
Attraverso un giardino che sembra una foresta del Vietnam, entro in casa, e cosa non ci trovo: oggetti dovunque, ma dovunque! Stiamo parlando, la sua come la mia, di 160 mq. su tre piani, cosa che io sto facendo ancora fatica a riempire. E non solo dei giocattoli dei bambini, quel tipo di disordine è perfettamente normale, io parlo di oggettistica che non si capiva manco che era, appesa dovunque.
"Benvenuto, ti mostro la casa!". Eh, mica è stata una cosa facile.
Primo ostacolo. Immaginatevi un pianoforte, uno sgabello per il pianoforte e una barriera di protezione per i bimbi.
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Lei: sai, l'ho montata che è difficile da togliere, quindi bisogna scavalcare
Io (parola): vabbè, figurati, tranquilla
Io (pensiero): mo' mi rompo le corna e addio partenza sabato :(
Arrivati al primo piano, due robe mai viste. La prima, questa stanza.
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E' una stanza normale, quella in foto è la mia, io ci ho messo scrivania, computer, cassettiera e una libreria. Lei ha la stessa stanza come grandezza, visto che le case sono uguali, e l'ha riempita di piante. Ma non di piante normali, di palme, ed era piena zeppa di palme, che non si riusciva ad arrivare alla parte opposta, roba che serviva un macete! Che poi, le palme, non potendo andare oltre il soffitto, avevano iniziato a piegarsi. Mi fa
Lei: il balcone te lo faccio vedere da un'altra stanza, è un po' complicato passare da qui ...
Io (parola): eh, sì, vedo. Carino però, c'è moooolto verde!
Io (pensiero): a so', ma che cazz e cumbinat, ma aro' s'è vist maje na' stanz nguaiat e chesta maner????
Arriviamo al bagno, e qui, vi giuro, avrei voluto pagare tutti i soldi che ho per avere qui la mia Mami e vedere la faccia, perché ci avrei fatto uscire almeno una ventina di post con le sue reazioni.
Palma anche in bagno, tanto per cambiare, e le faccio
Io (parola): che bello! (ironic mode ON) ... ma, noto qualcosa ... ma manca la porta?
Lei: eh sì, non mi son bastati i soldi per metterla
Io (parola): beh, dai, si fa sempre in tempo ...
Io (pensiero): no aspe', famm capi', la stanza di là sembra una savana del Mozambico e adesso, se volessi pisciare, mi converrebbe andarla a fare tra le palme per avere un po' di privacy???? Hai prosciugato un capitale e non ti è venuto in mente che la porta del bagno, ma pure una tenda, potrebbe in effetti essere una priorità???
Ma mica è finita qui ...
L'invito prevedeva di bere del Glühwein e mangiare un po' di Flammkuchen e del dolce. Ok. Premessa: ieri c'erano dai 2 ai 3 gradi fuori casa. Mentre prepara mi fa
Lei: mentre sistemo qui, mi faresti un favore? Monteresti quella stufa verticale che mi è arrivata stamattina?
Io: certo!
La mia ingenuità italiana non mi lasciava certo intravedere il suo piano diabolico, infatti mi chiedevo a cosa servisse una stufa, visto che faceva caldo in casa. Ad un certo punto prende la roba da mangiare e mi fa
Lei: ho preparato tutto per poter mangiare fuori! Non è una idea carina??
Io (parola): eeeeehhh, a-zzo, come no! Io pensavo che mangiassimo qui ...
Lei: ma nooo, fuori fa più Weihnachtsmarkt
Io (parola): ah beh, dai, bella idea! Però prendo anche la giacca, non so se la stufa da sola riscalda abbastanza ...
Io (pensiero): ma chella zompaperet e soret, fa nu' sfaccimm 'e fridd, ma nun putimm magna' comm tutt i cristian assistemat, che po' me ven 'a brunchit e nun pozz parti' cchiu'?
Tanto per cambiare, foresta tropicale anche fuori, sia in gardino che nel suo patio, dovevi farti spazio tra le foglie, c'erano tante di quelle piante accatastate che secondo me alcune non ricevevano la luce del sole, tanto che era difficile pure vederle. E mentre mangiavo col panico, perché pensavo al malanno che mi avrebbe preso da lì a breve, una coglie la mia attenzione.
Io (parola): e questa sarebbe?
Lei: un banano
Io (parola): ... cioè ... proprio la pianta delle banane? Qui in Germania?
Lei: sì! Carina, vero? Ne ho sempre desiderata una!
Io (parola): beh ... molto originale :)
Io (pensiero): eh certo, la Germania primo produttore di banane al mondo! Chi non ha un banano in giardino, nel paese delle patate. Cioè, io ho preso per il culo quello che voleva farmi mettere una pianta di limoni nel mio, e questa ha messo le banane ...
Aaaahhhh appena torna la Mami, io mi faccio re-invitare, perché quella sarà una giornata memorabile.
Ah, in parte del seminterrato non mi ha fatto scendere perché "è ancora in disordine". Azz, cioè, lo stai usando per macellare gli umani e darli in pasto alle piante?
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Hai la minima idea di quanto mi hai fatto soffrire e di quanto ancora tu stia facendo? O non te ne è mai importato nulla? Perché sembra così. Hai idea che ho perso 6 chili in meno di una settimana, che per giorni non ho letteralmente mangiato nulla perché qualsiasi cosa ingoiassi vomitavo? Hai idea che per quattro fottuti e lunghissimi mesi io ho pianto ogni singolo giorno e ogni singola notte? Hai idea che per settimane ho fatto incubi strazianti su di te? Hai idea di come mi sia sentita di nuovo così rotta quando mi hai detto che ti eri fidanzato? E lo so che ti avevo detto che ero felice per te, io voglio davvero che tu sia felice, ma volevo che tu lo fossi con me. E mi sento come se tu alla fine ti fossi arreso, non mi hai nemmeno dato delle ragioni su cui io potessi lavorare, non mi hai detto che minchia non andava, cosa non ti rendeva felice. Forse avevi già l'altra. O forse non te ne frega un cazzo di me. E sai che mi odio? Mi odio perché continuo a pensare a te, mi odio perché mi manchi, mi odio perché ho paura di non riuscire mai a superarti, mi odio perché ho paura di amarti per sempre e di paragonare chiunque a te. Non mi hai portato via abbastanza? Mi hai tolto tutto l'amore che avevo, perché l'ho dato tutto a te, non riesco più ad emozionarmi per un cazzo, mi sembra tutto vuoto. Hai idea che stavo entrando in depressione per causa tua? Hai idea che sono dovuta andare da una psicologa per causa tua perché non credevo di poter riuscire a vivere? Credici perché è stato così. E sono così stufa di fare la parte della persona buona che ci tiene a tutti ed è carina con tutti per non perderli. Sono dannatamente stufa di non dirti quello che provo per renderti felice. Perché chi cazzo rende felice me? Nessuno se non me stessa. Almeno questo me lo hai dato. Sono più stronza e penso più a me. Beh grazie eh
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hermioneblk · 2 years
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Paperino 502 💬 commento
⭐️ ⭐️
È la prima volta che leggo questo mensile e non sarà l’ultima ma questo numero non mi ha convinto molto. Si tratta per fortuna solo di storie senza inutili rubriche nel mezzo come struttura è perfetta ma se non mi ha convinto è dovuto al fatto che le storie scelte non sono molto valide. Continuerò a leggerlo perché le storie del passato continuano a dimostrarsi migliori di quelle del presente tanto che si potrebbe anche fare a meno delle storie inedite, che comunque non vuol dire nuove. È un mistero perché Topolino non venga improntato come questi mensili, solo storie niente inutili pagine di attualità sport e stupidaggini varie.
È doveroso però puntualizzare come sia fantastica la copertina: Paperino compra gli estensori per fitness e li usa per agganciare la sua amaca: geniale!
1
Paperino e il colossale disastro pasquale
Storia in edita
La prima storia è piuttosto bruttina. Paperino porta ad una sfilata di Pasqua delle uova che a causa di Archimede si ingrandiscono. Fin qui poteva essere anche divertente ma non mi è piaciuto il fatto che ne sono usciti dei pulcini… E poi? Dunque avrebbero dipinto delle uova con dei pulcini dentro? Questa è la storia inedita e se ne poteva fare a meno sembra messa lì solo perché era il numero di Pasqua.
2
Paperino e l’avventura sotterranea
Storia in edita
Paperino lavora nelle fogne e trova un libro intitolato: come apprezzare il proprio lavoro che lo fa peccare di superbia. Questa superbia fa sì che il capo lo mandi nelle profondità delle fogne in cui incontra un popolo di talpe in lotta con un popolo di pipistrelli. Riesce a fatica a liberarsi di tutti e solo così apprezza il proprio lavoro. Una storia mi lascia un po’ impensierita, che cosa ci volevano dire? Bisogna accontentarsi? Certo va anche bene ma infondo quel libro non sembrava nuocere dicendoti come apprezzare quello che hai e che sapresti fare. La copertina del libro non è stata con precisione curata a pagina 19. I caratteri sono molto piccoli e solo grazie ad una lente di ingrandimento si può leggere senza sforzare la vista.
3
Paperino e papero oga in: largo, fate spazio!
Topolino 2200 27 gennaio 1998
Una storia del 1998 che però mi ha lasciato un po’ insoddisfatta. Paperino e Paperoga vengono mandati dallo zio nello spazio per riparare un satellite e ovviamente fanno un disastro… Il problema è che è un po’ troppo inverosimile caotica e pasticciata. Era il 1998 e gli utenti insoddisfatti a causa delle trasmissioni tv ingarbugliate per il disastro dei due paperi nello spazio chiamano Paperone e gli mandano fax…nostalgia!
4
PIA - una marmellata di diamanti
Topolino 2414,5 marzo 2002
Paperone indaga e per farlo convoca i suoi agenti segreti Paperino e Paperoga. Un tipo sta facendo diamanti artificiali e Paperone scopre grazie ai suoi nipoti l’inghippo… Possibile che una segretaria si porta appesa al collo la chiave dell’ufficio? È una storia che fa un po’ troppo acqua e che diventa pire insopportabile per la presenza improvvisa di Paperina sicuramente non necessaria!
5
Paperino e l’auto in custodia
Paperino 242, agosto 2000
Una storia carina ma troppo prevedibile. Paperone lascia a Paperino la sua limousine e lui pensa di aver perso il suo fregio per scoprire poi ovviamente che non ce l’aveva mai avuto. Anche un po’ troppo prolissa.
6
Paperino e la numismatica competitiva
Paperino 429, marzo 2016
Paperino pensa di aver perso il suo lavoro da lucidatore di monete e allora fai di tutto per riprenderselo per capire che era tutto un malinteso e complicare ancora di più le cose. La storia non è male manca forse di una valida idea di base e poi i disegni sono strani diversi dal solito con uno stile un po’ troppo spigoloso per i miei gusti.
7
Paperino è il tempo pazzerello
Paperino 340, ottobre 2008
Allarme cliché e argomenti proibiti!
La storia inizia dicendo che è estate ed è bel tempo e Paperino subito esclama che è un peccato rimanere in città! Che patetico cliché! Non c’è niente di più noioso che qualcuno che deve andare a fare una gita dato che c’è il sole… Tra l’altro subito dice potrei andare al lago a pesca di trote! Era il 2008 e ancora si potevano dire queste cose senza aver paura di scandalizzare chi ama gli animali…purtroppo. Così Paperino aiuta Archimede in un progetto rendendo geloso Edy… Pensavo che fosse una femmina!
A causa del sabotaggio dell’aereo da parte di Edy Paperino combina un disastro e alla fine si ritira al polo dove crea un po’ di caldo sciogliendo i ghiacci e mettendosi a pescare… Dunque si ripropone il fatto della pesca (veramente inaccettabile) e anche il voler sciogliere gli acciai… (follia). Una storia che ormai non potrebbe più essere proposta, i ghiacciai si stanno sciogliendo e tutti lo sanno e quindi sarebbe come fare finta di niente. L’unica cosa positiva di questa storia è che non c’è una morale perbenista finale, Edy non viene scoperto e rimane un crimine impunito!
8
Paperino “cugino Duck“
Topolino 1633, 15 marzo 1987
I tre nipotini non possono guardare la TV e si perdono il loro telefilm! Era il 1987 nessuno aveva Netflix non c’era niente di scandaloso nel dire telefilm mentre oggi si può solo dire “sto guardando una serie TV!” ….Mah! Il telefilm che stavano guardando era Zazzard scimmiottamento di Hazzard, le incredibili avventure dei cugini Duke, dice wiki. Paperino comincia raccontare loro un improbabile episodio con lui e Paperoga come protagonisti nelle parti dei cugini Duke. Dunque sarebbe uno scimmiottamento dello scimmiottamento… decisamente troppo per me! Non adoro queste storie fatte sopra l’impronta di una storia originale. Tutto sommato la storia è stata carina ma poteva svolgersi benissimo senza tutto questo preambolo televisivo.
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senpai-irene · 2 years
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26/08/22
Ho conosciuto una ragazza molto carina e simpatica l'altra sera e abbiamo iniziato a scriverci. Mi ha chiesto di uscire domenica solo che ho un ansia terribile perché lei è bella, ha un fisico atletico e stupendo con due gambe snelle e lunghe, ha un sacco di self-love, si veste super bene, ha voglia di divertirsi e ha la possibilità economica per fare quello che le piace.
Io cosa ho? Problemi mentali, alimentari e probabilmente anche depressivi. Ho paura che in sua compagnia io non sia veramente "me stessa" e di venire giudicata per la mia vita o il mio stile e la cosa mi mette una paura tremenda. Anche perché penso che se per caso non mi dovessi trovare bene mi sentirei tremendamente a disagio e vorrei solo scappare e tornare a casa.
Mi ha proposto di fare un sacco di cose insieme, ma mi sembra assurdo che una come lei possa anche solo pensare di divertirsi con una come me. Ho paura che si sia fatta un idea diversa e sbagliata di me, che pensi che siamo simili, ma che alla fine trovandosi davanti me smetta di parlarmi e mi smolli lì.
Non so cosa fare. Mi sembra di non saper più come si conosce nuova gente, mi sembra di non sapere più come ci si diverte o come si sta in compagnia. Mi manca la mia comfort zone e la mia bolla di quotidianità e sicurezza che mi dava lui. Mi manca sapere già in anticipo come si comporterà una persona, quali sono i suoi gusti, cosa gli piace, come farla ridere.
Mi manca stare con lui e non riesco a capire quale sia il rapporto che si è creato tra di noi. Non riesco a capire cosa vuole lui, cosa voglio io, quale sia la cosa migliore da fare. Vorrei solo che scendesse dal cielo in bigliettino con le istruzioni per la vita...
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blondeannalisa · 3 years
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Pioggia
Ciao, sono Annalisa, oggi sono stata molto fortunata. Può essere lo sia in assoluto. Ma un’ora fa, se qualcuno me l’avesse detto, gli avrei menato. Sto parlando di una cosa di cui magari a voi non frega un cazzo, ma a me sì. E’ stato quando la prof mi ha vista e mi ha detto “Ah, ma se c’è anche lei facciamo tutto stasera”. Le ho risposto che sì, insomma, a dire il vero l’esame era previsto per il pomeriggio successivo, io ero solamente venuta a vedere... Però quando una che ha assoluto potere su di te ti risponde “ma non è detto che domani sera sarà più facile” che fai? Che le dici? Io ho detto “va bene”, avrei voluto vedere voi. Anche se tra me e me pensavo “ma guarda tu sta fija de ‘na mignotta, stai a vedè che per questo esame del cazzo mi rovino la media...”.
 E invece no, è andata benissimo. Mi ha pure fatto i complimenti, mi ha detto “signorina, ce ne fossero come lei...”. E’ una un po’ fissata con il fatto che le donne sono sempre state discriminate a proposito di matematica. Mi è pure sempre stata simpatica anche se, appunto, la materia è un po’ del cazzo. Ma in quel momento l’avrei strozzata.
 Comunque ci siamo rivisti tutti al bar, dopo l’esame. Eravamo in sei, eh? Non è che a matematica ci siano tutte ste frotte di gente agli appelli. Anche i miei compagni, quando hanno saputo l’esito, si sono affrettati a sottolineare “ma che culo, Annalì”. Non nel senso in cui in genere me lo dicono. Intendevano proprio la fortuna. Ahò, ma che cazzo volete? Si vede che avevo studiato.
 Già mi pregustavo i complimenti al mio ritorno a casa, avevo in mano le chiavi della macchina. L’unico vero vantaggio di fare un esame a quest’ora del pomeriggio, per la verità si erano fatte le sette, in questa villa fuori dalla città universitaria, è che si trova parcheggio abbastanza facilmente. E della macchina, oggi, ne avevo proprio bisogno. Perché sono tre giorni che piove a dirotto. Ma forte, eh? E non smette mai. Al massimo rallenta un po’ e poi ricomincia.
 A me non è che la pioggia dia fastidio, anche se la gente comincia già a rompere i coglioni dicendo che un tempo così non c’è mai stato. Ora, a parte il fatto che non è vero, di che cazzo vi stupite? Siamo agli inizi di dicembre, è autunno, piove! Fa il dovere suo. E quando fa 27 gradi a Natale che vi dovete preoccupare.
 Anyway, stavo per salutare e andare via quando a qualcuno è venuta la bella idea di festeggiare a cena. Declinare mi è stato praticamente impossibile, perché sono partiti una serie di appelli molto gentili, del tipo “dai, Annalì, non fare la stronza come al solito” che non me la sono sentita di rifiutare. E’ stata Elena a convincermi. Non tanto per il suo “viene pure Gilberto”, che io ho registrato mentalmente con un sarcastico “ah beh, allora...”, quanto perché ha detto “viene pure Gilberto e offre lui”. Ok, già va meglio. Sto Gilberto è il suo ragazzo ed è impaccato di soldi, suo padre gli ha comprato – non affittato, comprato – una casa dalle parti del Colosseo dove vivono insieme. Voglio dire, io con Gilberto non ci vivrei mai, ma se a lei piace... No, ok, esagero. Sono carini. Una volta mi hanno invitata a una festa da loro ed è lì che ho conosciuto le mie amiche Serena e Giovanna. Almeno questo glielo riconosco, glielo devo. E poi non è che i miei compagni mi stanno sul cazzo. Sono bravi ragazzi. Non li trovo interessanti, d’accordo, ma per una sera...
 L’unico dubbio mi viene al momento in cui mi annunciano la destinazione: “Da Eataly? Cazzo, ma è dall’altra parte della città, con questa pioggia ci sarà un traffico terrificante, non si può fare altrove? Più vicino?”. No, non si può fare, hanno tutti voglia di andare da Eataly. Mi carico in macchina Elena e partiamo. Durante il viaggio si parla del più e del meno. Si vede che lei è molto compresa nel suo ruolo di ragazza-fuorisede-che-convive-con-il-suo-ragazzo-fuorisede e che le piace molto giocare all’adulta. A me pare molto buffa, ma non gliene voglio, anche se quando mi domanda “ma tu ce l’hai il ragazzo, Annalisa?” a me sembra che voglia più che altro sottolineare la nostra differenza di status. Ma forse mi sbaglio.
 No. No, non ce l’ho il ragazzo. Sì, è vero, sarebbe carino avercelo, ma finora non ho trovato nessuno che.. e poi preferisco pensare solo a studiare, ci tengo molto a finire il prima possibile. Sì, ok, d’accordo, ma come mai, tu così carina, eh lo so ma che ci vuoi fare, ogni tanto qualcuno che sembra interessante lo trovo ma poi... sai com’è, vogliono solo quello. Frasi così, chiacchiere sconclusionate che per fortuna si fermano sempre abbondantemente prima di toccare argomenti più scabrosi. Elena non è il tipo da chiederlo e io certo non mi sogno di rivelarle che razza di troia stia in questo momento al volante, figuriamoci.
 Il problema è che, mentre parliamo, all’argomento “ragazzo” inizio a pensarci io, in piena autonomia, tra me e me. E non mi ci vuole poi molto per fare l’upgrade “ragazzo-sesso”. Anche perché son quasi due mesi che non faccio nulla, ma proprio nulla a parte le (poche) avventure in solitario nel mio letto.
 L’ultima volta è stato con Fabrizio, il più classico degli scopa-amici. L’avevo cercato dopo due esperienze che mi avevano lasciata, per usare un eufemismo, parecchio turbata.
 Essere stata beccata a scoparmi uno dentro casa sua dalla moglie, essere stata menata e buttata fuori di casa nuda sul pianerottolo, sempre dalla suddetta moglie, già mi aveva scossa e non poco. Trovarmi un paio di giorni dopo a essere aggredita insieme alla mia amica Serena dentro la Rinascente da un pazzo omofobo era stata la ciliegina sula torta.
 Ero stata io a cercare Fabrizio, a chiedergli se quella sera fosse libero. Senza ipocrisie, tra noi non ce n’è bisogno. Mentre ero a gambe aperte sotto di lui, mi aveva detto “ma quanto sei troia stasera? sei già venuta sei volte”. Appena finito di dirmelo è arrivata la settima. Io lo adoro, Fabrizio. E non solo perché mi scopa benissimo, ma anche per questi particolari. Perché tiene il conto dei miei orgasmi e perché mi chiama troia come un altro in quei momenti mi chiamerebbe amore mio. Io, troia, lo preferisco. Anche perché nessuno mi ha mai detto amore mio. Sì, oddio, quando ero al liceo ogni tanto c’era qualcuno che lo faceva. Di solito dopo che gli avevo fatto un pompino, a volte anche prima. C’è sempre qualcuno che si innamora o pensa di farlo.
 Ma la verità è che quella sera non ero andata da lui perché volessi farmi chiamare troia. E nemmeno perché avessi voglia solo di essere scopata. In realtà avevo voglia di essere scopata prima e abbracciata dopo. Coccolata. Che avete da guardarmi in quel modo? Anche a me piace essere coccolata, sapete? E che cazzo...
 Comunque, l’ultima volta è stata quella, quasi due mesi fa. Poi Fabrizio è partito. Lui lavora in uno studio di progettazione, è ingegnere idraulico o qualcosa del genere. Arabia Saudita, fino a Natale. In realtà, mi ha spiegato, va più che altro a fare il garzone di bottega, altro che ingegnere. Ma pare che sia la prassi. Ci sono rimasta talmente male a sapere che partiva che gli ho estorto – sì, io, proprio  io – un appuntamento per il suo ritorno. In quel momento non avrei proprio voluto che se ne andasse, e fargli promettere che ci saremmo rivisti al suo ritorno mi era sembrato l’unico modo per lenire il dispiacere.
 Così mi sono buttata sulle lezioni, su questo cazzo di esame a dire il vero molto facile, sono stata molte sere a casa, ho visto le mie amiche. Anche Serena, naturalmente. Con la quale però non c’è stato più nulla, da quel punto di vista. Ho fatto la brava, insomma, la bravissima. E volete sapere una cosa? Non ho nemmeno avuto bisogno di sforzarmi tanto. Ecco.
 Solo che, adesso che sto in macchina con Elena e lei mi chiede come mai una come me non abbia un fidanzato che-a-te-i-ragazzi-dovrebbero-correrti-dietro-mamma-mia, penso in effetti quasi due mesi senza combinare nulla di nulla mi sembrano un periodo piuttosto lungo. Tanto lungo da pensare che forse vale la pena di aspettare qualche giorno e raggiungere i due mesi tondi tondi e intanto fare qualche calcolo per cercare di stabilire se sia o meno un record.
 E invece no, un attimo dopo penso che ho voglia, anche se non so esattamente di cosa. Un attimo dopo ancora capisco di cosa ho voglia: ho voglia di farmi riempire la bocca. Sì, un pompino. Di quelli nemmeno troppo delicati. Odore, sapore e dominio incontrastato di un cazzo nella mia bocca. Anzi no, nemmeno questo a dire il vero. Sì, ok, lo so che vi do ai nervi, ma aspettate un momento, cavolo, sto mettendo a fuoco! Un pompino ok, brutale ok. Ma in realtà, quello che voglio è bere. Bere sperma. Ecco. Sì è questo. Ho una formidabile voglia di ingoiare sperma, in questo momento. Anche se so perfettamente che, vista la compagnia, si tratta di una voglia che di sicuro non esaudirò stasera.
 Non lo so, sono confusa. A tutto pensavo tranne che a questo, quando sono uscita di casa.
 - Cosa stai pensando? – mi domanda Elena. Non so nemmeno da quanto tempo la ascolto senza sentire quello che dice.
 - Scusa – le rispondo – stavo pensando che per festeggiare stasera vorrei bere qualcosa di speciale.
 - Per ora c’è solo acqua – commenta lei. La pioggia batte fortissimo, di là dal vetro faccio fatica a vedere le macchine davanti.
 Il “qualcosa di speciale” è alla fine una birra artigianale, anzi due. Ma per il resto non è che la serata sia il massimo della convivialità. Mangiare, si mangia bene, eh? Non fantastico, ma si mangia bene. Però, un po’ perché i miei amici non sono proprio una banda di allegroni, un po’ perché non ci fanno nemmeno accostare i tavolini, la serata è davvero moscia. La mia proposta di vendicarci dei camerieri parlando ad alta voce da un tavolo all’altro e tirandoci le molliche di pane viene, tra l’altro, bocciata. Ho di fronte a me un tipo, Enrico, che d’ora in poi chiamerò “Harry tre parole”, perché in tutta la cena avrà spiccicato tre parole, appunto. Vi lascio immaginare i discorsi e il divertimento. Mi annoio come in una serata passata davanti alla tv a guardare la De Filippi.
 Fortunatamente agli altri tavoli c’è un po’ di turn over, così almeno posso distrarmi con la gente che va e viene. Proprio davanti a me, due postazioni più in là, a un certo punto arrivano due coppie. Non li osservo uno per uno, almeno all’inizio, mi mantengo su una visione complessiva del quartetto, per così dire. Solo che quello che sta proprio di fronte a me, a meno di una decina di metri, mentre si siede mi fissa. E mentre mi fissa viene anche a me da fissarlo. Per reazione, più che altro. Non so dire bene che età abbia, intorno ai trentacinque, direi. Ma è davvero difficile, non ci scommetterei. Sono tutti e quattro vestiti molto casual, con jeans e maglioni. Come me del resto. Qualche secondo dopo volto lo sguardo e vedo che mi sta riservando un’occhiata clandestina, poi si sporge un po’ in avanti per dire qualcosa a quella che presumo sia la sua ragazza e finisce sotto la luce della lampada. Non è per niente male. Che sia alto, asciutto e con le spalle larghe me ne ero accorta prima. Ora posso vedere meglio e suoi riccetti corti e castano-chiari, gli occhi azzurri. E, soprattutto, un sorriso da canaglia.
 “Mica male”, penso rimanendo un po’ imbambolata. Lui muove ancora una volta gli occhi nella mia direzione e si accorge che lo sto osservando. Ricambia. Ehi, ma tu sei un uomo, io sono solo una ragazzina. Te ne dovresti accorgere dai miei occhioni spalancati e dal ditino che porto alle mie labbra fingendo di mordermi un’unghia nervosamente. Una ragazzina un po’ impertinente, d’accordo, visto che col cazzo che abbasso lo sguardo, aspetto che sia tu a farlo. Del resto, è uno dei miei giochi preferiti prendere in castagna uomini più grandi di me che mi lanciano occhiate eloquenti di nascosto dalle loro compagne. Mi diverte da matti.
 Tra una chiacchiera e l’altra con le nostre rispettive compagnie il gioco di occhiate va però avanti più del solito. Così decido di giocare un po’ più pesante. Mi alzo e vado verso la cassa a pagare la terza Menabrea, accentuando impercettibilmente il mio naturale sculettamento. Credo che le forme del mio sedere e i jeans stretti facciano il resto. Quando torno a voltarmi verso di lui avanzo bevendo direttamente dalla bottiglia, fissandolo. Arrivo al mio posto e mi siedo continuando a bere dalla bottiglia. Fissandolo. Non ho staccato gli occhi dai suoi nemmeno per un’istante. Sono sfacciata e mi godo il gioco sino in fondo, proprio sulla soglia dell’eccitazione.
 Purtroppo però l’ora di andarsene arriva troppo presto. E poiché il conto lo abbiamo già pagato prima di mangiare, non ci resta che alzarci, metterci i giacconi e scendere. Il boato di un tuono sottolinea il momento. Oltre le vetrate l’acqua riprende a scendere a secchiate.
 Mi volto un’ultima volta, di nascosto. Lui mi sta osservando ancora e si accorge che lo sto guardando anche io con la coda dell’occhio. Spero che possa vedere il mio sorriso, spero che capisca che mi sono divertita.
 Pianto i miei compagni con una scusa. Anzi due, visto che la prima non basta. “Ciao ragazzi, devo andare al bagno”, “dai ti aspettiamo”, “no, ma poi volevo anche fare un giro a cercare una marmellata di mandarino tardivo per mia mamma”, “ah ok, allora ci vediamo a lezione”, “sì, ci vediamo a lezione, ciao ragazzi”. Mi dirigo verso i bagni e, già che ci sono, faccio pipì, compiacendomi della mia innata capacità di inventare cazzate su due piedi.
 Non è che abbia proprio un programma, mi va semplicemente di continuare il gioco, vedere se funziona ancora con qualcun altro. Sì, è vero, non sono appariscente stasera, ma gli sguardi li ho sempre attirati. E stasera ci ho preso proprio gusto. Voglio attirare sguardi e rispondere agli sguardi, altro che mandarino tardivo.
 L’idea è divertente, la sua realizzazione pratica molto meno. Soprattutto perché non mi si caga nessuno. Tranne uno, in realtà, una specie di sosia di Danny De Vito che è meglio perderlo che trovarlo. La cosa mi indispettisce non poco, come sempre quando va così. Anche perché, ma cazzo, fino a cinque minuti fa funzionava benissimo. Forse proprio per questo decido di fare una cosa che non ho mai fatto. Non da sola almeno. Vado alla birreria, direttamente al bancone, mi siedo su uno sgabello alto e aspetto di essere servita dal ragazzo. Assumo un’aria civettuola perfino con lui, faccio l’oca. Voglio proprio vedere se qualcuno si avvicina.
Vorrei chiarire una cosa: non ho voglia di essere rimorchiata. Non ho voglia di sesso. Sì, lo so che prima in macchina avevo pensato che fare un pompino del tutto senza senso a qualcuno e bere il suo sperma non sarebbe stata per nulla una cattiva idea. Ma quel momento è passato e dopo il gioco degli sguardi con il riccetto, interrotto dagli eventi, la mia immaginazione mi ha portata da tutt’altra parte.
 Comunque niente, eh? Non succede un cazzo nemmeno qui. Dopo un po’ l’unica cosa che mi trattiene dall’andarmene è che fuori è ormai un nubifragio vero e proprio e che io ho lasciato la macchina al parcheggio più lontano, cretina che sono.
 Poi però una cosa succede, cazzo. Succede che il riccetto di poco fa è seduto con la sua ragazza e l’altra coppia su un divanetto della caffetteria, e mi ha vista. E che porco cane la situazione non è esattamente quella di prima, quando stavamo a scambiarci occhiate ognuno al riparo delle proprie compagnie. Manco per niente. Quella che lui sta osservando adesso è una ragazzina bionda con la faccia da adolescente che sta facendo l’oca con il ragazzo delle birre e che  ha in pratica un cartello addosso con su scritto “sono una troietta, che aspettate a farvi avanti?”.
 Non so nemmeno io perché, ma improvvisamente mi sento a disagio, mi vergogno. Cioè, non è proprio vergogna. E’ che il gioco con questo tipo è andato anche troppo avanti, mentre a me questo gioco piace perché è fatto di momenti, sguardi allusivi. A me diverte fare l'oca con gli uomini quando sono in compagnia delle loro donne, è vero. Divertono le piccole provocazioni, mi piace l'ammirazione clandestina che leggo nei loro occhi e godo nel vedere come reagiscono quando si accorgono che non volto la faccia dall'altra parte, che li fisso con un'espressione a metà tra l'ironico e il malizioso che dice "ah, se fossimo soli".
 Quasi mi vergogno a scrivervelo, ma in realtà tutto quello che volevo quando mi sono seduta al bancone era essere abbordata da qualcuno, ma non dal riccetto. Con quello meglio di no, troppo pericoloso per questo tipo di gioco.
 Mi andava solo di fare la troietta idiota, rifiutare le eventuali avances di un tipo qualsiasi, almeno per l’immediato, facendogli però capire che uno di questi giorni sarei stata molto più che disponibile a restare come mamma mi ha fatta davanti a lui, dargli un numero di telefono fasullo e lasciarlo all’asciutto. Per poi tornare a casa e sditalinarmi nel mio letto immaginando come sarebbe stato farmi scopare da lui in centouno modi.
 Scema, vero?  Me l’hanno detto in tanti. In ogni caso, il numero del Servizio di igiene mentale della mia zona è 06 7730 8400. Magari potreste volermi fare un favore e segnalare il mio caso.
 Mi alzo quasi di scatto e imbocco il tapis roulant che scende al primo piano, all’uscita. Nubifragio o non nubifragio è meglio levare le tende.
 Solo che, ecco, chiamatelo intuito femminile o come cazzo vi pare, ma sento di essere seguita, sento una presenza alle mie spalle. Non è che ci sia poi tanta gente su questo tapis roulant, sono quasi certa che se mi voltassi lo vedrei. E questo è il motivo per cui non mi va di voltarmi. Il motivo per cui invece mi volto ve l’ho detto prima: sono scema. E’ così, fatevene una ragione che io me la sono fatta da un pezzo.
 L’occhiata che ci scambiamo per un paio di secondi che sembrano interminabili è completamente diversa da tutte quelle che l’hanno preceduta. La mia è l’occhiata della preda che ha individuato il predatore e che viene assalita dal panico perché non sa dove cazzo andare a nascondersi.
 Chiariamoci: a me piace sentirmi preda. A patto però che il cacciatore lo scelga io. Altrimenti ho delle reazioni che variano dall’indifferenza al vattelapijanderculo, dipende da una serie di fattori. In questo caso il cacciatore non è nemmeno male, ve l’ho detto. Ma non l’ho scelto io.
 Avete presente quando fate una cosa e immediatamente dopo vi chiedete "ma perché cazzo l'ho fatto?". E vi date pure della cretina, perché non è che avete seguito un impulso, manco per niente. Avete pianificato le cose, avevate una strategia. E d'improvviso, puff: ma perché ho fatto una stronzata del genere? E’ esattamente quello che è successo. Lui è dietro di me e, a meno che non si tratti di una coincidenza assurda, si appresta a tirare fuori il gancio per il rimorchio. D'improvviso tutto mi sembra implausibile, inattuabile. Inutile, persino. E anche un po' imbarazzante. Voglio dire, io volevo solo giocare e adesso mi trovo a dovere fare i conti con le conseguenze del mio gioco.
 Non sento il rumore delle porte automatiche che si richiudono. Non so se è a causa del fracasso della pioggia sul selciato o del fatto che qualcuno è passato dopo di me e ne ha ritardato la chiusura. Piove da matti, adesso. Non si vede nulla e dalla fine del porticato alla mia macchina ci saranno almeno cento metri allo scoperto. Mi fermo giusto un paio di metri indietro dalla fine della copertura. L’acqua cade talmente forte che le gocce rimbalzano e arrivano a bagnarmi. Ma non è questo su cui sono concentrata, sono concentrata su una cosa che sta per succedere, che è inevitabile che succeda.
 “Ciao, come ti chiami?”, penso tra me e me.
 - Ciao – dice una voce alle mie spalle.
 - Ciao – rispondo dopo essermi voltata lentamente. Una lentezza che mi sono imposta.
 - Che acqua, eh?
 - Già.
 - Io sono Marco.
 - Io Annalisa.
 Nonostante il buio mi è talmente vicino che posso vederlo meglio di come abbia fatto prima. Probabilmente ho fatto male i miei calcoli, credo che abbia di più dei 35 anni che gli davo. E’ molto giovanile nei modi e nel vestire, ma certi dettagli non mentono. Il contorno occhi, per esempio.
 - Stai andando a casa?
 - Sì.
 - Anche io. Vado a prendere la macchina.... inutile bagnarsi in quattro.
 Fisicamente non potrebbe essere più diverso, ma parla come Silvio Muccino, ha persino la zeppa di Silvio Muccino. E’ incredibile quanto sia identico. Per il resto no, per il resto è davvero un bel manzo. Vista l’età dovrei dire un bell’uomo. E non posso non notare il suo modo timido di atteggiarsi, quasi premuroso, che si annulla completamente quando sfodera il sorriso da canaglia. E’ obiettivamente un sorriso fatto per stenderti.
 - Ho visto che mi guardavi – dice.
 - A dire il vero hai cominciato tu...
 - Mi sei piaciuta, non hai mai abbassato gli occhi.
 - Era un gioco...
 - Che tipo di gioco?
 - Nulla una cazzata...
 - Potremmo riprovare a giocare, una sera di queste...
 Istintivamente starei per dirgli “ma no dai, lascia perdere”. Poi mi fermo, senza un motivo. Gli squilla il telefono e mi dice “scusa” prima di rispondere. Dice, presumo alla sua compagna, che è meglio aspettare che spiova un po’, che è una tempesta, che per strada è un lago. E che chiamerà lui quando starà per arrivare, che forse ci vorrà un po’. Mi torna in mente Elena, quando mi ha chiesto se avessi un ragazzo, mi torna in mente il suo ingenuo senso di superiorità. E però immediatamente dopo mi torna anche in mente il pensiero osceno che le sue parole mi avevano portata a fare.
 Per la verità, non so nemmeno io di che cosa ho voglia in questo momento. Sì, ok, farmi riempire la bocca in modo insensato, bere sperma. Avevo pensato questo. Ma ora come ora non saprei nemmeno dire se ho voglia di qualcosa di più. O di meno. O di nulla in assoluto. Mi sento confusa e anche abbastanza idiota.
 - Certi giochi ha senso portarli in fondo una volta che si sono cominciati... – gli dico d’impulso una volta che ha chiuso la telefonata.
 - Cosa intendi dire con “portarli fino in fondo”?
 E’ chiaro che ha capito. O meglio, spera di aver capito. Ma è ancora guardingo.
 - Intendo dire che potresti baciarmi – gli faccio avanzando di un passo verso di lui.
 Si volta per guardarsi alle spalle ma non ce n’è bisogno. Ci siamo solo io e lui qui sotto il porticato. Pochi metri più in là tonnellate di acqua che scendono con violenza. Mi afferra la mano e mi trascina dietro un angolo buio e qui sì che ci bagnamo, cazzo. Ci schiacciamo contro il muro, ma la tettoietta che è sopra di noi è troppo piccola per ripararci da questa valangata di pioggia. Ridacchio stupidamente, è un riflesso nervoso. Lo faccio sempre quando vengo forzata fisicamente a fare qualcosa, non posso farci nulla. L’unica cosa che riesco a fare, in realtà, è coprirmi la testa con il cappuccio della mia The North Face tecnica. Lui fa altrettanto e poi mi bacia.
 E’ un bacio lungo, furioso, cinematografico. In quante canzoni avete sentito il verso “kiss you in the rain”? Abbiamo troppa roba addosso, labbra e lingue sono il nostro unico punto di contatto, eppure bastano e avanzano. Almeno per me.
 - Dimmi che mi vuoi – ansima.
 - Ti voglio... – rispondo quasi in automatico.
 - Domani sera? – domanda. E mentre me lo domanda porta la mano in mezzo alle mie gambe. Avrò pure i jeans, ma vi assicuro che la scossa la sento tutta.
 Io però non riesco a concepire che lui si possa proiettare su domani sera. E adesso che cazzo devi fare, portare a casa la fidanzata? Oppure vivete insieme? Come cazzo pensi di mollarmi qui così? E stanotte? E domani mattina? Che c’è, ti aspettano al lavoro? Mi vuoi così tanto da non poter mandare all’aria niente della tua vita? Sono irragionevole, lo so. Ma se non lo fossi non starei qui sotto l’acquazzone a farmi baciare e a farmi tastare la fregna da un perfetto sconosciuto.
 - Chissà se ci sono, domani sera – gli dico concitata, prima di rituffarmi a baciarlo.
 - Che significa?
 - Significa che ti voglio ora...
 - E come cazzo facciamo?
 Apro la bocca per accogliere la sua lingua e stavolta sono io che gli porto la mano in mezzo alle gambe. Il contatto di questo pacco gonfio per me mi fa quasi piegare le ginocchia.
 - Posso farti venire con la bocca, se vuoi... – gli mormoro quando ci stacchiamo.
 Mi guarda esterrefatto, preso in contropiede. Non so cosa stia pensando. Se stia valutando le possibilità, la fattibilità della cosa. O se mi abbia semplicemente presa per matta.
 - Un pompino... – gli sussurro come se sentissi la necessità di spiegarmi, guardandolo negli occhi. Dall’alto in basso, perché nonostante io non sia proprio una nana, lui è decisamente alto. Ehi, l’hai capita? Sto parlando di succhiartelo...
 - Ma chi cazzo sei, Baby?
 - Ahahaha... sicuramente sono meno annoiata di Chiara, ma probabilmente sono anche peggio, da quel punto di vista...
 - Quale punto di vista?
 - Indovina...
 Adesso il suo sguardo non è più esterrefatto. Adesso il suo sguardo è quello di un maschio che si è velocemente arrapato e che sta per prendersi qualcosa che gli è stato offerto su un piatto d’argento.
 - Corriamo in macchina... – propone.
 - Rischiamo di annegare prima di arrivarci, alla macchina – gli dico – qui va bene.
 - Qui? – domanda sorpreso.
 - Qui. Qui è perfetto.
 - Tu sei strana, non sei normale... – mi dice, ma il suo è più che altro un tono sorpreso, di autodifesa.
 “Cos’è normale?” gli domando mentre mi accuccio davanti a lui. Non mi sembra il caso di posare le ginocchia per terra. Mentre gli lavoro le cerniere del giaccone e dei pantaloni sento la sua voce ancora un po’ incredula che mi apostrofa con un “ma lo sai che sei un po’ troia?”. Gli rispondo “anche più di un po’” in modo veloce, quasi disinteressato, senza nemmeno alzare lo sguardo verso di lui. L’unica cosa su cui sono concentrata in questo momento è il tentativo di liberare quel bozzo che vedo sotto il tessuto delle mutande color prugna.
 Sarà che mi sono raffreddata con tutta questa pioggia, ma non sento nessun odore particolare quando glielo tiro fuori. Non è ancora duro, ma quasi. Duro lo diventa quando me lo lascio scivolare dentro la bocca e inizio a rotearci la lingua intorno. Nonostante tutta la stranezza della situazione, mentre lo faccio ammetto con me stessa che il pompino mi sta venendo benissimo. Forse perché oltre a voler bere il suo sperma voglio che gli piaccia davvero, che ne goda. Non saprei dire perché, ma ci tengo.
 Dire che abbia un grande arnese sarebbe una bugia, ma chissenefrega. La sua consistenza mi gratifica, il suo sapore mi gratifica. Il suo “oh cazzo” sospirato quando glielo prendo tutto mi gratifica. Siamo fradici e infreddoliti, ma la mia bocca e il suo uccello sono roventi.
 “Che troia”, “sei bravissima”, “sei una bravissima troia”. Anche queste frasi smozzicate mi gratificherebbero, e non poco, se non fosse per il suo telefono che riprende a squillare. Se non mi interrompessi, sinceramente non lo so se lui risponderebbe. Ma comunque lo faccio, e lui risponde.
 - Sì, c’è anche uno che blocca la sbarra del parcheggio con la macchina, sto deficiente, ma adesso arrivo, vi chiamo io...
 Penso tra me e me che anche lui non è male, quando si tratta di inventare cazzate. Lo guardo dal basso in alto, tenendo in mano il suo affare. Improvvisamente, però, non ne ho più voglia. Che cazzo ne so. Potrei dire che ho paura che la sua ragazza scenda e che mi meni anche lei, come ha fatto la moglie di quello che mi aveva rimorchiata al parco. Ma non è vero, non è così. La verità è che non mi va più e basta. Con quella telefonata si è rotta la magia del momento, se vogliamo chiamarla così.
 - Lasciamo perdere, dai, non voglio farti passare un guaio – gli sorrido cercando di rimettergli il cazzo nelle mutande.
 Mi guarda con un misto di riconoscenza e di rimpianto. Spero solo che capisca che non sono incazzata con lui, mi dispiacerebbe. E’ andata così, non è colpa di nessuno. Mi rialzo e gli appoggio la testa sotto la spalla. Cazzo, se è alto.
 - Che hai da ridere? – mi domanda.
 Rido. Non ci posso fare nulla, mi viene da ridere. Anzi, da ridacchiare. Nulla di esplosivo, però inarrestabile.
 - E' la prima volta che faccio un pompino con un cappuccio in testa - riesco a dire. E poi riattacco a ridere.
 - Come prima volta non c'è male... però non hai finito, non è stato un vero e proprio pompino...
 Trovo la precisazione un po’ pignola, ma sono indulgente e sto al gioco. “Ok, allora diciamo che è la prima volta che succhio un cazzo con un cappuccio in testa...”. Mi risponde ridacchiando anche lui, mentre io forse per la prima volta realizzo lo stato in cui si trovano i miei jeans.
 - Dio santo, sono tutta bagnata.
 - Non in quel senso, intendi.
 - Ahahaha... non lo so, sono talmente zuppa che in quel senso dovrei controllare...
 - Se vuoi controllo io...
 - Ahahahahah meglio di no... meglio che andiamo.
 - Annalisa, hai detto?
 - Non è molto carino da parte tua non ricordarti il nome...
 - Se domani sera continua a piovere possiamo darci appuntamento qui...
 - Ahahahah... magari domani sera ho la polmonite...
 - Sarebbe carino, però. Potrei metterti con le spalle al muro. Anche quella è una cosa che non ho mai fatto sotto la pioggia.
 - Ah, ecco... non so se avrei voglia di essere inchiodata a quel muro.
 In realtà, se ci penso, la prospettiva non mi dispiace affatto. Pioggia o non pioggia. Ma è meglio non creare tante aspettative.
 - "Inchiodata al muro"... ma parli sempre così?
 - In genere no. Ci sono cose che si pensano e non si dicono...
 - Ma si immaginano...
 - Sì...
 - Immagine per immagine, non spalle al muro, ma faccia al muro. E con i jeans calati. Io immagino di inchiodarti così, prima un buco e poi l'altro.
 Eccolo, anzi eccoli. Lo spasmo e il calore. Adesso sì che non ho più bisogno di controllare se sono bagnata anche sotto le mutandine.
 - Sei un porco... – sibilo.
 - E tu una troia...
 - Non sai quanto, te l’ho detto. E poi avevo proprio voglia di qualcuno che mi chiamasse troia.
 Mi stringe, poi mi bacia ancora. Sta combattendo contro il suo desiderio, lo sento. E la cosa mi piace. Il mio calore avanza.
 - Allora facciamo per domani sera? - sussurra.
 - No – gli rispondo senza nemmeno pensarci tanto.
 - Perché no? – domanda sorpreso.
 - Perché no. E nemmeno dopodomani o un’altra volta. Vorrei dirti restiamo semplicemente amici – gli dico sbottando quasi a ridere – ma in realtà chi cazzo ti conosce?
 - Te l’ho detto prima – mi fa dopo qualche secondo di silenzio – non sei normale.
 - E io te l’ho chiesto prima, ma non mi hai risposto: cos’è normale? Scambiarsi i numeri, vedersi domani sera o comunque quando sarai libero, uscire, corteggiarsi, farti un pompino in macchina, portarmi a casa tua? Scoparmi in un albergo?
 - Cosa ci sarebbe di male? – chiede.
 - Nulla. Per carità, nulla. Anzi. Ma perché sarebbe stato meglio di un pompino qui? Poi è andata buca, pazienza... ma sarebbe stato fantastico.
 - Però avremmo più tempo – obietta - staremmo più comodi. Di sicuro più asciutti.
 - Non discuto. Ma a me andava ora.
 - Davvero non me lo dai il telefono?
 - Davvero.
 - Sei proprio matta...
 - Sì, lo so. Matta e troia. Una troia matta... Stammi bene, Marco.
 Mi volto e comincio a correre verso il parcheggio, verso la mia macchina. Non perché non voglia bagnarmi. Tanto, nonostante l’acqua continui a precipitare in modo assurdo, più bagnata di così non potrei essere. Corro perché ho voglia di scomparire alla sua vista, ho voglia di non voltarmi indietro. Ho voglia di salire in macchina grondante e bagnare i sedili, accendere il riscaldamento e correre il più veloce possibile a casa. Spogliarmi e infilarmi sotto una doccia bollente.
 E sditalinarmi prima che mi scompaia dalla mente l’immagine di lui che si stupra una ragazzina tenendola faccia al muro. Una ragazzina bionda con i jeans abbassati e il giaccone tirato un po’ su. Sotto la pioggia che batte e che copre ogni altro rumore intorno. Ma che non riesce a coprire gli strilli di quella zoccoletta.
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deeonisia · 4 years
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@brancam3nta ha avuto un idea davvero carina e @i-am-a-polpetta è stata così dolce da coinvolgermi ♥️
A inizio di questo anno avevo i capelli lunghi e ricciolissimi ed ero un sacco felice perché il periodo Dicembre/Gennaio è stato il periodo in cui sono riuscita a passare più tempo con il mio ragazzo in assoluto, ammetto di aver trascurato un po’ lo studio per i vari viaggi da lui ma ad oggi mi dico di aver fatto bene. Come al mio solito a inizio venti-venti ero piena di propositi, liste di obbiettivi e buona volontà e come al solito life happened e alcuni di quegli obbiettivi soni andati a rotoli, non tutti per fortuna. Di lì a breve mi sono esibita nello spettacolo di quartiere con “Il Cielo In Una Stanza” e lui era nella platea ed ero così felice di avercela fatta, e che lui fosse lì per me e che mi trovavo su un palco con il microfono in mano e per la prima volta la voce non ha tradito la mia emozione. Avremmo dovuto farne un’altro questa estate...
Oggi ho i capelli più corti, meno ricci e devo dire di non essere felice come lo ero un anno fa, sono tre mesi che non lo vedo, e l’unico pensiero oltre a lui sono gli esami che mi aspetteranno a gennaio 2021, oggi mi sento stanca, assonnata, un po’ appesantita dalla vita e vorrei solo nascondermi da qualche parte di molto lontano, mi sembra di aver perso un po’ di più l’amore verso me stessa, mi sento un po’ più fragile ma è come se allo stesso tempo avessi trovato dentro di me quella capacità di farcela anche da sola.
Scusate la marea di ovvietà che sicuramente non leggerà nessuno ma da autrice del post devo dire che fa un effetto strano realizzare il tempo che passa e le cose che cambiano.
Oltre a tutto ciò volevo augurare a tutti i miei mutuals un bellissimo anno nuovo e volevo dirvi che vi leggo e per tutte le volte che avete bocciato un esame, non dormito la notte a causa di un mal di testa, concluso una relazione importante o perso il vostro micio io ho pensato a voi e vi auguravo silenziosamente ogni bene, così come ho sorriso genuinamente ad ogni vostra foto sorridente durante le vacanze, ogni bella notizia inaspettata, ogni amore sbocciato e ogni foto di laurea.
Per quel che può contare, spero possiate avere un anno brillante, faccio il tifo per voi ♥️✨
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weirdesplinder · 3 years
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Lista di Romance per principianti
Mi sono posta la domanda: quali sarebbero i romance più adatti per approcciarsi a questo genere? In realtà uno potrebbe iniziare a leggere romance con qualunque libro di questa categoria vastissima, ma secondo me, quali sarebbero i libri più adatti come introduzione o assaggio a questo genere?
E mi sono data una risposta in forma di lista.
Troverete qui sotto infatti una piccola lista di romance storici che secondo me potrebbero essere un buon punto di inizio per un nuovo lettore.
Ho inserito romance classici con trame classiche, autrici più nuove e moderne del genere, scrittrici cult del mondo rosa, trame gialle, un esempio di romance ambientato nell’america di fine 800′. Insomma ho cercato di raccogliere alcuni esempi di romance che secondo me potrebbero attirare le nuove generazioni e dare loro anche una piccola idea della vastità del genere. Ho scelto trame abbastanza semplici e brevi in alcuni casi. Non ho voluto colpire i nuovi lettori subito con i capolavori del genere, tranne uno. Quelli verranno a seguire.
Lista per principianti:
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La sposa del diavolo (Devil’s bride) di  Stephanie Laurens
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Trama: Quando Devil, il ribelle rampollo della ricca famiglia Cynster, viene sorpreso in atteggiamento compromettente con la governante Honoria Wetherby, l'uomo stupisce tutti domandandole di sposarlo. Nessuno si era mai sognato che lo scapolo più corteggiato d'Inghilterra si sarebbe messo l'anello al dito così facilmente. Honoria, però, non ha nessuna intenzione di accettare. Certo, Devil le piace, e molto, ma per lei l'amore è un'altra cosa. Possibile che possa sbagliarsi…?
La mia opinione: buon esempio di trama clasica del romance, scritta bene, semplice, lineare e con un’eroina non moderna ma di animo moderno.
Fidanzati per finta, Mary Balogh
Link acquisto ebook: https://amzn.to/3vnsDK4
Trama: Il conte e la contessa di Clifton sono separati ormai da molti anni, ma ora che la figlia si è fidanzata con quello che secondo loro non è l'uomo giusto per lei, sono costretti a unire le forze per salvare la fanciulla da una vita infelice. L'ultima cosa che però potrebbero immaginare è che il fidanzamento organizzato da Sophia con lord Francis Sutton sia stato orchestrato solo al fine di farli riunire.
La mia opinione: uno dei romance forse meno conosciuti della balogh, che dovevo mettere comunque in lista. Estremamente semplice e breve, ma con una trama carina che ricorda il film Disney “Trappola per genitori”.
Avventura (Reckless), di Amanda Quick
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Trama: Phoebe Layton, figlia minore del conte di Clarington, non avrebbe mai immaginato che il fiero Gabriel Banner fosse in realtà un galante gentiluomo! Dopo essere stato assoldato con l'inganno dalla ragazza per scoprire l'identità del pirata che avrebbe ucciso un suo vecchio amico entrando in possesso del prezioso manoscritto che custodiva, Gabriel, amante di antiche leggende cavalleresche, si invaghisce subito di lei e la conquista con un bacio appassionato. Ma il temperamento della giovane Phoebe sembra contrastare con l'animo del novello trovatore. Almeno finché Gabriel non scopre la verità…
La mia opinione: dovevo inserire in lista per forza anche manda Quick una delle mie autrici preferite. Questo romanzo può ben esemplificare ad un novizio del genere una trama più avventurosa con una punta di giallo e molta ironia.
Duchessa e amante (Duchess by Day, Mistress by Night), di Stacy Reid
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Trama: Georgiana, giovane vedova del duca di Hardcastle, non desidera risposarsi, ma sta considerando l’idea di scegliersi un amante. Quando conosce Rhys Tremayne, un uomo affascinante e misterioso che traffica in segreti e informazioni, tra i due scoppia un’attrazione immediata. Per Georgiana, tuttavia, è impensabile intrattenersi con una persona con una reputazione simile! Ma quando suo figlio viene rapito, è a lui che si rivolge per avere aiuto e questi riesce a salvarlo, rivelandole un lato del suo carattere che non avrebbe immaginato. Iniziano così una relazione clandestina, fingendo in pubblico di conoscersi appena, mentre in privato il loro rapporto diventa sempre più libero, intimo e profondo…
La mia opinione: io non la amo tantissimo, trovo scriva in modo troppo moderno per i miei gusti in fatto di romance, ma è molto amata dai millenials e i suoi personaggi non sono mai antipatici, fuori dalle righe e troppo moderni, ma non antipatici.
Un amore proibito (Guilty Pleasure), di Laura Lee Guhrke
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Trama:  Tremore Hall, residenza del duca Anthony Courtland, è un luogo d'immenso valore: in Gran Bretagna non esistono resti romani pari ai mosaici lì rinvenuti, ma non sono quelli gli unici tesori che Daphne Wade è stata capace di scoprirvi. La giovane archeologa, dall'aspetto apparentemente dimesso ma dai grandi sogni d'amore, oltre ai reperti che deve restaurare e catalogare per la collezione di lord Anthony ha trovato qualcosa di più prezioso: l'attrazione per il duca. L'amore, come lo intende Daphne, è qualcosa di piacevole, caldo e tenero; per Anthony, invece, esiste solo il lavoro e certamente i sentimenti non sono una priorità. E nemmeno l'abbandonarsi al piacere dei sensi, almeno finché lei…
La mia opinione: classica trama romance del brutto anatroccolo che diventa cigno e poi scritta dalla Guhrke, cosa chiedere di più?
Sognando te (Dreaming of you), di Lisa Kleypas
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Trama: Al riparo nel suo cottage di campagna Sara Fielding passa il tempo a creare storie che fanno sognare. La sua vita tranquilla viene sconvolta quando, spinta dalla curiosità, Sara entra in contatto con il bellissimo Derek Craven, che è riuscito a uscire dalla povertà estrema della sua infanzia e ora è il re della più prestigiosa casa di gioco londinese. Derek è diventato ricco, ma anche sospettoso, duro di cuore; e quando la dolce, innocente, beneducata Sara Fielding entra nel suo mondo pericoloso qualcosa cambia. La ragazza timida e bruttina si scopre una donna di gran fascino, mentre il cinico Derek impara a cedere alle lusinghe e alle promesse dell’amore…
La mia opinione: almeno un grande classico in questa classifica dovevo metterlo e ho scelto Lisa Kleypas, quale modo migliore per approcciarsi al genere romance?
Un matrimonio d’affari (The duchess deal), di Tessa Dare
Link acquisto ebook: https://amzn.to/35i9Llh
Trama: Un duca deturbato in guerra ha bisogno di una moglie che gli dia un erede. Dal momento che si crede un mostro crede che nessuna donna possa amarlo, perciò qualunque donna andrà bene. Anche la sarta che è venuta a pretendere da lui un risarcimento per l'abito da sposa che ha confezionato per la sua ex promessa sposa e che quella non le ha mai pagato perchè le nozze sono saltate....dopo che l'ha visto al ritorno dalla guerra.
La mia opinione: anche Tessa Dare è una delle nuove leve del panorama romance, una voce nuova, ma che scrive in modo classico, delle trame lievemente più moderne, ma non troppo e anche ironiche. A me piace molto.
Solo di notte (His at night), di Sherry Thomas
Link acquisto ebook: https://amzn.to/3pOUP7J
Trama: Elissande Edgerton è una donna disperata, prigioniera nella casa dello zio tiranno. Solo attraverso il matrimonio può sperare di riprendersi la libertà che desidera. Ma come trovare l’uomo giusto? La scelta ricade su lord Vere, un agente segreto del governo che sotto le mentite spoglie di scapolo innocuo ha stanato alcuni dei criminali più subdoli di Londra. Niente però può metterlo in guardia dalle trame di Elissande. Costretti a un matrimonio di convenienza, i due scoprono di avere ciascuno un piano segreto. La seduzione è la loro unica arma contro un oscuro segreto del passato: impareranno a fidarsi l’uno dell’altra, abbandonandosi ai piaceri della passione?
La mia opinione: anche Sherry Thomas rappresenta una voce più moderna del romance e sceglie ambientazioni e persoanggi più moderni delle colleghe a volte e molto anticonformisti. non è nelle mie corde come autrice a volte la trovo troppo...troppo pathos, troppe complicazioni di trama ecc...ma è senza dubbio una autrice che potrebbe piacere secondo me ai nuovi lettori di oggi.
Verso l’amore (Always and Forever), di Beverly Jenkins
Link acquisto ebook: https://amzn.to/3wmKCBR
Trama: Volitiva e indipendente, l’ereditiera Grace Atwood non è tipo da piangersi addosso. Abbandonata dal promesso sposo neppure mezz’ora prima della cerimonia, decide di lasciare per qualche mese la banca che dirige a Chicago: condurrà una carovana di sole donne fino a Kansas City, dove sono attese da uomini sposati per corrispondenza. Ha bisogno però di una guida esperta, e l’affascinante e sfacciato Jackson Blake è l’uomo giusto, in ogni senso. Si dimostrerà infatti il solo a saperle tenere testa, e allo stesso tempo capace di portare alla luce la donna sensuale che si cela in lei. Ma Jackson, perseguitato dal demoni del proprio passato, sembra non poter offrire a Grace altro che una vita in fuga…
La mia opinione: questo titolo è in elenco come esempio di romance ambientato in altra epoca e altro luogo che non sia l’Inghilterra regency. E poi perchè io amo i romance con spose per corrispondenza. Mi sembrava giusto proporre ai novizi del generea nche qualcosa di molto diverso.
Il signore dei mari (The Game), di Brenda Joyce
Link acquisto ebook: https://amzn.to/3wtl32c
Trama: Dopo cinque anni trascorsi senza ricevere notizie dal padre, la bellissima Katherine FitzGerald riesce a lasciare il convento francese dove è stata educata e a salpare per l’amata Irlanda. Ma la nave su cui viaggia viene abbordata dai pirati, e Katherine viene fatta prigioniera da Liam O’Neill, il famigerato Signore dei Mari. Costretta a seguire l’attraente e arrogante carceriere fino alla sontuosa corte di Elisabetta I, la fanciulla si ritrova imbrigliata in una rete di segreti e congiure, che fanno di lei l’importante pedina di un gioco molto pericoloso. Un gioco che Liam è deciso a portare a termine, e a vincere, anche se questo significa sacrificare tutto ciò che ha di più caro…
La mia opinione: questo l’ho inserito per mettere in lista nche un titolo piratesco, perchè cosa c’è di più tipicamente romance del venire rapita da un pirata’. E poi Brenda Joyce è una garanzia e se il nuvo letttore di romance scoprirà di amrla come stile, avrà moltissimi libri tra cui scegliere.
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bvvarmy · 4 years
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Salve gente!
È la prima volta in assoluto che creo un blog seriamente, qualche anno fa ne avevo creato uno completamente a caso, e niente, non avevo letteralmente NESSUN INTERESSE per quest’ultimo 😅
Ora invece mi sembra carina come idea e ho deciso di provare anche io a fare blogging, sempre se è così che si dice, mi raccomando se vi interesso seguitemi e siate attivi! Anche perché sennò sarebbe come parlare con il muro... non esattamente il massimo, anche se sono un esperta nell’essere ignorati. Spero di riuscire a creare una bella community di persone che hanno gli stessi interessi perché, non so voi, ma dove vivo io sembra che sia l’unica a conoscere l’esistenza di questi angeli, comunemente chiamati asiatici, detto questo vi saluto, see you later!
Ps: Il primo post uscirà domani alle 11:00 a.m.
Pps: L’espressione mezza confusa/divertita di Nam mi ha ucciso 😆
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wolfhowls · 4 years
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Fanfic: Danzando sulla fune (6 di 7)
Questa fanfic è dedicata a Miraculous: le storie di Ladybug e Chat Noir. Mi è venuta in mente un'immagine precisa e da lì ho pensato al resto. Spero vi piacerà.
Buona lettura.
Miraculous: le storie di Ladybug e Chat Noir - Zagtoon, Method Animation, Toei Animation, SAMG Animation, De Agostini Editore, Nelvana, Cartoon Network Studios Tutti i diritti appartengono ai rispettivi proprietari. Questa fanfic non ha scopo di lucro
Quando le ragazze e miss Bustier tornarono alla DuPont fu impossibile fare lezione in maniera regolare: tutti volevano sapere cosa fosse successo ed erano assolutamente increduli alla notizia che il padre di Adrien avesse ceduto. Gabriel Agreste aveva fama di essere una persona che non tornava mai sulle proprie decisioni ma soprattutto che non permettesse a nessuno di dare consigli o pareri su qualcosa che lo riguardasse.
Marinette in realtà non fu molto presente, si, fisicamente c’era, riusciva a mantenere una conversazione quasi normale ma in realtà ma stava pensando unicamente a cosa avrebbe fatto quella notte, nel costume a pois di Ladybug.
Durante la pausa pranzo le ragazze della classe di Marinette si erano riunite al solito tavolo, quando la mora arrivò, come sempre per ultima e si sedette, tutte la stavano fissando. “Cosa c’è?” chiese lei, vagamente preoccupata da tutta quell’attenzione “Ho qualcosa sul naso?” provò. “No, Mari” le disse Alya “È solo che è come se stessi camminando a un metro da terra e finalmente, da giorni, ti vediamo con un sorriso sul tuo bel faccino. Pensavo che sapere che Adrien sarebbe tornato a scuola ti avrebbe resa felice ma non pensavo così tanto!” continuò la rossa, circondando con un braccio le spalle dell’amica e dandole mezzo abbraccio.
Marinette sentì le guance in fiamme “Eh… ah… sì sono felice che Adrien torni, naturalmente!” rispose, guardando il tavolo, imbarazzata “Dobbiamo dirlo a Kagami!” Sbottò, dandosi una pacca sulla fronte “Gliel’ho promesso!”. La ragazza prese il cellulare dalla borsa e nella foga l’apparecchio le sfuggì di mano, lei fece un paio di maldestri tentativi di riprenderlo ma finì sul tavolo, col display verso l’alto su cui campeggiava una foto di Adrien in piano americano, con un sorriso a trentadue denti e uno dei capi della collezione Gabriel dell’anno precedente. “Oooh” fece Rose, le mani a coppa sulle guance “Che cosa dolce, Marinette… ma lui lo sa?” L’interpellata divenne più rossa del costume di Ladybug e riprese rapidamente il telefono, portandolo al petto “C… Certo che NO! Sarebbe troppo… imbarazzante!” risponde, gli occhi spalancati. “Ma no dai, è una cosa carina!” saltò su Alix “Ma quante scene Mari!” si intromise Alya ridendo. “No! Non deve saperlo!” sbottò Marinette, guardandole una alla volta. “Ok, ok, come vuoi” l'assecondò Alya, liquidando la cosa con un gesto della mano.
Marinette intanto stava scrivendo un messaggio a Kagami
Marinette: Ciao Kagami. Ho una bella notizia! Domani Adrien tornerà a scuola. La nostra professoressa è stata grande e ha convinto suo padre a farlo tornare. :D
Qualche istante dopo, arrivò una risposta
Kagami: Grazie Marinette, ero preoccupata. Ma lui sta bene?
Marinette: Ora si ma era molto triste. Mi dispiace un sacco.
Kagami: Non è colpa tua.
Marinette: Mi dispiace tanto vederlo triste. Magari prova a mandargli un messaggio può darsi che ora suo padre lo lasci rispondere. Sentiamoci su Skype qualche volta! Mi mancano le nostre chiacchierate al parco.
Kagami: Se riesco lo farò volentieri! :) Mancano anche a me. A presto Marinette. Grazie.
“Fatto!” esclamò Marinette mettendo via il telefono. “Sapete, ragazze” disse poi “Penso che dovremmo ringraziare Chloé per essere venuta con noi stamattina. Credo che se non avessimo messo in mezzo lei, il signor Agreste non avrebbe mai cambiato idea”. “Sì, ma è assurdo! Al signor Agreste sembra preoccupare più lo scandalo, ora che la sua casa di moda è in crisi, della salute di Adrien. Dovevate vedere in che stato era, poverino!” aggiunse Alya. Marinette si rabbuiò improvvisamente “Già. Mi è dispiaciuto tantissimo vederlo così.” disse, guardando Alya “Anche a me. Non è giusto, Adrien non aveva fatto niente di male. Il signor Agreste è un uomo davvero strano. E la sua assistente non mi piace.” concluse la rossa. Mylene le interruppe, indicando l’orologio a parete sopra la porta  “Ehi, ragazze, già stamattina le lezioni sono saltate, cerchiamo di non arrivare in ritardo adesso!”, “Hai ragione” confermò Alix, “va bene che abbiamo qui un’esperta, ma non prendiamo esempio!” disse, ridendo. “Spiritosa!” le disse Marinette facendole la linguaccia mentre si alzavano per tornare in classe per le ultime lezioni.
Il campanello della porta della panetteria suonò, annunciando l’ingresso di Marinette “Eccomi!” annunciò chiudendosi la porta alle spalle. Sabine uscì da dietro il bancone per andare incontro alla figlia “Hai belle notizie, vero?” “Sì mamma, stamattina siamo andate con miss Bustier da Adrien e da domani tornerà a scuola! Perfino quella smorfiosa di Chloé ha fatto qualcosa per aiutarci a convincere suo padre a farlo uscire di nuovo!” spiegò Marinette, mentre la mamma l’abbracciava “Sono così fiera di te! Se tu ed Alya non aveste insistito, quel povero ragazzo sarebbe ancora chiuso in casa. Suo padre è davvero troppo severo”. “Grazie mamma” disse Marinette, ricambiando l’abbraccio “Sono davvero felice che torni a scuola. Adrien era così triste”. Sabine lasciò la figlia per guardarla negli occhi “Tesoro, dovresti dire ad Adrien che è stata tua l’idea di coinvolgere miss Bustier. Sarà felice di saperlo e magari si accorgerà di quanto gli vuoi bene”. Marinette arrossì violentemente “Ma… mamma!” protestò Marinette “Accetta un consiglio, prova. Vedrai che si accorgerà”. “Non ne sono convinta” ribatté la ragazza, a mezza voce, uscendo dalla porta posteriore della panetteria per salire in casa.
Dopo che le ragazze e miss Bustier lasciarono la villa, Nathalie accompagnò Adrien nella sua stanza e gli fece una lista interminabile di cose a cui fare attenzione e di indicazioni che doveva seguire alla perfezione per poter uscire di casa. Quando finalmente lo lasciò solo, il biondo sbottò “Plagg, non riesco a credere a quello che è successo! Mio padre ha rivisto una decisione che aveva preso! Credo sia… la prima volta da quando non c’è più la mamma”. Il Kwami uscì dal suo nascondiglio “Certo, ma l’ha fatto per paura della cattiva pubblicità” ricordò al biondo, che si sedette sul letto “Non importa! Tornerò a scuola, capisci? Rivedrò i miei amici!” gli tornò alla mente il viso di Marinette, il suo sguardo quando si erano abbracciati nell’atrio e smise di parlare. “Non mi aspettavo l’intervento di miss Bustier e delle ragazze. Mi ha fatto piacere perfino vedere Chloé.” riprese dopo qualche istante. “Che succede, gattino?” chiese Plagg, guardando il biondo con gli occhi socchiusi. “Ti ho già detto di non chiamarmi così… non lo so cosa c’è. Sono contento ma c’è qualcosa d’altro che non capisco.” fece lui. “Beh dai, magari non ti aspettavi questa cosa e ti sembra tutto strano! Non ti preoccupare!” disse Plagg, volando vicino ad Adrien “Stasera facciamo qualcosa?” gli chiese poi. “Hmm..” rifletté lui “magari un giro di pattuglia lo possiamo fare. Come mai me lo chiedi?” “Mah, così… per sapere quanto camembert dovrò mangiare per non morire di fame quando torneremo!” rispose il Kwami, con aria teatrale. “Ma è possibile che pensi solo a mangiare, Plagg?” commenta Adrien, coprendosi il viso con una mano.
Gabriel Agreste era, come suo solito, davanti alla sua postazione di disegno. Una specie di gigantesco tablet montato su un leggio, dietro cui lo stilista stava in piedi. “Nathalie, cosa ha detto mio figlio quando gli hai comunicato che sarebbe potuto tornare a scuola?” chiese Gabriel, senza alzare gli occhi dalla serie di grafici finanziari che aveva aperti sul computer. “Era entusiasta, signore. Negli ultimi giorni era molto depresso, non sono certa che l’unico motivo fosse il non poter andare a scuola”, rispose l’assistente, in tono professionale.
“Avevo preso quella decisione per il suo bene, lo sai. Per quello che avevo in mente. Poi è arrivato questo problema coi nostri fornitori che non sono riuscito a gestire per tempo. Ma ero troppo occupato a cercare di prendere i Miraculous da quei due, pfui, ragazzini”. Gabriel alzò lo sguardo dal tablet per guardare Nathalie “Quello che non avevo previsto erano quelle quattro impiccione e la loro professoressa ficcanaso” l’uomo fece una pausa, spingendosi gli occhiali alla radice del naso con il retro dello stilo del tablet poi proseguì “Ora dovrò cambiare piani. Appena sarò riuscito a contenere le perdite: non ci voleva la rottura del contratto con la famiglia Tsurugi, senza quello la nostra presenza sul mercato nipponico sarà meno solida. Ti ho inviato i conteggi che mancavano, voglio che li verifichi appena possibile con il reparto budget”.
“Certo signore” confermò Nathalie poi consultò la lavagna col calendario appesa alla parete e chiese “Come pensa di gestire il calo di popolarità ora che Adrien non è più uno dei modelli della maison?” “Faremo un nuovo casting entro la prossima settimana.“ disse Gabriel, secco “Non posso permettere che Adrien corra altri pericoli, come è già successo, prima col mio autista, poi quando ho akumizzato Audrey, e infine pochi giorni fa, con quell’inetto di fotoritoccatore.” concluse, allontanandosi dal tablet e sedendosi su una delle poltrone di pelle bianca “E la cosa peggiore, Nathalie, è che tutte le volte mio figlio è rimasto incolume solo grazie a Ladybug”. L’assistente di Gabriel, seduta alla scrivania dal lato opposto della stanza annuì, seria “Rimangono annullate anche le lezioni di scherma?” chiese al suo principale. “Uhm...” disse lui, riflettendo “Per ora sì”, “Molto bene, signore” disse Nathalie, in tono professionale. La donna rimase per un po’ a guardare il suo principale da sopra l’orlo del tablet, nascondendo un sospiro. Gabriel era seduto sulla poltrona con gli occhi socchiusi e non se ne accorse. Qualche istante dopo riaprì gli occhi dicendo “Ma ora che Adrien è un po’ più al sicuro potrei cercare di sfruttare meglio gli eventi in città per inviare le mie Akuma. E con quello che ho scoperto grazie al grimorio decifrato dal vecchio Guardiano posso capire quali altri Miraculous sono attivi, anche se non posso sapere dove siano, quindi posso agire d’anticipo e attirare Ladybug e Chat Noir in una trappola. Anche col tuo aiuto, se vorrai, Nathalie” “Certo, puoi contare su di me” sussurrò lei, con un cenno di approvazione.
Marinette si era seduta su una delle sdraio della terrazza sopra la sua camera. Aveva bisogno di pensare a quello che avrebbe detto a Chat Noir di lì a qualche ora sulla Torre Eiffel. “Tikki” chiamò la sua amica e ormai confidente “Dimmi, Marinette” rispose la kwami, guardando la mora con aria un pò preoccupata. “Senti io… ho deciso di dire a Chat, cioè ad Adrien, chi sono. Ora che so come stanno le cose penso che sia l’unica cosa giusta da fare”.
Tikki guardò l’amica, facendo un cenno di assenso “Ho visto tante Ladybug e tanti Chat Noir, o meglio, tanti portatori di Miraculous del Gatto e della Coccinella, e tutti sono legati in un modo speciale. Sono convinta che Adrien debba sapere chi sei e che questo non lo metterà in nessuno modo in pericolo, Marinette, anzi sono convinta che vi renderà ancora più forti. Fino ad ora avete mantenuto il segreto, non sarà troppo difficile continuare” spiegò, studiando le reazioni di Marinette, che sospirò, picchiettandosi le labbra con un dito. “Sai Tikki” iniziò la mora, esitante “ho un po’ paura. Che lui… beh lui ami solo Ladybug. Cioè quella parte di me, e che la piccola, maldestra e nervosa Marinette sia, insomma… un fastidio” disse poi, fissando la Kwami, che le rispose subito “No, Marinette, non potrebbe mai. Davvero, quante volte ti ha detto che sei fantastica e ti ha paragonata a Ladybug?” “Beh… tante” ammise la ragazza “Allora non devi aver paura. Lui ama te. Non Ladybug. Te.” disse Tikki, volando davanti al viso di Marinette, che arrossì a quelle parole “Tikki… è” fece una pausa, gli occhi lucidi per la commozione “troppo bello per essere vero”. La Kwami accarezzò una guancia di dell’amica “E allora fai che diventi vero.” concluse.
Plagg stava guardando di sottecchi Adrien mentre il ragazzo infilava il tablet e i libri nella borsa “Non mi sembra vero che tornerò a scuola domani!” disse al Kwami. Adrien riprese a riempire la borsa borbottando “questo.. ok. Chissà cosa mi sono perso in questi giorni.. beh qualcuno mi passerà gli appunti”. “Ehi, Gattino” fece Plagg “non dimentichi qualcosa?” volò vicino alla borsa “non vedo la mia scorta di emergenza!”, disse spostandosi poi verso la finestra. “Ma Plagg, pensi solo al cibo tu?” Adrien roteò gli occhi, esasperato, poi fissò Plagg “È incredibile come un essere così piccolo possa mang...” il biondo si interruppe, notando una sagoma passare davanti alla Luna, sul tetto del palazzo di fronte alla finestra. “Hai visto?” disse a Plagg, allarmato “No, cosa?” rispose il Kwami “Qualcuno sul tetto… che sia… Volevi andare di pattuglia? Ecco!” spiegò lui, con un mezzo sorriso. “Plagg! Trasformami!” scandì Adrien, per poi saltare sul muro di cinta della villa e all’inseguimento della misteriosa sagoma.
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veronica-nardi · 4 years
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Man to man
La serie dei travestimenti e delle garanzie
Voglio essere breve e veloce sul commento di questa serie, anche perché tra poco mi toccherà scriverne un altro su When the camellia blooms. Ultimamente non faccio altro che scrivere commenti.
Innanzitutto, sono molto offesa perché ho iniziato a vedere questo drama SOLAMENTE per la presenza di Song Joong-ki, presenza che ha avuto la grazia di mostrarsi al nono episodio, per un minuto e mezzo forse, nelle vesti di un banchiere.
Song Joong-ki che interpreta un banchiere non è oggettivamente credibile.
Me:
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Ma a parte questo, preferisco fare una lista di quello che mi è e non mi è piaciuto, perché mi trovo meglio.
COSE CHE MI SONO PIACIUTE:
I personaggi secondari
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Ebbene sì, il lead e la lead non sono riusciti a conquistarmi, mentre mi hanno convinta molto di più personaggi come il procuratore Lee, l'uomo dei travestimenti, e il signor Jang (ma questo attore sa fare altro oltre al poliziotto?), i miei preferiti della serie.
Pensavo fossero dei semplici personaggi di contorno che sarebbero comparsi qua e là, invece si sono rivelati più importanti di quello che credevo. Entrambi sono caratterizzati molto bene, sono stati divertenti e commoventi allo stesso tempo.
Per me, la vera bromance di questa serie sono loro, e nessuno potrà farmi cambiare idea.
Carino anche l'Agente Fantasma traditore del NIS, un personaggio a cui hanno dato uno spazio che non mi aspettavo e che mi è piaciuto molto.
Il rapporto tra Do Ha e l'attore.
Mi è piaciuta molto la loro l'amicizia e come si sono conosciuti: entrambi due sopravvissuti a delle tragedie, si sono salvati e aiutati a vicenda.
Si adorano e sono protettivi l'uno con l'altra, ma il loro rapporto non è mai passato a una fase romantica, è sempre rimasta una bellissima amicizia, e questa cosa mi è piaciuta un sacco.
Il signor Mo e Mi Eun.
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So che il signor Mo dovrebbe essere uno dei cattivi di questa serie, ma ad essere sincera non sono mai riuscita a odiarlo o a strapparmi le mani nella speranza che venisse incastrato come si fa di solito coi villain.
Alla fine non sembra nemmeno un vero e proprio villain, di quelli cattivi fino al midollo.
Ad essere sincera, mi è dispiaciuto un po' per lui e credo sia il personaggio della serie per cui ho empatizzato di più. Non riesco nemmeno io a capire il perché. Forse perché non l'ho mai visto con i miei occhi fare qualcosa di cattivo? Voglio dire, quest'uomo ha passato il 90% del tempo seduto sul divano del suo studio a chiacchierare e complottare XD.
Alla fine mi è dispiaciuto vederlo distrutto dietro le sbarre. È la giusta punizione, così come è giusto dire che è un uomo che è stato ingannato e manipolato per anni (il signor Mo è la vera vittima di questa serie), e credo che questa sia la cosa che lo abbia distrutto di più.
Di Mi Eun mi ha colpito l'immenso sacrificio che ha deciso di compiere come Agente Fantasma per il bene della missione. Il signor Mo sarà stato sedotto e ingannato, ma lei ha dovuto sacrificare tutta la sua vita per un bene più grande.
Ma ora chi lo spiega al bambino che la madre si è sposata col padre con l'inganno e che per otto anni è stata un'Agente Fantasma sotto copertura?
Traumatizzato a vita.
Yeo Woon Gwang.
Lo salvo per il rotto della cuffia, solo perché è un personaggio caratterizzato bene e sfaccettato, che mi ha fatto tanto sorridere ma che si è anche rivelato più profondo di quello che credevo.
Ma secondo me meritava di più di passare 5/6 episodi a spolverare due statuette di legno con il senso della sua esistenza buttato nel cesso.
COSE CHE NON MI SONO PIACIUTE:
Il protagonista
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Non è che mi abbia fatto cagare. È solo che secondo me è stato sfruttato male e non è stato approfondito abbastanza. Tutto quello che sappiamo di lui è che fa l'Agente Fantasma. Riguardo la sua infanzia, la sua famiglia, o il perché abbia deciso di fare questo lavoro, nulla si sa.
Oggettivamente, quest'uomo vive una vita difficile e triste, sempre in pericolo, sempre in viaggio, ogni volta con un'identità diversa. Non ha radici, non ha una casa, non ha stabilità. Ma questo punto non viene affrontato con la profondità che speravo, ed è un peccato.
L'unica cosa buona che poteva avere era un'evoluzione che lo portasse ad abbandonare questa vita per mettere radici da qualche parte, ma non gli ho mai creduto fino in fondo quando diceva di volerlo fare, e infatti...
Un'altra cosa che non mi è piaciuta di lui è quanto sia stato over power.
La storia d'amore
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Stendiamo un velo pietoso. A parte il fatto che non si capisce bene come si siano innamorati, la loro love story sembra scollegata alla trama principale orizzontale, tanto che a una certa ho avuto l'impressione di star guardando due serie differenti.
Non mi sono poi piaciuti i loro dialoghi, che ho trovato poco profondi ma più confezionati da frasi fatte e tipiche da film.
Inoltre ho trovato la loro storia abbastanza ripetitiva e poco coinvolgente.
La struttura della serie.
Mi aspettavo una cosa più seria, ma non è questo il problema. La serie è del genere comedy-spia, tipo Ocean's eleven, ma a mio parere i due generi non sono stati fusi per bene, sembra di vedere due cose distinte, due storyline nella stessa serie.
Inoltre la trama, quella vera e propria, è un po' incasinata e spesso poco chiara, incapace di dare risposta a tutte le domande, e povera di colpi di scena, ma ammetto che si risolleva abbastanza negli ultimi episodi @dilebe06
La bromance principale
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Sono delusa. Pensavo che Man to man mi avrebbe regalato un'altra bellissima bromance da inserire nella mia lista delle più belle dell'anno, ma la verità è che non mi ha soddisfatta.
Per carità, è carina e ci sono scenette molto divertenti, ma di questa bromance io ho avuto due impressioni: che l'attore fosse molto più investito nel rapporto rispetto al bodyguard, e che la relazione non sia mai stata approfondita come si deve.
Oddio, non è ai livelli della "bromance" di My Country perché lì i protagonisti si sono infilzati a vicenda per quindici episodi per poi morire abbracciati nell'ultimo, ma secondo me questa bromance poteva dare molto, molto di più.
Per il resto, a livello tecnico Man to man è fatta molto bene, talmente bene che la tecnologia messa in scena sembra fantascienza. Belle le scenografie. Carine le ost, anche se abbastanza ripetitive.
Punteggio: 6.8
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olstansoul · 4 years
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Sacrifice, Chapter 9
PAIRING: Wanda Maximoff & James Bucky Barnes
"Quindi quello che hai perso è solo uno dei millemila libri che hai letto?"
"Beh si...non è come un grande classico, tipo il ritratto di Dorian Gray, ma si può considerare come un vero e proprio bestseller"
"Sento puzza della professoressa Potts"disse lui e lei rise.
"Guarda che non è colpa sua, da quando sono piccola leggo molto. Ho iniziato con le avventure dei Dei Norreni, Thor, Odino e quella roba cosi e poi man mano sono passata ai grandi classici...non sono mica mio fratello"
"Lui è più grande?"
"No, è più piccolo ed è completamente immerso con la testa nei videogiochi"
Erano passati solo venti minuti da quando la campanella di fine lezioni era suonata e tutti gli studenti erano usciti per poter tornare a casa. Wanda e James stavano percorrendo insieme il percorso per tornare a casa e stavano ammazzando il tempo conoscendosi di più, cosa che lei stava apprezzando. Era la sua occasione per conoscerlo meglio.
"Come ti capisco, anche se la mia non è immersa completamente con la testa nei videogiochi"
"Hai una sorellina?"chiese lei con un leggero entusiamo.
"Si...e a volte giocare con lei e i suoi mille accessori di Barbie può essere una distrazione"
"Almeno hai il vantaggio che lei ti chiede di giocare con te, se chiedo a mio fratello di giocare mi liquida subito"
"Si, hai ragione, ho il vantaggio che me lo chiede ma dopo mi ritrovo la stanza piena di  vestiti e scarpe rosa. Ed io, purtroppo, sono costretto a riportargliele indietro...vuole che il loro armadio sia perfetto"
"Beata lei, mi ricordo che quando ci giocavo io non avevo la minima idea di dove andavano a finire, le portavo da una parte all'altra della casa e spesso perdevo pezzi durante il tragitto. Poi vedendo che non riuscivo a tenerle perfette, mia madre iniziò a comprarmi quelle di pezza,che ora saranno piene di polvere su quella mensola"
"Una ragazza dai gusti molto semplici"disse lui.
"Si, non sono mai stata una tipa appariscente, suonavo la chitarra ma facevo anche danza però le cose sono cambiate..."
"E cosa è successo?"chiese lui.
E a quella domanda lei rimase interdetta. Non poteva certamente dirgli tutto, ora che si stavano conoscendo e poi cosa sarebbe successo se gliel'avrebbe detto? Ci avrebbe creduto? Sarebbe rimasto scioccato? L'avrebbe aiutata? Che cosa avrebbe pensato di lei? Non sapeva cosa fare, certamente quello che gli stava per dire era solo una piccola barriera che divideva la finzione da quella che era la realtà vera e propria. E cosa sarebbe successo se quella barriera si fosse rotta?
"Beh...quando hai i due pali più importanti della tua vita, ovvero i tuoi genitori, che non si amano più e ovvio che poi, di conseguenza, non riesci più a fare nulla e...ti cadono le braccia, non sai quello che devi fare e ti senti morire"
"Mi dispiace, non volevo procurarti un tuffo doloroso nel passato..."
"Tranquillo, ormai crescendo impari a farci l'abitudine e non riesci neanche più a coglierne la differenza"disse lei facendo un respiro profondo e allargando le braccia ma un mucchio di fogli cadde sul marciapiede.
La stessa scena di questa mattina con Natasha si stava ripetendo, in quello stesso istante però c'era James che non perse un secondo a raccoglierli tutti. Lei provo ad abbassarsi ma il dolore alla schiena la fermò.
"Non ho fatto nessun tipo di sforzo che potesse permettermi di avere un mal di schiena del genere,quindi per favore che ne dici se te ne vai e mi lasci in pace?"chiese lei, nella sua mente, rivolgendosi al suo caro e unico amico tumore.
"Scusami, ero...ero distratta"
"Tranquilla, va tutto bene...credo che ne usufruirò molto spesso"disse lui riferendosi agli schemi lavorati della professoressa di storia che Wanda aveva preparato.
"Vuoi che ti ricambi il favore? Non ti basta pensare di aiutare il signor Lang con chissà quale idea malsana?"
"No, no ma ci studierei volentieri...e poi gli sto dando solo una mano"
"Chissà come...beh, io dovrei essere arrivata"disse lei indicando una casa sulla destra.
"Oh, si...ehm, ci vediamo in giro?"chiese lui e lei annuì.
Iniziarono a prendere due strade diverse, lei verso il portico di casa sua e lui proseguendo dritto verso casa. Ma in quello stesso istante c'era qualcosa che Wanda non aveva ancora fatto. Prima ancora di mettere la chiave nella toppa e girarla, si voltò e vide il castano proseguire il suo cammino e presa da una felicità improvvisa scese di nuovo le scale e si trovò di nuovo sul marciapiede.
"James..."lo chiamò e lui si girò subito percorrendo quella poca distanza che lo divideva da lei.
"Hai ancora bisogno di qualcosa?"
"Oh! Ma che carino!"pensò lei ma subito tornò con i pensieri su quello che gli voleva dire.
"Io...io volevo solo dirti grazie...per questa mattina intendo"disse lei e gli occhi di James si spalancarono.
"Si, lo so forse...non sono una tipa a cui escono facilmente dalla bocca parole di questo tipo ma stavolta è perché lo sento davvero"disse lei abbassando la testa.
"Non c'è di che Wanda...mi sono davvero preoccupato per te"
"Ti ringrazio, sul serio..."disse lei alzando definitivamente lo sguardo dalle scarpe.
"Per quanto riguarda le tue ripetizioni? Ecco non ci siamo visti da giovedì scorso..."
"Oh, beh...questa settimana ho alcuni impegni e non credo che.."
"Potresti darmi il tuo numero di telefono, cosicché puoi informarmi e dirmi quando sei libera..."le propose lui.
Non aspettò risposta da parte della castana che subito James tirò da fuori la tasca destra del suo jeans il suo cellulare.
"Tieni..."
"Beh, se proprio dobbiamo fare le cose per bene..."disse lei iniziando a prendere il suo cellulare nella sua tracolla.
Se li scambiarono ed entrambi segnarono il loro numero sul telefono dell'altro.
"Mi scrivi tu?"
"Si, ti farò sapere io..."
E ognuno prese la sua strada, Wanda salì una seconda volta le scale del portico e infilò le chiavi nella toppa entrando finalmente in casa dove regnava un buon profumo di pasta.
"Ehi...sei tornata, non ti avevo sentito"disse sua madre appena la vide apparire sulla soglia della cucina.
"Non ho bussato, mi sono portata dietro le chiavi"
"Come è andata la giornata? Tutto okay?"
Si sedette e provò a pensarci su. Certo non era iniziata col piede sbagliato, perché se fosse stato così sarebbe stata sicuramente colpa del signor Stark. Ma oltre a quello che era successo durante l'intervallo tutto era andato per il meglio.
"Bene, oserei dire quasi benissimo..."disse lei addentando una fetta di pane messa nel cesto in mezzo alla tavola.
"Addirittura benissimo? Cosa ti succede?"
"Nulla, perché?"
"Sembri felice..."
"Colpa di Barnes"disse lei nella sua testa ma provò a zittire i suoi pensieri.
"Ho solo incontrato una nuova amica"disse lei riferendosi alla bionda Natasha.
"Davvero? E chi sarebbe?"
"Natasha Romanoff, una mia alunna" disse la voce di Clint alle loro spalle ed entrambe si girarono.
"Da come ne parli, sembra davvero una persona carina"
"Lo è..."disse lei sorridendo mentre stava masticando con la bocca chiusa.
"Ho assegnato loro un lavoro sull'età Vittoriana, spero che farete un bel lavoro"
A quella affermazione lei sorrise, non avrebbe mai pensato di trovare una persona come Natasha che dal primo momento si prende cura di te. E questo la rendeva molto felice.
Dall'altra parte della città...
Prese le chiavi per poter aprire la porta, una volta chiusa alle sue spalle notò che dentro casa non c'era nessuno. Si diresse nella cucina, cercando qualcosa da mettere sotto i denti, aprendo il frigo per quasi quattro volte ma nulla faceva al caso suo.
"Grazie mamma che vieni incontro alle mie esigenze di cuoco perfetto"disse lui ad alta voce.
Ma chi lo conosceva, sapeva benissimo che non era per niente un cuoco perfetto. Si arrese e fece il giro della penisola prendendo dalla dispensa la busta di panini del giorno prima. Si fece un panino veloce che mangiò seduto sullo sgabello, sua madre non voleva che le briciole si spargessero per tutta la casa sennò avrebbe dovuto pulire e sarebbe stata solo una fatica in più, oltre alla sua ordinaria fatica da infermiera. Una volta finito si lavò le mani mettendo tutto ciò che aveva usato, al solito posto. Fu quando chiuse il cassetto che si accorse che la porta di casa fu sbattuta e da lontano vide la figura robusta di suo padre.
La stessa persona che non vedeva da giorni, ma stavolta era accompagnato da un'altra persona. Doveva essere una ragazza, poco più bassa di lui, non riusciva a raggiungerlo neanche con le scarpe alte che aveva, con i capelli biondi legati in una coda alta. Si mosse lentamente, posando il canovaccio sulla penisola e uscendo dalla porta che dava sulla cucina. La porta del ufficio di suo padre era socchiusa e vide, dal piccolo spazio rimanente che la ragazza bionda era seduta sulle sue gambe.
Non reagì come se fosse impazzito da un momento all'altro. Piuttosto si allontanò dalla porta e da quella scena con una faccia schifata e con un leggero ghigno ironico sulle sue labbra.
"Me lo sarei dovuto aspettare..."disse lui sottovoce prendendo lo zaino da sopra il divano e salendo le scale.
Aprì la porta di camera sua, la chiuse alle sue spalle e si buttò sul letto dove da lì non si sarebbe alzato fino all'ora di cena.
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larrystylynson28 · 4 years
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Adore you (capitolo 1)
Il suono insistente e fastidioso della sveglia si fa strada tra i cuscini, fino a raggiungere il suo obbiettivo. Schiudo gli occhi e mi metto a sedere sul letto. Odio la scuola, no l'ho mai sopportata. Un pò a causa della mia negazione per lo studio, un po' per il cibo, un po' per i professori e un po' per le sedie ultra scomode su cui sono costretto a stare per cinque ore. Ma soprattutto odio la scuola per quello stronzo di Louis Tomlinson e dei suoi amici. Da quando ho messo piede in quella scuola, tre anni fa, non hanno fatto altro che causarmi problemi. Fortunatamente questo è l'ultimo anno che dovrò sopportarlo, poi se ne andrà al college e non lo rivedrò mai più. Sospiro, mi alzo dal letto ed apro le finestre. La luce del sole invade la stanza, illuminandola e riscaldandola. Vado in bagno e prima di entrare nella doccia mi guardo allo specchio: ho le occhiaie e i miei capelli sono fuori controllo. Alcune ciocche ricce mi cadono sulla fronte, ma non ci faccio caso, e dopo essermele scostate dalla fronte entro in doccia. L'acqua calda mi rilassa immediatamente e mi fornisce calma e tranquillità, elementi importanti per superare una giornata dentro quella scuola. Gli unici amici che sono riuscito a farmi in tre anni sono Liam e Niall. Loro sono fantastici. Sono i classici ragazzi che tutti vorrebbero come amici e che le madri vorrebbero per le proprie figlie. Sono educati, gentili, simpatici e sempre molto protettivi. A volte mi chiedo come farei senza di loro. Con questi pensieri esco dalla doccia e mi avvolgo un asciugamano intorno alla vita. Prendo il telefono e chiamo mamma, che al secondo squillo risponde con voce felice e squillante.
<Tesoro finalmente mi hai chiamata! Ero così in pensiero....non ti sei fatto sentire per tre giorni>
<Hai ragione, scusami. Sono stato impegnato e non ho trovato il momento di chiamare. Come sta Gemma?> chiedo cambiando argomento.
<Sta benissimo! Lei e Jake stanno organizzando tutti i preparativi per il matrimonio e sono così felici> sento che si sta per commuovere, quindi la saluto e dopo avermi detto tre volte di fila che gli manco si decide ad attaccare.
Ultimamente non l'ho chiamata molto e mi sento veramente in colpa. Ricordo che qualche settimana fa, quando ho annunciato che sarei andato a vivere da solo per seguire meglio le lezioni e non arrivare sempre tardi, mamma é scoppiata a piangere e non la smetteva più. Per mia fortuna Gemma é riuscita a calmarla e a farle capire che era la cosa migliore se non voleva che perdessi l'anno. Dopo aver indossato un paio di boxer neri, tiro fuori dall'armadio una t-shirt grigia e dei jeans neri attillati. Prima di uscire tento di sistemare invano i capelli. "Dovrei tagliarli" penso tra me e me, mentre chiudo a chiave la porta di casa. Essendo Settembre ancora fa molto caldo e molte ragazze sullo scuolabus indossano pantaloncini e mini gonne. Noto che una ragazza mi fissa e quando mi giro per guardarla distoglie lo sguardo imbarazzata. Quando arriviamo davanti scuola, o meglio inferno, mi catapulto da Liam e Niall, che sono appoggiati al muretto davanti all'entrata.
<Ciao ragazzi che fate?> chiedo avvicinandomi.
<Niall mi stava raccontando della ragazza con cui é uscito ieri>
<Non dovevi uscirci domani?> chiedo confuso.
<Si. Ieri lei é riuscita a staccare prima dal lavoro e siamo andati a cena insieme. É stato bello! É una ragazza molto intelligente e molto simpatica. Sono sicuro che se la conosceste ci diventereste amici>
Annuisco per circa venti minuti mentre Niall continua a raccontarci del suo, testuali parole "incredibile, magico, speciale e perfetto" appuntamento. Quando finisce di raccontare ha un sorriso idiota sulle labbra e Liam scoppia a ridere. Non avevo mai visto Niall così preso da una ragazza e sono felice che lei lo renda così spensierato. Il suono della campanella ci distrae, ma prima di riuscire ad entrare una voce profonda e fin troppo familiare ci blocca. Ci voltiamo e subito i mio occhi entrano i contato con quelli blu di Louis. La sua bocca si apre in un sorriso perfido e pian piano avanza verso di me. Sento una leggera stretta alla stomaco e non capisco per quale motivo. Forse ho solo paura che possa picchiarmi o deridermi davanti a tutta la scuola. Abbasso lo sguardo e inizio a percepire le mani sudate.
<Come va frocietto? Hai succhiato molto durante l'estate?> dice ridendo.
I suoi amici ridono sonoramente in coro con lui, fatte eccezione per il ragazzo dai capelli neri, gli occhi dorati e la pelle ambrata. Lui resta in silenzio e guarda, apparentemente privo di emozioni, Louis. Non so perché pensi che io sia gay, insomma mi piacciono le ragazze. Credo. No, anzi ne sono sicuro. In passato ho avuto alcune ragazze e anche se con nessuna di loro é successo qualcosa di eclatante qualche bacio ce lo siamo scambiato. Inizio ad avvertire il peso degli occhi di Louis ne miei e distolgo lo sguardo mordendomi il labbro inferiore. Se possibile il suo sorriso perfido si allarga ancora di più. Si ferma a pochi centimetri da me e ridendo dice <oggi sei fortunato. Non ho voglia di farti niente, solo...evita di guardarmi in modo innamorato per i corridoi, oppure penseranno che anche io sia un finocchio> e se ne va con i suoi amici. Resto immobile qualche secondo, a fare dei respiri profondi e a calmarmi un pò. La strana sensazione alla bocca dello stomaco se n'é andata, così come il groppo in gola. Odio l'effetto che mi fa tutte le volte. Quando mi guarda con quegli occhi blu cielo non riesco più a parlare.È come se le parole mi morissero in gola.
<Harry dobbiamo entrare. Alla professoressa di matematica non piace attendere> dice Niall interrompendo i miei pensieri.
Annuisco e li seguo dentro l'edificio che odio di più al mondo. Raggiungiamo l'aula di matematica e la professoressa ci guarda storto mentre prendiamo posto. Liam e Niall si sono seduti insieme davanti a me. Io invece mi siedo accanto una ragazza con i capelli neri e gi occhi marroni. Noto che é arrossita e subito la riconosco: é la ragazza che mi fissava sullo scuolabus. Sembra molto tesa e spero che non sia a causa mia. Non mi piace fare questo effetto alle persone, specialmente se non le conosco. Le rivolgo un sorriso cordiale e lei arrossisce ancora di più. La professoressa si schiarisce la voce e tutti le prestiamo attenzione.
<Prima di cominciare con la lezione, vorrei informavi che al nostro corso si é aggiunta una ragazza, che sono sicura si voglia presentare>
La ragazza accanto a me si agita sulla sedia. Guarda in tutte le direzioni e fa un respiro profondo prima di alzarsi e presentarsi <sono Kendall Jenner e mi sono trasferita qui qualche giorno fa. Non c'é molto da sapere su di me> esita un momento e poi con garbo si risiede. Sembra una ragazza molto timida ed educata, niente a che vedere con le ragazze che ci sono qui a scuola.
<Bene Kendall, sono sicura che ti farei molti amici, partendo dal signor Styles. Ora é meglio se non mi perdo in chicchere e inizio la lezione> dice in un sospiro.
La lezione sembra non finire più e quando finalmente suono la campanella l'aula si vuota in pochi secondi. Kendall raccimola tutte le sue cose e fa per uscire, ma la chiamo per fermarla. É una ragazza molta timida, e non conosce nessuno. Con Eleanor e le sue amiche non durerà a lungo. Mi rivolge un sorriso timido e quando i nostri occhi si incontrano abbassa lo sguardo. Sorrido e le faccio cenno di seguirmi.
<Come mai ti sei trasferita a Londra?> chiedo spezzando il silenzio.
<Mio padre ha accettato il trasferimento che gli hanno offerto a lavoro, e siamo passati da New York a Londra con due settimane di preavviso>
<Ti piace qui?>
Scuote la testa, ma quando si ricorda di aver detto a un londinese che Londra non le piace si scusa e arrossisce. È molto carina nei modi di fare e la trovo una cosa molto intrigante. Le ragazze con cui sono uscito in passato erano molto sfacciate e questa cosa mi metteva molto in soggezione. Mentre penso a quanto sia gentile mi ricordo di non essermi ancora presentato.
<Comunque io sono Harry. Harry Styles>
Allungo la mano con un sorriso e lei la stringe ricambiandolo. L'accompagno all'armadietto, poco distante dal mio, e aspetto mentre prende i libri per la lezione successiva. Man mano che ci parlo noto che si rilassa, fin quando non é completamente tranquilla. Scopro che frequentiamo gli stessi corsi perciò andiamo insieme verso l'aula di letteratura e ci sediamo vicini. Le ore corrono ed io e Kendall parliamo ogni volta che ne abbiamo l'occasione. A pranzo si é seduta con me e i ragazzi e subito ci ha fatto amicizia. Fortunatamente Louis non mi ha calcolato, tralasciando qualche occhiataccia, e Eleanor non sembra essere infastidita dalla presenza di Kendall. Al termine delle lezioni suo padre la viene a prendere, e quando rimango solo con gli altri loro mi scompigliano i capelli e mi danno delle pacche sulle spalle.
<É carina Harry. Hai fatto bene a mettere gli occhi su di lei> constata Liam con un sorriso.
Niall non si esprime più di tanto, si limita a dire che é molto gentile e simpatica, e subito dopo chiama la sua ragazza. Credo che si stia innamorando e sono molto contento per lui. Faccio per parlare a Liam, ma quando vedo che fissa una ragazza in lontananza chiudo la bocca. La ragazza in questione é molto carina: ha dei capelli molto lunghi color nocciola, gli occhi azzurri ed é leggermente più bassa di lui. La ragazza vien verso di noi e si ferma davanti a Liam, ignorando totalmente me e Niall.
<Ciao. Andiamo?>
Liam annuisce e prima di andarsene ci guarda. Io e Niall restiamo scioccati a fissare la scena. Non ne avevo idea che Liam stesse uscendo con una ragazza. Stamattina e pochi minuti fa, quando abbiamo parlato di ragazze non ci ha detto niente.
<Ne sapevi qualcosa?> chiedo confuso.
<Assolutamente no. Comunque ora devo andare. Ci vediamo domani>
Ci salutiamo e poi sparisce in mezzo alla folla. Mi avvicino alla fermata dello scuolabus e quando vedo Louis seduto ad aspettarlo sono quasi tentato di camminare quattro isolati a piedi. Faccio un respiro profondo, cercando tutto il coraggio possibile. Torna sempre con i suoi amici o con la sua macchina, perché oggi deve prendere lo scuolabus? Quando mi vede sento subito il peso del suo sguardo su di me, e non posso fare a meno di guardarlo. Sento che il cuore batte all'impazzata e il respiro si fa irregolare. Odio l'effetto che mi fa. Si sposta una ciocca di capelli castani dalla fronte e poi si alza. Spero che chiami un taxi o che qualcuno lo sia venuto a prendere, invece viene verso di me. Inizio a torturarmi le unghie e mordo il labbro inferiore.
<Styles sei diventato etero? Stamattina ti ho visto con la ragazza nuova. Non pensavo fosse il tuo tipo. Pensavo che il tuo tipo fosse un ragazzo>
Senza rifletterci rispondo, con il tono di voce più sicuro di quanto non lo sia in realtà <pensavi male. Forse sei così fissato con il fatto che io si gay perché in verità è a te che piacciono i ragazzi>
Non faccio in tempo a finire di parlare. In pochi secondi mi ritrovo con un labbro spaccato e il sangue che esce dal naso. Intorno a noi si é riunito un gruppo di persone che guardano impauriti Louis. A lui non sembra importare molto, dato che continua a fissarmi in cagnesco. <Oggi avevo deciso di lasciarti in pace, ma a quanto pare te le cerchi. Forse ti piace essere picchiato> dice con disprezzo. Se ne va senza aggiungere altro. Immediatamente il gruppo che prima si era creato intorno a noi si dissolve e sale sullo scuolabus. Faccio cenno all'autista di aspettare a partire e fortunatamente lo fa, beccandosi qualche imprecazione dai ragazzi seduti nei sedili posteriori.
Quando arrivo a casa metto il ghiaccio sul naso e accendo la tv. Faccio zapping, ma nessun programma mi interessa particolarmente. Prendo il telefono e cerco Kendall su Instagram, che rintraccio al primo tentativo. Le scrivo un messaggio, e la sua risposta non tarda ad arrivare. Continuiamo a scriverci per il resto del pomeriggio e ci organizziamo per uscire l'indomani. Guardo l'orologio appeso alla parete e spalanco gli occhi per la sorpresa: è ora di cena. Mi alzo e vado in cucina, apro il frigo e impreco ad alta voce. Il frigorifero è vuoto ed io sto morendo di fame. A pranzo ho mangiato il riso e non ho toccato cibo per tutto il pomeriggio. Decido di ordinare una pizza e per ingannare l'attesa riordino il salone. Quando finalmente arriva la pizza sono veramente affamato, perciò la finisco molto in fretta. La sera corre velocemente e verso le undici vado a dormire. Mentre tento di addormentarmi la mia testa viene invasa da due occhi blu. Per quale motivo sto pensando a quello stronzo di Tomlinson? Non fa altro che deridermi e prendermi a pugni, eppure non riesco a fare a meno di pensarlo. Sono tre anni che mi tortura però é come se lo facesse per un secondo fine e non perché gli sto antipatico. Vorrei entrare nella sua testa e scoprire cosa pensa. La cosa più frustante di questa situazione é che non so per quale motivo mi interessi tanto sapere cosa gli passi per la testa. "Forse perché ti piace" aggiunge la vocina nella mia testa. Scaccio quel pensiero, chiedendomi se non sia veramente così. In pochi minuti cado tra le braccia di Morfeo.
Sento la sua mano toccarmi i fianchi, poi la pancia e poi spostarsi in mezzo alle mie gambe. Tento di respingerlo ma é inutile. É più grande e più forte di me. Mentre mi sfila con violenza la tuta mi bacia. Con tutte le mie forze provo a impedirgli l'accesso alla mia bocca, ma quando mi da un pizzico sul fianco faccio un verso di dolore, e schiudo le labbra tanto basta per lasciarlo impadronirsi della mia bocca. Sfila i miei boxer e tenendomi fermi i polsi inizia a baciarmi il collo, scendendo sempre di più. <No, lasciami! Per favore aiuto!>
Apro gli occhi di scatto e qualche istante dopo capisco che era solo un'incubo. Sono completamente sudato e alcuni ricci ribelli sono appiccicati alla fronte. Tiro un sospiro di sollievo e affondo la testa nel cuscino. Era qualche giorno che non avevo più incubi e pensavo che stessero passando, ma a quanto pare non é così. Mi alzo e vado a farmi una doccia che dura più del necessario. Indosso una tuta ed esco di casa. Lo scuolabus passa tra più di mezz'ora, quindi decido di prendere l'autobus. Odio dormire male e se c'é una cosa che odio ancora di più sono i miei stupidi incubi. Arrivo a scuola circa un'ora prima e mi dirigo in caffetteria. Prendo un caffè doppio e lo bevo per i corridoi isolati e silenziosi. Camminando verso l'armadietto non incontro nessuno, e quando il telefono mi vibra in tasca lo tiro fuori. Sul display appare il nome di Liam, ma prima che possa rispondere vado addosso ad una persona, e tutto il caffè si deposita sulla mia maglietta. Impreco sottovoce e quando alzo gli occhi mi manca il respiro. Davanti a me c'é Louis, con un sorriso divertito e gli occhi che vegano su tutto il mio corpo. Sento le guance andarmi a fuoco e il respiro diventare più irregolare. Faccio per alzarmi e lui mi coglie totalmente alla sprovvista: mi afferra la mano e con forza mi tira in piedi. Per un momento rischio di inciampargli addosso però riesco a mantenere l'equilibrio e prendo le distanze. Louis continua ad avvicinarsi ed io continuo ad indietreggiare, finché non finisco con le spalle appoggiate agli armadietti. Lui si fa sempre più vicino, fino ad arrivare a pochi centimetri dal mio viso. Sento le guance andarmi in fiamme, le gambe molli e una stretta allo stomaco. Il cuore batte all'impazzata, talmente forte che sono sicuro se ne sia accorto. Sulla sue labbra rosse e sottili spunta un sorriso, privo di divertimento o cattiveria. Solamente un sorriso.
<Ricciolino...cosa ci fai a scuola così presto?> chiede in un sussurro.
<N-non l-lo so. M-mi sono svegliato p-presto e ho preso l'autobus> mento. Ho la voce incrinata e credo sia molto stridula. Ho fatto una fatica immensa per rispondergli. É come se mi si fosse chiusa la gola.
<Mmm, capisco> alza la mano e con delicatezza insolita sposta un riccio che mi ricade sulla fronte. Da un momento all'altro potrebbe venire qualcuno, vederci così vicini e pensare male. Vorrei spostarlo, anzi no, non vorrei farlo, però vorrei quantomeno riprendere a respirare. I suoi occhi non mollano nemmeno un'istante i miei ed io mi mordo il labbro.
<Mi dispiace per la tua maglietta. Se vuoi te ne presto una io> dice allontanandosi da me.
Annuisco e lui si distacca immediatamente. Finalmente sento l'aria tornare a scorrere nei polmoni. Non posso credere che Louis Tomlinson si stia comportando amichevolmente con me. Lo seguo restando in silenzio. In bagno lui mi porge una maglietta, che prendo e sostituisco con quella sporca. Per tutto il tempo, mentre indossavo la maglietta, ho percepito il suo sguardo attento su di me. É stato sia imbarazzante che eccitante. Non so perché mi piaccia tanto avere i suoi occhi su di me, e non mi interessa scoprirlo. Forse é vero, un pò mi piace. Ma qual é il problema? Molte persone sono attratte da persone dello stesso e del sesso opposto. Forse mi piace sia Louis che Kendall, e mi va bene così.
<Ehy ricciolino mi hai sentito?> chiede, interrompendo i miei pensieri.
Scuoto la testa e lui sbuffa. <La maglietta puoi anche tenerla, non devi ridarmela>
Annuisco e sorrido. Lui ricambia il sorriso e senza aggiungere altro esce dal bagno e mi lascia da solo, con mille pensieri e domande che mi frullano per la testa.
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paginaquattro · 5 years
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Non so se avrò mai il coraggio di pubblicare tutto questo ma sento il bisogno di doverlo scrivere perchè le parole scritte ormai sono l’unica cosa che mi è rimasta. 
Non ho idea di come tutto questo sia iniziato ma se mi fermo a pensare mi rendo conto che è il risultato di tante piccole cose successe nella mai vita che mi hanno portata qui.
Qualche mese fa mi sono resa conto che la situazione stava peggiorando. Ero spesso triste e piangevo per la minima cosa, se pensavo al futuro non mi vedevo e mi sentivo terribilmente sola e priva di sentimenti; ho chiuso i rapporti con una persona che mi è stata accanto per anni e non ho sentito nulla, ho perso l’interesse verso il calcio e il Milan che fin da quando ero piccola è sempre stato una delle cose a cui tenevo di più, e semplicemente non mi interessava più. Così ho deciso che forse era ora di cambiare e ho intrapreso un percorso di psicoterapia che mi terrorizza, che mi fa sentire debole, vulnerabile, che mi sta forse dando la consapevolezza che sia l’ultima possibilità che mi rimane. Sto affrontando questo percorso da sola, senza neanche l’aiuto dei miei genitori che non capirebbero mai e con cui non ho un buon rapporto, senza l’unica “amica” che mi rimane e che ormai non mi considera neanche più se non per chiedermi dei favori o - ironia della sorte - per chiedermi di andare a mangiare fuori,  e mi sento debole. Tanto debole. Sento di non avere più la forza di andare avanti.
Sento di avere problemi più grandi di me che non so assolutamente come risolvere, devo combattere un mostro che mi sta divorando dall’interno e che dall’esterno sembra quasi invisibile; mi fa tanta paura perché non so se riuscirò mai a combatterlo, se se ne andrà mai via, se la smetterà di farmi sentire così, se è quel mostro a distruggermi o se sono io stessa a farlo.
Mi odio, mi disprezzo, non mi piaccio per niente, mi sento inutile, senza emozioni, senza vita, vuota. Odio dover uscire di casa, odio il cibo, odio sapere che senza cibo non posso sopravvivere, odio quando mi dicono che sono dimagrita o che sono “carina” solo per fami un piacere. Odio essere sola, odio non sapermi approcciare alle persone, odio dover andare all’università e vedere tutti gli altri parlare, ridere e scherzare con i loro amici mentre io me ne sto seduta in un angolo a guardare il telefono. Odio dover trattenere le lacrime ogni singolo giorno per far vedere agli altri che sto bene, perchè tanto si sa che basta un sorriso per far si che vada tutto bene, no? Basta comportarsi come hai sempre fatto e nessuno se ne accorge. Va sempre tutto bene.
Sento di essere incapace ad amarmi e odio quando mi dicono che per farmi amare dagli altri devo amare prima me stessa. Ma ditemi, come si fa? Come ci si ama se nessuno mai ti ha mostrato come si fa? Se nessuno ti ha mai detto di valere qualcosa, se nessuno ti ha mai abbracciato, se nessuno ti ha mai incoraggiato, se nessuno ti ha mai apprezzato, se nessuno ti ha dato amore? Se sei sempre rimasta da sola? Se sei sempre stata la ruota di scorta? Se sei sempre stata quella brutta, quella sfigata che non ha mai avuto un ragazzo, quella grassa? Anzi, mi correggo, “non sei una persona, sei solo grasso”, come ha citato un mio ex compagno di classe a cui andavo dietro. 
Sono arrivata al punto di dover silenziare/bloccare le persone perchè pubblicano foto dove sono bellissime, o foto con i loro amici/partner perchè mi viene da piangere perchè non sarò mai così.
Non avrò mai degli amici veri, non avrò mai un ragazzo, perchè io sono un problema per tutti, sono quella che sta zitta, che non parla mai, che non sai mai che cosa pensa, quella strana perchè dai, com’è possibile che a vent’anni tu non abbia mai baciato nessuno? Com’è possibile che a te non piaccia uscire, che ti piaccia stare da sola? Peccato che la maggior parte delle volte non capiscano mai quello che cerco di dir loro o non si prendono neanche del tempo per farlo.
No, non mi piace per niente stare da sola e stare a casa, ma non riesco neanche a stare insieme agli altri perchè mi sento sempre fuori luogo, mi sento giudicata, mi sento inferiore, non capita. 
Vorrei semplicemente che qualcuno i prendesse del tempo per capirmi, per apprezzarmi, per aiutarmi, che non se ne vada alla prima difficoltà e che vada oltre all’apparenza, alla mia faccia brutta e al mio corpo grasso. Qualcuno che mi dica che valgo la pena, che non sono sbagliata, che mi consoli quando piango, quando non ce la faccio più, che mi sostenga quando non ho le forze, qualcuno che mi faccia ridere, che mi allontani dai pensieri negativi e che mi faccia vedere il mondo in modo diverso, che mi insegni ad apprezzarmi e prendermi cura di me, qualcuno che mi abbracci e che mi coccoli. Qualcuno che mi prenda per mano e che mi faccia crede di nuovo ai sogni, che mi faccia venire voglia di alzarmi alla mattina, di sorridere, di andare avanti, di buttarmi senza pensare alle conseguenze.
Ho bisogno di qualcuno che mi ami. 
- saracordera
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