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#silenzio si gira
di-biancoenero · 2 years
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Beniamino Gigli e Rossano Brazzi in una scena del film Silenzio, si Gira ! (1943) di Carlo Campogalliani
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yomersapiens · 11 months
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I dolori del giovane (ahahah) YOMER
Esco dalla pizzeria con un cartone contenente una pizza bucata. A casa lo apro e guardo. In realtà è metà pizza, neanche una intera, ci sta me l'abbiano regalata. Un po' per pena un po' perché ho portato un mio libro dicendo "facciamo che mi paghi la prossima volta dai, che adesso c'è troppa gente". Ho ottenuto metà cena grazie a un libro. Ora devo calcolare tutta la mia vita così, finché non esaurirò le copie. Vorrei tu fossi a casa mia per togliere la mozzarella di bufala (ho fatto bingo cazzo è una margherita con bufala questa sta almeno a 17€ qua a Vienna quasi 2€ in più del mio libro! che guadagno!) (ah no, non tantissimo siccome è metà pizza, vabbè) dicevo, toglierei la mozzarella perché tu non la mangi e ti direi che questo è come verrà pagato il mio lavoro d'ora in avanti. Secondo me il baratto deve tornare a comandare ogni trattativa sul pianeta. Mi sono stancato dei soldi, così come sono stanco del sesso (non è ironico il fatto che ci stanchiamo più facilmente proprio di quello che non abbiamo?) (bugia).
Sto girando porta a porta, persona a persona, a cercare di vendere le copie del mio libro. Per cosa poi? Per raggiungere una ristampa? O forse solo perché non ho nulla da fare e quando le persone scoprono che hai scritto un libro ti guardano con quello sguardo un po' di ammirazione e un altro po' (un altro bel po') di domande tipo "Tu? Tu, hai scritto un libro? Tu, con quella faccia e quegli occhi, hai qualcosa da dire?". Non hai idea di quante cose ho da dire. La mia testa è un via vai continuo di storie e idee e desiderio di silenzio. Ora come non mai odio dover parlare, spiegare la storia, spiegare perché devi acquistare il mio libro oppure darmi una mezza margherita di bufala in cambio. Ho bisogno di silenzio per riprendermi dalle fatiche del sorridere e parlare davanti a un pubblico. Adoro parlare di quello che ho scritto ma vorrei che i personaggi che ho inventato parlassero da soli. È brutto quando chiedo di abbassare la voce, o di lasciarmi stare per un po', ma per me è tutto troppo.
Quando sali in alto e raggiungi quello che sognavi di raggiungere c'è chi si adagia sugli allori e si gira e rigira tra le fronde degli arbusti da laurea mentre io so, che se mi viene dato quello che voglio, è perché mi aspetta dietro l'angolo il conto. Che sarà salatissimo. Hai ottenuto quello che desideravi? Beccati sta fattura, paghi contanti o pezzi della tua salute?
Gli occhi sono tornati a peggiorare. Lo stanno facendo da un po' ma io ho volutamente ignorato tutti i segnali e sono tornato a calare chili di farmaci che comprometteranno la mia situazione. Neanche questa terapia funziona. Eppure ci avevo creduto tanto. Come ogni volta, ma questo giro un po' di più. Con che coraggio, in queste condizioni, potrei permettere a qualcuno di amarmi? Mi sento come una mela in esposizione da un fruttivendolo che ha deciso appositamente che lato del frutto mostrare ai possibili acquirenti e non concede di fare un giro attorno o di toccarla, perché altrimenti ci si accorgerebbe della quantità di vermi che la stanno divorando, delle muffe, parti molli, chiazze marroni e crateri necrotizzati. Non sto bene e so di meritarmelo, perché sono felice.
È una stupida regola che non ho inventato io eh, per carità, sicuramente l'ha fatto qualcun altro. Ma nella mia testa regna questo calcolo: se 1 cosa va bene 7 andranno storto. Le sto contando, secondo me arrivo alla dozzina ma solo perché mi piace piangermi addosso.
Qualcuno ha già finito di leggere il mio libro e stanno arrivando i primi insulti, al momento solo carini. Ora si tratta di superare la soglia delle persone che mi vogliono bene e subentrare nella zona delle persone a cui non frega un cazzo di chi sono e che vogliono solo leggere una storia sperando sia decente.
Invitami a pranzo, ti darò in cambio un libro. Fammi una torta, riceverai un libro. Passiamo un pomeriggio assieme a insultare quelli a cui piacciono le castagne, non solo ricevi un libro ma anche una medaglia al valore.
La libreria durante la presentazione era piena, vorrei fosse sempre così. Esaurire le copie, rispondere a domande sensate. Vorrei iniziare a parlare verso le 17:30 e alle 21 essere già a letto. Vorrei che il letto mi venisse offerto in cambio di un libro. Però, come con la pizza, sicuro sarebbe mezzo letto. O un letto con un buco al centro ma dato che tu sei minuscola spazio ne abbiamo a sufficienza. Vorrei non far stare sempre male chi mi circonda. Vorrei non avere l'arroganza di quegli scrittori che non fanno altro che ricordare a tutti di aver scritto un libro. Vorrei non farti piangere mai e non essere l'idiota egocentrico che sono.
Il mese prossimo faccio quarantanni. Manca pochissimo. Sarò ufficialmente uno di quei vecchi che non ne vuole sapere di accettare l'età che ha. Un po' di tempo fa almeno potevo dire di non dimostrarli ma se mi vedeste sta sera, come sono messo, circondato da coperte, con sempre meno followers tra i capelli, un occhio gonfio, il gatto che mi snobba, la mezza pizza che mi guarda dal cartone, quel buco nella pizza che rappresenta perfettamente il vuoto che sto provando ora che ho raggiunto un traguardo. Non è pessimisimo, è l'aver scalato una vetta e ora cercare un nuovo obbiettivo. Fare meno schifo, ecco quello è un grande obbiettivo che vorrei raggiungere un giorno ma non so, penso sia più facile scrivere altri dodici libri invece di questo. Sto invecchiando e sono tornato a collezionare carte Pokémon, lo faccio senza vergogna. Apro i pacchetti e annuso le carte e poi mi incazzo se non trovo una full art olografica. Tengo le carte vicino al libro così quando uno pensa io sia davvero intelligente poi posso aggiungere "E non solo, guarda come brilla il mio Gyarados!".
Dico sempre che Vienna mi serve per bilanciare l'Italia. Il tanto agognato silenzio dopo il maremoto di parole che subisco quando varco il confine. Questo bisogno sta cambiando, ho imparato che si può stare bene, in silenzio, anche non proprio obbligatoriamente da soli. In questo mi ha aiutato molto Ernesto, il mio gatto, non ci fosse stato lui ad addomesticarmi alla presenza di un altro essere vivente, forse non sarei stato in grado di aprirmi e accettare, ad esempio, l'esistenza di un altro essere umano. Anche se poi devo rovinare tutto, ma quella è la mia natura. Come la natura di Ernesto è ignorarmi, anche se in cambio gli offro un libro. Con lui non funziona, o un pochino sì dai, ha fatto mezze fusa e il solito vomitino serale ha un piccolo buco al centro.
Una copia alla volta, farò leggere il mio libro. Dovesse costarmi la salute fisica e mentale o una cena quotidiana a base di mezzi pasti donati, ci riuscirò.
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ideeperscrittori · 8 months
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10 MOTIVI PER CUI NON VORREI DIVENTARE FAMOSO
1. Quando sei famoso ti chiedono di rivelare il segreto del tuo successo, inventi una cosa sul momento e il giorno dopo su Libero fanno un titolo clickbait in cui ti attribuiscono la seguente frase: «Ha ragione Briatore. I giovani non hanno voglia di lavorare».
2. Siamo tutti protagonisti di almeno trenta foto poco edificanti scattate durante una gita scolastica. La nostra mente rimuove l'esistenza di quelle foto, ma loro sono da qualche parte e possono spuntare fuori all'apice della fama.
3. Chi è famoso non può neanche dire «forse non faccio del tutto schifo» e subito ribattono: «Ecco, lo sapevo. Si è montato la testa».
4. A una persona meticolosa potrebbe venire in mente di scrivere una biografia su di me per colpa della mia fama. Non voglio deludere aspiranti biografi mettendoli davanti alla triste realtà del mio rapporto simbiotico col divano.
5. Lo stile delle persone famose fa tendenza. E so già come va a finire. Un giorno indosso scarpe spaiate per la fretta, qualcuno lo nota, i salotti milanesi gridano al miracolo, la cosa sfugge di mano un po' a tutti, e mi ritrovo circondato da gente che sfoggia un sandalo e uno stivale da montagna.
6. I giornali mi stanno addosso. Ogni mia dichiarazione diventa un editoriale su Libero contro di me. Andrea Scanzi mi difende dicendo che sono un grande ma non quanto lui. Smetto di fare dichiarazioni. E su Libero cominciano a dire che il mio silenzio è un chiaro indizio di malafede.
7. Quando sei famoso non puoi dirti: «Ok, interessante, ma ora basta». Ogni tentativo di ridiventare sconosciuto si scontra con l'esistenza di una pagina su Wikipedia che parla di te. E quella pagina non può mica contenere elogi, altrimenti la gente pensa che te la sia scritta da solo.
8. Ho una giornata storta. Penso: «Domani andrà meglio». E invece il giorno dopo l'inviato di Striscia la Notizia mi bracca sotto casa, gira il coltello nella piaga con giochi di parole raggelanti e mi consegna il Tapiro d'Oro.
9. I famosi non possono salutare nessuno in uno spazio aperto perché qualsiasi loro gesto non ostile verso una persona viene interpretato come indizio di focosa relazione sentimentale. E su "Chi" i soliti ben informati rilasciano dichiarazioni tipo: «Si frequentano da un anno. È amore vero».
10. Dopo un bicchiere di troppo potrei accettare la proposta di fare un discorso motivazionale a Sanremo. Non voglio diventare astemio per evitare questo rischio.
FINE
[L'Ideota]
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a--piedi--nudi · 1 month
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Mi vede in terrazza, occhi negli occhi per un breve istante, poi salta di qua ed entra da me.
Non ci vediamo da cinque giorni.
Inizia il rito silenzioso dell’accoglienza: resto accucciata, mi sfiora il polpaccio poi s’infila fra la gamba e il braccio per cercare carezze; ripete il giro due tre volte poi si lascia accarezzare completamente.
Testina, schiena, dietro alle orecchie, petto, poi ancora testina, mento in alto, occhi chiusi, nasino rosa vicino al mio e poi occhi aperti: vicinissime, piccole persone s’incontrano.
Finiti i grattini fa il giro delle sedie, tutte le gambe posteriori sono oggetto di struscio, poi il frigo e i mobili.
Resto ad osservarla come per entrare nel suo essere totale d’intenzionalità chiara e potente poi mi siedo sulla poltrona.
Finito lo struscio inizia la pulizia, prima in zona cibo poi davanti a me respirando l’aria fresca che entra dalla porta finestra. 
Sto in silenzio: è una pulizia-danza, una ginnastica aerobica con leccata. Eleganza anche mentre si fa il bidet. Brevi istanti di pausa e poi via un nuovo avvitamento elegante e leggero.
Leggo.
All’improvviso è alle mie spalle: gioca con il tiragraffi, selvaggia, agguerrita, occhi sbarrati a tratti sfidanti, s’interrompe, mi guarda. 
Le faccio sempre i complimenti, sembra chiedere approvazione.
A pancia in su, mostra la parte più delicata di sè, un manto bianco morbidissimo: mi tornano alla mente alcuni tratti di “Gatti molto speciali” “Il trucco più grazioso, del quale faceva sfoggio soprattutto per avere compagnia, consisteva nello sdraiarsi di schiena sotto un divano, e poi spingersi fuori da sola facendo leva sulle zampe, con scatti rapidi e bruschi, fermandosi per volgere l’elegante testina da un lato e dall’altro, gli occhi gialli semichiusi, in attesa dell’applauso”.
Fine dei giochi, oggi si è rotto l’elastico che tiene legata la pallina al tiragraffi, Micia è rimasta per un istante interdetta poi si è accontentata di mordere e sfilare l’elastico tenendosi con le zampe aggrappata al cilindro; qualche altro morso alla piuma e poi via, si porta di nuovo davanti alla finestra.
Respira l’aria fresca, osserva fuori possibili prede allungando il collo a destra e sinistra, resta immobile qualche istante poi si gira, mi guarda con quell’aria mista di dolcezza e voluttà.
È finita, intende dire, per ora è finita, gradirei uscire mia cara; se tu mi usassi la cortesia di alzare la zanzariera potrei tornare nel mondo dei vivi, grazie, non temere, quando ne avrò voglia tonerò a mostrarti cosa sono bellezza e libertà. Tornerò.
Alzo la zanzariera, passa sotto come fosse di gomma ma resta fuori ad osservarmi. Ad un certo punto miagola, è cosa strana perché solitamente lo fa solo quando vede il cibo.
Esco, in effetti fuori l’aria e molto più fresca e respirabile; ancora un po’ di grattini e di fusa, poi comincia a sbirciare fra le aste di finto legno della terrazza. Prede. Uccelli. Caccia. Istinto. 
Salta sulla ringhiera. Non esisto più. Posizione aerodinamica, tutti i sensi accesi. Salta. È via. 
Buona giornata. 
A più tardi.
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canesenzafissadimora · 6 months
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Non è una colpa il non capirsi più.
Mi chiedo solo se ci siamo capiti davvero qualche volta.
Mi chiedo se ciò che cerco sia troppo,
ma forse troppo è lo stesso che cerchi tu.
Ho spolverato via la fantasia dai nostri libri
di storia.
La storia dev’essere reale, ti dicevo, eppure nelle storie migliori può essere fantastica.
La fantasia non è poi sempre così lontana dalla realtà, a volte la realtà la supera, si gira, la guarda e si compiace, a volte vince lei.
Allora forse ho inventato tutto, perché volevo innamorarmi ancora.
Ho inventato una sintonia che non c’è stata mai e ho costruito un mondo che non è mai esistito.
Si inizia a fingere per disperazione, così accade alle persone.
Fingi che sia amore, fingi che vada tutto bene, fingi di essere felice.
Fingi e te ne convinci anche, per qualche istante.
Poi la notte torni a casa.
Nella tua stanza al buio c’è un fruscio
di sottofondo, sei in mezzo a tutto quel silenzio che ride di te e delle bugie che ti racconti.
Ti confonde l’anima, poi qualcosa fa la spia alle tue tragiche convinzioni, svelandoti la verità.
Ti viene negato anche il sonno, sprofondi
in un letto che cancella il riposo, accompagna soltanto le strane immagini del tuo dormiveglia sconveniente.
Io mi chiedo chi sei e tu non sai niente di me. Se fossi vicina a me ti guarderei dormire
e non avrei bisogno di altro per sentirmi tranquillo.
Un rapporto che funziona solo quando quei due non si parlano, direbbero di noi, perché guardare gli altri è semplice, degli altri
si sa sempre così poco e ci si ostina a gettare ombre per coprire le proprie.
Ti amavo, eri bellissima ma tu distruggi tutto quello che tocchi.
Mi sono dovuto allontanare per non farmi distruggere.
Forse lo fai perché niente e nessuno distrugga te.
Dev’essere davvero triste accorgersene. Perché non sempre lo riconosci, ma ogni tanto te ne accorgi anche tu che fai di tutto per non dare alle persone nessun motivo per rimanere.
Così puoi sempre dirti che sono gli altri
ad andare via.
Dai la colpa a me ma è tuo il merito,
o forse io non merito colpe che non ho, nemmeno tu.
Un tempo sarei restato lo stesso, oggi no.
E finalmente mi accorgo che sono cambiato, perché si cambia non soltanto se si vuole, volere a volte non basta, si cambia se impariamo ad amarci davvero.
La trasformazione avviene da sé, come
la nascita di una farfalla da un bozzolo
di dolore.
Ti porterei un fiore se servisse e nuovamente la mia vita se bastasse.
Ti direi soffiala e esprimi un desiderio
di cui non ti stancherai mai, io lo esaudirò.
Sento il tuo profumo persino dentro una tua fotografia, rapito dall’aria, fra polvere e vertigine.
La guardo, spingendoci dentro gli occhi,
per schiacciare le mie miserie, con l’eleganza di una profezia.
Avrei soltanto bisogno di una magia improvvisa.
Sono fragile…ma chi non lo è di fronte alla felicità?
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Massimo Bisotti
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arreton · 4 months
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Non so se è perché devo guidare all'andata e al ritorno, ma quando arrivo nella rsa dove lavoro mi sento al sicuro. Inizio a fare le mie cose e non penso più a niente, non che quando non sono a lavoro penso a qualcosa di specifico, ultimamente ho il cervello troppo saturo per riuscire a fare un pensiero anche solo minimamente articolato, però c'è molta pesantezza, molta ansia, e una sorta di paralisi che non mi fa fare altro che o fissare il vuoto o dormire. Invece quando arrivo nella rsa tutto si disperde, resta una pressione nella testa, magari un tono basso, ma guardo ciò che ho intorno e allora mi distraggo.
A me piace infatti osservarli e mi piacerebbe anche capirli se non parlassero in dialetto. La cosa che più li lega, oltre alla malattia, è la forte concentrazione che hanno. Sono molto focalizzati, non so bene su che cosa ma pochissimi di loro sembrano svampiti, la maggior parte invece è molto concentrata. Ci sono i casi diciamo meno gravi dove magari ormai vivono nel "loro mondo" ma camminano e riescono ad essere anche chiacchierini e vivaci: Venanzio o Venazio non riesco a capire, è un po' il burlone del gruppo va sempre di qua e di là, chiede se può aiutare, ieri andava dietro ad una ASA e le voleva portare il sacco della spazzatura, poi dice che ha sempre mal di pancia così ieri chiedeva all'infermiere qualcosa per il mal di pancia, l'infermiere gli diceva "Sì ora te la do" ma a Venanzio non gliela si fa e allora "non prendermi in giro"; poi c'è Mina o Nina anche qua non ho capito, lei dice che era una barista ed infatti a volte gli fa trovare le sedie sul tavolo o lava le mani nel water, lei fa sempre avanti e indietro molto indaffarata e concentrata, non si capisce cosa vuole dire perché emette perlopiù dei balbettii e l'altro giorno voleva togliermi il mop per lavare a terra; qualche altra signora poi si prende la borsa e cammina con la borsa come se fosse lì solo in visita; pio c'è Anna, un signora forte che l'altro giorno spazzava a terra e si incazzava perché gli camminavano sopra e allora iniziava a dire qualcosa che sembrava poco carino in bergamasco; poi ci sono almeno un paio di Marie una chiede sempre cosa deve fare adesso e voleva fare la pizza in bagno ma non sapeva come, l'altra invece è una donnina piccola dal viso rotondo che sembra una bambina e se ne esce sempre dicendo "che vita di meerda" e lo dice sempre sorridendo. I primi giorni che sono arrivata c'era una signora molto chiacchierona che a quanto pare era arrivata anche lei da poco, era ordinata nell'aspetto e parlava tantissimo con tutti ed era molto concentrata nel discorso che faceva pure se abbastanza sconnesso, adesso invece sentivo il medico parlare con la famiglia che le avevano cambiato il farmaco ed era per questo che era abbattuta ma se ne sta seduta in silenzio sulla sedia col capo chinato e anche l'aspetto è trasandato.
Si vedono infatti spesso anche scene strazianti: c'è ad esempio una signora che gira sempre disperata, l'altro giorno era venuta a trovarla non so chi forse il marito e allora lei ansimava e come a voler piangere e farfugliava qualcosa ed il marito le teneva il viso tra le mani guardandola intensamente negli occhi preoccupato e impietosito nel vederla così; alcuni poi li tengono legati sulle sedie forse per impedire loro di alzarsi perché non ce la fanno a stare in piedi da soli e non lo capiscono; altri invece sono in una carrozzina di quelle elettriche molto alte, come una signora che la mettono sempre nella seconda sala da pranzo e ogni volta che arrivo mi segue fissa in quello che faccio con lo sguardo che sembra incuriosito, poiché sulla sedia a rotelle non sempre può seguirmi con lo sguardo e quando non mi guarda più sembra molto assorta nei suoi pensieri, poi si accorge nuovamente della mia presenza e mi guarda e muove le labbra molto lentamente come se volesse dirmi qualcosa, ieri allora le ho sorriso e lei ha ricambiato facendomi un sorriso così bello che mi ha commossa. Anche le Asa o Oss che sono sembrano molto gentili pure se a volte ricevono dei dispetti o delle brutte parole, alcune soprattutto sembrano dispiaciute di vedere quelle persone in quello stato, li trattano come dei bambini ma non come degli stupidi.
Questo forse è il primo luogo di lavoro che non vorrei lasciare, infatti penso spesso che se potessi permettermi un part time resterei volentieri qua. Nonostante addetta alle pulizie non vengo schifata da nessuno, mi salutano quasi tutti anche i familiari e hanno rispetto per quello che faccio. Mi sono anche riscoperta chiacchierina: a volte scambio qualche parola coi malati, altre volte con qualche assistente. Fino ad ora insomma questo posto mi ha fatto bene.
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generallymemyselfandi · 10 months
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Head Canon
Ernesto torna a scuola. Simone sta parlando con alcuni compagni di classe nel corridoio davanti alla loro aula.
Simone ed Ernesto si guardano.
Ernesto comincia ad incamminarsi verso Simone che, capendo cosa sta succedendo, si stacca dal gruppo per incontrare l'altro a metà strada.
Sono entrambi in mezzo al corridoio e si guardano.
Da lontano Manuel, che sta parlando con Nina, vede tutto e comincia ad andare verso i due ragazzi.
Simone non distoglie mai lo sguardo dal ragazzo che ha di fronte e percepisce una presenza dietro di sé. Successivamente, quella presenza parla.
"Ci sta qualche problema qua?"
Silenzio. Simone si gira sorpreso. Non è Manuel, è Mimmo. Manuel si è fermato a qualche passo di distanza e sta guardando la scena da lontano.
L'altro ha fatto prima.
"No, nessun problema. Volevo... volevo scusarmi in realtà. Tutto qui." Dice Ernesto.
"Le scuse non bastano." Risponde Mimmo, palesemente arrabbiato.
"Non bastano ma sono apprezzate. Non ti perdono, ma non ti meritavi quello che ti è successo." Si intromette Simone, poggiando una mano sul braccio di Mimmo per calmarlo. Il gesto funziona e non passa inosservato agli occhi di qualcun altro in quel corridoio.
"Neanche tu te lo meritavi." Dice Ernesto prima di andare via e tornare da dove era venuto.
Simone lo guarda andare. Si gira poi verso Mimmo che gli chiede preoccupato:
"Tutto bene, Simó?"
Simone lo scruta, gira di poco lo sguardo e vede Manuel, lontano da lui e con i pugni serrati lungo i fianchi. Nina lo raggiunge e gli mette una mano sulla spalla, chiedendogli cosa fosse successo.
Lei non ha visto nulla, non si è accorta di nulla. Manuel ha visto anche troppo invece e non le risponde.
Simone si rigira verso Mimmo. Ora ha un'altra persona che lo va a salvare.
"Sì, sì. Tutto bene."
Vanno insieme verso la biblioteca sotto lo sguardo attento e truce di Manuel.
Mimmo e Manuel, per un attimo, incrociano il loro di sguardo, si studiano e si osservano. Mimmo sorride leggermente ed è lì che Manuel decide:
La prossima volta sarà lui ad aiutare Simone a tirarsi fuori dai guai. Lo faranno insieme, come avevano sempre fatto prima che arrivasse... quell'altro.
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tma-traduzioni · 8 months
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MAGP002 - Apportare Migliorie 
[Episodio precedente] [Indice TMAGP]
[Il decrepito PC dell’O.I.A.R. si accende nuovamente e inizia a registrare da metà di una conversazione.]
[Gwen sta preparando la sua postazione mentre Sam sfoglia il manuale]
SAM
– OK… Dracula.
GWEN
(Distratta) V per vampiri. Presumendo che tu stia parlando del Conte Dracula, come il romanzo, suggerirei la sottosezione “cultura popolare” e presumendo che si stia comportando come penso -
SAM
Cosa che sta facendo.
GWEN
Direi come DPHW… sette quattro sette cinque.
[Sam sfoglia il manuale]
SAM
Fuochino… Sette quattro sei cinque.
[Gwen è chiaramente un po’ irritata]
SAM
OK… Frankenstein?
GWEN
Presumendo che tu intenda lo scienziato e non il mostro  –
SAM
È così.
GWEN
– e quindi sarebbe un’altra “rianimazione”, sottosezioni possibili… “ossessione”, “medicina”, “ricerca” e hmmm. “Blasfemia” forse, quindi sarebbe… quattro due tre sette.
[Sam sfoglia nuovamente il manuale]
GWEN
Beh?
SAM
Cinque tre tre sette.
GWEN
Dà qua.
[Sam le passa il manuale]
[Gwen gira una pagina avanti e indietro]
[Si lascia sfuggire un suono frustrato]
[Il manuale viene restituito a Sam in maniera poco elegante]
SAM
Questo coso è enorme, non possiamo pensare di imparare tutto a memoria?
GWEN
Non riuscirai a tenere il passo se te ne resti tutta la notte a sfogliare le pagine.
SAM
Ma di sicuro c’è una logica o altro. Tipo, per che cosa sta DPHW?
GWEN
Non so se sta per qualcosa. È solo un indice arbitrario. Dopo un po’ inizierai a orientarti -
SAM
Ma l’ha creato qualcuno, il che vuol dire che in un momento c’è stata una logica -
GWEN
Sam.
SAM
– quindi se riusciamo a capire che cosa accomuna i casi simili, allora sapremmo su che cosa si basa il sistema e -
GWEN
(più forte) Sam.
[Sam si blocca a metà del discorso]
GWEN
Non siamo qui per decodificare il sistema. Quello è il lavoro di Colin e hai visto quanto lo ha reso gradevole. Limitati a cercare di imparare i codici e processa i tuoi casi.
SAM
(sventolando il manuale) Ma non riuscirò mai a imparare tutta questa roba! Tu sei qui da anni e non sei nemmeno riuscita a -
GWEN
(Freddamente) Allora licenziati. Nessuno ti sta costringendo a lavorare qui.
SAM
Io – (realizza) Già.
[Una pausa. Gwen sta scrivendo con rabbia]
SAM
(tono di scuse) Senti Gwen –
GWEN
(irritata) Cosa?
[Alice entra facendo rumore. Butta le sue borse alla sua scrivania, rompendo la tensione]
ALICE
Ehilà! Vi sono mancata? È stata un’agonia?
GWEN
(rimettendosi al lavoro) Sei in ritardo.
ALICE
Sono sicura che il governo del Regno Unito sia riuscito a cavarsela senza di me per…
[Controlla l’orologio e ridacchia]
ALICE
…tre minuti e mezzo.
GWEN
(Continuando a scrivere) Chissene.
ALICE
Tutto bene qui? Ti sei divertito a giocare con la Zietta Gwen?
[Una pausa]
SAM
…Sì. Tutto bene.
[Una pausa]
ALICE
(accendendo il suo computer) …fico. Analizzeremo questo pesante silenzio più tardi. Non abbiamo ancora finito i tuoi casi arretrati.
SAM
Certo.
[Una pausa. Rumore di tasti mentre tutti lavorano.]
GWEN
(Borbotta) Se sei così preoccupata dai casi arretrati allora forse potrebbe essere utile arrivare in orario…
ALICE
(avvicinandosi silenziosamente Gwen) Hey Gwen? Gwen? Gwen?
GWEN
(A denti stretti) Cosa?
[Pausa]
ALICE
(Ironica) Il tempo non è reale.
[Sam ridacchia]
[Gwen fa un respiro profondo]
GWEN
Chiudi il becco.
[Saltiamo a un’altra registrazione. Le voci qui sono un po’ distorte, essendo una videocall]
DARIA
Pronto, mi senti?
PSICOLOGA
Sì, ma non c’è il video.
DARIA
Um. Io, um preferirei di no se va bene?
PSICOLOGA
Potrebbe essere una cosa di cui parlare in seguito, ma per adesso va bene.
DARIA
Ottimo.
PSICOLOGA
Ho visto gli appunti che il dottor Khan mi ha mandato e c’è molto di cui discutere quindi - 
DARIA
Non sono pazza.
[Una pausa]
PSICOLOGA
Ma certo. Non mi piace molto quella parola nemmeno a cose normali, ma sono curiosa di sapere perché hai deciso di iniziare così.
DARIA
L’ultimo tizio usava molto la parola “allucinazioni”, ma non è così… so che è stato reale. E ho bisogno che tu mi creda.
[Pausa]
PSICOLOGA
Penso di poterlo fare. Posso provarci, almeno.
DARIA
E non fare nemmeno quello. Non voglio farti pena. Voglio solo arrivare alla fine di questo percorso.
[Pausa]
PSICOLOGA
A cose normali non incoraggerei questo approccio, ma comprendo che queste sono sedute imposte dal tribunale, quindi la situazione è un po’ più complessa. Perché non iniziamo sentendo la tua versione di quello che ti ha portata qui. Che ne pensi?
DARIA
Oh. Er. Non pensavo che ci saremmo arrivate subito così…
PSICOLOGA
Non dobbiamo se non vuoi.
DARIA
No, no, va bene. È solo che, non so bene da dove partire, sai?
PSICOLOGA
Prenditi tutto il tempo che ti serve.
DARIA
Certo.
[Una pausa mentre pensa]
DARIA
Ho sempre odiato il mio aspetto. Sono certa che sotto ci sia qualche trauma nel profondo se proprio vuoi scoprirlo, ma è un fatto. E non una cosa a cui posso non pensare. Sono un’artista che lavora principalmente grazie alle commissioni sui social media. Il che vuol dire che passo quattro o cinque ore al giorno su Instagram come minimo, e questo ti crea problemi dopo un po’, sai? Cioè, si sà che è tutto finto, sono tutti filtri e Photoshop e tutti fanno finta di essere “al naturale” e #makeupree! Ma saperlo non ti rende immune, e sì, mi sono ritrovata in un periodo un po’ buio. E quando ho compiuto 30 anni, ho deciso di fare qualcosa al riguardo.
Sono partita dai capelli, li ho lasciati crescere per far sembrare la mia faccia più lunga. Ha funzionato più o meno. Poi mi sono liberata di tutti i vestiti vecchi di mia sorella maggiore e ho attinto ai miei risparmi per prendermi un paio di jeans che non mi facessero sembrare un cono stracarico di gelato. Ho persino sborsato un bel po’ per un tubino nero per quando sarei riuscita a perdere un po’ di peso. Mia mamma ha detto che ero troppo ambiziosa, ma adesso mi sta largo, ovviamente. La maggior parte dei vestiti mi stanno larghi… 
[Una pausa]
PSICOLOGA
Daria?
DARIA
(imbarazzata) Scusa, dove ero rimasta?
PSICOLOGA
Stavi cambiando look.
DARIA
Oh, già, sì. Allora ero in bagno davanti allo specchio che cercavo di capire che cosa mancava, ed è stato a quel punto che ho deciso che avevo bisogno di un tatuaggio. Ne avevo già un paio - delle cosucce sul polpaccio e sul polso - ma ho deciso che mi serviva qualcosa di grosso. Qualcosa che cambiasse davvero il mio aspetto. Quindi ho iniziato a cercare dei tatuatori su Insta.
All’inizio sembra che ci sia una marea di scelta, ma più guardi più ti rendi conto che per la maggior parte sono design riciclati, e anche quelli erano deeecisamente troppo costosi per me.
A dire il vero stavo cercando un po’ di ispirazione per una commissione quando li ho trovati. Dovevo fare un ritratto per un personaggio, una generica streghetta alchimista, ed è stato mentre stavo cercando dei simboli o roba simile che ho trovato “Ink5oul” - è, uh, come “ink soul”, anima d’inchiostro, ma la S è il numero 5. Puoi cercarli. Adesso sono piuttosto popolari.
Non avevano altrettanti followers allora, ma i loro design erano fantastici, e offrivano uno sconto enorme se dopo accettavi di farti scattare delle foto. Ho pensato che non avevo niente da perdere a contattarli, quindi sono andata sul loro sito, ho compilato il loro form “about me” per contattarli e ho ricevuto immediatamente una risposta che mi invitava al loro “prestigioso” studio di Londra.
Ho udito lo studio prima ancora di vederlo. Della sgradevole musica dubstep riecheggiava dall’altro capo del corridoio, e quando ho girato l’angolo mi sono ritrovata davanti il  set up più da influencer che si possa immaginare. Un'enorme scritta a neon viola occupava la maggior parte dell’ingresso del negozio con “Ink5oul” in corsivo, affiancata da un paio di casse così grandi da essere ridicole. Guardando l’interno, dava più l’idea che lo studio fosse dedicato alle lampade ad anello e all’attrezzatura fotografica che ai tatuaggi!
Ink5oul in persona erano… onestamente, erano un po’ una delusione. Non mi mi è rimasto molto impresso, tranne che avevano un bellissimo design con un serpente e dei fiori che correva lungo il loro braccio fino al collo ed era così vivido che sembrava sul punto di strisciare via dalla loro pelle e sulla sedia.
Mi hanno fatto cenno di avvicinarmi e abbiamo chiacchierato per un po’. È stato strano - non mi hanno chiesto il tipo di disegno che volevo, mi hanno solo fatto domande sulla mia vita, sul motivo per cui volevo l’inchiostro. Sono stata onesta, forse anche fin troppo, ma niente è sembrato attirare la loro attenzione finché non gli ho detto cosa facessi per vivere. Poi hanno fatto un sorriso enorme e hanno urlato,”L’artista diventa la tela!”
Prima che potessi rispondere hanno pigiato un pulsante del loro setup, e improvvisamente eravamo in diretta streaming con le luci puntate negli occhi e il loro braccio stretto attorno alle spalle. Non ricordo molto di quello che hanno detto ai viewers, ma continuavano a ripetere a tutti quanto ero fortunata mentre mi trascinavano sulla sedia. E poi all'improvviso l’hanno reclinata, e prima che mi rendessi conto di quello che stava succedendo, ho urlato per la sorpresa quando l'ago mi ha toccato la pelle. Non avevano parlato del disegno o altro, hanno solamente iniziato a lavorare sulla parte interna del mio braccio sinistro, quello con cui disegno. Potevo sentire il panico montare, ma non potevo che restarmene seduta immobile.
A quel punto avevo perso la capacità di pensare, in quanto quello è stato il peggior dolore di tutta la mia vita. Terribili fitte di dolore mi attraversavano il braccio da una estremità all’altra,  dal petto alla punta delle dita. Ogni muscolo si era teso per riflesso e avevo inarcato la schiena sulla sedia. Volevo urlare ma non riuscivo nemmeno a respirare, come se migliaia di vespe mi stessero dilaniando il corpo con i loro pungiglioni mentre della mediocre musica dubstep mi attraversava la cassa toracica e Ink5soul chiacchieravano con i viewers, del tutto indifferente.
Devo essere svenuta, perché quando ho riaperto gli occhi Ink5oul si trovava dall’altra parte dello studio a pulire gli strumenti insanguinati. Lo streaming era finito e sembrava che fossi stata dimenticata. Il dolore era diminuito, quindi mi sono azzardata a controllare l’avambraccio, mi aspettavo di vedere un macello di brandelli insanguinati. Ma invece, un perfetto design con dei pennelli partiva dall’interno del mio gomito fino al palmo della mano, un vortice di motivi floreali intrecciati con simboli che non riconoscevo. Nonostante il dolore ho ruotato il braccio avanti e indietro per ammirare l'opera, e quei simboli quasi parevano brillare sotto la luce. Era… era bellissimo.
Così come le luci si erano accese all’improvviso, si spensero, e io venni accompagnata all’uscita. Niente raccomandazioni, niente cure. Dissero che avevano le foto di cui avevano bisogno e prima che me ne accorgessi, mi ritrovai fuori, disorientata e malferma. Avevo preso in considerazione di rientrare, ma ero così  stanca… invece me ne tornai barcollando a casa, con il mio nuovo tatuaggio completamente esposto.
Una volta tornata al mio appartamento, l’ho pulito, ho messo la crema, e poi l’ho coperto come meglio potevo, ma era già guarito. Se non fosse stato per il dolore, sarebbe potuto essere lì già da delle settimane. Sono andata davanti allo specchio del bagno e mi sono osservata e per la prima volta ho visto una persona interessante. Una persona che volevo conoscere meglio.
Sono diventata un po’ maniacale a quel punto. Per la prima volta in vita mia volevo provare un auto-ritratto. Qualcosa di autentico e fisico, volevo sentire i pennelli nelle mie mani e l’olio sulle mie dita.
Ho lavorato per tutta la notte con una passione che non provavo da anni. C’erano spessi grumi di vernice in tutta la stanza; le mie mani, braccia e viso e vestiti ne erano coperti, ma quando ho studiato il lavoro finito, era perfetto. Non solo, era di gran lunga il mio miglior lavoro, un Impasto bellissimo che saltava fuori dalla tela. Mi definivo un’artista da anni, ma questa è stata la prima volta che mi ci sono sentita.
Non ricordo di essermi addormentata, e non mi sono svegliata fino a dopo le quattro di pomeriggio. Ero ancora stanca e avevo un mal di testa martellante oltre al mio braccio dolorante, ma mi sono comunque svegliata con il sorriso, perché quando ho aperto gli occhi, la mia stessa faccia mi stava guardando. E per la prima volta, non provavo vergogna. 
Per lo meno, non all’inizio.
Osservandola, però, ho notato che anche se era fedele alla realtà, non era perfetta. Gli occhi erano ancora leggermente sbagliati, l’angolo del sorriso non era corretto, e ovviamente il naso aveva ancora qualcosa che non andava.
Guardandomi intorno, mi sono resa conto che tutti i miei colori erano ancora fuori. Ho guardato il mio nuovo tatuaggio, e mi sono resa conto che avrei potuto fare un ritocco veloce. Niente di eclatante, solo un piccolo aggiustamento, solo per me.
Nonostante il mal di testa, la fame, la fatica e il dolore al braccio, ho portato una spatola all’occhio sinistro. Solo un piccolo tocco. Era un cambiamento sottile, si notava a malapena, ma sapevo che stavo facendo del progresso, perché potevo sentire quando la lama grattava l’osso.
Quando sono andata in bagno a controllare, ero soddisfatta del risultato. Non c’erano chiazze scolorite, niente sangue, nessuna ferita ma il volto attorno ai miei occhi era decisamente più simmetrico. Aveva un aspetto decisamente migliore. Ma non ancora perfetto.
Mi sarei dovuta fermare allora. Avrei dovuto fare una pausa. Avrei dovuto chiamare mia mamma, mettere tutto da parte e uscire, ma… avevo il potere nelle mie mani. Potevo finalmente rendermi perfetta. All’inizio erano leggeri miglioramenti, che ogni volta davano un nuovo brivido di dolore. Ho allungato leggermente le mie dita, reso le mie orecchie un po’ più delicate, ho raddrizzato il naso e cambiato l’angolo degli zigomi, affilato il mento, rimpicciolito la vita e aumentato il petto, ho reso la mia forma più affusolata, allungato le gambe, sistemato le caviglie, assottigliato i polisi, accorciato i piedi.. Niente di che, davvero.
Ma è stato quando ho ritoccato le spalle che sono incappata in un problema. Mentre il mio pennello e la mia spatola facevano le loro alterazioni, il tatuaggio sul mio braccio ha iniziato a fuoriuscire, non dalla mia pelle, ma lungo la parte superiore del braccio, diffondendosi e riversando i suoi fiumi di colori nei nuovi confini che stavo tracciando. E il tatuaggio era, ovviamente, l’unica cosa che al momento era perfetta, quindi dovevo lavorare senza toccarlo come meglio potevo.
Ho lavorato costantemente per giorni. Ogni volta che passavo la spatola nella mia pelle e le davo una nuova forma mi facevo sempre più vicina alla perfezione, ma ogni volta dovevo fare sempre più compromessi attorno al tatuaggio che si diffondeva.
Ero vicina però, così vicina. C’ero quasi, a quella sensazione di totalità che senti solo quando la tela è finalmente completa… Ma non riuscivo a fare quell’ultimo passo. Ogni volta che sistemavo un punto altri due si disfacevano, e per tutto il tempo il tatuaggio continuava a diffondersi sempre più e il mio capolavoro si allontanava sempre più.
È stato allora che Sarah, la mia coinquilina, è tornata dalla visita ai suoi genitori. Avevo perso la cognizione del tempo e non mi ero resa conto che il suo viaggio era già finito.
Avevo sperato che avrei potuto mostrarle il mio nuovo look una volta finito, ma non ne ho mai avuto la chance. Ha varcato la soglia proprio mentre stavo finendo la bocca, quindi non ho potuto dire niente. Se avessi potuto, sono certa che sarei riuscita a spiegarmi e far sì che capisse.
Invece, si è messa a urlare, e quando ho fatto dei rumori rassicuranti e ho allungato una mano verso di lei, è indietreggiata. Sono riuscita ad afferrarla per un momento, ma il lavoro che avevo fatto sulle mie mani il giorno precedente mi ha impedito di stringere la presa.
È stato allora che mi ha tirato un pugno. Sono certa che fosse solo sorpresa, ma è stato comunque straziante. La sua mano ha colpito proprio il mio zigomo distruggendo il lavoro di giornate intere e da come ha continuato, avresti pensato che la faccia rovinata fosse la sua.
Comunque, sono sicura che hai letto il resto nella verbale del tribunale. Quando è arrivata l’ambulanza, Sarah gli ha detto che avevo provato a suicidarmi con dell’acido che ha trovato tra le cose che uso per dipingere. Mi hanno messa sotto osservazione preventiva e mi hanno concesso di uscire solo quando ho accettato di sottopormi alla terapia. Non ho più fatto nessun aggiustamento da allora. È solo che, mi sa che sto aspettando l’ispirazione.
[Una pausa]
PSICOLOGA
Capisco. Che storia.
DARIA
Non mi credi nemmeno tu.
PSICOLOGA
Non è quello che ho detto. Mi piacerebbe, comunque, chiedertelo in maniera diretta: hai provato a farti del male con l’acido?
[Una pausa]
DARIA
Certo che no. Non ho mai voluto farmi del male, volevo solamente essere… migliore.
PSICOLOGA
Buono a sentirsi.
DARIA
Se avessi voluto ripulire la tela, avrei usato l’acquaragia.
[Di nuovo all’audio del computer dell’O.I.A.R.]
[Un ping quando Sam finisce di catalogare il caso]
[Si stiracchia e fa un respiro profondo]
ALICE
(girandosi) Problemi?
SAM
Hm? No.
ALICE
(Tornando al lavoro) Oh ottimo.
[Una pausa]
SAM
È solo che…
ALICE
(ancora al lavoro) Uh-huh?
SAM
Come diavolo fate ad ascoltare tutte queste cose? Sembra che non vi facciano né caldo né freddo!
ALICE
Oh, capisco… Vuoi sapere come riuscire a leggere e ascoltare tutte queste cose?
SAM
Sì!
ALICE
Il segreto sta nella mia mente di acciaio che mi rende stoica di fronte alle atrocità che codurrebbero la gente con una forza di volontà inferiore alla follia?
SAM
(più irritato) Per favore.
[Una pausa]
ALICE
Smettila di prestare attenzione.
Non guardarmi così, sono seria. Io mi limito a cercare nel testo le parole chiave, e se è uno di quelli parlanti pigio play e nel mentre faccio altro. Poi quando ha finito di fare le sue cose inquietanti lo processo e vado avanti. Non ce la farai se continui ad assorbire tutto. Cavalca l’onda senza essere risucchiato.
SAM
E se trovi qualcosa che sai che potrebbe essere vero?
ALICE
Perchè dovrebbe fare qualche differenza? In più, siamo pagati proprio per non infischiarcene.
SAM
Sì, ma –
ALICE
Mi hai chiesto come faccio. Ecco come.
[Una pausa]
SAM
(Sospirando) Va bene.
ALICE
(tornando al lavoro) Prima lo accetti meglio stai.
SAM
(non convinto) Certo.
[Rumori del sistema CCTV quando inizia una nuova registrazione]
[Alice si sta facendo un pessimo caffè alla macchinetta]
[Gwen entra e inizia afarsi un tè]
[Una lunga pausa]
ALICE
Gwendolyn.
GWEN
(Fredda) No.
ALICE
(Ironica) Wow. Che modo antipatico di salutare la tua “migliore amica di lavoro”!
GWEN
Non sono in vena.
ALICE
Va bene. Possiamo comunque fare due chiacchere come delle persone normali.
[Una pausa. Gwen non le dà spago]
Dunque...
[Un’altra pausa]
Se potessi magicamente parlare tutte le lingue, ma dopo ogni frase dovessi fare una scorreggia molto rumorosa e dichiarare “sono stata io e lo farò di nuovo.” Accetteresti? 
GWEN
Lena sta pianificando dei licenziamenti.
ALICE
(davvero scioccata) Cosa?
GWEN
Sì. Sono passata davanti al suo ufficio prima e l’ho sentita al telefono. Stanno “espandendo le operazioni esterne” e sai cosa vuol dire. Outsourcing. Licenziamenti.
ALICE
È assurdo! Siamo tipo solo in tre qui. Tra l’altro, tecnicamente questi sono i servizi civili. È impossibile che riescano a delocalizzare tutto senza una montagna di scartoffie.
GWEN
Non puoi saperlo.
ALICE
Hai visto la quantità di carte che genera questo posto. Devi compilare un modulo in triplice copia prima che ti lascino andare a pisciare! Le ce vorrebbero degli anni per fare quello che dici tu.
GWEN
Magari ha iniziato l’iter anni fa. Sappiamo entrambe che Lena non ci penserebbe due volte a cacciarci entrambe.
ALICE
Te, magari. Mi piace pensare che io e lei abbiamo un buon rapporto.
GWEN
Nell’ultimo anno ti avrà detto massimo 10 parole.
ALICE
Lo so. Davvero buono, no? Comunque, che te ne frega? Tu dovresti esserne felice. Una bella e sostanziosa buonuscita e puoi finalmente mollare questo lavoro che odi così tanto.
GWEN
Non odio questo lavoro.
ALICE
Mi avresti potuta fregare!
GWEN
Quello che odio è che nessuno in qua dentro mi porta un briciolo di rispetto. 
ALICE
Ah.
[Una pausa]
Sì, non succederà mai.
GWEN
Chiaramente.
ALICE
Penso comunque che tu abbia frainteso. C’è la stessa probabilità che Lena assuma un altro Sam che ci butti tutti fuori.
GWEN
Se lo dici tu.
[Di nuovo al computer dell’O.I.A.R.]
[Il rumore delle tastiere è accompagnato dalla musica che proviene dalle auricolari di Alice]
[Il telefono di Alice inizia a vibrare sulla scrivania]
SAM
Alice.
[Una pausa]
SAM
Alice!
[Sam la tocca]
ALICE
(togliendosi le cuffie) Ow! Che?
SAM
(Tornando al lavoro) Il cellulare.
ALICE
(Risponde al cellulare e si alza in piedi) Oh grazie.
(Al telefono) Beh ma ciao! Perché mi chiami così tardi? Hm? No, non sono impegnata. Sono a lavoro quindi…
[Fa una pernacchia, Sam ride suo malgrado]
[Passi mentre Alice gira per l’ufficio]
ALICE
Sì, che c’è? Okay. Com’era il pubblico? Sembra uno show abbastanza serio. Non è questo il modo di rivolgerti a tua sorella maggiore. Disgraziato. Allora questa volta c’è davvero la possibilità di un tour oppure… fico. E presumibilmente adesso che ci sono delle attenzioni vere e proprie ti butteranno fuori per qualcuno che sa, beh, suonare uno strumento? Awwwww, sei sempre così dolce.
[Una pausa]
ALICE
(un po’ più seria) Er, sì, dovrebbe andare bene. Dovrà essere dopo il 28, visto che la paga è quel giorno.
Okay, non preoccuparti. Senti, probabilmente dovrei andare e lavorare. Sarebbe davvero imbarazzante se venissi licenziata proprio quando stai per diventare una rockstar stordita dalle droghe.
[Una pausa]
Sì, non ti preoccupare, ci risentiamo più tardi. Salutami Trotter.
[Alice mette giù, veramente felice per un attimo]
SAM
Come sta Luke?
ALICE
Sta bene!
SAM
Suona sempre per i Proiettili per San Sebastiano?
ALICE
(Tornando alla scrivania) Dio no! Si sono sciolti anni da. È con un gruppo nuovo: Dredgerman. Non sono niente male.
SAM
Sono felice stia bene, per quel che riguarda i fratelli ti saresti potuta ritrovare di peggio -
ALICE
Anche lui ha i suoi momenti.
[Una pausa]
ALICE
(cambiando argomento) E quello cos’è?
SAM
Hmmm?
ALICE
“L’Istituto Magnus?” Stai già pensando di abbandonare la nave?
SAM
Oh non è niente, solo qualche ricerca -
ALICE
Ricerca? Sam, dimmi che non è collegato a uno dei tuoi casi.
SAM
Solo una cosa che avevo trovato il mio primo giorno. Stavo cercando di togliermelo dalla testa.
ALICE
Beh, fallo meglio.
SAM
Va tutto bene, onestamente, sto rispettando il carico di lavoro–
ALICE
Non è per quello.
SAM
Allora qual’è il problema?
[Una pausa]
ALICE
Prima non stavo scherzando, devi davvero tenere le cose separate per questo lavoro. Crea una scatola nella tua testa, e alla fine del turno butta tutto lì dentro e poi pigia il bottone dell’inceneritore, okay? Non vuoi pensare a queste cose fuori da qui. Non ti farebbe bene. Ho già visto della gente diventare strana.
SAM
E fammi indovinare, io sono già abbastanza strano.
ALICE
Sono seria, Sam.
SAM
(Comprende) Okay. Ho capito.
[Click come chiude la pagina su internet]
ALICE
Grazie.
SAM
Non ti preoccupare.
ALICE
Quella sarebbe l’idea di base.
[Computer che si spenge]
[Traduzione di: Victoria]
[Episodio successivo]
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libero-de-mente · 8 months
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DIALOGO CON UN CANE
Questa mattina, complice un ictus nottambulo (sicuro altrimenti non mi darei altra spiegazione), ho deciso di approfittare della gradevole temperatura per fare una camminata.
La salute, lo staccare mentalmente, bruciare calorie... niente di tutto questo, volevo uscire di casa. Punto.
Così intraprendo un percorso che ho fatto altre volte, sfruttando piste pedonali e ciclabili che mi danno moltissime alternative qui in zona, che mi permettono di camminare nella natura e lontano da strade trafficate. Insomma il silenzio tra alberi e campi, interrotto solo dalle voci di chi, chiacchierando tra loro, incontro sul mio cammino e i passi ritmati, come il respiro affannato, di chi m'imbatto mentre corre.
Già, quelli che corrono. Che impegno e costanza, i volti paonazzi, il sudore che fa brillare la loro pelle come se fosse quella dei vampiri alla luce del sole, quelli della saga di Twilight per intenderci.
Si vede, dalla loro espressione, che un divano a casa non ce l'hanno. Diversamente da me che mentre cammino so già dove mi butterò appena rincasato.
Poco dopo aver intrapreso la camminata incrocio un ragazzo disabile, seduto sulla carrozzina, con un cane al guinzaglio. L'ho incrocio spesso quando faccio queste uscite insane per la mia indole, sempre cortese saluta tutti. E tutti ricambiano. Così fa con me e io ricambio.
Bello salutarsi col sorriso ed essere ricambiati. Decido anche io di adottare questa strategia con chi incontrerò. Risultato: nessuno mi caga. Zero. Anzi al mio saluto mi guardano stranito.
Evidentemente la sedia a rotelle ha quel suo perché che fa scattare la solidarietà, per uno sulle sue gambe no.
Così mentre cammino e vengo doppiato, triplicato e via a crescere dagli stessi volti o dalle stesse natiche, si quelle femminili a volte mi incitano a correre... dietro loro come stimolo motivazionale sia chiaro.
Dopo una curva mi ritrovo dietro una donna, capelli biondi ben curati, indossa dei jeans e un bellissimo cappotto. Scarpe rialzate con un tacco. Non è una mise da jogging ne da camminata. Intatti con lei e al guinzaglio c'è un magnifico esemplare di cairn terrier.
La bestiola mi "sente" e subito si gira, anzi si ferma a guardarmi e la sua accompagnatrice umana si accorge della mia presenza proprio perché il cane si è fermato. Tirandole il guinzaglio.
Cerco di superarli ma niente, il cane scodinzolando mi punta e vuole salutarmi. Mi cerca. Guardo la donna che lo sta portando al guinzaglio, cerco un'intesa con lo sguardo come per avere il suo consenso.
Ma avendo entrambi gli occhiali da sole scuri non riesco a interpretare nulla. Così prendo l'iniziativa decidendo di accosciarmi, con il cane che mi fa le feste.
- Sai - gli dico - lo so che non dovevo accosciarmi, che ora dovrò aspettare che passi uno robusto per aiutarmi a rimettermi in piedi - la donna sorride divertita - ma io devo dirti una cosa.
Vedi tutti questi umani che corrono? Ecco io li ammiro, un giorno sarò come loro, allenato, e correrò anche io.
Senza distogliere lo sguardo dal pelosetto sento lei ridere di più.
- Come dici? - rivolgendomi sempre al carin terrier - Si hai ragione. Meglio non correre che c'ho una certa età. Promesso non lo farò. Come scusa? - a questo punto porgo l'orecchio al cane come se lo stessi ascoltando, la padrona è completamente partita in una risata dietro l'altra - Si, si certo. Hai ragione! - prendendo il musetto del cane gentilmente tra le mie mani - Farò come mi consigli. Appena arriverò a casa prenderò quella fetta di pizza avanzata da ieri sera e la mangerò.
A questo punto lei, la donna si intromette nella conversazione privata: - Ma gli risulta simpatico, non è così avvezzo a farsi coccolare e scodinzolare agli estranei. In realtà risulta simpatico anche a me, ma cos'è tutta questa simpatia?
- Vede - le rispondo - credo si tratti di empatia tra esseri viventi, ogni tanto capita sa? E come se si fosse connessi tra di loro. Vede? Il suo cane mi sta leccando e mi dà dei piccoli leggeri morsi come a dire "Ti voglio bene", ora mi chiedo una cosa...
- Cosa? Se posso sapere?
- Essendo stato leccato e morso dallo splendido cucciolotto, come nei film sui licantropi, con la Luna piena mi trasformerò in un Carinmannaro? Oppure sarà il cane a trasformarsi in uno Scemoumano? Guardi che se fossi in lei mi preoccuperei. Tanto anche.
Mentre lei ride oramai senza ritegno buttando la testa all'indietro, io rapido ne approfitto per rialzarmi. Un po' per cercare di sfuggire al suo sguardo mente goffamente mi rialzo, un po' perché le gambe stavano per andarmi in cancrena.
Quando torna a fissarmi sono in piedi. Mi guarda e io le dico: - Si mi sono alzato senza dire "oplà", lo so è un patetico tentativo di dimostrare meno anni di quelli che ho. Però guardi, se vuole, mentre ammiro il suo cane mi posso mettere le mani dietro la schiena. Come gli umarell.
- Sto morendo giuro - mi dice mentre con la gamba sinistra leggermente piegata verso la gamba destra piega il busto in avanti dal ridere - Ah ah ah ah!
Guardo il cane, scodinzola come se percepisse questa ilarità nell'aria. Lo saluto, accarezzandogli amorevolmente la testa.
Mi guarda con uno sguardo particolare. Che non comprendo.
Saluto l'umana con il cane che si lascia scappare "magari ci rivediamo" e riprendo la camminata come se nulla fosse.
Penso allo sguardo del cane, cerco di interpretarlo.
Ma l'unico pensiero che mi esce è del tipo "Dai non fare lo stronzo. Mi costringe a guardare Beautiful tutti i giorni, con me sul divano. Mentre da anni guardiamo quella pallosa soap opera in cui Brooke Logan si è sposata ventordici volte, lei è sempre single. Speravo che almeno tu..."
Bastardo! Mi voleva fregare con quel musetto carino e coccoloso.
In tutto questo non le ho nemmeno chiesto il nome. Del cane dico, che frana sono.
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diceriadelluntore · 1 year
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Inversamente
L'altro giorno @hope-now-and-live aveva chiesto, in maniera ironica ma molto interessante, quante volte ci si è chiesti perchè Orfeo si gira a guardare se Euridice lo segua, nella sua catabasi (nel mondo greco, la discesa dell'anima nell'oltretomba), perdendo definitivamente la sua amata, ritenendolo per questo uno stolto. Il Mito è famosissimo, ed è uno dei più potenti racconti sulla proibizione simbolica.
Nel chiacchierare con lei, mi è venuto in mente che Robert Browning, poeta, scrittore e drammaturgo britannico dell'età vittoriana, si ispirò a questo quadro di Frederic Leighton, Orfeo e Euridice (1864)
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dove è chiaro come sia Euridice che cerca "di farsi guardare" da Orfeo, che tiene disperatamente gli occhi chiusi, per scrivere questi versi:
Sì, dammi la bocca, gli occhi, la fronte, e insieme mi prendano ancora – un solo sguardo ora mi avvolgerà per sempre per non uscire mai dalla sua luce, anche se fuori è tenebra. Tienimi sicura, avvinta al tuo sguardo eterno. Le pene d’un tempo, dimenticate, e il terrore futuro, sfidato – non è mio il passato né il futuro – guardami! Robert Browning, Eurydice to Orpheus, da Dramatis Personæ , 1864
Per chi non lo ricorda, il Mito è diverso: Orfeo s’innamora, ricambiato, della ninfa Euridice, e la sposa. Come racconta Virgilio nelle Georgiche, di Euridice s’invaghisce anche il pastore Aristeo, che l’insegue per farla sua e, mentre scappa, Euridice è morsa fatalmente da un serpente. Nelle Metamorfosi Ovidio sceglie di eliminare dalla scena Aristeo: Euridice è spensierata, in compagnia di una schiera di ninfe, quando viene morsa al tallone dal rettile. Appena Orfeo apprende la notizia, piange la sposa e con coraggio decide di recarsi negli inferi per riaverla. Scende fino allo Stige, vince ogni ostacolo grazie alla lira e si presenta a Persefone e a Ade, i signori dell’oltretomba. Canta il suo amore per Euridice e chiede che gli venga data la possibilità di continuare a vivere con lei. Tale è la forza del suo amore e del suo canto che Persefone, Ade, il cane Cerbero e perfino le implacabili Furie si commuovono. Gli viene quindi accordato di portare con sé Euridice, ma a un patto: lui andrà avanti, lei lo seguirà, e Orfeo non potrà mai girarsi indietro, perché altrimenti Euridice tornerà per sempre tra le ombre dei defunti. Nella risalita, infatti, mentre i due amanti sono quasi arrivati alla luce, Orfeo non resiste alla tentazione e si volta per controllare che la sua amata sia veramente con lui. Nel tempo di un attimo Euridice scompare per sempre nell’abisso. Distrutto e impietrito, Orfeo non trova più pace e vaga per la terra, sublimando nel canto un passato che non può più tornare. Continua a emozionare, sì, ma rifiuta la vita e l’amore delle altre donne; per questo le Menadi – o Baccanti – si vendicano di lui, che pure era legato a Dioniso, e lo fanno a pezzi gettandone i resti nel fiume Ebro. Tutti lo piangono, uccelli, alberi, sassi, ma Orfeo potrà tornare a riabbracciare la sua Euridice.
Molti nel '900 riprenderanno il Mito, soprattutto dal punto di vista di Euridice. Il magnifico Orfeo, Euridice, Hermes di Rainer Maria Rilke, aggiunge la figura del dio dal piede alato che è messaggero delle anime (Psicopompo, uno dei suoi più famosi attributi), con Euridice che non riconosce più Orfeo:
E quando a un tratto il dio la trattenne e con voce di dolore pronunciò le parole: si è voltato –, lei non comprese e disse piano: Chi?
Ma avanti, scuro sulla chiara porta, stava qualcuno il cui viso non era da distinguere. Immobile guardava come sull’orma di un sentiero erboso il dio delle ambasciate mestamente si volgesse in silenzio per seguire lei che tornava sulla stessa via, turbato il passo dalle bende funebri, malcerta, mite nella sua pazienza.
Giganti si sono cimentati con questa storia (tra gli altri, Campana, Pavese, Yourcenar, Magris, Calvino) ma cito Gesualdo Bufalino, che in un racconto beffardo, Il ritorno di Euridice (1986), fa dire alla Ninfa:
L’aria non li aveva ancora divisi che già la sua voce baldamente intonava “Che farò senza Euridice?”, e non sembrava che improvvisasse, ma che a lungo avesse studiato davanti a uno specchio quei vocalizzi e filature, tutto già bell’e pronto, da esibire al pubblico, ai battimani, ai riflettori della ribalta.
In pratica, l'aveva fatto apposta!
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namelessalessandra · 1 year
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The song to my heart
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Lando Norris x Reader
Sintesi: tu e Lando siete amici da un po’ ma cosa succede durante una serata elegante a cantare al karaoke?
Warnings: Nessuno a parte Lando in camicia 🥵
Vi ricordo che potete preordinare il mio libro cliccando qui: Bounded Souls ✨
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-Potresti chiudermi il vestito?- domando a Pietra che dietro di me si aggiusta i capelli. Appoggia la spazzola sul mobile e si gira velocemente verso di me con un sorriso.
-stai benissimo!- commenta dopo aver chiuso la zip. Mi sistemo i capelli sulle spalle e mi giro verso di lei col cuore in gola. Abbozzo un sorriso. È una semplice uscita, saremo io, lei, Max e Lando, ma abbiamo deciso di fare le cose in grande e prepararci per bene così ho indossato il mio ultimo acquisto: un abito nero di seta, lungo fino a poco sopra al ginocchio, e sul corpetto dei brillantini argentati coprono le cuciture del busto impreziosendo il tutto. Ho abbinato delle calze coi brillantini, una borsa argentata e un paio di tacchi neri con dei fiocchi sul davanti fatti con dei brillantini simili a quelli dell'abito.
-Anche tu stai molto bene- rispondo ammirandola. Lei ha optato per un abito rosso con lo spacco sul lato destro della gonna. Ha arricciato i lunghi capelli biondi e ha messo un rossetto dello stesso colore dell'abito.
-quale borsa pensi dovrei abbinare?- domanda poi prendendo due borsette per farmele vedere. Una è nera, molto semplice, la seconda è dorata ricoperta di brillantini. Indico la seconda senza esitare e lei ridacchia.
-Non sarò l'unica piena di brillantini questa sera- scherzo scrollando le spalle e lei annuisce d'accordo. Veniamo interrotte dalla voce di Max che chiama Pietra e lei lo raggiunge. Io ne approfitto per dedicarmi al mio trucco, che ho deciso di tenere leggero e sui toni del nude. Quando la bionda torna io sono pronta così le lascio lo spazio per finire di prepararsi e mi spruzzo un po' di profumo prima di raggiungere Max e Lando nell'altra stanza.
-Hey ragazzi- li richiamo per avere la loro attenzione prima di fare una piroetta. Max è in live ma si gira comunque verso di me e sorride fischiando.
-Stai benissimo (Y/N)!- esclama ma ben presto torna a guardare la sua live. Ancora non si è vestito così alzo gli occhi al cielo. Vedo Lando alzarsi dal letto su cui stava e venirmi vicino. Indossa una camicia nera leggermente aperta sul petto, da cui spunta una collana argentata, e dei pantaloni neri. Mi sorride e sento le guance scaldarsi. Ho una cotta per lui da un po' di tempo. Ci siamo conosciuti grazie a Pietra, quando ha iniziato a frequentare Max mi portava sempre con loro e lo stesso vale per Lando, così siamo diventati amici. Solo che col tempo ho iniziato a prestare attenzione alle sue attenzioni, ai suoi modi, alla bella persona che è, e mi sono innamorata di lui. Pietra ne è a conoscenza, ma non so se Max o il diretto interessato lo abbiamo capito.
-Sei bellissima, tesoro- commenta lasciando vagare lo sguardo lungo tutto il mio corpo. Sorrido sporgendomi per baciargli una guancia. Nonostante i tacchi sono un paio di centimetri più bassa di lui. Lando sposta le mani sui miei fianchi e sento quanto sono calde tramite la stoffa leggera dell'abito.
-Anche tu stai molto bene- mi complimento subito dopo, ma veniamo interrotti da Max che ride prima di girarsi verso di noi.
-Nella chat dicono che sareste una bella coppia- ci prende in giro. Io sgrano gli occhi e sono sicura che sto arrossendo ancora di più. Lando sorride, anche lui imbarazzato, e si allontana da me.
-Vai a prepararti, invece di dare fastidio- lo sgrida, io mi affretto ad allontanarmi dalla zona ripresa dalla videocamera e sedermi sul letto.
-Prendi il mio posto? Stavo finendo una partita- domanda Max alzandosi dalla sedia, Lando prende il suo posto e lo fa andare via. Io me ne sto al telefono mentre Lando finisce la partita iniziata da Max, e il silenzio regna per un po'.
-(Y/N), tesoro, perché non vieni anche tu qui?- domanda il pilota di punto in bianco. Mi giro a guardarlo con occhi sgranati. Lui mi sta guardando in attesa ma io scuoto la testa.
-No, Lando. Sai che non è il caso- provo a rifiutare ma lui sposta la sedia per girarsi verso di me e mi porge una mano.
-Andiamo, intratteniamo i fan di Max mentre lui non c'è! Diremo tante cose brutte su di lui- insiste e così io cedo. Mi alzo e lo raggiungo, lui picchietta sulla sua gamba. Non è la prima volta che mi siedo sulle sue gambe, dato che sin dal primo momento Lando mi ha fatta sentire a mio agio, ma farlo davanti ad una telecamera e a milioni di persone mi mette un po' a disagio. Mi siedo lentamente, facendo attenzione a tenere il mio peso sui miei piedi e non si di lui.
-Rilassati, va tutto bene- mi sussurra nell'orecchio e sposta una mano sul mio fianco accarezzandolo con delicatezza. Mi sistemo meglio su di lui mettendomi comoda, gli circondo le spalle con un braccio per tenermi in equilibrio e lui mi bacia una guancia.
-Il tuo profumo è buonissimo- commenta facendomi sorridere, mi giro verso lo schermo per guardare i commenti nella chat. Molti fanno domande a Lando riguardo la prossima gara, alcuni chiedono cosa faremo così eleganti e altri ancora ci chiedono se stiamo insieme. Sento Lando leggere una delle domande sottovoce, mentre distrattamente mi accarezza ancora un fianco.
-Andiamo a mangiare fuori, ma nulla di importante. Ci siamo vestiti eleganti perché lei e Pietra ci hanno costretti- scherza Lando indicandomi con la mano che non tiene sul mio fianco. Io scoppio a ridere guardandolo e mi giro subito verso lo schermo.
-Abbiamo solo approfittato della cosa, ragazzi loro sono più felici di noi di vestirsi eleganti- ribatto annuendo con la testa per dare più credibilità alle mie parole. Lando mi solletica il fianco che prima accarezzava ed io scoppio a ridere dimenandomi su di lui. Sto per scivolare, perciò si ferma subito e mi stringe dai fianchi stabilizzandomi. La mia risata si calma e mi risistemo su di lui.
-Siete troppo carini insieme, sicuri di non essere una coppia?- la domanda viene letta da Lando proprio in quel momento ed io sgrano gli occhi scioccata. Sento di nuovo le guance calde e mi guardo nello schermo. Sto arrossendo. Lando sorride malizioso guardandomi dal video.
-Eccomi! Possiamo chiudere la live!- Max interrompe il momento entrando dalla porta e sospiro di sollievo.
-Non stiamo insieme ragazzi, siamo solo amici- sento il cuore sprofondare fino allo stomaco alle parole di Lando, ma mi costringo a sorridere e annuire con la testa per dargli ragione. Mi alzo dalle sue gambe e lascio che loro chiudano la live mentre infilo il mio blazer. È nero come il vestito e dei brillantini argentati sono sparsi qua e là. Quando i ragazzi ci raggiungono, usciamo tutti insieme e saliamo in auto diretti verso il locale.
Un pub con la zona karaoke, dei tavoli rotondi sono sparsi per la sala ed è quasi tutto pieno. Appena la porta si chiude dietro di noi il calore mi avvolge, sento Lando appoggiare una mano sulla mia schiena mentre si sporge verso di me
-che ne pensi, ti piace?- domanda al mio orecchio, io annuisco con la testa prima di dedicargli un'occhiata. Gli sorrido e lui ricambia. Max, che ha prenotato, parla col cameriere e ci fa portare verso il nostro tavolo. Io e Pietra prendiamo posto tra i due ragazzi, Max si siede accanto a lei e Lando accanto a me.
-Ti aiuto?- domanda il pilota quando mi vede provare a togliere la giacca, senza aspettare una mia risposta si alza e me la sfila dalle spalle. I capelli mi scivolano intorno al viso mentre lo ringrazio. Lando sistema la giacca sulla sedia per me e poi riprende posto. Pietra e Max stanno dividendo un menù per decidere cosa ordinare così ne prendo uno anche io. Lascio scorrere lo sguardo su tutti i piatti disponibili, indecisa.
-Tu sai già cosa ordinare?- la voce di Lando mi distrae dai miei ragionamenti, mi accorgo che si è spostato verso di me e mi parla all'orecchio. Scuoto la testa mentre qualcuno sale sul palco per cantare.
-No, e tu?- domando sottovoce, con un dito mi indica un piatto che sembra molto allettante
-anche se questo sembra molto buono- commenta poi indicandone un altro, così decido di togliere ogni dubbio
-se ti va posso ordinarlo io e ce li dividiamo?- chiedo distogliendo gli occhi dal foglio per guardarlo. Lui annuisce tornando a sedersi normalmente e quando arriva il cameriere diamo i nostri ordini. Max e Lando iniziano una conversazione subito dopo, così io e Pietra facciamo lo stesso, e quando il ragazzo al mio fianco si sporge verso Max per dire qualcosa sento la sua mano appoggiarsi sulla mia gamba. Perdo un battito e il mio cuore sale in gola. Poi mi ricordo le sue parole alla fine della live e mi costringo a non farmi strane idee. Pietra nota il gesto del pilota e mi guarda provando a nascondere un sorriso. Vorrei dirle di non lasciarsi ingannare, che Lando non mi vede come io vedo lui, ma non è il caso di farlo quando lui è così vicino. Max scoppia a ridere e Lando si appoggia con la schiena alla sedia ma senza togliere la mano dalla mia gamba.
-Che ne dite di cantare?- domanda Pietra per farci coinvolgere nella conversazione, Max si allunga a baciarle una tempia dicendole che è un'ottima idea e lei subito riprende a parlare: -ho un'idea! Facciamo dei duetti! Io e Max canteremo una canzone e tu, (Y/N), canterai con Lando! Facciamo dei video e lasciamo che siano i follower di Instagram a decidere i vincitori!- propone. La sua idea fa subito annuire i ragazzi che iniziano a prendersi in giro a vicenda. I nostri ordini arrivano e nel frattempo Lando e Pietra vanno a mettere i nostri nomi in fila per il karaoke.
-Va tutto bene?- mi domanda Max dato che siamo da soli, io mi giro verso di lui e annuisco. Non posso certo dirgli che il suo migliore amico mi toglie il fiato da tutta la serata?
-Sì, solo un po' nervosa per il karaoke. Non mi piace cantare davanti alla gente- scherzo e lui ride annuendo con la testa.
-Per tua fortuna Lando è bravo ad attirare l'attenzione, anche se facessi la peggior figuraccia lui troverebbe il modo di non farti sentire in imbarazzo- prova a rassicurarmi ed io annuisco d'accordo. I due tornano al tavolo e così ci dedichiamo a mangiare. Facciamo alcune foto e qualche video, ma per il resto ci godiamo la serata chiacchierando. Quando arriva il nostro turno al karaoke, Lando mi prende una mano portandomi verso il palco. Prendiamo i nostri microfoni mentre sento le prime note della canzone scelta da Lando. Non posso fare a meno di ridere. Friday di Riton inizia e Lando canta il ritornello. Pietra alza il telefono per fare il video e così avvicino il microfono alle labbra per cantare la strofa. Appena sente la mia voce, Lando sgrana gli occhi sorpreso, ma poi subito torna a muoversi e battere le mani a tempo.
Lando ed io ci muoviamo per il piccolo palco, mi prende una mano e mi fa girare mentre canta il ritornello. Ci divertiamo come due pazzi e tutti i presenti nella sala cantano con noi o battono le mani a tempo. Alla fine del brano Lando mi prende una mano intrecciando le nostre dita e poi le alza in alto come se avessimo vinto un premio. Ci inchiniamo verso il pubblico e poi torniamo al nostro tavolo.
-(Y/N) non sapevo cantassi così bene!- Max esclama appena arriviamo, io rido per nascondere l'imbarazzo
-vero! Vi stracceremo ragazzi!- esclama Lando ancora divertito per la canzone. Max e Pietra fanno il loro duetto e, come la mia amica ha fatto per noi, alzo il telefono per riprenderli.
-Non ci batteranno mai- la voce di Lando risuona alla fine del brano mentre termino il video. Scoppio a ridere guardandolo e gli do ragione. Pietra posta entrambi i nostri video e fa partire la gara, nel frattempo ci godiamo il resto della cena.
Quando la serata finisce ed usciamo dal locale, l'aria fuori è diventata più fredda. Mi stringo nel blazer circondandomi i fianchi con le braccia. Pietra mi avvolge un braccio sulle spalle
-ti sei divertita?- domanda felice, io annuisco appoggiandomi contro di lei e camminiamo insieme. Max e Lando poco più avanti parlano tra di loro.
-Non ha distolto lo sguardo da te neanche per un secondo- commenta la mia amica sottovoce, riferita ovviamente a Lando. Io sospiro, vorrei così tanto credere alle sue parole, ma la frase alla fine della live ancora mi risuona in testa. Le racconto tutto sottovoce per non farmi sentire dai ragazzi dato che sono molto vicini.
-È solo un idiota, è uomo. Loro hanno bisogno di tempo per capire le cose- mormora divertita e mi lascia andare perché siamo arrivate alla macchina.
-Ti fermi da noi a dormire?- domanda sempre la bionda, verso di me, quando siamo saliti ma io scuoto la testa.
-No, non ho neanche un cambio- rispondo, al che lei si limita ad annuire.
-L'accompagno io a casa. Dopo aver lasciato voi, ovvio. Così avrete il vostro tempo per fare cose che non voglio sentire- scherza Lando guadagnandosi dei rimproveri colmi d'imbarazzo da parte della bionda. Max guida fino a casa loro e poi lascia le chiavi dell'auto all'amico. Saluto entrambi e prendo posto accanto a Lando che subito accende i riscaldamenti e mette in moto.
-Ti sei divertita?- domanda, credo più per fare conversazione che altro. Annuisco sistemandomi contro il sedile e sbadiglio.
-Molto, e tu?- domando subito, Lando mi lancia un'occhiata per poi tornare subito a guardare la strada. Sorride
-sì, anche se c'è una cosa che avrei cambiato volentieri- risponde muovendo un po' le mani sul volante. Sembrerebbe quasi a disagio. Aggrotto la fronte, confusa.
-E cosa? Il cibo? Non ti è piaciuto?- domando preoccupata, lui scuote la testa
-no, non il cibo- si affretta a rispondere, frena ad un semaforo e mi guarda di nuovo. Fa un respiro profondo.
-Noi due- dice poi e, per la seconda volta in una serata, il mio cuore si spezza. Il semaforo torna verde e Lando riparte solo per svoltare e frenare sotto casa mia. Mi affretto ad aprire lo sportello senza guardarlo perché scoppierei a piangere, sento già gli occhi pizzicare.
-(Y/N)- Lando mi richiama quando sto per scendere. Mi fermo ma non mi giro. Lo sportello per metà aperto.
-Mi spiace se volevi ci fosse qualcun'altra al mio posto. Magari la prossima volta potrai invitarla prima che Pietra e Max lo chiedano a me, così non vi darò fastidio- la mia voce si spezza alla fine della frase e mi darei uno schiaffo da sola.
-Cosa?- Lando domanda confuso, scendo dall'auto velocemente per evitare di umiliarmi ancora di più e cammino svelta verso la porta di casa. Frugo nella borsetta per prendere le chiavi ma scivola per terra, così mi abbasso per riprenderla. È allora che la mano di Lando si appoggia sulla mia fermandomi.
-Se mi avessi dato il tempo di spiegarmi, avresti capito che a dichiararmi faccio schifo e quando ho detto che avrei cambiato noi due, intendevo che...- si ferma per prendere un respiro profondo e poi riprende a parlare: -che avrei voluto che questa sera tu fossi più di una semplice amica- termina mentre prende la mia borsetta e le mie chiavi. Ci rialziamo, i suoi occhi incatenano i miei rendendomi quasi difficile respirare. Sta davvero accadendo?
-Avrei voluto dire alla chat che sei la mia ragazza, avrei voluto baciarti alla fine del karaoke perché la tua voce è bellissima e se vinciamo quella stupida gara sarà solo grazie a te, e avrei voluto tenerti più vicina perché anche seduta sulla sedia accanto alla mia eri comunque troppo lontana- mormora con voce insicura, muove un passo verso di me ed io alzo la mano per accarezzargli una guancia.
-Quando camminiamo e tengo una mano sulla tua schiena, non è solo perché ho paura di perderti nella folla, ma perché sento il bisogno di averti vicina. Quando ti chiedo di venire a giocare a golf con me, Max e Pietra, anche se so che voi ragazze resterete a guardarci e non giocherete, è perché voglio renderti partecipe della mia vita, e vorrei fosse lo stesso per te- Lando si interrompe di nuovo, per prendere un altro respiro profondo.
-(Y/N), se non ricambi non importa. Facciamo finta di nulla e amici come prima. Ma se c'è una piccola, remota possibilità che anche tu voglia quello che voglio io...- lo interrompo perché non credo riuscirei a reggere altro da parte sua stasera, lascio scontrare le nostre labbra in un bacio delicato. Lando mi stringe dai fianchi sospirando contro la mia bocca e finalmente tutto sembra essere andato al posto giusto. Quando mi allontano, i nostri occhi si incontrano di nuovo e non posso fare a meno di sorridere.
-Immagino che Pietra avesse ragione allora, avevi solo bisogno di tempo perché sei uomo- scherzo, la sua risata interrompe il silenzio ed è uno dei suoni più belli che abbia mai sentito. Gli bacio una guancia, ancora incredula per le sue parole, e lui mi stringe un po' più a sé.
-Avevo paura che Max mi stesse facendo montare la testa e che confessando i miei sentimenti avrei rovinato tutto, ma non è stato così- spiega. Quindi lo sapeva anche Max. Ora tutte le occhiate battutine acquistano un senso.
-Non è stato così- ripeto le sue parole, Lando non perde il sorriso mentre mi bacia ancora una volta.
-Che ne dici se la prossima volta usciamo da soli? Io e te- propone subito dopo, la mia affermazione arriva forse troppo in fretta ma a lui non sembra dare fastidio.
-Ora sarà meglio che vada, prima che qualche tuo fan ci becchi- sussurro dopo un po'. Le sue braccia mi tengono ancora stretta a lui e non sembrano accennare a lasciarmi. Da un lato non lo vorrei neanche io, ma sarà meglio tenere le cose per noi almeno per un po'.
-Ci vediamo domani?- domanda Lando sottovoce, io annuisco con la testa prima di baciarlo di nuovo.
-Sì, ma devi lasciarmi andare adesso- sussurro poi, lui sospira contrariato ma lascia la presa e così ci separiamo.
-Allora fatti trovare pronta per la colazione, ti porto fuori- mi avvisa facendo un passo indietro. Muovo la testa su e giù per accettare e apro la porta. Resto sulla soglia per guardarlo salire in auto e lo saluto con la mano quando mette in moto, per poi chiudere la porta mentre lui va via. Non mi resta che andare a dormire e sperare che domani arrivi presto.
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My lover is so very cold and silly pole 🤣 🦖🦕  🤍❤ but I like him, so I will put in a deco one useful pole at my next studio definitely. ( Especially when I feel my thighs itch.) lol 😆 💋 😁  ℒan~*
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♡ღ Il Mondo (From PBS Performance 'Il Volo...Takes Flight')  2012  testo 歌詞 I love this song very much ღ♡ Grazie 🙏  xoxo  
No Stanotte amore non ho più pensato a te Ho aperto gli occhi per guardare intorno a me E intorno a me girava il mondo come sempre
Gira, il mondo gira Nello spazio senza fine Con gli amori appena nati Con gli amori già finiti Con la gioia e col dolore Della gente come me
Oh mondo Soltanto adesso io ti guardo Nel tuo silenzio io mi perdo E sono niente accanto a te
Il mondo Non si è fermato mai un momento La notte insegue sempre il giorno Ed il giorno verrà
Stanotte amore non ho più pensato a te Ho aperto gli occhi per guardare intorno a me E intorno a me girava il mondo come sempre
Gira, il mondo gira Nello spazio senza fine Con gli amori appena nati Con gli amori già finiti Con la gioia e col dolore Della gente come me
Oh mondo, soltanto adesso io ti guardo Nel tuo silenzio io mi perdo E sono niente accanto a te
Il mondo Non si è fermato mai un momento La notte insegue sempre il giorno Ed il giorno verrà
Il mondo Non si è fermato mai un momento La notte insegue sempre il giorno Ed il giorno verrà Stanotte amore non ho più pensato a te A te 
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canesenzafissadimora · 4 months
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Non è una colpa il non capirsi più.
Mi chiedo solo se ci siamo capiti davvero qualche volta.
Mi chiedo se ciò che cerco sia troppo,
ma forse troppo è lo stesso che cerchi tu.
Ho spolverato via la fantasia dai nostri libri
di storia.
La storia dev’essere reale, ti dicevo,
eppure nelle storie migliori può essere fantastica.
La fantasia non è poi sempre così lontana dalla realtà, a volte la realtà la supera, si gira, la guarda e si compiace, a volte vince lei.
Allora forse ho inventato tutto, perché volevo innamorarmi ancora.
Ho inventato una sintonia che non c’è stata mai e ho costruito un mondo che non è mai esistito.
Si inizia a fingere per disperazione, così accade alle persone.
Fingi che sia amore, fingi che vada tutto bene, fingi di essere felice.
Fingi e te ne convinci anche, per qualche istante.
Poi la notte torni a casa.
Nella tua stanza al buio c’è un fruscio
di sottofondo, sei in mezzo a tutto quel silenzio che ride di te e delle bugie che ti racconti.
Ti confonde l’anima, poi qualcosa fa la spia alle tue tragiche convinzioni, svelandoti la verità.
Ti viene negato anche il sonno,
sprofondi in un letto che cancella il riposo, accompagna soltanto le strane immagini
del tuo dormiveglia sconveniente.
Io mi chiedo chi sei e tu non sai niente di me.
Se fossi vicina a me ti guarderei dormire
e non avrei bisogno di altro per sentirmi tranquillo.
Un rapporto che funziona solo quando
quei due non si parlano, direbbero di noi, perché guardare gli altri è semplice,
degli altri si sa sempre così poco e ci si ostina
a gettare ombre per coprire le proprie.
Ti amavo, eri bellissima ma tu distruggi tutto quello che tocchi.
Mi sono dovuto allontanare per non farmi distruggere.
Forse lo fai perché niente e nessuno distrugga te.
Dev’essere davvero triste accorgersene. Perché non sempre lo riconosci,
ma ogni tanto te ne accorgi anche tu
che fai di tutto per non dare alle persone nessun motivo per rimanere.
Così puoi sempre dirti che sono gli altri ad andare via.
Dai la colpa a me ma è tuo il merito,
o forse io non merito colpe che non ho, nemmeno tu.
Un tempo sarei restato lo stesso, oggi no.
E finalmente mi accorgo che sono cambiato, perché si cambia non soltanto se si vuole, volere a volte non basta,
si cambia se impariamo ad amarci davvero.
La trasformazione avviene da sé,
come la nascita di una farfalla da un bozzolo
di dolore.
Ti porterei un fiore se servisse e nuovamente
la mia vita se bastasse.
Ti direi soffiala e esprimi un desiderio di cui non ti stancherai mai , io lo esaudirò.
Sento il tuo profumo persino dentro una tua fotografia, rapito dall’aria, fra polvere e vertigine.
La guardo, spingendoci dentro gli occhi,
per schiacciare le mie miserie,
con l’eleganza di una profezia.
Avrei soltanto bisogno di una magia improvvisa.
Sono fragile… ma chi non lo è di fronte alla felicità?
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Massimo Bisotti
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artide · 2 years
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Incontro F. dopo un brevissimo scambio di messaggi su un applicazione, che si riassume in una scrollata, a La Spezia. Come arrivo riconosco quel muro lontano e ricordo che guardavo verso quella galleria quando dicevo ad M. che averla incontrata mi aveva fatto capire che lei era il luogo in cui volevo stare anche se era impegnata con un biglietto pronto per emigrare ed una casa che l'aspettava. M. è stata casa per 3000 giorni, tempo denso, lento e veloce, ed ora che non vivo più a casa gialla io dimoro in me stesso. Arriviamo a Riomaggiore e dopo una breve camminata ci arrampichiamo sugli scogli, sono in hang over dal giorno prima, il mio equilibrio precario, ci sistemiamo sguardo a ovest il sole che tramonta di fronte. Parliamo lenti di relazioni, di attaccamento, di poly, di scuola, di famiglia e famiglie e le parole scorrono fluide, ed il pomeriggio scorre con velocità fermandoci di fronte a muri per guardarci negli occhi, per ascoltarci. Senza esitazioni capiamo che vale la pena di continuare quella conoscenza e mangiando sugli scogli quando ormai l'umidità e le stelle sono in cielo pensiamo di stare a dormire la. Prendiamo stanza senza prenotare, come ai vecchi tempi, dirigendoci nelle strutture, al primo tentativo camera con soffitto a travi a vista e muri spessi. Nessun indugio bollitore e tisane, ed altre chiacchere e poi a cena con una vellutata di zucca ed un dolce. Torniamo in camera stanchi del viaggio e non esiste orologio e quando spengo il cellulare e metto la sveglia sono l'una, svegliami tu mi dice se ti svegli prima. Dormiamo e non è un modo gentile per dire altro, buona notte, si spegne la luce e ci addormentiamo. Nessun pensiero mi è passato perchè questa situazione è magica perchè non ci conosciamo perchè non sapevo il suo nome sino alle nove del mattino, perché in un mese ci siamo mandati 15 messaggi. é magica perché stiamo dormendo nello stesso letto tra perfetti sconosciuti, se non è fiducia ed affidarsi questo non so. Mi sveglio prima della sveglia e alle otto come sento le otto campane della chiesa le poggio una mano sulla spalla si gira e si sveglia, parte il bollitore altro the, controlliamo i treni per andare a Monterosso parlando di scuola, educazione, bambini, ricordi. Arriviamo e prima di avventurarci per il trekking ci prendiamo un caffè vista mare e ci diciamo bello quello che sta accadendo. Sono le 12 sul sentiero 592 il sole è alto la giornata splendida, saliamo e saliamo, il mare che ci accompagna, alberi di limone, case solitarie, rifugio di gatti vista mare e tra un gradino e l'altro, continuamo a parlare ancora più lenti perchè siamo in ascolto dei nostri passi. Penso che camminare sia un buon modo di conoscersi. Arriviamo dopo qualche fermata giù in fondo intravediamo Vernazza e manca ancora tempo e le gambe sono pesanti ma il cuore è leggero. Sono le due passate e come arriviamo all'inzio del paese ci abbracciamo e ci ringraziamo di questi passi insieme, interiori ed esteriori. Arriviamo agli scogli in fondo al porto, vista mare come nemmeno ventiquattrore prima mi siedo, si appoggia a me, e stiamo là a guardare il mare, come se fosse un film proiettato mangiando grissini al posto di popcorn. Alzandomi sento le gambe stanche ma vive, leggero e rallentato. Parliamo di spazio e di tempo, parliamo di performatività, del tutto e subito, del mordi e fuggi e che ascoltarsi richiede tempo e quando impari a farlo lo stesso tempo ci vuole con gli altri e ci vuole spazio per conoscersi, per stare in silenzio, per camminare. Ci salutiamo in stazione con una cioccolata calda e mentre sono in fila per la cassa succede che non ci importa che il bar è pieno e che siamo in fila ma ci stringiamo in un abbraccio breve ma stretto che mi ricorda che i corpi hanno dei ritmi loro che possiamo solo inchinarci. Il treno parte e ci salutiamo veloci in fondo, di abbracci ce ne siamo dati tre in poche ore, di baci nessuno ed quel letto che avrebbe potuto raccontare la più classica delle storie, ne può raccontare una meno scontata.
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denny1416 · 1 year
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Setting: Museo de Bellas Artes de Sevilla.
Sono con mia cugina S. e la mia amica F. e ovviamente guardiamo le opere, facciamo foto e commentiamo.
Improvvisamente si gira mia cugina S. e mi guarda come se avesse scoperto l'America, poi dice "Le sante qua sono rappresentate con i vestiti tipici della Spagna dell'epoca".
Io la guardo in silenzio, non so se devo dirle che non è la scoperta dell'America, bensì quella dell'acqua calda. Alla fine decido di non rovinare il suo entusiasmo e sorrido annuendo.
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poesiablog60 · 2 years
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Manca qualcosa nella stanza
tutto è tranquillo e pace immensa si annida come nube nel lenzuolo
che gira incastrato nel tetto è il ventilatore – non il mondo –
con calma si alza una brezza di silenzio
Manca qualcosa nella stanza
e non sono gli impressionismi di Renoir – quelli son tutti qui
né le pile di libri sparsi per il parquet – il pavimento non manca
Eppure manca,
manca qualcosa nella stanza
che rende il panorama più azzurrato di cielo
e se io fossi qui certamente saprei che cosa
Narlan Matos
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