Tumgik
#sono già esausto
ipierrealism · 9 months
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Se l'umore dei primi 12 giorni dell'anno é davvero indicativo dell'umore dei 12 mesi a seguire, allora per il momento saranno almeno sei mesi di morte
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papesatan · 1 year
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Pugliese doc, per sempre, ti amo
Le relazioni mi son sempre state ferale sconquasso di grande angoscia. Stare con una donna significa temere costantemente di ferirla, sgretolandola brutale fra le fauci, chiedersi ogni giorno: e se domani incontrassi l’amor eterno? Cosa potrei fare allora? Aver orrore di sbagliare strada e non poter tornare indietro, perché non sempre si può far inversione a costo zero. Anzi, quasi mai. Ma non voglio più ferire, tradire, esser causa d’ulteriori sofferenze. E così schivo l’impegno finché posso, convinto d’esser libero, di poter gestire il terrore della scelta, la paura di perdersi qualcosa di meglio che ancora non c’è. Una simile inquietudine m’accade con la pizza. Cerco da sempre la pizza della vita e qualche mese fa, casualmente, m’è capitato d’incontrarla: rossa di pomodoro, mozzarella, pomodori secchi, ricotta forte e basilico, bassa, digeribile, perfetta. Da quando l’ho assaggiata, non ho più voluto tentarne altre, sto bene, mi sono assestato e sono felice, perché il sabato, quando so che lei m’aspetta, godo già dal pomeriggio nell’attesa di vederla. Ora, entusiasta della scoperta, ne ho raccontato subito la gioia alla mia ex psicoterapeuta, evidenziandovi il nesso con la mia fifa dei legami e quello che mi pareva, forse, uno spiraglio di salvezza, la speranza di non esser condannato all’insoddisfazione eterna. Ma, invece di congratularsi per l’inaspettata rivelazione, lei ha preso a dirmi: “Così però ti neghi la possibilità di sperimentare nuove pizze. Potrebbe essercene una ancor più buona, ma tu così non lo saprai mai”. Ma dico, cazzo, da che parte stai? Faccio tanto per uscire da questo cazzo di loop, ti dico che forse ho trovato una risposta e tu ti metti lì a tentarmi? “Allora, Giuseppe, come esercizio per la prossima volta ti do il compito di provare una nuova pizza sabato”. Sì, convinta. Lo farò sicuramente. Il sabato, com’è ovvio, ho tenuto il punto e ho ripreso, fedele, la mia stupenda amata pugliese doc. Come se non bastasse, però, son giunti a canzonarmi anche il buon Angelo e la cameriera del locale (!!!!), spronandomi a cambiare ché “la monotonia è noiosa” ed “è come vivere coi paraocchi”. OK, alla fine esausto, ho promesso un cambiamento. Ci sono ricascato. Ho ceduto. Ho tradito la mia pizza. Ieri sera ne ho tentata un’altra, apparentemente buona, esteticamente magica, e m’ha fatto schifo, dio, schifo, tanto che devo ancora digerirla. A cos’è valso il tentativo, allora? Avevo ancora bisogno di provare? A fine serata Angelo ha capito e m’ha chiesto scusa. Ha capito e ho capito anch’io d’esser finalmente sulla buona strada.
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tma-traduzioni · 7 months
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MAGP006 - Introduzioni
[Episodio precedente] [Indice TMAGP]
[Il microfono del decrepito computer dell’O.I.A.R. si accende nuovamente]
[qualcuno sta scrivendo lentamente al computer]
[Sam sbadiglia]
[Da vicino, Alice inizia a cantare, senza parole, una ninnananna]
SAM
Così non aiuti, Alice.
[sembra esausto]
ALICE
Scusa, da quando dovrei aiutarti?
SAM
Vado a prendermi un altro caffè.
ALICE
Hai considerato di bypassare la bocca e iniettarti i chicchi direttamente nelle vene?
SAM
(espira) Ottima idea. Perché non ci ho pensato io?
ALICE
Non hai abbastanza chicchi di caffè nel sangue.
SAM
Ovvio.
[Una pausa, continuano a scrivere]
ALICE
Seriamente, però, se i primi tre caffè non hanno funzionato, io non ne prenderei un altro. Altra caffeina non ti renderà più sveglio, ti darà solamente un tremolio e la nausea.
SAM
(sbadigliando di nuovo) Devo correre il rischio. Davvero non ce la faccio.
ALICE
Oh certo. Ignora la donna che ha lavorato di notte per quasi un decennio. Cosa ne saprà mai?
SAM
Allora cosa suggerisci?
ALICE
Tornare indietro nel tempo e comprare quelle tende oscuranti come ti avevo detto.
SAM
Lo so, lo so, è solo - già il sole lo vediamo poco a cose normali, mi sembra sbagliato cercare di bloccarlo del tutto.
ALICE
Oh, Sam. Il sole è il nemico! Governa il mondo della luce, ma noi che abitiamo nelle tenebre sentiamo solo la sua ira. (torna normale) Prendi le tende.
SAM
Già, forse.
ALICE
Oppure fatti licenziare per esserti addormentato alla scrivania. Decidi tu. (smette di scrivere) Per la cronaca, sapevi che fai questo rumore adorabile tipo “mlem” ogni volta che ti crolla la testa?
SAM
(ridacchia; con affetto:) Punisci davvero le persone che osano essere tue amiche, lo sai, vero?
ALICE
La mia giustizia è severa ma equa. Comunque, farai meglio a farti un pisolino. Devi essere vigile e pimpante quando conosci il nuovo arrivato.
SAM
Non sono io il nuovo arrivato?
ALICE
Pffft. Vorresti. Ormai non sei più una novità, Sam, praticamente sei un dinosauro. Sta per entrare un nuovonuovo arrivato. È tutto nell’email di Lena, che probabilmente avresti letto se fossi stato sveglio. 
SAM
Qualcun altro se ne va?
ALICE
Spero di no, ma questo lavoro ha un tasso di dimissioni piuttosto alto quindi Lena preferisce assumere un paio di rimpiazzi quando uno della vecchia guardia se ne va.
SAM
Cosa, e da per scontato che uno di loro non resisterà?
ALICE
Solitamente ha ragione. E in questo preciso momento, mio assonnato tesorino, non conviene scommettere su di te.
SAM
Che succede se entrambi ci troviamo bene qui?
ALICE
Allora tiriamo a sorte e uno di voi viene mangiato alla festa di Natale.
SAM
(Divertito) Beh, speriamo che questo novellino non sia troppo fibroso.
ALICE
Ooh, sei sul piede di guerra!
[Passi, Gwen rientra dalla saletta del personale]
SAM
Hey, Gwen, hai sentito che hanno assunto qualcun altro?
GWEN
(Senza entusiasmo) Yuppie-ye-yee.
SAM
Non anche te.
GWEN
Per insegnare a qualcuno serve molto tempo, e già così siamo notevolmente in ritardo.
SAM
Vero, ma una volta che ha imparato, sono un altro paio di mani che aiutano.
ALICE
Se resiste.
GWEN
Cosa che non succederà. (si siede) Ora, come stavo dicendo, notevolmente in ritardo.
SAM
…certo, scusa.
[Tutti tornano a scrivere in silenzio]
{Sam continua a sbadigliare}
[Improvvisamente il computer inizia a leggere un caso]
[Uno squillo di una telefonata, poi l’audio metallico dell’audio di un telefono:]
OPERATORE 1
Emergenze, quale servizio?
NEEDLES
Proprio una bellissima domanda.
OPERATORE 1
Polizia, ambulanza o pompieri?
NEEDLES
Beh nessuno è in fiamme, quindi probabilmente quelli possiamo escluderli. Anche se loro fanno i salvataggi, no. E questo poveretto adesso avrebbe decisamente bisogno di essere salvato.
OPERATORE 1
Signore, descriva la situazione così posso trasferirla alla giusta centralina.
NEEDLES
Aspetta, lo chiedo a lui.
[Il telefono viene mosso mentre l’operatore si muove]
[Sentiamo un uomo il cui respiro è affaticato e doloroso]
NEEDLES
(distante) Cosa pensiamo? Polizia o ambulanza?
VITTIMA
(agonizzante, a malapena riesce a parlare) …aiuto…
OPERATORE 1
Signore? Signore, siete in pericolo?
[Il telefono è allontanato dalla vittima]
NEEDLES
(di nuovo vicino) Devi perdonarlo, al momento è pieno di aghi, sai.
[Ridacchia]
OPERATORE 1
Signore, perfavore, può darmi la sua posizione?
NEEDLES
Oh, pensavo poteste vederla automaticamente?
OPERATORE 1
Non con i cellulari, quindi -
NEEDLES
Stupendo! Ho più tempo di quanto pensavo allora. In tal caso, allora noi altri faremo una chiacchierata e richiameremo quando avremo deciso il servizio!
[Ride di nuovo, una risata maniacale]
OPERATORE 1
Signore, non attacchi -
[Un urlo di dolore dalla vittima]
[Cade la linea]
[Squilla di nuovo con una seconda chiamata al 999]
OPERATORE 2
Emergenze, quale servizio?
NEEDLES
Ne abbiamo discusso, e optiamo per polizia. Risposta definitiva.
OPERATORE 2
La trasferisco immediatamente.
[La chiamata viene trasferita]
OPERATORE DELLA POLIZIA
Polizia, qual’è la vostra emergenza?
NEEDLES
Sì, salve Polizia! Ho un uomo qui e, beh - diciamo che è stato alquanto infilzato.
OPERATORE DELLA POLIZIA
È in pericolo?
NEEDLES
(Divertito) Io? No, cielo! Sospetto che lui all’inizio l’ha pensato, però. Da come si atteggiava e da come ha tirato fuori il suo coltellino.
OPERATORE DELLA POLIZIA
L’assalitore si trova sempre lì?
NEEDLES
Oh sì, decisamente. Anche se davvero non arriverei a chiamarlo assalitore. Infatti, sotto molti punti di vista alla fine è stato un gesto di affetto. Un abbraccio. …delle coccole, addirittura! Ha! Sì, chiamiamole coccole.
[Inizia a ridere da solo]
OPERATORE DELLA POLIZIA
È sicuro di stare bene? Il panico è normale in queste situazioni. Le è stato fatto del male?
NEEDLES
Certo che fa male, come potrebbe essere altrimenti? Ma ormai ho iniziato a prenderci gusto, nel dolore. Tutti questi forellini, pungenti e affilati…
OPERATORE DELLA POLIZIA
Deve restare con me. L’uomo, quello che hai detto che è stato accoltellato, è ancora lì?
NEEDLES
Dubito che andrà mai da qualche altra parte.
OPERATORE DELLA POLIZIA
… Sta respirando? Gli serve un’ambulanza?
NEEDLES
Assolutamente. Ma questa non è la vera domanda, no?
OPERATORE DELLA POLIZIA
Posso mandare un’ambulanza, ma mi serve la vostra posizione. Sa l’indirizzo? Sa dove vi trovate?
NEEDLES
So esattamente dove sono. Sono cresciuto qui, sai. Era un posto decente allora. Ci vivevano delle persone per bene, capisci? Non come adesso, adesso è un posto orribile. Non è sicuro girare di notte. Ne vado fiero, a dire il vero.
OPERATORE DELLA POLIZIA
(scandendo) Signore, mi serve un indirizzo o qualcosa di riconoscibile. Mi dica dove si trova.
NEEDLES
Oh beh adesso ci sono decisamente dei segni sul terreno, proprio come su di me. Ed è una sensazione così bella. Mi soddisfa in un modo che non avevo mai ritenuto possibile. Colma bene quel vuoto, quella voragine solitaria che abbiamo dentro. Non si tratta di sadismo o masochismo, li avevo già provati entrambi.
Credo che sia la paura. L’espressione dei loro occhi quando si rendono conto del loro errore - (si può sentire il suo ghigno) mi fa venire voglia di stringerli forte, quindi lo faccio.
OPERATORE DELLA POLIZIA
L’uomo ferito - è stato lei a pugnalarlo?
NEEDLES
Ah, beh, è una domanda difficile. In un certo senso? In un certo senso è stato lui a infilsarzi su di me. Quando ha visto gli aghi oramai eravamo già molto vicini. Abbastanza vicini che potevo sentire l’odore del suo sudore e del suo dopobarba scadente. Infatti ha a malapena avuto il tempo di avere paura prima che ci abbracciassimo. Adesso è terrorizzato, ovviamente… 
[lamenti della vittima in sottofondo]
OPERATORE DELLA POLIZIA
Devo trasferirla al mio supervisore.
NEEDLES
(improvvisamente veloce e con tono tagliente) Se lasci questa chiamata lo abbraccerò di nuovo e onestamente dubito che sopravviverà.
(di nuovo scherzoso) Sai cosa? Vorrei cambiare la mia risposta. L’ho infilzato io, sì. Di sicuro mi sono riposizionato per assicurarmi che ne avesse alcuni nel viso. Negli occhi. Conta questo (ride) Continua a toccarli come se potesse rimuovere tutto il metallo ma gliel’ho detto, finirà per farli andare più a fondo!
Non durerà troppo a lungo, grazie al cielo, sarà dissanguato a minuti, ormai. Ma nel frattempo, la paura che emana da lui mentre se ne sta sdraiato lì, sospeso tra la paura della morte e la paura di sopravvivere con quello che gli è capitato - è piuttosto divertente. E soffoca l’odore del dopobarba.
[Una pausa]
OPERATORE DELLA POLIZIA
(lentamente, scosso ma ancora in controllo) Mi dia l’indirizzo e rimanga dove si trova.
NEEDLES
Ti faccio paura? Signor Operatore.
OPERATORE DELLA POLIZIA
È per questo che hai chiamato? Per cercare di spaventare chi risponde?
NEEDLES
Diciamo per il dessert. Ma non hai paura, no? Disagio, disgusto, ma - niente di più. Per quale motivo? 
OPERATORE DELLA POLIZIA
Sarà che non mi fanno paura gli aghi.
NEEDLES
(improvvisamente furioso) Non ti fann– Questo non è un misero esame del sangue, qualche punturina di un aghetto, queste sono centinaia, migliaia di punte affilate come rasoi che si infilano nella tua carne. Stiamo parlando dell’abbraccio di una vergine di Norimberga, una straziante agonia causata da mille piccoli dolori.
OPERATORE DELLA POLIZIA
(lentamente, a voce alta) Signore, chiaramente non… sta bene. E credo che abbia ferito qualcuno che forse ha cercato di rapinarla, quindi se mi da la sua posizione posso mandare qualcuno ad aiutare. 
NEEDLES
Oh, capisco. Non mi credi.
Sì, suppongo abbia senso. In un certo senso è una cosa un po’ assurda, e la sensazione di lontananza del telefono non aiuta.
…Sì, più ci penso, più mi sembra ovvio che questa chiamata non mi avrebbe mai dato quello che cercavo. Mi chiedo, però, in quale centralina della polizia ti stai nascondendo! Hendon? Lambeth?
OPERATORE DELLA POLIZIA
Cosa prego?
NEEDLES
(a bassa voce) Lambeth, dunque, e sono sicuro di poter riconoscere la tua voce adesso.
[Pausa]
Ah, eccola. Ecco la paura. Non molto, solo una piccola puntura di un ago, ma alla fine l’abbiamo trovata, no?
OPERATORE DELLA POLIZIA
(con voce tremante) Ti sto trasferendo al mio supervisore.
NEEDLES
Allora vado. Non mi interessa parlargli, e tra l’altro, ci eravamo detti che se tu avessi lasciato la chiamata il mio amichetto avrebbe ricevuto un piccolo ultimo abbraccio prima che me ne vada.
Spero che ci parleremo di nuovo tra non molto, signor Operatore. Vediamo se riusciamo a trovare qualche altra piccola spaventosa puntura che possiamo esplorare insieme…
[La chiamata finisce con un click]
[Torniamo alla registrazione del computer dell’O.I.A.R.]
[Sam si lascia scappare un suono divertito per il caso]
SAM
Huh? Tutto qui?
GWEN
(non stava ascoltando) Tutto cosa?
SAM
Il caso. Finisce così.
ALICE
(non stava ascoltando nemmeno lei) Che tipo era?
SAM
Non lo hai sentito?
ALICE
A malapena sento i miei. Inizi a ignorarli dopo un po’.
SAM
(suono divertito) Erano un paio di chiamate di emergenza.
ALICE
Oh, sì, quelle non hanno mai una conclusione. Potresti ricevere il rapporto del medico legale se al corpo è successo qualcosa di strano, ma è piuttosto raro. (divertita) Perché, ti stava piacendo?
SAM
Non è che arriverei a tanto.
ALICE
Beh, chi lo sa, forse sarai fortunato e ucciderà di nuovo. Che cosa era?
SAM
Tipo… un tizio fatto di aghi, credo?
ALICE
Aghi? Dovrebbe fare paura? Lavoro qui da così tanto che ormai non saprei dire.
GWEN
Forse se hai paura degli aghi?
SAM
Per dirla tutta, sembrava essere… un argomento delicato per lui.
ALICE
Huh.
[Passi, entra Lena]
LENA
Buonasera a tutti.
ALICE
Lena! Un uccellino mi ha detto che la nuova leva entrava oggi.
LENA
Perfavore evita di chiamarmi un “uccellino,” Alice.
ALICE
Uccellone, allora. Dunque, dov’è la carne fresca?
LENA
Si sta preparando una tazza di caffè nella sala del personale. Si chiama Celia, e confido che la farete sentire benvenuta.
GWEN
Di sicuro ci proveremo.
[Passi, entra Celia]
CELIA
(con un boccone di ciambelle in bocca) Lena, queste ciambelline sono fantastiche! Dove le ha prese?
LENA
Celia, questi sono i tuoi colleghi.
CELIA
Oh, cielo, certo, scusate! (ingolla) Ciao a tutti!
SAM
Non c’è problema, dopo le ciambelline siamo un po’ una delusione.
ALICE
A Lena piace tirarle fuori quando qualcuno di nuovo si unisce alla nostra famigliola.
LENA
Solo mi raccomando, mangiatele sul posto. Adesso vi lascio così fate conoscenza, io devo finire l’iter burocratico per l’assunzione. Alice, più tardi stasera parleremo del training. Celia, vieni nel mio ufficio quando hai finito qui, ci sono ancora dei fogli da firmare.
CELIA
Certamente.
[Passi di Lena che si allontana]
CELIA
Quindi, sì! Non ho mai lavorato in un posto con delle ciambelline prima d’ora!
ALICE
Fossi in te non sarei così entusiasta. Probabilmente sono avanzate da quando è arrivato Sam.
SAM
Beh, a me sono piaciute.
CELIA
Tu sei Sam, dunque?
SAM
Sì. Anche io sono appena entrato.
CELIA
Fantastico! A dire il vero, posso farti una domanda? Il tuo colloquio…
SAM
Oh mio dio, sì, suuuuper strano, vero?
CELIA
Grazie! Ero seduta lì tipo  “cooooosa?”
ALICE
Entrambi dovreste essere orgogliosi. Lena prova a convincervi di non accettare solo se in primis crede che valga la pena parlare con voi.
CELIA
Sì? È passato un po’ di tempo dall’ultima volta che ho fatto un colloquio, ma quello è stato…
[Espira]
ALICE
Sì, prima aveva un vero e proprio problema con le dimissioni, le persone accettavano il lavoro e se ne andavano dopo un paio di settimane, quindi ha cambiato lo stile dei suoi colloqui per essere sicura di prendere solo persone che sono…
SAM
Adatte!
ALICE
Disperate.
CELIA
(Allegra) E io sono entrambe le cose, il sistema funziona! Tra l’altro, mi sa che non ho sentito il tuo nome.
ALICE
Alice. Sono la detenuta più senior qua sotto, quindi fammi sapere se hai delle domande: dove si trovano i bagni? Ci sono dei coltelli affilati? Come faccio a far finire gli incubi?
[Celia ridacchia]
ALICE
Qualsiasi cosa. E quella chiacchierona nell’angolo è Gwen. 
GWEN
Scusa, Celia, giusto? È un piacere conoscerti, spero che qui ti troverai bene. Adesso, se mi scusi, ho molto lavoro da sbrigare.
[Torna a scrivere]
CELIA
(imperturbata) Certo, non ti preoccupare. Sarò sincera, pensavo ci sarebbero state molte più persone a lavorare qui, viste le dimensioni del palazzo?
SAM
Sì, no, siamo, um…
ALICE
Ottimizzati?
SAM
Ottimizzati! Certo. Oh, c’è anche un informatico, anche se è meglio se lo eviti… finché non ti sei ambientata.
[Alice ridacchia da sola, ricordando lo scherzo che ha fatto a Sam]
SAM
Ma principalmente siamo solo noi.
CELIA
Quattro strambi in uno scantinato che leggono storie spaventose. Lavoro dei sogni.
[Sam ride]
ALICE
Se lo dici tu.
SAM
Per la cronaca, alcuni casi sono… Non sono letture divertenti.
CELIA
Apprezzo la preoccupazione, ma sono certa che non saranno un problema. Di questi tempi non mi spavento così facilmente.
ALICE
Sì, hai lo sguardo da killer incallita.
CELIA
Cavolo, e io che pensavo di averlo nascosto dietro un’attitudine dolce e allegra!
[Sam ride]
CELIA
In ogni caso, meglio che vada da Lena. È stato bello conoscervi!
SAM
(ad alta voce) Anche te!
[Passi di Celia che se ne va]
SAM
(felice) Sembra simpatica!
ALICE
(pensando) Già…
GWEN
Non affezionatevi.
ALICE
Nemmeno per sogno.
[Adesso stiamo ascoltando dalla CCTV della saletta del personale]
[La macchina del caffè è in funzione, sam sospira]
[Passi, Alice entra Celia]
ALICE
E abbiamo raggiunto il pezzo forte del nostro tour. La saletta del personale!
CELIA
Mmmm! È – proprio una vista pazzesca.
ALICE
Posso capire che sei stupita dalla sua magnificenza, ma devo avvertirti che le fotografie con flash possono spaventare la fauna locale.
SAM
(ridacchia) La “fauna locale” si sta solo preparando un altro caffè, ne volete un po’?
ALICE
(tagliente) Nonostante i miei avvertimenti.
SAM
Va bene. Io sto bene. Mi sto solo ancora abituando ai turni di notte, tutto qui.
CELIA
Ah. Neanche io sono entusiasta per quell’aspetto del lavoro.
SAM
Alice ha già provato a venderti le sue tende di seconda mano?
ALICE
Alice non è ancora arrivata alla sezione consigli del tour, ma era la prossima nella scaletta.
SAM
Scura che non posso offrirti nulla, Celia? Del tè, forse? Credo che ci sia della vetusta cioccolata calda da qualche parte, nascosta dietro la scorta ‘segreta’ di biscotti di Alice.
ALICE
(gasp) Sapevo che eri tu, piccolo ladruncolo!
CELIA
Grazie, ma per adesso sono apposto, Sam, davvero. Magari più tardi?
SAM
Ma certo.
CELIA
Posso tornare di là, Alice? Colin aveva detto che la mia postazione sarebbe stata pronta adesso.
ALICE
Vai pure. Sarò lì tra un minuto per aiutarti con i tuoi primi casi.
CELIA
Perfetto. (ad alta voce) A presto, Sam!
[Passi di Celia che se ne va]
[Una pausa]
[Alice espira]
ALICE
Wow.
SAM
Cosa?
ALICE
Wow.
SAM
E adesso che ti prende?
ALICE
(con un ghigno) Sei proprio cotto, figliolo!
SAM
Oh per amor del cielo, Alice.
ALICE
“Credo ci sia della vecchia cioccolata calda”? Perché non ti fai tatuare il suo nome sul culo, già che ci sei?
SAM
Sei ridicola -
ALICE
“Ti andrebbe del tè, Celia? Caffè, magari? Il mio cuore, strappato dal petto e disposto su un centrino?”
SAM
(a bassa voce) Cosa?
ALICE
“Ti prego, Celia, tagliami la lingua così posso sempre essere lì per leccarti i francobolli!”
SAM
(divertito) Okay, uno, questo posto ti sta rendendo davvero macabra. Due, se sapessi qualcosa di francobolli sapresti che le tirature moderne sono autoadesive quindi - 
ALICE
Tra l’altro, come fai a sapere dove nascondo i miei biscotti.
SAM
È letteralmente lo stesso punto che usavi quando studiavamo - in fondo allo scaffale più alto nel mobile in alto a sinistra. Dove pensi che le persone non riescono a vederli perché non sono alte abbastanza.
ALICE
…Touché. Ma dovresti essere molto cauto nel condividere tale sapere. I Choco Liebnitz sono troppo potenti per un comune palato.
SAM
Se lo dici tu. Comunque, devo tornare a -
ALICE
Perderti negli occhi della tua amata?
[Pausa]
SAM
Avrei una risposta incredibilmente brillante se non fossi così totalmente distrutto.
ALICE
Awwww! Lo so, tesorino. Lo so.
[Traduzione di: Victoria]
[Prossimo episodio]
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thecatcherinthemind · 5 months
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Fuori soffia il vento, il divano è comodo e la copertina tiene caldo, ma tremo lo stesso. Sono distrutta psicologicamente, per fortuna sei venuto qui, altrimenti sarei impazzita. Cerchi di rassicurarmi, tutto andrà bene. Non riesco a guardarti negli occhi mentre mi parli, sto fissando il vuoto per non crollare.
Sto ancora tremando, quindi potrebbe non essere il freddo: chiudo gli occhi.
"Okay, fermati un attimo e valutiamo tutte le opzioni. Qual è la peggiore?". Mi chiedi di guardarti negli occhi, ma la pudicizia trionfa e mi impedisce di farlo; tengo sempre i miei chiusi, ma seguo le tue parole e cerco di non farmi prendere dal panico. Inizi ad elencare diverse soluzioni e nonostante il mio cervello si stia spegnendo le seguo tutte. Sta comunque funzionando. Mi prendi una mano, intrecci le dita con le mie e inizi a stringerla ad intermittenza, come a dare piccoli segnali della tua presenza, ma non costanti. Anche questo sta funzionando perché il tremore pian piano passa. "Sono rimasta incastrata, non posso più uscirne" dico, vanificando i minuti in cui mi hai fornito più soluzioni di chiunque altro. Non ti arrabbi con me, come farebbero tutti, ma sbuffi in maniera divertita. Il mio respiro si fa più affannoso ma allo stesso tempo sento le palpebre calare e vedo tutto sfocato: ci siamo, penso, sto collassando. Ricominci ad elencare di nuovo le soluzioni come un cameriere che ripete per l'ennesima volta il menù dei dolci. Le palpebre calano di più e mi sento cadere in un sonno improvviso. Non ti arrabbi nemmeno qui, quando ti sto praticamente dormendo davanti mentre cerchi risposte a problemi solo miei, ma accompagni il mio corpo contro lo schienale del divano; io inizio ad abbozzare due o tre "Scusami" e tu sussurri "Shhhh". L'ultima volta che un uomo mi ha zittita così, gli ho tolto il saluto. Con te è diverso: non stai zittendo me ma il mio cervello. Mi giro verso di te, ti guardo negli occhi e ci sorridiamo. "Secondo me l'opzione tre è la migliore" dici, "quale sarebbe?" ti chiedo. Sorridi e chiudi gli occhi, poi appoggi la testa sulla mia spalla. Ti arrendi al fatto che io del tuo discorso non stia capendo nulla e smetti di ripetere le cose ad un muro. Appoggio la testa contro la tua. Rimaniamo così per interi minuti, finché tu non giri leggermente il viso e ti avvicini al mio orecchio, poi sussurri "Domani ne parliamo, va bene?". Io annuisco, sempre ad occhi chiusi, mentre sento sul mio collo il tuo respiro, che si fa sempre più rilassato. Sei esausto. Hai lavorato anche tu, in più ti sei macinato chilometri per venire da me e sentirmi lamentare di cose più grandi di me e di te, cercando comunque di fornirmi soluzioni che io nemmeno sono riuscita a captare per la stanchezza psicologica. Mi sento in colpa; avresti potuto passare la serata con chiunque altro, ma sei venuto qui sapendo che ero psicologicamente a terra, mentre ora sei sul mio divano a cercare di fare un miracolo, ovvero impedirmi di passare la nottata a distruggermi. Il senso di colpa aumenta e sto per dirti che sei libero, puoi andare via quando vuoi e non ti obbligo a rimanere qui per me, ma tu mi anticipi e mi chiedi a bassa voce: "Posso rimanere qui per sempre?". Io sento il cuore battere all'impazzata, mi sto risvegliando da un sonno ben più profondo di quello in cui stavo crollando. "No" ti rispondo per smorzare la tensione "tua mamma mi sgrida e dice che non ti faccio tornare a casa".
Inizi a ridere e mi ricordi che tu hai dei genitori normali, che vedendo il figlio felice lo incoraggiano a continuare a vedermi: mi sembra fantascienza. I miei mi avrebbero già detto che hai una cattiva influenza su di me perché mi costringi a pensare e riflettere con la mia testa, uscendo dagli schemi che mi vogliono imporre loro. In realtà lo hanno già fatto, ma non te lo dico, mi tengo per me l'ennesima pugnalata che mi hanno inflitto.
Sei talmente disponibile che mi sento una merda, al punto che ora la mia paura è che torni in auto stanco e ti ritrovi ad abbracciare qualche albero. Lo sai già, riesci ad anticipare anche questo pensiero e mi dici "e non preoccuparti per me, torno a casa quando stai meglio, tanto ho bevuto caffè e non mi stampo da nessuna parte". Con te sono superflue anche le parole, sai già tutto. Mi accarezzi il viso e torni con la testa sulla mia spalla. "Non preoccuparti" mi dici continuando ad accarezzarmi "si risolve tutto". "E se non succede?" "Allora puoi prendertela con me; mi tiri un pugno così forte che imparo a non darti false speranze". Improvvisamente mi sento tranquilla, come se effettivamente non ci fosse niente di cui preoccuparsi. Allento la tensione sulle spalle e reclino la testa per dormire. Mi prendi di nuovo la mano ed appoggi la testa indietro anche tu; il tuo respiro diventa sempre più rilassato e profondo, sino a che ti addormenti sul divano. Penso di aver dormito per un po' anche io, perché ho perso la concezione del tempo. Al nostro risveglio, ti ricordo che devi tornare a casa e che aspetto un tuo messaggio per sicurezza. "No, tu ora dormi. Non aspettare messaggi". Non capisco se il senso sia che ora non torni a casa ma vai altrove, quindi non insisto. Ti ringrazio e ti chiedo ancora scusa. Mi abbracci forte, uno di quegli abbracci che non ricevevo da oltre un anno perché chi me li dava così non fa più parte della mia vita. Mi hai fatto sentire al sicuro anche mentre te ne stavi andando via, cosa molto complicata. Non ti sarò mai grata abbastanza.
Dici di non volere che io aspetti il tuo messaggio sveglia, quindi mi dici direttamente che non me lo manderai: "Così almeno vai a dormire ora anziché tra 40 minuti". Tornato a casa però il messaggio me lo hai scritto.
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abr · 1 year
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La chiusura degli ultimi tre reattori nucleari tedeschi (...) è il più grosso crimine climatico commesso in Europa (...).
Gli ultimi tre reattori che verranno spenti oggi, reattori ad acqua pressurizzata modello Konvoi da 1300-1400 MW di potenza elettrica netta, hanno operato negli ultimi anni con un fattore di carico di circa il 94%, ovvero per 8400 ore/anno, producendo quindi 34 TWh annuali di energia al prezzo di emissioni di CO2 equivalenti di appena 4 grammi/kWh.
Nell'ottimistica ipotesi in cui il loro apporto verrà sostituito con un mix delle altre fonti energetiche tedesche (carbone, eolico e gas le principali), l'intensità carbonica (passerà a) 550 grammi di CO2 equivalente per kWh: questo significa che ogni anno a partire da oggi la Germania emetterà 18,7 milioni di tonnellate in più di CO2 per produrre energia elettrica.
Se le centrali fossero infatti state mantenute in attività, e fossero state spente centrali a lignite al loro posto (che hanno intensità carbonica superiore a 1000 grammi di CO2/kWh), il risparmio sarebbe stato di 30 milioni di tonnellate di CO2/anno. (...)
Eppure, sui social dei movimenti ambientalisti si registra un assordante silenzio. I tedeschi garantiscono che il piano per portare la Germania al 100% di energia rinnovabile (per la produzione elettrica) entro il 2035 continua: se anche fosse, la scelta di chiudere le centrali nucleari prima di quelle a carbone costerà 360 milioni di tonnellate di CO2 in più, alla faccia del carbon budget.
Il problema è che non sarà così: dietro alle promesse di nuove installazioni eoliche e solari, la Germania si prepara ad allacciare 25 GW di nuove centrali a gas (...) per compensare l'intermittenza delle rinnovabili, entro il 2030. E probabilmente non basteranno: ne serviranno in totale fino a 90 GW, perché anche quando la Germania produrrà energia rinnovabile pari al 100% del suo fabbisogno questa produzione non avverrà quando la rete ne ha bisogno.
Al netto di un po' di accumulo, resteranno oltre 5.000 ore/anno in cui la domanda non è totalmente coperta, e quindi andrà bruciato il gas; nelle ore rimanenti si avrà sovrapproduzione, e si dovrà buttare l'energia prodotta (curtailment) o esportarla (...).
Considerate le condizioni eccellenti in cui versano gli impianti nucleari tedeschi (non solo quelli che verranno spenti oggi, ma anche quelli chiusi negli scorsi anni), avrebbero tranquillamente potuto continuare ad operare per altri 10-15 anni in piena sicurezza, e probabilmente molto di più (...).
Per il momento, comunque, il governo non ha ancora dato i permessi per lo smantellamento delle centrali: questo vuol dire che in linea teorica i reattori restano riavviabili (...) in caso di emergenza energetica. Lo smantellamento (...) richiederà in totale una quindicina di anni e costerà alcune decine di miliardi. Non saranno però soldi dei contribuenti: l'industria nucleare ha già accumulato il tesoretto necessario durante il funzionamento (c'è una quota per il decommissioning che è inclusa nel prezzo del kWh, di cui costituisce circa il 3%, e al termine della vita dell'impianto è immediatamente disponibile).
Resta irrisolto invece in Germania il nodo della gestione dei rifiuti radioattivi: l'odio antinucleare diffuso nel paese da decenni di propaganda verde (i libri catastrofisti della scrittrice Gudrun Pausewang sono ancora oggi lettura obbligatoria in molte scuole tedesche) rende molto difficile trovare un sito dove costruire il deposito geologico per il combustibile esausto, a differenza di quanto avviene in Francia, Svizzera, Svezia e Finlandia.
D'altra parte, la Germania ha rimandato per anni anche la costruzione di un deposito definitivo per i rifiuti radioattivi di origine industriale e ospedaliera, fino al punto in cui il sito di stoccaggio della miniera di Asse (che quando è stato avviato, negli anni '60, doveva essere temporaneo) non ha iniziato a deteriorarsi, fatto che a sua volta ha dato origine a una serie di leggende metropolitane sulle "scorie nucleari nelle miniere di sale": in realtà Asse non ha mai contenuto materiale nucleare di alto livello, bensì rifiuti radioattivi ospedalieri e industriali di medio e basso livello. (...)
Un ultimo dato sulla chiusura dei reattori nucleari tedeschi è il seguente: la produzione degli ultimi 3 impianti che vengono spenti oggi è pari a circa il 15% della produzione di energia elettrica da carbone in Germania, che coincide (circa) con la percentuale il cui fabbisogno di combustibile viene soddisfatto dalla miniera di Garzweiler, recentemente espansa a spese del villaggio di Luetzerath, abbattuto per fare posto alle immense scavatrici Bagger-293. All'epoca l'espansione della miniera fu fortemente contestata dagli ambientalisti, che dovettero essere sgomberati dalla polizia. 
via https://www.today.it/opinioni/chiusura-centrali-nucleari-germania.html
Le contraddizioni pseudoambientaliste esplodono come talebani, una via l'altra.
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voracita · 8 months
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Ti trema un poco la mano, mentre la prendo e l'accarezzo, entrandoti in casa dalla porta che hai già spalancato sentendomi salire.
Abbiamo alcune ore e avverto già l'urgenza fisica, scorgendo la tua scollatura e i tuoi occhi un po' bassi; e tuttavia questo tremolio voglio gustarlo, coltivarlo. Ti dico, dammi da mangiare, da bere, scelgo la poltrona per me, per te il tappeto, dinanzi.
Apri del vinsanto, prendi dei cantucci, è indispensabile perchè io mangi che la tua camicia bianca si dilegui, apposta, come bandiera di bianca di resa, fuori dalla tua porta, alla maniglia, sul pianerottolo.
Sono qui dopo meno di un mese, per le tue grandi mammelle da rovinare, per la tua fica che ricordo bene, liquida e stretta, di cui necessito per disperdere seme e troppe verbose tentazioni.
E' il tuo premestruo, i seni sono tesi, più pesanti ancora, e dolgono quando li libero dalla costrizione del reggiseno, e li massaggio con vigore.
Mi racconti di uomini immaginari e di quelli reali, frasi, accenni spezzati dai lamenti, mentre in pochi istanti sei già prossima a un orgasmucolo da ragazzina troppo arrapata, che ti faccio avere solo per indurti a più vergogna, e più bisogno ancora.
Ho frustini, mollette, spilli da puntare sulla carne dei tuoi seni, e altre piccole e insistenti violenze da compiere.
Quanto ai miei attributi maschili, mi spoglio a pochi centimetri dalle tue pupille dilatate, mi osservi, mi lascio annusare, poi ti lego i polsi a modo mio, oggi non toccherai nulla, affatto. Ti premo i coglioni e il cazzo contro le guance, contro il viso, contro la fronte e gli occhi, rilascio qualche goccia di piscio dal mio cazzo e con quella ti bagno le labbra, e quanto alla gola ci sputo dentro, perchè non si secchi.
Il resto poi è mungerti strizzando e torcendo i tuoi capezzoli fino al dolore lancinante, e poi il cazzo che scivola nella passera gonfia e infiammata, soprattutto dalle spalle, da dietro, in piedi o piegata sul tavolo oppure a 4 zampe sul terrazzino del tuo tinello, mentre il sole declina.
Ho sborrato tre volte nella tua fica, in queste ore, e ogni volta ho raccolto il succo del nostro godimento spremuto dal tuo sesso freneticamente masturbato, non appena fottuto - per spargere il liquido biancastro e oleoso sui tuoi grossi capezzoli dolenti, e mungerli, e schiaffeggiarli, e morderli ancora succhiandoli come dovessero dare a loro a volta altro succo. Non ti ho permesso di rivestirti, quando esausto ho deciso di andare. Una giaccone, le mutande infilate su tirandole bene in modo da sparire fra le natiche e la fessura della fica. Sei una degna puttana, ti ho apostrofato così per le scale del palazzo.
Non ho avuto bisogno di aggiungere altro: sei entrata in auto, hai lasciato lì le mutandine zozze e un ultimo orgasmo con cui hai profumato l'abitacolo del tuo odore di cagna montata, soddisfatta.
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speravodimancarti · 8 months
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Mi volevano ancora bene, ma allo stesso tempo si odiavano a morte.
E non capivano che il loro odio pesava su di me come un macigno.
Facevano finta di niente, si abbracciavano e, a volte, riuscivano persino a baciarsi.
Ma io non la bevevo.
Con la coda dell'occhio vedevo le loro facce schifate quando le labbra si separavano, e se non fosse stato per me, ero certa che avrebbero persino sputato in terra, pronti a espellere ciò che non volevano facesse più parte di loro.
E a me toccava vivere tutto quello strazio.
Perché non è affatto vero che i bambini, anche se piccoli, non capiscono ciò che gli accade intorno.
Nossignori.
Io sono un bambino, e per di più piccolo, ma ho capito perfettamente che i miei genitori non si amano più.
E cosa dovrei fare?
Appellarmi a un giudice in grado di farli innamorare di nuovo?
Oppure chiamare Dio e spiegargli la situazione?
La verità è che quando l'amore finisce, è difficile che ricominci, praticamente impossibile.
Credo che mamma e papà stiano solo cercando di stringere i denti e aspettare che io cresca; che l'inevitabile, almeno per me, diventi meno amaro di quanto non lo sarebbe se decidessero di farla finita ora.
Ma io sto male.
Perché vederli così distanti mi fa stare male.
Credo che parlerò con loro.
Li farò sedere uno di fianco all'altro di fronte a me.
Poi comincerò con la mia arringa.
Voi siete i miei genitori, dirò, cercando di assumere un tono solenne.
E in quanto genitori, avete il dovere di tutelare la mia felicità.
E qui mi fermerò un attimo, per cercare di generare in loro la giusta dose di senso di colpa.
Poi riprenderò, sempre con autorità, e dirò qualcosa del tipo: E se non vi amate più, allora fatela finita subito, perché io, così, non posso andare avanti.
Trovatevi qualcun altro: un cane o un gatto, quello che vi pare, ma fate in modo di smettere di litigare e di tirarmi da una parte all'altra come se fossi un burattino.
Un colpo di tosse di circostanza per riprendere fiato.
Poi via al secondo tempo.
Io non sono un burattino!
Io sono vostro figlio.
Effe-i-gi-elle-i-o.
Figlio, vi suona familiare questa parola?
Lo spero, perché è ciò che sono e intendo esserlo per sempre.
Con o senza di voi... intendo insieme.
E se non potrò essere figlio di entrambi, allora sarò figlio di mamma ma anche figlio di papà.
A giorni alterni, come le targhe delle macchine quando l'aria diventa irrespirabile.
Nuova pausa ad effetto.
Poi, gran finale.
Allora, si può sapere che intenzioni avete?
Volete continuare a pesare sulla mia schiena come un macigno, oppure vedermi crescere felice e sano di mente?
Avanti, ditemelo un po', cosa volete fare?
E giunto a quel punto, lascerò loro la parola.
Sperando che abbiano davvero qualcosa da dire.
Almeno un sì, oppure un no.
L'importante è che non debba assistere a uno di quei silenzi imbarazzanti che non portano mai a nulla.
Sì, farò proprio così.
Metterò i miei genitori con le spalle al muro.
Prima che siano le mie, di spalle, a rompersi sotto il peso del loro "non amore".
Ora basta, vado a letto, sono esausto.
Tra un po' papà verrà a raccontarmi una favola, poi sarà il turno di mamma e delle sue carezze.
E io chiuderò gli occhi e farò finta di dormire, e loro cominceranno a discutere di nuovo, di là in salotto.
Credetemi, non è affatto facile fare il figlio.
Non quando lo sei "solo" per via di un pezzo di carta che lo certifica.
L'ho già detto ma lo ripeto: sono stanco.
Adesso dormo.
Questa sera niente favola e niente carezze.
Perché questa sera voglio essere un bambino grande, quasi un uomo per la verità, e domani chissà...
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yoganostress · 1 year
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SAT SANG SUL POTERE DI ADESSO LETTURE CONFRONTI MEDITAZIONI & COACHING from Yoganostress.it Vito Perillo on Vimeo.
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Tuttavia, è fondamentale notare che il Potere di Adesso potrebbe non essere adatto a tutti. Questo percorso potrebbe non essere la scelta giusta per coloro che: - Sono completamente identificati con la loro voce interiore e il flusso incessante di pensieri, come suggerisce Eckhart Tolle. - Sono rigidamente ancorati alle loro opinioni e non sono disposti ad aprirsi a nuove prospettive. - Credono di avere già tutte le risposte e non sono disposti a imparare e crescere.
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rk-tmblr · 1 year
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Portami fuori a cena -[JJK draft]
Mentre con le dita sistemava con premura la lunga treccia, nonostante questa tenesse già ordinatamente i suoi morbidi capelli ciano, ridacchiava sommessamente non riuscendo a cancellare dalla propria mente lo sguardo sbigottito del receptionist con il suo timido viso arrossato per l'imbarazzo e la sua voce tremolante. Era giovane dalla pelle olivastra e carino per le lunghe ciglia ramate, impacciato con le donne a causa di un'ingiustificata carenza d'autostima: secondo il suo giudizio, con quelle intriganti lentiggini ed i vispi occhi smeraldo avrebbe sicuramente potuto fare strage di cuori, se solo avesse voluto. Un “che peccato” appena dispiaciuto lasciò le sue labbra tinte di rosso e continuò a guardare il proprio riflesso nello specchio dell'ascensore, ricercando maniacalmente la minima imperfezione che avrebbe potuto rovinare la sua presenza. Ma non ce n'era nemmeno una: era splendida nel lungo abito nero che metteva in risalto le sue forme femminili e leggiadre, audace ma non troppo, la vita stretta dalla cintura firmata e le belle gambe scoperte dallo spacco laterale, slanciate dai tacchi a spillo di vernice scarlatta. Accarezzò con l'indice le lunghe ciglia e poi i pendenti dorati alle orecchie, intanto che quella scatola di metallo saliva i piani dell'edificio fino alla meta prefissata. Era indecisa se tirare fuori dalla borsetta a mano la cipria, ma i suoi occhi guizzarono ai numeri verdi riflessi che la costrinsero a prendere una decisione. Allora si voltò e pochi secondi dopo le porte dell'ascensore si aprirono. Con passo lento e deciso superò la soglia e s'incamminò verso la sua scrivania, orgogliosa degli sguardi invidiosi delle dipendenti e di quelli ammaliati dei loro colleghi, che sussurravano complimenti alle sue spalle man mano che avanzava. 
«Ciao, Kento-kun» proferì suadente, fermandosi di fronte alla sua postazione.
L'uomo, indaffarato nel proprio lavoro, non sollevò nemmeno lo sguardo sulla sua figura, limitandosi a salutarla monocorde con le carte in mano da controllare e serializzare. Non che volesse essere scortese nei suoi confronti, semplicemente preferiva non essere disturbato quando era alle prese con l'ennesima richiesta assurda del suo capo, gli errori dei suoi colleghi incompetenti oppure le offerte pressanti dei clienti.
«Mi spiace ma oggi non ti lascerò fare le ore piccole qui in ufficio,» raggirò la scrivania e lo affiancò poggiando una mano sulla sua spalla, «Questa sera mi porti fuori a cena» disse categorica, sfruttando quella presa per far girare la sedia nella sua direzione e costringerlo a rivolgersi a lei.
«Mei-san, sono occupato, al momento-» tentò di protestare, ma sbagliò le parole e venne prontamente interrotto.
«Quindi concludi quello che stai facendo e poi mi porti in un bel locale» gli sorrise allusiva «Oh, sai bene quanto mi piacciano gli uomini d'affari che sanno fare soldi...» sussurrò accarezzandogli il viso e sistemando alcune delle ciocche bionde dietro l'orecchio, «Ma ora sono più in cerca di attenzioni, Ken.» 
Lo vide sospirare esausto e questo non fece altro che sottolineare il bisogno di lui di prendersi finalmente una pausa. Lo conosceva bene, l'aveva compreso sin dai primi giorni che avevano condiviso come compagni all'Istituto: era una persona integerrima, seriosa, impeccabile nei modi e nelle parole, dall'elevato senso di responsabilità, uno stacanovista perfezionista ed instancabile; però fin troppo rigido e severo con se stesso, che spesso dimenticava il vero significato di “vivere la vita”. Ecco perché lei era lì: aveva intrapreso l'abitudine di trascinarlo fuori da quell'asettico e apatico ufficio un due o tre volte alla settimana, quando anche lei era libera dal proprio impiego, così che potessero spendere del tempo assieme e rilassarsi lontani dai libretti, cifre e firme da capogiro.
«Avanti, su! Ti aspetto giù in sala d'attesa,» lo incentivò ad affrettarsi con quel compito «Mi diverto un po' con il timido pel di carota alla reception, intanto. Vedi di non farmi aspettare troppo, altrimenti esco con lui!» lo provocò pur sapendo che non avrebbe ottenuto alcun risultato da quella frecciatina, anzi temette che forse avrebbe potuto usarla di proposito per sbarazzarsi di lei.
Non glielo avrebbe lasciato fare: sarebbe risalita a quel maledetto piano e lo avrebbe costretto ad andare via utilizzando la forza, anche se questo significava portarlo in braccio come una principessina. Salutò il suo Rapunzel scoccandogli un baciò sulla guancia e se ne andò via ammiccando e ripetendogli di non dimenticarsi di lei. Per sua fortuna il rossetto che aveva scelto quel giorno era un indelebile, tuttavia, per l'espressioni incuriosite dei presenti, avrebbe preferito di gran lunga che il rosso gli stampasse la guancia.
«Mi hai lasciato da solo con questi matti, Yu!» borbottò a denti stretti togliendosi gli occhiali e strizzando con due dita il ponte del naso, «Se fossi qui, te ne direi più che quattro!» 
Scosse la testa e, ignorando i bisbigli che si erano levati all'uscita della donna, ritornò alle sue carte. Gli occhi attenti scorrevano da numeri a nomi stampati nero su bianco, contemporaneamente le dita digitavano contro i tasti della tastiera eppure... mentre il suo intero corpo sembrava essere ritornato tranquillamente in modalità lavoro, la sua mente non era rimasta affatto imperturbata dall'incontro. La sua voce melodiosa gli rimbombava nelle orecchie e nel risentire le sue ultime parole avvertì un fastidio pulsargli come una vena sulla tempia sinistra. Improvvisamente mollò tutto, asfissiato dal nodo della cravatta ci passò attorno indice e medio per allentarlo così da ritrovare sollievo nel respiro, poggiò le mani sulla scrivania per ritornare nuovamente sul da farsi ma qualcosa a lui ignaro lo bloccò e le strinse forte in due pugni.
Mi diverto un po' con il timido pel di carota...
Vedi di non farmi aspettare troppo,
altrimenti esco con lui!
Sollevò appena la manica sinistra, il giusto per poter fissare l'orario segnato dal quadrante blu dell'orologio dalle grandi maglie d'oro bianco: il suo turno era finito da venticinque minuti e trentasette secondi. Fece un veloce calcolo mentale, ipotizzò che avrebbe finito quella faccenda in una decina di minuti e, preso un bel respiro, afferrò i documenti riordinandoli. Allora si chiese il motivo per il quale, quando aveva chiuso e riaperto le palpebre, invece di ritrovarsi seduto alla propria scrivania, era in piedi dinanzi alle porte metalliche grigie a guardare i piani indicati dalla luce a led verde decrescere.
«Uh? Kento-kun, finalmente!» lo salutò nuovamente con tono divertito.
Rosso malpelo, dietro al bancone aveva il viso a chiazze scarlatte ed un sorriso forzato, non riusciva a celare per niente l'imbarazzo che gli faceva tremare le mani e sudare freddamente la fronte. Lei era elegantemente poggiata dall'altra parte del bancone, in una mano la cravatta cerere del ragazzino, gli affilati occhi nocciola luccicanti e le carnose labbra tirate in un colpevole ghigno. Non provò pena per lui per essere caduto nelle sue grinfie, non provò a riprendere lei per dilettarsi nel mettere in difficoltà un misero ragazzino. Strinse impercettibilmente il manico della valigetta e restò in silenzio, camminando nella loro direzione.
«Allora? Hai già in mente dove portarmi a cena?» gli chiese una volta vicino, affiancandolo e prendendolo per un braccio, «Sai, oggi ho proprio voglia di bak kut teh!» suggerì il nome di un buon ristorante in cui sarebbero potuti andare, mentre lo seguiva a ruota «Oh, ciao pel di carota! Sei stato carinissimo!» si voltò un attimo per schiacciare l'occhio alle sue spalle, intanto si strinse maggiormente all'altro, godendo della sensazione di disagio che era in grado di suscitare ad entrambi.
«Mei-san, quante altre volte devo ricordarti di non presentarti di punto in bianco nel mio ufficio?» proferì serio, usciti a braccetto dall'enorme edificio.
«Andiamo, Ken! Vediamo di rimpiazzare quel noioso broncio con un bel sorriso dal sapore di Hibiki!» propose, intanto che sfiorava con le dita della mano libera la pelle liscia della sua guancia destra e parte della mascella ben delineata.
La sua non-risposta era sufficientemente eloquente da sé.
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Nasce il prodotto da forno ricavato da scarti dell'industria agroalimentare
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Nuovi prodotti da forno ad elevato valore aggiunto realizzati con l’utilizzo di proteine e molecole benefiche ricavate da scarti dell’industria agroalimentare. È l’obiettivo del progetto PROVIDE, che conta su un finanziamento di circa un milione di euro e vede la partecipazione di un consorzio di sei partner internazionali, tra cui ENEA. I primi risultati saranno presentati lunedì 22 maggio a Roma presso Sapienza Università di Roma nel corso dell’evento Evolution beyond Innovation in Circular Food Systems - Open event, organizzato dall'Agenzia in collaborazione con METROFOOD-IT. “Pane, pizza, biscotti e molti altri prodotti da forno sono tra gli alimenti più comuni e convenienti da consumare in luoghi, tempi e condizioni diverse. Ed ora, grazie a questo progetto, avranno tra i loro ingredienti nuove fonti proteiche e molecole dalla funzione nutrizionale e nutraceutica per rispondere alla crescente domanda di una dieta diversificata, sana e sicura”, spiega Claudia Zoani, ricercatrice ENEA della Divisione Biotecnologie e agroindustria e referente del progetto. “Inoltre - prosegue - queste molecole possono essere estratte direttamente dai sottoprodotti di altre filiere agroalimentari. In questo modo, saremo in grado di promuovere concretamente la sostenibilità e la circolarità delle produzioni e ridurre gli scarti, garantendo qualità e sicurezza dei nuovi prodotti”. I ricercatori sono al lavoro sui nuovi ingredienti benefici provenienti da scarti lattiero-caseari (produzione annua: 180-190 milioni di tonnellate), semi oleaginosi e residui di fermentazione della birra (produzione annua: oltre 40 milioni di tonnellate). “Abbiamo concluso due attività strategiche per il progetto, ossia l'identificazione e l’estrazione delle molecole e le attività dei focus group nei diversi Paesi, Italia inclusa, finalizzate a valutare l’accettabilità dei nuovi prodotti da parte dei consumatori. Ed ora sono in corso le prove di panificazione e la caratterizzazione dei nuovi prodotti da forno in termini di qualità e sicurezza alimentare”, aggiunge Zoani. Per il progetto PROVIDE il team ENEA ha impiegato diverse tecnologie di estrazione a basso impatto ambientale, come quella a membrana che consente di separare componenti mirati come proteine, lattosio e riboflavina (vitamina B2) dal siero di latte e fibre dal grano esausto dei birrai senza l’uso di additivi chimici, oppure l’impianto a CO2 supercritica(pressione a 73.8 bar e temperatura a 31°C) che rappresenta un'alternativa non tossica ed economicamente vantaggiosa per l’estrazione di composti aromatici (polifenoli e flavonoidi) e volatili da sottoprodotti alimentari, in particolare dai semi oleaginosi come quelli di girasole. “Queste tecnologie sono già utilizzate nell’industria alimentare e attraverso il progetto PROVIDE valorizzeremo i diversi sottoprodotti per ottenere cibi sempre buoni, più sani e a zero sprechi. Pensiamo solo al siero del latte: è il principale sottoprodotto della produzione di formaggio. Con 10 litri di latte si producono un chilogrammo di formaggio e ben 9 litri di siero di latte ma questo ‘residuo’ contiene sostanze benefiche come vitamine o proteine. Si può così ottenere una maggiore disponibilità di ingredienti fondamentali, che possono migliorare la salute e il benessere dei consumatori, con conseguente aumento di nutrienti essenziali e composti bioattivi nella dieta, o di sostanze che possono migliorare il gusto e l’aroma del cibo”, conclude Zoani. Read the full article
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personal-reporter · 1 year
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Sagra del pesce 2022 a Camogli
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Sarà fritto in 3mila litri di Friol il pesce ligure in occasione della 70esima Sagra del Pesce di Camogli, che si terrà nel caratteristico paesino della Riviera domenica 8 maggio, con iniziative già da venerdì 6. Per il ventunesimo anno sarà ancora Friol, specialista del fritto, a rendere perfetta la frittura, oggi la più famosa d’Italia per l’impressionante maxi padella usata dai cuochi. Si tratta di un appuntamento attesissimo, che porterà nel borgo ligura  circa 100mila persone attratte dalla bontà di un fritto cucinato a regola d’arte e dalla voglia di ritrovarsi dopo due anni di stop forzato. Anche quest’anno la sagra si svolgerà all’insegna della totale eco sostenibilità infatti, oltre a utilizzare materiali compostabili, il Comune e la Proloco di Camogli hanno deciso di trasformare i 3mila litri di olio Friol usati per la cottura in biodiesel grazie a Liso Srl, azienda ligure che ha lo scopo di incrementare la raccolta dell’olio alimentare domestico esausto, recuperando un prodotto perfettamente riciclabile. Dopo l’utilizzo così si provvederà alla raccolta contribuendo a riutilizzare Friol sotto un’altra veste. Visitare Camogli durante l’evento sarà un piacere per tutti i sensi infatti da venerdì, ad attendere i visitatori, ci saranno stand gastronomici con specialità liguri, il sabato c’è la Festa di San Fortunato con mercatino e processione con l’Arca di San Fortunato e i Cristi delle Confraternite genovesi, più uno spettacolo pirotecnico e l’accensione dei caratteristici falò dei quartieri Porto e Pineto. La Sagra del pesce partirà domenica 8 maggio, con la benedizione della padella e del pesce alle 10, a cui seguirà fino alle 13 e dalle 15 alle 17.30 la distribuzione del fritto fornito dalla Cooperativa Pescatori Camogli e da Martini & C. Tutti potranno assaggiare una specialità croccante e asciutta, come Friol sa fare, infatti  questo particolare olio resiste alle alte temperature sino a 230°, senza rilasciare cattivi odori e conservando tutto il sapore originale dei cibi, che sono dorati fuori e morbidi dentro. Sempre domenica, in piazza Colombo alle 9.30, sarà consegnato a Roberto Sassoni, direttore generale di Carapelli Firenze Spa, di cui Friol fa parte, il Premio Camogli istituito dalla Pro Loco nel 2002 per conferire un riconoscimento ai camogliesi di nascita o di adozione che hanno contribuito a dare prestigio, diffondere e valorizzare l’immagine della città in Italia e all’estero. Il ricavato del costo della vaschetta e del piattino-ricordo in ceramica che riproduce la locandina della sagra, opera dell’artista camogliese Alberto Perini,  sarà devoluto per sostenere l’istruzione e i bisogni dei bambini ucraini arrivati a Camogli negli ultimi mesi. Durante la visita vi suggeriamo di andare anche a vedere Ganci Farm, una villa situata sulle colline di Celle Ligure a soli 2 km dal mare in un posto incantevole che gode di una vista senza paragoni. Un’atmosfera romantica e intima, ricca di fascino e relax che rende questa struttura la perfetta location per eventi e non solo. L’atmosfera dei Ganci, si respira già dalla strada per raggiungere la casa: filari di ulivi e vigne, si alternano per far spazio a un giardino di rose, lavanda e glicine. Read the full article
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carraromarco · 2 years
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Giorno 29 senza te.
Questa sarà la penultima cosa che scriverò pensando a te. Come un calendario dell'avvento siamo arrivati quasi alla fine di questo percorso. Ho deciso che prenderò tutte le cose che ho scritto in questo mese e le pubblicherò altrove (non qui dove nessuno mi conosce o mi segue); lo farò un pò per essere da stimolo per chi starà passando momenti come i miei, ma anche lo farò per C. o per M. o per S., quando mi faranno gli auguri di compleanno e chiederanno "Come stai? Come sei stato in questo mese?" ed io a loro non dirò niente. Non parlerò più. Esausto mostrerò quello che ho scritto in questo mese e dirò "Ecco, così è come sono stato in questo mese". Mi chiedo se lo leggerai anche tu: magari distrattamente, magari sotto al post del Fantacalcio su Facebook, magari scorrendo su Instagram uno di quei video di gattini che sempre guardavamo assieme prima di addormentarci la notte. Ma so che, se mai dovessi leggere tutte le cose che ho scritto in questo mese, capirai tante cose. Capirai quanto male sono stato, quanto ho provato a reagire e a sentirmi forte, a ricominciare, a trovare una motivazione diversa che non fosse quella di piangere o disperarmi o pensare a te; capirai che in questo mese non ti ho mai scritto ma di te ho scritto comunque ovunque; capirai che ti ho lasciato i tuoi spazi, che non ho insistito, che non ho voluto invadere; che ho ascoltato quella volta in cui mi hai detto "Credo che mi aiuterebbe stare qualche giorno senza vederci/sentirci" e sono stato bravo, ti ho preso in parola; capirai la solitudine estrema che mi hai lasciato addosso, il burrone in cui mi hai lanciato; ma anche il bene che ancora sento dentro. Credo che se in questo mese non mi hai mai scritto (nemmeno una virgola, nemmeno un "Ciao", nemmeno un "Mi manchi") significa che hai già qualcun altro. Spero sia completamente diverso da me. Pensarti con altri mi distrugge. A volte mi armo di coraggio e apro le nostre conversazioni di Whatsapp; riguardo le foto che ci siamo mandati, tutti i buongiorno e le buonanotti, le frasi dolci e le videochiamate; i messaggi audio non li ho più aperti tanto la tua voce la sento ancora ovunque. E poi per riascoltare quelli dovranno passare anni: ora come ora il coraggio che indosso non è abbastanza. Oggi andando in palestra ho incrociato una macchina tale e quale alla tua (lo stesso modello, lo stesso colore grigio metalizzato); ho pensato "Sei tu" ma poi non eri tu. Fortuna o sfortuna non lo so. Anche camminando in giro per la città alzo le spalle e mi guardo attorno, mi faccio trovare bello, mi sistemo i capelli alzando il ciuffo. Tutto inutile, perchè tu non ci sei.
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Tumblr media
Ho postato 575 volte nel 2022
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Blog che ho rebloggato di più:
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Ho taggato 48 dei miei post nel 2022
#compagnia - 45 post
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#nuove amicizie - 37 post
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I miei post migliori nel 2022:
#5
Il mio cellulare mi avvisa che è al dieci per cento, è esausto..
E tra poco sarà sotto carica.
Ma a chi glielo spiego che sono esausto anch'io, e che non c'è nessuno ad aiutarmi un po'?
12 note - Postate 6 febbraio 2022
#4
Telegram Gruppo ❣️
Buonaseraaaa, cerchiamo nuovi Membri per il nostro bel Gruppo su Telegram. ☺️👋🏻
Nel gruppo sono presenti già un paio di persone divertenti e bot carini 👀❣️
Accettiamo quasi Tutti fatta eccezione di:
• Gente per divertimento/compagnia particolari 🚫
• Gente che vuole soldi 🚫
• Gente che ghosta il gruppo 🚫
Per entrare:
Scrivete i vostri @Nick Telegram in messaggi privati a me per entrare nel gruppo ✍🏻💌
Vi aspettiamo in tanti 💪🏻❣️😎
Se potete, rebloggate così da far girare il post ❣️
15 note - Postate 3 febbraio 2022
#3
GRUPPO TELEGRAM ❣️
Veniteeeee 👋🏻🌝
Siamo attiviii
Lasciate un like o scrivetemi per entrare
Reblogate pls 😌❣️
16 note - Postate 29 aprile 2022
#2
Scrivo un pensiero personale rivolto al genere femminile presente su questo social, nello specifico mi rivolgo ad alcune di queste "persone" che attivano certi tipi di abbonamenti e mance, pensiero in cui esprimo il mio punto di vista.
Innanzitutto la piattaforma Tumblr dovreste sapere sia quella sbagliata per alcune cose, una piccola premessa visto che certe funzioni sono attivabili per altri scopi e certe tematiche sono vietate. Come ad esempio su Twitch altra piattaforma che dispone di questa funzionalità abbonamenti ma non rivolti a certe tematiche anche lì motivo per cui possono essere causa di disattivazione account.
Mi esprimo anche riguardo cosa succede nel fare questo cambiamento, e visto che ognuno è libero di fare quello che vuole del proprio blog, io mi sento libero di esprimermi e di usarlo come punto in cui mi esprimo.
Così facendo, attivando certi meccanismi, convertendo il materiale del vostro blog,
Succedono le seguenti cose:
1 Inizia il vostro essere viste come ragazze non più interessanti da certi punti di vista, bensì da altri, e quindi iniziate ad essere viste come "ragazze only fans", "ragazze che si vendono" in foto e video si intende, iniziate ad essere viste non più come ragazze ma come oggetti acquistabili.
2 Così facendo perdete tutto l'interesse acquisito col tempo, a livello di contenuti, intellettuale, e a livello interpersonale poiché perdete di interesse precedente e la vostra immagine cade.
3 In fine a paragone si perde tanto per poco: Perdete tanta gente, una grossa perdita di gente che seguiva anche da anni magari, per un piccolo compenso di pochi in più, che non sono realmente interessati a voi, ma a cosa avete addosso e alle vostre superficialità, sono persone in cerca di ragazze: o da vedere nude, in posizioni, o per soddisfare certe richieste
Tutto questo per qualche euro in più.
Pensateci bene, guadagnare facile, non vale il prezzo di vedere foto e video vostri in giro PER SEMPRE e salvati su dispositivi innumerevoli.
E non importa la puttanata che dite "tanto nascondiamo la faccia" poiché esistono certe caratteristiche fisiche INEQUIVOCABILI e INIMITABILI.
Qualche euro non vale i vostri sentimenti, ne il potenziale che potreste esprimere nei vostri blog.
Tanti saluti e buon proseguimento a tutti.
@quelragazzodalcuoretroppofragile 👋🏻☺️❣️
22 note - Postate 27 marzo 2022
Il mio post numero 1 del 2022
Gruppo Telegram
Aperto a Tutti ❣️
Abbiamo creato un gruppo telegram con persone carine e divertenti, passate a trovarci ☺️☺️👋🏻
Scrivete o lasciate un like e vi mando il link !
Potete anche mandarmi i vostri @nickname
Vi aspettiamo 😎🤏🏻❤️🔥🎮🤯
73 note - Postate 16 aprile 2022
RIDO AHAHAHAHAHA
😂❣️👀🙊🫂💖🤷🏻‍♂️🙄😈❣️👾☕👀
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my---diary · 2 years
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31/10/2022 • Scudo
Oggi non accuso particolarmente le solite cose perché ce ne sono altre che hanno già colpito abbastanza. Devo dire che è quasi piacevole non sentire il peso delle solite e vecchie cose, la mia sensazione è quasi futuristica nel senso che è come se avessi avuto un assaggio del futuro e la consapevolezza che posso farcela e andrà bene anche se queste cose andranno storte. Certo sarebbe ancora più piacevole non aver dovuto pensare agli altri stress di oggi, ce ne sono stati parecchi e sono esausto. Ma ripeto, è stato meglio così piuttosto che le solite situazioni monotone del cazzo. La cosa bella è che è come se si fosse esaurito lo spazio della mia pazienza, arrivato al limite ho smesso di accumulare per oggi. Ma è andata così perché è stata una giornata molto diversa dal solito e ho fatto parecchie cose, invece in una giornata normale sono abituato ad accumulare fino a superare i limiti dell'accettabile. Questo sfogo l'ho scritto in treno di sera tornando a casa dall'università, ci sono due volti conosciuti in questo treno di cui uno l'ho pure intravisto in città prima. Ogni tanto lo intravedo quando passo per alcune delle zone in cui sono stato oggi.
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voracita · 1 year
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Sono indiscreto e ti osservo nei minimi dettagli, mentre riposi di pomeriggio. Nuda e senza lenzuola, certo - col pelo nero e ricciuto del pube che risalta, centro di gravità e polo magnetico del desiderio, enfatizzando ancora di più il candore della pelle tutta intorno.
Che poi non è candida affatto, a ben vedere. Le sfumature del pallore, che virano nel rosa e poi nel rosso e nel viola, lì dove fanno capolino pieghe, pertugi e mucose. I segni di tessuti, di elastici, di sfregamenti e sfioramenti recenti, con l'inorganico, l'immateriale.
E poi le impressioni dei morsi, il rossore più appariscente delle prese, degli scuotimenti. Ti ruoto intorno, badando di non svegliarti, e mentre quasi sembri galleggiare, di fianco, sul materasso appena incurvato dal tuo peso, rintraccio tutta l'evidenza già archeologica dell'ultimo estenuante amplesso.
Le escoriazioni lasciate dalle mie unghie sulle cosce, le tracce più profonde sulla tua schiena. Quegli schiaffi crudi, che non ho potuto trattenere, sulle tue natiche ben incurvate, mentre ti affondavo dentro come un cavallo lanciato al galoppo. I tuoi seni ancora rossi, infiammati, come la pelle delle guance, perchè a lungo la tua eccitazione si è diffusa in tutto il tuo corpo, senza risparmiarti affanni e godimenti. Il luccichio della pelle bruciante inumidita di saliva, di umori, di gocce di sperma che ho lasciato cadere sulla tua pancia, prima di caderti addosso esausto, dopo aver emesso dentro di te la forza più densa.
Ti dicono pallida, ma io ti riconosco dai tuoi colori intimi, tanti.
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misssprainedankle · 2 years
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La partita era finita da un pezzo ma Nicholas si era attardato in palestra. Mentre i suoi compagni si dedicavano allo stretching, lui aveva scelto di aiutare il coach e gli assistenti a sistemare la palestra.
Dopo una partita c'erano molte cose da fare e lui non aveva fretta di andare nello spogliatoio. Aveva raccolto e chiuso i palloni, azzerato il monitor del punteggio e riposto il tastierino, aveva perfino fatto il giro delle panchine per raccogliere tutto ciò che compagni ed avversari avevano lasciato a terra: bottiglie, pezzi di scotch medicale, carte di zucchero o caramelle.
Era solito farlo: suo padre, il "generale" Michael Ross, fu il suo primo allenatore. In palestra, come in casa tutt'ora, pretendeva che tutti facessero del loro. E a Nick non era mai pesato. Era un momento che si ritagliava per scaricare l'adrenalina dell'incontro prima di crollare esausto a terra per lo stretching.
Quando finalmente ebbe finito, era rimasto solo lui a bordo a campo. Il coach e gli assistenti stavano andando via. Una manciata di pubblico stava ancora chiacchierando il palestra ma ormai erano vicino alle porte di uscita. I suoi compagni e gli avversari facevano baldoria sotto le docce negli spoiatoi e stavano andando via alla spicciolata.
-Nicholas, chiudi tu la palestra?-chiese il coach passandogli vicino
-Si coach! Tranquillo ci penso io- rispose il giovane sedendosi a terra pronto a rilassare ogni singolo muscolo del corpo.
-Mi raccomando tutte le luci-lo apostrofò allontanandosi.
Nick sorrise annuendo.
Coach Meltin tornò indietro, si abbassò per guardare il suo capitano negli occhi. Gli appoggiò una mano sulla spalla:- Ottima partita ragazzo! Veramente ottima partita!
-Grazie coach... siamo stati grandi!
Si salutarono e Nick iniziò a stirare i muscoli delle braccia. Tenere incollata alle mani una palla da 650 grammi può sembrare un gioco da ragazzi. Una partita di basket dura solo 40 minuti di azione vera, poi tra riscaldamento, saluti, sorteggio, sospensioni, falli, tempi può arrivare a quasi 2 ore. Ma la tensione muscolare... quella te la porti addosso fino al giorno dopo.
Le spalle erano indolenzite così come i bicipiti ed i quadricipiti.
Si stava portando la gamba al petto per sciogliere il quadricipite quando entro Jake.
-Ehy Kappa! Ancora così stai?
-Oggi me la sono presa easy!-rispose Nick continuando lo stretching.
-Vuoi che ti aspetti? Andiamo giù al Grapes a bere una cosa con alcuni dei ragazzi
-No grazie, vai tranquillo, stasera mi vedo con Arianna
Jake alzò le spalle:-Come non detto! Comunque avversari tutti via e tu sei l'ultimo di noi. Ti ho già spento le luci. Manca solo la palestra e lo spogliatoio. Ti blocco la porta quando esco così puoi farti la doccia tranquillo
Nick annuì :-Grazie J!
Jake sarebbe stato un ottimo capitano negli anni a venire. Aveva a cuore ognuno della squadra e rispetto per gli avversari e per la palestra.
-Non bevete tanto mi raccomando!
Jake rise:-Noi??? Naaaaa
-Vai, cretino! -fece cenno con la mano Nick ridendo.
Quando l'ultimo compagno uscì dalla palestra, Nick si distese a terra passandosi entrambe le mani sul volto e tra i capelli ancora inumiditi dal sudore.
Gemette di dolore finalmente per liberarsi da questo peso che dal secondo tempo dell'incontro si portava dentro.
Si mise seduto, si tolse la scarpa destra velocemente ed iniziò ad allentare al massimo e con cura i lacci della scarpa sinistra. La tolse cercando di fare meno pressione possibile. Nonostante ciò gli sfuggì un gemito.
-Cazxo, cazzo, cazzo!- imprecò
Il respiro era pesante ed affannato.
Srotolò il calzettone esponendo piano piano il piede nudo sottostante fino ad arrivare alle dita.
Lì si fermò e distese la gamba a terra.
Guardò la caviglia. Non c'erano dubbi. Era slogata. E non una distorsione di quelle da un paio di giorni e via. Sul collo del piede, sul dorso e sul malleolo esterno si intravedeva la pelle di un colore diverso rispetto al resto della carnagione. Una leggera ombreggiatura che a breve sarebbe diventata nera, viola, rossa. Sul malleolo, la mancanza di sostegno da parte della scarpa da ginnastica, stava apparendo un gonfiore grande quanto una pallina da golf.
Si passò una mano sulla giuntura, accarezzando dapprima il piede, stringendolo poi per misurarne il dolore.
-Aaarghh!- sobbalzò da solo non appena la mano strinse il malleolo ferito.
Si sdraiò di nuovo battendo il pugno sul parquet di gioco.
Chiuse gli occhi e rivide la scena.
A metà del secondo tempo, il suo marcatore avversario si era fatto più insistente. Non riusciva neanche a prendere la palla che subito se lo ritrovava attaccato al culo.
Non aveva neanche saltato, ecco perché nessuno se ne era accorto. Era un'azione come un'altra. Un passaggio troppo lungo. Nick che si sbilancia per non mandare quel pallone perso. Il peso del corpo tutto sul piede sinistro, essendo il destro sollevato da terra. Si sporge sulla punta del piede alzando il tallone da terra. Afferra la palla. Va per riappoggiare il tallone ma sente di calpestare qualcosa.
È il piede dell'avversario.
Lui sì che si accorge di tutto. Non può non sentire la pistata e la caviglia di Nicolas girarsi malamente verso terra. Nick lancia la palla in campo e si accascia.
Neanche il tempo di cadere che si rialza subito per non destare preoccupazioni.
Un lampo di dolore scoppia nella caviglia e si irradia per tutta la gamba fino al ginocchio ed ancora più dolorosa fino alla punta delle dita del piede.
Passano 10 secondi in cui non ci capisce nulla. Ma si ritrova di nuovo la palla in mano e lancia da 3 senza neanche mettere a fuoco il canestro perché l'unica cosa che vorrebbe fare è girarsi e vomitare. Ma anche stavolta prende in pieno il canestro e la folla esulta.
I compagni gli corrono incontro ed esultano. Jake gli salta in braccio e Nick sente tutto il peso sul piede slogato. Non cade per miracolo.
Il resto della partita passa tra una stretta di denti ed una sudata fredda dietro l'altra.
Alla fine del quarto ormai non sente più nulla. Sente solo la scarpa stringere terribilmente e le dita formicolare. Il resto è solo dolore.
Riaprì gli occhi. Si alzò sulla gamba buona e saltellò fino alla borsa dei medicinali volutamente lasciata fuori e prese il ghiaccio secco. Con un pugno lo azionò. Si sedette sulla panca, allungò la gamba e lo poggiò sul piede dolorante
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