#stato di eritrea
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L’assassino. Nei suoi trentacinque anni di vita Rickard Andersson è stato un fantasma. Non era nei radar della polizia, si sono affrettate a chiarire le autorità. Il fatto è che non era neanche in quelli dei servizi sociali, nonostante fin dalla scuola dell’obbligo avesse mostrato una marcata tendenza all’isolamento, acuitasi nell’età adulta, al punto che, già privo di amicizie, aveva finito per tagliare i ponti anche con la famiglia. Un uomo solo e senza lavoro, che del resto neanche cercava (perdendo così il diritto a un qualche sussidio); si era iscritto al Campus in cui ha commesso la strage ma non aveva concluso niente. Ce l’aveva con la scuola? Con chi la frequentava (per lo più persone di origine straniera, che cercavano, studiando, di migliorare le proprie quotazioni sul mercato del lavoro)? Ad ora non lo sappiamo, ma una considerazione è inevitabile: quello che un tempo era l’invidiato Welfare svedese se lo è perso, uno come Rickard Andersson, lasciandolo macerare ai margini della società. Gli unici momenti in cui sembra essere esistito, per lo Stato svedese, sono stati il taglio dei sussidi e – incredibile a dirsi – la concessione del porto d’armi per la caccia. Adesso, tardivamente, tutte le forze politiche (con la contrarietà di parte dei Democratici di Svezia, estremisti di destra che decidono l’agenda del governo) si affannano a chiedere controlli più severi e restrizioni nelle licenze; tutto sommato, è stato detto, i fucili semiautomatici non sono necessari per sterminare lupi e orsi, attività cara a molti svedesi, fieri di mantenere le tradizioni venatorie degli antenati vichinghi.
Le vittime. Non si conoscono ancora tutti i nomi delle persone (sette donne e tre uomini) che Andersson ha ucciso. Tra loro, Elsa Teklay, giovane madre eritrea di quattro bambini che cresceva da sola, perché il marito è in Italia; Aziza, un’insegnante curda che sarebbe andata a breve in pensione; un ragazzo siriano, Salim Iskef, che avrebbe dovuto sposarsi a luglio; siriano era anche Bassam al Sheleh, un fornaio dall’allegria contagiosa, racconta la clientela del suo negozio; e ancora, un giovane afgano, Ali Mohammed Jafari, che lascia moglie e un figlio. Come si vede dalla nazionalità delle vittime, si tratta di persone che, in periodi diversi, hanno lasciato i loro Paesi devastati da guerre e miseria per godere della sicurezza – e dei diritti – offerti dalla Svezia, la “superpotenza morale”. Mentre le loro famiglie le piangono, le comunità immigrate di tutto il Paese hanno paura; gli abitanti di fede musulmana di Örebro esitano a recarsi in moschea per paura di altri attacchi, altrove istituzioni religiose e culturali dei Paesi extraeuropei assoldano vigilanti privati.
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Cari Vecchioni e Scurati, ho ascoltato il vostro intervento in piazza a Roma e vi ringrazio per aver ricordato a tutti la Storia gloriosa e "illuminata" dell'Europa.
Probabilmente vi hanno chiesto di essere brevi, cioè deve essere stato questo il motivo per il quale avete ricordato solo una parte del nostro passato.
Se permettete vorrei completare il ricordo.
Avete parlato di un'Europa bellissima, io vorrei parlare di un'altra Europa.
Un'Europa un po' meno bella, diciamo "un tipo".
L'Inghilterra di Shakespeare e John Milton, ad esempio, che si è distinta per aver costruito il più grande impero della Storia. Per le guerre coloniali, i genocidi, le carestie provocate (India e Kenya), per la tratta degli schiavi atlantica, lo sfruttamento brutale di risorse e popolazioni (India, Africa, Australia) e per essere stata responsabile di milioni di morti per circa 500 anni.
Lettura consigliata:
"Il crollo" (Things Fall Apart) – Chinua Achebe
La Spagna di Cervantes invece, la ricordiamo per la conquista delle Americhe, per lo sterminio e riduzione in schiavitù di milioni di indigeni (Aztechi, Maya, Inca), per lo sfruttamento delle risorse dell'America Latina con il sistema delle encomiendas, per le violente repressioni coloniali nelle Filippine, in Nord Africa e Caraibi.
Lettura consigliata:
"La voragine" (La vorágine) – José Eustasio Rivera
Che dire della très chic Francia di Cartesio, il secondo impero coloniale per grandezza, distintasi per conquiste brutali (Algeria, Indocina, Africa occidentale), per i massacri coloniali, il genocidio in Algeria (1,5 milioni di morti nella guerra d'indipendenza), le repressioni in Madagascar e Camerun, la tratta degli schiavi nelle colonie caraibiche e lo sfruttamento della forza lavoro indigena.
Lettura consigliata:
"Lo straniero" (L’étranger) – Albert Camus
E il tenero Belgio di Magritte, con quella simpatica canaglia di Leopoldo, che in Congo condannò a morte 10 milioni di persone, impose i lavori forzati a tutta la popolazione infliggendo mutilazioni e repressioni perché aveva quella illuminata passione per l'avorio. Senza contare la manipolazione delle divisioni etniche in Ruanda-Burundi, con effetti devastanti nel XX secolo (genocidio del Ruanda).
Lettura consigliata:
"Cuore di tenebra" (Heart of Darkness) - Joseph Conrad
E veniamo all'illuminato Portogallo, il primo impero coloniale europeo, famoso per lo sfruttamento di Angola e Mozambico e le colonie in Brasile.
Lettura consigliata:
"Sotto la pelle" (A Costa dos Murmúrios) – Lídia Jorge
E che dire dei Paesi Bassi di Spinoza con il loro dominio in Indonesia, i massacri e lo sfruttamento della popolazione indigena per le piantagioni coloniali, le guerre nelle Americhe (Suriname, Guyana) e nel Sudafrica (sistema di apartheid iniziato dai coloni olandesi).
Lettura consigliata:
"L’anno del pensiero magico" – Pramoedya Ananta Toer
E l'immancabile Germania di Marx e Hegel, responsabile del primo genocidio del XX secolo (Herero e Nama in Namibia), le brutali repressioni nelle colonie africane (Tanzania, Camerun, Togo), un onestissimo olocausto e crimini di guerra durante la Seconda Guerra Mondiale.
Lettura consigliata:
"Morenga" – Uwe Timm
E last, but not least, la nostra Italia di Pirandello e Manzoni, che nell'immaginario collettivo offrì dell'ottimo tiramisù in Libia, Etiopia, Somalia, Eritrea, anche se poi passarono all'uso di gas chimici, massacri (stragi della Cirenaica), deportazioni, repressioni, stupri e stermini nei Balcani durante la Seconda Guerra Mondiale. Qualcuno dirà che sono cattiverie degli invidiosi.
Letture consigliate:
"Tempo di uccidere" – Ennio Flaiano
"Omar al-Mukhtar" – Ali Mustafa al-Misrati
Insomma, cari Scurati e Vecchioni, nel ricordare che l'Europa ha umiliato, sfruttato, saccheggiato e depredato in tutti i continenti sulla faccia della terra, io non sono poi così tanto convinto che si debba gridare ai quattro venti il nostro orgoglio.
Luca Delgado
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Ore 3.45 del mattino, un uomo in pigiama apre a seguito del violento bussare sulla sua porta. Di fronte un uomo in divisa bianca della Marina e un altro in mimetica dell'Esercito.
Militari: Buongiorno. Lei è il Sig. Bruno Astaldi?
Uomo: Eh? Chi siete?
Militari: È lei il Sig. Bruno Astaldi?
Uomo: Io.. sì.. ma? Che ore sono? Che volete?
Militari: Si vesta, tra 50 minuti sarà imbarcato su un C-130 diretto ad Asmara, incontrerà il resto del contingente a bordo dove avverrà il briefing della missione.
Uomo: Cosa? No guardate ci dev'essere un errore io lavoro in un'azienda di componenti elettrici, non sono un militare!
Militari: È lei il Sig. Bruno Astaldi?
Uomo: Sì sono io Bruno Astaldi! E allora?
Militari: Ci risulta che in data 6 marzo 2017 alle ore 17.39 lei abbia commentato un post su Facebook con le seguenti parole "AIUTIAMOLI A CASA LORO!" conferma?
Uomo: .... non saprei, è possibile io non
Militari: A seguito di un recente decreto legge il Ministero della Difesa sta procedendo all'arruolamento di tutti i cittadini italiani che hanno manifestato la volontà di aiutare i migranti nel loro Paese d'origine. Lei, assieme ad altri 450 cittadini è stato selezionato per il secondo scaglione che verrà paracadutato sul Palazzo Presidenziale di Asmara in Eritrea.
Uomo: COSA?!? Ma io non ho fatto nemmeno i tre giorni!
Militari: Apprezziamo il suo coraggio. Il Sig. Ceroni del secondo piano di questo stabile è già in viaggio coi guastatori diretti in Somalia.
Uomo: GUASTATORI?! CERONI FA IL GELATAIO!
Militari: Non le nascondiamo che il Ministero si aspetta numerose perdite, nel caso in cui lei non dovesse sopravvivere alla missione, il Ministero disconoscerà qualsiasi suo coinvolgimento. Non possiamo rischiare una crisi diplomatica lei capisce.
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Tell me a single Western nation, which has a shred of the friendship China has with the nations of Africa
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😍 深情厚谊 - Profonda Amicizia è l'espressione con cui si può riassumere il Rapporto tra la Repubblica Popolare Cinese e lo Stato d'Eritrea 💕
⭐️ Filippo Bovo - giornalista, analista e saggista per Le Nuove Vie del Mondo e Osservatorio Sette, si occupa da tempo dei Rapporti tra i due Paesi 🤝
🇪🇷 Partendo dalla Visita di Stato del Presidente Afwerki in Cina di quest'anno, e focalizzandosi sul 30° Anniversario dell'Indipendenza dell'Eritrea, il Compagno Filippo Bovo analizza nell'Articolo: "Cina ed Eritrea, un rapporto molto più che alla pari", la Storia della Lotta del Paese Africano per la Liberazione, fortemente legata all'esperienza rivoluzionaria della Repubblica Popolare Cinese, e la Cooperazione a Mutuo Vantaggio concretizzatasi nel 1993, che è via via cresciuta sempre di più 💕
💬 «Oltre alle questioni internazionali - scrive Filippo Bovo, il prossimo passo [per l'Eritrea] è implementare quella che si presenta ormai come una terza fase della sua storia: dopo il trentennio di lotta per la conquista dell'indipenza, ed il successivo trentennio, appena conclusosi, di lotta per preservarla dalle pretese egemoniche altrui, pagato con guerre, sanzioni ed allerta permanente, ora si può finalmente passare a quella tesa al suo sviluppo interno» ⭐️
🤔 Nell'articolo viene descritto, nel dettaglio, il Processo di Cooperazione tra i due Paesi, dalla 一带一路 alle singole visite del Presidente Afwerki presso gli stabilimenti di numerose Aziende Cinesi 🇨🇳
💬 «Possiamo dire che quanto visto in questi giorni sia stato il lieto ritrovarsi di due grandi civiltà amiche, dedite a portare avanti un loro percorso di mutuo rispetto e mutuo vantaggio, esemplare per ogni altra nazione del mondo», scrive il Compagno Bovo ✍️
😍 Un altro articolo di Filippo Bovo sul Rapporto tra Cina ed Eritrea è: "Da Pechino ad Asmara, il privilegiato rapporto tra Cina ed Eritrea", che analizza il Tema dell'Amicizia tra i due Paesi, focalizzandosi su quattro concetti fondamentali:
一 «Cina ed Eritrea sono "compagni che la pensano allo stesso modo" ⭐️
二 «Cina ed Eritrea sono "compagni in armi nella buona e nella cattiva sorte" ⭐️
三 «Cina ed Eritrea sono "partner in una cooperazione reciprocamente vantaggiosa" 🤝
四 «Cina ed Eritrea sono "amici legati nel cuore" 💕
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😍 深情厚谊 - Deep Friendship is the expression with which the relationship between the People's Republic of China and the State of Eritrea can be summarized 💕
⭐️ Filippo Bovo - journalist, analyst and essayist for Le Nuove Vie del Mondo and Osservatorio Sette - has long been involved in relations between the two countries 🤝
🇪🇷 Starting from the State Visit of President Afwerki to China this year, and focusing on the 30th Anniversary of Eritrea's Independence, Comrade Filippo Bovo analyzes in the Article: "China and Eritrea, a relationship much more than equal", the History of the African Country's Struggle for Liberation, strongly linked to the revolutionary experience of the People's Republic of China, and the Mutual Benefit Cooperation which took shape in 1993, which has gradually grown more and more 💕
💬 «In addition to international issues - writes Filippo Bovo, the next step [for Eritrea] is to implement what now presents itself as a third phase of its history: after thirty years of struggle for the conquest of independence, and the subsequent thirty years, just ended, of struggle to preserve it from the hegemonic claims of others, paid for with wars, sanctions and permanent alert, now we can finally move on to one aimed at its internal development" ⭐️
🤔 The article describes, in detail, the Cooperation Process between the two countries, from the 一带一路 to the individual visits of President Afwerki to the factories of numerous Chinese companies 🇨🇳
💬 «We can say that what we have seen in recent days has been the happy meeting of two great friendly civilizations, dedicated to pursuing their path of mutual respect and mutual advantage, exemplary for every other nation in the world», writes Comrade Bovo ✍️
😍 Another article by Filippo Bovo on the relationship between China and Eritrea is: "From Beijing to Asmara, the privileged relationship between China and Eritrea", which analyzes the theme of friendship between the two countries, focusing on four fundamental concepts:
一 «China and Eritrea are "like-minded comrades" ⭐️
二 «China and Eritrea are "comrades in arms in good times and bad" ⭐️
三 «China and Eritrea are "partners in mutually beneficial cooperation" 🤝
四 «China and Eritrea are "friends linked in the heart" 💕
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Dallol è il nome di una cittadina dell'Afar, ma anche di un cratere vulcanico dalle caratteristiche uniche.
Descrizione
Situato nel nord-est dell'Etiopia, nella depressione della Dancalia, il cratere è il risultato dell'esplosione di una camera magmatica della Valle del Rift, posta sotto un importante deposito di sale, lasciato dopo che il Mar Rosso si era ritirato da questa depressione. La regione, una vasta landa salina e desertica dove le temperature possono raggiungere i sessanta gradi, è considerato uno dei posti più inospitali della terra.
Questa vasta zona desolata è conosciuta per le sue curiose formazioni geologiche: sorgenti calde acide, montagne di zolfo, coni di sale, piccoli geyser gassosi, vasche di acidi isolate da cornici di cristalli di sale e concrezioni, di evaporiti, di zolfo, di cloruro di magnesio o di soda solidificati. Il tutto su un fondo bianco, giallo, verde o rosso ocra, colori dati dalla forte presenza di zolfo, ossido di ferro, e di vari altri minerali.
Il sito, come i numerosi altri vulcani della zona è il risultato dell'allontanamento della placca araba dalla placca africana con la creazione in prospettiva di un nuovo fondale marino in estensione dal Mar Rosso.
Nella lingua afar, "Dallol" significa "disciolto", in riferimento alle molte sorgenti acide che spesso diventano trappole mortali per animali e uomini.
Storia
L'ultima eruzione, di tipo freatico, del vulcano risale al 1925.
Il vulcano è stato per lungo tempo poco frequentato, al contrario dell'Erta Ale, solo pochi vulcanologi lo avevano esplorato. Solo nel 2001 la zona è stata resa oggetto di visite guidate. Una popolare trasmissione televisiva francese, Ushuaïa Nature, nel 2005 rese nota al grande pubblico questa regione.
Già i primi colonizzatori attraversarono la regione nel XVII e XVIII secolo. Ma l'inospitalità della depressione, il calore insopportabile che vi domina e i pericoli del territorio (vasche acide, emanazione di gas tossici....) non hanno di certo favorito le spedizioni nei dintorni del cratere. Al contrario del vicino vulcano Erta Ale, che era molto più accessibile, in particolare per la sua altitudine.
La regione non è ancora tutelata come parco nazionale, solo il suo isolamento lo protegge dai visitatori. Un progetto di parco è in studio. Oltre alle difficoltà insite nel territorio, la regione è stata poco visitata a causa della guerra tra Etiopia e Eritrea; ancora oggi scontri e incursioni sono frequenti e le eventuali visite turistiche sono fortemente sconsigliate.
Geologia
L'area del vulcano è una vasta landa salina ai cui bordi sorgono molti camini delle fate, occupata da innumerevoli sorgenti calde sulfuree, geysers, fumarole, depositi di sale e zolfo, concrezioni a forma di terrazza e di fontana. Il sale della depressione si mischia ai minerali vulcanici, come lo zolfo, per creare formazioni cristalline uniche al mondo.
In certe sorgenti calde si manifestano delle piccole colate di sale di bisolfiti e di zolfo. I minerali fluiscono da camini e geyser che abbondano nel sito.
Spesso le emissioni dei geyser e delle fumarole sono tossiche. Non di rado si trovano dei cadaveri di piccoli animali, nei piccoli crateri. Inoltre il suolo fragile cela vasche acide che diventano delle vere e proprie trappole per animali e uomini. Altra particolarità, i piccoli geyser, presenti solo in questo luogo. Vi si notano ingiallimenti permanenti di gas sulla superficie degli stagni acidi con concrezioni a forma di spugna formata da cristalli di sale o emissioni di goccioline di acqua calda con strani gorgoglii.
Le formazioni di camini delle fate composti di sale formano i rilievi del cratere, dando al vulcano un aspetto insolito. Queste formazioni geologiche sono state formata quando il Mar Rosso inondò a più riprese la depressione, molte migliaia di anni fa. Le evaporazioni successive dell'acqua marina, hanno formato dei depositi salini imponenti, in parte costituite da colonne di soda.
Il Dallol, a causa delle particolari condizioni del sito, è un vulcano unico nelle sue caratteristiche, anche se il vulcano dell'Erta Ale ha, in parte, forme di emissioni solforose e saline simili.
Attività umana
La regione è completamente disabitata. Solo la popolazione degli Afar vive nelle vicinanze, dedicandosi all'estrazione del sale, che viene poi trasportato a dorso di dromedario nei centri abitati lontani anche centinaia di chilometri dalla depressione. Il potenziale geotermico del sito non è, per il momento, sfruttato.
Nella zona del cratere esiste una città fantasma, sono i resti dell'impianto di estrazione del potassio costruito dall'Italia in epoca coloniale, abbandonato negli anni trenta. Venne riutilizzato dagli americani negli anni cinquanta, come base scientifica e militare. Nel 1928 la Società Mineraria Coloniale italiana installò una linea ferrata Decauville per il trasporto dei sali potassici dai giacimenti di Dallol a Marsa Fatima sul Mar Rosso (Nesbitt Ludovico. La Dancalia esplorata. Bemporad, Firenze 1930). Sulla linea operava anche un’automobile Ford opportunamente modificata.
Il tutto venne completamente abbandonato negli anni sessanta. Resti dell'insediamento sono ancora visibili con intelaiature di ferro corrose e arrugginite dall'umidità acida del vulcano e progressivamente ricoperte da concrezioni prodotte dalle sorgenti calde.
(via Dallol (vulcano) - Wikipedia)
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Con il titolo “La Rosa e il Rasoio: NO MGF”, mercoledì 6 dicembre, dalle 18.00 alle 20.00, sarà inaugurata a Roma, nella Casa del Municipio Roma I Centro, in Via G. Galilei 53, a cura di Antonio E.M. Giordano, una esposizione di opere realizzate da 17 artiste, di cultura, formazione e nazionalità diverse (Lorenzo Attolini Tomaso Binga Floriana Celani Lea Contestabile Sandra Di Coste Suida Dushi Yvonne Ekman Stefania Fabrizi Katherine Krizek Patrizia Molinari Annalisa Pitrelli Giulia Ripandelli Suzanne Santoro Barbara Schaefer Silvia Stucky Marilena Sutera Patrizia Trevisi) per sensibilizzare l’opinione pubblica internazionale contro il fenomeno delle mutilazioni genitali femminili (MGF) e sollecitare la lotta contro questa pratica disumana e la promozione delle iniziative volte all’abbandono di queste violazioni dei diritti della donna e delle bambine. L’UNICEF già nel 2009, sulla base del diritto internazionale, condannò la pratica delle mutilazioni genitali femminili come fenomeno diffuso in 29 nazioni dell’Africa, in paesi islamici d’Asia e tra immigrati in Europa, America e Australia - in quanto violazione dei diritti della donna e delle bambine alla salute fisica e psicologica, alle pari opportunità, alla tutela da violenze, abusi, torture o trattamenti inumani. Nel mondo milioni di donne convivono con una mutilazione genitale, praticata per lo più su bambine tra i 4 e i 14 anni ma anche con meno di un anno, come in Eritrea e nel Mali, o su neonate di pochi giorni (Yemen). Le pratiche dell’incisione o dell’asportazione, parziale o totale, dei genitali femminili esterni provocano alle bambine, poi ragazze, gravi rischi per la salute e conseguenze fisiche e psicologiche irreversibili. In alcuni Stati del Corno d’Africa ma anche in Egitto e Guinea l’incidenza del fenomeno arriva al 90% della popolazione femminile. In Europa, America e Australia, fra gli immigrati africani e asiatici sono praticate nell’illegalità e sono difficili da censire. Alla base delle MGF esistono pregiudizi di natura sessuale, sociologica, igienica, estetica, sanitaria, religiosa: “Soggiogare o ridurre la sessualità femminile”, “Iniziazione delle adolescenti all’età adulta, integrazione sociale delle giovani, mantenimento della coesione nella comunità”, “In alcune culture, i genitali femminili sono considerati portatori di infezioni e osceni”, “Si pensa a volte che la mutilazione favorisca la fertilità della donna e la sopravvivenza del bambino”, “Molti credono che questa pratica sia prevista da testi religiosi (Corano)”. Ad eseguire le mutilazioni sono essenzialmente “donne o levatrici e ostetriche ben pagate. Le ragazze che le subiscono sono private della capacità di decidere sulla propria salute riproduttiva. Le mutilazioni genitali sono umilianti e dolorose. Le bambine possono morire per shock emorragico o neurogenico (dolore e trauma) e per l’infezione (sepsi). L’evento è un trauma: molte bambine cadono in uno stato di shock per il dolore e il pianto è irrefrenabile. Conseguenze di lungo periodo sono: ascessi, calcoli e cisti, la crescita abnorme del tessuto cicatriziale, infezioni e ostruzioni croniche del tratto urinario e della pelvi, dolori nelle mestruazioni e nei rapporti sessuali, vulnerabilità all’infezione da HIV/AIDS, epatite e malattie veicolate dal sangue, infertilità, incontinenza, rischio di mortalità materna per travaglio chiuso o emorragia nel parto. Secondo l’OMS 130 milioni di donne nel mondo avrebbero subito MGF e ogni anno 3 milioni di bambine sono a rischio di subirne. Nel 2023 4,3 milioni di ragazze sono a rischio di MGF”. Gli artisti e artiste italiane e internazionali invitati dal curatore Antonio Giordano - dalle decane femministe Tomaso Binga (pseudonimo di Bianca Pucciarelli Menna) e Suzanne Santoro alle docenti di Accademie di Belle Arti (Floriana Celani, Lea Contestabile, Sandra Di Coste, Patrizia Molinari, Marilena Sutera), alla scultrice e musicista Yvonne Ekman alle Fiber artist Giulia Ripandelli
e Patrizia Trevisi alle statunitensi Barbara Schaefer, Katherine Krizek e Suzanne Santoro, alle romane ma con esperienze espositive internazionali Stefania Fabrizi e Silvia Stucky ai giovani emergenti (Lorenzo Attolini, Suida Dushi, Annalisa Pitrelli) - esprimono, con stili e tecniche eterogenee e miste (pittura tradizionale e digitale, grafica, scultura e fotografia), con allusioni, simbolismi e metafore, la solidarietà a questa condanna. stimolando la riflessione sul dolore e sulla necessità di proteggere i diritti delle bambine. Per Marie-Eve Gardère “Il pensiero è un mezzo di lotta sociale. Non che gli artisti presenti in questa mostra nelle loro opere facciano politica, sarebbe come dice Stendhal ‘volgare come un colpo di pistola durante un concerto’. La loro opera è invece tutta tesa verso questo resistere sempre, di cui parla Albert Camus. ‘Una tela può urlare’ (Picasso)”. Per Nicoletta Romanelli “La modestia e la virtù, la maternità e la verginità si sagomano sul corpo delle donne come gabbia che costringe e che annichilisce l’essenza pura, passionale e selvaggia del Femminino, per citare Jung. Le mutilazioni genitali femminili rappresentano una gravissima forma di violenza di genere, che necessita di essere conosciuta e riconosciuta in quanto portatrice di urla silenziose di donne sofferenti, la cui identità di donna è soffocata e repressa da mani femminili che armeggiano su di loro con strumenti rudimentali (frammenti di vetro, forbici, lamette…) in nome di una presunta sorellanza. Il rasoio recide la rosa nel suo fulgore perché si strappa alla bambina, che diventa donna attraverso lo stupro dell’anima, la sua essenza più intima e piena”. La mostra, allestita dall’Associazione Spartacus gruppo CentroInverso – Presidente Sandra Di Coste con il patrocinio del Municipio Roma I Centro - Roma Capitale e con il patrocinio dell’AEREC – Missione Futuro, resta aperta, con ingresso libero, fino al 19 dicembre dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 18.00 (chiuso mercoledì mattina). Testi in catalogo di Marie-Eve Gardère psicoterapeuta e Nicoletta Romanelli psicologa e criminologa.
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L'invasione italiana dell'Etiopia nel 1935
La guerra d'Etiopia, nota anche come campagna d'Etiopia, fu un conflitto armato che si svolse tra il 3 ottobre 1935 e il 5 maggio 1936 e vide contrapposti l'Italia e l'Etiopia. L'invasione italiana dell'Etiopia fu il risultato di una politica di espansione coloniale dell'Italia fascista, guidata dal Duce Benito Mussolini. L'interesse dell’espansione coloniale italiana crebbe progressivamente agli inizi degli anni Trenta, principalmente per gli ideali del Duce, che voleva la ricostruzione di un’Impero Italiano sullo stile di quello Romano. A questo, inoltre, si aggiungeva il problema emigratorio italiano, che sarebbe stato facilmente arginabile con la conquista di colonie. L'invasione dell'Etiopia fu preceduta da una serie di provocazioni e incidenti di confine tra le due nazioni. Nel dicembre 1934, l'Etiopia aveva chiesto l'intervento della Società delle Nazioni per risolvere il contenzioso di Ual Ual e condannare l'Italia; dopo aver ripetuto tale richiesta a gennaio e marzo 1935, solo il 25 maggio fu convocato il Consiglio della Società delle Nazioni. Tuttavia, l'Italia non si sentì vincolata dalle decisioni della Società delle Nazioni e decise di procedere con l'invasione.Il 2 ottobre 1935, l'Italia dichiarò guerra all'Etiopia. La notizia inizialmente passò quasi inosservata dall'opinione pubblica, solo successivamente l'episodio fu ingigantito dalla propaganda fino a farne la provocazione che doveva giustificare la guerra. Il 30 dicembre Mussolini indirizzò alle autorità del regime un promemoria segreto - Direttive e piano d'azione per risolvere la questione italo-abissina - con il quale dava avvio alla mobilitazione vera e propria, ponendo l'autunno 1935 come data per l'inizio delle operazioni. L'Etiopia, che all'epoca era uno dei pochi paesi africani a non essere stata colonizzata, era mal equipaggiata e mal preparata per la guerra contro l'Italia. Da gennaio a luglio 1935, l'Etiopia poté importare dall'Europa, prima che entrasse in vigore l'embargo decretato dalla Società delle Nazioni, circa 16.000 fucili, 600 mitragliatrici leggere e mezzo milione di proiettili, cifre del tutto insufficienti per contrastare una nazione industrializzata come l'Italia. Con la fine della stagione delle piogge, i due corsi d'acqua non rappresentavano un grosso ostacolo, e oltre centomila uomini iniziarono a penetrare in Etiopia su un fronte di circa settanta chilometri, protetti dal cielo da 126 aerei e dotati di 156 carri armati, 2.300 mitragliatrici e 230 cannoni di vario calibro, un armamento considerevole per una guerra coloniale. Sulla destra il II Corpo d'armata del generale Pietro Maravigna era diretto su Adua. La guerra fu caratterizzata da numerose atrocità e violenze da entrambe le parti. L'Italia utilizzò anche armi chimiche, come il gas mostarda, contro la popolazione etiope. Nel maggio 1936, le truppe italiane entrarono nella capitale Addis Abeba, conquistando nelle successive 48 ore l'Abissinia. Il 9 maggio 1936 terminò la guerra, con Mussolini che proclamò la nascita dell'Impero Italiano e della A.O.I (Africa Orientale Italiana), composta da Eritrea, Somalia e Abissinia. Fonti: - Le pietre raccontano - La guerra d'Etiopia (Africa) - Wikipedia - Guerra d'Etiopia - Paranoie fasciste? Il volontariato in favore dell'Etiopia durante la guerra del 1935-1936 Read the full article
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La Colonizzazione Eritrea: Storia, Impatti e Eredità
La colonizzazione dell'Eritrea è stata un capitolo significativo nella storia di questo paese dell'Africa orientale. Durante il corso dei secoli, l'Eritrea è stata oggetto di varie potenze coloniali, ciascuna con le proprie motivazioni e impatti sull'area. In questo articolo, esploreremo la storia della colonizzazione eritrea, i suoi impatti sulla società e l'economia, e l'eredità che persiste ancora oggi. Antica Eritrea L'Eritrea, situata sulla costa del Mar Rosso, ha una storia antica che risale a migliaia di anni. È stata abitata da diverse comunità e ha svolto un ruolo chiave nelle rotte commerciali dell'Antico Egitto e dell'Impero Aksum. Tuttavia, la colonizzazione europea ha iniziato a influenzare l'area nel XIX secolo. Il Periodo Coloniale Italiano L'Italia fu la prima potenza europea a stabilire una presenza coloniale in Eritrea. Nel 1882, dopo una serie di conflitti, l'Italia prese il controllo dell'Eritrea, che divenne parte dell'Impero coloniale italiano. Durante il periodo coloniale italiano, l'Eritrea fu sottoposta a varie trasformazioni. Furono costruite infrastrutture come ferrovie e porti, ma gli eritrei subirono anche una repressione politica e una limitazione delle loro libertà. L'Eritrea durante la Seconda Guerra Mondiale Durante la Seconda Guerra Mondiale, l'Eritrea fu teatro di combattimenti tra le forze italiane e britanniche. Nel 1941, le forze britanniche sconfissero gli italiani e presero il controllo dell'Eritrea. Dopo la guerra, l'Eritrea fu posta sotto amministrazione britannica. Questo periodo ebbe un impatto significativo sulla coscienza politica degli eritrei e li portò a lottare per l'indipendenza. Il Processo di Decolonizzazione Negli anni '50 e '60, l'Eritrea divenne il centro di un conflitto tra Etiopia ed Eritrea per il controllo dell'area. Nel 1952, l'Eritrea fu federato con l'Etiopia sotto la pressione delle Nazioni Unite. Tuttavia, questa federazione non fu stabile e portò a un conflitto armato nel 1961 quando il governo etiope annullò la federazione e annesse l'Eritrea. L'Indipendenza e la Guerra di Indipendenza L'annessione dell'Eritrea all'Etiopia portò a una lunga e sanguinosa guerra di indipendenza che durò fino al 1991. Il Fronte di Liberazione del Popolo Eritreo (EPLF) guidò la lotta per l'indipendenza e nel 1991 ottenne la vittoria contro le forze etiopi. L'Eritrea dichiarò l'indipendenza nel 1993 e divenne uno stato indipendente. L'Eredità della Colonizzazione La colonizzazione ha lasciato un'impronta profonda sull'Eritrea. L'infrastruttura italiana, sebbene in parte deteriorata, è ancora visibile in molte parti del paese. Allo stesso tempo, il periodo coloniale ha lasciato cicatrici nella memoria collettiva degli eritrei, con ricordi di repressione e discriminazione. Il paese ha anche affrontato sfide nell'era post-coloniale, tra cui la guerra di indipendenza e il conflitto con l'Etiopia, che ha avuto un impatto devastante sull'economia e sulla società eritrea. L'Eritrea è stato spesso criticato per la sua governance autoritaria e per la limitazione delle libertà civili. Conclusioni La colonizzazione eritrea è stata un periodo complesso e controverso nella storia del paese. Ha portato a una serie di cambiamenti, sia positivi che negativi, che hanno plasmato l'Eritrea moderna. Oggi, il paese sta cercando di affrontare le sfide economiche e politiche mentre cerca di preservare la sua identità culturale e la sua storia unica. La colonizzazione è parte integrante di questa storia e serve come promemoria delle sfide che l'Eritrea ha superato per diventare uno stato indipendente. Foto di David Mark da Pixabay Read the full article
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Favara. L'arciprete Don Giuseppe D'Oriente lascerà la città a settembre

Il noto arciprete don Giuseppe D'Oriente, dopo aver trascorso circa dieci anni a Favara, lascerà la comunità per assumere il ruolo di parroco nella parrocchia Santo Stefano Martire di Santa Elisabetta, suo paese d'origine, a partire dal 1 settembre 2023. La notizia, come immediatamente riportato da SiciliaTv.org lo scorso sabato è stata ufficializzata con l'annuncio dell'Arcivescovo di Agrigento riguardo ai nuovi cambiamenti ecclesiastici. Questa decisione, sebbene necessaria per il suo percorso spirituale e personale, è stata accolta con tristezza dai fedeli favaresi che si erano affezionati profondamente all'arciprete. Sempre pronto al dialogo e disponibile, Don Giuseppe D'Oriente sta sicuramente lasciando un segno indelebile nella comunità durante la sua permanenza. È importante sottolineare che il 3 novembre 2019, don Giuseppe D'Oriente ha celebrato il 25º anniversario della sua ordinazione sacerdotale, un traguardo significativo nella sua vita religiosa. Durante la sua permanenza a Favara, ha affrontato diverse vicende che hanno profondamente segnato la città, tra cui la distruzione della statua di Gesù nel marzo 2019 situata all'incrocio tra via Saragat e viale Stati Uniti, l'omicidio di Lorena Quaranta a Furci Siculo nel 2020, la situazione pandemica con Covid-19 e la scomparsa di Gessica Lattuca. UN PO' DI STORIA ... Il primo giorno di attività pastorale di don Giuseppe D'Oriente a Favara risale al 24 settembre 2013, quando, all'età di 63 anni, è stato presentato alla comunità favarese e ha celebrato la sua prima messa nella Chiesa Madre. L'insediamento ufficiale come guida della comunità ecclesiale di Favara è avvenuto successivamente, il 29 settembre 2013. Don Giuseppe ha assunto il ruolo di arciprete, subentrando al precedente arciprete don Mimmo Zambito (trasferito a Lampedusa). Prima della sua ordinazione sacerdotale del 3 novembre 1994, don Giuseppe D'Oriente ha trascorso 20 anni insegnando in diverse scuole in Eritrea e Israele, accumulando una notevole esperienza nell'ambito dell'educazione. La sua padronanza delle lingue, tra cui l'arabo, il francese, l'inglese e l'ebraico, gli ha permesso di comunicare efficacemente con persone provenienti da diverse culture e background. Oltre al suo servizio a Favara, don Giuseppe D'Oriente è stato arciprete anche nelle parrocchie di Aragona e Raffadali, dimostrando il suo impegno costante nel guidare e sostenere le comunità spirituali. Inoltre, ha ricoperto il ruolo di Direttore del Seminario Arcivescovile di Agrigento, contribuendo alla formazione e alla preparazione dei futuri sacerdoti. La sua vasta esperienza e il suo curriculum di tutto rispetto testimoniano la sua dedizione al servizio della Chiesa e dei fedeli. Nonostante la tristezza per la partenza di don Giuseppe D'Oriente, la comunità di Favara gli augura il meglio nella sua nuova missione a Santa Elisabetta e gli esprime gratitudine per tutto ciò che ha fatto durante il suo tempo a Favara. Read the full article
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Like some of the post-colonial world, the history of Eritrea starts with the conglomeration of a number of ancient kingdoms and nation-groups when the invading colonial power arrived (in this case, Italy). During the early days of independence movements (and, as it happens, following the defeat of the Axis powers at the end of WWII), governance of Eritrea was passed to the British, and then to the Ethiopian Empire - in the latter instance, for a designated period of ten years. But when 1962 rolled around, Eritrea was annexed by Ethiopia, following which it fought for 30 years for its independence, finally achieving it on May 24, 1991. Since then Eritrea and Ethiopia have squabbled and all-out battled over various border designations and the Eritrean government continues to be one of the most restrictive and oppressive in the world. Interestingly, Eritrea has no official language, then recognized national languages, and three working languages - Tigrinya, Arabic, and English.
Stamp details: Stamps on top: Issued on: October 16, 1910 From: Asmara, Italian Eritrea MC #41-42
Second row: Issued on: December 1, 1933 From: Asmara, Italian Eritrea MC #204, 205, 208
Third row left: Issued in: 1948 From: Asmara, British Military Administration of Eritrea MC #1
Third row middle: Issued on: May 3, 1951 From: Asmara, British Administration of Eritrea MC #30
Third row right: Issued on: September 1, 1991 From: Asmara, State of Eritrea MC #1-3
Stamps on bottom: Issued on: May 20, 2011 From: Asmara, State of Eritrea MC #342-343
Recognized as a sovereign state by the UN: Yes (since May 28, 1993) Official name: State of Eritrea; ሃገረ ኤርትራ; دولة إرتريا Member of the Universal Postal Union: Yes (since August 19, 1993)
#ሃገረ ኤርትራ#إريتريا#دولة إرتريا#ኤርትራ#State of Eritrea#Italian Eritrea#Colonia Eritrea#Eritrea italiana#British Military Administration of Eritrea#British Administration of Eritrea#stamps#philately#february 13#ethiopia#Repubblica dell'Eritrea#stato di eritrea#Eritrean War of Independence#Eritrean–Ethiopian War
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Ve lo ricordate questo bombolone ripieno? Si chiama Giuliano Castellino. Quello dell'Italia a noi, prima gli italiani, fuori gli stranieri, viva er popolo, la ggente, 'a destra sociale eccetera. Tempo fa lo beccarono con un etto di coca. E vabbè, la coca non ha colore. Poi lo arrestarono per aver impedito l'assegnazione di una casa popolare a una famiglia italo-eritrea. Ora è stato messo ai domiciliari per una truffa di quasi un milione e mezzo di euro sui rimborsi statali per la vendita di prodotti per celiaci. Onore, ordine, legalità, dio, patria, famiglia. E soprattutto stocazzo ( Alessandro De Gregorio ) @Mamafrica
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Cristina Donati Meyer l’artivista
https://www.unadonnalgiorno.it/cristina-donati-meyer-lartivista/

L’arte e le idee impegnate e innovative sono “divisive” per natura, non devono piacere a tutti, devono indurre le persone al dubbio, alla riflessione. Le certezze granitiche sono patrimonio di menti poco elastiche e curiose.
Cristina Donati Meyer, l’ARTivista, come si definisce, con le sue opere denuncia problemi sociali.
È fautrice di “una forma d’arte non addomesticabile, non comoda e non adagiata sui sofà delle gallerie rinomate”.
Nata a Milano nel 1985, da una famiglia di origini ebraiche, ha frequentato l’Istituto d’Arte Rudolf Steiner e l’Accademia di Belle Arti di Brera che ha, successivamente, lasciato.
Si definisce ARTivista perché ogni sua opera ha un contenuto di denuncia sociale. Tratta temi forti come l’immigrazione, il razzismo, l’ambiente, la violenza sulle donne.
Lavoro estetico e onirico, pittorico e materico, contaminano il suo impegno sociale ed etico.
Diverse le tecniche che utilizza per mandare i suoi messaggi al mondo. Oltre alla street art, con graffiti e stencil, realizza affissioni, performance e installazioni dal forte impatto emotivo.
Tra le sue performance più famose ricordiamo La morte della sposa del 2013, in cui è rimasta appesa in abito da sposa a Porta Romana per rappresentare le vittime di femminicidio.
Ha colorato con un colorante alimentare rosa acceso parte della Darsena, per ricordare che le donne esistono, non solo in l’otto marzo.
La sua opera Europa, affissa nel 2018 sui muri di piazza San Babila in occasione dell’incontro tra Salvini e Orban, è nata per rendere omaggio a tutte le vittime della rotta balcanica che speravano in un futuro migliore in Europa.
Una delle installazioni che ha destato più scalpore è stata quella sulla statua di Indro Montanelli a cui ha aggiunto, sulle gambe il fantoccio di una bambina eritrea. Qualche settimana prima anche Non Una di Meno aveva protestato contro la statua, colorandola con della vernice rosa.
Nel periodo della prima ondata di Covid-19, ha portato all’attenzione pubblica temi come la drammatica situazione delle RSA e dei tagli alla sanità lombarda.
Ha dedicato anche un’affissione alla comunità cinese in Italia, ingiustamente accusata di aver portato il virus nel nostro Paese e vittima di atti di razzismo.
L’installazione Le donne afghane ringraziano, raffigura una donna afghana crocifissa.
E ancora, gli ‘Umarell dell’Afghanistan’ che ritrae Europa e Stati Uniti come due anziani intenti a guardare un cantiere che rappresenta lo stato dell’Afghanistan, nel cui interno si vedono scene di guerra e abbandono.
Le sue opere si trovano affisse essenzialmente sui muri di Milano, ma si possono ammirare anche in qualche altra città italiana.
Alcune sono state vandalizzate o rimosse, perché considerate scomode.
La sua avversione principale è stata per Matteo Salvini che ha ritratto, quando era Ministro dell’Interno, in versione Robocop, con manganello alla mano, che arrivava dal mare. Mentre eseguiva la sua performance è stata identificata dalla Digos e interrotta dalla Polizia.
‘Una pisciata vi seppellirà’, subito distrutta, ritraeva due bambini intenti a orinare sugli stivali di Salvini nelle vesti di un gerarca fascista.
Subito dopo il risultato delle elezioni politiche del 2022, sui muri dei Navigli, a Milano, è comparsa l’opera Sfracelli d’Italia in cui Giorgia Meloni, leader dei Fratelli d’Italia, in tenuta da boxe, prende a pugni l’Italia dei diritti che è rappresentata da una donna dipinta di bianco, rosso e verde ricoperta dalle scritte inclusività, aborto, stabilità climatica, diritti Lgbtqia+ e così via.
“Non è sufficiente essere donna per rappresentare una novità al governo del Paese – ha commentato. Occorrerebbe pensare da donna e avere a cuore le conquiste del movimento femminile, non avere in mente unicamente fattrici che non possono abortire e soldatesse per la patria, annichilendo tutti i diritti a fatica conquistati dalle donne“.
Cristina Donati Meyer sa di doversi guardare le spalle, è stata più volte segnalata, minacciata, intimorita, ma continua a urlare il suo dissenso con le sue opere.
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Si ovviamente, tutte le persone ricche e di successo hanno avuto fortuna nella vita. Frase che dicono sempre le persone mediocri. Dai vedrai che nella prossima vita magari due soldi lì fai. Non prendertela con te stesso se tuo padre ti ha lasciato poco o nulla, non è colpa tua ma sua che doveva darsi più da fare e invece magari passava le sue giornate sul divano e a bere. Su non odiare chi è migliore o è stato migliore di te o dei tuoi parenti, l'odio non porta a nulla
A parte che non ho detto tutte le persone ricche ma gioia del mio cuore se non leggi se non dagospia non è colpa mia. È una cosa più che documentata che il culo gioca un ruolo importante nella vita... banalmente anzichè essere qua a cagarmi il cazzo potevi essere nato in Somalia o in Eritrea.
E potevi spaccarti il culo quanto volevi che avresti trovato un fascistello del cazzo che si sarebbe sentito migliore.
Comunque dovrebbe eventualmente essere l'agenzia delle entrate a farmi i conti in tasca non un cialtrone anonimo con la retorica di Luttwak.
#14th#July#2021#July 14th 2021#cazzari#fascisti#economia del disagio#amazon#google#sovranisti#autarchici#balilla#moralisti a senso alternato#cazzi vostri anche no#scamo e più scemo#ma questo lavora come psyop per il CCP per far fare queste figure di merda ai balilla?#fortuna#ascensore sociale
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The world knows that the west slander of China is not only worthless but a projection of the west behaviour, and it's nowhere truer than when talking about the "Chinese debt trap"
The postnis machine translated
Translation is at the bottom
The collective is on telegram
⚠️ PRESIDENTE ERITREO: "LE MENZOGNE DELLE «FORZE EGEMONICHE» SULLA "TRAPPOLA DEL DEBITO" SONO UN TENTATIVO DELIBERATO DI DIFFAMARE LE RELAZIONI TRA CINA E AFRICA ⚠️
🇪🇷 Isaias Afwerki, Presidente dello Stato d'Eritrea, ha rilasciato un'intervista a CCTV, in cui ha respinto le menzogne anti-Cinesi promosse dall'Occidente sulla fantomatica "Trappola del Debito", definendo tali accuse come un tentativo deliberato di diffamare le Relazioni tra Cina e Africa, da sempre molto solide:
💬 "Se esiste una «Trappola del Debito», è responsabilità di quelle Nazioni in Africa che hanno gestito male le loro economia. Non puoi incolpare la Cina per qualsiasi incidente. Se stai pianificando l'Economia, se hai risorse da mobilitare, se hai obiettivi da raggiungere in qualsiasi area e settore, devi avere politiche corrette e detenere un meccanismo istituzionale per attuarle" ⭐️
🇪🇷 Il Presidente Eritreo ha sottolineato che alcune «forze egemoniche», a guida Occidentale, i VERI detentori del Debito degli Stati Africani, vorrebbero dipingere falsamente le Relazioni Sino-Africane, definendo la Cina «sfruttatrice», invece di analizzarle secondo la corretta essenza del Principio della Cooperazione a Mutuo Vantaggio (合作共赢) 💕
🤡 I Paesi Occidentali, che hanno colonizzato - per secoli - l'Africa, si riscoprono ora "alfieri dell'Africa" in difesa della fasulla «colonizzazione Cinese», quanto è ridicolo e ipocrita tutto ciò? 🤹♂️
🤔 Un altro esempio di oscena ipocrisia? I Paesi Occidentali, a guida USA, hanno sanzionato, bombardato e rapinato diversi Paesi Musulmani, e hanno perpetrato la pericolosa idea del "Musulmano = terrorista", ma ora - in funzione anti-Cinese - si riscoprono "alfieri" dei diritti dei Musulmani nello Xinjiang? Quanto è ridicolo tutto ciò? 🤹♂️
🔺Master-Post sullo Xinjiang 🌺
💬 "Incolpare la Cina per la «Trappola del Debito» significa semplicemente diffamare i risultati e, probabilmente, cercare di creare una spaccatura tra il Contributo Africano e Cinese nella Solidarietà che ha permesso il raggiungimento dello Sviluppo Economico che vediamo oggi" 🇪🇷
"Ciò che preoccupa queste forze egemoni a livello globale è che la Cina stia lavorando con l'Africa per districarla dall'emarginazione che esisteva, e marciare in solidarietà con il Popolo Africano" ⭐️
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⚠️ ERITREAN PRESIDENT: "THE LIES OF «HEGEMONIC FORCES» ABOUT THE "DEBT TRAP" ARE A DELIBERATE ATTEMPT TO DEFAMATE RELATIONS BETWEEN CHINA AND AFRICA ⚠️
🇪🇷 Isaias Afwerki, President of the State of Eritrea, gave an interview to CCTV, in which he rejected the anti-Chinese lies promoted by the West about the phantom "Debt Trap", defining these accusations as a deliberate attempt to defame Relations between China and Africa, which have always been very solid:
💬 "If there is a «Debt Trap», it is the responsibility of those Nations in Africa that have mismanaged their economies. You cannot blame China for any incident. If you are planning the Economy, if you have resources to mobilize, if you have objectives to be achieved in any area and sector, you must have correct policies and have an institutional mechanism to implement them" ⭐️
🇪🇷 The Eritrean President underlined that some Western-led «hegemonic forces», the REAL debt holders of African States, would like to falsely portray Sino-African relations, calling China «exploiter», instead of analyzing them according to the correct essence of the Principle of Cooperation for Mutual Benefit (合作共赢) 💕
🤡 Western countries, which have colonized - for centuries - Africa, are now rediscovering themselves as "African bishops" in defense of the bogus "Chinese colonization", how ridiculous and hypocritical is all this? 🤹
🤔 Another example of obscene hypocrisy? Western countries, led by the USA, have sanctioned, bombed and robbed several Muslim countries, and have perpetrated the dangerous idea of "Muslim = terrorist", but now - in an anti-Chinese function - they rediscover themselves as "standard bearers" of Muslim rights in the Xinjiang? How ridiculous is all of this? 🤹
🔺Master-Post on Xinjiang 🌺
💬 "Blaming China for the «Debt Trap» is simply defaming the results and probably trying to create a rift between African and Chinese Contribution to Solidarity which has enabled the achievement of the Economic Development we see today" 🇪🇷
"What worries these global hegemonic forces is that China is working with Africa to extricate it from the marginalization that existed, and march in solidarity with the African people" ⭐️
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Ho avuto il libro di del Boca sia come testo al liceo che all'università, confermo che il fatto di Fenestrelle è stato più volte smentito. La questione di Montanelli è gravissima, non capisco perché ultimamente ci si limiti a criticarlo solo per la questione della bimba eritrea, non è stata la sua unica azione controversa. Oltre al fatto dell'iprite, ha anche sostenuto per anni che il colonialismo italiano fosse "mite e bonario", e non parliamo poi del suo ruolo nel post tragedia del Vajont...
Su Fenestrelle il libro più recente che ne parla in modo approfondito (e che ho in wishlist da un po’) è quello di Alessandro Barbero.
Per chi non sapesse del Vajont:

Sempre da Wikipedia, nel 1954 in una lettera privata affermava che piuttosto di lasciar vincere i comunisti alle elezioni avrebbe volentieri sostenuto un colpo di stato (salvo ritrattare nel 1998, molto comodo). Insomma, un caso tipico della cultura italiana che tendeva (e tende ancora) a soprassedere a tutti gli errori di un uomo famoso (proprio perché uomo) e a innalzarlo su un piedistallo come se fosse il massimo esempio morale a cui ambire.
Non dico che nessuno commetta errori - perché se vado a vedere cosa dicevo io 10 anni fa (o anche solo 10 minuti fa) è il festival del cringe - ma quando qualcuno diventa una figura centrale di un’epoca bisognerebbe raccontarlo a tutto tondo, luci e ombre, vedere come ha interagito con gli errori che ha commesso in passato, se ha fatto i conti con la propria coscienza o no.
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Chacun la porte en soi la peste
C’è stato un tempo in cui eran tutti fascisti. Poi son scomparsi, e non ne avresti più trovati, manco a pagarli. Ma ora s’ode un fastidioso squittio di ratti, ingrossarsi fiero alla luce, dopo esser riemerso dal profondo. Torna a rivestire i corpi umani, in pieno diritto d’insozzar lurido i pensieri. E capita di ritrovarsi un giorno circondati, in pieno inverno, a sentire i tuoi colleghi docenti gracchiar che “Ci vorrebbe un altro Mussolini!” “Oh, se ci vorrebbe!” e allora pensi “Sta scherzando…” e quello ammette: “Io son sempre stato fascista, ma devo dire che le cose ora van proprio male” e tuona il coro: “Anch’io lo sono!” e tu pensi “stan scherzando…” ma quella che credevi amica, da brava, smorza il tutto: “Ma no dai, il tuo è un fascismo leggero…”. Leggero. Un fascismo leggero. “Voglio provare a giustificarti” penso, “sentiamo che ha da dire”, e parte allora la lezioncina di storia, si parte con l’inps, perché, diciamocelo, chi ha istituito l’inps? Le pensioni? Dove saremmo ora, se non ci fosse stato Lui? Ché in cinquant’anni di democrazia cristiana e partito comunista, questi hanno distrutto il paese. Una finta democrazia, diciamocelo. Noi siamo andati in Etiopia, Eritrea, Somalia, abbiamo costruito le scuole. Scuole che sono ancora lì oggi. E poi, diciamocelo, l’unico errore del fascismo sono state le leggi razziali. Entrare in guerra con la Germania nazista, certo, altrimenti… e l’amica che smorza il tutto chiosa che sì, in fondo ci vorrebbe proprio, ora, un altro Mussolini… e mi guardano, cristo, a testa bassa e cos’è giuseppe, cos’è, sembri scoraggiato, cazzo, e lì, digrigno i denti, a masticar gengive e inghiottir veleno e sto zitto, zitto, a vederli ovunque, a chiedermi quand’è stato, quando cazzo è successo cazzo che questi son tornati in superficie ad aggirarsi tronfi e lieti senza vergogna alcuna ad urlar viva il duce viva il re, ridacchiando a maggioranza? E non riesco a dire nulla, io. Nulla.
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