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#stile alla Garbo
perfettamentechic · 5 months
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15 aprile … ricordiamo …
15 aprile … ricordiamo … #semprevivineiricordi #nomidaricordare #personaggiimportanti #perfettamentechic
2023: Mario Fratti, drammaturgo italiano. La sua produzione conta oltre 100 opere, tradotte in 20 lingue e rappresentate in 600 teatri di tutto il mondo. Dopo la laurea in Lingue e Letterature Straniere conseguita all’Università Ca’ Foscari a Venezia, Fratti avviò alla fine degli anni cinquanta una ricca produzione drammatica. È del 1959 il suo primo dramma Il nastro, vincitore del premio RAI.…
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fashionbooksmilano · 4 months
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Pierre Le-Tan Album
Dirécteur ouvrage : Frank Maubert
Aubier, Paris 1990, 158 pages, 23,5x31cm, ISBN 2-7007-2838-6
euro 520,00
email if you want to buy [email protected]
“I suoi disegni devono essere letti e le sue parole devono essere viste“, dice di Pierre l’amico e scrittore Umberto Pasti. E’ un privilegio entrare, seppur virtualmente, nella casa studio parigina – un tempo pied-a-terre di Jean Cocteau – di Pierre Le-Tan (1950-2019), illustratore e artista, nato a Parigi da padre vietnamita e madre francese.
E’ dal padre, pittore e figlio di un nobile tonkinese, che Le-Tan impara a disegnare, appassionandosi presto all’amore per i libri antichi e le stampe giapponesi e cinesi. Tanto che – ancora adolescente – Le-Tan è incaricato dal New Yorker Magazine di creare una copertina, opera che segna l’inizio di una lunga e fruttuosa collaborazione editoriale anche con molte altre pubblicazioni, da Vogue e Harper’s Bazaar. Per il New Yorker Pierre realizza 18 copertine.
In oltre 50 anni di lavoro la creatività di Le-Tan si arricchisce, spaziando dalla scenografia per il cinema e il teatro, alla collaborazione con la casa di moda parigina di sua figlia Olympia, ma soprattutto eccelle nella invenzione di oltre 100 copertine di libri e poster di film. Il lavoro di Le-Tan è stato esposto nelle gallerie di tutto il mondo; nel 2004 è stato oggetto di una retrospettiva al Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía di Madrid. Ha realizzato copertine per libri di scrittori noti, come il romanziere premio Nobel Patrick Modiano.
La prosa malinconica di Modiano è perfetta per le riflessioni di Le-Tan spesso rivolte ad una Parigi dimenticata, piena di personaggi strani e fascinosi. Una delle pubblicazioni di Le-Tan, “Album” (1990), traduce al meglio il suo stile intimo e insieme eclettico: un “album” pieno di ricordi, di Greta Garbo, Christian Lacroix, Mick Jagger, foto di vecchi amici, centinaia di disegni che raccontano della gita a casa di Cecil Beaton, a un portasigarette realizzato da Picasso, alle scarpe di Cardin, a una sedia che proviene dalla Reggia di Versailles.
30/05/24
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thebeautycove · 2 years
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EIGHT & BOB  - AGNETA - Collezione LES EXTRAITS - Extrait de Parfum - Novità 2022 - … and may you have fair winds and following seas. Find a peaceful horizon. Point the compass toward beauty, which is guide and inexhaustible light of thoughts. This new amazing journey plows the promising trail of this scent. ••••• Come si raccontano le emozioni? Semplicemente vivendole. Io le annuso, istintivamente, con quel sesto senso che mi riconosco, le scovo come pepite sommerse nei giacimenti dei miei desideri, le vivo tra pensiero e immaginazione come immersa in una pioggia di stelle cadenti, le attendo evaporare come stille di rugiada dell’aurora su petali appena dischiusi. So che il viaggio non finirà mai, che miliardi di nuove destinazioni attendono di essere aggiunte alla mappa di questi avidi sensi. E che sarà un gran bel navigare, buon vento e mari calmi a chi salpa, che sia il soffio della speranza, del garbo, del rispetto a gonfiare le vele e aromi squisiti a vegliare sul tragitto. Quanta luce calda e confortante diffonde questa nuova fragranza di Eight & Bob, Agneta, creazione della collezione esclusiva Les Extraits, omaggio all’unicità, alla purezza di materie prime selezionate per essere interpretate in liquidi autenticamente sublimi. È la raffinata eleganza dell’oud, i contrasti aromatici di questa preziosa resina ad imperare nella composizione, splendida l’armonia odorosa percepibile nelle sfumature esperidate speziate impattanti e magnetiche in apertura, bergamotto, pepe, noce moscata con accenti overdosati di cardamomo. C’è l’attitudine al ricordo, intravedi la magia nella morbida evoluzione, i sentori del caffè tostato, un tocco d’ambra nostalgico, il calore misterioso e suadente dell’oud, la velatura impalpabile d’incenso, quanta sensuale bellezza emanano questi accordi. Poi ti ritrovi ad occhi chiusi, come in balia di dolci onde, seduta sul teak di prua, sguardo all’orizzonte, e lo senti infinito il mare, il vento umido flirta coi legni vissuti, sandalo, muschio, ambergris realizzano il desiderio, portano in dono equilibrio e serenità in magnifica connessione con gli elementi.
Prezioso il cofanetto in cui è racchiuso il flacone gioiello in vetro con cap a finitura marmorizzata. Extrait de Parfum 50 ml. In selezionati punti vendita. ©thebeautycove   @igbeautycove
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Brevi cenni su Agneta   Nel nome della fragranza il tributo allo storico scafo a vela di Gianni Agnelli e al suo impareggiabile stile. Agneta, fu varata nel 1951 con armo velico Yawl Bermudiano, alberi in spruce e coperta in teak, è una delle più belle barche a vela realizzate con lo scafo color mogano e le vele in tonalità terracotta. Giovanni Agnelli ne è stato l'armatore per venticinque anni, la sua prima imbarcazione a vela, tanto amata e carica di ricordi, quella che più ha rappresentato la sua immagine e il suo stile. Splendido yawl di 25 metri, ha accompagnato l’Avvocato nelle crociere più lussuose nel Mediterraneo, suscitando curiosità e riempiendo di gossip le riviste negli anni del boom economico. Le sue caratteristiche salienti restano indiscutibilmente lo slanciato scafo interamente “coppalato” con il legno in bella vista e soprattutto le sue grandi vele scure. Uno spettacolo imponente che per anni ha solcato il mare con classe ed eleganza tra Capri, la Costa Azzurra e Porto Rotondo.
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cinquecolonnemagazine · 2 months
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Louis mi ha lasciato un segno 
La "mia" Parigi, come possa Parigi lasciare come ricordo vivo, più d'ogni altro, un incontro fortuito e di pochi attimi, non lo capirò mai. L'ho vissuta per tre anni. Ne ho assimilato la bellezza, non altrettanto lo stile di vita. Ricordo l'arrivo, erano le tre di notte di un giorno d'aprile del 1996. Arrivammo in auto, mio marito ed io, in Place de la Concorde. Era ancora buio, il silenzio, quasi totale, era rotto soltanto da rari taxi e mezzi della nettezza urbana. Poche le finestre illuminate. Il primo parigino che vidi fu un ragazzo nero, intento a spazzare la piazza, i lampioni a luce rosa ne illuminarono lo sguardo allegro e dolcissimo. Ecco, questo, assieme al momento che ora descriverò, sono ancor oggi, fermi nella memoria. Erano già trascorsi alcuni mesi durante i quali m'ero innamorata della Senna, del Louvre, dei negozi e dei bistrot. Place du Tertre era meta giornaliera, crêperie compresa. Avevo avuto il mio buon smarrimento alla vista di Amore e Psiche del Canova ma... Quella mattina, mi aspettava l'Emozione. Passeggiavo sul lungosenna, le bancarelle di libri costituivano l'Eldorado, potevo passarci delle ore, senza sentire altra pulsione che l'accarezzare e sfogliare pagine. Non era infrequente incontrare dei clochard - non possono mancare, come la pioggia, pare - ne vedo avanzare uno, il suo aspetto mi colpisce subito, non ha un cane a fargli compagnia, nemmeno la consueta accozzaglia di cose da spingere o trascinare con sé. Solo l'abbigliamento logoro ne denota l'appartenenza. Ha un'andatura sicura, nonostante l'età avanzata. Quando siamo ad un passo, vedo i suoi occhi cerulei circondati da rughe sottili e fitte, i capelli bianchissimi, spuntare dal berretto di lana rosso. Siamo, ora, occhi negli occhi - ero triste quella mattina, sola; una pungente nostalgia di casa  non s'era potuta attenuare, nemmeno vicino al fiume - gli sguardi si incrociano come due parallele scagliate e scombinate da una mano invisibile. L'uomo tende la mano sorridendo, gesto atteso. Frugo nella borsa, poi nelle tasche, non ho con me il portafoglio, nemmeno un centesimo disperso! (cosa assurda e mai accaduta). Louis, così si chiama, mi osserva nella ricerca concitata, guardandomi tra divertimento e tenerezza. Allargo le braccia sconsolata scusandomi, nel mio francese arrangiaticcio. Gli tendo la destra per salutarlo e lui, con un inchino sapiente, mi fa il baciamano, pronunciando di seguito il suo nome. Chiede il mio. Mi guarda piegando il capo di lato e... "Laura ne peut pas être triste aujourd'hui"... Infila la mano nella tasca interna della giacchetta e ne estrae una moneta da 1 cent, con un altro inchino, mi prega di accettarla. Non so descrivere cosa provassi in quel momento, avvicino il volto, voglio sfiorare la sua guancia. Si ritrae con garbo, e scuotendo la mano, se ne va tornando sui suoi passi. Rimango immobile con la mia emozione e il cent stretto in pugno. Non riesco a pronunciare il suo nome, vorrei chiamarlo. Nulla... Lo cerco senza successo nei giorni seguenti e per molto tempo. Quella piccola moneta, ciondola ora appesa ad un braccialetto dal quale mi separo raramente.  Foto di Laura Chiarina per Cinque Colonne Magazine Read the full article
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micro961 · 1 year
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Anfysia & Erba - “Clara”
Il nuovo lavoro di Anfysia ed Erba
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Anfysia: “Clara” rappresenta per me quella ragazza che farebbe di tutto pur di sentirsi accettata dalle persone, essendo tuttavia consapevole che non le servirà a niente vivere di apparenze. È una visione la mia, che legata a quella di Erba definisce una ragazza che sa bene dentro di sè di essere diversa, ma a causa delle sue scelte sbagliate entra in un loop che la tormenta e dalla quale non riesce a uscire.
 Erba: “Clara” per me è una ragazza che vuole sentirsi diversa dalle sue coetanee, cerca in tutti i modi di stare al centro dell’attenzione ma alla fine rimane sempre sola. Io e Anfysia abbiamo unito le nostre esperienze descrivendo una ragazza che ha sempre bisogno di qualcuno al suo fianco per sentirsi apprezzata.
 Anfysia è Giuseppe Di Garbo, classe 2001, giovane artista pop urban. Anfysia in precedenza era conosciuto con il nome “WhiiTe”, con il quale aveva iniziato a pubblicare, nel 2016, brani rap arrivando a collaborare con artisti come Pedar (rapper di Aprilia che ha lavorato con Gemitaiz, Nitro, J-AX, Michelle Hunziker, MadMan, Blue Virus) e Versvs (rapper canadese che ha collaborato con Clementino, Cromo, Royce Da 5'9", En?gma, Merkules). Nel 2021 l'artista stringe un sodalizio artistico con Andrea Rullo, produttore del trio Giiants di Los Angeles, per poi iniziare a lavorare insieme al produttore Kira, con cui pubblica il primo singolo del progetto Anfysia, dal titolo "Paura". Nel 2022 l'artista affianca a Kira il producer Iv Eight (Highsnob, JUNIOR CALLY, Enzo Dong) rilasciando i singoli "Metà" e "Notti", in collaborazione con Doms. Nel luglio 2022 Anfysia pubblica il singolo pop urban "Luna", seguito in ottobre da "Spoiler" da "Bordeline", in uscita a gennaio 2023 e da “Inverno”, in uscita ad Aprile 2023. L'obiettivo dell'artista è quello di sperimentare nuove sonorità, dal pop urban, all'urban rock, all'alternative, rilette in una nuova chiave, ovvero nel riconoscibile stile Anfysia.
Erba: Aldo Bevivino in arte Erba, Classe 2004, nasce a Catanzaro. La sua carriera inizia su SoundCloud approcciandosi all’hyperpop per poi spostarsi su un genere più acustico e pop. La sua passione inizia a 14 anni inizialmente come producer e dopo qualche anno come artista a 360 gradi.
 Etichetta: Orangle Srl - www.oranglerecords.com
 Spotify: https://open.spotify.com/intl-it/artist/24zKteupvWQ4W1YG7F5dll
Instagram: https://www.instagram.com/anfysia/?hl=it
 l’altoparlante - comunicazione musicale
www.laltoparlante.it
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lamilanomagazine · 2 years
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Milano: Ferragamo torna all'Hollywood degli anni '30
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Milano: Ferragamo torna all'Hollywood degli anni '30. La nuova collezione di Maximilian Davis per Ferragamo trae ispirazione dalle icone del cinema della Hollywood degli anni Trenta. Scelta tutt’altro che casuale, dato il legame tra Salvatore Ferragamo e quel meraviglioso e maledetto mondo in cui aveva mosso i primi passi, disegnando calzature che avrebbero conquistato le dive di tutto il mondo: da Judy Garland a Greta Garbo, da Joan Crawford ad Audrey Hepburn: «Ferragamo ha iniziato il suo percorso realizzando scarpe per i film degli anni Trenta fino a conquistare star del cinema degli anni Cinquanta, come Sophia Loren e Marilyn Monroe. Ho guardato al loro glamour, alla loro bellezza e al loro modo di vestire pensando come renderlo moderno nel presente» dice Davis. La sfilata Autunno/Inverno 2023-24 propone una vasta gamma di capi, tra cui cappotti in pelliccia sintetica o con chiusura laterale, giacche avvitate e look monocromatici nei toni dell'aragosta, del blu elettrico e del bianco ottico. I maxi-accessori completano i look, con borse e sciarpe che richiamano lo stile sofisticato delle star del passato. Nonostante la scelta di ispirarsi al passato, la collezione di Davis riesce a reinterpretare i classici in chiave moderna, mantenendo l'eleganza e la raffinatezza che contraddistinguono il marchio Ferragamo. I capi sono pensati per una donna sicura di sé, che vuole distinguersi con stile e personalità.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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dacco1971 · 2 years
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Dante, bolognese, poeta.
Vorrei scrivere un libro su Dante e farlo iniziare così:
Dante è nato a Bologna, non si sa bene quando. Probabilmente aveva già una ventina d’anni e in qualche modo ha avuto per le mani la poesia di Guido Guinizzelli, suo padre [Pg XXIV], da cui ha ricevuto l’imprinting definitivo: Al cor gentil rempaira SEMPRE amore…
Nello sviluppo umano, la madre ha il compito di trasmetterti il senso dell’essere unico e straordinario, il padre invece la legge, l’ordine delle cose. Che poi è tutt’altro che un limite, perché è il segreto della relazione, del nesso, della costruzione. Sono le due gambe su cui camminiamo tutti, identità e relazione, e Dante una delle due l’ha ricevuta da Guido Guinizzelli. Sì, è importante prendere in considerazione la storia, le informazioni, gli annali e le attestazioni, ma dentro tutto questo mare di notizie e informazioni sono da tenere nel dovuto conto anche testimoni e protagonisti. E il protagonista di questa storia lo dice chiaro: mio padre è lui, Guido Guinizzelli. Il sangue che mi scorre dentro è lo stesso che scorre nelle sue vene. Dice padre, non dice maestro.
Non gli ha insegnato a scrivere o a parlare, e nemmeno a mettere in rima i pensieri. Lo dolce stil novo è a un altro livello: è gratitudine (da dove nasce sennò la dolcezza, dalle moine?), è una attitudine verso la vita, è un modo di guardare la realtà, un approccio verso ciò che si ha di fronte. Ed è una novità, una novella, qualcosa che accade. Non è il semplice contrario di vecchio o di tradizionale: è novo! Bum! Tutto si ordina a questo: argomenti, impegno, scrittura… Sono queste le regole, la legge che ha ricevuto da suo padre, questo il calore che ha sentito scorrere dentro di sé. Quindi è partito.
L’argomento era serio, serissimo: Amore (maiuscolo o minuscolo, accidenti?). Prima di addentrarsi, credo sia importante accettare che il metodo di conoscenza va adattato alla cosa che si ha di fronte: Dante la sua storia la racconta, e poi la ri-racconta e la ri-racconta ancora. Vuole che ascoltiamo lui e ci insegna anche come farsi interpretare. Quando parla dei quattro significati delle scritture, fa una progressione: lo letterale (facile, è sufficiente un po’ di parafrasi), lo allegorico (le note bastano e avanzano), lo morale (qui ci intimoriamo, ma è solo un invito a guardar su, a fare un nesso tra il piccolo e l’infinitamente grande - che poi è semplicemente fidarsi del cuore) e lo a-na-go-gi-co (che era terzo o quarto?). Be’, anagogico è cosa c’entra con le cose più alte, coi massimi sistemi, con gli assoluti. Altro invito a un nesso, a un rapporto, a mettersi in mezzo e a guardare in su.
Lo spirito è quello di trovare un modo di costruire relazione tra sé e l’infinito, tra sé e il destino. La novità è questa ed è una cosa che ribalta tutto perché lo stile a questo punto cambia, ha un senso, una strada, un orientamento, qualcosa a cui ordinarsi. La dolcezza non c'entra con il garbo o la delicatezza: è pura gratitudine, è letizia, felicità (quella fatta in parti uguali di gioie e di dolori, non l’allegria spensierata). Roba forte, complicata, piena di sfumature e dettagli da considerare e trattare con attenzione. Il tipo di cosa perfetta per essere scoperta a Bologna, a ben pensarci, fra gente che tende a non creder mai a niente, che non si fida se non vede due volte in più di san Tommaso (l’apostolo) e ama sempre esser precisa, soprattutto a livello di regole e di giustizia. Tanto è vero che, stando a Dante (ma anche De Sanctis la pensa come lui) tutto nasce da uno come Guido Guinizzelli.
Si riesce a immaginare qualcosa di meno poetico di un notaio? Guinizzelli era un notaio. Pare che tradizionalmente, avendo tempo, inchiostro e spazi bianchi sulle pagine, si divertissero a verseggiare. Un vero cazzeggio per saputelli, per lo più, ma succede che Guido fa qualche passo in più. Imposta Al cor gentil quasi professionalmente. Senza quasi: spiega scientificamente come funziona l’amore. È rigoroso, dettagliato, accademico e politico. Passa dal sentimento - che poi la gentilezza non è un sentimento, è un'attitudine, una decisione, un approccio - a esempi molto precisi, con cui chiarisce bene sfumature e dettagli. Fa un elenco rigoroso e alla fine non si dimentica del proprio mestiere: immagina di essere contraddetto e portato in giudizio. Ma è la sua comfort zone: nonostante il tribunale sia il più impegnativo - perché il giudice è direttamente Lui, Dio - Guido difende la propria anima e le anime di tutti inchiodando addirittura il giudice alle sue... responsabilità. Con un colpo di teatro, lo mette sul banco degli imputati: «sei tu he hai mandato quell'angelo, io non ho sbagliato».
Ma soprattutto Guido ha il coraggio di dire “sempre”: Al cor gentil rempaira SEMPRE amore… Non ci sono dubbi, non ci si può ingannare, le regole sono chiare e i fattori sono quelli: non c’è motivo di avere paura. È così netto da diventare quasi un po’ freddino (cosa tipica per scienziati e avvocati, in effetti), ma l’input è chiaro: a tema c’è il mio cuore, bisogna lavorare su quello.
E Dante va in fondo alla cosa. La racconta per un altro verso, con l’aiuto di San Tommaso (quell’altro, della Summa), scopre cos’è l’amore e parla proprio di quello. L’amore è un accidente nella sostanza. Un colpo, una percussione che smuove l’ordine della realtà (quello celeste!). È una cosa che percuote la realtà, la scaravolta, la ribalta zolla a zolla, che crea montagne e valli, panorami, viaggi, ponti, salti, strade, mari… Un accidente, un colpo proprio, una cosa che il ritmo va a farsi benedire e che dopo non torna più niente uguale a prima. L’amore… l’anima gemella? No. L’affinità elettiva? No. Il sacrificio per la famiglia? No, diavolo no! L’amore sconquassa la sostanza (cioè le cose come le ha messe a posto Dio)! Smuove l’essenza di tutto, accende spettacoli di arte varia e molto di più: vite, avventure, ricerche, viaggi, rischi, azzardi, eroismi, invenzioni. Bum! Un colpo dopo l’altro, un cuore dopo l’altro, un battito dopo l’altro si mette in moto un’energia che sfida Dio, che ti porta fin davanti a Dio e parli tu: è l’amore che mi ha portato qui, non ho sbagliato nulla. L’hai conquistato tu, ora è casa tua e quell’abbraccio è tante cose, l’abbraccio di Dio, e non ha nulla di servile. È l’abbraccio di un figlio che hai visto babbo che avevo ragione? E credi che non lo sapevo, che avevi ragione, figliolo?
L’amore non è una strada. Sono mille strade che partono da dovunque e arrivano a quel punto. Sono tutte diverse perché sono di chi le percorre. Hanno anche una caratteristica sconcertante - è ora di svegliarsi su questo! - che è l’assoluta discutibilità morale di ogni percorso. L’amore è un potere. Genera morale un giorno dopo l’altro, ma non con la logica del rispetto astratto, di regole che vanno sopra chi hai di fronte. C’è tanta saggezza, tanto buon senso, ma la complicità profonda, il patto vero non è sulla corsa verso il destino, non è su un piano perfetto di ispirazione Disney o di conquista del mondo. La compagnia serve per contemplare la meraviglia e correre verso la misteriosa origine di tutto, di sé, del proprio cuore.
La novità è questa, la scoperta di cui Dante è grato a suo padre è questa. Ha la forma di un viaggio, lo stile di un invito, la dinamica di una compagnia: Dante fa il viaggio con me, con te, con chiunque. L’idea è quella di vedere, di raccontare, perché l’obiettivo è vivere, fare esperienza, camminare e alla fine di tutto immergersi anima e corpo nel proprio destino. Ci sono tante strade per quanti uomini esistono; condividono la direzione, ma i passi sono di ciascuno. L’aiuto è a vedere, il resto è molto più che intimo e irripetibile. Proprio per questo, per ciascuno ogni passo è una meraviglia, perché quel SEMPRE è lì per ognuno di noi.
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libero-de-mente · 3 years
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25 NOVEMBRE
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Esiste un aspetto che non ho mai compreso nella vita, in verità non l'ho mai neanche accettato, mi sto riferendo alla violenza.
La violenza.
Oggi si celebra la giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne.
La violenza andrebbe abolita contro tutti, non solo le donne.
Hanno creato un vaccino mRNA con il compito di portare istruzioni al nostro DNA per contrastare un virus.
Non si potrebbe studiare una cosa del genere per eliminare gli istinti violenti nell'essere umano, cominciando dal DNA?
La violenza sulla donna poi, vogliamo parlarne?
Mi sento male solo a pensarlo.
A quante donne è stato inoculato il virus del "se ami per davvero qualcuno, allora devi sopportare per forza tutto di quella persona"; da una società patriarcale dove l'uomo, inteso come maschio, è il centro delle attenzioni e del rispetto. Dell'intelligenza e della ragione assoluta.
Così nascono donne che la violenza subita la danno come una cosa scontata. Uno stile di vita.
Sono inorridito.
Cosa si può desiderare di più di una donna felice e complice della propria vita, piuttosto che sottomessa e accondiscendente per paura?
Una donna costretta a violenze vive e fa cose come un soldato esegue gli ordini in guerra, una donna felice vive e fa cose con l'amore e le attenzioni, che solo un essere speciale come lei sa fare, come se fosse parte indivisibile di un altro essere umano a cui si fonde.
Perché costringerle, perché usare violenza non è meglio ottenere con gentilezza e cortesie? Ma volete mettere l'amore che sanno ricambiare? Ti arriva fin dentro le ossa, e sai da uomo che sono doni che ricevi perché l'hai resa felice.
Mica costretta.
Continuo a tormentarmi chiedendomi perché a molte donne è negata la possibilità di essere felici, di non subire vessazioni da parte di uomini e di altre donne, che si credono più forti di loro.
Se prudono le mani compratevi un libro, usate le mani per sfogliare un libro e non vi azzardate a sfiorare la pelle aggraziata di una donna.
Forse leggendo e acculturandovi capirete il valore di una donna, che è immenso.
Dio che spettacolo che sono le donne, da capire non da colpire.
Da comprendere e non offendere.
Da confrontarsi per condividere e crescere non per ferire e infierire.
Per chi usa violenza contro le donna, se solo riuscisse ad aprire un pochino gli occhi della propria coscienza, e guardare con coraggio gli occhi di una donna ferita, allora potrebbe vedere in essi la vera forza e la dignità, come la sofferenza e l'amore ucciso in essa.
Da vergognarsi all'istante e meritare di dissolversi come nebbia al sole all'istante, esseri inutili che vi fate grandi utilizzando le paure altrui.
Da uomo io continuerò a rispettare le donne, ad ammirarle e rendere loro ogni riconoscimento. E se a qualcuna non trova interesse nel mio modo di essere pazienza, faccio un inchino e mi allontano con garbo.
Non bisogna cercare di essere apprezzato da chiunque, ognuno ha gusti e comportamenti propri.
Ma di sicuro niente violenza, solo rispetto, per degli esseri umani chiamati donne, che da sempre io ammiro dal basso verso l'alto.
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#Ioleggoacasa... (soprattutto) durante le feste!
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È inverno, il tempo è uggioso, ci sono le restrizioni, perché dovremmo uscire? Fortunatamente le biblioteche hanno riaperto, anche se solo per il ritiro dei libri prenotati, almeno per il momento, secondo le modalità indicate nel nostro sito https://milano.biblioteche.it/. Ricordiamo che è stato attivato anche un servizio di consegna a domicilio per gli over 70 e per chi non avesse la possibilità di recarsi personalmente in biblioteca. Last but not least, siamo stati travolti da una valanga di libri nuovi, tra i quali, ‘cogliendo fior da fiore’, scegliamo quelli da consigliare.
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Uscito nel 2019, ma appena arrivato nelle biblioteche il romanzo di Massimo Carlotto  La signora del martedì (questo titolo non ci ricorda forse I giovedì della signora Giulia di Piero Chiara, da cui fu tratto uno sceneggiato Rai, naturalmente presente nel nostro Sistema?): un attore porno ‘declassato’ al ruolo di gigolò trascina l’esistenza aspettando il martedì, giorno in cui una donna misteriosa retribuisce le sue prestazioni. Questo libro ci offre il destro per elogiare la nuova serie L’alligatore appena trasmessa da Rai 2, tratta dai gialli di Carlotto che ne cura anche la sceneggiatura: complimenti davvero, ben fatta, ottimamente interpretata, colonna sonora per palati fini (come commenta il protagonista stesso: “Il blues non è per tutti”) e magnifica fotografia, con la laguna veneta in HD mai vista così bella!
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Fresco fresco di biblioteca è La banda Gordon di Marco Dell’Omo:  un romanzo corale, ricco di avventure, anche molto divertenti, e di personaggi, ambientato nell’epoca fascista, periodo che sembra ispirare quanto altri mai i nostri scrittori contemporanei. “Un generale ormai anziano ripercorre la giovinezza trascorsa durante la guerra sulle montagne d’Abruzzo. Con lui una banda di coetanei decisa a vendicare il fumetto preferito (Flash Gordon) incappato nella censura fascista.” Sull’argomento consigliamo anche questo articolo relativo alla storia della casa editrice Nerbini di Firenze che il 14 ottobre 1934 pubblicò il primo numero di «l’avventuroso» che ospiterà per qualche anno Flash Gordon (e anche Mandrake e The  Phantom, poi ribattezzato, più ‘italianamente’ L’uomo mascherato) per sostituirlo nel 1938 con I tre di Macallè, fumetto più in linea con l’ideologia del regime ma di minore impatto sul pubblico.
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Come sempre ambientato a Milano, e in particolare nella zona di Porta Venezia, Arrigoni e il delitto in redazione di Dario Crapanzano: un capo redattore viene trovato con la gola squarciata e il commissario Arrigoni, sbirro sui generis, è chiamato a indagare. L’ultimo giallo di Crapanzano (che purtroppo ci ha lasciato nel mese di ottobre), forse anche il più autobiografico, perché ambientato nel mondo dell’editoria che l’autore conosceva bene. “Milano e l’editoria milanese hanno perso tanto, ma i lettori potranno ancora una volta deliziarsi con l’ultima delle storie di Arrigoni e di Crapanzano, scritta come sempre con garbo, con ironia, con passione e con lungimiranza. Un giallo vero, classico, con la giusta suspense e il giusto finale, un giallo come se ne trovano ormai pochi.”
Un’opera prima di grande successo (Premio Italo Calvino) è il giallo meta-letterario Notturno di Gibilterra del giovane Gennaro Serio. “Sospinto da uno stile versatile e sorprendente, Notturno di Gibilterra mette in atto un furibondo sabotaggio del genere più letto e amato: il giallo ... Un ‘ipergiallo’ giocoso e diabolico che attraverso una sapiente rete di divertiti omaggi e ghiotte citazioni porterà il lettore dai canali delle Fiandre al Baltico, dall’Accademia di Svezia alla Patagonia, per approdare infine a Gibilterra, dove marginali poeti allo sbando rivendicano uno spazio a quella materia incandescente che è la letteratura.”
È stato definito romanzo di ‘deformazione’ I cariolanti di Sacha Naspini, ambientato nella campagna toscana: un disertore della Grande Guerra si nasconde in una tana nel bosco insieme alla moglie e al figlio Bastiano, il vero protagonista della storia. Bastiamo cresce in mezzo alla natura, si innamora, sperimenta il carcere e poi il secondo conflitto mondiale: una vita intera da animale braccato, in preda agli istinti più primordiali, alla ricerca di tutto quello che gli è mancato nella vita.
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Per quanto riguarda la sezione di saggistica, ecco le nostre proposte. Una novità interessante e curiosa è la collana, presente nel nostro Sistema, Passaggi di dogana, di cui vi segnaliamo solo qualche titolo: A Londra con Sherlock Holmes, A Parigi con Colette, A Roma con Alberto Sordi, A Dublino con James Joyce, La Genova di De André, A Napoli con Totò. Un approccio diverso per approfondire la geografia e la storia di alcune grandi città.
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Un mito è sempre fonte di ispirazione e in questo caso Vanna Vinci ha elaborato la leggenda del più grande soprano di tutti i tempi in una versione a fumetti, in cui la protagonista appare come un personaggio da tragedia greca (la sua interpretazione in Medea di Pasolini è memorabile) con tanto di coro in sottofondo. Io sono Maria Callas è un modo sicuramente originale per rileggere la biografia di una figura leggendaria e indimenticabile.
L’Italia di Mussolini in 50 ritratti di Paolo Mieli e Francesco Cundari: una angolazione ‘atipica’ per analizzare, anche con il contributo delle illustrazioni di Ivan Canu, uno dei periodi più controversi della nostra storia: chi era Mussolini, quale Italia ha preso in mano e come l’ha restituita, quali sono i personaggi che hanno influito sulla sua ascesa, sul rafforzamento del suo potere e chi invece lo ha combattuto? Questi sono gli interrogativi a cui gli autori cercano di dare una risposta.
“Imbalsamare i greci e i romani li ha privati della loro forza, cioè della loro conflittuale modernità” scrive Luciano Canfora nella nota introduttiva a Vivere con i classici. E proprio la conflittuale modernità dei classici è il tema di questo libro: racconti e riflessioni di diversi scrittori contemporanei in forma narrativa. Alicia Giménez-Bartlett, Francesco Cataluccio, Daria Galateria, Fabio Stassi, Roberto Alajmo, Scott Spencer si sono impegnati in questa moderna versione della difesa dei classici, dal momento che, ormai, anche Perché leggere i classici di Italo Calvino è diventato un classico… Ma cos’è un classico? Una garanzia, nell’incertezza del tempo presente.
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E a proposito di classici, come abbiamo ricordato in un post precedente, Sellerio sta ripubblicando, tra gli altri autori, Graham Greene, di cui citiamo Una pistola in vendita, della serie I divertimenti. Il titolo si riferisce a un killer incaricato di commettere uno spietato omicidio. Ma questo è l’unico dettaglio che il libro ha in comune con altri dello stesso genere, Greene è infatti originalissimo nel tratteggiare la figura del sicario (secondo le sue stesse parole, è compito dello scrittore saper “rendere simpatiche persone che non hanno alcun diritto alla simpatia”), come originale e avvincente è la storia, ambientata alla vigilia della guerra. Imperdibile!
L’ultimo altro giallo di Andrea Vitali, della serie I casi del maresciallo Ernesto Maccadò, è Nessuno scrive al Federale (titolo ricalcato da Nessuno scrive al colonnello di García Márquez). Diversi avvicendamenti di segretari della sezione locale del partito a Bellano, la città più inquieta tra quelle che punteggiano le rive del lago di Como, letterarie per eccellenza.
Dulcis in fundo, la storia di un bibliotecario part-time, al quale il Comune di Timpanara per cui lavora affida il doppio incarico di guardiano del cimitero. “Lettore dalla vivida immaginazione, Astolfo Malinverno mescola le storie dei romanzi – per i quali inventa nuovi finali – con quelle dei compaesani, dei forestieri, dei lettori della biblioteca e dei visitatori del cimitero, dei vivi e degli estinti.” Malinverno di Domenico Dara è un romanzo per chi ama i libri, la fantasia, le storie d’amore, il mistero.
Ancora i migliori auguri di Buone Feste da tutti noi!
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perfettamentechic · 4 years
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Azzedine Alaïa, couturier tunisino e designer di scarpe, particolarmente affermato a partire dagli anni ’80. La sua abilità nel taglio e le sue interpretazioni idiosincratiche su sagome classiche hanno reso popolare Alaïa per decenni.
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Alaïa, nato il 26 febbraio del 1935 a Tunisi – Tunisia – da genitori che coltivavano grano, è cresciuto con i nonni nella capitale. Azzedine aveva una sorella gemella, affascinante Hafida, sua ispiratrice nel tentare la strada della moda. Si pagava gli studi cucendo orli per una piccola sartoria della zona, imparò a tenere in mano ago e filo grazie alla sorella Hafida, che lavorava come sarta, era molto legato a lei. L’accademia lo aiuterà a scoprire il corpo e le forme. Fu anche influenzato dalla frequente lettura di Vogue.
Alaia mentì relativamente alla propria età per avere accesso al locale istituto delle belle arti a Tunisi, dove studiò scultura. Dopo aver terminato gli studi, Alaïa iniziò a lavorare come assistente di un sarto e nel 1957 si trasferì a Parigi, per lavorare nel campo del design della moda. All’istituto delle belle arti aveva conosciuto Leila Menchari (che per trent’anni disegnerà le vetrine di Hermès) insieme sognavano Parigi; fino a quando nel 1957 decisero di trasferirsi nella capitale della moda per eccellenza dove avrebbero avuto la loro possibilità. Non avevano denaro, ma molta ambizione, insieme prendono in affitto una chambre de bonne.
 Qui, Alaïa fu assunto presso Christian Dior, ma solo per cinque giorni, la Francia era in guerra con gli indipendentisti algerini e chiunque venisse dall’Africa del Nord non era ben visto. Bastarono questi pochissimi giorni alla Maison per capire che il suo unico desiderio era quello di vestire le donne, soprattutto quando vide l’attrice Marlene Dietrich scendere dall’auto con le sue gambe perfette.
La sua fortuna fu andare a lavorare come babysitter dalla marchesa di Mazan e la contessa di Blègiers per le quali cuciva abiti che loro indossavano a cene e teatri.
In questo periodo conobbe il suo compagno, il pittore tedesco Christoph Von Weyhe che gli rimarrà accanto per tutta la sua vita.
Lavorò per due con Guy Laroche per due stagioni, a cui seguì Thierry Mugler prima di decidere di aprire il proprio atelier, nell’appartamento in rue de Bellechasse, sulla Rive Gauche della Senna nei tardi anni settanta.
Da Dior sono rimasto il tempo di un soffio. Da Guy Laroche ho imparato tutto quello che bisogna sapere in fatto di tecnica. Una cosa, però, devo ammettere: detestavo disegnare. A me interessava capire cosa c’era sotto gli abiti, come facevano a stare in piedi. Da piccolo, sono cresciuto studiando le creazioni di Balenciaga sulle riviste di moda. Negli atelier, finalmente, avevo la possibilità di capire come fossero possibili. Ero l’incubo di tutti: passavo il tempo a guardare dentro ogni bustier, dentro tutti i cappotti, sotto ogni tubino.
Non si definiva un designer ma un Couturier, un sarto.
Per vent’anni Alaïa realizzò gli abiti per diverse donne di spicco dell’alta società francese come Marie-Hélène de Rothschild e Louise de Vilmorin.
1979 Alain Bernardin, fondatore  del Crazy Horse, chiede allo stilista di disegnare e realizzare i costumi i costumi delle 23 ballerine del noto locale di cabaret parigino.
Lavorare con le donne, è la cosa più importante per uno stilista. Ne apprendi lo charme, l’attitudine, il gusto. Ricordo quando Cecile Rothschild mi presentò Greta Garbo. L’attrice arrivò con un mantello, pantaloni larghi, camicia da uomo, un cappello e occhiali scuri. Era divina e non parlava molto. Raccontò che le avevano detto che ero bravo e lei voleva cappotti, mantelli e vestiti. Glieli confezionai e, dopo la sua morte, li riacquistai a un’asta.
Alaïa fonda il proprio marchio, a 40 anni, incoraggiato da Thierry Mugler. Lo stilista si impone con uno stile riconoscibile fatto di abiti scultorei. Della sua formazione iniziale di scultore si trovano le tracce lungo tutto il corso della sua carriera, in un notevole lavoro sulla silhouette che gli consente di essere oggi considerato come uno dei pilastri della storia della moda.
Nel 1980 fu prodotta la prima linea di prêt-à-porter dello stilista, con i riflettori puntati addosso, realizza abiti per le donne dell’alta società francese.
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Segna la storia il suo rapporto con Naomi Campbell:
Naomi è come una figlia. Mi fu presentata quando aveva quattordici anni da un’altra modella. La presi subito per una sfilata, ma la madre era contraria.  Quindi la chiamai, e lei mi disse che avrebbe accettato solo se avessi ospitato la figlia a casa mia. Così dopo la sfilata, passavamo le serate insieme. Naomi parlava un inglese terribile, che non capivo: quindi chiamavo al telefono la madre che parlava un po’ di francese, e facevamo assurde conversazioni a tre. In salotto, da soli, mettevo il film Donne di George Cukor e filmati di Josephine Baker. Le dicevo: guarda queste dive, devi imparare da loro.
Nel 1982 Alaïa presenta una sfilata nel grande magazzino di lusso Bergdorf Goodman di New York. Occasione che conosce la giornalista di moda Franca Sozzani con la quale inizia una lunga amicizia che durerà per tutta la vita: la “soeur italienne” la “sorella italiana” come la chiamava lui.
«Era il 1979, lavoravo per Vogue. Mi parlarono di questo sarto straordinario che trattava la pelle in maniera unica, realizzai uno speciale su di lui e volai a Parigi. Volle farmi un abito, iniziò a prendermi le misure commentandole: “Seno: perfetto. Vita: perfetta. Sedere: ah, che sedere mediterraneo!”. Iniziammo a ridere così tanto che tra noi si stabilì un’affinità di quelle che capitano poche volte nella vita. Il nostro era un rapporto d’amore, ammirazione e grandi divertimenti. Azzedine poi era incredibilmente orgoglioso di essere riuscito a farmi licenziare da Elle, che ai tempi dirigevo, per via di una cover mai uscita con un suo abito, da allora ribattezzato “la robe Carla”. Le diceva che l’abito dev’essere un bel ricordo, credeva nel lavoro, nella magia di quei momenti, nell’ideazione, nella creazione, nei dettagli che fanno la differenza, nei materiali, nelle prove dell’abito. Diceva: “Lavorare con le donne è la cosa più importante per uno stilista. Ne apprendi lo charme, l’attitudine, il gusto.”
Stesso anno conosce, attraverso l’illustratore e regista francese Jean-Paul Goude, la cineasta e ex modella di documentari francese Farida Khelfa.
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Maniaco della perfezione, incontra, s’innamora e veste una delle figure più emblematiche del tempo, la cantante Grace Jones.
Grace è un fenomeno della natura: appena entra in una stanza, ha la capacità di cambiarne i volumi e l’atmosfera, come fosse una scultura primitiva. È un’amica e una diva, una donna instancabile e bellissima.
Nel 1984 fu nominato “Miglior stilista dell’anno” e “Miglior collezione dell’anno“, durante la cerimonia di premiazione degli Oscar della Moda, indetta dal ministero francese della cultura nel 1984; in un evento memorabile in cui la cantante giamaicana Grace Jones lo ha portato in braccio sul palco. Anno, ’84, che lo stilista si trasferisce al numero 17 di rue du Parc Royal. La maison viene arredata dalla designer Andrée Putman. La sua carriera salì alle stelle quando due dei più potenti redattori di moda dell’epoca, Melka Tréanton di Depeche Mode e Nicole Crassat di French Elle, lo sostenevano nei loro editoriali. Grazie all’involontaria sponsorizzazione fornitagli dallo stilista Putman, le collezioni Alaïa iniziarono ad essere vendute anche negli Stati Uniti. L’interior designer Andrée Putman stava percorrendo Madison Avenue con uno dei primi cappotti in pelle Alaïa, fu fermata da un acquirente di Bergdorf Goodman che le chiese cosa indossasse, il che diede inizio a una serie di eventi che portarono alla creazione e alla vendita dei capi esortati e venduti a New York City e Beverly Hills
Dal 1988, furono aperte le boutique di Beverly Hills, New York e Parigi, e le creazioni dello stilista iniziarono ad essere sempre più richieste da celebrità come Grace Jones (che indossa i suoi abiti nel film Agente 007 – Bersaglio mobile), Tina Turner, Raquel Welch, Madonna, Brigitte Nielsen, Naomi Campbell, Stephanie Seymour, Carine Roitfeld, la giornalista Franca Sozzani e Carla Sozzani.
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I suoi vestiti seducenti e aderenti sono stati un enorme successo e dai media è stato chiamato “The King of Cling“.
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Nel 1989 Azzedine realizza gli abiti tricolori indossati dalla soprano Jessye Norman durante i festeggiamenti del 200° anniversario della Rivoluzione francese, compreso tutti i costumi della sfilata.
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Agli inizi degli anni ’90, ispirato dall’emergente musica hip hop e dallo stile street, propose il Total Look Maculato ottenendo un grande successo.
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La Collezione Primavera Estate 1992 diviene protagonista nel libro pubblicato da Prosper Assouline.
A metà anni novanta in seguito alla morte della sorella, Alaïa scompare dalle scene, pur continuando a lavorare per una clientela ristretta, e producendo le linee di prêt-à-porter. Ha presentato le sue collezioni nel suo spazio, nel cuore del Marais, dove ha riunito sotto lo stesso tetto il suo laboratorio creativo, la boutique e lo showroom.
Il mondo della moda inizia a cambiare diventa più globale, viene travolto dai grandi gruppi di lusso e dalle collezioni cadenzate con ritmi precisi. Alaïa farà un passo indietro perché, come dirà in seguito:
Non c’è più alcuno studio sugli abiti. Capire cosa significa davvero Couturier, ma soprattutto per comprendere come si possa ingannare il tempo tiranno e le logiche commerciali, rimanendo sempre fedeli a se stessi e coerenti ai propri ideali (di stile). Rema contro corrente, fieramente fuori sistema, rifiuta categoricamente i tempi altrui…Sfilo quando sono pronto.
Le sue collezioni uscivano anche due o tre mesi dopo gli altri, non guardava il lavoro dei suoi colleghi, non si faceva coinvolgere dai trend ma teneva conto di cosa andava di moda.
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Nel 1996 partecipò alla Biennale della Moda a Firenze, dove insieme ai dipinti dell’amico di lunga data Julian Schnabel, ha esposto un abito eccezionale creato per l’evento. I mobili progettati da Schnabel, così come le sue tele di grandi dimensioni, decorano ancora la boutique di Alaïa a Parigi.
All’uscita di Gianfranco Ferré da Dior, gli propongono il ruolo di direttore creativo, lui non accetta perché significherebbe chiudere la Azzedine Alaïa.
Nel 2000 firmò un accordo con il gruppo Prada, grazie al quale il nome del marchio Alaia sarebbe poi tornato in auge nel luglio 2007.
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Per la prima volta le Collezioni Estate Inverno 2002 vengono presentate nella boutique al numero 7 di rue de Moussy.
Nel 2007 riacquisisce il controllo della proprio Maison da Prada ed entra a far parte del gruppo Richemont, che possiede Cartier e Van Cleef & Arpels. Fonda l’Association Azzedine Alaïa insieme a Christoph von Weyhe e la gallerista Carla Sozzani per proteggere i suoi archivi di moda, design e arte con la prospettiva di farla sviluppare in una fondazione di interesse pubblico.
Nel 2008 ha ottenuto la Legion d’onore, la più alta onorificenza conferita dalla Francia.
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Nel 2015 espose i suoi abiti scultura a Villa Borghese a Roma ed espresse con un profumo la sua estetica, il profumo Alaïa, creato dal naso di Marie Salamagne, caratterizzato da note di pepe rosa, fresia, peonia, note animalico e muschio. Il film Van Gogh – sulla soglia dell’eternità di Julian Schnabel è dedicato a lui.
Lo stilista Azzedine Alaïa muore a Parigi il 18 novembre 2017, all’età di 77 anni, dopo che a luglio era tornato sulle passerelle con l’ultima collezione durante la settimana dell’haute couture di Parigi. Per l’occasione aveva sfilato per lui anche Campbell.
Alaïa è deceduto dopo diversi giorni di coma causato da una caduta, secondo le informazioni del settimanale Le Point e in seguito confermate da parenti e collaboratori.
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Un gigante in miniatura. Piccolo di statura, sarto massimo, si arrampicava letteralmente sulle modelle e sulle donne conquistando forme, curve e vette come farebbe un alpinista dello stile.
Non vi sono bozzetti delle creazioni Azzedine, non amava disegnare (come lui stesso aveva dichiarato), creava e realizzava ispirandosi direttamente sul corpo femminile di qualsiasi donna; amando e ammirando il corpo in tutte le sue forme.
Per conoscerlo bisogna amarle, le donne, e interessarsi a loro fino a dimenticarsi di se stessi, per questo io mi vesto sempre allo stesso modo.
L’abito di Madeleine Vionnet del 1935/36 è un esempio di cui nessuno comprendeva l’enigma del drappeggio. 
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Vengono inaugurate mostre in memoria dello stilista. A Parigi nella sede dell’associazione nel 2018, con un esposizione di quarantuno abiti, selezionati dal designer e storico di moda Oliver Saillard. Verso la fine dello stesso anno a London Design Museum, lo celebreranno nella mostra Azzedine Alaïa The Couturier a cura dell’illusionista Mark Wilson: presenti sessanta delle più emblematiche creazioni di Azzedine. 
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Una nuova era della maison è stata inaugurata con l’apertura del primo flagship store a Londra, in New Bond Street ad opera degli stilisti che hanno lavorato al suo fianco e porteranno avanti la sua tradizione.
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Nel gennaio 2019 è stata svelata una targa in onore del suo lavoro nel suo laboratorio del Marais.
EDITIONS ALAÏA
Le creazioni di Azzedine Alaïa resistono alla prova del tempo. La collezione Editions è costituita da modelli provenienti dall’archivio tra il 1981 e il 2017, incarna l’essenza della Maison ALAÏA: un connubio di tradizione e innovazione. Capi fedelmente riprodotti nei atelier  sulla base dei modelli originali, riflettendo l’inimitabile alla bellezza senza tempo di Alaïa e la visione, che aveva, della sensualità e della impeccabile tecnica sartoriale. All’interno di ogni capo, l’etichetta indica la stagione e l’anno, un omaggio al passato, rinnovato nel presente.
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aggiornato al 17 novembre 2020
Autore: Lynda Di Natale Fonte: maison-alaia.com, d.repubblica.it, web
Azzedine Alaïa – Maison Alaïa Azzedine Alaïa, couturier tunisino e designer di scarpe, particolarmente affermato a partire dagli anni '80. La sua abilità nel taglio e le sue interpretazioni idiosincratiche su sagome classiche hanno reso popolare…
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fashionbooksmilano · 2 years
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Due passi tra le stelle
50 anni di Cinema e Teatro raccontati da oltre 200 paia di “scarpe famose”
Introduzione del catalogo Natalia Aspesi, foto di Antonio Guccione
A.N.C.I, Milano 1987, 48 pagine, 24 x 21 cm.
euro 30,00
email if you want to buy [email protected]
Mostra ideata per l’A.N.C.I in occasione del MICAM Modacalzatura a Bologna dal 4 al 7 settembre 1987
Realizzazione progettuale Studio Arch Orlando Gentili ,Consulenza per la Moda e lo Stile Quirino Conti
Due erano i tipi di calzatura femminile che Hollywood amava: il classico decolleté a tacco alto, che stava sempre bene e dava una certa distinzione, malgrado la sua improbabilità, anche in scene di vita romantica o di delittuosi inseguimenti: e il sandaletto a strisce sottili (che immancabilmente indossavano Marilyn Monroe e Rita Hayworth, Greta Garbo e Bette Davis), che indicava una maggior predisposizione alla seduzione e andavano bene soprattutto per scene di ballo o grande ricevimento. Raramente le bellissime abbandonavano queste calzature sicure: ma subito, se lo facevano, diventavano memorabili: Greta Garbo, che in “Orchidea Selvaggia” indossava sandaletti di raso ricamato e in “Mata Hari” serpenti di pietra attorno ai piedi e alle gambe nude, moltiplicava il suo fascino osando semplici scarpe da tennis col calzino corto in “La Donna che Ama” e diventava magnifica nella celebre foto di Cecil Beaton coi lunghi piedi (mai lunghi come quelli di Lauren Bacall e di Ingrid Bergman) calzati da piatte galosce di gomma nera. Altre calzature facevano sognare le spettatrici, che qualche anno dopo le avrebbero conquistate, lanciate dalla moda di massa; i sandali allacciati sino al ginocchio della gitana Carmen, interpretata da Rita Hayworth, gli stivali da cow boy portati con commovente femminilità da Marilyn Monroe in “Niagara”, gli stivali da cavallerizza che subito qualificavano Grace Kelly o altre bionde eleganti e fredde, come ragazze di grande classe e grande ricchezza, i sandali allacciati alla caviglia, segnale di torbida perdizione.           La calzatura è entrata nell’immaginario cinematografico quasi di soppiatto, come elemento minore, e rivelandosi però ben presto in grado di caratterizzare non solo un’epoca ma un personaggio, di costruire un divo, di suscitare negli spettatori il desiderio imitativo, la voglia di esaltarsi portando le stesse scarpe dei suoi idoli.
Era giusto perciò dedicargli una mostra ricca e ironica, in grado di tracciare un fantastico itinerario della storia del cinema e del divismo.
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08/07/22
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thebeautycove · 10 months
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CREED - CARMINA Millèsime - Eau de Parfum - Novità 2023 -
This scent is made for glowing. A perfect refined rose blooming in a futuristic garden. Tradition and Revolution.
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E si ritorna sempre con l’entusiasmo della prima scoperta, di uno stupore mai sopito affacciato su nuovi universi olfattivi, quando è alla rosa che devi concedere, senza mai possederne completamente i segreti, il tuo ultimo impulso sensuale.
Che grana sottile e raffinata ha la trama di questo nuova fragranza della maison Creed, così evocativa nel suo nome sonoro, da intervallo cromatico, reminder di uno stile d’altre epoche ma con lo sguardo dritto sul futuro.
Carmina è una rosa purpurea ricamata su un vaporoso velo di organza cremisi, un fiore che sprigiona quell’eleganza che non conosce tempo e tendenze, a cui è riservato un unico affascinante destino, assecondare il piacere senza limite alcuno.
Amabile sentirla scandire ogni sfumatura nel raffinato volteggio iniziale e percepirla nella pienezza della sua essenza, orgogliosa e magnetica, morbida e vellutata, una presenza eterea dal potente carisma.
Questa rosa di maggio ha petali che si schiudono alla contemporaneità e radici ben salde in un glorioso passato. 
Creed la immagina deliziosamente accesa da lampi di amarena, le concede una soffice consistenza sciropposa e ne sfuma l’ardire con la velatura idilliaca poudré di peonia e violetta.
Senza abbandonare il ruolo da protagonista eccola circondarsi di sentori più caldi, ambrati, orientali, lo zafferano la adorna di riflessi dorati e nella nuance boisè del legno di cashmere rivela tutta la sua sontuosa ricercatezza, l’imperativa attitudine da haute couture.
Fastoso il sillage con un emblematico accordo ambroxan, franchincenso, muschi che, ça va sans dire, trascina in un vortice di compiacente seduzione senza eccedere in provocazione.
Vale tutto questo slancio aulentissimo in cui non viene mai meno un certo candore strutturale, il piacere della leggerezza, un garbo aromatico che ammalia.
Così la regina, mai uguale a se stessa. Sempre unica.
Eau de Parfum 30 e 75 ml. Online qui
©thebeautycove   @igbeautycove
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tarditardi · 4 years
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Alberto Styloo - "Pretty Face": su K-Noiz i nuovi remix
Uscita nel 1983, "Pretty Face" degli Styloo è uno dei brani più rappresentativi della variegata e divertente storia della italo disco. Prodotta da Roberto Turatti (già batterista dei Decibel di Enrico Ruggeri) e Micky Chieregato (speaker a Radio 105), che in quel periodo tra gli altri contribuirono al successo di Den Harrow, la canzone fu un grande successo da 400.000 copie vendute in 20 paesi nel mondo.
Oggi, nell'autunno 2020, il brano viene pubblicato in tanti diversi remix sulla label indipendente italiana K-Noiz. I remix escono anche su vinile, in collaborazione con una realtà olandese molto stimata dagli appassionati, Bordello a Parigi. Dopo il nuovo singolo di Ago, "The Night", ecco quindi un altro viaggio a cura di K-Noiz, un viaggio che parte dagli anni '80 per arrivare al futuro del pop e della musica elettronica. Il 28 settembre esce il vinile, ad ottobre in digitale.
"Conosco Andrea K di K-Noiz da tanti anni anni, ma quando mi propose di remixare 'Pretty Face' ero un po' dubbioso perché non amo le operazioni nostalgia", racconta Alberto Styloo, cantante e autore del gruppo, che da anni ha intrapreso la carriera solista. "Quando però ho sentito le diverse versioni sono rimasto a bocca aperta! Non mi aspettavo che i remixer riuscissero a mantenere intatta l'energia della canzone. 'Pretty Face' nasce come brano new wave, le nuove versioni hanno sonorità diverse... ma l'intenzione e la voglia di far divertire credo siano le stesse. Le sento mie al 100%".
Le nuove versioni di "Pretty Face" in effetti sono davvero coinvolgenti. Il Diego Mates & Joe Mangione soul mix ha sonorità house e mette al centro la bella melodia della canzone; se il dance mix di Andrea K mette una bella energia, il Joe Mangione guitar mix è un viaggio musicale decisamente attuale. Lo Sweet Suite mix è decisamente rilassante, ma non manca neppure il Daniele Ippolito synth mix, forse la versione più vicina alle sonorità e agli arrangiamenti in stile anni '80.
Se pensiamo alle sonorità anni '80 che ascoltiamo alla radio ogni giorno in questo periodo, sembra proprio il momento giusto per riproporre un brano che ha fatto la storia della italo disco. "In realtà quando abbiamo iniziato, la italo disco come movimento ancora non esisteva. Ci sentivamo invece liberi di sperimentare, cosa che oggi, chissà perché, sembra così rara negli artisti e in tutto lo show business. Non che allora anche noi non volessimo arrivare al pubblico, ma oltre all'obiettivo del successo c'era quello di esprimersi e divertirsi", racconta Alberto Styloo, uno che nella sua lunga carriera è sempre rimasto in bilico tra pop di qualità e sperimentazione pura, collaborando, tra gli altri, con Garbo, Andy (Bluvertigo), Luca Urbani (Soerba), e Mauro Sabbione (Matia Bazar, Litfiba).  "Per la versione originale ringrazio ancora oggi Turatti & Chieregato e oggi non posso che essere grato a chi è riuscito a dare una nuova anima a «Pretty Face»", conclude Alberto Styloo. "Le nuove versioni sono la prova che la musica, quando viene prodotta e suonata insieme ad altri artisti, arriva davvero lontano".
https://www.k-noiz.it/albertostyloo.html
https://bordelloaparigi.com/shop/vinyl/alberto-styloo-pretty-face-remixes-12/
I nuovi remix di Alberto Styloo  - Pretty Face  (K-Noiz)
01 Alberto Styloo  - Pretty Face (Diego Mates & Joe Mangione soul mix) 02 Alberto Styloo  - Pretty Face (Andrea K dance mix) 03 Alberto Styloo  - Pretty Face (Joe Mangione guitar mix) 04 Alberto Styloo  - Pretty Face (Sweet Suite mix) - Styloo 05 Alberto Styloo  - Pretty Face (Daniele Ippolito synth mix)
special adv by ltc - lorenzo tiezzi comunicazione
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micro961 · 1 year
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Anfysia & Erba - “Clara”
Il nuovo lavoro di Anfysia ed Erba
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Anfysia: “Clara” rappresenta per me quella ragazza che farebbe di tutto pur di sentirsi accettata dalle persone, essendo tuttavia consapevole che non le servirà a niente vivere di apparenze. È una visione la mia, che legata a quella di Erba definisce una ragazza che sa bene dentro di sè di essere diversa, ma a causa delle sue scelte sbagliate entra in un loop che la tormenta e dalla quale non riesce a uscire.
 Erba: “Clara” per me è una ragazza che vuole sentirsi diversa dalle sue coetanee, cerca in tutti i modi di stare al centro dell’attenzione ma alla fine rimane sempre sola. Io e Anfysia abbiamo unito le nostre esperienze descrivendo una ragazza che ha sempre bisogno di qualcuno al suo fianco per sentirsi apprezzata.
 Anfysia è Giuseppe Di Garbo, classe 2001, giovane artista pop urban. Anfysia in precedenza era conosciuto con il nome “WhiiTe”, con il quale aveva iniziato a pubblicare, nel 2016, brani rap arrivando a collaborare con artisti come Pedar (rapper di Aprilia che ha lavorato con Gemitaiz, Nitro, J-AX, Michelle Hunziker, MadMan, Blue Virus) e Versvs (rapper canadese che ha collaborato con Clementino, Cromo, Royce Da 5'9", En?gma, Merkules). Nel 2021 l'artista stringe un sodalizio artistico con Andrea Rullo, produttore del trio Giiants di Los Angeles, per poi iniziare a lavorare insieme al produttore Kira, con cui pubblica il primo singolo del progetto Anfysia, dal titolo "Paura". Nel 2022 l'artista affianca a Kira il producer Iv Eight (Highsnob, JUNIOR CALLY, Enzo Dong) rilasciando i singoli "Metà" e "Notti", in collaborazione con Doms. Nel luglio 2022 Anfysia pubblica il singolo pop urban "Luna", seguito in ottobre da "Spoiler" da "Bordeline", in uscita a gennaio 2023 e da “Inverno”, in uscita ad Aprile 2023. L'obiettivo dell'artista è quello di sperimentare nuove sonorità, dal pop urban, all'urban rock, all'alternative, rilette in una nuova chiave, ovvero nel riconoscibile stile Anfysia.
Erba: Aldo Bevivino in arte Erba, Classe 2004, nasce a Catanzaro. La sua carriera inizia su SoundCloud approcciandosi all’hyperpop per poi spostarsi su un genere più acustico e pop. La sua passione inizia a 14 anni inizialmente come producer e dopo qualche anno come artista a 360 gradi.
 Etichetta: Orangle Srl - www.oranglerecords.com
 Spotify: https://open.spotify.com/intl-it/artist/24zKteupvWQ4W1YG7F5dll
Instagram: https://www.instagram.com/anfysia/?hl=it
 l’altoparlante - comunicazione musicale
www.laltoparlante.it
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newsintheshell · 6 years
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J-POP: le novità di gennaio
L’editore dà il benvenuto al 2019 con nuove serie, importanti volumi unici, e gadget per tutti!
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Il 2019 di J-POP si apre con le prime importanti novità della casa editrice, alcune delle quali preannunciate durante la ricca conferenza del Lucca Comics & Games 2018. Non solo nuove serie a fumetti, ma anche interessanti volumi unici e gadget per tutti i gusti, fra grandi autori conosciuti in tutto il mondo e altri tutti da scoprire. Di seguito trovate le nuove uscite programmate per questo mese.
16 GENNAIO
Voci e Altre Storie di Junji Ito 
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VOLUME UNICO - FORMATO 15X21 BROSS. CON SOVRACC.- PAGINE 340, B/N - PREZZO 15,00 €
Nella seconda serie di racconti scelti e commentati dal mangaka, con tanti contenuti speciali, sono le situazioni e le azioni quotidiane a rivelare orrori innominabili. Un semplice bagno rilassante può diventare un’esperienza da incubo, mentre un’innocua lumachina è in grado di possedere e portare alla follia un essere umano. Tra body horror, presenze inquietanti e orrore cosmico, continuano le storie brevi più spaventose del maestro giapponese!
Delitto e Castigo di Osamu Tezuka 
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VOLUME UNICO - FORMATO 15x21 BROSS. CON SOVRACC. - PAGINE 140, B/N - PREZZO 10,00 €
L’adattamento a fumetti del capolavoro di Fedor Dostoevskij realizzato dal Dio del Manga! L’edizione è arricchita da una postfazione di Giorgio Fontana (Premio Campiello 2014).
All’alba della rivoluzione russa, un giovane studente uccide una vecchia strozzina odiata da tutti. Anche se un uomo innocente viene arrestato, l’assassino si immerge in una riflessione sul delitto, le sue conseguenze e la pubblica utilità di gesti come il suo, che dovrebbe superare il valore di una meschina vita umana…
Disponibili sempre da oggi i nuovi numeri di altre serie a fumetti già in corso di pubblicazione: OTOKO ZAKA #7, SUPER LOVERS #10, RE:ZERO - TRUTH OF ZERO #4 e MEDAKA BOX (Nuova edizione) #17.
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23 GENNAIO
La mia prima volta – my lesbian experience with loneliness #1 di Kabi Nagata
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VOLUME UNICO - FORMATO 15x21 BROSS. CON SOVRACC. - PAGINE 142, BICROMIA - PREZZO 10,00 €
Il manga evento che ha conquistato premi su premi nel 2017! In questo memoir, di Kabi Nagata, autobiografico sincero, toccante e divertente l’autrice non esita a parlare della sua battaglia contro la depressione, dell’esplorazione della sua sessualità e delle difficoltà nel trovare il proprio posto nella società.
The Promised Neverland #10 di Kaiu Shirai e Posuka Demizu
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SERIE IN CORSO - FORMATO 12X16,9 BROSS. CON SOVRACC. - PAGINE 192 B/N + COLORE - PREZZO 5,90 €
Il grande successo shonen dalle pagine di Weekly Shonen Jump che ha ispirato l’attesissima serie animata in simulcast dal 10 gennaio su VVVVID.
In una splendida villa circondata da un bosco proibito vivono Emma, Norman, Ray e altri giovani orfani, accuditi da un’amorevole “Mamma”. Tra giochi, lezioni e test, il momento in cui uno di loro lascia la villa per venire adottato è sempre accolto con una certa tristezza... che si tramuta in orrore quando i tre scoprono il terribile destino a cui andranno incontro e il vero significato del marchio sul loro collo!
I fan troveranno allegato al volume (in tutti i canali: fumetterie, librerie e online) una mappa segreta a tiratura limitata.
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30 GENNAIO
Bloom Into you #1 di Nio Nakatani
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SERIE IN CORSO - FORMATO 12x16,9 BROSS. CON SOVRACC. - PAGINE 192, B/N + COLORE - PREZZO - 6,90 €
L’opera che ha ispirato l’apprezzata serie animata andata in onda durante la stagione autunnale 2018.
Yu ha bisogno di consigli su come respingere con garbo le attenzioni dei pretendenti. Chi meglio per darle consiglio di Nanami, la presidentessa del consiglio studentesco, ragazza dal carattere fermo ed elegante? Con grande sorpresa di Yuu, però, la prossima persona a confessarle di provare dei sentimenti per lei sarà proprio... Nanami! Una storia, d'amore adolescenziale dai toni delicati e dolci firmata da Nio Nakatani.
In esclusiva in fumetteria troverete il poster con l’illustrazione della copertina.
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Girl from the Other Side #1 di Nagare
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SERIE IN CORSO - FORMATO 12,4X18 BROSS. PAGINE 178, B/N + COLORE - PREZZO - 6,50 €
In questa serie di Nagabe dai toni fiabeschi e dark, impreziosita da uno stile di disegno che ne accentua le atmosfere oniriche, il mondo è diviso in due: la parte dei sani e quella dei malati. Questi ultimi sono stati trasformati da un misterioso morbo in esseri contorti e mostruosi, e il semplice contatto fisico è veicolo di contagio. Insieme a una di queste creature, rimasta (almeno interiormente) del tutto umana, vive una bambina che non ha più un posto dove andare. Qual è la sua storia? E chi sono le persone sulle sue tracce?
Sempre in esclusiva per le fumetterie, in omaggio potrete trovare tre cartoline.
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SilenziO)))
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coffea-excelsa · 6 years
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ART&CAFFÈ
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[Marion Pike- Coco Chanel Large Head]
Bellezze anni venti
Quando sfoglio le pagine di quegli anni venti, la prima a venirmi incontro è senz’altro lei: Tamara de Lempicka... meravigliosa interprete su tela della follia parigina di quei salotti,  con le sue deliziose silhouette drappeggiate in pose statuarie, quasi drammatiche, che si riempiono di pennellate dai colori brillanti e lacche dai toni accesi, restituendo fedelmente l’idea di un moderno e spregiudicato dinamismo, costruito sull’immagine simbolica di una donna eccessiva, connubio di bellezza e lascivia che sa di cipria e letti sfatti, che profuma di eleganza e riverbera luce soffusa di abat-jour, mentre in un sottofondo lontano, echeggiano le note del charleston e la voce della Baker.
Le donne di quegli anni non seguono una moda. La inventano. Si inventano suggestivi tagli di capelli a la garçonne, glamour e umorismo. Donne con le labbra  rosse e gli occhi bistrati, appena in bilico sui loro tacchi sagomati, vanno incontro alla modernità, rimettendo in discussione i ruoli sessuali e scegliendo finalmente di essere protagoniste.
E’ questo il nuovo modo con cui Coco Chanel costruisce il suo impero economico partendo dal nulla, rompendo con le regole del passato e inventando una nuova tendenza, diventando un punto di riferimento imprescindibile nella moda secondo regole che sembravano poter avere valore solo per pittori, musicisti e poeti. Artisticamente. Così, il suo famoso N° 5 diventerà leggenda insieme a lei e al suo stile pratico e sportivo, vagamente androgino, ma sempre estremamente elegante.
E poi… la Divina Greta Garbo, la perfezione dei suoi lineamenti e il fascino misterioso della sua sensualità. I suoi cappelli, i suoi foulard, i suoi guanti. Ritratto in bianco e nero dell’essenzialità. E della bellezza.
 Adoro quelle donne capaci di giocare al maschile la carta della femminilità.
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 "Nessun uomo ti farà sentire protetta e al sicuro… come un cappotto di cachemire e un paio di occhiali neri".
[Coco Chanel]
@coffea-excelsa
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