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#torna presto ti prego
neogrigio · 8 months
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“Diamante grezzo, quando torni
A dare vita ai miei giorni…”
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xshootingstarrikex · 11 months
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Isma 🥹❤️🖤
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lalupabianca · 2 years
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"In questi giorni senza vederti sono triste, sono ancora più rinchiusa in me stessa... ti aspetto ogni giorno, senza però riuscire mai a vederti, mi manchi. Anche il cielo è triste, perché è più buio quando non ci sei tu, ci sono solo delle piccole stelle che lo illuminano... Luna torna presto perché manca la tua luce. Un cielo senza Luna è vuoto e triste, è sereno, ma non completo, la mancanza, anche di quella sola luce, lo fa sembrare perso, infinitamente sfigurato, senz'anima... Se non ci fossero questi fari che illuminano le strade, potrei vedere tutto il manto stellato e mi sentirei meno sola e più affascinata da questa infinita bellezza. Però ora ti prego, Luna, torna perché nonostante la Stella a Nord io senza te mi sono persa"
-LaLupaBianca(22/3/2023)
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siciliatv · 5 months
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Mamma di Denise D'arrò implora il ritorno della figlia scomparsa
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Maria Furnari, madre di Denise D'arrò, l'adolescente di Taormina misteriosamente scomparsa da una settimana, ha lanciato un accorato appello per il ritorno della figlia: "Denise, ti prego, torna a casa. Non so come aiutarti, ma voglio solo il tuo ritorno. Chiunque sappia qualcosa, per favore, aiuti a riportarla a casa. Conosciamo le sue difficoltà, vi chiedo solo questo". Le ricerche per trovare Denise D'arrò continuano intensamente, con i vigili del fuoco concentrati soprattutto nell'area del torrente di Santa Venera, vicino a Trappitello, il paese della ragazza. Ogni possibile ipotesi viene considerata, nella speranza che Denise possa essere ospitata da qualche amico nella zona. Fonti confermano l'attività incessante nel tentativo di rintracciare la giovane scomparsa. Ma intanto emergono nuovi particolari! La scomparsa di Denise D'Arrò, la 17enne di Taormina, rivela ora dettagli significativi. Pare che la ragazza si sia allontanata da casa già in passato, ma ogni volta è tornata entro uno o due giorni. Solo mercoledì 8 maggio, i genitori hanno formalizzato la denuncia ai carabinieri, benché Denise si fosse allontanata per l'ultima volta il 2 maggio. Fonti investigative confermano che la giovane è uscita di casa accompagnata dal suo cane, un jack russel di nome Chanel. La famiglia, conoscendo le precedenti esperienze di scomparsa della ragazza, ha atteso alcuni giorni prima di segnalare il suo allontanamento alle autorità. Le ricerche sono state avviate con ritardo, ma ora sono in corso con il coinvolgimento delle forze di Polizia e dei Vigili del Fuoco, nell'ambito del Piano provinciale per la ricerca delle persone scomparse. Le indagini si concentrano principalmente nell'area circostante l'abitazione di Denise, situata nei pressi di un fiume. La ragazza avrebbe con sé il cellulare, risultato spento fin dal giorno della sua scomparsa. Gli inquirenti stanno anche valutando l'ipotesi di un fidanzato, ma al momento non ci sono dettagli rilevanti. Denise D'Arrò, alta 1.80 metri, dai capelli rossi e dagli occhi azzurri, era vestita con jeans blu, un maglione nero e scarpe bianche al momento della scomparsa. Secondo la sorella Pina, abituata a vederla portare fuori il cane ogni sera, la giovane non è tornata dopo circa 30 minuti come al solito. Nel frattempo, il suo cellulare è rimasto spento. "Denise, speriamo che tu stia bene e possa tornare presto a casa. Noi vogliamo solo aiutarti", ha dichiarato la sorella alla trasmissione televisiva "Chi l'ha visto?". Read the full article
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Ti prego torna presto
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Fuga
Il suolo contaminato dai tuoi passi
sente il dolore dell’abbandono
che hai lasciato 
da quando 
hai varcato la porta 
che conduce ad un’altra bocca
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ungiornotreautunni · 6 years
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Un giorno di questi vorrei alzarmi dal tuo letto, dirti "Io me ne vado." mentre tu mi guardi confuso
e vorrei sapere come ti sentiresti, cosa penseresti se io all'improvviso, un giorno di questi, me ne andassi. Cosa rimpiangeresti?
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isaiunicornix · 6 years
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Meh
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Caro Roberto,
Da quando non ci sei più ho messo a posto la testa e mi sono data delle regole, come: non supplicare o elemosinare attenzioni, niente stupide ripicche, niente messaggi inutili e altri mille propositi che non posso prometterti riuscirò a rispettare.
Uno di questi ultimi è quello di scrivere tanto, tutte le lettere e i testi che mi pare, ma senza inviarli. Numero di lettere concesse: 1, per questo devo fare attenzione a scegliere con cura le parole da usare.
É finita, me lo hai detto tu. Qualche giorno senza sentirti e ora vedo tutto più chiaramente.
Se ripenso a come ho reagito quel giorno mi picchierei da sola, rispetto la tua scelta e mi spiace che tu abbia dovuto assistere a quella scena pietosa. Potevo decisamente andarmene con molta più dignità, perché per quanto possa fare male non si può obbligare una persona a rimanere.
Ora che ho messo la testa a posto e vedo le cose con lucidità, mi sono resa conto che in fondo non eravamo poi così speciali come credevamo, perché se lo fossimo stati non ci saremmo fatti del male, e che forse hai ragione tu, magari non ci amavamo più da tempo e non l’avevamo neanche capito.
Non fraintendermi, speciali lo siamo stati eccome, mi basta pensare alle serate passate nel pandino sotto la pioggia mentre ascoltavamo la musica a tutto volume, alle volte in cui senza dirmi niente ti presentavi sotto casa mia solo perché morivi dalla voglia di vedermi, al modo in cui ci guardavamo ogni volta che qualcuno diceva qualcosa di divertente o alle farfalle nello stomaco ogni volta che ci baciavamo. Non so perché ma in questi giorni mi é riaffiorato questo ricordo di te che mi chiami, quando ancora ero a Belfast, canticchiando felice in macchina “la tata torna presto” o qualcosa di simile, e mi si scalda il cuore.
Poi però penso all’ultimo periodo, l’ultimo mese più o meno, e a come spesso e volentieri non mi sentissi capita, come se non valessi più il tuo tempo, mentre tutto ciò che volevo io era stare con te e non pensare a nulla se non a guardarti. Sono certa che a quel punto già ci fossero altri problemi, magari anche per colpa mia, ma non lo saprò mai, perché nonostante te lo chiedessi ogni giorno, non hai mai trovato il coraggio di affrontarli.
Mi dispiace per tutto quello che è successo, per i miei errori, perché ho detto di amarti e poi ho agito come se tu non ci fossi, e per i tuoi di errori, perché non sei stato in gradi di capire i miei bisogni.
Quando ho perso te ho perso tutte le certezze che avevo, già ragionavo per due, e pensavo a tutte le cose che avremmo potuto fare insieme una volta finito il lockdown. Volevo organizzare viaggi, vedere Parigi, andare ai concerti, andare a ballare, invitarti fuori a cena, fare lunghi giri in moto, imparare a guidare bene la barca per portarti in giro e fare l’amore nei luoghi più impensabili. Avrei voluto portarti in tanti posti, ma ormai non ci siamo più.
E ora ti odio da morire. Ti odio per la tua indifferenza. Perché se quella domenica mi avessi urlato contro, mi avessi guardato negli occhi o anche solo mi avessi dato l’abbraccio che meritavo, almeno avrei capito che te ne fregava qualcosa di me.
Non fraintendermi, con questo non intendo dire che tu non ci sia stato male, ti conosco abbastanza ormai, ma la differenza è che non sei mai stato capace di farti vedere debole davanti a me. Esageri un po’ con le birre, magari prendi a pugni qualche porta, ma renderti vulnerabile davanti a qualcun’altro proprio non ce la fai.
Fa male da morire perché non ti sei domandato come mi sentissi io, perché non hai mai chiesto ai miei amici come sto, non hai mai passato una serata a casa a chiederti cosa stessi facendo io in quel momento, che canzone stessi ascoltando o a cosa stessi pensando.
Non hai mai avuto l’istinto di scrivermi? Di chiedermi come sto? Se mangio e se continuo a lavarmi i capelli regolarmente? Io ci ho pensato almeno un milione di volte ma mi sono fermata, so che mi risponderesti solo che va tutto bene e che hai bisogno dei tuoi spazi, e io non so se potrei sopportarlo. E allora lo chiedo a tutti i tuoi amici, mentre aspetto che sia tu a scrivermi un semplice “come stai?” e che ti senta pronto per dirmi come ti senti, e invece niente.
Dimmi che non sono così facile da dimenticare come il tuo silenzio mi fa sentire.
Speravo che la fine arrivasse un po’ più tardi, anche di un solo minuto, una sola ora, un solo giorno. Vorrei non averti spinto a dirmi “ti lascio”, ma so che se non lo avessi detto domenica, le cose sarebbero solo peggiorate e probabilmente sarebbe successo comunque. Perché io incasino sempre tutto, anche le cose che mi fanno stare bene, e non perché non siano abbastanza, ma perché spesso sono io quella che non si sente abbastanza.
So che adesso devi sembrare freddo e orgoglioso, ma sappi che non c’è niente di sbagliato nell’esprimere le proprie emozioni e farsi vedere deboli di fronte a chi ti vuole bene. Parla con i tuoi amici, con la tua famiglia, con la psicologa, non sentirti mai un peso, perché sei circondato da persone che a te ci tengono tanto. Se hai paura di non essere capito, o addirittura giudicato, “tu chiamami se senti i mostri, che se ci sto ti vengo a prendere, nonostante tutto” come direbbe Gemitaiz, perché nonostante non siamo più quelli di una volta, ciò che ti ho promesso per me resta vero, io rimango sempre un porto sicuro per te, in cui puoi essere te stesso al 100% e non verrai mai giudicato, questo voglio che sia chiaro.
Comunque andranno le cose io sarò sempre la tua cheerleader, la tua più grande fan. Non ti augurerò mai il male, anzi, ti auguro di lottare e (più avanti) di ricominciare ad amare, senza bisogno di accontentarti. Spero che troverai qualcuno che sappia darti ciò in cui io ho sempre fallito, o che impari a stare bene anche senza. Prego che tu sia felice almeno la metà di quanto io lo sono stata insieme a te.
Mi distrugge pensare che lentamente diventeremo sconosciuti, che ci dimenticheremo del profumo dell’altro e delle nostre espressioni facendo l’amore. Quella camera non sarà più il nostro angolo di intimità e presto ti scorderai del mio corpo, delle mie curve e dei miei nei, e magari un giorno io scorderò i tuoi tatuaggi e le cicatrici che tanto ho amato.
Non saremo più Roby e Laura, la gente non ci guarderà più con invidia, mia mamma smetterà di fare la spesa anche per te e mio papà sarà felice di non dover mai fare le presentazioni ufficiali. Tutti quelli che ci conoscono avevano puntato tutto su di noi, ma forse alla fine siamo stati proprio noi quelli che non ci hanno creduto abbastanza.
Non sopporto l’idea di averti perso, un po’ per volta però so che mi passerà, giorno dopo giorno il dolore diminuirà, la mancanza svanirà e i ricordi non mi faranno più piangere, e forse quando questo succederà potremo addirittura essere amici.
So che tu non credi nell’amicizia tra ex e che ti sembra la cosa più sbagliata del mondo, ma io invece credo che l’errore più grande che due persone che si sono volute bene come noi possano fare sia quello di diventare sconosciuti, di comportarsi come nulla fosse e magari iniziare a parlare male dell’altro alle spalle.
Non dico oggi, non dico domani, e neanche tra un mese, quando sarà il momento lo sapremo, magari quando tornerò dalla Spagna, visto che non mi verrai a trovare. So che funzionerà e che non sarà nulla di strano se anche tu lo vorrai.
Avevamo idee diverse sull’amore è vero, ma ti ringrazio per tutti i ricordi che rimarranno per sempre. Non era il nostro momento e va bene così.
Spero che dopo aver ricevuto questa lettera mi chiamerai, o mi manderai almeno un messaggio, per farmi sapere che l’hai letta, cosa ne pensi e, se te la senti, anche per dirmi come stai o semplicemente per fare due chiacchiere.
Anche se non te ne accorgi io sono lì con te a tenerti per mano.
Per sempre dalla tua parte.
Laura
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elenascrive · 3 years
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Dove sei finita Mia Amata Luna?
Perché sei sparita?
Ho bisogno che m’invii
presto un segno,
perché lo sai
se non Ti vedo
le giornate poi
non hanno più lo stesso senso!
Mi manca tantissimo
rivolgermi a Te
per ascoltare le Mie preghiere
e le Mie confessioni segrete
Mi manca l’incanto che emani
mentre esterrefatta Ti guardo
ed ammiro
ad occhi spalancanti
Manchi e basta
Torna da Me Ti prego!
@elenascrive
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der-papero · 4 years
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Andiamo a rubare con Papero - Lezione 2 (parte 1) - Come diventare anonimi
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A mio parere, questa è una delle lezioni che dovrebbe insegnare di più, a tutti, buoni e cattivi. La divido in due o anche in tre, per evitare di farla diventare troppo lunga. Se riesco, con i miei limitati mezzi, a trasmettervi a pieno il contenuto di questa lezione, Internet per voi non avrà più segreti, indipendentemente dal fatto che vogliate usarla come risorsa per aiutare il prossimo o per danneggiarlo. E lo farò utilizzando la storia di
Lapo Folletto e Joe Farina Doppio Zero
Come abbiamo visto nella scorsa lezione, usare il software giusto è importante, per rendere quanto più piccola possibile la nostra impronta, mentre gironzoliamo in giro per il webbe ed essere così immuni dal Traffico Scajola.
Facciamo finta che siamo diventati bravi ed esperti e siamo certi che, a fronte di una connessione che intendiamo creare, ne esiste davvero una e una sola.
Prima di iniziare, un piccolo glossario per la nostra storia.
Il casolare => il vostro PC
Lapo Folletto => voi utenti di Internet
Joe Farina Doppio Zero => il servizio al quale volete accedere (FB, il vostro pusher, quello che vi pare)
il postino Infamone Soffia, dipendente Telecómme => il vostro provider, che in gergo tecnico fa, in questo caso, da gateway
Mamma Santissima Inc. => azienda che fornisce servizi VPN
il postino Bellazio, dipendente della Raccomandami s.r.l. => provider della azienda che fornisce servizi VPN, il suo gateway
La nostra storia inizia con il signor Lapo Folletto, che abita nel casolare in via Garibaldi, 1000, Rispettabilandia (= indirizzo IP del signor Lapo), e ha bisogno di bamba da pippare, disponibile presso l’unico fornitore al mondo, il signor Joe Farina Doppio Zero, che vive in via Unatirata 22, Comecazzoveparistan (= indirizzo IP del signor Joe).
A Rispettabilandia sono tutte brave persone ed è vietato per legge vendere e/o pippare droga, mentre in Comecazzoveparistan, beh, lo dice il nome del paese stesso. L’unico modo che ha Lapo per comunicare con Joe è scrivere dei messaggi su un foglio, che consegna al postino Infamone Soffia, il quale poi provvede a consegnarli a Joe, che prepara il sacchettino e lo consegna al postino, che recapita il prezioso carico a Lapo. Cosa molto importante, il postino può leggere il contenuto del messaggio, sempre, e Lapo può solo parlare col proprio postino. L’obiettivo di Lapo è avere regolarmente la sua bamba ed evitare i perfidi sbibbi, che anche in questa storia fantastica sanno farsi voler bene.
Immaginate il casolare di Lapo come una casa con tantiiiissime finestre. E’ la prima volta che Lapo acquista la merce da Joe, quindi fa quello che faremmo tutti, ovvero scrivere il seguente messaggio (che a volte avete sentito chiamare col termine trasmissione in chiaro, ad esempio quando visitate un sito con l’indirizzo HTTP):
A: Joe - Via Unatirata, 22 - Comecazzoveparistan
Da: Lapo - Via Garibaldi, 1000 - Rispettabilandia
Caro Joe,
ti prego di mandarmi 2 gr. di bamba quella buona, non quella tagliata a cazzo di cane. Ho bisogno di tirarmi su e fatturare al TOP, con le pippate giuste andrà tutto alla grande!
A presto, Lapo
A questo punto, Lapo si affaccia da una finestra a caso e urla “AAAAA ‘NFAMONEEEE” (si chiama così, non lo sta insultando), “TIE’, RECAPITA QUESTO!”.
Il postino Infamone Soffia, un nome una garanzia, fa quello che prevede il suo lavoro, ma fa pure una soffiata alle Autorità di Rispettabilandia, che si presentano alla porta del povero signor Lapo.
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Il nostro rispettabilissimo sig. Lapo finisce dentro, purtroppo.
E mentre è in cella riflette ... ma come cazzo hanno fatto a beccarmi? mmm ... Joe sta a Comecazzoveparistan, non gliene frega niente ... mumble ... è stata quella merda dell’Infamone!!! 🤬 Ha letto che volevo la bamba e mi ha cantato agli sbibbi! Quel figlio di puttana! ... Ho capito come fare! La prossima volta scriverò un messaggio in codice, così col cazzo che mi becca!
Motivato a tentare di nuovo, prova ad uscire dopo qualche mese, mettendo in scena un sequestro di persona per ottenere dei soldi e pagarsi la cauzione. Se fossimo in un mondo normale qualcuno gli risponderebbe col gesto dell’ombrello facendogli fare una figura di merda, ma siamo a Rispettabilandia e tutto è possibile, quindi Lapo torna a vedere la luce del sole.
Nel frattempo gli sbibbi gli hanno pure incul ... ehm ... sequestrato la bamba, quindi è costretto a comprarsene altra. Scrive un nuovo messaggio, stavolta più ambiguo (che a volte avete sentito chiamare col termine trasmissione criptata, ad esempio quando visitate un sito con l’indirizzo HTTPS):
A: Joe - Via Unatirata, 22 - Comecazzoveparistan
Da: Lapo - Via Garibaldi, 1000 - Rispettabilandia
Caro Joe,
scusa se non ti ho scritto di recente, sono stato fuori città, avevo bisogno di stare un po’ al fresco. Ho voglia di fare un dolce di quelli che vendono bene, e per la guarnizione ti prego di mandarmi 2 gr. di zucchero a velo, il migliore che hai. Con lo zucchero giusto, farò affari d’oro!
A presto, Lapo
e chiama, sempre da una finestra a caso, l'Infamone.
Il postino, che essere infami è più di un nome, è una scelta di vita, trasmette il messaggio e recapita un pacco con su scritto ZUCCHERO A VELO, e fa di nuovo la soffiata. Tanto per cambiare, fuori la casa di Lapo ...
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Il nostro Rispettabilissimo finisce di nuovo dentro, aripurtroppo.
E mentre è in cella riflette ... ma come porcaputtanaetroiamaiala hanno fatto a beccarmi? mmm ... Joe sta a Comecazzoveparistan, e continua a non fregargliene ... mumble ... è stata quella merda secca e lurida dell’Infamone!!! 😡🤬💣🔪 Ha visto l’indirizzo di Joe, e non ci è cascato!!! Maledetto, già alle elementari faceva il soffia con le maestre, bastardo infame!!!
Ritornato a casa dopo un anno (saremo pure a Rispettabilandia, ma fessi per due volte di fila anche no), Lapo è disperato, sa che come appena ci prova, all’Infamone basta guardare l’indirizzo di destinazione e fare la soffiata agli sbibbi con il suo indirizzo sorgente, anche se sul messaggio scrivesse soltanto salutem ‘a soret, tanto basta per metterlo dentro. E poi gli sbibbi gli hanno di nuovo incul ... ehm ... sequestrato la bamba.
Un bel giorno, tra la pubblicità nella cassetta della posta, trova un volantino della Mamma Santissima Inc.:
Problemi con l’Infamone? Tranquillo, garantiamo noi anonimità e sicurezza! Chiamaci! Con pochi euro al mese, potrai scrivere a chi vuoi, senza preoccuparti di essere cantato!
Lapo fa i salti di gioia, finalmente potrà tornare a pippare, in culo all’Infamone e agli sbibbi!
Chiama il Call Center della Mamma Santissima Inc., risponde stranamente una persona con uno strano accento siculo.
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MS: Non se preoccupi, ci pensiamo noi a vossiiiia. Scriva pure il suo messaggio, ma lo chiuda con questo lucchetto e lo spedisca a noi. Ci occupiamo poi noi di quel fetuso! Baciamo le mani!
Lapo: Ma è legale da voi comprare la bamba?
MS: Minchia, legale é ... più o meno ... fidarsi deve, picciotto, ga-ran-ti-to!
Lapo è al settimo cielo, anche solo per la goduria di metterlo a quel posto al postino (scusate il gioco di parole). Sottoscrive felice un contratto con la MS e riceve lucchetto e chiave.
Prepara un nuovo messaggio, usando quella che, comunemente, viene indicata come trasmissione tramite VPN:
A: Mamma Santissima Inc. - Via Arancin*, 70 - Paaalemmmo
Da: Lapo - Via Garibaldi, 1000 - Rispettabilandia
**** SE NON HAI LA CHIAVE *****
schemo chi legge
***** SE HAI LA CHIAVE *****
A: Joe - Via Unatirata, 22 - Comecazzoveparistan
Caro Joe,
finalmente mi son levato dalle palle quel pezzo di merda dell’Infamone, quel figlio di una grande bagascia mi ha messo al gabbio, e come cazzo facevo a scriverti? Mandami subito, e dico SUBITO, 4 gr. di bamba come cazzo è è, perché è un anno e un mese che non pippo, e sto andando fuori di testa. MUOVITI!
A presto, Lapo
********************************************
Trionfo del fatto di farla franca, urla da una finestra a caso
MUUUAAAHAHAHAHA AAAA ‘NFAMONEEEEE, TIE’, CONSEGNA STO’ MESSAGGIO!!!
Il sig. Soffia stavolta è sorpreso, Lapo scrive alla Mamma Santissima Inc., una azienda nota a livello mondiale per la sua correttezza, trasparenza e professionalità. Nel messaggio, non avendo la chiave che apre il lucchetto, riesce solo a vedere un criptico scemo chi legge. Altro non può fare che consegnare il messaggio alla reception della MS, dove trova un signore poco cordiale che gli fa:
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CHE MINCHIA VUOI, AAAHH?? FATTE LI CAZZI TUA, SE CI TIENI ALLA FAMIGGHIA!
La Mamma Santissima Inc. riscrive il messaggio:
A: Joe - Via Unatirata, 22 - Comecazzoveparistan
Da: Mamma Santissima Inc. - Via Arancin*, 70 - Paaalemmmo
Caro Joe,
finalmente mi son levato dalle palle quel pezzo di merda dell’Infamone, quel figlio di una grande bagascia mi ha messo al gabbio, e come cazzo facevo a scriverti? Mandami subito, e dico SUBITO, 4 gr. di bamba come cazzo è è, perché è un anno e un mese che non pippo, e sto andando fuori di testa. MUOVITI!
A presto, Lapo
Un dipendente milanese, assunto dalla sera alla mattina chissà come, chiama il postino da una finestra dell’azienda a caso
ooooohhhhh Bellazio! C’è da consegnare un messaggio, figa!
Il postino Bellazio, che lavora esattamente come l'Infamone, ma gliene fotte solo del 27 del mese, si fa i cazzi suoi e fa le sue consegne.
Joe è un po’ perplesso, scrive un certo Lapo che gli ricorda qualcuno, ma il messaggio arriva da questi tizi di cui non ha mai sentito parlare. Ma sa che tanto basta che lo pagano, sticazzi di chi scrive, e fa il suo lavoro. MS, una volta ricevuta la merce, la rilucchetta, ci scrive sopra coglione chi annusa, e la riconsegna all’Infamone, che altro non potrà fare che consegnarla a Lapo, visto che è un pacchetto che arriva nientepopodimenoche dalla rispettabilissima e onorata MS, conosciuta anche presso gli sbibbi come onestissima e integerrima, e non gli va di leggere l'etichetta senza lucchetto, per evitare di fare la fine di scemo chi legge. Lapo ha la chiave per aprire il lucchetto, e finalmente si BAMBA! 🥳
Lapo è una persona felice. Per mesi parla con Joe tramite la VPN ... ehm ... tramite la MS, pigliando per il culo l'Infamone e pippando con regolarità.
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Però, un brutto giorno ...
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cartastraccia-99 · 3 years
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Tre settimane senza viverti e purtroppo sto iniziando a tornare apatica..
Mi dispiace ma senza te io sono a pezzi, non ho più la forza di credere in quel futuro “noi”.
Torna presto ti prego
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xsavannahx987 · 4 years
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- L’angelo caduto - cap.9 
"Le persone legate dal destino si troveranno sempre a vicenda" THE WITCHER
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Splendenti raggi solari bucano la fitta coltre di nuvole bianche, squarciando il cielo con la loro intensa luce. La nebbia che avvolge l'alta collina si dissolve, lasciando che il grande maniero del conte Straud sia visibile in tutta la sua oscura perfidia. I tetti appuntiti neri, le mura di un grigio antracide e le alte finestre oscurate osservano la bellezza di quella mattinata assolata, dove la luce si riflette contro la bianca neve emanando un'aura brillante, quasi accecante.
Il comandante Cullen cammina da solo nel fitto bosco di abeti, il rumore della neve che si infrange sotto i suoi passi. Non sembra sentire freddo, riscaldato dall'astro infuocato che governa un cielo ora terso. Il suo animo è tranquillo, serenamente contento. Non c'è timore sul suo viso, non c'è più la paura della lotta. Sorride alla vista della sua amata che lo saluta da lontano, pronta a correre verso di lui e gettarsi tra le sue braccia. L'idillio perfetto dopo anni di sanguinosa lotta per la sopravvivenza dell'umanità, anni di rinunce, di paure, di progetti rinviati. La luce che inonda il piccolo borgo oscuro di Forgotten Hollow è il simbolo della rinascita, del non temere più il buio della notte e le sue creature che si aggiravano tra quelle strade, pronte a porre fine ad un'altra vita umana senza pietà. Ed eccoli lì, gli eroi silenziosi di quella battaglia, la ragazza prescelta dal destino per porre fine a quel lungo capitolo di crudeltà, e il giovane comandante di un insolito esercito, compagno nella guerra e nella vita. Sono a pochi passi l'una dall'altro, si guardano, sorridono, una nuova vita pronta per essere scritta tra le pagine bianche di un altro libro dove non c'è più il male ad affliggere il mondo. Ancora un passo...
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Un istante e il mondo idilliaco va in pezzi. La nebbia torna ad avvolgere la collina che sovrasta il piccolo borgo di Forgotten Hollow, il sole scompare dietro una fitta coltre di nuvole scure e il buio torna a dipingere le strade. Come un fuoco che divampa all'improvviso, la lunga chioma rossa appare alle spalle del comandante. Lo sguardo di lui si tramuta, il sorriso si dissolve e il terrore riempie i suoi occhi chiari. Un grido squarcia il silenzio della grande vallata. La cacciatrice tenta invano di muoversi in soccorso dell'uomo che ama, ma è tutto inutile. La vampira afferra il collo del comandante e in un secondo è tutto finito. I denti affilati affondano nella pelle dell'uomo in profondità bucando i tessuti e i muscoli fino alla giugulare dissanguandolo in pochi attimi. Il corpo freddo e inerme dell'uomo cade a terra con un tonfo sordo nella neve fredda e opaca, mentre la risata della vampira sovrasta il grido della cacciatrice sconfitta. L'uomo che ama non c'è più. Ne resta solo una carcassa vuota, senza più battiti, senza più anima.
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Le sue urla di terrore riecheggiarono nella grande casa vittoriana. "Svegliati!" sussurrò una voce maschile scuotendola dal torpore. "No, ti prego. Cullen..." mormorò la cacciatrice in preda ai deliri. Un sussulto e i suoi grandi occhi celesti si aprirono. Le luci tenui della piccola stanza da letto la aiutarono a mettere a fuoco i dintorni non riconoscendoli. "Dove mi trovo?" domandò Helena guardandosi attorno. "Sei a villa Vatore, cacciatrice" rispose la stessa voce maschile che aveva tentanto di svegliarla pochi istanti prima. Helena accortasi di indossare soltanto la biancheria intima, tentò di coprirsi con le mani, ma una fitta di dolore al braccio la fece desistere.
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"Chi sei?" domandò ancora osservando il suo misterioso interlocutore "Cosa è successo?" "Mi chiamo Caleb Vatore, cacciatrice. Non ricordi cosa è accaduto qualche notte fa?" chiese di rimando. "Io ricordo di essere stata attaccata da un gruppo di vampiri e poi quella rossa...tu...tu sei venuto ad aiutarmi?!" domandò retoricamente. Caleb fece cenno di assenso senza aggiungere altro. "Grazie, Caleb. Sarei probabilmente morta senza il tuo aiuto" concluse la cacciatrice. "E' stato un onore, cacciatrice." rispose l'uomo abbozzando un sorriso. La sua pelle era stranamente molto pallida, quasi lucida sotto le luci tenui della stanza. Gli occhi avevano la stessa tonalità del ghiaccio che contrastavano sotto i folti capelli scuri. Helena lo osservò attentamente, ma non disse una parola, benchè un dubbio si fosse insinuato nella sua mente. "Io ora ti lascio tranquilla. I tuoi abiti sono su quella poltrona lì" annunciò Caleb indicando la seduta nell'angolo. "Se hai fame scendi pure al piano inferiore. C'è del cibo in cucina appositamente per te. Io sarò nel salone, se avrai bisogno di qualcosa" "Caleb, dove siamo?" domandò Helena confusa. "A casa mia, te l'ho detto" rispose Caleb. "Intendevo in che posto" incalzò Helena, mentre i suoi dubbi si facevano sempre più pressanti. Caleb con un sospiro confessò "A Forgotten Hollow..."
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La cacciatrice sussultò mentre i pezzi di un puzzle invisibile andavano ad incastrarsi alla perfezione. Le tende tirate e scure nella stanza, l'arredamento antiquato e la carnagione di Caleb potevano significare soltanto una cosa. "Sei un vampiro" annunciò Helena con lo sguardo attonito, fisso su Caleb. "Si, ma non temere. Non ho intenzione di farti del male. Se avessi voluto ucciderti lo avrei fatto quella notte e non mi sarei preso cura delle tue gravi ferite" dichiarò il vampiro sorridendo appena e mettendo in mostra i canini allungati. "Suppongo di dovermi fidare di te..." mormorò Helena abbassando lo sguardo e notando le pesanti fasciature che avvolgevano il suo corpo in più punti. Sull'addome la macchia di sangue era ancora visibile sulle bende, segno che in quel punto aveva subito forse il danno maggiore. "Caleb...da quanto tempo sono qui?" domandò poi. "Tre notti. Le ferite erano molto gravi quando ti ho trovata e non sei stata cosciente fino a questa mattina, ma le cure stanno dando i loro effetti. Presto potrai tornare a cacciare" rispose Caleb, in piedi davanti a lei come una statua di marmo. "Tre notti? Io devo tornare. Mi staranno cercando!" disse Helena mettendosi a sedere sul bordo del letto e tentando di alzarsi. Un capogiro la colse all'improvviso facendola ricadere di peso sul morbido materasso cigolante.
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"Sei ancora debole per affrontare tutta quella strada da sola ed io adesso non posso uscire di qui" mormorò Caleb che era andato a sedersi accanto a lei con uno scatto fulmineo. "Ma io devo tornare a casa..." sussurrò lei accigliandosi. "Ascolta, ora riposa un altro pò. Intanto ti preparerò qualcosa da mangiare che possa rimetterti in forze e stanotte ti promettò che ti aiuterò a tornare a casa, se lo desideri." concluse Caleb aiutandola a stendersi. Helena asserì con la testa e si sdraiò di nuovo sul comodo letto abbandonandosi totalmente alla richiesta di riposo che il suo corpo necessitava.
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Quando il sole fu alto nel cielo di metà pomeriggio la cacciatrice si ridestò dal suo sonno ristoratore, sentendosi finalmente più in forze e pronta per tornare a casa. Erano passati tre giorni dall'attacco della vampira ed Helena si domandava se i membri dell'Organizzazione l'avessero data ormai per morta e il suo pensiero volò inevitabilmente a Cullen. Aveva bisogno di far sapere a tutti che stava bene, che era viva e che aveva ricevuto un aiuto prezioso dall'ultima persona che si sarebbe mai aspettata. Come era possibile che un vampiro avesse aiutato proprio lei la cacciatrice, colei scelta dal destino per distruggerli tutti? Poteva davvero fidarsi di lui? Si mise a sedere sul bordo del materasso a molle che cigolò sotto il suo peso. La stanza era nella penombra ed Helena desiderò ardentemente aprire le tende per far filtrare un pò di luce esterna. Così si alzò lentamente per paura di un nuovo capogiro e andò verso una delle finestre coperte da pesanti drappi scuri. Afferrò un lembo e tirò, lasciando così che una flebile luce di metà pomeriggio entrasse ad illuminare la grande stanza da letto. Amava il sole e non poteva immaginare come fosse vivere per l'eternità senza più godere di quella meraviglia, benchè anche la sua vita si svolgesse per la maggior parte del tempo nell'oscurità. Raccolse i suoi vestiti sulla poltrona nell'angolo accanto alla porta e iniziò ad indossarli, facendo attenzione a non strapparsi le bende che Caleb le aveva accuratamente messo per coprire le sue ferite. Osservò la sua figura vestita nello specchio da terra dal vetro un pò appannato e pensò a quanto fosse sciocco tenere un oggetto simile in una casa abitata da un vampiro, dal momento che le creature della notte non potevano vedere la loro immagine riflessa su nessuna superficie.
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Quando fu completamente vestita, Helena osservò i segni ancora visibili sul suo viso, domandandosi se sarebbero rimaste le cicatrici e fu allora che la sua attenzione cadde su una fotografica incorniciata sulla toeletta in legno chiaro. Ritraeva quattro persone, due donne, un uomo e una bambina di circa 7 anni, sorridenti e vestiti con abiti che, molto probabilmente, risalivano ai primi anni del novecento. La foto era ingiallita dal tempo, ma Helena riconobbe Caleb vestito con una giacca e un paio di pantaloni stretti sul ginocchio. Un berretto copriva i suoi capelli pettinati e il suo sguardo era autoritario, ma al contempo dolce e affabile. Accanto a lui c'era una donna, capelli chiari raccolti in uno chignon e un abito lungo che le fasciava il corpo esile. Un'altra donna coi capelli corti e scuri era in piedi sul lato opposto, anche lei in abito lungo e uno sguardo profondo. La bambina era adorabile con la sua treccia lunga e il vestitino corto e sembrava felice. Helena osservò quei volti domandandosi chi potessero essere le persone accanto a Caleb e se, anche loro, fossero vampiri e si aggirassero tra le mura di quella casa. Non aveva mai visto dei vampiri-bambini e neppure il suo Osservatore ne aveva mai fatto menzione alcuna. Il pensiero di quella bambina trasformata in un mostro immortale fece rabbrividire la cacciatrice. I suoi pensieri però vennero interrotti quando la porta della camera si aprì e la figura di Caleb apparve sull'uscio. La vista del sole che filtrava dalla finestra lo fece rizzare come un gatto spaventato ed Helena si affrettò a tirare di nuovo la tenda. "Perdonami. Volevo solo far entrare un pò di luce naturale" annunciò voltandosi verso il vampiro. "A volte piacerebbe anche a me vedere ancora il sole" dichiarò Caleb rabbuiandosi in volto, più di quanto non fosse già tenebroso. "Caleb, non ho potuto fare a meno di notare quella foto" disse Helena indicando la cornice sulla toeletta "Le altre persone ritratte con te, sono in questa casa adesso?" domandò poi di getto senza pensare alle conseguenze di quella sua richiesta. "Solo mia sorella Lilith...la donna coi capelli scuri" rispose Caleb abbassando lo sguardo. Helena non domandò dove fossero la donna e la bambina fotografate accanto al vampiro, temendo di porre un quesito scomodo all'uomo. Fu Caleb a prendere la parola, asserendo che le avrebbe raccontato una storia, se avesse avuto voglia di ascoltarla. La cacciatrice annuì silenziosamente mentre Caleb le faceva segno di seguirla.
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Scesi al piano inferiore della villa, Caleb fece strada ad Helena e l'accompagnò verso il salotto dove il crepitio del fuoco riecheggiava tra le mura. Seduta su una comoda poltrona c'era la donna della fotografia, ma era molto diversa a vederla di persona. Era vestita con un abitino aderente che le fasciava le curve mettendo in risalto i muscoli ben definiti, un paio di calze a rete e tacchi talmente alti che solo a guardarli facevano venire le vertigini. I capelli lunghi e neri erano tirati dietro le spalle lasciando il viso completamente scoperto a metterne in mostra i piccoli occhi color ghiaccio come quelli di Caleb. Il trucco pesante incorniciava il tutto. Non aveva più nulla della donna della fotografia, quell'aria un pò ingenua e l'aspetto delicato di quei tempi andati. Come il fratello il susseguirsi inesorabile dell'eternità con i suoi eventi storici, le guerre, le carestie e le epidemie avevano indurito i suoi lineamenti. "Cacciatrice, lei è mia sorella Lilith" annuciò Caleb. "Salve" disse Helena cercando di trovare qualcosa ad effetto da dire in quella circostanza così anomala. La vampira non rivolse nessun tipo di saluto alla cacciatrice, ma si limitò a guardare il fratello con aria truce. "Lilith non essere maleducata" mormorò il vampiro ricambiando lo sguardo della sorella. "Perdona la sua mancanza di educazione. Mia sorella è sempre stata una ribelle" disse poi rivolgendosi ad Helena. "Magari tua sorella non gradisce la presenza della cacciatrice in casa sua e ne ha tutto il diritto" asserì Helena guardando la vampira. "Esattamente, ma mio fratello fa sempre di testa sua senza mai chiedere nulla. Non è vero Caleb?!" parlò Lilith. La sua voce era profonda, per nulla stridula. "Ne abbiamo già discusso, Lilith. La cacciatrice aveva bisogno di aiuto" ringhiò Caleb. Helena iniziò a sentirsi a disagio in quella discussione tra fratelli, e soprattutto tra vampiri. "E per aiutare lei hai ucciso Lauren, la tua creatrice!" disse Lilith di rimando. "Ho dovuto farlo..." intervenì Caleb, ma non terminò la frase perchè Helena si intromise chiedendo chi fosse Lauren. "Siediti Helena" disse poi il vampiro tornando ad un tono calmo e vellutato chiamandola per la prima volta con il suo nome e non con il ruolo che il destino le aveva imposto "Voglio raccontarti quella storia".
Nel frattempo lontano da villa Vatore e da Forgotten Hollow, a Tiamaranta's Fortress i membri dell'Organizzazione non si davano pace. Da giorni non avevano mai interrotto le ricerche di Helena, mentre i due maghi avevano tentato qualsiasi incantesimo di localizzazione, senza avere successo. Alcuni di loro avevano ormai perso le speranze di ritrovare la cacciatrice viva e vegeta, benchè Amelia continuasse ad insistere che se fosse stata uccisa, avrebbe percepito l'aura di una nuova prescelta. Chi non aveva mai smesso di sperare era il comandante. Non dormiva da quella mattina in cui era andato a Forgotten Hollow in cerca di Helena e aveva ritrovato soltanto il suo ciondolo. A malapena mangiava e le forze lo stavano abbandonando. Jo continuava a ripetergli di riposare, di mangiare o si sarebbe ammalato presto, ma Cullen era inamovibile e continuava a dire che se non avesse ritrovato Helena tanto valeva morire. Si era recato spesso a Forgotten Hollow alla ricerca di tracce che potevano essergli sfuggite quel giorno e, durante le ronde notturne, aveva affrontato diversi vampiri domandando se sapevano qualcosa a riguardo della sparizione della cacciatrice, prima di ucciderli. Ma di Helena nessuna traccia. Era come svanita nel nulla, mentre lei era sempre stata lì, a pochi passi da loro, al sicuro in una delle camere da letto di villa Vatore.
Mentre Helena ascoltava la storia che Caleb le stava narrando, a Tiamaranta's Fortress Cullen sedeva alla sua scrivania. Un foglio di carta bianca era poggiato davanti a sè e il comandante fissava il suo candore cercando le parole giuste da incidere. La speranza di rivedere Helena viva era ancora lì, aggrappata con le unghie alla sua anima e Cullen volle esternare i suoi sentimenti su quel pezzo di carta, augurandosi di poterle dare quella lettera una volta che fosse tornata.
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"Senza dubbio questa mia lettera ti confonderà. Devo ammetterlo, non ho avuto molte opportunità di comporre nulla di natura personale. Forse è sciocco. Sei impegnata nella tua lotta, come lo sono anche io. Il nostro lavoro sembra non finire mai, ogni passo in avanti sembra finisca con quattro passi indietro. Ti ho vista oltrepassare quel cancello ogni notte per andare a combattere, tornando sempre. In queste notti ho atteso. La testa premuta contro le fredde pietre della finestra, aspettando di vedere la tua sagoma comparire all'orizzonte. Sembra patetico ora che lo scrivo, come se fossi una fanciulla in una torre che si strugge per un cavaliere. Non ho mai pensato che tu potessi non farcela. Al contrario, in ogni fase di questa missione, ho sempre creduto con fervore nel tuo successo. Le mie intenzioni con questa lettera non erano di attirare dubbi sulle tue capacità. La verità, la ragione di questo spreco di tempo è che ti amo. Sto qui chino sulla scrivania e osservo il consumarsi delle candele e tutto ciò che scorre nelle mie vene è una paura infernale che non potrei mai dirti. Non in futuro, ma adesso con te così lontana da me. Tu sei molto di più di quanto avrei potuto desiderare, sperato, necessitato. Hai distrutto le mie difese con uno sguardo. Mi hai fatto tremare in ginocchio e mi hai rialzato in piedi. Non mi sono mai sentito così vulnerabile come lo sono tra le tue braccia. La tua semplice presenza è un balsamo per la mia anima ferita, la stessa che darei per tenerti con me per sempre. Ti desidero. Baciare le tue labbra, perdermi nel tuo abbraccio, assaporare le tue cosce che tremano a cavalcioni sopra di me e sorridere mentre ti muovi sotto di me. La promessa dei tuoi sussulti che implorano di più infiamma il mio cuore e mi distoglie dalla sconforto della guerra. I miei sogni possono essere costellati per sempre da incubi, ma i miei pensieri, i miei momenti di veglia, sono dedicati a te. Sei un vino profumato che inebria la mia mente e la mia lingua, e libera l'uomo che temevo fosse perso per sempre dalle sue catene. Non avrei mai immaginato di essere diventato il tipo d'uomo che scrive una lettera d'amore. Di devozione. Una dichiarazione che ciò che voglio di più da questo mondo, dal Creatore stesso, sei tu. So che tornerai da me, passando per quel cancello e tra le mie braccia. E avevo bisogno che tu sapessi che mi troverai con la fronte premuta contro la fredda pietra che ti aspetta. Ti amo. Cullen"
Terminò di scrivere quella confessione che il sole aveva iniziato a discendere dietro la linea del mare. Poggiò la fronte contro il pugno chiuso, adagiando il gomito sul foglio di carta non più immacolato e chiuse gli occhi, mentre una smorfia di dolore gli tirò le labbra. "So che tornerai..." mormorò poi abbandonandosi totalmente ad una silenziosa disperazione che lo aveva accompagnato in quei giorni, senza lasciarlo mai, benchè la speranza del ritorno di Helena gli avesse dato la forza di non cedere.
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Le ombre fuori Tiamaranta's Fortress iniziarono ad allungarsi col passare dei minuti, mentre la linea dell'orizzonte si tingeva delle tonalità del rosso del tramonto. Fu allora che una figura scura sopraggiunse oltre il fitto degli alberi che coprivano la scogliera dove si ergeva la fortezza. Passi veloci corsero tra i corridoi, sempre più affrettati. Senza bussare contro il battente di legno dello studio, Leliana aprì la porta di scatto trovando il comandante perso nei suoi pensieri malinconici. "Comandante" lo chiamò cercando di attirare la sua attenzione, ma Cullen non si mosse. "Cullen" chiamò ancora "La cacciatrice...è tornata!".
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damore99-blog · 3 years
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Come ha fatto ad andare avanti...
Non posso pensarci ... se la penso muoio dentro ... qualcun altro avrà ricevuto la sua buonanotte ... cazzo erano speciali, dormivo sogni tranquilli e ogni giorno lei era lì pronta a darmi il buongiorno ... già ...
Ora le giornate sono grigie senza i tuoi buongiorno ... non riesco ... non ci riesco ... mi manchi da impazzire ... non ho più lacrime ... non ho più fiato ... mi sento risucchiato in un vortice nero senza via d’uscita ... ti prego torna ... fallo al più presto ...
Io ti amo e lo farò per sempre ... sei tutto per .. per ... per me ...
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vefa321 · 5 years
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Buongiorno
Ridatemi un Lunedì di "non gliela posso fare" di quelli che "voglio un'altra domenica"...
Un Lunedì da disprezzare come sempre, ma poi si sa chi disprezza compra...
Voglio potere sbuffare che oggi è lunedì, invece parlo con i muri, fai orecchie da mercanti in fiera manco fosse Natale ed io in vacanza...
Mi manca e non so parlare d'amore🎶🎶 diceva la canzone.
Si mi manchi, come un giorno senza pane, un panino senza la birra, un film senza popcorn, una cacio e pepe senza pepe, un' arrabbiata a malapena stizzita...
Non si fa così, in una coppia si discute , si litiga, non credo ai cambiamenti repentini, ai volta faccia.
Torna a tormentarmi ti prego, lo sai che più vicino all'amore solo l'odio.
Ritorna presto ti voglio il solito sbruffone di sempre.
Nell' attesa faccio i soliti due caffè, io sono quella di sempre, oggi forse un po' Rapunzel rinchiusa nella torre ma sempre la solita Cavolara...
Capitemi e se potete... inviatemi altro caffè.
@vefa321
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red-eyes-demon · 4 years
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Non potrei mai tradirti parte 2
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Vengo portato nelle carceri celesti,dove mi spogliano della parte superiore della divisa.
Cerco di non urlare quando mi aprono a forza le ali e ci piantano degli uncini.
Quelli nelle carni li sopporto, quelli nelle ali no, fanno male, tirano e strappano e le mie ali non sono forti come quelle degli altri angeli. Vengo messo in ginocchio e legato mani e piedi con delle catene, semplici, ma so bene che non lo sono, è solo una copertura, sento il loro peso. Tutte le volte che sento aprire la porta la speranza di vederti entrare accende il mio cuore, ma per mia sfortuna è sempre la solita guardia, e ad ogni ora la speranza svanisce così come svaniscono le mie possibilità di tornare a servirlo.
Il compito di quella guardia è quello di punirmi, picchiandomi, per farmi entrare in testa il buon senso, perché un servo non può alzare la testa, deve restare in silenzio. Chiudo gli occhi quando finisce, cerco di tenere duro perché so qual’è il compito di un servo, ma non tollero che il mio signore venga offeso in questa maniera.
Ho promesso che lo avrei protetto finché avessi avuto fiato.
Sono ridotto proprio male, il mio corpo è coperto da ferite e lividi. Altri uncini sono stati messi nella mia schiena e nelle mie ali.
Ho così tanta paura di perderle... Deglutisco e un brivido freddo attraversa la schiena quando sento la porta aprirsi nuovamente, oggi doppio turno? Rimango con la testa bassa finché una voce familiare raggiunge le mie orecchie. <” Povero il mio piccolo Catan, guarda come ti hanno ridotto.”> Alzo la testa beandomi di quella meravigliosa visione.
Inclino leggermente la testa quando la sua mano gentile si posa sul mio volto accarezzandolo dolcemente. <”Mio signore… ”> mi perdo nei suoi occhi. <” Mi dispiace di essermi comportato come un ragazzino, l’ho umiliata davanti a tutti, non dovevo pormi davanti a lei...”> Abbasso nuovamente la testa, mi sento dannatamente colpevole. Mi alza la testa e mi dona un bacio che per un attimo mi fa dimenticare i dolori che mi stanno portando alla pazzia. <” Cerca di resistere ancora mio piccolo Catan, sto cercando una maniera per farti uscire.”> Lo guardo <”Sto resistendo solo per lei mio signore.”> Mi doni un piccolo sorriso e un bacio sulla fronte prima di andartene.
Vedo la mia luce sparire e le tenebre tornano ad essere le mie sole compagne. I giorni passano e il mio corpo si indebolisce sempre di più.
Ma quelle parole che risuonano nella mia testa, mi danno la forza per andare avanti. Una nuova alba si fa spazio fra le tenebre e io mi perdo a guardarla, mi ricorda tanto lui.
I miei pensieri vengono interrotti dal rumore della porta che si apre, oggi si inizia presto.
Ma quando alzo lo sguardo non vedo il solito uomo ma bensì una ragazza che in fretta e furia mi comunica che domani verrò scarcerato. Questa notizia torna a far ardere il mio spirito,domani potrò tornare a casa da lui.
Potrò ricominciare a servirlo devo solo resistere un altro giorno. Sono così felice della notizia che non mi accorgo dell’entrata del mio aguzzino, solo quando mi sento prendere per i capelli mi accorgo di non essere più solo anzi oltre a lui ce ne sono altri due, tutto questo non mi piace per niente. Vengo bendato e questo mi fa allarmare, sento le mani dei due uomini tenermi ferme le spalle e la schiena ma non capisco dove sia l’altro uomo.
Quando sento che le ali vengono tirate, realizzo che il mio incubo si sta avverando, inizio a urlare e a muovermi nonostante gli uncini mi stiano strappando lembi di pelle. Sento il sangue uscire dalle ferite e poi eccolo il suono che non avrei mai voluto sentire.
Il suono delle ali che vengono strappate dal mio corpo lasciandomi ferito e vuoto. I miei aguzzini si godono lo spettacolo di un angelo rotto mentre io mi accascio a terra, umiliato sia fisicamente che psicologicamente, rotto fin dentro l’anima, mentre giorno e notte si confondono davanti ai miei occhi, ormai nulla ha davvero un senso per me.
Tremo quando vedo i miei aguzzini liberarmi, non mi ricordavo nemmeno che sarei stato scarcerato, mi rivestono di peso, rimettendomi addosso quella divisa che in questo momento odio.
Mi riscuoto appena quando lo vedo, ma mi allontano appena quando mi ricordo che cosa mi hanno fatto, sono certo che non vorrà più un servo, un giocattolo, rotto, senza ali ed impuro come me. I miei carcerieri mi portano davanti a lui, di peso, lasciandomi cadere ai suoi piedi. Tremo quando vedo che si china accanto a me e mi tira su.
Quella che vedo nei suoi occhi...è preoccupato...per me? <”Sono così felice di vederla.”> un piccolo sorriso si fa spazio sul mio volto. Mi aiuti a uscire da quel luogo che ci ha tenuto troppo divisi e che mi ha fatto cosi tanto del male.
Appena siamo fuori solo ti sento dire <”Anche tu mi sei mancato Catan”> un bacio si posa sulle mie labbra rovinate, io ricambio senza pensarci due volte. <”Posso chiederle come torniamo a casa? Io non sono in grado di volare.”> Mi guardi dicendo <” Ho già pensato a tutto, mio caro Catan. ”> Appena finisce la frase appare il mezzo che ci porterà a casa, mi aiuta a salire ed io mi rilasso ad ogni metro che mi allontana da quel posto di dolore, anche se scatto, quando le ferite mi riportano alla realtà.
La schiena non riesco ad appoggiarla, le ferite non mi sono state curate e sento il sangue che ancora bagna la mia camicia.
L’idea di dover dirgli quello che mi è successo mi spaventa da morire, solo che non posso nasconderglielo.
Quando arriviamo a casa mi faccio coraggio e lo chiamo. <” Signor Rosiel devo dirle una cosa ed ho una gran paura a farlo.”> Tu mi guardi non capendo e mi inciti a parlare, così faccio un sospiro, sentendo la tensione che mi chiude lo stomaco.
Ho dannatamente paura. <”Ieri una ragazza è venuta a dirmi della mia scarcerazione odierna, ero così felice finché tre uomini non sono entrati e… e...”> mi blocco.
Devo calmarmi, ma è così difficile da dire, tu mi inciti ancora una volta.
Decido per una mossa drastica.
Mi spoglio del pezzo sopra mostrando lo scempio che hanno fatto al mio corpo. <”Mi hanno strappato le ali per puro divertimento…” dico con voce tremante.
Quando appoggi la mano sulla mia schiena mugolo di dolore. <”Non sono più un angelo completo ma sono sempre io, la prego non mi mandi via.”> mentre pronuncio queste parole mi giro verso di lui e qualche lacrima silenziosa scende sul mio viso. <”Mio caro Catan non potrei mai farti un torto del genere, sei ridotto così per aver aiutato me, non potrei mai e poi mai mandarti via.”> mi dici mentre mi abbracci con delicatezza sentendo delle parole che mai mi sarei aspettato di udire da te. <”Ti amo, mio fedele angelo.”> Sorrido mentre arrossisco.
<” Anche io l’amo signor Rosiel.”> Le tue labbra si appoggiano alle mie baciandomi, facendomi sentire a casa.
Devo dire una cosa.
Non bramo il paradiso perché lo vivo tutti i giorni con alti e bassi.
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