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#tratti di personalità
ps-ped-metod · 3 months
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Le quattro macro aree identificate da Luciano Mariani e Graziella Pozzo all'interno delle loro ricerche sugli stili di apprendimento sono :
1. Le preferenze fisiche e ambientali: si riferiscono al modo in cui un individuo preferisce apprendere in termini di ambiente fisico, come il livello di rumore, la luce, la temperatura ecc.
2. I tratti di personalità: si riferiscono a come le caratteristiche della personalità di un individuo, come l'introversione o l'estroversione, possono influenzare il suo stile di apprendimento.
3. Le modalità sensoriali: si riferiscono al modo in cui un individuo preferisce ricevere informazioni, ad eserpio attraverso la vista, l'udito, il tatto, ecc
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thedaimoncoach · 6 months
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Navigare tra le onde del Narcisismo e dell'Evitamento: un viaggio di consapevolezza personale
Il narcisismo e l’evitamento sono due estremi del comportamento umano che possono ostacolare il nostro percorso di crescita personale. Il narcisismo è caratterizzato da un eccessivo amore per se stessi, mentre l’evitamento implica una costante fuga da situazioni scomode o conflittuali. Entrambi questi modelli di comportamento possono avere un impatto significativo sulla nostra vita, influenzando…
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deathshallbenomore · 1 year
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comunque all’evento con francesco costa si è generata istantaneamente una tale fila di gente che chiedeva autografi selfie etc che pareva la fila per l’eucaristia. in attesa per il corpo di cristo. okay!
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gaysessuale · 2 years
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when you get this you have to answer with 5 things u like about yourself, publicly. then, send this ask to 10 of your favorite followers (non-negotiable, positivity is cool) ♡
positivity is always cool my beloved indeed im holding your hand rn and 5 things is really a lot but i'm honoured to be a favourite follower so uhh voice (im a singer yeah I'm dropping details abt my life here and there), my tattoos prolly (the dick one is my fave), my ugly sweater collection, my hair I think? and uhh My Language Proficiency (TM)
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seleneinaseaofdreams · 5 months
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nell'episodio 30 possiamo notare diverse fasi di nathaniel che cambia continuamente umore in una frazione di secondi (causa dake e non castiel stranamente haha) , dimostrandosi prima incazzato nero, poi turbato, esaurito - a tratti un po' geloso - ma a un certo punto arrossisce e ritorna tenero e sorridente subito dopo, quando all'improvviso decide di baciare la dolcetta e fare "la pace".
la dolcetta si domanda dei continui cambiamenti di umore di nath solo nell'era "campus life", in verità possiamo confermare attraverso questi accorgimenti che è sempre stato così, è parte della sua personalità :')
e nulla, amo troppo questo personaggio mi ci potrei identificare
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in episode 30 we can see different phases of nathaniel who continuously changes mood in a fraction of a second (due to dake and not castiel strangely haha), first showing himself completely pissed off, then upset, exhausted - sometimes a little jealous - but at a certain point he blushes and becomes tender and smiling again immediately afterwards, when suddenly he decides to kiss Candy and make up.
Candy wonders about Nath's constant mood swings only in the era of "campus life", in truth we can confirm through these measures that it has always been like this, it is part of his personality :')
I love this character too much, I can identify with him
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volumesilenzioso · 6 months
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ALLORA
lo psichiatra è un fregno, ma non sono qui per dire questo. sembra finalmente di aver incontrato una persona effettivamente competente nel suo lavoro, mi ha fatto le diagnosi che mi aspettavo, tra cui quella di disturbo borderline di personalità, cosa che nessun altro aveva mai tirato fuori. che sia la volta buona? boh, non lo so, so solo che stanotte non ho chiuso occhio perché questo posto è un inferno, ai miei lati ci sono altre due pazienti che russano come se non ci fosse un domani e di fronte a me ce n’è un’altra che a tratti grida durante la notte (credo abbia gli incubi poverina), in più mettiamoci che già di mio non dormo quasi mai. comunque stasera dovrei iniziare la terapia farmacologica giusta e teoricamente dovrebbe anche aiutarmi, appunto, a dormire. speriamo bene
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blacklotus-bloog · 7 months
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Dovremmo dare il nome giusto ad ogni cosa, perchè alcune volte dire di aver messo troppo cuore per gli altri solo poco per se stessi non è altruismo ma investimento per una dipendenza affettiva. Parlare di amicizia ed essere troppo attenti e critici a quello che fa una persona amica non è amicizia ma tossicità. Dire di essere discreti e parlare con tutti e di tutti non capacità di relazionarsi, quella si chiama empatia e ha bisogno solo di ascolto, nulla a che vedere con il pettegolezzo. Sorvolare la "no fly zone" di una persona è intimità addentrarsi dando giudizi gratuiti è ingerenza, Oggigiorno molte persone dicono di avere carattere e invece sono un anonimo fascio di tratti caratteriali estrapolati e selezionati da un generatore infinito di "soggetti fenomeno" tipico delle personalità cui manca il più importante organo, quello della relazione. Le persone vere investono tutto, ma nella realtà perchè nel virtuale sono capaci tutti.
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BLACK LOTUS
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fashionbooksmilano · 1 year
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Andrea Odicini
Sofia Gnoli
Rizzoli, Milano 2023, 143 pagine, 25 x 33,5 cm, ISBN 9788891837783
euro 65,00
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Il primo libro su Andrea Odicini, couturier genovese di incredibile raffinatezza e uno dei più importanti ambasciatori dell'haute couture. Ironico, elegante, schivo e riservato, a tratti ombroso, Andrea Odicini è una delle personalità più importanti dell'alta moda italiana. Per nulla interessato alla ribalta spesso imposta dal suo mestiere, Odicini ha saputo conquistarsi la notorietà presso un'esclusiva clientela internazionale. E a Parigi che Andrea Odicini inizia la sua attività, che poi prosegue con successo tra New York, Londra e Montecarlo. Qualcuno ricorda ancora come nel 1978 i suoi abiti esposti nelle vetrine di Bergdorf Goodman andarono esauriti nel giro di poche ore. Presente per molti anni nel calendario dell'alta moda, sceglie poi di ritirarsi dalla scena pubblica e rimanere nella sua città, Genova, dove tutt'ora ha sede il suo atelier in un palazzo del centro storico. Chi vuole un suo abito deve andare da lui, come fanno le eleganti signore che da Milano a Montecarlo, da Parigi a Portofino si affidano al suo talento. Tra queste vi sono anche alcune teste blasonate, dalla principessa di Kent alla duchessa di Marlborough. La raffinatezza della sartorialità di Odicini è un vero e proprio inno alla bellezza e questo volume vuole essere un omaggio a un maestro dell'eccellenza sartoriale italiana. La campagna fotografica di Gianni Rizzotti esalta la bellezza degli abiti di straordinaria fattura (creazioni recenti, di non più di due anni fa), selezionati dallo stesso Odicini. L'introduzione di Sofia Gnoli traccia un inedito ritratto del couturier, restituendogli il posto che gli spetta nella storia della moda italiana. Il libro è stato realizzato dalla casa editrice grazie al contributo della Fondazione Paolo e Giuliana Clerici.
28/05/23
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precisazioni · 1 year
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sono settimane che non scrivo e non sono neppure sicuro di volerlo fare; diciamo che questo è uno più uno sforzo atto a non tornare a reprimermi: se non esercito di continuo lo sforzo ad aprirmi inizio a predispormi in mancate comunicazioni, in un asset mentale che vede pensieri come "parlarne è inutile" i suoi paradigmi; una volta espressi, incapaci di trovare la dovuta statura, questi sembrano non pervenire, ponendomi anche più sfiduciato di prima. che io tenda a non parlare è un dato di fatto; d'altro canto, so che non farlo per lunghi periodi i pensieri si accumulano e risultano più gravi e incomunicabili. in ogni caso, nulla che vada fuori dalla solita lagna, e forse è questo il punto
ho suonato in un locale portando un lungo set ambient; non solo: l'evento l'ho organizzato io; e ancora: una serie podcast ha pubblicato un mio set, sebbene io non abbia alcun seguito. cosa non va, allora? che continuo a non sentirmi felice dei miei risultati, che non riesca a provare entusiasmo ma tutt'al più razionale soddisfazione che però lascia il tempo che trova. non è solo questo, comunque. quando provo a comunicare, sia in senso creativo o artistico che identitario, devo affrontare un invalicabile muro di sfiducia e di tristezza: la sensazione di inutilità è sufficientemente evidente da risultare quasi fisica, una pesantezza non solo emotiva ma anche e forse soprattutto di testa, mista a una certa mancanza di forze per cui poco fanno gli integratori che prendo o l'attività fisica che faccio (scontato direi?)
il discorso è ampliabile a diversi aspetti del quotidiano, dalle cose che ho a come mi presento, dai miei oggetti intesi come estensione della mia personalità e quindi dalla cucina un po' asettica a come vivo le uscite fuori casa, dove non riesco davvero a capire cosa ci sia di bello nel socializzare e al contempo rendermi conto che se non lo faccio a lungo poi l'umore un po' peggiora. in quasi ogni aspetto delle cose che mi riguardano penso all'aspetto negativo: ho suonato in un locale? bene, il set forse mancava di semplicità; seppure non faccio nulla di concretamente sbagliato, ho smesso di pensare di essere una brava persona; rifletto di continuo sul fatto che siamo otto miliardi e che la nostra vita non valga nulla di fronte al capitalismo; che la mia voce non ha alcun valore di fronte ai cambiamenti climatici; che non ho capacità artistiche ed è ora che la smetta di provarci e così via
erano circa sette anni che non suonavo dal vivo. non è stato un periodo semplice per la mia incapacità di mostrarmi e devo dire che questo è stato un grosso passo in avanti, ma al contempo mi chiedo se a non avere quei cumuli di ansia abbia anche rinunciato a provare sensazioni vivide; ricordo che quando nel duemilasedici (mi pare?) passai dischi in un club rimasi euforico per tutta la serata. stavolta sì, ero contento, ho pensato che vorrei organizzare altri eventi simili, che il format mi è piaciuto e di eventi underground di musica ambient ce ne sono pochi ecc., ma c'è anche un muro che mi rende anche solo per un momento vivacemente contento di quello che sta accadendo. so che si tratta anche di un esercizio: imporsi di pensare positivo, dopo qualche tempo verrà spontaneo; è quello che dovrei provare
questa sorta di ovattamento va avanti da un tempo sufficientemente lungo da non ricordare stati concretamente diversi; certo, sul breve periodo sono anche accaduti, brevi sprazzi dovuti a varie coincidenze o anche solo a innamorarsi; difficilmente, però, mi viene da ricordare un arco temporale abbastanza ampio da definirsi come 'un periodo della mia vita' in cui mi sia sentito del tutto sereno; che dire, forse l'adolescenza, in cui però ero inconsapevole delle brutture che vivevo. credo che si tratti del mio modo di vivere l'età adulta; ne deduco che la vita non sia la cosa meravigliosa che ci viene descritta. non a caso non l'ho mai pensato. non sono per nulla sicuro di essere riuscito a spiegare come mi sento. forse dovrei riprendere a scrivere
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acuorleggero · 6 months
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Guardi una figurina dell'epoca e noti tratti quasi da indio, con quel taglio di occhi, con quel cipiglio, con quel sorriso appena accennato. A dargli l'italianità, se così vogliamo dire, ci pensa il nome che leggi sotto: Antonio Juliano (a volte scritto con due I). A dargli, invece, patente di piena appartenenza è il soprannome con cui era conosciuto: Totonno. Dici Totonno e sai che non parli di uno nato a Brembate. Antonio Totonno Juliano è stato calciatore, capitano, dirigente e anche bandiera del Napoli. Era Napoletano ma non aveva quelle caratteristiche della personalità che il luogo comune impone di avere a chiunque sia di Napoli e dintorni. Era taciturno, era deciso, era testardo ed era pronto allo scontro. Era anche furbo (per la gioia del topos) e lo abbiamo scoperto tutti nell'estate del 1984. Tra i tutti, anche Josep Lluís Núñez, presidente del Barcellona. Era soprattutto un hombre vertical e questo lo abbiamo capito in seguito, non ai tempi di quel "Ferlaino Via! Juliano torna!" che si lesse su di uno striscione attaccato a un Cessna volteggiante sopra il San Paolo in un amaro pomeriggio del 1982. Antonio Juliano, partite tante, compromessi pochi.
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dai-s-ukidayo · 6 months
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Giorno 45/365
Sono innamorato di te e di tutto ciò che fai. Sono innamorato dei tuoi capelli, dei tuoi piccoli occhi, del tuo sorriso, della tua risata, del tuo modo di parlare, del modo in cui parli dei tuoi interessi, di come ti interessi a parlare con me, della tua passione, dei tuoi sforzi, della tua lealtà, la tua generosità. TUTTO SU DI TE, non ti amo solo per il tuo aspetto, ti amo per la tua personalità e per quello che sei. Amo quando le persone ci vedono insieme, amo come riesco a dormire pensando a quanto tu significhi per me, amo i nostri piccoli scherzi e le nostre lunghe conversazioni. Amo il fatto di poter essere me stesso intorno a te, non ho bisogno dei complimenti o delle opinioni di nessuno, perché solo tu conti per me. Amo svegliarmi la mattina e avere un motivo per alzarmi dal letto e passare la giornata. Amo passare il mio tempo con te, anche se non possiamo stare insieme tutti i giorni, essere in grado di ricevere un messaggio da te mi rende comunque cosi felice! Amo come mi conforti e mi rassicuri, amo il tuo tocco, amo come mi controlli, amo come sei sempre cosi generosa, amo come mi tratti, mi piace poterti far sorridere senza nemmeno provarci. Amo quanto mi adori... amo TUTTO di te
~Umy
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automatismascrive · 1 year
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Charlie Brown meets the cryptids: Blind Alley
Quando nel consiglio dedicato a what happens next ho fatto il mio cappello vagamente nostalgico sui webcomic, ho citato anche una delle categorie più influenti che oggi traina il genere: fumetti – o graphic novel o qualsiasi altro modo in cui vengono chiamati nel tentativo di ottenere il rispetto della critica letteraria ok la pianto  – disegnati da illustratori professionisti pensati per essere rilasciati in formato cartaceo dopo un certo numero di tavole pubblicate e una fanbase sufficientemente ampia da assicurare delle vendite che permettano di coprire i costi di stampa. Intendiamoci, non è affatto l’unico formato di pubblicazione che oggi va per la maggiore (basti guardare Webtoon e i suoi peculiari formati di impaginazione), ma di sicuro le tavole super dettagliate pensate anche e soprattutto per il formato fisico sono molto più comuni rispetto ad anni fa. Ecco, Blind Alley, scritto e disegnato da Adam De Souza, è sicuramente uno di quei fumetti che nasce per essere stampato in formato fisico e a cui il digitale aggiunge poco o nulla, ma per tutt’altri motivi rispetto a quelli delle pubblicazioni appena citate: giusto per farvi capire senza bisogno di spiegare nulla di più, ecco una delle prime strisce.
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Se vi si è affacciata alla mente una certa Lucy Van Pelt, avete centrato il punto.
Il formato è identico a quei classici fumetti – Peanuts, Calvin & Hobbes, Mafalda, Sturmtruppen e potrei citarne ancora un bel po’ – pubblicati come strisce singole su quotidiani, riviste specializzate come il mio amato Linus o altre pubblicazioni regolari che avevano sezioni dedicate. Tratto minimale, tavole in bianco e nero con le occasionali pagine a colori inserite appositamente per le raccolte delle strip più belle, buildup e punchline esauriti nello spazio di quattro vignette (qualcuno ha detto yonkoma?) e personaggi ricorrenti dal design distintivo e dalla personalità semplice e ben definita; ad una prima occhiata, tutto sembra identico a quei fumetti che hanno segnato in maniera indelebile il panorama del genere fin quasi all’omaggio spudorato. Eppure, striscia dopo striscia, appare evidente che Blind Alley vuole fare anche qualcos’altro: dalla sintetica descrizione del webcomic, che recita “This comic strip is about growing up in the strange and lonely neighborhood of Blind Alley”, ai piccoli elementi lontani dal tono degli scambi tra Lucy e Charlie Brown che compaiono man mano che le strisce aumentano di numero. Infatti per ogni conversazione tra bambini che cercano di capire il mondo degli adulti o che riscoprono accidentalmente qualcosa di universale nel mondano, abbiamo una striscia in cui il genietto dell’informatica scopre telecamere nascoste negli uccelli, o una in cui un bebè manifesta all’improvviso poteri telepatici; nonostante Blind Alley non rinneghi mai la sua anima schultziana, è evidente che si tratta anche di un fumetto che vuole usare tutti quegli archetipi degli urban horror per costruire un’atmosfera a metà tra una striscia di Watterson e un episodio di Welcome to the Nightvale – e sono convinta che fino ad ora ci stia riuscendo piuttosto bene.
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Sì, Oliver assomiglia a Charlie Brown. C’è anche una gag che lo associa esplicitamente al nostro pelato preferito, ma questa vignetta mi faceva più ridere.
Questo tipo di pubblicazione funziona molto bene quando funzionano i suoi protagonisti: l’intero formato si regge sulla loro abilità di suonare a tratti più saggi di quello che dovrebbero essere i bambini, e a tratti dei normalissimi ragazzini che parlano di cose da ragazzini e che soprattutto si comportano come tali, anche nei loro modi di fare più insensibili ed egocentrici, in cui si ritrova anche un certo acume che rende gli scambi godibili anche da un pubblico adulto. Sicuramente Souza è molto abile nello scrivere esattamente questo tipo di personaggi, che appaiono insospettabilmente maturi nelle strisce che richiedono una riflessione adulta – pur filtrata da occhi giovani – e adorabilmente (o più spesso, insopportabilmente) infantili nelle loro dinamiche di gruppo; Kay, il maschiaccio che è capace di tenere testa a Ten, il bulletto del gruppo, rappresenta forse il personaggio più riuscito in questo senso, passando in poche strisce da una ragazzina che sfiora con tono ironico alcune verità del diventare adulti e della vita famigliare, ad una bambina che ama giocare a calcio e disegnare piccoli fumettini che vende in un banchetto che di sicuro ve ne ricorderà uno più famoso. Quasi tutti i personaggi, pur nella bidimensionalità della loro personalità richiesta dal formato, con il passare delle strip si evolvono e fanno scoprire al lettore ulteriori lati della loro personalità che sono coerenti con quello visto in precedenza senza rimanere costantemente uguali a sé stessi; si tratta oltretutto di bambini chiaramente cresciuti negli anni duemila, poiché Souza non si limita a riproporre archetipi di ragazzini degli anni ottanta per un fattore nostalgico, ma scrive personaggi che sono chiaramente figli del nostro tempo: ad esempio, Red è un informatico recluso che preferisce i computer agli amici in carne ed ossa, mentreTen e Oliver si scambiano spesso carte Pokémon. I riferimenti alla contemporaneità sono sporadici e molto vaghi, anche per massimizzare sia l’effetto di straniamento che quello di universalità delle dinamiche infantili, ma di certo siamo stati risparmiati dall’effetto di strangerthingificazione di alcuni media contemporanei.
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Pokémon! E una April prima del makeover: è l’unico personaggio a cambiare aspetto in modo significativo nel corso delle strisce.
Anche il character design contribuisce alla naturalezza con cui impariamo a conoscere tutti gli abitanti di Blind Alley: ciascun bambino ha una forma stilizzata immediatamente riconoscibile – con la possibile eccezione di Pip e Red, almeno all’inizio – che con pochi tratti fornisce una rapida impressione della personalità di ciascuno senza scadere in stereotipi triti. Sweetpea e Pod, le gemelle inquietanti con un legame psichico, sembrano uscite da Midsommar; Red indossa una felpa da cui spunta solo il viso perennemente preoccupato, mentre Crane (forse il mio preferito!) se ne va in giro con una costume da scheletro che ricorda un adolescente nel pieno della sua fase goth. Questi personaggi interagiscono in ambienti minimali, strade deserte e nella totale assenza di adulti o altre figure di riferimento – compresi bambini che non facciano parte del loro solitario gruppetto; si tratta evidentemente di un espediente narrativo molto vicino a quello che adottò Schultz nel disegnare le avventure di Charlie Brown, ma in Blind Alley quest’aspetto è utilizzato per creare un’atmosfera lievemente inquietante che aumenta con il passare delle strip, avvolgendo l’intero vicinato in cui i bambini abitano, giocano e passano tutta la loro vita.
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Blind Alley è un posto un po’ particolare.
Già, perché come accennato poco sopra, questo webcomic sovrappone alle battute fulminanti e alla presentazione retrò ben congegnata un’ambientazione misteriosa, a tratti un filo disturbante, e una pervasiva sensazione che nel vicinato non tutto stia andando come dovrebbe. Accanto alle strip autoconclusive si aggiungono una serie di trame orizzontali che sconfinano nel paranormale: se la prima storia a durare più di una striscia concerne la sparizione di Penny, il cane di Crane, convinta di averlo deluso a causa della sua eccessiva irruenza, quelle successive vedono Red alle prese con un sistema di sorveglianza un po’ troppo invasivo, una misteriosa presenza che si aggira per le fogne e che accetta il cibo che il piccolo Pip gli porge dai tombini, nefasti sogni premonitori che le due gemelle condividono ogni notte… Insomma, per quanto non si tratti certo di un horror pensato per spaventare o scioccare il lettore, lentamente il fumetto tratteggia un mondo ricco di segreti ed entità sovrannaturali con i quali i bambini dovranno fare i conti – con quella naturale accettazione del paranormale e dell’assurdo che accomuna i ragazzini cresciuti in un ambiente tanto bislacco, probabilmente. Mi duole segnalare, ancora una volta, che il webcomic è in corso e che non mi sento di fare predizioni circa quanto gli aspetti più orrorifici e inquietanti prenderanno il sopravvento e quanto la striscia si allontanerà dal canovaccio rodato delle gag wattersoniane per scoprire che cosa c’è sotto (ma anche sopra, negli anfratti polverosi, nel bosco misterioso di) Blind Alley, ma sono convinta che Souza padroneggi il formato abbastanza bene da non deludere le mie aspettative a prescindere dalla direzione che prenderà la storia.
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... Un posto molto particolare. Il povero Red non era preparato a scoprire gli orrori del surveillance state a otto anni.
Sì, si tratta di un consiglio più corto del solito, ma giurin giurello che il motivo non è la mia pigrizia (... via, diciamo non il principale): Blind Alley racconta una storia che funziona talmente bene, al momento, che non ci sono difetti o magagne particolari da segnalare. A differenza di altre segnalazioni in cui ho presentato narrativa insolita e spesso ricca di problemi strutturali, mancanze tecniche o imperfezioni di altro tipo, questo è un fumetto estremamente curato nella presentazione e in tutti i suoi elementi fondamentali; anche per questo la scelta è caduta proprio su di esso, nonostante non ami segnalare prodotti ancora in corso. Insomma, se siete mai stati lettori accaniti di almeno una strip tra quelle con cui vi ho martellato fino ad adesso, o siete affascinati dalle cittadine descritte dagli urban horror senza avere bisogno di sangue e budella a volontà per divertirvi, sono sicura che lo adorerete, quindi buttatevi!
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blackrosesnymph · 8 months
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Btw stamattina ho avuto la conferma dalla psicoterapeuta che sono incappata di nuovo in una personalità con tratti narcisistici, tra un po' ci posso fare una tesi di laurea sull'argomento lol
Finché avrò ancora un briciolo di dipendenza affettiva sarò sempre tipo la luce a neon per le falene
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titosfriends4life · 10 months
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COME SI GESTISCE UNA RELAZIONE CON UN NARCISISTA❓
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Sempre più spesso sentiamo parlare di narcisismo o di personalità narcisista come se, negli ultimi tempi, la diffusione della conoscenza di questo concetto sia in aumento. A cosa possiamo attribuirlo❓
Probabilmente, la diffusione della psicologia, tramite social media ed internet, ha agevolato una presa di coscienza di ciò che c’è intorno e di cosa ci succede; sempre più, termini e concetti propri dell’ambito psicologico emergono con forza nella vita di tutti i giorni e diventano argomento di discussione.
Una delle domande che si sta diffondendo sempre di più riguarda il modo in cui occorre approcciarsi ad un narcisista. Come riuscire ad avere e a mantenere una relazione❓
La figura del narcisista attira e incuriosisce e, nonostante a tutti noi sia capitato di conoscerne uno, per molti non è ancora chiaro chi sia realmente.
Chi è il narcisista❓
Come già accennato, la figura del narcisista è probabilmente una delle figure più affascinanti non solo della mitologia, ma anche della psicologia. Tutti si chiedono realmente chi sia davvero il narcisista, quali caratteristiche lo contraddistinguano e come riconoscerlo in breve tempo. Tutti noi ricordiamo la famosa storia in cui Narciso si innamorò della propria immagine; il fatto che ad oggi ci sia un disturbo con questo termine non è casuale.
Si definisce narcisista chi è affetto da narcisismo e quindi dedito al culto esclusivo di sé e della propria personalità. Effettivamente, c’è un chiaro parallelismo tra il mito di Narciso e il narcisista.
Quello che è necessario sottolineare è che questo tipo di caratteristica è, in un certo senso, “normale”: tutti noi, in un certo modo, siamo narcisisti. Chi non ama essere al centro dell’attenzione o essere ammirato❓Insomma, a tutti noi piace. E proprio per questo, molti possono dedicarsi alla cura di sé e della propria immagine.
Il narcisismo, però, può essere visto come un continuum, fino ad arrivare alla vera e propria patologia. Quindi, effettivamente, la personalità narcisistica può anche essere patologica e caratterizzare il narcisista che si sente, appunto, magnifico, con un’autostima molto alta e in un certo senso “esagerata”; egli crede in ciò che fa e crede che questo suo essere gli consenta di “fare e avere tutto”.
I tratti distintivi del narcisista, infatti, sono l’amore verso se stesso, che si esprime tramite un continuo parlare di sé. Ama essere al centro dell’attenzione e vuole che gli altri parlino continuamente di lui; questo, inevitabilmente, lo porta a non ascoltare nessuno. Insomma la conversazione è su di lui e tenuta da lui. Inoltre, ha bisogno di continue attenzioni: gli occhi devono essere  sempre puntati su di lui.
Ha un bisogno continuo di conferme, rispetto alla sua grandiosità: proprio per questo non accetta le critiche, non riflette su se stesso o su ciò che gli viene detto. Tutto ciò di cui ha bisogno❓Un senso di ammirazione e di approvazione dagli altri. Insomma, essere in disaccordo è fuori discussione.
La caratteristica che può lasciarci davvero stupiti❓Il fatto che è incapace di mostrare empatia. Insomma, non è da tutti essere empatici e dare conforto e supporto all’altro. E in questo, il narcisista, è davvero una “frana”; spesso appare crudele, non empatico e soprattutto un manipolatore. Difficilmente riesce a mettersi nei panni dell’altro e a comprendere i suoi stati emotivi.
Come ci si relaziona con chi soffre di narcisismo
Esiste un modo per poter approcciare una persona che appare egoista, crudele, manipolatrice e senza alcun riguardo per l’altro❓
Insomma, un bel dilemma… ed una domanda difficile a cui dare una risposta ben precisa. Sicuramente una relazione con un narcisista non è semplice perché l’altro ha quasi sempre la sensazione che il rapporto sia, in un certo senso, unilaterale. E in questa relazione, il narcisista riceve e basta; infatti, come afferma la criminologa Mammoliti:
“Il narcisista manipola, quindi pensa sempre, anche nella relazione, di ottenere vantaggi propri, che si concretizzano in una vampirizzazione energetica. I narcisisti prendono tutto e all’altro non danno niente, anzi continuano a pretendere di essere ascoltati, seguiti, assecondati in tutto e per tutto. Alla prima ‘disconferma’ provano un’eccessiva permalosità che li porta al ritiro. Più precisamente, quando non sono assecondati si ritirano in se stessi e scartano il soggetto che è nella relazione.”
Da tutto ciò, l’unica soluzione possibile sembrerebbe quella di rompere la relazione con un narcisista e lasciarsi travolgere da un’altra passione.
Molto utile è, invece, cercare di analizzare e capire ciò che può esserci dietro una personalità del genere. Insomma: cosa lo ha reso così❓
È stato dimostrato che, spesso, questo problema è dettato dal DNA, quindi da una parte biologica. Ma non c’è solo questo: fondamentali sono le sue esperienze di vita.
E in questo, il narcisista ha avuto un passato ben chiaro: spesso, infatti, ha avuto un’infanzia caratterizzata da sentimenti di grandiosità, che gli sono stati trasmessi e, in un certo senso, “inculcati”. Probabilmente è stato un bambino sempre super apprezzato, amato e idealizzato e alla fine, anche lui ha creduto in tutto ciò.
Spesso, tutto ciò nasce da un profondo senso di inadeguatezza e da una bassa autostima: in questo caso, il bambino ha vissuto l’infanzia con persone che gli hanno trasmesso questo basso valore di se stesso… e cosa ha fatto, quindi, il futuro narcisista❓Semplicemente si è difeso e si è creato un’autostima alta e un’idea di sé totalmente grandiosa.
Insomma, dietro ogni persona c’è una storia e anche lui ne ha una. La cosa migliore da fare, per avere una relazione con lui, è scoprire chi è realmente e cosa c’è dietro quell’apparente immagine di grandiosità.
Consigli per gestire un rapporto con un narcisista
Quello che dobbiamo chiederci è: “amiamo quella persona"❓Vale la pena affrontare ciò che può sembrarci “troppo grande”❓
Se la risposta è positiva, e sentiamo di amare davvero l’altro, bisogna fare qualche sforzo. Ogni persona ha una storia e ha delle caratteristiche peculiari. Insomma, per fortuna siamo tutti diversi. Ma quindi perché non scoprire la sua storia❓Perché non dargli una seconda possibilità e conoscere realmente chi è e cosa desidera davvero❓
Se non è possibile da soli, ci sono così tante possibilità di trattamento psicologico online o dal vivo sia individuali che di coppia: basta darsi una possibilità.
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lordmax10 · 10 months
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Intervista al personaggio
Oltre 100 domande per aiutarti a intervistare il tuo personaggio
Quanto conosci i tuoi personaggi? Come il palmo della tua mano, dici? Conosci il colore degli occhi del tuo eroe? Sai dove è andato a scuola il cattivo? Conosci il momento più imbarazzante della tua eroina? Puoi snocciolare un elenco delle idiosincrasie del tuo personaggio principale? Espressioni tipiche? Storia romantica?
Se una di queste domande ti ha fatto rimuginare per una risposta, allora stai perdendo un'ottima opportunità per approfondire i tuoi personaggi ed espandere la tua storia. Nel corso degli anni, uno degli strumenti più utili in cui mi sono imbattuto è l' intervista al personaggio. La mia lista è iniziata con una ventina di domande di base riguardanti l'aspetto fisico e i problemi di personalità. Ora contiene oltre cinquanta domande precise e penetranti, progettate per far fluire i miei succhi cerebrali e far parlare i miei personaggi.
L'altro sistema si basa sulla costruzione dell'arco di vita del personaggio tramite gli Arcani Maggiori dei Tarocchi (sarà argomento di un articolo futuro).
Intervistare i tuoi personaggi può diventare una parte vitale del tuo processo di preparazione e progettazione. Spesso riempio mezzo quaderno con le risposte narrative alle domande più impegnative sulle relazioni, le credenze e i segreti dei miei personaggi. Faccio costantemente riferimento a queste liste durante tutto il processo di scrittura, non solo per trarre ispirazione sul momento, ma anche per verificare i fatti (Quanti anni aveva quando sua madre è morta? Si è rotto la gamba sinistra o la destra in quell'incidente d'auto? ).
Per la lista delle possibili domande mi rifaccio a K.M.Weiland e in particolare ad alcune risorse:
La sua lista è molto completa, io sono pigro e non vado spesso così nel dettaglio ma alle volte, anche solo leggendo l'elenco possono uscire idee interessanti.
Una lista completa e dettagliata si può trovare sull'e-book gratuito Crafting Unforgettable Characters oppure sul libro Outlining Your Novel e ancora in Outlining Your Novel Workbook software.
Altre opzioni per intervistare i tuoi personaggi
Potresti anche tenere a mente molte altre tecniche utili, tra cui l' Enneagramma, un test della personalità che allinea i tratti caratteriali a una delle nove categorie e delinea i punti di forza e i difetti. Non solo è una lettura interessante, ma può anche aiutare a completare un personaggio e riassumere la sua personalità. Qualcosa che ho trovato particolarmente utile è il 'difetto fatale' che accompagna ogni personalità che può diventare direttamente il difetto fatale del personaggio con poche o nessun cambiamento.
Se dovessi imbatterti in un personaggio taciturno che si 'rifiuta' di farti entrare nella sua psiche più profonda, prova un 'intervista a mano libera'.
Invece di costringere il tuo personaggio alla rigidità delle domande prefissate in un'intervista regolare, gettalo sulla pagina e inizia a fargli domande: cosa ti succede? Cosa mi nascondi? Sarai sorpreso di quello che puoi trascinare fuori dai tuoi personaggi usando questo metodo.
Tutti e tre questi strumenti, usati insieme, possono fare miracoli nell'infrangere i muri tra autore e personaggio e costringere i tuoi personaggi a rivelare le loro viscere e rivelare le loro motivazioni più profonde. Inoltre, è molto divertente!
Di seguito un elenco di possibili domande/elementi da usare durante le interviste
Intervista al personaggio
Nome:
Breve background:
Luogo di nascita:
Genitori:
Fratelli:
Origine etnica:
Luoghi vissuti:
Indirizzo e numero di telefono attuali:
Formazione scolastica:
Materia preferita a scuola:
Addestramento speciale:
Lavori:
Stipendio:
Viaggi:
Gli amici:
Nemici:
Incontri, matrimonio:
Figli:
Cosa le persone ammirano di più:
Rapporto con la religione:
Visione generale della vita:
Cosa gli piace di più di se stesso:
Cosa gli piace meno di se stesso:
Cosa, se non altro, vorrebbe cambiare della sua vita:
Sta mentendo a se stesso su qualcosa?
Come viene visto dagli altri:
Aspetto fisico:
Struttura fisica:
Postura:
Forma della testa:
Occhi:
Naso:
Bocca:
Capelli
Pelle:
Tatuaggi/piercing/cicatrici:
Voce:
Destro o mancino:
Handicap visibili:
Handicap non visibili o che nasconde:
Salute/disabilità:
Intolleranze e allergie:
Cosa noti per primo:
Stile di abbigliamento:
Come si descriverebbe:
Caratteristiche:
Tratti caratteriali più forti
Tratti caratteriali più deboli:
Quanto autocontrollo e autodisciplina ha:
Paure:
Orientamento politico:
Talenti:
Cosa piace di più alla gente di lui:
Interessi e preferenze:
Cibi e bevande:
Musica:
Libri:
Film:
Sport, tempo libero:
Ha fatto sport a scuola:
Colore:
Il modo migliore per trascorrere un fine settimana:
Un grande regalo per questa persona:
Animali domestici:
Veicoli:
Espressioni tipiche:
Quando sei felice:
Quando arrabbiato:
Quando triste:
Idiosincrasie:
Ride o si fa beffe di:
Modi per rallegrare questa persona:
Modi per infastidire questa persona:
Speranze e sogni:
Qual è la cosa peggiore che abbia mai fatto a qualcuno e perché:
Il più grande successo:
Il trauma più grande:
Cosa gli interessa di più al mondo:
La cosa più imbarazzante che gli sia mai capitata:
Ha un segreto:
Cosa gli piacerà di più degli altri personaggi principali:
Cosa gli piacerà di meno degli altri personaggi principali:
Se potesse fare una cosa e riuscirci, quale sarebbe:
È il tipo di persona che:
Perché il lettore simpatizzerà subito con questa persona:
Storia:
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arcobalengo · 11 months
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E dopo il C0VID… il riscaldamento globale.
Post del 7 Maggio 2021
Il giornalismo di inchiesta è sostanzialmente sparito dai media mainstream mondiali. Per una ragione molto semplice: i proprietari di tali media sono talmente ricchi e potenti che meno si investiga e meglio è in generale, dal loro punto di vista. Al più si può spacciare la propaganda per inchiesta, quando questo si rivela funzionale agli interessi della proprietà, specialmente in funzione di character assassination di personalità scomode.
Allo stesso modo, chi prova ad indagare in senso opposto alla narrativa dettata dai giganti dell’informazione è liquidato come cospiratore nonché odiatore di professione. Una di queste schegge impazzite è Project Veritas (PV), un gruppo conservatore americano che porta avanti operazioni di “stinging” a telecamera nascosta. Più che giornalismo di inchiesta, si tratta di operazioni che mettono in grande imbarazzo personalità o organizzazioni che orbitano nella galassia del politically correct.
Ovviamente questo ha fatto sì che Project Veritas venisse liquidata come una entità che fa “disinformazione”. Accusa in realtà molto difficile da sostenere (i filmati prodotti in molti casi parlano da soli) e che ha portato il gruppo a reagire avviando cause per diffamazione tra gli altri contro il New York Times e la CNN.
E proprio la CNN è stata oggetto delle recenti attenzioni di PV, con una serie di operazioni che hanno messo in luce il segreto di Pulcinella, ovvero i giganteschi bias politici dell’emittente americana. Che in quanto “politici” non sono comunque oggetto del nostro interesse.
Molto più interessanti sono altre dichiarazioni, sfuggite al direttore tecnico della CNN in un colloquio con un membro del team di PV sotto copertura. Sono dichiarazioni interessanti perché gettano una luce sinistra sulla prossima operazione a cui verosimilmente tutto il mondo dell’informazione mainstream intende dedicare i suoi massimi sforzi, nel post-C0V!D.
Perché esperienza insegna che la narrativa della CNN (pur con diversità di accenti) è la stessa del New York Times, del Washington Post, del Guardian, dell’Independent, della Disney, del National Geographic, del Times, dell’Economist, dello Spiegel e di innumerevoli altri conglomerati mediatici dai quali, a sua volta, la stessa narrativa percola sul resto dei media planetari. Compresa, ovviamente, la provincia mediatica italiana.
Ed è per questo che le parole di Charlie Chester, direttore tecnico della CNN, pesano particolarmente. Tanto più che lo stesso Chester nell’intervista confessa che la “nuova” linea editoriale è stata dettata dal vertice dell’azienda, a seguito di non meglio precisate consulenze di alto livello.
CNN: C’è una certa “stanchezza da C0V!D”… E quindi quando vengono fuori delle storie nuove, la gente tende ad aggrapparvisi… I nostri capi ci hanno già detto che quando il pubblico sarà pronto, allora ci concentreremo sul clima… Il Global Warming e cose del tipo… “qual è il mondo che voglio”? Sarà questo il nostro nuovo focus come CNN: la “consapevolezza climatica”.
PV: In che modo lo farete?
CNN: Non ho ancora ben chiaro come lo faremo, ma comunque faremo cose del tipo… video martellanti sui ghiacci che si sciolgono, e i riflessi sull’economia.. Martelleremo su roba del genere…
PV: Chi ha preso questa decisione?
CNN: “Questa decisione è stata presa dal Presidente in persona, con i suoi consulenti… Sarà la nostra nuova…”storia pandemica”, che manderemo avanti fino alla morte, ma questa sarà più longeva del C0V!D. Non è come una pandemia, che prima o poi finisce… Il Global Warming è spendibile per anni, e quindi potremo rimestarci per un bel po’…”
PV: Quindi Global Warming a tutto spiano?
CNN: Si, preparatevi: sta arrivando.
PV: Quindi il Global Warming sarà il “nuovo C0V!D”?
CNN: Sì, è così che ce l’hanno venduta. A meno che non si tratti più che altro di una chiamata alle armi per farci scrivere sopra un bel po’, e poi vedere come viene..
PV: Quindi potrebbe essere una cosa del tipo… Paura per il clima?
CNN: Sì. La paura vende.
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