Tumgik
#vestiti bizzarri
oltreilvelodimaya · 1 year
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L’allegro ballerino
A volte ci sono quei momenti in cui non c'è la faccio, mi sento giù e non riesco a frenare le mie lacrime vedo delle verità scomode.
E senza neanche sapere il motivo, mi ritrovo così...  spaesata e sempre con la sensazione di non essere capita, di non essere compresa, di non avere chissà chi con cui poter parlare e condividere quello che faccio o sento o con cui potermi confidare.
Anche perchè è difficile trovare qualcuno compatibile con me, con cui mi trovo davvero bene una specie di specchio. 
la maggior parte della gente, si fa i cavoli propri e non pensa a gli altri, quindi ho imparato a cavarmela da sola, ho sempre avuto amici che pensavano al tornaconto proprio e basta. 
nella vita ho imparato a non aspettarmi niente in cambio.
ogni tanto mi concedo qualche gioia, qualche lussuria se posso e le volte che lo faccio mi sento in colpa per aver speso quei soldi.
perchè? ma perchè la mia famiglia era così quando compravo qualcosa di carino mi dicevano che facevo spese inutili.
ma perché invece dei regali non ti fai pagare per i consulti privati? 
ma perchè non usi quei soldi per altro?
E io dico ma perchè non posso valorizzare un pò di più la mia vita? e amarmi di più? 
perchè quello che importa a me deve importare anche a te sono cose mie e anche con i miei soldi ci faccio quello che voglio. 
con la mia famiglia non sono mai me stessa, si ho una maschera con la mia famiglia perchè, quello che faccio loro non lo capiscono anche se provo a spiegarlo. quindi vado avanti così...
il mondo gira tutto su i soldi, la gente pensa solo ai soldi, ma non c’è solo quello c’è anche l’amore, c’è anche il rispetto e la vita. la vita è mia e la scelgo io e sono io!
voi dovete smetterla di dirmi cosa devo o non devo fare. 
io scelgo la mia vita e cosa voglio essere, basta istigarmi la paura e l’ansia, io supererò anche questa sfida puoi giurarci.
Non sono venuta al mondo per accontentare gli altri per fare la splendida con gli altri, ma solo con me stessa sono divina.
non sono venuta al mondo per comodo di qualcun altro per poi essere buttata via in un angolo, perchè secondo loro sono un incapace. buona a nulla.
non sono venuta al mondo per non essere amata.
Non sono un incapace, non sono una buona a nulla, ho solo bisogno di creare da sola la mia strada e crearmela da sola devo capire come fare ma voglio io e manifestarla davanti a me.
non sono venuta al mondo per rimanere povera per sempre perchè nata così, ma sono venuta al mondo per essere ricca e sono ricca!
sono ricca, sono ricca, sono ricca.
non sono venuta al mondo per arrabbiarmi in eterno contro, di voi ma per lasciare andare e andare avanti per la mia strada e fluire con la mia anima.
voglio quella dannata porta chiusa e il silenzio perchè voglio stare in pace e aprine un altra di luce, trovare la mia quiete interiore, mentre scrivo mentre ringrazio l’universo.
Si sono al buio con una sola lampada di sale accesa perchè mi piace l’atmosfera così.
se sono venuta al mondo è perchè l’universo ha in serbo qualcosa per me e di questo ne sono sicura, tutti siamo importanti per l’universo, e siamo qui per uno scopo, proprio e non per uno scopo di un altro.
per ritrovare l’autostima, per trovare la pace l’amore e la gioia, la fiducia in noi stessi.
io non so nemmeno più cosa si prova ad essere innamorati è successo tanto tempo da quando ero ancora ragazzina, ma spezzandomi quel cuore più volte, non sono più riuscita a provare quella sensazione per nessuno.
eppure io perdonavo tutto e quella amica a cui piacevano i ragazzi che piacevano a me.
ma sto lavorando sodo per riprovarlo l’amore con me stessa, è difficile è un compito arduo ma io voglio vivere nell’amore.
quando vedo quelle immagini del film di Krishna e Radha e come lui la guardava lei  intensamente, sorridente, ho capito cosa voglio!!
penso io vorrei qualcuno che mi guardi così ogni giorno, ogni mattino, sorridente gioioso, affettuoso che mi abbraccia, allegro ballerino voglio danzare con lui, come in quella serie tv non so se lui sia stato veramente così, forse sì ma comunque è così che lo voglio e mi sono accorta di questo solo oggi è di questa gioia di cui ho bisogno. perchè non avevo nemmeno capito cosa desideravo davvero nel mio cuore fino ad allora,  poi ho avuto un illuminazione, era la gioia e l’amore  io sono sempre stata così dentro il mio cuore solo che, mi nascondo, le poche volte che volevo danzare, con qualcuno in passato erano sempre No ma se trovassi la compagnia giusta credo che esploderei. la gioia e l’amore prima devo provarla io.
ricordo che da bambina ero una vivace, non stavo ferma un attimo e giocavo combinavo casini e cantavo ballavo.
ma con il tempo questa mia vitalità mi è stata tolta e io non credo sia a causa mia, ma della famiglia, perchè davo fastidio in quel modo dovevano zittirmi e dovevo fare sempre la buona e la brava.
vedevo delle cose e io giocavo con quelle cose.
e loro mi dicevano che non esistevano.
però poi loro andavano a credere ad in dio mistico fittizio cattolico. 
ma io ricordo da bimba quando facevo finta di essere una regina o una sposa con un abito bello bianco e velo lunghissimo eh si con quel poco mi divertivo un sacco.
certo facevo sempre un casino negli armadi per trovare il costume adatto, ma quanto mi divertivo.
mi divertivo con la mia amica del cuore a giocare a strega comanda colore o a strega di ghiaccio o al lupo mangia frutta, alla gazza ladra.
ma tentavano sempre di togliermi anche l’amica.
la vita è una continua lotta sfida e per me lo è stato fin dall’infanzia.
e so che mi è servito tutto questo per essere forte oggi quindi ringrazio per tutto quanto, e per quello che sono oggi.
non sto molto bene con me stessa ancora, e devo capire come posso lavorare meglio su di me stessa, ma ci arriverò non mollo.
e così già io lo vedo quel mio ragazzo danzante per me a posta per me, lo vedo che danza insieme a me una melodia strana.
Allegro ballerino e danzante dai vestiti un pò bizzarri io ti vedo, e staremo per sempre insieme.
Oggi voglio dire a quella bambina andrà tutto bene anche se fa un pò paura la vita adulta, ma andrà bene e potremo giocare ancora insieme. 
Grazie universo per tutto quello che ho adesso.
grazie universo perchè amo e amo essere amata. 
L’allegro ballerino.
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ultrabeauty-it · 5 months
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L'Accessorio di Moda Inutile
Nel mondo della moda non di rado emergono accessori che sfidano la logica e lasciano il pubblico con un interrogativo: sono davvero necessari? Ma perché questi accessori inutili continuano a conquistare l'attenzione nella scena della moda?
L’Accessorio di Moda Inutile: Quando l’Eccesso Diventa Eccentricità Nel vasto mondo della moda, dove lo stile è spesso una forma di espressione individuale, emergono occasionalmente accessori che sfidano la logica e lasciano il pubblico con un semplice interrogativo: sono davvero necessari? Uno di questi capolavori di superfluità è senza dubbio l’accessorio di moda che, a prima vista, sembra non…
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generalevannacci · 4 months
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Carlo Cunegato
IL BESTIARIO DI FRATELLI D’ITALIA: CLASSE DIRIGENTE O INDECENTE?
Il bestiario di Fratelli d’Italia sta riempendo le istituzioni di strani, vivaci e bizzarri animaletti.
Il deputato Emanuele Pozzolo, mosso da un entusiasmo giovanile, alla festa dell’ultimo dell’anno, gaio ed energico sfodera la sua arma. Spara ad un trentunenne e di fronte alla richiesta delle forze dell’ordine di consegnare i vestiti per la perizia il virile Pozzolo esibisce l’immunità parlamentare. E’ la destra della legge e ordine, solo però quando riguarda gli altri. Ribelle.
Il deputato Calogero Pisano sui social definiva Hitler “un grande statista”. Estroso.
Elena Donazzan, assessora veneta al Lavoro e alle Dispari opportunità ha definito una persona transessuale “un demonio”. Ha ricordato dei nazisti il 25 Aprile. Ha cantato Faccetta nera alla Radio. Del 25 Aprile dice: “L’antifascismo ha prodotto il terrorismo rosso. Non è un valore”. Inclusiva. Costituzionalista.
Il deputato Fabio Rampelli propone di telefonare in Africa per chiedere agli africani di non partire. Realista. Memore della battaglia mussoliniana contro gli anglicismi, della traduzione di Louis Armostrong in Luigi Braccioforte e di Benny Goodman in Beniamino Buonuomo propone di multare con decine di migliaia di euro chi usa termini inglesi. Moderno. Cosmopolita.
Francesco Lollobrigida, ministro e cognato. E’ convinto che i poveri mangino meglio dei ricchi. Ferma i treni quando ha fretta, come fossero di sua proprietà. L'Italia c'est moi. Sociologo e trenologo.
Gianbruno, ex compagno del Capo. Così fedele a “sono Giorgia, sono una donna, sono cristiana” che propone ad una collega di farlo a tre in cambio di una possibilità di carriera. In fatto di famiglia tradizionale a destra non si capisce più niente, visto che Gianbruno è l’ex compagno di quella che Libero ha definito “L’uomo dell’anno”. Fluido.
Poi c’è il consigliere regionale veneto Joe Formaggio. Inarrivabile. Si fa ritrarre con una mitraglia in mano, deve essere amico di Pozzolo. Cow boys. “La maggioranza dei veneti deve avere la pelle bianca”. Multiculturale. “ A casa mia meglio i topi che i rom”. Antirazzista. In consiglio regionale ogni tanto abbraccia eccessivamente le colleghe basite. Femminista.
Classe dirigente o indecente? Ai posteri l’ardua sentenza.
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ilciambellano · 3 years
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A Reggio Emilia, il giovane, oscuro delegato della sezione di Forlì si era affacciato alla tribuna cupo come un boia, giacca e cravatta nera, il viso pallido, i vestiti logori, il corpo ossuto, gli occhi spiritati, la barba di tre giorni, e aveva parlato una lingua che non si era mai udita prima. Frasi spezzate, perentorie, martellanti, quasi sempre precedute da un io ipertrofico, cadenzate da silenzi minacciosi, significati inequivocabili e militanti, asserzioni isteriche e memorabili. Benito Mussolini, oscuro delegato della sezione provinciale di Forlì, spazzava via in pochi minuti secoli di eloquenza rotonda e colta, gesticolava come un cinese, malmenava il cappello a tesa larga da mazziniano, bestemmiava Dio dalla tribuna del popolo. Il pubblico si era diviso a metà: i ciechi e gli arroganti avevano riso di lui come di una macchietta, tutti gli altri ne erano rimasti affascinati e sgomenti. Il bersaglio della sua furia erano i vecchi, signorili, bonari notabili dell’ala riformista. Ecco cos’era accaduto: un muratore romano aveva sparato una revolverata al re e loro, guidati da Leonida Bissolati, grande vecchio del socialismo moderato, si erano macchiati della colpa di far visita al sovrano, salendo alla reggia in cappello molle e guanti paglierini. Quel Mussolini, allora, si era messo in maniche di camicia e li aveva spinti tutti al muro. Li aveva percossi in pieno volto. “Non posso approvare il vostro gesto di cortigiano. Ditemi, Bissolati, quante volte siete stato a rendere omaggio a un muratore caduto dall’impalcatura? Quante volte a un birocciaio travolto dal proprio carro? Ebbene? Che cos’è un attentato al re, se non un infortunio sul lavoro?” Applausi. “Per un socialista un attentato è un fatto di cronaca o di storia, secondo i casi. Le doti personali del re sono fuori questione. Per noi il re è un uomo, soggetto come tutti gli altri alle bizzarrie comiche e tragiche del destino. Perché commuoversi e piangere per il re, solo per il re? Tra l’infortunio che colpisce un re e quello che abbatte un operaio, il primo ci può lasciare indifferenti. Il re è un cittadino inutile per definizione.” Applausi. Evviva. Trionfo.
Antonio Scurati - M. Il figlio del secolo 
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pandemoniumgirlx · 4 years
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IL TURNO DI GUARDIA DI CAMERON E NICHOLAS
Cameron venne svegliato da Raven, che gli accarezzava la fronte mentre lo chiamava per nome con tono dolce. Ripensò alle volte in cui sua madre lo aveva svegliato allo stesso modo; gli mancava, anche ora che era cresciuto.
«Il fuoco è ancora acceso, nello zaino ci sono cibo e acqua se vi viene fame» gli disse poi con un sorriso indicandogli uno degli zaini. Cameron annuì, coprendosi la bocca e sbadigliando, poi Raven andò a sdraiarsi per riaddormentarsi.
Si mise in piedi e si stiracchiò allungando la schiena, si passò le maniche della giacca sul viso, poi si mise seduto più vicino al fuoco. C’era una leggera brezza notturna che soffiava tra le fronde degli alberi, che gli fece correre un brivido lungo la schiena. Allungò le mani verso le fiamme per scaldarle. Mentre dormiva ne aveva tenuta una sotto la coperta, ma l’altra era rimasta fuori stringendo il coltello, ora aveva le dita gelate. Fare l’ultimo turno era stata una bella idea. La sera prima era stato troppo stanco per fare il primo, e il secondo sarebbe stata una scocciatura: doversi svegliare nel bel mezzo della notte e poi dover riprendere sonno. Alzò lo sguardo dal fuoco: Nicholas era a pochi passi da lui, anche lui vicino al focolare, ancora sotto forma di lupo con la testa appoggiata sulle zampe. Lo aveva visto stiracchiarsi e poi rimettersi nella stessa posizione in cui aveva dormito, solo più distante da lui. Cameron non glielo aveva chiesto, eppure era certo che Nicholas avesse dormito vicino a lui tenendogli caldo. Forse avrebbe dovuto ringraziarlo, ma nessuno dei due ne fece parola.
Rigirò il coltello nella mano, con la punta iniziò a disegnare nel terreno umido. Odiava davvero tutta quell’umidità. Piegò indietro la testa e guardò le stelle, poi iniziò a tracciarle, ma non quelle sopra le loro teste. Disegnò la croce del sud in modo molto approssimativo. Lì in Inghilterra le stelle erano diverse. Gli mancava casa, il clima caldo, il terreno asciutto, il giardino della residenza… cercò di non pensarci troppo. Era normale avere nostalgia, ma c’erano cose più importanti a cui pensare.
La foresta, nelle ore più buie della notte, era spaventosa e al tempo stesso incantevole. Il silenzio che si creava quando il sole calava dietro alle colline era magico, nel vero senso della parola. La notte era il momento in cui alla maggior parte delle creature magiche era permesso uscire dai loro nascondigli. Cameron era sicuro che, tutto attorno a loro, ci fossero centinaia di piccole fate e folletti, forse troppo timidi per mostrarsi. Pensò a come molti silenti li scambiavano per delle lucciole, per loro doveva essere strano pensare che le leggende folkloristiche fossero vere.
Nicholas sbadigliò, proprio come facevano i lupi: spalancando la bocca, mettendo in risalto le zanne. Allungò la testa per vedere cosa stava facendo Cameron.
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«Quella è la croce del sud?» disse a metà tra una domanda e un’affermazione.
Annuì. «Conosci le stelle?» chiese Cameron, improvvisamente interessato. Si portò le ginocchia al petto, appoggiandosi con il mento alle ginocchia.
«Mi piace osservare il cielo, qui con questo buio si vedono benissimo» rispose Nicholas alzando la testa. Guardò il cielo per lunghi istanti. Cameron si chiese se stesse cercando le costellazioni. Lui conosceva quelle di entrambi gli emisferi, ma non avendo mai visto quelle dell’emisfero boreale, probabilmente non sarebbe stato in grado di riconoscerle al primo sguardo.
Quando Nicholas riabbassò la testa, guardò Cameron. Forse si aspettava che dicesse qualcosa, in fondo era stato lui a dire che avrebbero fatto il turno insieme. Lo avrebbe fatto volentieri con Raven, ma era incuriosito da quel ragazzo.
«Hai intenzione di rimanere un lupo per tutto il tempo?» esordì per non rimanere in silenzio. Nicholas piegò leggermente il capo. Non lo stava accusando, né voleva in qualche modo offenderlo, così si affrettò ad aggiungere: «È che è davvero strano conversare con un lupo.»
Nicholas ridacchiò o almeno fece un rumore che a Cameron parve un risolino. Mutò in un istante, come gli aveva già visto fare, assumendo la sua forma umana. Si strinse nelle spalle e Cameron gli lanciò la coperta, così che se la potesse mettere sulle spalle.
«Come fai con i vestiti?» gli chiese Cameron indicandolo con la punta del coltello. L’altro si strinse nelle spalle senza rispondere. Lo osservò per un momento. Nicholas teneva stretti i lembi della coperta, coprendosi per bene per scaldarsi. Si era avvicinato di più al fuoco, mettendosi seduto a gambe incrociate, come si era risistemato Cameron. «Sul treno hai detto che puoi rimanere umano per poco…» provò di nuovo a fare conversazione, non che andasse forte nelle conversazioni, ma riuscì ad attirare l’attenzione di Nicholas.
«Mi pare di averti fatto capire di non volerne parlare» disse e roteò gli occhi. Cameron storse il labbro, era un argomento troppo personale. Nicholas doveva essersi accorto del suo disagio. «Non prendertela» fece scompigliandosi i capelli. Glielo aveva visto fare in continuazione quando era umano. «Parlare di questo è una brutta idea. Dimmi qualcosa di te Cam, oltre al fatto che sai giocare a scacchi e che ti piace la botanica» lo esortò.
Durante il loro giro sul treno gli aveva parlato di alcune delle piante più strane che avesse mai studiato, Nicholas lo aveva ascoltato con fare interessato, annuendo e guardandolo di tanto in tanto. La botanica era un argomento che la maggior parte delle persone trovava noioso.
«Cosa vuoi sapere?» gli chiese e sentì le guance scaldarsi leggermente. Non era abituato a parlare di sé con qualcuno e in quel momento si sentì incredibilmente esposto.
«Qualcosa di interessante, non saprei, nulla di specifico» Nicholas alzò le spalle, prima di fare un veloce sorriso appena accennato. «È solo per fare conversazione.» Il ragazzo si guardò intorno, mentre aspettava che Cameron dicesse qualcosa. Ma Cameron non aveva idea di cosa dire, la sua vita era stata così monotona prima dell’attacco: allenamenti con suo padre, lezioni con sua madre, lunghe passeggiate sulla spiaggia, intere ore passate in giardino a scrivere i suoi pensieri sul taccuino. No, non gli avrebbe parlato del taccuino, era troppo personale e lo conosceva appena.
«Da chi hai preso il colore degli occhi?» chiese invece di rispondere, sperava di riuscire a cambiare argomento e a distogliere l’attenzione da sé.
Era l’unica cosa che gli era venuta in mente. Gli occhi viola erano particolari, una vera rarità e quelli di Nicholas sembravano risplendere come l’ametista, nonostante in quel momento il buio ne soffocasse il colore.
Il ragazzo concentrò la sua attenzione su Cameron, lo sguardo curioso per un secondo. Forse si era chiesto il perché di quella domanda. Poi rispose: «Credo che mia madre avesse gli occhi molto chiari, poi penso sia per via della magia.»
«Sono particolari e un po’ bizzarri.»
«Tu dici sempre quello che pensi, vero?» per un momento gli sembrò un’accusa, ma l’espressione di Nicholas era calma e curiosa.
«Perché non dovrei farlo?» ribatté. «Nessuno dice mai quello che pensa e finisce sempre allo stesso modo: si creano malintesi.»
Lo pensava davvero. Se le persone avessero imparato ad essere più sincere le une con le altre, sarebbe stato tutto più semplice.
Nicholas ridacchiò sommessamente e quasi nello stesso istante il fuoco scoppiettò, mentre sottili scintille salivano verso l’alto perdendosi nel nero del cielo. «Quanta verità. Sei saggio per avere solo sedici anni» lo prese in giro.
«Ho solo due anni in meno di te» si mise sulla difensiva, lanciandogli un’occhiata scocciata.
«A volte però è meglio non dire certe cose» gli disse poi. «I ragazzini come te possono risultare insolenti» sorrise alzando solo un lato della bocca. Cameron distolse lo sguardo, sapeva che lo stava facendo per dargli fastidio, non gli piaceva essere deriso in quel modo.
«Ti prendo solo in giro, ragazzino.»
«Mi chiamo Cameron. Non Cam e tantomeno ragazzino» disse senza guardarlo. Lo innervosiva e lo lasciò trasparire nel tono di voce, neanche quel soprannome gli piaceva.
«Non ti chiamerò Cameron. Te l’ho già detto: è troppo lungo» borbottò Nicholas, non più con il tono irrisorio e abbassando leggermente la voce. «Pensa se stessi per essere colpito da qualcosa e dovessi chiamarti… se dovessi dire Cameron, quel qualcosa ti colpirebbe prima che io abbia finito di dirlo» lo fece apposta ad insistere sul suo nome, dicendolo lentamente. Cameron si costrinse a non sorridere. Nicholas sapeva essere irritante, ma non riusciva a non trovarlo divertente, soprattutto l’espressione che aveva mentre parlava.
«Potresti semplicemente urlare “attento”» gli rispose alzando lo sguardo su di lui. Nicholas stava sorridendo beffardo e sembrava trattenere una risata, poi cedette e si mise a ridere.
«Cam è comunque più corto. Devi fartene una ragione, ti chiamerò così» disse passandosi di nuovo una mano tra i capelli scuri.
Cameron scrollò la testa e decise di lasciar perdere l’argomento. Dopotutto, essere chiamato Cam non era così male.
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annalobergh · 5 years
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"Non esiste il cattivo tempo, solo vestiti sbagliati". Passeggiata sotto la pioggia al Lago delle Ninfe, il profumo della pioggia rende i giri molto più interessanti 🌧️ Abbiamo scoperto un sacco di posti con dei nomi bizzarri e li abbiamo messi nella lista dei prossimi trekking 😊🐾 #piccettino #zero #lazampinadelmiocuore #lamiazampadestra🐾 #trekking #adventurecat #adventurecats #comecaneegatto #animaecuore #lovedoberman #dobermannpinscher #dobermannlove #dobermann #dobielife #dobielove #dobie #vitadadobermann #blackcat #loveblackcats #gattonero #lechatnoir #amoilmiocane #amoilmiogattonero #mypets #lovemypets🐾 #lagodelleninfe https://www.instagram.com/p/B4NrwSKoX5Q/?igshid=1gpb7amvgwszv
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Poesia dopo il buio.
SEDUTA ME.!
Stop! Quello non è il modo per farmi.
Sedutami!
Dopo tutto per me .. Sono inestimabile!
Quindi portate il tuo gioco A e mostrami
quello che stai lavorando con.!
Un piccolo avvertimento .. mi piace come speciale
e come doni esotici come baciare.
Comune non essere timido, e praticare ciò che predica, quindi vai sul pulpito
e mi leggimi una poesia .. oh sì romantico.
Li lascia, prendi pratica, fai attenzione
Sono come una base antica della Cina dalla dinastia Me, da secoli fa
quando le rose al nigtht erano in voga
e galantrie era la cosa da fare
prima di raccogliere i miei vestiti e devastarmi!
La cena doveva essere con le candele
in modo che nessuno ti veda strisciare sotto il tavolo, e prenda casualmente i miei bizzarri
vivo perplesso, ma affamato di più di quello che stai facendo .. oh yess
Che menù selezionato, di prelibatezze!
Quindi, mi conosci, mi piacciono i dolci
come parfait sul mio ombelico.!
Quindi, andare avanti per ottenere quello che vuoi
dovresti mostrarmi
che ti meriti quello che ti offro.
Gio the troubador
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veci-comics · 5 years
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Amici avventurieri, sono felice di annunciarvi che ci saró anch'io nella fintastica @adventuretimezine, una fanzine dedicata alla serie Adventure Time, di cui sono fan, sciabolette! Ecco la mia presentazione e il mio autoritratto versione vampirella: VERONICA CARRATELLO, in arte VECI, è un’autrice di fumetti, libri per bambini e illustratrice freelance, con sua somma sorpresa è diventata anche professoressa di graphic novel. Ha tante passioni, alcune passeggere altre che l’accompagnano da una vita, come quella per il disegno e la musica, vorrebbe disegnare, scrivere storie e suonare la chitarra contemporaneamente ma non è la Dea Kali… così mette la musica nei suoi fumetti. Ama i vestiti vintage/bizzarri e il motto “Se puoi sognarlo, puoi farlo!”, da quando è morto Walt Disney ne ha preso il copyright, ma lui non lo sa. PERSONAGGIO PREFERITO DI ADVENTURE TIME: Marceline La vampira e il Duca Noce. #adventuretimezine #adventuretime #selfportrait #veci #giacchettaspaziale https://www.instagram.com/p/BuLrhhGh7RN/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=1k3j1ezzgoi6w
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comunquecipenso · 2 years
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Libri letti nel 2020
- [7] Dieci piccoli indiani - A. Christie
- [10] Kentuki - S. Schweblin
- [5-] I leoni di Sicilia - S. Auci
- [5] Il club del libro e della torta di bucce di patata di Guernsey - S&B
- [7] Mi raccomando: tutti vestiti bene - Sedaris
- [8++] La signora del martedì - M. Carlotto
- [2] Il mio cane del Klondike - P. Petri
- [3-] Lo strano caso del bambino alla finestra
- [6+] La ragazza di fronte - M. Oggero
- [7++] La casa delle voci - D. Carrisi
- [7-] Donnissima. Certi amori sono come la frittura… - D. Farnese
- [0] Amori solitari - M. Ortin
- [6] Branchie - N. Ammaniti
- [5-] La collega tatuata - M. Oggero
- [7+] Il bazar dei brutti sogni - S. King
- [6] Finché il caffè è caldo - T. K.
- [5-] Se scorre il sangue - S. King
- [8] Ti seguo ogni notte - L. Bianchini
- [7] Almarina - V. Parrella
- [6] 3096 giorni - N. Kampush
- [8] Eleanor Oliphant sta benissimo - G.H.
- [6+] La giusta distanza - S. Rattaro
- [8] Disturbo della pubblica quiete - L. Bizzarri
- [8+] La pensione di Eva - A. Camilleri
Tot. 24
Libri letti nel 2021
- [8] The key - J. Vitale
- [5] Me parlare bello un giorno - D. Sedaris
- [6] Lettere segrete a Lesley - J. Marriot
- [9+] !Viva la vida! - P. Cacucci
- [0] Karma city - M. Bisotti
- [6] Una Panda color avorio - E. R. Siciliani
- [10-] Radiomorte - G. Morozzi
- [8-] Prendiluna - S. Benni
- [7] L’assassino ipocondriaco - J.J. M. O.
- [9-] Il ballo delle pazze - V. Mas
- [4] 100 colpi di spazzola… - Melissa P
- [5] Ogni piccola cosa interrotta - S. Celani
- [8] Let them talk - C. Cremonini
- [8-] Invisibile monsters - C. Palahniuk
- [6-] Prima persona singolare - H. Murakami
- [5] L’imperfetta meraviglia - A. DeCarlo
- [9+] Io sono Dio - G. Faletti
- [10] Cambiare l’acqua ai fiori - V. Perrin
- [6-] Il tempo di un lento - G. Sangiorgi
- [5] L’invenzione del suono - C. Palahniuk
- [5-] Dove entra la luce - C. Fisher
- [9++] La tentazione di essere felici - L. Marone
Tot: 22
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scienza-magia · 2 years
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L'importanza dei sogni nei periodi di difficoltà
È un gran periodo per chi studia i sogni. Molte ricerche svolte durante la pandemia hanno permesso di ricavare nuovi elementi utili a valutare le teorie che tentano di spiegare perché li facciamo. Uno dei più antichi testi conosciuti sull’interpretazione dei sogni risale a circa 3.100 anni fa: è un catalogo di temi onirici ricorrenti attribuito a Zhou Gong, condottiero e fratello del re cinese Wuwang, fondatore della dinastia Zhou nell’XI secolo a.C. Contiene indicazioni sul significato da attribuire ai sogni, da quelli sul Sole e sulla Luna a quelli in cui sono presenti scarpe, calze e altri oggetti o indumenti. Secondo Zhou Gong, per esempio, il vento che fa sollevare i vestiti in sogno indica una malattia in arrivo. L’interesse per i sogni è un tratto comune a gran parte delle civiltà e culture della storia dell’umanità, come lo è da secoli il fascino esercitato sulle persone dalla ricerca di presunti significati più profondi nei sogni. È a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, grazie al lavoro di studiosi come il medico francese Alfred Maury, lo psichiatra italiano Sante De Sanctis e la psicologa americana Mary Whiton Calkins – tutti e tre poi ripresi dall’austriaco Sigmund Freud – che i sogni diventarono oggetto di ricerche più rigorose e sistematiche smettendo di essere inquadrati come un fenomeno mistico e scientificamente insondabile. La scoperta della fase REM da parte del ricercatore americano Eugene Aserinsky, nel 1953, e la progressiva introduzione di strumenti adottati dalle scienze biomediche, come l’elettroencefalografia e la risonanza magnetica funzionale, permisero di approfondire ulteriormente quella che gli scienziati definiscono oggi la “biologia del sogno”. Negli ultimi tempi, gli eventi eccezionali determinati dalla pandemia hanno fornito a ricercatrici e ricercatori impegnati da anni negli studi sui sogni l’opportunità di raccogliere dati significativi sull’evoluzione dei nostri sogni a fronte dei grandi cambiamenti nella quotidianità di milioni di persone. L’opinione e la speranza largamente condivise tra gli scienziati sono che la cospicua quantità di informazioni ricavate in questo periodo possa servire ad aggiornare e accrescere di nuovi elementi le teorie formulate nel corso dei decenni scorsi per rispondere alla domanda sul perché sogniamo.
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(una scena del film “Il grande Lebowski”) Rispetto al «muro che circonda la nostra comprensione dei sogni», ha scritto il New York Times in un lungo articolo sui risultati delle ricerche più recenti, la pandemia ha fornito «non una risposta, ma un altro punto di accesso, un esperimento naturale basato sull’esperienza collettiva». Deirdre Barrett è una docente di psichiatria della Harvard Medical School e caporedattrice della rivista scientifica Dreaming, pubblicata dall’American Psychological Association, la più grande associazione di psicologi negli Stati Uniti. È una delle più conosciute e autorevoli autrici di ricerche sui sogni, e fa parte di un gruppo di scienziate e scienziati che durante la pandemia hanno sviluppato ambiziosi progetti di raccolta dei sogni di migliaia di persone. L’idea condivisa all’interno di questo gruppo è che, per quanto i sogni di un individuo possano apparire bizzarri e incoerenti, l’osservazione di quelli di molte persone, tutte influenzate dalla stessa esperienza, permetta di individuare degli schemi ricorrenti in un insieme di dati molto esteso. E che da questi schemi sia possibile ricavare dei significati più ampi, illustrativi dei meccanismi complessi che regolano la nostra attività onirica. Un elemento segnalato da quasi tutte le ricerche è la maggiore intensità e vivezza dei sogni delle persone durante la pandemia. Molte persone intervistate hanno inoltre raccontato di fare sogni insolitamente realistici e di averne al mattino un ricordo più chiaro e nitido. Nel libro del 2017 Perché dormiamo, il neuroscienziato inglese Matthew Walker, direttore del Center for Human Sleep Science dell’Università della California, Berkeley, utilizza un’iperbole per descrivere le persone che dormono. Afferma che i sogni sono il momento in cui tutti gli esseri umani diventano «palesemente psicotici»: sperimentano allucinazioni, delusioni, disorientamento, labilità emotiva, e alla fine dimenticano tutto o quasi tutto quello che hanno vissuto. «Se uno qualsiasi di questi sintomi comparisse mentre siete svegli, andreste senza esitazioni a chiedere aiuto a uno psicologo», scrive Walker. Per lungo tempo la ricerca sul sonno – la cui necessità e i cui effetti per le specie viventi sono ampiamente noti e documentati – ha inteso i sogni come una sorta di epifenomeno neurologico, un effetto collaterale dell’attività onirica. Più o meno come «una lampadina a incandescenza progettata per fare luce produce anche calore», scrive il New York Times. Ma negli ultimi decenni una controtendenza negli studi sui sogni, alimentata da maggiori informazioni e conoscenze sempre più estese, ha portato a sviluppare diverse teorie e modelli che inquadrano i sogni come attività con scopi biologici propri. «I sogni sono un modo di pensare in uno stato cerebrale diverso», sintetizza Barrett, che nel 2020 ha pubblicato un libro, Pandemic Dreams, basato su oltre 15 mila sogni raccolti tramite un sondaggio online. Oltre a un ampio spazio per descrivere i sogni, nel sondaggio erano presenti domande riguardo alle informazioni di base dei partecipanti, come la nazionalità e il tipo di esperienza avuta con la COVID-19. In un sogno abbastanza comune tra quelli riferiti a Barrett, sostanzialmente simili in tutti i paesi, dei mostri in agguato e seminascosti erano pronti ad attaccare le persone vicine al protagonista del sogno. In un sogno in particolare, un mostro invisibile uccideva persone tra loro a una distanza di due metri. Un’altra immagine ricorrente in molti sogni era quella di un enorme e angosciante sciame di insetti. Barrett si era a lungo occupata dei sogni delle persone dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre. In uno dei suoi studi di follow-up su persone già coinvolte subito dopo gli attacchi, aveva avuto modo di analizzare i cambiamenti dei sogni con il passare del tempo. I primi soccorritori e i sopravvissuti ebbero per lungo tempo sogni ricorrenti e realistici riguardo al trauma da loro vissuto, ma alcuni introdussero progressivamente nuovi elementi. Tra quelli che avevano a lungo sognato le persone che saltavano giù dagli edifici in fiamme, alcuni cominciarono a sognare quelle stesse persone che atterravano in sicurezza aprendo un ombrello o un paracadute. Come le persone traumatizzate dagli attacchi terroristici, anche quelle più direttamente coinvolte nel trauma collettivo della pandemia sono risultate quelle con i sogni più angoscianti. Oltre 600 operatori sanitari hanno descritto a Barrett rielaborazioni di una stessa storia. «C’è un paziente in condizioni critiche affidato alle loro cure, qualcosa non funziona e il paziente sta morendo. Si sentono disperatamente responsabili e tuttavia non hanno alcun controllo sulla morte», ha raccontato Barrett. Diversi studi hanno dimostrato che i sogni delle persone con traumi iniziano spesso riproducendo dettagliatamente l’evento traumatico, ma nel tempo incorporano nuovi elementi e trame che attenuano le emozioni del sogno originale. Nei pazienti con un disturbo da stress post-traumatico (PTSD) invece questo processo sembra interrompersi, e le persone continuano a rivivere lo stesso incubo con poche o nessuna alterazione rispetto al trauma iniziale. L’evoluzione della pandemia ha provocato nel tempo un’evoluzione anche dei sogni delle persone, con un progressivo maggiore coinvolgimento degli effetti secondari, come per esempio le restrizioni. Alcune persone sognavano di essere detenute in prigione o abbandonate su un’astronave. Tra quelle isolate con familiari o altre persone in una stessa abitazione per il lockdown, alcune invece sognavano folle che invadevano la loro casa. Più recentemente, alcune persone hanno sognato scenari post-apocalittici, in cui si ritrovavano insieme a piccoli gruppi di sopravvissuti in un mondo stravolto e pericoloso. Man mano che il loro utilizzo si è diffuso in tutto il mondo, anche le mascherine sono diventate una parte di molti sogni. All’inizio le persone sognavano di dimenticare di indossarla o di indossarla male, e questo provocava una paura profonda di esporre a un pericolo sé stessi e gli altri. Con il passare del tempo, alla reazione di paura è subentrata quella di imbarazzo per quello che nel sogno la gente avrebbe potuto pensare della persona senza mascherina: «Sta iniziando a sostituire il classico sogno della “nudità in pubblico”», ha detto Barrett. Anche studi diversi da quello di Barrett, condotti in diversi paesi del mondo e non limitati ai sogni sulla pandemia riferiti da partecipanti che si erano autocandidati per quel motivo, hanno rilevato un aumento significativo dei contenuti specifici legati al coronavirus nei sogni di tutte le persone in generale. E le correlazioni tra l’attività onirica e quella nella vita reale delle persone sono a volte risultate talmente evidenti che alcuni ricercatori, scrive il New York Times, hanno cominciato a chiedersi se una certa attenzione mediatica al tema dei sogni durante la pandemia – e in particolare alcuni motivi ricorrenti, come gli sciami di insetti spesso menzionati da Barrett – non stesse instaurando dei cicli di feedback per cui le persone finivano per sognare sogni di cui avevano letto da qualche parte. I dati raccolti nell’ultimo anno e mezzo, e la loro interpretazione sulla base di quello che precedentemente pensavamo sulla funzione dei sogni, ha portato a nuove ipotesi e teorie in questo campo. Una cospicua parte degli scienziati che studiano i sogni concorda nel definire il sonno un’attività essenziale per un gran numero di funzioni diverse, tra cui la capacità di apprendere, memorizzare, compiere scelte e prendere decisioni logiche. «Il sonno ricalibra i nostri circuiti cerebrali dedicati alle emozioni, consentendoci di barcamenarci tra le sfide sociali e psicologiche del giorno successivo con freddezza e tranquillità», scrive Walker in Perché dormiamo. Insieme a Barrett e ad altre studiose e studiosi, Walker ritiene che sognare offra un insieme di vantaggi specifici, tra cui quello di gestire e rendere più sopportabili i ricordi dolorosi e allo stesso tempo offrire una sorta di «spazio di realtà virtuale in cui il cervello fonde le conoscenze passate e presenti», ispirando azioni creative. Nella prefazione di un suo influente articolo del 1985, il matematico americano Robert Wayne Thomason spiegò di aver avuto un’illuminazione riguardo al problema di cui si stava occupando dopo aver ricevuto in sogno un suggerimento fondamentale dal suo amico Thomas Trobaugh, citato come coautore dello studio sebbene fosse morto suicida tre mesi prima del sogno di Thomason. Parlando delle difficoltà avute nel concludere il suo romanzo It, una volta invece lo scrittore americano Stephen King raccontò di aver scritto la fine del libro dopo averla sognata esattamente in quel modo. «Ho sempre utilizzato i sogni nel modo in cui useresti gli specchi per osservare qualcosa che non puoi vedere direttamente», disse King. In una delle più recenti prospettive di studi, l’attività onirica è spesso intesa come un modo di mettere in pratica nuovi comportamenti o sperimentare nuove realtà, come sostiene il neuroscienziato cognitivo, psicologo e filosofo della mente finlandese Antti Revonsuo. I sogni si sarebbero sviluppati come un meccanismo di difesa evolutivo: offrono la possibilità di provare le nostre risposte di fronte a situazioni e contesti sociali minacciosi. Altre teorie sviluppate negli ultimi anni, scrive il New York Times, hanno mostrato una certa compatibilità con i dati raccolti durante la pandemia. Lo psicologo e ricercatore britannico Mark Blagrove ritiene che i sogni siano una sorta di riverbero, di prolungamento atrofizzato della modalità di «pensiero errante» in cui trascorriamo gran parte del nostro tempo da svegli. Ma ipotizza che abbiano comunque una funzione evolutiva sociale nella misura in cui promuovono legami ed empatia quando le persone li condividono. Lo psicanalista americano di origini austriache Ernest Hartmann, morto nel 2013 e peraltro fondatore della rivista Dreaming, di cui Barrett è oggi caporedattrice, sosteneva che i sogni siano un luogo sicuro in cui elaborare i ricordi, soprattutto quelli traumatici, permettendoci di conservare informazioni senza essere completamente sopraffatti dalle emozioni legate a quei ricordi. Nel 2011, in una serie di studi su gruppi di pazienti depressi che stavano affrontando un divorzio, l’autorevole neuroscienziata e psicologa statunitense Rosalind Cartwright scoprì che le persone che facevano sogni sul fallimento delle loro relazioni erano quelle che in seguito guarivano dalla loro depressione. «I sogni sono una cura naturale. Funzionano durante il sonno allo stesso modo di un buon psicoterapeuta, mettendo in relazione le cose nuove con i modelli più vecchi di risoluzione dei problemi che ci hanno fatto passare brutti momenti in passato», scrisse Cartwright. E secondo questa teoria, questo funziona a prescindere dal ricordo del sogno, quindi anche nel caso in cui l’esperienza nel sogno venga completamente dimenticata, come spesso avviene. Diversi studi sulle relazioni tra sogni e apprendimento dimostrano inoltre che le persone sognano spesso le cose nuove che stanno imparando e, tra quelle, in molti sono in grado di svolgere meglio un compito dopo che è apparso loro nei sogni. In un famoso studio della Harvard Medical School e del Massachusetts Mental Health Center di Boston, pubblicato nel 2000 sulla rivista Science, le persone che avevano giocato a Tetris e avevano poi avuto l’opportunità di dormire, riferendo poi di aver fatto sogni sul gioco, avevano migliorato le loro abilità nel gioco. Nello studio fu incluso anche un gruppo di cinque persone amnesiche, che avevano perso la memoria a breve termine a causa di lesioni cerebrali. I membri di questo gruppo giocavano a Tetris per un certo periodo di tempo, quindi facevano una breve pausa. Quando rientravano nella stanza della console, non ricordavano di aver giocato a Tetris né cosa fosse Tetris, ma nei giorni successivi continuavano a riferire sogni in cui vedevano forme geometriche ruotare e cadere verso il basso. Quando le ricerche di Aserinsky, nei primi anni Cinquanta, portarono alla scoperta della fase REM – la fase del sonno associata ai sogni più vividi e narrativi – gli psicologi la definirono “sonno paradossale”, perché l’attività elettrica del cervello in quella fase assomiglia a quella tipica dello stato vigile più di quanto non assomigli all’attività del cervello durante ogni altra fase del sonno. Le scoperte più recenti, scrive il New York Times, hanno permesso di concludere che in fase REM il cervello è sì attivo, ma in una modalità diversa da quella della veglia. Alcuni neurotrasmettitori come la noradrenalina, un ormone che aumenta nei momenti di stress, vengono soppressi mentre aumentano i livelli di altri neurotrasmettitori come la dopamina, che stimola i centri di piacere del cervello, e l’acetilcolina, che svolge un ruolo molto importante nei processi cognitivi e influenza la memorizzazione delle cose. Le regioni del cervello associate alla stimolazione visiva, al movimento, alla memoria autobiografica e alle emozioni diventano più attive, mentre lo diventano meno le regioni coinvolte nella logica, nei processi decisionali e nel controllo degli impulsi. In fase REM il cervello mostra inoltre una preferenza per l’astrazione, la novità e le associazioni, in misura maggiore di quanto non avvenga quando siamo svegli. In alcuni studi, le persone svegliate dal sonno mentre si trovano in fase REM e invitate a risolvere giochi di parole lo fanno più velocemente di quanto non riescano a farlo da completamente sveglie, riuscendo a compiere in modo intuitivo e meno “ragionato” associazioni non ovvie tra concetti distanti. Read the full article
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Serie Tabloid Building
Serie Tabloid Building   Le nostre prime sette volte Quante volte devi licenziare la tua segretaria prima di capire che non puoi vivere senza di lei?Alice Baker è una giovane copywriter, idealista e determinata, con una singolare propensione per i vestiti bizzarri. Alex è l’erede della Francalanza Visconti, la casa editrice leader nei periodici, e ha un gusto impeccabile per i vestiti.Fin dal…
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clo-rofilla · 6 years
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Varsavia
Partiamo dal presupposto che la città non ci ha fatto impazzire, anzi la metterei tra gli ultimi posti nella mia graduatoria di viaggiatrice finora. Però sono contenta di averla visitata, perché mi ha fatto nascere tanti punti di domanda e mi ha svelato un’orizzonte dell’Unione Europea che non avevo affatto chiaro.
Varsavia è strana. L’80% della città è andato distrutto durante l’invasione nazista, ed è stato poi ricostruito dopo la Seconda Guerra Mondiale. Il risultato attuale sono infiniti blocchi grigi squadrati dall’assetto (stavolta posso usare il mio aggettivo del cuore) sovietico, che incupiscono il turista fin da subito. La cosa spiazzante è che in questa simmetria comunista ampia e un po’ desolata svettano bizzarri grattacieli che ricalcano un po’ Time Square e su cui svettano marchi capitalistici filoamericani (p. es. Coca Cola). L’inverno rigido e senza sole e il cielo perennemente nuvoloso, con una fitta coltre di nebbia che non fa vedere a una spanna, fa il resto.
Il centro della città vecchia - che è l’unica parte originale dell’antica città - è minuscolo ma diametralmente opposto al resto della città: ogni casetta è di un colore diverso dal rosa salmone all’azzurro al verde pistacchio e il risultato è adorabile e dà un po’ di vita e calore anche agli occhi di chi lo guarda sotto il cielo grigio. È un gran peccato che il resto sia andato distrutto, ho provato a immaginarla tutta così e doveva essere davvero bella.
A Varsavia c’è un museo della scienza e degli esperimenti che si chiama Copernicus e che fa divertire i bimbi e ricordare agli adulti quanto dovrebbero vergognarsi di aver dimenticato o ignorato fino a quel momento i processi più elementari della fisica. C’è poi un altro museo, quello ebraico, chiamato Polin; è enorme e l’audioguida spiega nel dettaglio la storia degli ebrei dagli albori ad oggi, passando per lo sterminio nazista. Lì ho imparato un sacco di cose sulla vita quotidiana e festiva degli ebrei, e ho scoperto che la stragrande maggioranza degli ebrei deportati e uccisi ni campi di concentramento erano polacchi.
La città, per quanto sia la capitale, è di per sé poverissima. Uno złoty polacco (moneta locale) equivale all’incirca a un quarto di euro. Mangiare costa pochissimo (come a Praga e a Bratislava, dove sono stata durante l’interrail) e le zuppe e i ravioli ripieni la fanno da padroni. I vestiti delle grandi catene commerciali invece, paradossalmente, costano persino di più che da noi. Varsavia è tutta un cozzare di elementi contrastanti.
Varsavia è isolata, e questo mi fa pensare che l’intera Polonia sia abbastanza chiusa e isolata nello scenario europeo. Ad esempio, nessuno sa una parola d'inglese. Ti parlano in polacco e basta, tranne qualche giovane che accenna parole stentate e i camerieri che per forza di cose lo devono un po’ biascicare. Spesso i modi di fare dei commercianti sono burberi verso i turisti, e chi non parla polacco è percepito - mi è sembrato - con un velo di diffidenza, come “un forestiero”.
Più persone durante il viaggio ci hanno detto che Cracovia è molto più carina da visitare, appunto perché è rimasta intatta e non ha subito le trasformazioni di Varsavia durante la guerra.
L’ultimo giorno ha nevicato fitto fitto, e la città si è coperta di bianco. È stato freddissimo, ma bello.
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letteralmentetr · 4 years
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Henry Charles "Hank" Bukowski Jr. - Biografia e curiosità del poeta più citato dalle quindicenni su Facebook Bullizzato dai coetanei per l’accento tedesco e per i bizzarri vestiti che i genitori lo costringono ad indossare, attraversa un’infanzia di solitudine e chiusura, aggravata anche da una forma d’acne che gli cosparge il viso e alla quale deve svariate cure ed operazioni con conseguenti cicatrici indelebili. È a soli 13 anni che scopre l’alcool, amore di una vita, grazie al suo amico William “Baldy” Mullinax, con cui hanno inizio le prime scorribande. Non amava definirsi, voleva essere Nessuno e Niente, voleva solo essere Charles, nel bene e nel male e lo dimostrava, oltre che nelle sue opere – innovative ed al di sopra delle regole – nella vita di tutti i giorni. Charles Bukowski era il vero poeta maledetto. L'articolo completo su LetteralMente ↴ ~ http://letter-al-men-te.com/2020/07/17/henry-charles-hank-bukowski-jr-la-biografia/ ~ (Link in Bio) . . . #contenutiextra #letteralmente #instapost #bookstagram #booklover #poetamaledetto #poetrycommunity #poetry #quindicenni #punk #instagood #instapost #bloggerstyle #bloggeritalia #blog #follow #followforfollowback #likeforlikes #supportliterature https://www.instagram.com/p/CCwFXY0n5eW/?igshid=135b46r5pi4n6
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wdonnait · 4 years
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Casa pulita ed ordinata in poche mosse
Nuovo post pubblicato su https://www.wdonna.it/casa-pulita-ed-ordinata-in-poche-mosse/107548?utm_source=TR&utm_medium=Tumblr&utm_campaign=107548
Casa pulita ed ordinata in poche mosse
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Casa sempre in ordine e pulita? Il sogno di ogni donna! Il lavoro, la scuola dei bimbi e tutti gli altri impegni che occupano le nostre giornate ci lasciano ben poco tempo da dedicare alla cura della casa. Esistono però alcune semplici regole in grado di rendere questa impresa molto meno ardua.
Al centro di tutto c’è l’organizzazione: è questa la parola chiave! Lasciare ogni cosa all’improvvisazione è la prima tappa per il fallimento, che in questo caso significherebbe disordine e sporcizia ovunque: una prospettiva ben poco allettante!
L’ideale sarebbe quindi distribuire le varie mansioni domestiche nei giorni della settimana, in modo da non concentrare tutto in un unico giorno. Ognuno terrà ovviamente conto dei propri impegni e del tempo che può avere a disposizione.
Ma questa suddivisione non basta se non si mettono in pratica quotidianamente alcuni semplici accorgimenti. Sarebbe buona abitudine evitare di lasciare i piatti sporchi nel lavello: si accumulano e fanno sembrare la cucina infinitamente sporca. Discorso simile per i vestiti: evitate di lasciarli sparsi per casa, sulle sedie, per terra o sui divani. Acquistate un cesto per la biancheria sporca e riponete lì gli abiti da lavare.
Togliere le scarpe appena si entra a casa
Toglietevi le scarpe appena entrate in casa: in questo modo eviterete di trasportare la sporcizia ovunque. Riponetele sempre nella scarpiera, mai nelle stanze: niente disordine né cattivi odori!
Altra regola: rifate sempre i letti. Un letto sfatto è capace di far sembrare sporca e a soqquadro una stanza appena pulita e riordinata!
Munitevi di un contenitore in cui riporre tutti i giocattoli dei bambini, vi aiuterà a mantenere in ordine la loro cameretta.
Buttate via o regalate ciò di cui potete fare a meno: meno cianfrusaglie ci sono in casa, meno tempo impiegherete per rassettare e pulire.
Oggi strani per pulire casa
Fare le pulizie richiede molto tempo  e precisione.
Per agevolare questa attività sono stati realizzati degli oggetti veramente particolari.
Esistono poi su internet degli oggetti particolari e anche un po’ bizzarri, utili per risparmiare tempo nelle faccende domestiche.
Gli oggetti presentati sono veramente i più disparati: dal pulitore di posate alla scopa telecomandata, dalle pantofole-scopa alla pallina rotante autopulente.
Gli ‘ingredienti’ principali di questi oggetti sono senza dubbio: creatività, ingegno  e meccanica. Un aiuto arriva anche per i neogenitori indaffarati: la tutina pulente per gattonatori. La provereste? (Guarda la gallery clicca qui)
Migliore detersivi disinfettanti
I detersivi per lavare il bagno, sono degli ottimi prodotti per tenere i nostri sanitari sempre puliti e disinfettati. Ma non tutti i detergenti presenti in commercio sono uguali, quindi vediamo come scegliere il miglior detergente sanitario.
La qualità più importante che un buon detergente deve avere, è quella di saper rimuovere a fondo lo sporco presente nel nostro bagno, e tenere alla larga il calcare. Dunque tra le principali caratteristiche che il miglior detergente sanitario deve avere troviamo per prima cosa gli agenti chimici contenuti nelle formule dei vari prodotti.
È bene evitare tutti quei detersivi eccessivamente dannosi sia per l’aria che per l’ambiente. Infatti esalare sostanze tossiche potrebbe portare a seri problemi per la nostra salute.  In aggiunta a ciò potrebbe essere utile anche avere a disposizione un detersivo antibatterico; visto che l’ambiente domestico non essendo asettico ospiterà sempre e comunque vari tipi di batteri.
Riassumendo dunque le tre principali caratteristiche che fanno di un detergente per il bagno il migliore presente sul mercato sono:
Assenza di agenti chimici dannosi:
Funzione sgrassante
Funzione anticalcare
Detersivi per il bagno ecologici
Sono molti i prodotti che vantano di essere amici dell’ambiente, ma queste affermazioni a volte derivano da dichiarazioni degli stessi produttori e non dà garanzie rilasciate da enti specifici. Questo tipo di prodotti non è quindi veritiero. L’unica dichiarazione veramente affidabile è Ecolabel.  Essa è una certificazione europea che vi garantisce un basso impatto del prodotto sull’ambiente.
Attenzione però perché non è detto che se un detersivo non ha Ecolabel vuol dire per forza che non sia green. Sta di fatto che la presenza di questo logo rimane comunque una garanzia.
Un’altra dicitura che viene spesso utilizzata in ambito ecologico è: tensioattivi biodegradabili o tensioattivi di origine naturale
Se il prodotto riporta queste parole allora è una buona scelta perché riduce l’impatto ambientale del detergente ma bisogna comunque tenere da conto dell’intera formulazione del prodotto. Alcuni conservanti, infatti risultano essere tossici per gli organismi acquatici, non sono nemmeno facilmente biodegradabili e sono moderatamente bioaccumulabili.
Anche i profumi contenuti all’interno dei detergenti sono scarsamente biodegradabili, inoltre possono contenere anche frequenti allergeni come ad esempio linalool, limonene, citrale cc.
Detersivo igienizzante bagno
Ecco alcuni consigli su come utilizzare i detergenti per il bagno per ottenere dei risultati di pulizia soddisfacenti. Partiamo dai sanitari. Per la pulizia di quest’ultimi vi consigliamo di ricorrere a detergenti comuni. È anche consigliato usare dei prodotti disinfettanti, perché come già spiegato in precedenza anche se è impossibile rimuovere la presenza totale di batteri, li riduce notevolmente. Utilizzate anche un detergente che oltre alla finzione anticalcare abbia anche quella antiruggine. Applicando questo tipo di prodotti in particolar modo nelle aree caratterizzate dalla presenza di elementi metallici, che come sappiamo sono soggetti alla ruggine è possibile prevenire la sgradevole patina rossastra.  Per quanto riguarda invece la pulizia degli utensili, un normalissimo panno bagnato è più che sufficiente.
Passiamo adesso alla pulizia dei pavimenti. Per prima cosa vi consigliamo di utilizzare acqua e bicarbonato, molto utile per mantenere puliti gli interspazi fra le piastrelle. Successivamente potete passare lo straccio utilizzando il vostro abituale detersivo.
Invece per i pannelli della doccia e le piastrelle a parete, potrete provare ad utilizzare nuovamente acqua e bicarbonato.
Infine per eliminare la ruggine nelle aree di scarico, vi consigliamo un metodo casalingo a base di aceto e bicarbonato di sodio. Queste due sostanze messi insieme sono in grado di rimuovere le macchie più ostinate grazie all’azione aggressiva degli agenti chimici.
Detergenti per il bagno: uso sicuro
Al fine di utilizzare correttamente i detergenti sanitari vi ricordiamo di:
Chiudere la chiusura di sicurezza dello spruzzino. A volte infatti ci dimentichiamo di chiudere la chiusura on/of degli spruzzini, e dunque può accadere che accidentalmente parta uno spruzzo e bisogna stare molto attenti perché questi sono prodotti che provocano grave irritazione oculare.
Proteggere occhi e mani. Quando utilizzate questo tipo di detergenti, è bene sempre indossare dei guanti per proteggere le mani ed anche un paio di occhiali. Tenete anche le finestre aperte e dopo aver utilizzato il prodotto anche se avete indossato i guanti lavatevi le mani.
Non miscelare diversi tipi di prodotti tra loro. I detergenti per il bagno non vanno assolutamente mischiati con nessun altro tipo di detersivo soprattutto con la candeggina. Essendo acidi potrebbero generare una reazione chimica che libera gas, anche tossici.
Tenere lontano dalla portata dei bambini. L’ingestione dei detergenti e detersivi, è la prima causa d’avvelenamento domestico dei bambini. Per questo motivo è importante che questi prodotti siano posti in luoghi dove i bambini non possono arrivare in alcun modo.
Non travasare mai in altre confezioni. Questo è importante al fine di evitare che i detergenti siano scambiati per bibite dai vostri bambini.
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pleaseanotherbook · 4 years
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La fabbrica delle bambole di Elizabeth Macneal
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Fa scorrere il pennello sulla pagina, osserva l'acquerello che sboccia sul foglio. Si sente padrona di sé stessa, come se il corpo fosse di nuovo suo, e non un sacco vuoto che Mrs Salter può usare per lavare i pavimenti, non semplicemente un promemoria quotidiano per ricordare a Rose come avrebbe potuto essere. Avverte un fremito, forse di vergogna, forse di soddisfazione, o magari è solo il freddo.
“La fabbrica delle bambole” di Elizabeth Macneal edito in italiano per Einaudi è entrato nelle mie cose da leggere perché mi sono innamorata a prima vista della copertina (curioso vero?) e perché al primo accenno di atmosfere della Londra Vittoriana ero già partita per la tangente, compreso il riferimento ai pittori Preraffelliti che mi hanno sempre colpito molto. Ci è voluto un attimo per perdermi nelle atmosfere di questo libro, e innamorarmene. Tra l’altro, vogliamo parlare della cover? Io la amo.
Giorno dopo giorno Iris Whittle siede nell’umido emporio di bambole di Mrs Salter e, china sui visi di porcellana in lavorazione, dipinge schiere di boccucce e occhietti tutti uguali. Ma la notte esce di soppiatto dal letto, scende in cantina, tira fuori colori e pennelli e riversa sulla carta la sua passione per la pittura. La tecnica è primitiva, certo, la famiglia e la società contrarie, e perfino la sua gemella Rose, un tempo sua complice ma ora esacerbata da un male che l’ha deturpata per sempre, le è ostile. E c’è quel leggero difetto della spalla a consigliarle di cercarsi un buon marito e accontentarsi di quel che ha. Ma lo spirito di Iris è indomito, la sua vocazione prepotente e, quanto alla presenza femminile nell’arte pittorica, non esiste forse il precedente di Lizzie Siddal, pittrice oltre che modella di John Everett Millais e Dante Gabriel Rossetti, esponenti di quella cosiddetta «Confraternita dei Preraffaelliti» che fa tanto parlare di sé? Quando Louis Frost, un altro membro della stessa cerchia, le chiede di posare per lui, Iris, in spregio a ogni convenzione del decoro vittoriano, accetta, ma solo in cambio di lezioni private di pittura. Per lei si aprono nuovi orizzonti: la libertà per sé e quelli che ama, da sua sorella Rose al generoso monello di strada Albie, l’arte, l’amore, molti incontri importanti, alcuni insospettati. Passeggiando in quella tumultuosa fucina di novità che è il cantiere per la Grande Esposizione di Hyde Park, la sua figura singolare cattura lo sguardo di un passante fra i molti. È Silas Reed, tassidermista di poco conto e grande ambizione, con un morboso attaccamento per le cose morte e una curiosa predilezione per ciò che è imperfetto. Silas, Iris, Louis, il monello Albie, le prostitute del bordello, i clienti della taverna, i pittori preraffaelliti danno vita a un romanzo storico vividissimo e carico di tensione che appassionerà i lettori di Jessie Burton e Sarah Perry.
Sono sempre particolarmente affascinata dalle atmosfere vittoriane, di quella Londra ottocentesca che si sviluppa all’ombra delle fabbriche a vapore e che si destreggia tra la povertà estrema e la ricchezza più sfarzosa, che trova il suo culmine proprio nella Grande Esposizione, un ricettacolo di invenzioni, scoperte, eventi. La bravura della Macneal, una ceramista, sta proprio nella sua incredibile cura nel delineare personaggi e situazioni, tratteggiandoli con pochi semplici tratti. Gli eventi che si affastellano veloci nella seconda parte del libro iniziando con una introduzione per ogni personaggio. Da un lato c’è Albie un ragazzino che vive nei bassifondi e si arrabatta come può per sopravvivere insieme alla sorella maggiore. Incosciente e impaurito, è caparbio e svelto, capace di escogitare mille stratagemmi anche quando tutto sembra tramare contro di lui. È la rappresentazione più spietata della crudeltà che percorreva le strade più povere di Londra, quelle consumate dalla rivoluzione industriale e dallo sfruttamento senza tregua, quella capace di fagocitare persone intercambiabili in ruoli meschini e senza nessun tipo di protezione. Orfano e solo, Albie lotta per non essere fagocitato dalla macchia della povertà. Dall’altro lato c’è Silas un esperto imbalsamatore alla ricerca della gloria e del successo e desideroso di affermarsi nella Londra più lussuosa e tra gli intellettuali che si muovono a metà tra la Royal Society e il gruppo di accademici che ruotano intorno la Grande Esposizione. Silas è molto ambizioso e si reputa estremamente capace e costruisce un mondo fatto di spettri e di convinzioni che in realtà si frangono di fronte i suoi limiti. Arriva dalla campagna ed è arrivato a Londra pieno delle migliori intenzioni, eppure il suo negozio è incredibilmente lugubre, un ricettacolo di bizzarrie senza capo né coda che nutrono la sua follia. Silas percorre le strade di Londra con le visioni che popolano la sua testa ma che non sempre corrispondono a verità. Dall’altra parte c’è Iris, con una clavicola sporgente, cresciuta all’ombra della sorella Rose, fino a che una tragedia non le fa perdere tutto. Entrambe le gemelle lavorano nel negozio di bambole di Mrs Salter, una vecchia megera che le sfrutta senza pietà: Iris dipinge le bambole, mentre Rose ne cuce i vestiti. Una squadra apparentemente perfetta che però si incrina quando Iris non è più disposta a mettersi da parte per la sorella, che sembra divorare tutto. Iris ha altri sogni, altre velleità, vuole dipingere e inizia a farlo di nascosto, investendo i suoi sparuti risparmi in colori e tele e poi immenso e sconvolgente arriva l’incontro con Louis Frost, uno dei membri della “Confraternita dei Preraffelliti” capitanati dall’irriverente Dante Gabriel Rossetti e da John Everett Millais. Per Iris ogni cosa diventa imprevedibile e magica, un viaggio di conoscenza e istruzione. Diventa una modella e sperimenta con i colori, dietro l’occhio attento e vigile di Louis. Iris che unisce tutte le storie, diventa il punto focale di tutto, sia per la sua intraprendenza che per la sua voglia di farcela sempre. Le atmosfere vittoriane sono ben presenti sia per temi che per ambientazioni e tutto viene amplificato dalle descrizioni minuziose dell’autrice e dall’intreccio che si spinge oltre le strade di Londra e atterra nelle gallerie della Grande Esposizione e nei vicoli ciechi di una vita che non è sempre generosa e spesso decima la speranza e i mezzi.
 Il particolare da non dimenticare? Un ciondolo con una farfalla…
 Una storia affascinante e misteriosa, che segue le aspirazioni, le paure e gli amori di un gruppo di persone apparentemente lontanissime tra loro, ma collegate dalla trama del destino. Un viaggio tra tecniche di imbalsamazione, studio pittori e stratagemmi per la sopravvivenza. Un ritratto magico e impressionante della Londra Vittoriana.
Buona lettura guys!
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finnianson · 7 years
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RECENSIONE
Leggere i primi due libri di Gormenghast: “Tito di Gormenghast” e “Gormenghast” di Merwin Peake è stato per me un piacere raro. Lo stesso piacere che si prova quando si capisce di avere tra le mani un'opera unica nel suo genere e irripetibile, come “Il signore degli anelli” o “Cent'anni di solitudine”. Gormenghast è un antichissimo castello di dimensioni enormi, circondato da una foresta. Un castello talmente grande da costituire praticamente da solo l'intera superficie della propria nazione. Si tratta di un gigantesco ammasso di edifici che formano una sorta di città-stato completamente autosufficiente la cui vita è governata da rituali antichissimi che sono certamente il risultato dell'isolamento millenario: lentamente alcune consuetudini si sono trasformate in dogmi immutabili.
I rituali governano ogni minuto della vita degli abitanti del castello e gravano in special modo sul conte Sepulcrio De Lamenti che è al tempo stesso il signore di Gormenghast ed anche la persona più afflitta da secoli di tradizioni che i propri antenati hanno predisposto per lui. Moltissimi di questi rituali sembrano non possedere la benché minima utilità: per esempio alle 11:30 di un certo giorno il conte deve salire su una certa torre e liberare 5 falchetti oppure in un dato momento discendere nelle dispense e benedire i ganci della carne compiendo gesti simbolici e indossando vesti di un certo colore. Il rituale è talmente minuzioso da prevedere, vestiti, tempi, percorsi e atti differenti a seconda dell'altezza, del peso, della carnagione e del colore degli occhi di ogni figura coinvolta nei compiti della giornata.
«il sacro spirito della tradizione, così come esso si concretava nelle varie celebrazioni quotidiane, era compreso da tutti, ma i particolari esigevano una vita intera di dedizione».
Il vecchio maestro del rituale Agrimonio veglia sulla correttezza di ogni azione. I rituali costituiscono la linfa vitale e al tempo stesso, potremmo dire, la religione di Gormenghast, osservata e rispettata da tutti. Ogni mestiere all'interno del castello è regolato dalle leggi e le incombenze di ognuno passano ai figli dopo la morte. Gormenghast è un luogo antico e decadente che sacralizza sé stesso e il proprio passato, dove non c'è posto per la novità, il cambiamento o l'apertura al mondo esterno. Non è di sicuro un fantasy tradizionale, l'elemento magico lascia il posto al sacro, al grottesco, a tematiche tipiche della saga antica e pagana, fuoco, tenebre e muffa.
Qualcosa è destinato a cambiare nella vita del castello: la nascita del Settantasettesimo erede della dinastia, Tito De Lamenti, porta nel castello un nuovo trambusto che smuove una polvere di secoli mettendo in moto strani meccanismi. Da un piccolo e apparentemente insignificante difetto nei rodati ingranaggi del castello proviene la scintilla: qualcosa va storto, è un equilibrio che comincia a spezzarsi con lentezza infernale. Vecchi contrasti che si risvegliano, intrighi nella notte, un odore di rivolta che graverà sul castello come una nuvola nera carica di temporale.
Insoliti personaggi dai nomi bizzarri animano il racconto: La contessa Gertrude, circondata da gatti persiani e uccelli (tra i quali un corvo albino di nome Mastro Gessetto!, da cui prende il nome questo blog), sua figlia Lady Fuchsia, giovane e romantica, l'ineffabile Dottor Floristrazio dall'iperbolico eloquio, lo scaltro Ferraguzzo e molti altri ancora: maggiordomi laconici, nobildonne picchiatelle, vecchi domestici inebetiti, poeti, scultori, giardinieri, filosofi, un cuoco simile a un orco cattivo.
Ogni personaggio parrebbe pensato per far sorridere il lettore, i nomi sono buffi e bislacchi, ma ben presto si impara a prendere sul serio questi personaggi ed il loro carattere. A volte sono le loro azioni a far sorridere come quando l'autore descrive la dedizione esagerata di alcuni per le incombenze più semplici e banali. Ma l'amore per i dettagli tipico di alcuni personaggi non fa che rinforzare l'idea di un forte, soffocante, secolare, immanente controllo e non fa che rispecchiare lo stile della scrittura, nella quale l'attenzione per i dettagli è portata a livelli ancor più estremi.
Il castello fornisce un'ambientazione eccezionale, la sua importanza fa in modo che esso stesso possa essere considerato uno dei personaggi, talvolta portatore di una propria volontà, il fascino delle descrizioni rende importanti anche gli spazi più umili: i solai, gli scantinati ammuffiti e i corridoi deserti. La fortezza Bastiani de “Il deserto dei tartari” non può stare al pari del castello di Gormenghast poiché in esso non vi è neppure l'illusione dell'attesa di qualcosa all'orizzonte, l'esterno non esiste, e neppure il futuro, se un nemico deve giungere, allora sarà attraverso una sola strada, quella proveniente dalle proprie stesse fondamenta.
Esiste un terzo volume dal titolo: “Via da Gormenghast” ma a mio avviso è da considerare un'opera a sé, meno interessante, priva di collegamenti con i primi due volumi, scritta più di venti anni dopo e con una nuova ambientazione. La saga prevedeva inoltre un quarto volume.
Tra le curiosità posso aggiungere che la storia di Gormenghast è stata adattata per la televisione in una miniserie della BBC in quattro episodi (con un notevole Christopher Lee nel cast) e ha visto almeno un paio di trasposizioni teatrali. Inoltre Gormenghast ha ispirato molti musicisti: il nome di alcuni gruppi come “Titus Groan” e “Fuchsia”, il tema di alcune canzoni di gruppi come “The Strawbs” e “Fruuup” e addirittura un'opera in tre atti scritta dal compositore Irmin Schmidt.
Immergetevi nelle atmosfere noir di una narrazione che ri-presenta il tema del fascino del male, la sensazione di un'antica claustrofobica trappola, l'eternità della pietra, l'insignificanza della noia e della solitudine, il presente che passa, il passato che si conserva, la sovversione contro le autorità spirituali, animali senzienti, disastri naturali, rispetto per le pietre, prodigi inspiegabili e tanta tanta muffa.
Tito di Gormenghast, Adelphi 1981
Gormenghast, Adelphi 2005
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