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#vita in barca
ecleptica · 8 months
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sveglia alle 4 per fare sei ore di traversata in mare, ho visto un’alba incredibile e tantissimi delfini e mi sono commossa.
Grazie vita e mi mancherai tanto mare mio
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jupiterovprsten · 20 days
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mercuriicultores · 9 months
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Pedro Calderón de la Barca – La vida es sueño, Jornada II, 1163
Es verdad, pues: reprimamos esta fiera condición, esta furia, esta ambición, por si alguna vez soñamos. Y sí haremos, pues estamos en mundo tan singular, que el vivir sólo es soñar; y la experiencia me enseña, que el hombre que vive, sueña lo que es, hasta despertar.
Sueña el rey que es rey, y vive con este engaño mandando, disponiendo y gobernando; y este aplauso, que recibe prestado, en el viento escribe y en cenizas le convierte la muerte (¡desdicha fuerte!): ¡que hay quien intente reinar viendo que ha de despertar en el sueño de la muerte!
Sueña el rico en su riqueza, que más cuidados le ofrece; sueña el pobre que padece su miseria y su pobreza; sueña el que a medrar empieza, sueña el que afana y pretende, sueña el que agravia y ofende, y en el mundo, en conclusión, todos sueñan lo que son, aunque ninguno lo entiende.
Yo sueño que estoy aquí, destas prisiones cargado; y soñé que en otro estado más lisonjero me vi. ¿Qué es la vida? Un frenesí. ¿Qué es la vida? Una ilusión, una sombra, una ficción, y el mayor bien es pequeño; que toda la vida es sueño, y los sueños, sueños son.
Petrus Calderonius de la Barca – Vita somnium est, II, 1163
Verum est ergo… reprimamus hanc ferinam condicionem, hanc furiam, hanc ambitionem, ne sit, ut simus in somnio. Nam sumus in mundo adeo singulari, ut vivere tantum somnium sit; et experientia ostendit mihi, quod homo vivens, dum vivit, somniat talem, qualis sit, se usque ad surrectionem.
Somniat Rex se Regem, et sic vivit in hac fallacia: imperans, regens et iubens; et hunc plausum, quem acceperat praestitum, in ventos et in cineres convertit mors (acris miseria!): ah, quis conaretur imperare, sciens se debere surgere postea in somnio mortis?!
Somniat dives in suis divitiis, de quibus magnopere curat; somniat pauper se pati angustias, miserias et paupertatem; somniat, qui meliorari incipit, somniat, qui consecrat et molitur, somniat, qui damnat et offendit, et in mundo denique omnes somniant, quod ipsi sunt, etsi nemo id intelligit.
Ego somnio me exstare hic, ex istis carceribus sublatum; et somniavi me in alio statu leviore, molliore, fuisse. Quid est vita? Phrenesis. Quid est vita? Illusio, umbra, fictio, et summum bonum parvum; nam tota vita somnium est; et somnia, somnia sunt.
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deathshallbenomore · 2 years
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flavio-milani00 · 3 months
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Nella vita capita di essere proprio come una barca isolata in mezzo al lago, in cerca della nostra riva.
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Foto scattata presso Pescate (Lecco, Lombardia).
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camirey · 5 months
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La barca che va ancora non è riuscita ad andare nella direzione in cui scorre il fiume, ma gli angoli sono stati dolorosi, a tal punto che, angolo dopo angolo, è riuscita ad andare verso loro per poi tornare a navigare dritta senza voltarsi.
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falcemartello · 7 days
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"Amore quella spia non è una barca a vela, stai fondendo il motore"
Se te lo dice è VIOLENZA
Ci son o frasi che sono come schiaffi. Mortificano, umiliano, isolano, disorientano e minano l'autostima delle donne. Non sono solo parole, è violenza psicologica. Fermiamola prima che sia troppo tardi. Chiama i centri antiviolenza per farti aiutare. Un'altra vita è possibile.
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jalynckie · 5 months
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piccolo rant perché ne ho bisogno
non riesco a capire la felicità delle persone che dicono "finalmente mimmo se ne va in protezione testimoni, così possiamo avere i simuel"
a parte che dicendo così si sta ammettendo in modo implicito che se mimmo rimanesse la simuel non sarebbe endgame, ma tralasciando questo e le mie preferenze personali veramente volete simone con QUESTO manuel? un manuel che in questa s2 non ha avuto nessun tipo di cambiamento se non il fatto di aver smesso di urlare in faccia a simone slur omofobi?
non c'è stato alcun tipo di scoperta dei suoi sentimenti e della sua sessualità, nessun approfondimento o discorso su ciò che è successo nella s1 a parte la frase di simone sulla barca dell'amore spezzata (sicuramente colpa degli sceneggiatori, non lo metto in dubbio)
qualche battuta che può far intendere un po' di gelosia, sì, ma per il resto abbiamo avuto il nulla più totale tra di loro
ho visto persone sperare in un bacio simuel in queste due ultime puntante e, capisco il fatto di shipparli, ma non ha alcun senso
è evidente che manuel non sarebbe pronto a stare con simone e simone non merita di passare nuovamente tutta la merda della s1
già con mimmo che, al contrario di manuel, è aperto e pronto ad amarlo come merita, simone ha paura perché ci è rimasto troppo scottato dalla situazione
poi magari in queste due ultime puntate manuel avrà la scoperta della vita ma sinceramente a me non basterebbe
se proprio i mimmone non possono essere endgame, allora vorrei che nella s3 si approfondisse il personaggio di manuel così da farlo scusare con simone per tutte le merdate fatte e dette e poi da lì si può pensare di renderli endgame
simone ha bisogno di sicurezza, di poter vivere l'amore in modo libero, senza paura, e soprattutto di essere felice
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kon-igi · 1 month
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Ciao Kon,
Tu forse non ti ricorderai di me ma io invece ricordo un liquore alla liquirizia, più di un meet up e quello che doveva essere un incontro al Lucca Comics finito "male" per il troppo casino (non siamo riusciti a beccarci).
Ti scrivo in anonimo perché penso tu sia una grande cassa di risonanza perché nonostante tumblr sia diventato -non per noi nostalgici- un po' obsoleto vedo che continui ad essere un punto di riferimento per questa comunità e che forse tu con il tuo cinico dissezionare la situazione possa in qualche modo riuscire a scuotere i più, ma ahimè vige il segreto professionale, cose firmate e quant'altro che mi impediscono di esprimere questo disagio pubblicamente.
REGÀ I SORRISI DEI COMMESSI SONO FALSI. Non perché non abbiamo più voglia di fare questo lavoro, ma perché è diventato tutto uno schifo, le aziende e anche i clienti se vogliamo dirla tutta.
Cosa si cela dietro la vita del commesso?
Conta persone agli ingressi, voi non li vedete ma è così e di recente c'è anche il contapersone del passaggio esterno, quindi se non ti cazziano perché non hai venduto, ti cazzieranno perché non è entrata gente.
Statistiche: pezzi per vendita, scontrino medio, media di scontrino per ingressi. Voi non lo sapete, ma ogni giorni ci sono storici e budget da raggiungere in base anche solo ad un singolo ingresso che voi fate "per dare un'occhiata" - ora capite perché non è facile sorridere quando i vostri figli giocano ad acchiappino correndo fuori e dentro i negozi? Perché per quei venti ingressi senza scontrino ci sarà un area manager pronto a far il culo allo staff.
Se sei fortunato e capiti in una squadra in cui ci si spalleggia bene, altrimenti è l'azienda stessa a incentivare la lotta e l'invidia tra colleghi in una lotta tra poveri per mantenersi il posto al miglior venditore.
Non abbiamo mai abbastanza personale, MAI. Siamo spesso contati, se ci ammaliamo almeno nel mio caso ci si mette una mano sul cuore e per non mettere i colleghi in difficoltà si va a lavoro con due bombardoni di tachipirina col rischio di portarsi dietro il malanno per un mese.
Le ferie saltano perché decidono di aprire più punti vendita ma non di assumere gente che non soccomba al "gioco degli stagisti".
Turni del cazzo, spezzati e il più delle volte tutto quello che fai oltre l'orario di lavoro (anche la semplice chiusura) è straordinario che non viene contabilizzato.
Reperibilità quasi totale, manco fossimo in un ospedale. Nel tuo giorno libero è un miracolo non venir contattati dal gruppo di lavoro.
E poi vogliamo parlare dei vari festivi in negozio? Io ho dovuto combattere per avere un cazzo di permesso per la comunione di mia sorella.
È domenica, sono le 15 sono in turno da un'ora in un piccolo centro commerciale di due clienti entrate, una mi ha salutato e trattato come se le avessi offeso l'intero albero genealogico con uno sdegno tale che fa tanto lotta di classe quando siamo tutti nella stessa sudicia barca.
Quindi Kon, per favore aiutami a diffondere il verbo, io sono disposta a rispondere a tutte le domande di questo magico mondo cercando di farvi entrare in empatia con i commessi, ma per favore se non è proprio questione di vita o di morte: SMETTETE DI ANDARE A GIRO PER CENTRI COMMERCIALI, TANTO LA DOMENIC SIETE TUTTI SCOGLIONATI A PRESCINDERE E ALLORA STATE COI VOSTRI CARI, MAGARI È LA VOLTA BUONA CHE SMETTERANNO DI LUCRARE A VUOTO SU STO MONDO.
Ps: stare fino alle 18 fuori e poi riversarvi alle 20 nei negozi non funziona, mettetevi una cazzo di mano sulla coscienza.
Per me i centri commerciali sono un aberrazione sociale che riesce a darmi claustrofobia e agorafobia al contempo ma dopo essere stato a quello di Orio al Serio (aspettavamo che le figlie scendessero dall'aereo... direttamente nel centro commerciale!), ho fatto la tessera di iscrizione ai terroristi.
Non sono un nostalgico della bottega sotto casa, anche perché erano altri tempi e altri modi di vivere... mi basta il supermercato ma il centro commerciale è concepito perché la gente sia invogliata A VIVERLO e questo lo trovo demotivante.
Mi spiace per te ma alla fine mi spiace per tutte quelle persone - non schiavi ma servi - che devono sacrificare se stessi per il benessere superfluo di gente che dà tutto per scontato, quasi se lo meritassero.
E invece sono solo nati dalla parte giusta della società. E del mondo.
EDIT
Non mi ricordo di te al Meetup perché probabilmente ero già ubriaco <3
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ecleptica · 8 months
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mi mancherà svegliarmi già in costume e come prima cosa della giornata tuffarmi in mare
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sciatu · 2 months
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SAN GIUSEPPE - FESTA DEL PAPA' - SI MANGIANO LE ZEPPOLE
Caro papà, grazie i tuttu chiddu chi mi dasti, pi primu u to amuri, poi a to fozza u to scrificiu u to suggiti cu scuru e girari a casa cu scuru picchi nui nun eravamu i chiddi chi avianu a bacca o sciutto e ogni cosa ni custava suduri e travagghiu. Grazie papà pa to risata, picchi mi facisti studiari quannu nun n'avia valia, picchì lassasti a to casa pi danni nu dumani, ni zignasti a cridiri in nui pi truvari a nostra strada, picchì l'unica raccumannazioni chi pi nui truvasti eranu i to brazza. Grazie picchì nun ti presentasti mai cu cappeddu nte mani pi elemosinari, non baciasti manu pi ntrigarti nta mala strada, ma ni zignasti chi cu sapi travagghiari, cu voli travagghiari, cu nun si scanta i travagghiari, nun è sebbu i nuddu, avi diri grazie sulu a so buluntà, sulu o so sangu. Grazie papà di to carizzi, di to cunsigghi, du to amuri chi mai rispammiasti. Grazie i sta lingua chi ni nzignasti, chi mai nigasti , chi sempri ciccasti, picchì è a lingua da nostra anima, è a fozza di nostri silenzi. Grazie pi l'amuri pa terra nostra, pi l'amuri pa biddizza da natura, pill' amuri di l'atti chi è u sensu da razza nostra. Grazie di tuttu chiddu chi ni dasti, di tuttu chiddu chi pi nui facisti, pa strada ritta chi ni zignasti, pi duluri chi pi nui vincisti, picchi ni mittisti davanti a tutta to vita , senza mai na lastima, senza mai na raggia senza mai finiri, l'amuri chi ni davi. Grazie. Papà.
Caro papà, grazie di tutto quello che mi hai dato, per primo il tuo amore, poi la tua forza, i tuo sacrificio , il tuo alzarti con il buio per tornare a casa con il buio, perchè noi non eravamo quelli che avevano la barca all'asciutto, e ogni cosa ci costava sudore e lavoro. Grazie papà per la tua risata, perchè mi hai fatto studiare quando non ne avevo voglia, perchè hai lasciato la tua casa per darci un domani, ci hai insegnato a credere in noi, per trovare la nostra strada, perchè l'unica raccomandazione che per noi hai trovato erano le tue braccia.Grazie perchè non ti sei mai presentato con il cappello in mano per elemosinare, non hai baciato nessuna mano per intrigarti con la strada sbagliata, maci hai insegnato che chi sa lavorare, chi vuole lavolare chi non ha paura a lavorare, non è servo di nessuno, deve dire grazie solo alla sua volontà, solo al suo sangue. Grazie papà delle tue carezze, dei tuoi consigli, del tuo amore che mai ci hai risparmiato. Grazie per questa lingua che ci hai insegnato, che hai sempre cercato, che non hai mai negato, perchè è la lingua della nostra anima, è la forza dei nostri silenzi. Grazie per l'amore della nostra terra, per l'amore verso la bellezza della natura, per l'amore per l'arte che è il senso della nostra razza. Grazie di tutto quello che ci hai dato, di tutto quello che per noi hai fatto, per la strada dritta che ci hai insegnato, per i dolori che per noi hai vinto perchè ci hai messo davanti a tutta la tua vita, senza mai un lamento senza mai una rabbia, senza mai finire l'amore che ci davi Grazie.
Dear Dad, thank you for everything you gave me, first your love, then your strength, your sacrifice, your getting up in the dark to go home in the dark, because we were not the ones who had the boat dry , and everything cost us sweat and work. Thank you dad for your laugh, because you made me study when I didn't want to, because you left your home to give us a tomorrow, you taught us to believe in ourselves, to find our way, because the only recommendation that for you found us were your arms. Thank you because you never showed up with your hat in your hand to beg, you didn't kiss any hand to intrigue you with the wrong path, but you taught us that those who know how to work, those who want to work, those who are not afraid to work, he is no one's servant, he must say thanks only to his will, only to his blood. Thank you dad for your caresses, your advice, your love that you never spared us. Thank you for this language that you taught us, that you have always sought, that you have never denied, because it is the language of our soul, it is the strength of our silences. Thank you for the love of our land, for the love of the beauty of nature, for the love of art which is the meaning of our race. Thank you for everything you gave us, for everything you did for us, for the straight path you taught us, for the pains you overcame for us because you put us in front of your whole life, without ever a complaint without ever feeling angry, without ever ending the love you gave us Thank you.
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sofysta · 1 year
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Se fosse tuo figlio…
Se fosse tuo figlio riempiresti il mare di navi di qualsiasi bandiera. Vorresti che tutte insieme, a milioni, facessero da ponte per farlo passare. Premuroso, non lo lasceresti mai da solo, faresti ombra per non far bruciare i suoi occhi, lo copriresti per non farlo bagnare dagli schizzi d’acqua salata. Se fosse tuo figlio ti getteresti in mare, te la prenderesti con il pescatore che non presta la barca, urleresti per chiedere aiuto, busseresti alle porte dei governi per rivendicare la vita. Se fosse tuo figlio oggi saresti a lutto, anche a rischio di odiare il mondo, i porti pieni di navi attraccate. E chi le tiene ferme e lontane e chi, nel frattempo, sostituisce le urla con acqua di mare. Se fosse tuo figlio li chiameresti vigliacchi disumani, gli sputeresti addosso.
Dovrebbero fermarti, tenerti, bloccarti, perché una rabbia incontrollata potrebbe portarti a farli annegare tutti nello stesso mare. Ma stai tranquillo, nella tua tiepida casa non è tuo figlio, non è tuo figlio. Puoi dormire tranquillo. E sopratutto sicuro.
Non è tuo figlio. È solo un figlio dell’umanitá perduta, dell’umanità sporca, che non fa rumore. Non è tuo figlio. Dormi tranquillo, certamente non è il tuo.
Non ancora.
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ilpianistasultetto · 10 months
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Gente e idee di "Fratelli di taglia", politicamente non mi sono mai piaciute, ma la gente che vota lega proprio non la digerisco. Anzi, piu' che la Lega, dico proprio Matteo Salvini. Ma come si fa a votare tanta "poraccitudine"? Un dislessico politico, una banderuola messa sul pennacchio di una barca che stramba continuamente per cercare un refluo d'aria che lo possa sospingere. Piu' che un politico, lui e' un corsaro che mira solo al bottino. Un tipo che se cambiasse idea su amici e affetti per come l'ha sempre cambiata in politica, sarebbe come un lebbroso medioevale preso a sassate appena si avvicina alla cinta muraria di qualsiasi citta'.. Un cazzaro verde (come qualcuno l'ha rinominato) che in un Paese, non dico serio ma appena appena mediocre, starebbe a sbucciar banane per i babbuini. Un "papeetaro" che d'estate non regge nemmeno l'acqua minerale e parla come un tamarro ubriacone. L'ultima di ieri: "Serve una pace fiscale. Basta perseguitare quei poveracci che hanno debiti col fisco fino a 30mila euro".
In parole povere.. hai fatto il furbetto per anni senza pagare le tasse dovute? Sei passato 30 volte col semaforo rosso o hai parcheggiato per una vita in doppia fila o correvi con l'auto sempre a 100 all'ora in citta', accumulando multe su multe? "Tranquillo, ti perdoniamo. Strappiamo tutto". Posso dire che certi politici (a prescindere il colore politico) e tutti quelli che approvano e applaudono certi provvedimenti (a prescindere la classe sociale) a me fanno profondamente schifo. @ilpianistasultetto
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lunamagicablu · 7 months
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C’era una volta… C’era una volta un’isola, dove vivevano tutti i sentimenti e i valori degli uomini. Il Buon Umore, la Tristezza, il Sapere, l’Amore. Un giorno venne annunciato ai sentimenti che l’isola stava per sprofondare, allora prepararono tutte le loro navi e partirono, solo l’Amore volle aspettare fino all’ultimo momento. Quando l’isola fu sul puntodi sprofondare, l’Amore decise di chiedere aiuto. La Ricchezza passò vicino all’ Amore su un barca lussuosissima e l’Amore le disse: ”Ricchezza, mi puoi portare con te?” “Non posso, ho molto oro e argento sulla mia barca e non ho posto per te.” L’Amore decise di chiedere all’Orgoglio che stava passando su un magnifico vascello: ”Orgoglio ti prego, mi puoi portare con te?” “Non ti posso aiutare Amore” rispose l’Orgoglio, “qui è tutto perfetto, potresti rovinare la mia barca”. Allora l’Amore chiese alla Tristezza che gli passava accanto: “Tristezza ti prego, lasciami venire con te”. “Oh Amore” rispose la Tristezza “sono così triste che ho bisogno di stare da sola”. Anche il Buon Umore passò di fianco all’Amore, ma era così contento che non sentì che lo stava chiamando. All’improvviso una voce disse: “Vieni Amore, ti prendo con me”. Era un vecchio che aveva parlato, l’Amore si sentì così riconoscente e pieno di gioia che dimenticò di chiedere il nome al vecchio. Quando arrivarono sulla terra, l’Amore si rese conto di quanto gli dovesse e chiese al Sapere: “Sapere puoi dirmi chi mi ha aiutato?” “E’ stato il Tempo” rispose il Sapere.“ “Il Tempo?” s’interrogò l’Amore, “Perché mai il Tempo mi ha aiutato.” Il Sapere pieno di saggezza rispose: “Perché solo il Tempo è capace di comprendere quanto l’Amore sia importante nella Vita” WEB ********************** Once upon a time... Once upon a time there was an island, where all the feelings and values of men lived. Good Mood, Sadness, Knowledge, Love. One day it was announced to the feelings that the island was about to sink, so they prepared all their ships and left, only Love wanted to wait until the last moment. When the island was on the verge of sinking, Love decided to ask for help. Wealth passed by Love on a very luxurious boat and Love said to her: “Wealth, can you take me with you?” “I can't, I have a lot of gold and silver on my boat and I have no room for you.” Love decided to ask Pride who was passing by on a magnificent vessel: "Pride please, can you take me with you?" “I can't help you Love” replied Pride, “everything is perfect here, you could ruin my boat”. Then Love asked Sadness who passed by him: “Sadness please, let me come with you”. “Oh Love,” Sadness replied, “I'm so sad that I need to be alone.” Even Good Mood passed by Love, but he was so happy that he didn't hear that he was calling him. Suddenly a voice said: “Come Love, I'll take you with me”. It was an old man who had spoken, Love felt so grateful and full of joy that he forgot to ask the old man's name. When they arrived on earth, Love realized how much he owed him and asked Knowledge: “Can Knowledge tell me who helped me?” “It was Time,” replied Knowledge. “Time?” Love asked himself, “Why has Time ever helped me?” Knowledge full of wisdom replied: “Because only Time is capable of understanding how important Love is in Life” WEB 
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canesenzafissadimora · 2 months
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Se mi chiedessero di scrivere una lettera a una bambina che sta per nascere, lo farei così [...] Vorrei che gli adulti che incontrerai fossero capaci di autorevolezza, fermi e coerenti: qualità dei più saggi. La coerenza, mi piacerebbe per te. E la consapevolezza che nel mondo in cui verrai esistono oltre alle regole le relazioni e che le une non sono meno necessarie delle altre, ma facce di una stessa luna presente. Mi piacerebbe che qualcuno ti insegnasse a inseguire le emozioni come gli aquiloni fanno con le brezze più impreviste e spudorate; tutte, anche quelle che sanno di dolore. Mi piacerebbe che ti dicessero che la vita comprende la morte. Perché il dolore non è solo vuota perdita ma affettività, acquisizione oltre che sottrazione. La morte è un testimone che i migliori di noi lasciano ad altri nella convinzione che se ne possano giovare: così nasce il ricordo, la memoria più bella che è storia della nostra stessa identità. Mi piacerebbe che qualcuno ti insegnasse a stare da sola, ti salverebbe la vita. Non dovrai rincorrere la mediocrità per riempire i vuoti, né pietire uno sguardo o un'ora d'amore. Impara a creare la vita dentro la tua vita e a riempirla di fantasia. Adora la tua inquietudine finché avrai forza e sorrisi, cerca di usarla per contaminare gli altri, soprattutto i più pavidi e vulnerabili [...] Mi piacerebbe che la persona che più ti amerà possa amare il tuo congedo come un marinaio che vede la sua vecchia barca allontanarsi e galleggiare sapiente lungo la linea dell'orizzonte. E tu allora porterai quell'amore sempre con te, nascosto nella tua tasca più intima.
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Paolo Crepet
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susieporta · 4 days
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“Non mollerò finché non l’avrò trovata”.
La voce è quella di Giovanni Soldini, in quel momento ha 33 anni e sta correndo la Around Alone, la più dura regata intorno al mondo in solitaria mai concepita. Un uomo, una barca a vela, tre Oceani. Giovanni è terzo, dietro a Marc Thiercelin e Isabelle Autissier. È il 16 febbraio del 1999 e dalla radio di bordo arriva un Sos: l’imbarcazione Prb di Autissier, la prima classificata, si è cappottata e ora si trova alla deriva da qualche parte in mezzo al Pacifico, tra Auckland e Punta del Este, a 2000 miglia in linea d’aria circa da Capo Horn.
Giovanni non ci pensa due volte. Abbandona la propria rotta sicura a nord e si dirige a sud con la sua “Fila”, dritto contro l’Oceano in tempesta. Un solo pensiero in testa: salvare Isabelle, l’amica Isabelle, l’avversaria di decine di regate. Giovanni ha solo un vago segnale di soccorso e un’area di 5 miglia quadrate da setacciare palmo a palmo. Trovare uno scafo rovesciato in un tratto di mare di quelle dimensioni, in balia di cavalloni alti 4 metri, tra i chiaroscuri di un’alba che non arriva mai, è un po’ come cercare una pallina da flipper in un campo da football. Ma Giovanni non si dà per vinto. Non può farlo. Ha deciso. “Non mollerò finché non l’avrò trovata”.
Prima di essere un velista di fama mondiale, Giovanni è un marinaio, conosce le leggi del mare e i codici della navigazione. Giovanni non crede in Dio, ma sa che la vita là in mezzo è sacra. Dopo quasi un’ora di furibonda ricerca, alle 5.55 ora locale (le 15.25 in Italia), Giovanni trova la Prb, porta in salvo Isabelle e invia un succinto comunicato al centro operativo di gara: “Salve, qui Fila. Isa è a bordo con me. Stiamo tornando in gara.”
Giovanni fa sul serio. Riprende la rotta a nord, recupera il tempo perso, rimonta chi nel frattempo l’ha superato, scavalca Thiercelin e, meno di due mesi più tardi, il 9 maggio dello stesso anno trionfa sul traguardo di Charleston (South Carolina). È il primo italiano ad aver vinto un giro del mondo in solitaria, il primo uomo ad averlo fatto dopo aver salvato una donna, una concorrente, un’amica. Un essere umano.
Sono passati 25 anni esatti da allora e cinque dal post a cui sono in assoluto più legato. Giovanni tra pochi giorni compierà 58 anni, nel frattempo ha stabilito un’altra decina di primati e infranto ogni record in infinite specialità diverse. Al suo fianco, in ogni vittoria e nelle rare sconfitte, per cinque anni c’è stato un marinaio che di nome fa Tommaso Stella, 7 anni meno di Giovanni e una vita passata al timone.
A un certo punto Tommaso ha salutato Giovanni ed è partito volontario per una nuova missione: salvare vite in mare con una ong nel Mediterraneo. Niente più gare, niente più record, nessun avversario da battere. Soltanto silenzio e acqua a perdita d’occhio, per miglia e miglia. E poi la disperazione umana che ti arriva addosso all’improvviso, insieme a 60 migranti a bordo di un gommone non più lungo di un pulmino e non più largo di una Panda, perso da qualche parte alla deriva, a mollo sopra un cimitero senza croci né lapidi, inseguito da una motovedetta libica carica di uomini armati.
Tommaso carica i migranti a bordo della sua barca a vela, che si chiama Alex e curiosamente ricorda quella di Giovanni, e fa rotta verso l’Europa a tutta velocità, seminando i libici e il terrore e l’inferno dei lager, anche se quello non se ne va mai per davvero. A un certo punto sembra quasi una gara, come ai vecchi tempi con Giovanni, ma in palio ora non c’è un trofeo, e il cronometro segna solo il tempo che separa le persone dal limite di sopportazione umana. E gli arbitri non sono più giudici di gara, come un tempo, ma leggi disumane, governi spietati e ministri che giocano sulla pelle dei migranti, sulla pelle di tutti loro. E in quel momento Tommaso forse si ricorda di Isabella e di quella regata nel Pacifico di vent’anni anni prima e si chiede cosa avrebbe fatto Giovanni al suo posto. È un attimo, prima di puntare la prua verso il porto sicuro più vicino, senza chiedere il permesso a nessuno, senza chiedersi i rischi che corre, le multe che dovrà pagare, le leggi che violerà. In mare è tutta questione di tempo, e qui è scaduto da un pezzo, ogni attimo potrebbe essere decisivo. Tommaso attracca al molo di Lampedusa alle 5 di pomeriggio di un sabato di luglio di cinque anni fa, insieme ai 46 migranti rimasti e agli altri dieci uomini dell’equipaggio. Rimedia 16mila euro di multa e un’indagine per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, ma non è mai stato così felice nella sua vita. Si sente pieno, realizzato. Un uomo. Come mai gli era capitato prima di allora.
Giovanni in quel momento è a casa, in attesa di preparare una nuova sfida, quando apprende, come tutti, dell’impresa del suo vecchio skipper e compagno di tante traversate. E, quando un giornalista gli chiede cosa ne pensa, lui che da quarant’anni solca i mari di tutto il globo e ha visto passare più acqua sotto lo scafo che tutti i leghisti, i razzisti e gli hater di Italia messi insieme, Giovanni dice solo due cose. Dice: “Bravo Tommaso, hai fatto il marinaio”. E poi spiega meglio: “Da migliaia di anni queste cose esistono. I romani e i greci tiravano su la gente, mica la lasciavano in mare. Quando trovi uno che galleggia per miracolo, intanto lo tiri su. I distinguo, per quanto mi riguarda, si fanno a terra. Cinquanta persone su una barca da 18 metri sono una situazione di sopravvivenza. E, credetemi, se trascorri 48 ore in mare, i dubbi ti passano.”
Uno di cognome fa Soldini, l’altro Stella. Sono capitani, sono marinai, sono italiani. Sono colleghi, sono vecchi amici che avresti voglia di abbracciare. Sono vita vissuta controvento, sono alberi maestri che non si piegano, sono pelle scottata al sole, sono storie di mare. Sono Storia di un Paese che vogliono cancellare, nascondere, censurare, infangare, incriminare, e che abbiamo il dovere di raccontare.
Lorenzo Tosa
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