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#Alessandro tregua
errorifondamentali · 7 months
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Mahmood IG stories - 9 marzo 2024
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sayitaliano · 2 years
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Your top 5 favourite books!
Ciao! I'll start from Italian books, and then add a few non-Italian ones I really enjoyed reading.
1. Il sole negli occhi | Daniela De Prato 2. Sette brevi lezioni di fisica | Carlo Rovelli 3. Dai tuoi occhi solamente | Francesca Diotallevi (a book about the photographer Vivian Maier) 4. La tregua | Primo Levi 5. Oceano Mare | Alessandro Baricco
Honorable mention for Cromorama: come il colore ha cambiato il nostro sguardo by Riccardo Falcinelli (a book about the history of colors, their meanings and usages in art, marketing and on tv/movies) Ofc there are others but right now I can only recall these titles.
As for some other non-Italian books: - Silence: in the Age of Noise | Erling Kagge - The 7 deaths of Evelyn Hardcastle | Stuart Turton - Marina | Carlos Ruiz Zafon - La Mécanique du Cœur | Mathias Malzieu - The Restaurant of Love Regained | Ito Ogawa (It gets tougher to choose for me LOL there are more I'd like to mention like The Mangle Street Murders and the Malaussène series)
Grazie for asking and sorry for the long answer :)
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pleaseanotherbook · 25 days
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Drink coffee and reading books: a little selection of essay about my passion
Ci sono due cose che mi affascinano incredibilmente e su cui ultimamente ho posto l'attenzione più che ad altre: i libri e il caffè. Due mie grandi passioni, che in modi differenti hanno da sempre contribuito a cambiare la mia vita. I libri perché fin da piccola hanno influenzato il modo con cui mi relaziono con il mondo fornendomi il filtro necessario per affrontarlo al meglio e il caffè che ho sempre associato ad un piacere irrinunciabile. Ne adoro l'aroma che permea la casa quando sale la moka, il gusto amaro che si diffonde sulla lingua quando lo si degusta e la pace che caratterizza il momento preciso di quando lo si sorseggia soprattutto dopo pranzo. Fin da piccola mia madre si fermava dalle sue attività per gustare il caffè prima di riprendere le sue attività pomeridiane e per me resta indissolubilmente associato a quel momento di stacco. "Adesso ci sediamo e ci prendiamo il caffè" la frase della tregua, la frase della pausa, la frase della piccola gioia. Leggere un libro con un caffè in mano? Perfezione. Questi due aspetti della mia vita mi hanno sempre accompagnato come vi dicevo, ma ultimamente ho deciso di approfondire alcuni aspetti, anche grazie a dei saggi che mi sono capitati tra le mani.
- Piante che cambiano la mente: oppio, caffeina, mescalina di Michael Pollan edito da Adelphi
- Una storia del mondo in sei bicchieri di Tom Standage edito da Codice Editore 
- Papyrus. l'infinito in un giunco di Iren Vallejo edito da Bompiani
- Il dono di Cadmo: L'incredibile storia delle lettere dell'alfabeto di Alessandro Magrini edito da Ponte alle Grazie
- Tumbas. Tombe di poeti e pensatori di Cees Nooteboom edito da Iperborea
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Per tutti noi l’assunzione quotidiana di caffeina coincide nientemeno che con la «condizione normale della coscienza». Eppure, quell’alcaloide naturale è a tutti gli effetti una droga, come rivela l’«esperimento di privazione» cui Michael Pollan si è sottoposto, trovandosi afflitto via via da mal di testa, letargia e «intensa angoscia». Per cercare di rispondere alla domanda cruciale da cui è partito – che cosa sia esattamente una droga –, Pollan intreccia reportage, «memoir» e saggio scientifico, spaziando attraverso varie discipline e concentrandosi soprattutto su tre molecole psicoattive: oltre alla caffeina, l’oppio, il cui effetto – secondo il poeta vittoriano Robert Bulwer-Lytton – è assimilabile al «sentirsi accarezzare l’anima dalla seta», e la mescalina, la più «sacra», che permise ad Aldous Huxley di vedere il mondo nella sua autentica «bellezza, minuzia, profondità e “quiddità”». Da questo affascinante percorso emerge ogni aspetto di queste sostanze, e in particolare la loro «natura bifronte»: il loro essere cioè «veleni» e «attrattori» al tempo stesso, in grado da un lato di dissuadere gli animali dal mangiare le piante che le producono, dall’altro di spingerli a utilizzarle accrescendo così la loro espansione ecologica: la caffeina contenuta nel nettare di certe piante, per esempio, rende le api impollinatrici «più affidabili, efficienti e industriose». Un’ambiguità che contraddistingue anche il millenario rapporto con le «droghe» degli esseri umani – e spiega come mai, sul piano evolutivo e culturale, «quella che era iniziata come una guerra» nei loro confronti si sia «trasformata in un matrimonio».
"Piante che cambiano la mente: oppio, caffeina, mescalina" è venuto a casa con me perché mentre lo sfogliavo in libreria ho beccato una pagina in cui si parlava dell'effetto della caffeina sulle api. E boom, caffè più api? Una sorta di kriptonite per la sottoscritta. Ed ecco che allora mi sono avvicinata al saggio di Pollan edito da Adelphi con una curiosità senza precedenti. Mentre l'oppio e la mescalina sono due sostanze che non erano entrate nel mio radar, la caffeina esercita su di me un fascino senza eguali. Pollan analizza gli effetti che queste sostanze provocano su di lui in un affascinante riflettersi tra esperienze personali e informazioni scientifiche sulle sostanze, in un saggio che esplora ad ampio spettro l'effetto dirompente che ognuna di essa scatena nel suo corpo. Mentre per la caffeina è un lento disintossicarsi mentre i giorni procedono e Pollan supera il piacere di bersi una tazza di caffè nel suo locale preferito, sperimentare con i papaveri e i cactus è un po' più complicato e pericoloso. Mentre il giornalista si addentra nello scoprire come coltivare le piante che gli servono, racconta aneddoti e curiosità e soprattutto ci rivela informazioni preziose per comprendere meglio i principi attivi delle sostanze che ci circondano. Resta incredibilmente affascinante leggere sia le sue esperienze che gli incontri che lo accompagnano, perché non è mai un viaggio solitario ma sempre una scoperta reciproca, un metodo di comunicazione, una ricerca preziosa. Non è mai solo la ricerca dello sballo ma soprattutto un minuzioso lavoro di ricostruzione, di ricostruzione, di meraviglia, ed è sempre incredibile come piante apparentemente innocue nella loro semplicità possano avere effetti tanto trasformativi sulla nostra psiche. 
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Uccide di più la sete che la fame: la disponibilità d’acqua vincola da sempre le sorti dell’umanità, generando fortune e catastrofi, spostamenti di popoli e scelte di stanzialità, prosperità e guerre. Eppure l’acqua, pur essendo la più antica e la più usata delle bevande, non è certo l’unica ad aver condizionato la nostra storia, ad aver spinto la vita di ciascuno di noi in una particolare direzione in un determinato momento. Fotografando cinquemila anni di eventi, Tom Standage getta nuova luce sulle vicende dell’uomo, leggendole attraverso le bevande che ne hanno accompagnato le sorti – e concorrendo, nelle maniere più sorprendenti, addirittura a crearle. Cosa ha spinto gli antichi popoli del Vicino Oriente a divenire stanziali? Perché la spugna passata sulle labbra del Cristo crocifisso era intrisa d’aceto? Come mai i marinai della flotta inglese erano più in salute di quelli francesi? Cos’ha costretto l’Impero cinese a cedere Hong Kong ai britannici? Se gli archeologi distinguono le epoche in base all’uso di diversi materiali – pietra, bronzo, ferro – Standage le ripartisce riferendosi a birra, vino, liquori, caffè, tè e Coca-Cola. Originale e ironico, questa avvincente Storia del mondo in sei bicchieri alterna alla verità di documenti autentici le cuoriose trame di cronache e aneddoti, creando un cortocircuito tra realtà e leggenda in grado di soddisfare esperti e curiosi, ma soprattutto capace di offrire una visione “altra” della storia, una visione che alle rivelazioni degli eventi epocali preferisce i piccoli, grandi segreti racchiusi in un bicchiere.
"Una storia del mondo in sei bicchieri" era uno dei libri citati nella bibliografia del libro di Pollan era quindi inevitabile che finissi per cercarlo e scoprire che "wow si era proprio il libro che volevo leggere!" per approfondire ancora l'uso del caffè ma scoprire inevitabilmente altre bevande a me care: se del caffè pensavo di sapere tutto dopo aver chiuso il volume di Standage non potevo più affermarlo. La tazzina del caffè è quella che mi ha fatto approdare a questo saggio, ma poi sono rimasta per la birra, per il vino, per il the, per l'alcool in generale e per la Coca-Cola che mi ha permesso di scoprire tantissime cose interessanti e che non sapevo minimamente. Come la birra sia nata un po' per caso e come il vino dell'antichità non aveva il gusto attuale, come vengono preparate le foglie di the e come il rhum sia inevitabilmente legato alla storia della tratta degli schiavi e come la Coca-Cola abbia rivoluzionato il seltz e le bibite in bottaglia. Le storie si uniscono quindi per dare nuove prospettive alla storia che conosciamo con una chiave di lettura che non avevo immaginato e di cui non sapevo niente, davvero molto interessante, super mega consigliato. 
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Questo è un libro sulla storia dei libri: libri di fumo, di pietra, di argilla, di giunchi, di seta, di pelle, di alberi e, gli ultimi arrivati, di plastica e di luce. Ma è anche un libro di viaggio che percorrendo le rotte del mondo antico fa tappa tra i canneti di papiro lungo il Nilo, sui campi di battaglia di Alessandro, tra le stanze dei palazzi di Cleopatra, nella Villa dei Papiri di Pompei prima dell’eruzione del Vesuvio, sul luogo del delitto di Ipazia, e poi nelle scuole più antiche dove si insegnava l’alfabeto, nelle prime librerie e nei laboratori di copiatura manoscritta, fino ad arrivare davanti ai roghi dove sono stati bruciati i libri proibiti, ai gulag, alla biblioteca di Sarajevo e ai sotterranei di Oxford. Papyrus è un racconto personalissimo, dove l’esperienza autobiografica si intreccia a evocazioni letterarie e a storie antiche, e dove un filo invisibile collega i classici con il frenetico mondo contemporaneo e i dibattiti più attuali: Erodoto e i “fatti alternativi”, Aristofane e i processi agli umoristi, Tito Livio e il fenomeno dei fan, Saffo e la voce letteraria delle donne, Seneca e la post-verità. Ma questo libro è soprattutto una favolosa avventura collettiva che ha come protagoniste le migliaia di persone che nel corso del tempo hanno salvato e protetto i libri: cantori, scribi, miniatori, traduttori, venditori ambulanti, insegnanti, maestri, spie, ribelli, suore, schiavi, avventurieri... lettori al riparo delle montagne o di fronte al mare in tempesta, nelle grandi capitali dove l’energia si concentra o nelle comunità più remote dove il sapere si rifugia quando fuori infuria il caos.
"Papyrus. l'infinito in un giunco" è un libro per lettori, o per cultori della carta o per chi esalta al massimo l'oggetto libro. Come quando entri in un luogo per la prima volta e ne vuoi conoscere tutti i particolari, vuoi aggrapparti ad ogni dettaglio, vuoi scoprirne ogni segreto. Ecco entrare in questo libro è come entrare in un libro, perché se ne sviscera la nascita, l'evoluzione di come la carta di imposta di come le biblioteche si sono riempite e di come l'autrice ne è venuta a conoscenza. La storia del libro non è mai avulsa dalla storia personale dei lettori, la storia della parola scritta si intreccia in maniera primaria a come il supporto è stato scelto e conservato. Dalle rive del Nilo ai piedi del Vesuvio, dalla biblioteca di Alessandria ai sotterranei di Oxford tutte le descrizioni riempiono di meraviglia gli occhi del lettore che legge incantato e si aspetta di scoprire qualcosa ad ogni pagina. Purtroppo la nota dolente sono i riferimenti alla vita personale di Iren Vallejo: fin troppo ridondanti e poco funzionali alle storie della carta e dei libri, a volte è meglio essere più reticenti. 
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Perché la A è la prima lettera dell’alfabeto? Forse perché il bue era considerato dai fenici il più importante fra i beni? Perché la D, fra i numeri romani, significa 500? Come si può vedere nella M il volto di un uomo? Perché davanti a U usiamo Q? Questo libro è una storia dell’alfabeto. La storia di una delle più straordinarie invenzioni umane, di quei «venti caratteruzzi» che ci permettono di «parlare con quelli che son nell’Indie, parlare a quelli che non sono ancora nati né saranno se non di qua a mille e dieci mila anni», per usare le parole di Galileo. (E perché per Galileo le lettere sono venti, e non ventuno?) Alessandro Magrini ci accompagna in un viaggio affascinante, un capitolo per lettera, dall’antico Egitto alla Fenicia alla Grecia a Roma (con lo zampino degli etruschi). E lo fa con la rara capacità di tenere sempre viva l’attenzione, complici la sua contagiosa curiosità e un’esposizione limpida e avvincente. Grazie anche al ricco apparato d’immagini, Il dono di Cadmo è uno di quei rari libri in cui il rigore scientifico convive con una genuina abilità divulgativa. Venite a scoprire la storia delle ogni scarabocchio sul muro, ogni insegna pubblicitaria non vi parrà più la stessa. Quando vedrete una N, penserete d’ora in poi a un antico serpente di mare.
"Il dono di Cadmo: L'incredibile storia delle lettere dell'alfabeto" il saggio di Magrini è diviso in capitoli uno per ogni lettera dell'alfabeto e di ognuna cerca di ripercorrerne le origini e di raccontare da quali segni è partita e come è diventata quella che leggiamo oggi nei libri stampati e nella tastiera del computer. Una carrellata affascinante che parte dalla scrittura cuneiforme o quella protosinaitica, passa dai geroglifici e si dirama tra greco e latino in un viaggio tra province confinanti, dialetti simili ma fondamentalmente diversi e pronunce che richiamano specificamente certe regioni. E se la casa �� forse il concetto principale che dà origine a tutto, l'alfa e l'omega si rincorrono tra disegni di bui e vicende che non si penserebbe mai abbiano influenzato così tanto i segni da cui dipendono tutte le nostre comunicazioni. Comunicare è fondamentale e farlo in forma scritta lo diventa ancora di più soprattutto quando non c'è niente ed è tutto da costruire. Anche l'ordine in cui le elenchiamo diventa fondamentale e ogni aspetto riflette le scelte e i pensieri di chi ci ha preceduto, davvero molto affascinante anche se devo dire estremamente breve. 
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"La maggior parte dei morti tace. Per i poeti non è così. I poeti continuano a parlare." Perché comunicano a ognuno qualcosa di personale e accompagnano diversi momenti della nostra vita, innescando con noi un dialogo intimo al di sopra dello spazio e del tempo. Per questo Cees Nooteboom, nel corso di trent'anni di viaggi per il mondo e attraverso i cieli della letteratura, ha visitato le tombe dei grandi scrittori e filosofi che lo hanno segnato, raccogliendo quello che, dietro una lapide di marmo, un monumento bizzarro, un'epigrafe toccante o l'incanto di un'atmosfera, hanno ancora da raccontare. Dal famoso Père-Lachaise di Proust e Oscar Wilde alla pittoresca collina sopra Napoli che ospita Leopardi, dalla cima del monte Vaea, nelle isole Samoa, dove è sepolto R.L. Stevenson, a Joyce e Nabokov in Svizzera. Calvino a Castiglione della Pescaia, Melville in un angolo sperduto del Bronx, e Kawabata nel suo Giappone; Keats e Shelley accanto a Gregory Corso nel romantico Cimitero Acattolico di Roma; Brecht a due passi da Hegel a Berlino est; Brodskij insieme a Pound nell'isola veneziana di San Michele, e il Montparnasse di Baudelaire, Beckett e Sartre, a cui ha scelto di unirsi anche Susan Sontag.
"Tumbas. Tombe di poeti e pensatori" è un libro che giace nei meandri della mia lista di libri da leggere dall'estate 2018, conservavo ancora lo scontrino del Libraccio di Bologna dove lo acquistato al suo interno e mi è tornato tra le mani mentre riordinavo i volumi di cui sono impossesso. L'idea di questo libro edito Iperborea mi affascinava molto: l'autore in giro per il mondo a visitare le tombe di una selezione di poeti. E se da un lato ci sono le fotografie e il Cimitero in cui il poeta riposa, non posso dire che le informazioni condivise da Nooteboom siano esaustive. Mi aspettavo un resoconto delle sue sensazioni davanti ai grandi che hanno fatto la storia e invece l'autore condivide a seconda di chi sta prendendo in considerazione versi riguardanti la morte, estratti da saggi scritti da lui o sue considerazioni sull'autore se lo ha conosciuto, estratti dalla corrispondenza dell'autore, insomma un guazzabuglio di input non sempre facilmente decifrabili che rendono la lettura difficoltosa. Mentre l'intento di documentare il monumento funebre con la sua collocazione nel mondo è pienamente riuscito e devo dire anche molto affascinante la condivisione sui poeti lo è molto meno, soprattutto per quelli meno conosciuti che restano molto in ombra, nonostante gli sforzi dell'autore. 
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lamilanomagazine · 6 months
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Sport Expo Week a Verona. Proseguono gli eventi della settimana dello sport
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Sport Expo Week a Verona. Proseguono gli eventi della settimana dello sport. Dopo 17 edizioni, l'evento quest'anno si è fatto ben più grande: la consueta tre giorni presso la Fiera di Verona è preceduta infatti da Sport Expo and the City che, da lunedì 11 marzo a venerdì 15 marzo, sta portando lo sport capillarmente nel tessuto cittadino con diverse iniziative dedicate a bambini, bambine, ragazzi e ragazze dai 3 ai 20 anni. Oggi, giovedì 14 marzo, in agenda appuntamenti al Centro sportivo De Stefani per il torneo di Calcio a 5, mentre dalle 15 alle 18 apriranno le proprie porte Veronascherma SSD e l'A.S.D. King Rock Climbing. La settimana di Sport Expo Week è iniziata con il convegno dal titolo "La tregua olimpica. Quando lo sport ferma(va?) le guerre", che si è tenuto nella mattinata di lunedì 11 marzo 2024 al Teatro Camploy. Sul palco, davanti a una platea piena di studenti provenienti dalle Scuole secondarie di secondo grado e dal corso di Scienze Motorie dell'Università di Verona, sono intervenuti sportivi e sportive, insieme a diverse figure istituzionali, per parlare del ruolo dello Sport come agente diplomatico e motore di pace, riflettendo sulle dinamiche dell'attualità in vista delle prossime Olimpiadi parigine. Tra gli ospiti erano presenti Diana Bianchedi, Campionessa Olimpionica Barcellona 1992 e Sidney 2000 e ora nel team di Milano Cortina 2026, Cristiano Musillo, Consigliere d'Ambasciata Ministero dello Sport, Giampaolo Mattei, Presidente Athletica Vaticana, Sara Simeoni, Campionessa Olimpionica Mosca 1980, e Simone Perrotta, Consiglio direttivo AIC Onlus e Campione del Mondo 2006. Sempre lunedì 11 marzo ha preso il via Fuori Expo, Open Days di sport poco diffusi organizzati dalle diverse società sportive direttamente nelle loro sedi e dedicate ai ragazzi e le ragazze dai 15 ai 20 anni. Negli scorsi giorni le società sportive coinvolte sono state A.S.D. King Rock Climbing, Fondazione Marcantonio Bentegodi, A.S.D. Taki No Kan, Esercito con l'85° RAV Verona, l'APS Equestre Horse Valley ASD, l'AICS Eventi ASD, l'Accademia Crown ASD e l'ASD CUS Verona. Giovedì 14 ad aprire le proprie porte, dalle 15:00 alle 18:00, saranno Veronascherma SSD e nuovamente l'A.S.D. King Rock Climbing; venerdì 15 spazio a pugilato e football americano con Associazione Pugilistica Scaligera e ASD American Football Verona. I giovani, Allievi e Juniores, delle Scuole Secondarie di Secondo grado, sono stati coinvolti in settimana anche in tornei sportivi organizzati in collaborazione con l'Ufficio Scolastico Provinciale. Martedì 12 più di 150 studenti, proveniente da 7 istituti diversi, si sono sfidati a pallavolo presso il Centro sportivo Le Grazie. Con loro anche 3 giocatori del Verona Volley, Lorenzo Cortesia, Leandro Mosca e Andrea Zanotti, che hanno premiato le squadre vincitrici. Oggi, al Palazzetto Gavagnin, per il torneo di Basket 3V3, sono attese più 36 squadre per disputare oltre 70 partite. Con gli studenti anche Falilou Mbacke e Petar Kuzmanic della Scaligera Basket. Domani l'ultimo appuntamento al Centro sportivo De Stefani per il torneo di Calcio a 5. A premiare i vincitori ci saranno Alessandro Berardi, portiere Hellas Verona, in gialloblù da 6 stagioni consecutive, Alessia Rognoni Attaccante HVW, e Silvia Zanni, centrocampista HVW.                              «Gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado hanno accolto queste iniziative con grande entusiasmo, disponibilità e curiosità - dichiara Francesco Todeschini, Referente provinciale dell'Ufficio Scolastico per l'Educazione Fisica e Sportiva -. Quanto proposto con il Fuori Expo e con i tornei studenteschi è stata per noi una vera e propria sfida e molti ragazzi e ragazze hanno colto l'occasione per provare a capire e avvicinarsi a sport altri, nuovi, diversi. La trasversalità a livello di competenze motorie è una degli aspetti più interessanti e avere al nostro fianco in questo percorso l'Università di Verona con Scienze Motorie ha certamente un forte valore per comprendere la ricaduta sul territorio di eventi come questo in termini di iscrizioni a nuove federazioni e risultati sportivi. Il convegno è stato molto apprezzato e gli studenti sono intervenuti con molte domande, complice un tema che ha colpito, con un valore educativo e formativo innegabile. Credo che questa edizione di Sport Expo segni la maturità dell'evento con un cambio di passo importante, una crescita sia in termini numerici che di consapevolezza, grazie anche al coinvolgimento degli studenti più grandi». In contemporanea, per i più piccoli dai 3 agli 8 anni, sono stati attivati nelle diverse circoscrizioni, da lunedì a giovedì, Playground per l'avviamento all'attività sportiva dalle 15:30 alle 18:00. Domani, per l'ultimo appuntamento, sarà il turno della IV circoscrizione presso la Piastra Tirso e la VII circoscrizione presso il Centro Ca' Bianca. "Positiva la prima esperienza di Sport Expo nei quartieri - commenta Rita Andriani, presidente della VI circoscrizione -. Abbiamo avuto un'ottima affluenza di bambini con le loro famiglie, un'importante opportunità di provare alcuni sport, magari meno usuali, per tanti giovani." Sport Expo - Il programma del weekend Nel fine settimana, da venerdì 15 a domenica 17 marzo 2024, sarà riproposto il consueto appuntamento in Fiera per i bambini dai 6 ai 14 anni che in un unico luogo troveranno diverse discipline sportive da scoprire e sperimentare. Qui i padiglioni numero 10, 11 e 12, per un totale di 60mila mq, accoglieranno i giovani e le loro famiglie per promuovere l'inclusione e un sano e corretto stile di vita, fondato sulla pratica sportiva e sulla corretta alimentazione, grazie alla partecipazione di federazioni e società di Verona e provincia. Il venerdì sarà dedicato alle scuole e gli istituti del territorio veronese e veneto, già 90 le classi iscritte, faranno visita all'evento, mentre sabato e domenica sarà dato spazio alle famiglie, con un calendario fitto di eventi articolato tra sport tradizionali e altri più innovativi. Sempre venerdì 15 marzo, alle ore 11:00, è in programma la cerimonia di inaugurazione di Sport Expo con le istituzioni coinvolte nel progetto. Expo QRcode La novità di quest'anno è l'Expo QRcode, per rendere più facile a bambini e famiglie ricordare gli sport provati all'interno dell'area espositiva. All'ingresso in fiera verrà consegnato a ogni bambino un braccialetto con un QRCode numerico casuale che non contiene alcun dato, mentre a ogni stand sportivo un volontario scannerizzerà il braccialetto e registrerà lo sport provato da ogni bambino. Al termine di Sport Expo verrà inviata una mail agli accompagnatori contenente tutte le informazioni sui vari sport praticati dai bambini, attraverso la quale sarà possibile accedere alle pagine correlate a queste attività. Per tutte le informazioni e per iscriversi direttamente online sono attivi i siti www.sportexpoandthecity.it e www.sportexpoverona.it. Per ulteriori informazioni contattare il 3351360554. L'accesso in Fiera sarà da Re Teodorico, su viale dell'Industria, e il parcheggio dedicato è il P7 - Re Teodorico. I padiglioni saranno aperti il venerdì dalle 8 alle 16, mentre il sabato e la domenica dalle 9 alle 19. Le realtà sportive Diverse le realtà che torneranno a promuovere proprie discipline nel corso di Sport Expo Week come l'85° Reggimento Addestramento Volontari Verona dell'Esercito, la Fondazione Bentegodi, l'Hellas Verona FC, il Verona Volley, la Scaligera Basket e la Virtus Verona s.r.l. Non mancheranno la FIP- Federazione Italiana della Pallacanestro, la F.A.S.I. – Federazione Arrampicata Sportiva Italiana, la FIBS – Federazione Italiana Baseball e Softball, la FIPAV - Federazione Italiana Pallavolo e la F.I.R. - Federazione Italiana Rugby con le società del territorio. Confermano la loro presenza anche la FIPSAS – Federazione Italiana Pesca Sportiva, la FIJLKAM – Federazione italiana Judo Lotta Karate e Arti Marziali con il Comitato Regionale Veneto Judo, la FITP – Federazione Italiana Tennis e Padel, la FIV – Federazione Italiana Vela, la ACSI – Settore Arti Marziali Sport da Combattimento, l'AICS – Associazione Italiana Cultura Sport ed il CUS – Centro Universitario Sportivo di Verona. Non potranno mancare, inoltre, la UISP aps, i Redskins Verona, l'Agorà – Associazione per lo Sviluppo della Formazione, il Club Alpino Italiano, la 4 ª Circoscrizione e la Polizia Locale del Comune di Verona, la Grande Sfida Onlus a.s.d., Sport di Più magazine, il Comitato Provinciale Tamburello Verona, l'Athletics Cheerleading, l'Horse Valley a.s.d., il Family Events, il King Rock, il Parkour Verona a.s.d., la Love Soccer a.s.d., la Nuova Guarino a.s.d., l'Associazione Pugilistica Scaligera, la Straverona, il Verona City Handball e Verona Scherma. Sport Expo Week è organizzato dal Comune di Verona e Città Sane, in collaborazione con Regione Veneto – Regione Europea dello Sport, Università degli Studi di Verona Dipartimento di Neuroscienze, Biomedicina e Movimento, MIUR Veneto, Ufficio Educazione Fisica e Sportiva di Verona, Verona Fiere, ULSS 9 Scaligera, FIPAV – Federazione Italiana Pallavolo Verona, Fondazione Marcantonio Bentegodi. Gode del patrocinio del CONI, di Sport e Salute, di ICS – Istituto per il Credito Sportivo e Fondazione Milano Cortina 2026 – progetto educational GEN 26. La segreteria organizzativa è a cura di DNA Sport Consulting. Partner dell'evento sono AGSM AIM, BCC Valpolicella Benaco Banca e Automotive Partner Kia - Sevencar, partner del Playground è Primacasa Borgo Venezia, mentre il media partner è Radio Pico; Migross è fornitore ufficiale, Autostrada del Brennero SpA, Acque Veronesi e Parco Natura Viva fornitori istituzionali, mentre PressArt, Gazebo Flash, UP Rent, ATV e Spazio Visibile sono fornitori.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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evatremila · 7 months
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A Sophie Codegoni la rabbia è passata ed è pronta a perdonare Basciano: «Torna la voglia di stare insieme per il bene di Céline» Come vi abbiamo anticipato più volte, il riavvicinamento iniziato durante il Festival di Sanremo tra Sophie Codegoni e il suo ex Alessandro Basciano va vanti, ed è arrivata una tregua che potrebbe essere anche qualcosa di più. «Ci siamo ama... Continua a leggere.. https://www.eva3000.com/a-sophie-codegoni-la-rabbia-e-passata-ed-e-pronta-a-perdonare-basciano-torna-la-voglia-di-stare-insieme-per-il-bene-di-celine/?feed_id=3985&_unique_id=65cd0e86830ce
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unita2org · 10 months
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"QUELLI CHE... E GLI OSTAGGI?"
di Alessandro Orsini* E gli ostaggi? Vi spiego una cosa che i media italiani, essendo completamente corrotti, non spiegano. Siccome l’Occidente è una civiltà violentemente razzista, convinta che esistano razze superiori e razze inferiori, la Casa bianca e l’Unione europea si battono per una tregua che duri il tempo necessario a liberare gli ostaggi occidentali, la razza superiore, però si…
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kritere · 1 year
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Forza Italia, dopo Berlusconi inizia la tregua interna per sopravvivere
DIRETTA TV Morte di Silvio Berlusconi 17 Giugno 2023 Nei giorni successivi alla morte di Silvio Berlusconi, tutte le figure di vertice di Forza Italia hanno fatto capire che le tensioni interne saranno messe da parte, per il momento. Da Antonio Tajani a Licia Ronzulli e Alessandro Cattaneo, l’obiettivo sembra essere arrivare con un partito coeso alle prossime elezioni europee. 0…
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ilmerlomaschio · 3 years
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Storia di una sottomessa- Il diario di un'ossessione sessuale 🔞🔴
CuordiPoeta/Wattpad
Capitolo 8 (p.1) 🔞🔴
Sento una sveglia che suona, ma non riconosco il suono del mio cellulare. Un calore infuocato mi invade in tutto il corpo e non appena riprendo lucidità mi rendo conto di non essere sola nel mio letto.
Mi alzo di soprassalto appena intuisco che Alessandro è qui con me.
"Che cazzo ci fai qui?"
Lo strattono e lui mugugna infastidito, ma non gli do tregua.
Se ne deve andare prima che mia madre, o peggio mio padre, lo trovi qui.
"Bel modo di dare il buongiorno... e io che mi aspettavo un bel pompino. Povero illuso." La sua voce inconfondibile mi fa tremare e inizio a sentire improvvisamente caldo.
Finalmente apre gli occhi e il suo sorriso mi fa ammorbidire.
"Devi spiegarmi perché sei qui!"
"Taci. Io faccio il cazzo che mi pare!"La sua rabbia mi sta facendo eccitare e innervosire contemporaneamente e il mio corpo sta fremendo.
"Tu sei pazzo!"
"Più che pazzo oserei dire psicopatico..." mugugna strizzandomi l'occhio e toccandosi il pene per farmi intuire l'effetto che gli faccio.
"Stronzo!" esclamo fingendosi scioccata, in realtà sono contenta di vederlo anche se il fatto di trovarlo qui mi inquieta e non poco.
"Non sai quanto! Ma lo scoprirai presto..." ribatte malizioso mentre noto che è vestito di tutto punto per andare a lavoro.
Deve essere venuto qui intorno alle 7.00. proprio l'orario in cui i miei genitori escono di casa per recarsi a lavoro.
Intanto lui si alza dal materasso e mi fissa vestita del mio solo pigiama striminzito estivo.
Mi sbatte al muro e intrappola le mie mani con le sue, portandosi a un soffio dalla mia bocca.
"Inginocchiati." ordina.
"Succhiamelo."
Si libera l'erezione dai pantaloni e senza che io potessi rendermene conto me lo infila in bocca.
Godo mentre lo vedo annaspare per l'eccitazione e inizio a succhiarglielo forte.
"Cazzo, che pompini che fai, Emma! Regalavi questo ai falliti dei tuoi ex?" ruggisce fremendo per le mie leccate.
La sua asta è dura come il marmo, le sue vene sono gonfie e godo già all'idea che sentirò tutto questo ben di Dio pompare dentro di me.
Sta per venire lo sento, ma mentre sta per cedere all'orgasmo sposta selvaggiamente la mia bocca dalla sua erezione.
Adesso è lui a guidare il gioco.
Lui mi scosta le mutandine con le dita, arrotolando i pantaloncini sui fianchi.
Sento il suo respiro pesante e ansima nel mio orecchio in preda all'impazienza. Mi solleva sbattendomi contro il muro, tenendomi stretta con le mani sui fianchi, e mi scivola dentro con forza.
Fa scivolare le sue mani sulla schiena nuda, provocandomi brividi di eccitazione, di sconvolgimento.
Lui viene in un orgasmo che lo fa tremare marchiandomi con il suo seme ovunque.
Anche io sto per venire ma poi esce all'improvviso e mi priva del mio orgasmo.
Ma che cazzo gli prende questa mattina?
"Quest'oggi ho una prova per te..." mi dice mentre si sistema la cravatta.
"Piegati."
Mi piego verso il muro ipnotizzata dalla sua voce roca e sensuale.
"Allarga le gambe da brava troietta. Adesso ti spiego cosa dovrai fare..."
"C-cosa?"
"Questa mattina abbiamo una riunione e come sai, saranno presenti solo uomini e ti guarderanno tutti perché sei una gran figa..."
Sento che sta prendendo qualcosa dalla tasca della giacca.
"Sarai eccitata per tutta la riunione, ma non per loro, Emma. Solo per il tuo padrone."
Alessandro inizia a infilarmi qualcosa di freddo nella vagina.
"E in più non indosserai le mutandine."
È una sfera. Oh cazzo! Una di quelle cose che si vedono solo nei film porno!
La spinge fino in fondo, facendomi gemere dal piacere.
Come potrò mai affrontare una riunione con soli uomini, senza mutande e con delle sfere che si muovono dentro la mia vulva?
"Oddio, ma come faccio a concentrarmi? E se poi mi scivolano? Non ci voglio neanche pensare! Morirei dall'imbarazzo." gli dico, mettendomi le mani in faccia.
"Quando ti alzi e cammini, devi stringere la tua fighetta. Quando ti siedi, accavalla le gambe e godi per il tuo padrone."
"N-no ci riesco." balbetto.
"E invece sì che ci riesci. Dopo la riunione saprò ricompensarti per questo sacrificio. Ecco perché adesso non verrai."
"Ma..."
"Niente ma Emma. Ti voglio vogliosa quanto ti fotterò. Voglio che tu impazzisca e che desideri di essere scopata anche davanti a tutti quegli uomini. Non lo farò, ma lo immaginerò mentre siamo in riunione."
"No, cazzo! Io lo voglio già dentro e so che oggi mi farai morire. Non so come farò ad aspettare. Sono troppo eccitata!"
Lui mi ignora ed esce dalla mia camera da letto. Ci rechiamo a lavoro autonomamente anche se avrei preferito di gran lunga essere accompagnata da lui.
Cammino piano, per paura che le sfere mi scivolino via. Per fortuna, la sala è di fronte al mio ufficio.
Mi siedo subito e accavallo le gambe. Mi sento le cosce bagnate dai miei umori: spero che gli altri non si accorgano di nulla.
Entrano nella stanza sei uomini, uno più bello dell'altro, tutti giovani della mia età o poco più e affascinanti.
Ecco perché Alessandro mi ha fatto questo, brutto figlio di puttana! Vuole mettermi alla prova!
Mi guardano con l'acquolina in bocca e mi stanno mangiando con gli occhi.
"Signori, possiamo iniziare." dichiara Ale.
Cominciano a discutere e io prendo appunti freneticamente anche se la vagina mi pulsa.
Ogni tanto alzo la testa e noto che molti degli uomini presenti nella sala mi guardano il seno e poi abbassano lo sguardo verso le gambe. Sento che mi desiderano e questo mi fa eccitare sempre di più.
Mentre parla a volte mi tocca le gambe, penso senza malizia, forse perchè gesticola molto.
Ad ogni modo, la riunione va in pausa e lui si avvicina a me assetto di rabbia e sesso.
"Ti stavano guardando ed è chiaro che vogliono scoparti ma tu sei la mia puttana, Emma, e fra poco te lo ricorderò. Ho visto com'eri eccitata dal fatto che tutti in questa stanza ti guardavano e ti volevano. Vuoi che ti fottano, eh?"
"No, voglio che mi fotta tu e lo sai."
gli ricordo.
"Ti accontento subito troietta." mo butta sulla scrivania scaraventando tutti i fogli per terra.
"Non qui, potrebbero tornare da un momento all'altro!"
Tento di riprendere nuovamente fiato dalla sua lingua selvaggia, l'ansia e la paura mi tolgono il respiro.
Chino il capo all'indietro e la mia mente freme di desiderio, mi è mancato davvero troppo tutto ciò.
Il fiato diventa corto, divarico le gambe per farlo entrare, cingendogli i fianchi e accogliendo la sua avanzata.
Lui espira bruscamente, strofinando la sua erezione d'acciaio contro la mia gonna zuppa.
"Al diavolo! Ti voglio, adesso!" biascico, poi afferra il bordo del tubino nero con le dita e li abbassa.
"Oh, Dio..." gemo sconvolta mentre il mio corpo è pronto ad accoglierlo.
"È dal primo giorno che sei arrivata qui che desidero possederti su questa scrivania." butta tutto ciò che si trova sopra la scrivania compreso la sua cornice di famiglia che si rompe cadendo a terra.
"E allora fallo prima che qualcuno ci scopra..."
Gli sbottono rapidamente la camicia, pronta a sentire il suo corpo su di me.
Lui si inumidiace il labbro inferiore con la lingua, guardandomi attentamente mentre gli accarezzo la piega peluria del suo petto.
"Sei preoccupata?"Deglutisco, la mia preoccupazione sta tornando a galla.
"Sì, certo. Non voglio essere scoperta a scopare con il mio capo..."
"Invece io credo di sì..." afferma lui con sguardo malizioso.
Mi il tubino dalle caviglie e mi da uno schiaffo sulla coscia mentre ritorna ai miei fianchi.
"Questo è per aver desiderato di essere scopata da quei mocciosi."
"Non è così..."
"Zitta!" grugnisce mentre si abbassa i boxer liberando la sua grossa erezione, che prende in mano e strofina sulla mia vagina con movimenti lenti.
Mi mordo il labbro troppo violentemente per sopprimere un gemito che avrebbe potuto essere sentito oltre i muri della sala riunioni.
Lo voglio disperatamente dentro di me.
"Credo che ti piaccia l'idea che qualcuno possa beccarti mentre ti scopo..."
Lo fisso, la mia mente è confusa dal desiderio e dall'eccitazione mentre mi figuravo le varie possibilità. Tutte erano umilianti, ma stranamente eccitanti quando immaginavo uno sconosciuto che entrava e vedeva Alessandro che possedeva ferocemente il mio piccolo corpo.
"No, neanche un po' ." mento.
Lui mi passa le dita tra i capelli, stringendoli forte fino a farmi rabbrividire.
I suoi modi duri, il controllo che esercita, se prima ero bagnata, ora sono fradicia.
"Sì, invece..."
Quelle parole pronunciate con voce roca distruggono il mio scarso aucontrollo
"Immagina la scena... tu che stai per venire... sei così vicina che non potremmo fermarci neanche se lo volessimo."
Il mio cuore martella immaginando la scena che aveva appena descritto.
"Cazzo, fallo, Padrone, prima che entri qualcuno."
Lui stuzzica la mia entrata con il suo pene. " Chiedimi scusa per avere desiderato altro Dio al di fuori del tuo Padrone."
"No."
"Chiedimi scusa e ti farò urlare, così tutti sapranno che ti ho scopata su questa svrivania"
Chiudo gli occhi e porto la testa all'indietro.
" Padrone, per favore... Ti prego. Scopami ora o..."
Lui si fa avanti di un millimetro.
Io tremo contro di lui, desiderando di poterlo trascinare dentro di me, ma mi tiene ferma, alla sua mercé.
"Padrone... ti supplico" lo supplico davvero graffiandogli i fianchi.
I suoi muscoli tesi trasalirono sotto le mie dita. Poi si china su di me, facendomi abbassare e stendere sulla scrivania.
"Chiedimi scusa." Lascia scivolare le dita sulla guancia, sulle labbra e infine sulla gola.
"S-scusa." a quelle parole mi afferra il fianco con la mano libera e senza avvertirmi mi sprofonda dentro.
I nostri corpi si unisfono con uno schianto.
Un urlo incontrollabile mi sfugge dalle labbra e lui mi copre la bocca per attutire il suono.
Tutto dentro di me si impossessa di lui.
Le mie cosce sono strette attorno al suo corpo.
Con mani tremanti, afferro il bordo del tavolo per reggermi.
Da qualche parte nella sua folle brama di possesso, voglio che raggiungesse il punto più profondo di me e con la spinta successiva lo fa.
Cerco di fare piano, ma piccoli gemiti e mugolii mi sfuggono dalle labbra nello scudo caldo del suo palmo.
"Zitta troia!" mi sussura lui.
Pensare che possiamo essere scoperti mi incendia il corpo di sensazioni e mi fa fremere di paura.
Mi inarco sulla scrivamia con il suo nome sulle labbra.
Non voglio essere beccata, ma non riesco a stare zitta.
Il suo respiro è affannato mentre mi possiede a ritmo, il suo silenzio sembra racchiuso nel muscolo gonfio sulla mascella.
Tremo perché stavo per avere un orgasmo ma prima che potessi venire mi tira giù e mi fa voltare supina.
Lui si china su di me, la sua erezione, lucida per la mia eccitazione, spinge contro il mio sedere nudo.
"Adesso sì, che te la faccio pagare, ragazzina capriciossa." mi sussurra all'orecchio.
Mio Dio come posso fare a meno di tutto ciò?
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antiquitatesromanae · 4 years
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🗓ACCADDE OGGI🗓
Il 10 maggio del 238 d.C. moriva ad Aquileia Gaio Giulio Vero Massimino, meglio noto come Massimino il Trace.
Nel 235 d.C. alla morte di Alessandro Severo, fu proclamato imperatore delle legioni renane di cui era il comandante, primo barbaro a raggiungere la porpora imperiale. Egli ottenne fin da subito grandi consensi presso i soldati, grazie alle sue vittoriose campagne contro gli Alamanni. Ma divenne ben presto inviso al senato, non solo perché non faceva parte dell'ordine senatorio, ma soprattutto a causa della sua decisione di imporre una fortissima pressione fiscale per far fronte alla grave crisi militare in cui versava l'impero. Fu quindi dichiarato nemico pubblico e i senatori nominarono imperatore in sua vece l'anziano Gordiano, che si associò il figlio.
Costoro furono presto eliminati dai soldati fedeli a Massimino e allora il senato proclamò imperatori Balbino e Pupieno e Massimino decise allora di marciare contro Roma. Decise prima di assediare Aquileia, ma le operazioni si rivelarono più lunghe e complesse del previsto. "Allora Massimino, attribuendo l'insuccesso alla ignavia dei suoi, fece uccidere, proprio in un momento così inopportuno, tutti i capi dell'esercito, provocando maggior malcontento" (Historia Augusta, Vita di Massimino, XXIII).
"Mancavano i viveri, perché un ordine del senato pervenuto a tutte le province e i comandi aveva tagliato ogni possibilità di rifornimento. L'assediante si trovava nelle condizioni di un assediato. Frattanto si diffondeva la notizia che tutte le regioni si erano dichiarate ostili a lui. Allora i soldati [...] in un momento di tregua si recarono, verso mezzogiorno, alla tenda in cui i due Massimini riposavano, e li uccisero, mostrando poi le loro teste conficcate su pali agli abitanti di Aquileia". (Historia Augusta, Ivi).
Così morì il primo degli imperatori che regnarono durante la cosiddetta "anarchia militare", che si concluderà solo con l'avvento di Diocleziano.
I passi dell'Historia Augusta sono tratti da: Scrittori dell'Historia Augusta (a cura di Leopoldo Agnes), UTET, Torino 1960.
(In foto: busto di Massimino il Trace, conservato nei Musei Capitolini di Roma)
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occlusivavelare · 5 years
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... Cosa vuol dire che sono andati in vacanza sul Baltico? In Prussia! Vacanza e pellegrinaggio anche - ci si salva anche l'anima, è bellissimo. In Prussia ci sono i cavalieri teutonici, i quali fanno la guerra contro queste sciagurate tribù pagane. Tutta Europa sa che, in quella lontana frontiera del mondo civile, i prodi cavalieri teutonici cercano (a modo loro) di cristianizzare i barbari pagani. E vuoi non andare a dargli una mano? [...] Adesso siamo in tregua, quindi cosa potremmo fare di divertente? Facciamo un pellegrinaggio in Prussia! Quando tu arrivi là, i cavalieri teutonici ti accolgono a braccia aperte; ti fermi qualche mese, fai un po' la guerra con loro, scanni qualche pagano, ti pagano bene, mangi, bevi, ti salvi l'anima, vai al pellegrinaggio da Marie di Częstochowa e poi torni a casa felice e contento.
Alessandro Barbero being the ultimate master storyteller
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pangeanews · 5 years
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“Siamo nuvole di probabilità”: sulla poesia di Lucianna Argentino, un canzoniere d’amore in sintonia con Canova
Poesia e vita, poesia ed esperienza, poesia e realtà: come abbiamo spesso sostenuto, questi ci sembrano dati più che mai da recuperare nella produzione di oggi, perché non solo si presenta vasta e diramata, dispersa, ma in quanto siamo entrati da poco nel nuovo millennio che ha ereditato molti insegnamenti dal secolo precedente. Scrisse Carlo Bo in Letteratura come vita (Rizzoli, 1994): “Noi crediamo alla vita nella stretta misura della letteratura, cioè sotto quell’angolo di luce concesso da un’attenzione decisiva per una spiegazione, per una condizione di reperibilità”.
*
Restando al panorama odierno, Lucianna Argentino (nata a Roma, dove vive), con il suo ultimo lavoro, In canto a te (Samuele, 2019), ha innalzato un calice dal gambo sottile portando in dote l’amore viscerale, facendo propria una visione dionisiaca (in un frangente apparentemente breve) mediante l’esaltazione della virtù armoniosa. Dà ordine al suo verso come alle forme che la poesia contiene, e come sostiene Gabriella Musetti nella prefazione al libro, potremmo parlare di un canzoniere petrarchesco (dunque dalla tonalità lirica). Ma non concederemmo per intero a Lucianna Argentino il significato complessivo della sua raccolta, se tralasciassimo altri aspetti della conversazione, del monologo messo in scena quasi declamasse il suo dolore nel palcoscenico di un teatro. Perché non siamo dinanzi ad un’autrice che fa del corpo l’anima carnale, dell’eros il primo e ultimo concepimento. Argentino ragiona sulla totalità dell’amore, sulla nostalgia di un sentimento strappato, sul repertorio lontano, avvicinato ancora con la voce meditativa, sul bisogno di un ritorno e sullo scioglimento del pianto.
*
Al principio, che è anche il titolo di una sorta di premessa, viene detto: “Aspettarono che fiorissero le rose, ma nulla fiorì. Persino le spine non furono vere spine. Erano smussate, non ferivano. Deludevano”. È il rimpianto la parola chiave, come la custodia del sogno rimasto nell’aria, l’attimo svanito: una primavera renitente o un inverno depositato sul presente. Ecco alcuni versi che ben delineano l’elaborazione della testimonianza diretta, di un bene così sensibile da voler essere anche sigillato e che non ha nulla di estetizzante: “Nell’assenza compresi quanta vita ci vuole / per capire il come e il cosa dell’amore, / ma quanti i battiti perduti, quanto il calore disperso. / L’imparai sottraendomi alla verità”. Lucianna Argentino teorizza, immagina, adombra, si immalinconisce, ma questa poesia non si piega mai del tutto. Il punto di fuga non sta nel tentativo di approdare ad una facile consolazione, ma nell’aprirsi alla “luce della riva”, ad un tempo “senza freccia”, ad un “raggio verde”, a quell’aurora che rischiari il passaggio del tempo. L’eros fortifica il silenzio e il corpo dell’uomo, “un dio che dimora nel mio ventre”. Il piacere si sovrappone ad una deludente fuga nella rabbia pacifica dell’amplesso, nella “santità dell’abbraccio”, nella “carità delle mani”, nel “segreto vegliare”. L’amore e la psiche sembrano in sintonia con la scultura marmorea di Antonio Canova, una neoclassica versione della passione degli umani.
*
Questa poesia è dunque una voce originale che coglie figure e cose in immagini audaci, in un’emergenza emotiva rivelata nell’impianto espressionistico, in un luogo metaforico di confine: di passato, di sogno, di conoscenza, di provocazione, infine di mistero. L’osservazione dell’incontro-scontro donna/uomo si acuisce: “del corpo facciamo una perla di purissima lucentezza / un tempio di perfettissima innocenza”; oppure: “A che pensi?, si chiedono / quando i corpi tacciono / dentro una stordita pienezza, / i muscoli obbediscono alla nuova postura / e l’abbraccio si fa orizzonte”. Si affaccia il tema della ricorrenza, di “rivincita sul tempo”, che non è più sintomo di rammarico, ma rivisitazione, deposito di memoria, tregua con l’altro. Arriva anche un sospirato ringraziamento all’interlocutore per aver cambiato il “sapore dei giorni”. Il ricordo è idea, referto: “Siamo sistemi dinamici instabili, pensò / in controcanto a quella voce fuori campo. / Siamo nuvole di probabilità”.
*
La nudità di questa esperienza è nella nudità della sua evocazione. È lo spazio di difesa nella parabola dell’esistere, in una vibrazione personale. La poesia, allora, si commuta nell’uscita di sicurezza dall’eclissi dove tutto sembra precario e instabile. Lucianna Argentino trova una soluzione lirico-narrativa, concreta, tra il tempo anacronistico e il tempo rituale, quella dei viali di ghiaia, dei pomeriggi di settembre, delle stazioni periferiche. E prosegue il suo cammino alzando gli occhi con la mente rivolta all’indietro.
Alessandro Moscè
L'articolo “Siamo nuvole di probabilità”: sulla poesia di Lucianna Argentino, un canzoniere d’amore in sintonia con Canova proviene da Pangea.
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paoloxl · 5 years
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Gaetano Amoroso, insieme ad altri compagni del Comitato rivoluzionario antifascista di porta Venezia, fu aggredito e accoltellato la sera del 27 aprile 1976, in via Uberti, da un gruppo di fascisti (Cavallini, Folli, Cagnani, Pietropaolo, Terenghi, Croce, Frascini, Forcati) tutti provenienti alla sede del Msi di via Guerrini. Muore il 30 aprile.
Gaetano Amoroso aveva 21 anni, lavorava all’Acfa come disegnatore di fibbie e, studente-lavoratore, di sera frequentava l’ultimo anno del corso serale presso la Scuola artistica del Castello che oggi porta il suo nome. Era entrato giovanissimo a far parte della Lega degli artisti del Vento Rosso, organismo culturale del Partito comunista marxista leninista (Servire il Popolo), nella quale aveva trovato il modo di esprimere le sue esigenze politiche e artistiche, dipingendo murales.
La presenza fascista all’interno del quartiere in cui viveva e una forte spinta antifascista dopo l’uccisione di Claudio Varalli e Giannino Zibecchi lo spinsero a creare e organizzare, insieme ad altri compagni, il Comitato antifascista di porta Venezia.
L’agguato mortale innescherà una spirale di violenze. Prima ancora che si spenga la sua vita, la mattina del 29 aprile, un commando di militanti armati dell’area dei Comitati comunisti per il potere operaio (Senza tregua) decide e attua la rappresaglia. E’ freddato a colpi di pistola il consigliere provinciale dell’MSI Enrico Pedenovi, che era tra gli attivisti neofascisti schedati nel volume pubblicato da Lotta continua “Pagherete caro, pagherete tutto”.
La polizia per evitare un effetto a catena arresta immediatamente gli assassini di Gaetano, grazie a una soffiata di Giorgio Muggiani, esponente dei Comitati tricolore. In gioventù aveva partecipato al “furto” della salma del Duce, insieme al più noto Domenico Leccisi. Per punire il delatore, cinque anni dopo Gilberto Cavallini organizzerà un commando dei Nar composto da lui, Alessandro Alibrandi e Walter Sordi. I tre sono però intercettati da un’auto civetta. Nel confitto a fuoco restano uccisi due sottufficiali della Digos.
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Possession. Il confine tra l’amore e l’appartenenza - Penelope White, RECENSIONE
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Titolo: Possession. Il confine tra l’amore e l’appartenenza Autore: Penelope WhiteGenere: BDSM Romance Vuoi ricevere in anteprima le nostre uscite ?
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Recensione
Possession. Il confine tra l’amore e l’appartenenza - Penelope White Salve readers, oggi torno a parlarvi della scrittura coinvolgente e sconvolgente di Penelope White e del suo nuovo libro: Possession. Coinvolgente perché il suo modo di scrivere ti porta dentro la storia, ti fa vivere le stesse emozioni dei protagonisti, sconvolgente perché le emozioni sono così intense da lasciare senza fiato. Di Possession e della sua trama non voglio dirvi nulla, o quasi, questa volta vorrei raccontarvi solo quelle che sono le mie impressioni, quello che questo libro ha lasciato a me. Penelope tratta sempre argomenti “spinosi”, ma lo fa in un modo così rispettoso e delicato che è impossibile non innamorarsi della sua penna. Io conosco poco il mondo BDSM ma credo che nell’immaginario collettivo, rappresenti qualcosa di violento, la becera possessione fisica accompagnata da punizioni e costrizioni condivise dalle parti, ma questo non è quello che io ho visto in Possession. Certo, Alessandro possiede fisicamente Anna, ma il suo “potere” su di lei va al di là del corpo e della soddisfazione dei suoi bisogni. Lui possiede la sua mente. BDSM a parte, io per prima, cerco in un uomo una connessione mentale prima di quella fisica. Un bel corpo attrae, ma solo una mente abbastanza intrigante aiuta a mantenere vivo un rapporto, se manca questa componente la storia prima o poi finirà, perché il corpo cambia, il desiderio si affievolisce e subentra la noia.  “Potresti anche concederti a chiunque… nessuno sarebbe mai me. E non si tratta di modestia, non dico che sono speciale in generale, ma che lo sono per te, e non mi sto vantando. Credo solo che, per quello che già c’è stato, nessuno potrebbe incidere tanto quanto me, quindi non si tratta di presunzione. Sarei geloso di un altro fino a un certo punto, perché nessuno avrà da te quello che ho avuto io.” Un uomo che è capace di possedere la tua mente prima del tuo corpo, è un uomo da tenere in alta considerazione. Cosa ben diversa è la sottomissione psicologica, ma non è questo quello che io ho visto in questa storia. Era più profondo e devastante dell’amore; di quel forte sentimento per cui molta gente soffre ogni giorno. Era un legame potente quanto pericoloso. L’amavo? Questo non lo sapevo, ma se c’era una cosa su cui non avevo dubbi era che, nonostante tutto il resto, gli appartenevo. Alessandro ha capito la natura, i desideri e i bisogni di Anna meglio di quanto abbia mai fatto lei stessa e non è disposto a farsi da parte, vuole che lei accetti sé stessa in ogni sfumatura e vuole che lo faccia con lui. Esco dalla stanza ma le immagini di lei non mi danno tregua, assieme al suono della sua voce, il modo che aveva di guardarmi, così come quello di reagire a ogni mia più piccola provocazione. Tutto così maledettamente perfetto da farmi incazzare. Un’altra cosa che risalta secondo me è il labile confine tra amore e possesso, possono un Dom e una Slave amarsi secondo il significato classico della parola o il loro rapporto non sarà mai altro che possesso? Una cosa negativa devo dirla, se avessi saputo che il finale era aperto, non avrei mai cominciato la lettura, credo che impazzirò nell’attesa di sapere come andrà finire, ma di certo è una storia che vale la pena leggere e sono grata a Penelope di avermelo fatto leggere. In alcuni passaggi mi sono rispecchiata molto in Anna, ma in molti altri mi sono ritrovata connessa a Sandro più di quanto avrei voluto e questo grazie alla bravura di questa giovane autrice, quindi, cosa aspettate ad andare a leggere Possession? Occhio però, non è una lettura per tutti, perciò se siete sensibili a certi argomenti lasciate perdere, per tutti gli altri: buona lettura, Jenny. SCOPRI IL NOSTRO TEAM Vuoi ricevere in anteprima le nostre uscite ?
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Trama
Possession. Il confine tra l’amore e l’appartenenza - Penelope White Anna è una giovane mamma di trent’anni che si divide tra il lavoro e il suo piccolo Mattia, frutto di una notte con il migliore amico Massimiliano, che le è sempre rimasto accanto. La sua vita è una rassicurante routine, una confort zone in cui si rifugia da anni. Ma poi tutto cambia dopo l’incontro con Alessandro, un uomo maturo che le farà scoprire un mondo nuovo, un universo parallelo fatto di dominazione, perversione e possesso. Al di là della sua comprensione, Anna si scopre affascinata da tutto questo, mentre tra i due nasce un’attrazione tanto forte, quanto impossibile da spiegare, da definire. Un legame che porterà entrambi a guardarsi nel profondo, sin dentro l’anima… Possiamo davvero definire a parole ciò che unisce due persone? Esiste davvero una netta demarcazione quando si parla di sentimenti?  Possession. Il confine tra l’amore e l’appartenenza - Penelope White Buona lettura, Jenny. Se ti è piaciuta questa recensione ti consiglio di acquistare questo libro direttamente su Amazon  Cliccando qui Ringraziamo di cuore a tutti quelli che continueranno a sostenerci seguendoci e per chi farà una piccola donazione! Grazie di cuore! Autrice consigliata : monique vane SERVIZI ONLINE PER IL TUO LIBRO Read the full article
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luisbond · 3 years
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“¿Qué provecho obtiene quien combate, siempre, sin tregua, ante cualquier enemigo? El destino es igual tanto para el animoso como para el bellaco, igual es el honor para el valiente que para el cobarde, y mueren igual el holgazán y el esforzado” - Alessandro Baricco, “Homero, Ilíada”
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cmbynreviews · 7 years
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"Call Me by Your Name" – Mito di fondazione
Chiamarsi col nome dell’altro, e perdersi per sempre: «Because when he became me and I became him in bed so many years ago, he was and would forever remain, long after every forked road in life had done its work, my brother, my friend, my father, my son, my husband, my lover, myself». Per Elio, come racconta la parte del romanzo di André Aciman (2007) non inclusa nel film di Luca Guadagnino, la vita, in quell'estate italiana (ligure nel libro, lombarda nel film) dei primi anni Ottanta, lui diciassettenne, Oliver ventiquattrenne, è iniziata e, insieme, finita. Le statue che accompagnano i titoli di testa sono un indizio piuttosto esplicito: quella pelle nuda e accaldata (“skin everywhere”), quei corpi abbandonati nella natura sonnolente e pulsante di giorni tutti uguali (“bodies sprawled everywhere”) stanno per vivere una gloria destinata a fermare il tempo, per sempre; stanno per essere profanati e riplasmati – chiamami col tuo nome, e io ti chiamerò col mio –, nuova lega e nuova carne, un’altra identità: un secondo battesimo. O, che è lo stesso, stanno per proiettare un futuro popolato di fantasmi (l’ultima parte del romanzo si chiama, non a caso, Ghost Spots: «I continued to imagine him as stuck in Italy somewhere, unreal and spectral», scrive Elio), una vita inginocchiata nella venerazione – nell'invidia, cercando di sfuggire il rimpianto («And we’ll want to call it envy, because to call it regret would break our hearts») – di quelle immagini, vita incompiuta e imperfetta, tanto più insopportabile quanto più si fa diversa, e lontana, da quel momento in cui i corpi e le passioni si sono celebrati senza preavviso.
Nell'infinito presente a seguire, qualcosa di più, appunto, di una nostalgia, o di un ricordo che dolorosamente sbiadisce: piuttosto, qualcosa di simile al dolore di non essere morti, di non essere diventati, fino in fondo, una di quelle statue che conservano per l’eternità il gesto e il momento. Si veda la “lezione” – il padre di Elio, Lyle, è un professore universitario, Oliver un suo dottorando in visita – in cui docente e allievo analizzano una serie di diapositive raffiguranti delle statue greche: curve sensuali, curve impossibili eppure nonchalant, mistero di un’ambiguità che non invecchia, “as if they’re daring you to desire them”; una breve scena montata, non a caso, in parallelo alla lettura del biglietto con cui Oliver dà finalmente appuntamento a Elio: “Grow up. I’ll see you at midnight”. Ma anche a non conoscere l’ultima, straziante sezione del romanzo di Aciman, nella quale Elio (che narra in prima persona) sembra inevitabilmente sfuggire a qualsiasi evidenza – sempre più immateriale via via che il tempo lo allontana da quell'estate, in attesa di scambiarsi ancora una volta con Oliver (ben sapendo che non è possibile), di essere chiamato col suo nome e di diventare così, paradossalmente, se stesso (è il desiderio frustrato su cui si chiude il romanzo) –, l’inquadratura finale di Chiamami col tuo nome basta a suggerire che cosa è davvero accaduto in quell'estate del 1983, e che cosa accadrà di lì in poi: cos'altro è Elio in quel momento, immobile per più di quattro minuti con gli occhi pieni di lacrime rivolti alle fiamme che zampillano nel camino e il volto percorso dalla sua storia, se non l’immagine del desiderio di fermarsi? Una mosca gli ronza attorno, ma non sembra neppure accorgersene. Alle sue spalle, fuori fuoco, ombre in movimento, i genitori che apparecchiano la tavola. La madre lo chiama, una, due volte; prima di voltarsi, uno rapido sguardo allo spettatore. Il racconto di Elio è finito, ma in un senso che va molto al di là della semplice conclusione di una storia.
Poco prima della scena della “lezione” c’è, in omaggio dichiarato al Rossellini di Viaggio in Italia, una visita – Lyle, Oliver, Elio – ad alcuni amici archeologi del professore, impegnati a riportare in superficie, dal fondo del lago di Garda, alcune sculture, copie di originali greci; reggendo il frammento di un braccio Oliver e Elio si concedono una tregua, e poco dopo studiano, ma in realtà accarezzano con voluttà e sorpresa, il bronzo disteso di un giovane uomo, fermato per sempre nella sua regale giovinezza. Infine, è attorno a un monumento che omaggia i caduti nella battaglia del Piave – un lento piano sequenza, quasi una danza che prima allontana e poi avvicina i due, per riprenderli infine, come spesso accade nel film, l’uno piantato di fronte all'altro, di profilo, immobili e statuari, un unico blocco scultoreo  – che Elio trova il coraggio di suggerire (niente di più) il tormento che la presenza di Oliver ha scavato dentro di lui fin dal giorno del suo arrivo. Scrive Aciman/Elio: «In thirty, forty years, I’ll come back here and think back on a conversation I knew I’d never forget, much as I might want to someday […] Then I’d stand here and ask the statue and the straw-backed chairs and shaky wooden tables to remind me of someone called Oliver».
Tolta quest’ultima scena, tutti i riferimenti alla statuaria (classica) sono invenzioni di regia e sceneggiatura – scritta da James Ivory –, che dalle figure dei titoli di testa all'immobilità fremente dell’ultima inquadratura contribuiscono a trasformare l’infatuazione di un adolescente confuso per un uomo già fatto in uno straordinario melodramma insieme solare e luttuoso, materico e fantasmatico, puntualmente echeggiato dai brani scritti da Sufjan Stevens per la colonna sonora – Mystery of Love: «Shall I sleep within your bed/River of unhappiness/Hold your hands upon my head/Till I breathe my last breath» (con un riferimento all'amore tra Alessandro e Efestione, un altro call me by your name: «Non vi siete sbagliata, madre, perché anche lui è Alessandro»); Vision of Gideon: «I have loved you for the last time/Is it a video?», dove una voce che sembra quella di Elio si interroga disperatamente sulla realtà della visione divina che ha ricevuto in dono. Insomma: altro che romanzo di formazione. Di Elio, dopo essere stato toccato da Oliver, dopo aver consegnato all’altro il proprio nome, la propria pelle e il proprio corpo, non resta quasi nulla (Emily Brontë, citata nel romanzo: «Because he’s more myself than I am»): Chiamami col tuo nome possiede la forza insieme generatrice e funebre di un mito di fondazione, non la temporalità umana del romanzo. Elio (che “sa tutto”) lo intuisce, e dopo la prima notte trascorsa insieme (ne seguiranno altre, ma saranno già un congedo) chiede in dono quella che appare, fin da subito, una reliquia: la camicia azzurra indossata da Oliver il giorno del suo arrivo presso la Villa, la camicia che entrambi hanno usato per detergersi la pelle sudata e macchiata di sperma. In questo senso, la versione cinematografica del romanzo non “manca” dell’ultima parte, un “altare dei morti” chiuso dalla preghiera disperata di Elio di essere chiamato, ancora una volta, con il “tuo nome” («… look me in the face, hold my gaze, and call me by your name»). Guadagnino e il suo sceneggiatore d’eccezione sono riusciti ad accogliere, fin dall'inizio, l’epilogo, non come un destino più o meno fatale (questo, appunto, ne farebbe un coming of age), ma come un attributo inevitabile della perfezione dell’unione e del desiderio: un movimento uguale e contrario a quello della scoperta e dell’abbandono amoroso, entrambi sigillati in una danza di corpi insieme animali e minerali, nel paradosso della statua (Michel Serres), che è movimento vivente che s’arresta e riposo inerte che si slancia, organismo che dorme o muore e materia bruta che si risveglia o resuscita.
Merito, naturalmente, di uno straordinario lavoro sui corpi degli attori – il giovane Timothée Chalamet, in perenne, nervoso movimento, in cerca di forma, e Armie Hammer, piantato virilmente a terra come un piccolo dio –, in cui Guadagnino guarda tanto al Prassitele più volte citato quanto al magistero di Bernardo Bertolucci e ai canti d’amore di Philippe Garrel (esplicitamente citato attraverso un dialogo rubato da J’entends plus la guitare e messo in bocca alla figlia del regista francese, Esther, nel ruolo di Marzia): corpi, quelli di Elio e Oliver, che Guadagnino distribuisce e muove nella natura lenta dell’estate e nell'ombroso labirinto delle stanze della Villa, e dei quali racconta l’incontro e infine la fusione mettendo in scena un mutevole gioco di prospettive, distanze, relazioni, e in cui l’erotismo è interamente rimandato al contatto tra le superfici (i piedi che si toccano, e il sesso giustamente fuori campo). E merito di una tessitura visiva e sonora (basta guardare all'ultima notte di Elio e Oliver, fatta di fuori fuoco e suoni provenienti dal futuro) spezzata ed evanescente, materica e liquida, in cui tutto è già, fin da subito, corpo, memoria, immagine, reliquia. Is it a video? è allora, davvero, la domanda giusta, il segno di un’incertezza che non sa (non può) distinguere tra realtà e visione.
Perché Chiamami col tuo nome è, insieme, un racconto e il suo contemporaneo, definitivo consegnarsi all'immagine, la regia – cinema puro – del desiderio di fermarsi nel tempo. E chiamarsi col nome dell’altro, di questo desiderio, è la formula magica.
LUCA MALAVASI | CINEFORUM | 22 Jan 2018
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italianaradio · 5 years
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37 Torino Film Festival: tutti i vincitori #TFF37
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37 Torino Film Festival: tutti i vincitori #TFF37
37 Torino Film Festival: tutti i vincitori #TFF37
37 Torino Film Festival: tutti i vincitori #TFF37
La Giuria di Torino 37 – Concorso Internazionale Lungometraggi, presieduta da Cristina Comencini (Italia) e composta da Fabienne Babe (Francia), Bruce McDonald (Canada), Eran Riklis (Israele), Teona Strugar Mitevska (Macedonia) assegna i premi:
37 TORINO FILM FESTIVAL – I PREMI UFFICIALI  TORINO 37
TORINO 37
La Giuria di Torino 37 – Concorso Internazionale Lungometraggi, presieduta da Cristina Comencini (Italia) e composta da Fabienne Babe (Francia), Bruce McDonald (Canada), Eran Riklis (Israele), Teona Strugar Mitevska (Macedonia) assegna i premi:
Miglior film (€18.000) a: HVÍTUR, HVÍTUR DAGUR / A WHITE, WHITE DAY di Hlynur Pálmason (Islanda/Danimarca/Svezia)
Premio Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (€ 7.000) a: LE RÊVE DE NOURA di Hinde Boujemaa (Tunisia/Francia/Qatar)
Premio per la Miglior attrice a: VIKTORIA MIROSHNICHENKO e VASILISA PERELYGINA, per il film Dylda / Beanpole di Kantemir Balagov (Russia)
Premio per il Miglior attore a: GIUSEPPE BATTISTON e STEFANO FRESI per il film Il grande passo di Antonio Padovan (Italia)
Premio per la Miglior sceneggiatura a: WET SEASON di Anthony Chen (Singapore /Taiwan)
PREMIO DEL PUBBLICO
MS. WHITE LIGHT di Paul Shoulberg (Stati Uniti)
TFFdoc
INTERNAZIONALE.DOC
La Giuria di Internazionale.doc composta da Sara Fattahi (Siria), Vladimir Perisic (Serbia), Erik Negro (Italia), assegna i seguenti premi: Miglior film per Internazionale.doc (€ 6.000) a:
143 RUE DU DESERT di Hassen Ferhani (Algeria/Francia/Qatar)
Con la seguente motivazione: Un’umile osservazione dei cambiamenti di spazio e tempo. Con Malika e lo sguardo del regista ci tuffiamo in un imprevedibile viaggio sociopolitico attraverso il cuore del deserto.
Premio Speciale della giuria per Internazionale.doc a:
KHAMSIN di Grégoire Couvert e Grégoire Orio (Francia)
Con la seguente motivazione: Un tentativo di comprendere il passato attraverso l’arte al fine di reinventare una possibilità di futuro
ITALIANA.DOC
La Giuria di Italiana.doc composta da Eleonora Mastropietro (Italia), Pippo Mezzapesa (Italia), Annina Wettstein (Svizzera) assegna i seguenti premi: Miglior film per Italiana.doc (€ 6.000) a:
FUORI TUTTO di Gianluca Matarrese
Con la seguente motivazione: Per il coraggio e la freschezza con cui il regista realizza un racconto intimo, rendendo il dramma della propria famiglia emblema di una crisi economica dilagante. 
Premio Speciale della giuria per Italiana.doc a:
L’APPRENDISTATO di Davide Maldi
Con la seguente motivazione: Un racconto di formazione all’interno di un universo chiuso, capace di condensare forza visiva, delicatezza e paradosso.
ITALIANA.CORTI
La Giuria di Italiana.corti composta da Elia Billoni (Italia), Monica Strambini (Italia), Lucio Villani (Italia) assegna i seguenti premi: Premio il Miglior cortometraggio (€ 2.000) a: SPERA TERESA di Damiano Giacomelli Con la seguente motivazione: Graffiante e sofisticata riflessione sulla caducità del presente in relazione alla batteria della macchina da presa.   Premio Speciale della giuria a:
LA BUCA di Dario Fedele
Con la seguente motivazione: Per la capacità di raccontare la vitalità di chi aspetta, nonostante l’impossibilità di filmare.
PREMIO FIPRESCI
La Giuria composta da Francesco Grieco (Italia), Diana Martirosyan (Armenia), Heidi Strobel (Germania) assegna il Premio Fipresci (Premio della Federazione Internazionale della Stampa Cinematografica) per il Miglior film a:
LE RÊVE DE NOURA di Hinde Boujemaa (Tunisia, Francia, Qatar)
Con la seguente motivazione: Per la sua atmosfera realistica e la sua storia veritiera, caparbia, limpida e suggestiva, girata in un luogo specifico e marginale; il film affronta infatti problemi globali riguardanti scelta, libertà, responsabilità e convenzioni sociali conservatrici, che si basano anche su bisogni umani semplici e basilari nonché sulle fondamenta di ogni società: rivalità, felicità, dominio. Per la recitazione straordinaria e spontanea allo stesso tempo, per la sceneggiatura di grande effetto, per i suoi temi universali e sinceri, “Le rêve de Noura” di Hinde Boujemaa vince il premio FIPRESCI del 37 ° Torino Film Festival.     PREMIO CIPPUTI
La Giuria, composta da, Altan (Italia), Paolo Mereghetti (Italia), Cosimo Torlo (Italia) assegna il Premio Cipputi 2019 – Miglior film sul mondo del lavoro a:
OHONG VILLAGE di Lungyin Lim (Taiwan/Repubblica Ceca)
Con la seguente motivazione: Lungyin Lim mette a confronto nel suo film le due facce del lavoro: quella dura e sfinente di chi fatica ogni giorno a guadagnarsi da vivere e quella gratificante e sognata di chi avrebbe trovato la strada per la ricchezza. Così il figlio del povero pescatore che torna a Taiwan dalla Cina dopo aver inseguito i miti del successo e del denaro diventa lo strumento di un confronto dove i sogni devono fare i conti con la realtà e le sirene del guadagno nascondono sconfitte e delusioni.
PREMIO CINEMA D’AQCUA | Prima edizione del concorso per cortometraggi italiani organizzato collaborazione con QC TERME
La giuria composta da Marì Alberione (Italia), Sandro Avanzo (Italia), Alessandro Bolis (Italia) ha deciso di assegnare il premio Cinema D’Aqcua per il Miglior film di € 1.000 € a:
APOLLO 18 di Marco Renda
Con la seguente motivazione: Per la capacità di celebrare il passato e parlare del presente, vedendo nell’acqua un elemento d’incontro, di comunicazione e di condivisione.
PREMIO TORINO FACTORY
La giuria composta da Fabio Geda, Rossella Schillaci, Francesco Ghiaccio, ha deciso di assegnare ex-aequo il Premio Torino Factory di 2.500€ a:
MANUALE DI STORIE DEI CINEMA di Stefano D’Antuono e Bruno Ugioli
Con la seguente motivazione: Per la meticolosità della ricerca storica. Per il tono ironico, ma emotivamente carico, che tiene insieme il racconto, restando coerente fino all’ultimo fotogramma e ai saluti finali. Per il montaggio accurato che mantiene alto il ritmo dell’esposizione catturando con efficacia l’attenzione dello spettatore.
e  SELENE di Sara Bianchi
Con la seguente motivazione: Perché la regista ha saputo raccontare in modo suggestivo una storia intima e dolorosa, capace di emozionare con delicatezza, evocando il vissuto della protagonista con rapide e eloquenti pennellate. Per la buona fotografia, la cura nelle inquadrature e l’uso narrativamente efficace del montaggio.  
PREMI COLLATERALI
PREMIO SCUOLA HOLDEN La Giuria composta dagli allievi e dalle allieve del College di Cinema, assegna il premio
Miglior sceneggiatura Torino 37 a:
EL HOYO / THE PLATFORM di Galder Gaztelu-Urrutia (Spagna)   Con la seguente motivazione: Un film che onora il genere fantastico. Sorprendente e tagliente, sociale, abissale, piramidale, alimentare e verticale. Un’idea di spazio sviluppata senza un attimo di tregua.
Menzioni speciali a:
DYLDA / BEANPOLE di Kantemir Balagov (Russia) HVÍTUR, HVÍTUR DAGUR / A WHITE, WHITE DAY di Hlynur Pálmason (Islanda/Danimarca/Svezia)
PREMIO DAMS La Giuria composta da Niccolò Buttigliero, Dario Cerbone, Camilla Fusato, Stefano Tropiano, Chiara Varese, assegna il premio come miglior Casting Director a:
VLADIMIR GOLOV per il film Dylda/Beanpole (Russia)
Con la seguente motivazione: Per la capacità di riunire un comparto attoriale costituito da esordienti e semi-esordienti, con fisicità e fisionomie dissimili, catalizzatore di ambigue pulsioni.
PREMIO ACHILLE VALDATA La Giuria composta dai lettori di “Torino Sette” Paola Capuano, Surya Dubois Pallastrelli, Samantha Ghirotto, Luciana Leoni, Elena Merlo, Patrizia Silvestri, Graziella Tripodi, assegna il premio Miglior film a:
MS. WHITE LIGHT di Paul Shoulberg (USA)
Con la seguente motivazione: Per la capacità di affrontare un tema così delicato con sensibilità, ironia e cinismo.
PREMIO AVANTI! La Giuria del Premio AVANTI! (Agenzia Valorizzazione Autori Nuovi Tutti Italiani), formata da Giulia Esposito, Giorgia Goi, Andrea Zanoli, assegna il PREMIO AVANTI! per la Distribuzione delle opere prime premiate nella rete dei cineforum e cineclub al film:
HVÍTUR, HVÍTUR DAGUR / A WHITE, WHITE DAY di Hlynur Pálmason (Islanda/Danimarca/Svezia)
Con la seguente motivazione: Un film profondo e sorprendente che introduce lo spettatore a un mondo fatto di silenzi per poi trascinarlo in un crescendo di emozioni travolgenti, e tremende. Il film riesce a mostrare con sensibilità e al contempo forza dirompente come l’amore più grande e incondizionato possa coesistere con il dolore e la rabbia, e il difficile percorso di accettazione di queste lacerazioni interiori tra sentimenti ugualmente legittimi. La riuscita alchimia dei comparti tecnici conferisce a quest’opera uno straordinario realismo, al servizio di una brillante regia che alterna elegante classicismo a momenti di illuminata autorialità.
PREMIO GLI OCCHIALI DI GANDHI La giuria della nona edizione del premio “Gli occhiali di Gandhi”, composta da Loredana Arcidiacono, Dario Cambiano, Massimiliano Fortuna, Alessandra Culasso, Gabriele Pujatti, assegna il Premio Gli Occhiali di Gandhi a:
SONO INNAMORATO DI PIPPA BACCA di Simone Manetti (Italia)
Con la seguente motivazione: Per la doverosa attenzione a uno dei problemi più disperanti del nostro tempo. Per non perdere di vista i valori universali dell’accoglienza e della solidarietà, che danno senso alla nostra vita
MENZIONE SPECIALE  a:   NOUR di Maurizio Zaccaro (Italia)
PREMIO INTERFEDI La Giuria Interfedi, promossa dalla Chiesa Valdese e dalla Comunità Ebraica di Torino, con il patrocinio del Comitato Interfedi della Città di Torino, e composta da Sophie Peyronel (Chiesa Valdese), Daniele Segre (Comunità Ebraica) e Beppe Valperga (Comitato Interfedi), attribuisce la settima edizione del “Premio per il rispetto delle minoranze e per la laicità” al film:
MADE IN BANGLADESH di Rubaiyat Hossain (Francia/Bangladesh/Danimarca)
Con la seguente motivazione: Rappresenta in modo efficace e crudamente realistico, con un’ottima recitazione e direzione, la condizione lavorativa femminile in un laboratorio tessile di un’area economicamente marginale, presentando una storia di emancipazione e coraggio che muove dalla presa di coscienza di diritti da noi dati per scontati e in altre realtà ancora da affermare.  
Cinefilos.it – Da chi il cinema lo ama.
37 Torino Film Festival: tutti i vincitori #TFF37
La Giuria di Torino 37 – Concorso Internazionale Lungometraggi, presieduta da Cristina Comencini (Italia) e composta da Fabienne Babe (Francia), Bruce McDonald (Canada), Eran Riklis (Israele), Teona Strugar Mitevska (Macedonia) assegna i premi: 37 TORINO FILM FESTIVAL – I PREMI UFFICIALI  TORINO 37 TORINO 37 La Giuria di Torino 37 – Concorso Internazionale Lungometraggi, presieduta […]
Cinefilos.it – Da chi il cinema lo ama.
Chiara Guida
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