Tumgik
#RECENSIONE
fallimentiquotidiani · 3 months
Text
Tumblr media
158 notes · View notes
saraharchivee · 6 months
Text
Tumblr media
Iconic
201 notes · View notes
princessofmistake · 5 months
Text
 «Sai come il diavolo tortura le anime nell’Inferno? […] Le mantiene in attesa». Questo commento, scrive Jung, «mi è tornato alla mente mentre stavo leggendo l’Ulisse per la prima volta. Ogni frase fa nascere un senso di attesa che non viene soddisfatto; infine, per pura rassegnazione, non ti aspetti più nulla».
56 notes · View notes
diceriadelluntore · 3 months
Text
Tumblr media
Storia Di Musica #317 - Black Flag, Damaged, 1981
A me piace poco la musica punk. In primis, perchè nasce sotto aspetti che molto ipocriticamente non si prendono mai in causa (basta sentire quello che dice Malcom McLaren, il deus ex machina dei Sex Pistols in The Great Rock'n'Roll Swindle) rispetto alla vera natura del genere musicale; in secundis perchè si oppose con i suoi modi sguaiati e "puri" contro la grandezza tecnica del prog, soprattutto in Europa. Negli Stati Uniti fu invece un movimento molto più eterogeneo e diffuso, il cui obiettivo trasgressivo era soprattutto artistico (mentre da noi fu sprattutto estetico). Detto ciò, per i gruppi che hanno "black" nel titolo non potevo non parlarvi un po' di loro. Il loro nome, Black Flag, fu suggerito ai fondatori Greg Ginn e Keith Morris dal fratello del primo, Raymond, che aveva un nomignolo curioso, Pettibon: la bandiera nera è il simbolo del movimento anarchico, e lo stesso Raymond disegnò il logo della band, quattro righe spesse che davano la sensazione del movimento della bandiera stessa (e cosa importante, poteva essere facilmente riprodotta con le bombolette spray per i graffiti). Tutto nasce a Hermosa Beach, vicino Los Angeles, nel 1976: Greg Ginn e Keith Morris fondano un duo, che si chiama Panic. Quando scoprono che esiste già un altro gruppo dallo stesso nome, cambiano in Black Flag, come detto sopra. Con la prima formazione registrano 4 brani in un Ep dal titolo esplicativo, Nervous Breakdown, che viene stampato in 2000 copie, ma problemi con la piccola casa editrice che gli aveva pagato le registrazioni spingono Ginn a fondarne una propria: aggiunge infatti una "divisione" artistica alla sua Solid State Tuners, che è una piccola dittaq specializzata in riparazioni e costruzione di impianti per le registrazioni elettroniche, creando la SST Records, che oltre che i dischi dei Black Flag sarà una delle case discografiche indipendenti più importanti degli anni '80 per aver pubblicato Soundgarden, Meat Puppets, Minutemen, Hüsker Dü, Sonic Youth, Dinosaur Jr., Negativland tra gli altri. Cambiano nel frattempo due volte cantante: prima Morris se ne va, e viene sostituito da Ron Reyes: dura pochi mesi, registra comunque delle canzoni che verranno inserito nel secondo EP, Jealous Again, poi se ne va a Vancouver. Qui in un negozio di dischi trova l'EP in questione e legge nei crediti come cantante un certo Chavo Pederast, pensando che avessero trovato un nuovo cantante, ma ascoltandolo si accorge che è la sua voce, la band ha voluto omaggiare il suo abbandono con la prima di una serie sgangherata di azioni di satira nera per cui diventeranno proverbiali. Reyes viene sostituito da Dez Cadena. Durante un concerto a New York, un tizio sale sul palco e inizia a cantare con lui: piace a tutti gli altri, e prima viene ingaggiato come roadie, poi spostato a cantante perchè Cadena esprime il desiderio di suonare la chitarra. Il tizio si chiama Henry Garfield, ma per cantare sceglie il nome Henry Rollins. Nasce così la line up leggendaria che nell'ottobre 1981, messi sotto contratto dalla Unicorn, una sussidiaria della MCA, va negli studi a scrivere la pietra miliare dell'hardcore punk.
In copertina, Rollins che dà un pugno allo specchio (rotto con un martello, il finto sangue è un miscuglio di caffè e salsa di pomodoro). Damaged è uno degli album più estremi, nichilisti, sinceri e devastanti della storia della musica. È l'espressione, sincera, di esigenze che sono ancora oggi comuni denominatori della sofferenza generazionale giovanile. Si parte con la necessità di alzare la voce contro il muro di silenzio degli altri, nella storica Rise Above, in cerca di realizzazione: We are born with a chance\Rise above, we're gonna rise above\And I am gonna have my chance\Rise above, we're gonna rise above\We are tired of your abuse\Try to stop us, it's no use. L'adrenalina si sposta nei 33 secondi, deflagranti come una bomba, di Spray Paint, dedica al movimento dei writers tanto caro alla band. Rollins sputa parole e urla più che cantare, su un tappeto sonoro che sebbene sia "semplice" nella struttura (le canzoni hanno una loro struttura ricorrente e riconoscibile), dimostra al contempo che i nostri sanno suonare e ne sono esempio gli intricati assoli di Ginn e Cadena. Seguono in parte lo stile Ramones in Tv Party e Gimmie Gimmie Gimmie, ma è quando Rollins e compagni parlano di sofferenza, quando sputano rabbia e frustrazione, che mettono i bridivi: Room 13 è una disperata richiesta di aiuto (It's hard to survive\Don't know if I can do it\I need to belong\I need to hang on\I need, need) con la voce di Rollins al limite dello spasmo; No More inizia con il tamburo della batteria quasi a segnare un countdown, prima di esplodere nella furia della musica della band; c'è la rabbia politica contro le istituzioni, pienamente espresso in Police Story (Fucking city is run by pigs\They take the rights away from all the kids\Understand that we're fighting a war we can't win\They hate us, we hate them). Ma l'apoteosi dono le due Damaged: Damaged II è una sorta di delirio rabbioso, scandito dalle urla di Rollins (I'm confused, confused, don't wanna be confused), che è un misto tra una crisi di panico e la disperazione della solitudine, che si trasforma in ferite interne ed esterne. Ed è ancora più sconvolgente Damaged, che chiude il disco:
My name's Henry And you're here with me now My life It's a song, ah You're just, you won't even let it happen You won't You won't let Damaged, by attack
e continua con dei vocalizzi che assomigliano pericolosamente ad un delirio.
Il disco fu stampato il 25 mila copie dalla Unicorn, ma quando i boss della MCA sentirono il disco, ne bloccarono la distribuzione. Senza battere ciglio, i Black Flag lo pubblicarono per la SST, con un adesivo in copertina che diceva "Come genitore, credo che questo sia un album contro i genitori", parole pronunciate dal presidente della Unicorn. Questo fu preso alla lettera dalla Polizia, che non perse occasione per intervenire durante i concerti della band, in cui spesso ci saranno dei feriti. Tutta la questione finì in una causa intentata dalla Unicorn che portò al carcere, per pochi giorni, Greg Ginn. La band tra altri cambiamenti di formazione pubblicherà un altro album inno punk, My War (1982) per poi intraprendere, fino al 1986, un percorso davvero interessante in cui alla furia iconoclasta della loro musica aggiungano elementi hard rock, più melodie e persino elementi del free jazz, grande passione di Rollins. Dopo lo scioglimento, Rollins fonderà una propria band, la Henry Rollins Band in cui proseguirà questo cammino sperimentale. I Black Flag si riformeranno due volte, negli anni 2000, ma non sarà mai la stessa cosa: non era più possibile replicare il pugno in faccia che fu questo disco, la loro rabbia, la loro disperazione, che arriva qui a vette insuperate, divenendo il seme da cui negli anni a venire nascerà di tutto: dico solo che persino il rap campionerà tantissimo questo disco, soprattutto Rise Above che fa da base a inni del genere quali Buck Whylin' di Terminator X, And What You Give is What You Get dei Beastie Boys, Real Niggaz Don't Die degli NWA e Holy Rum Swig dell'X-Clan.
33 notes · View notes
leparolecreanomondi · 2 months
Text
Le donne nuove di Mucha.
Tumblr media
View On WordPress
22 notes · View notes
multiverseofseries · 16 days
Text
X-Men '97: il revival sui mutanti Marvel che tutti aspettavamo
Tumblr media
La recensione di X-Men '97, revival della storica serie animata sui Mutanti di casa Marvel che torna con un prodotto nostalgico ma intelligentemente aggiornato al presente. Tra animazione, regia e scrittura. Su Disney+.
Bastano gli iconici titoli di testa a confermare l'identità di X-Men '97, molto cara ai figli degli anni '80 e dei primi anni '90. La serie d'animazione classica era conosciuta in Italia come Insuperabili X-Men, in onda dal 1992 al 1997 per cinque ricchissime stagioni. Il suo peso storico è rintracciabile nell'aver aperto la strada allo sviluppo di molte altre serie televisive dedicate ai supereroi della Marvel, prima fra tutte quella di Spider-Man, ma più in generale nell'atto di sdoganare in senso mainstream i gli eroi sul piccolo schermo, sfruttando l'animazione come efficace strumento traspositivo per testare un medium differente.
Tumblr media
X Men: un frame della serie animata
Nel settembre del 1997, poi, Insuperabili X-Men trova la sua naturale conclusione in un episodio dai tratti commoventi dedicato al lascito della missione di Charles Xavier ai suoi studenti, ormai cresciuti e diventati supereroi a tutti gli effetti. E proprio da lì riparte X-Men '97 di Marvel Animation: da quell'anno d'interruzione nel passaggio d'eredità morale, come se non fossero passati 27 anni, per raccontare un prodotto di ieri con gli occhi di oggi. Dimostrando quanto difficili e complesse siano le tematiche inclusive e identitarie narrata nella serie.
L'X-Factor di un prodotto straordinario
Tumblr media
X-Men '97: una scena
X-Men '97 è prima di tutto rivolto alle generazioni che sono cresciute con la serie originale, ma non per questo si può dire disinteressata a un parterre di spettatori più ampio e più giovane. Il fatto è che lo show è in tutto e per tutto la sesta stagione del prodotto anni '90, di cui non funge soltanto da sequel ma recupera anche dinamiche, rivalità, scelte narrative e villain del suo glorioso passato. Lo sdoganamento dei supereroi grazie ai cinecomic ha resto molto più noti i fumetti Marvel tra i nuovi nerd, ed è principalmente su questa conoscenza acquisita e maggiormente diffusa a cui lo Studio ha deciso di aggrapparsi per lo sviluppo di una serie apparentemente nostalgica ma di fatto moderna, rinnovatrice di se stessa, ragionata principalmente su tematiche che dopo trent'anni sono oggi più di ieri fondamentali e dibattute in ambito civile e sociale. È il genere supereroistico che si rende elevato, sfruttando il mezzo dell'animazione per raccontare l'eterna battaglia dei Mutanti per l'accettazione. Stravolge una cifra contenutistica già emozionante e intimista in partenza e adesso più introspettiva, filosofica, con distinti tratti etici e intellettuali che trasudano dalla straordinaria penna di Beu DeMayo, showrunner ed head writer della serie che purtroppo non curerà più il progetto dopo la seconda e già annunciata stagione.
Tumblr media
X Men: un frame della serie animata
Il gene mutante, il grande X-Factor di X-Men '97, risiede principalmente in un DNA concettuale che recupera il meglio del prodotto classico per attualizzarlo in ogni suo aspetto, divenendo per Disney+ quello che Castlevania di Warren Ellis rappresenta per Netflix. Ci sono monologhi che vanno riascoltati e interiorizzati, nello show, scambi di battute caustici e sarcastici, relazioni complicate che hanno ancora una loro decisa centralit��. E poi molte intuizioni concettuali arrivano a trasformare completamente il senso di un episodio, toccando corde profonde e stuzzicando il pensiero critico dello spettatore. Un valore, questo, che è impossibile ignorare.
Il potere dell'animazione
Tumblr media
X Men: un frame della serie animata
Al di là dell'attenzione per storia e dialoghi, comunque, X-Men '97 gode di un'animazione davvero splendida e di un gruppo di protagonisti ancora valido e affascinante. Il merito dell'estetica va tutto a Studio Mir, che è riuscito ad aggiornare il canone stilistico anni '90, mantenendone intatto fascino e carattere ma ripulendone linee e contorni, tratteggiando con decisione i dettagli delle scene e dei personaggi e sfruttando ovviamente tecnologie di sviluppo moderne per confezionare il prodotto. È dunque ricercata la patina televisiva dell'epoca, ma ad esempio la CGI è sfruttata in minima parte, dando ampio e giusto spazio al 2D e all'animazione tradizionale in tutto il suo splendore. Per non tradire la continuità dell'opera, si è poi deciso di mantenere tutti i costumi del tempo, da Ciclope a Wolverine, da Jubilee a Morph (tra l'altro scelta geniale riaverlo nel team, potendosi trasformare in tanti altri X-Men). Il colpo d'occhio maggiore, però, arriva dalle scene d'azione, dove risalta una maggiore fluidità dei movimenti e una regia animata più stilizzata e virtuosa rispetto a trent'anni fa. Altro elemento modernizzante della serie che dà il suo massimo nei team-up dei protagonisti (Wolverine e Gambit, Ciclope e Alfiere).
Tumblr media
X-Men '97: una scena
Dei DIeci episodi che compongono questa prima stagione, non ce n'era uno che si potesse dire simile all'altro o che fosse meno interessante. Ognuno di essi guarda a un importante arco narrativo del passato, tra Sentinelle, Magneto o Sinistro, dando comunque modo allo spettatore più spaesato di comprendere gli allacci delle varie storie e di non sentirsi lasciato solo. Possiamo dirci sinceramente colpiti e soddisfatti del progetto X-Men '97, nella speranza che la prossima stagione possa regalarci gli stessi spunti di riflessione e lo stesso spettacolo di questa appena conclusa.
Conclusioni
In conclusione, dietro alla sua apparente aura nostalgica X-Men '97 nasconde una profonda anima intellettuale che si rende evidente soprattutto nella scrittura degli episodi e dei dialoghi, per come tratta alcune tematiche identitarie ed inclusive, per come sfrutta relazioni e rivalità, per le corde che sa toccare. Un prodotto meraviglioso forte di un parterre di protagonisti ben ragionato e di un'animazione rinnova il passato senza tradirlo, mantenendo intatto fascino e carattere della serie classica ma con un tocco aggiuntivo più virtuoso e moderno. Imperdibile.
Perché ci piace
La scrittura e la curatela di Beu DeMayo sono straordinarie.
Ci sono monologhi e riflessioni che lasciano il segno.
Il recupero costante di dinamiche e storie classiche che vengono però adattate al presente.
Lo stile animato è semplicemente meraviglioso.
Gli scontri, le rivalità, i team-up.
Cosa non va
Forse il pubblico di riferimento è principalmente quello che è cresciuto con la serie classica, ma non lasciatevi intimorire: in realtà è aperto a tutti.
7 notes · View notes
lostinaflashforward · 2 months
Text
RECEFLASH | The Time Traveler's Wife - stagione 1
Tumblr media
Il nostro parere sulla prima ed unica stagione di The Time Traveler's Wife.
RECEFLASH STAGIONE 1
8 notes · View notes
hitmewlucille · 3 months
Text
Tumblr media
7 notes · View notes
jazzluca · 3 months
Text
PROWL ( Deluxe ) Generations LEGACY EVOLUTION *Animated*
Tumblr media
Immancabili, e vorrei ben vedere il contrario altrimenti, anche gli Animated partecipano alla trilogia celebrativa di Legacy per il 40ennale dei Transformers, ed iniziano alla chetichella col solo PROWL uscito per Evolution, per poi continuare in seguito con un altro paio di suoi colleghi Autobot in United.
Tumblr media
Prowl in Animated è stata una signora rivisitazione del classico Pantera G1, condividendo solo il tema del veicolo della polizia e qualche dettaglio come il diadema sulla fronte o i gradi sulle braccia, o volendo anche le ali decorative sulle spalle, mentre caratterialmente era il combattente solitario del gruppo, un cyber-ninja inizialmente allergico alle dinamiche di gruppo ed ad eseguire gli ordini di Optimus.
Tumblr media
Un ottimo esempio quindi di un personaggio nuovo ma conosciuto da riproporre nei Generations, insomma, presentato con un look meno stilizzato di quelli della sua serie originale, come già visto per Arcee Prime, ma alla fine reso bene e fedele del ROBOT visto in Animated.
Tumblr media
Prowl qui infatti non è uno smilzo o spilungone, anche se ha un accenno di mento lungo sulla faccia, ed è grande quanto gli altri robot che diventano motociclette della linea. Come dicevo è fedelissimo nei dettagli dalla figura originale, con in più i dettagli dei "gradi" anche sulle spalle, mentre un po' meno gradite sono le due parti di manubrio sopra le "ali", ma di riflesso queste sono mobili a differenza delle originali ed hanno pure il dettaglio dei reattori con cui il nostro poteva brevemente volare nei cartoni.
Tumblr media
Oltre ai soliti fori sotto i piedi il nostro ne ha pochi altri solo sul spalle e braccia e uno dietro la schiena, potenzialmente inacessibile non fosse per la summenzionata possibilità di abbassare le ali. Se l'Animated originale aveva le armi nascoste delle stella ninja a 3 punte nascoste nei cerchioni, ed idem il Legacy, con le punte che spuntano ruotando i due cerchi esterni l'uno rispetto all'altro.
Tumblr media
Fa un po' storcere il naso che la sola mano destra abbia la forma del foro standard per armi mentre la sinistra imiti quelle del giocattolo del 2008, magari per poter impugnare meglio i suddetti shuriken, ma alla fine si riescono a mettere pure sulla mano destra, quindi mah!
Tumblr media
Già il giocattolo originale era snodatissimo per i tempi, ma il nostro in quanto Generations moderno lo supera anche se di poco con l'inclinazione delle caviglie e la testa che si alza, peccato solo che gli manchi la rotazione dei polsi, ma al solito è assente per la TRASFORMAZIONE dei pugni, che si nascondono all'interno degli avambracci, con un vuoto però non così fastidioso.
Tumblr media
Ed a proposito della tale, il passaggio da robot a veicolo è idealmente uguale a quello dell'originale, con le braccia che si proiettano all'indietro a formare il retro ed il petto che è platealmente il muso della moto, mentre il bacino ruota di 90° e le gambe si piegano a metà degli stinchi liberando le ruote.
Tumblr media
La MOTOCICLETTA SPORTIVA risultante non è sinuosa ed elegante come l'originale, ma si difende bene, anche se appunto sono in vista le giunture che uniscono le spalle e la coscia della gamba posteriore, così come le ruote risultano piccole in proporzione al resto del veicolo.
Tumblr media
Se il robot Animated del 2008 era un po' smollaccione nelle articolazioni, la sua moto era invece un sublime gioco di incastri e risultava compattissima nel suo look futuristico, mentre viceversa grazie alle solide articolazioni del Legacy la motocicletta del 2023 per fortuna resta salda nella parte posteriore, dato che l'aggancio del ginocchio sulla fessura formata dalle braccia unite non reggerebbe!
I fori che erano su braccia e spalle possono essere usati anche nella moto per piazzarci armi, volendo, così come quello vicino al serbatoio, anche se è un po ostico per via della vicinanza con la testa del robot…
Tumblr media
Ed infatti fa quasi scompisciare il fatto che la faccia del robot s'intraveda da dietro il parabrezza della moto, anche se ha senso che sia lì dato che sulla nuca il nostro ha i conta chilometri scolpiti! Magari era meglio se mettevano un pannello di plastica subito dietro quella trasparente del parabrezza, ecco. ^^'
Insomma, una bella versione moderna dello storico personaggio del 2008, con discrete migliorie rispetto al giocattolo originale ma anche lacune che lo bilanciano, consigliato quindi ai fan del Prowl ninja o ai fan dei tf motocicletta, ma di sicuro non sostituisce del tutto il bel Deluxe archetipo.
Tumblr media
-Bio ufficiale codice QR: https://transformers.hasbro.com/it-it/bios/tzanukfg#kbydst
8 notes · View notes
riflussi · 5 months
Text
"Anarcoccultismo" - E. Lagalisse
Finalmente, dopo circa un anno, sono riuscita a portare a termine questa impresa titanica. Questo libro, questa tesi, è molto più complessa di quanto credessi. Ammetto di essere particolarmente carente in storia della filosofia, quindi sicuramente questo ha inciso sul tempo impiegato a comprendere ogni frase scritta (troppo, onestamente parlando). Tuttavia ritengo che sia un libro interessantissimo e che regala spunti di riflessione fondamentali. Ci si deve sempre mettere in discussione, anche quando si è "dalla parte giusta". È ciò che Lagalisse si impegna a fare e ci riesce con successo. Il suo studio parte dalla volontà di comprendere come si generino le cosiddette teorie del complotto. Diciamo che, essendo una tesi, non è che si comprenda appieno come, ma si pongono le basi per sviluppare pensieri e studi che possano arrivare a studiare il fenomeno nella sua totalità. Nel frattempo, oltre alle basi per altri studi, si sviluppa e si sviscera la domanda "Perché i complottisti vengono denigrati? È giusto denigrarli?". Inutile dire che la risposta non è né sì né no, ma una riflessione del libro mi è rimasta impressa: le teorie del complotto possono essere equiparate a delle fiabe. Non è la veridicità della teoria la sostanza, il piano immaginifico nasconde realtà sociologiche, al pari di una morale. L'unica cosa che mi è dispiaciuta del libro è che ci sono diversi refusi (quasi uno a ogni pagina) e, avendolo letto in italiano, mi è sorto un dubbio: forse le frasi sono troppo arzigogolate in italiano perché la traduzione parte dall'inglese che è una lunga concisa, al contrario dell'italiano. Forse sarebbe stato utile, ogni tanto, "allungare" le frasi per non renderle tanto criptiche e complesse.
10 notes · View notes
pianetatrillafon49 · 3 months
Text
Fuori (dal) campo.
La sceneggiatura è costruita dal suono, mura come divisorie fra vita e morte, mura sonore a pieno schermo, con il sangue che esce dalle orecchie di un buio schiacciante. Assomiglia all'Orrore (È questo il modo in cui finisce il mondo / Non già con uno schianto, ma con un piagnisteo - Eliot). L'edilizia floreale di un angolo di paradiso all'inferno, extra luminoso. Mentre i camini bruciano senza sosta e la cenere impone un contrasto elevato il candore agghiacciante è nei luoghi, negli abiti di Rudolf Höss ("Non lasciate che io mi avvicini nel regno di sogno della morte / Lasciatemi indossare / Travestimenti ricercati" Eliot), nelle parole di un lavoro come se fosse qualsiasi, nella candeggina fittizia che ricopre le anime marcescenti al di qua dei forni.
Glazer mette in scena il film definitivo sull'Olocausto, omettendo tutto il possibile, puntando il dito senza la retorica del non sapevo o lo ignoravo, perché chi ha visitato e visto i campi ha sentito l'odore della carne, ha visto i luoghi e le fornaci, ma non ha mai udito il sonoro della morte. Un volume monolitico. E se per 2001 di Kubrick era l'inizio di un'odissea, per Glazer (con Mica Levi) è la testimonianza definitiva della soluzione finale a cui è giunto l'uomo nel suo viaggio conradiano.
E mentre l'anima marcisce il corpo espelle liquidi improvvisi, anch'esso impossibilitato a sopportare l'Orrore, perché divisa l'anima, possa almeno essa stessa essere evacuata, recisa, gassata, vomitata.
[la zona d’interesse, Jonathan Glazer, Gran Bretagna, Polonia, USA, 2023]
Tumblr media
6 notes · View notes
goblinosophy · 6 months
Text
Un universo sconosciuto - Recensione
Essendo un videogiocatore da molto tempo è capitato che mi stancassi un po' dei miei generi di conforto. Spesso, coinvolgermi in prolungate sessioni di giochi GDR o JRPG  che impegnano per centinaia di ore, può risultare monotono e stancante al punto che la loro conclusione mi richieda piccoli periodi di decompressione dal  viaggio appena conclusosi. Proprio in uno di questi momenti di intermezzo - grazie ai consigli di un caro amico - mi sono lanciato a capofitto su un genere totalmente opposto alle mie solite avventure videoludiche. Parlo di Outer Wilds, un gioco davvero particolare incentrato sulle esplorazioni spaziali all'interno di un piccolo sistema solare.
Tumblr media
La parola chiave di questa mia esperienza è stata "semplicità". Maledizione, quanto fascino racchiude in se il gioco con questa parola.
Fin da subito Outer Wilds non perde tempo nell'introdurti il suo piccolo mondo. Nel primissimo dialogo cominci già a comprendere lo stretto essenziale. Sei un novello astronauta e a breve compirai il tuo primissimo viaggio spaziale, inoltre la tua navicella è pronta e a pochissimi minuti dal suo lancio, nulla di più chiaro no, cadetto?
Inizialmente, quello che mi aspettavo da questo gioco, era il classico simulatore di viaggio spaziale magari con una sua piccola trama orizzontale di contorno. Inaspettatamente mi è stata piazzata un'immensa trappola che avrebbe rubato molto ore del mio tempo libero, già innescata sin dall'avvio dell'applicazione. Comprendi immediatamente che non esiste una meta precisa dettata dal gioco. Sei tu a decidere dove andare, cosa fare, quale direzione prendere con la tua navicella. Il gioco ti sfida a conoscere questo piccolo sistema in piena libertà!
Facendo alcuni piccoli esempi di cosa voglio dire:
Vuoi partire verso la luna del tuo pianeta? Puoi farlo.
Esplorare il primo pianeta nel tuo rettilineo? Va benissimo!
O preferisci scaraventare la tua nave contro il sole per vedere se anche gli alieni possono abbronzarsi? ACCOMODATI PURE!
Tumblr media
L'invito all'esplorazione libera dei misteri di questo mondo rappresenta quello che veramente mi ha colpito e ossessionato di questo viaggio, la sua voglia di accompagnarti (per circa 10 - 15 ore di gioco) a visitare una galassia aliena di cui tu, in quanto spettatore, sei ancora completamente all'oscuro. Un mondo di gioco non impossibile da comprendere... Anzi! Pieno di segni e indizi che ti aiuteranno a scoprirlo, comprenderlo e perché no... Magari anche farti qualche teoria o due sull'affascinante fantascienza proposta dal team di Mobius Digital.
Tumblr media
L'esperienza di un bellissimo viaggio verso l'ignoto che ti prenderà in tutte le sue fasi. Questa secondo me è la frase perfetta a chi mi chiede cosa sia Outer Wilds. "Una bellissima sorpresa di cui non sarò mai stufo e di cui mai dimenticherò il fascino e l'amore che ho provato giocandolo <3"
7 notes · View notes
myteapartyy · 6 months
Text
Hunger Games "the ballad of songbirds and snakes" recension
this is the recesion of both: the book and the movie, I think that there will be some spoilers, so don't read more if you didn't watch it yet. Where can I star? the book of course...the first time I red the book it was 2022, my grandparents gifted it to me for my birthday. I red the hunger games triology in 2021 and I waited a year for the new book. Nowadays I can't tell you if I love or I hate his book, it made me feel a lot of emotions, in few pages It could change my humor and the rest of my day. I admid it, I fell in love with Coriolanus Snow a few times, like when he said: "Without turning he knew it was the girl, his girl, and he felt immense relief that he was not entirely alone." With "his girl" he conquest me, and you can immagine how hard it became when I continued reading the book. I couldn't belive that the situation would get worse as I went on, so I used to close the book and do other stuff as if I had finished the book and there was nothing else to say. lucy gray is a very good character, she's brillant and very smart I like her truthfulness and her semplicity, but she is also very cunning.
OK NOW, my favourite character, Sejanus Plint, he is so underrated and no one ever loves him the way he should be loved. He is so real and he is the only one with a minimum of mental health, Sejanus is also strong and determinated, the only thing that I would change about him is about his decisions, Sejanus ALWAYS make bad choices and he always make them in the wrong time, a few times I caught myself yelling "why do you have such bad timing!" against the book.
My last but not least favourite character is Tigris, she, with Sejanus are the only characters who truly understand the level of degeneration Panem has reached. At first I didn't figured Hunter Schafer as Tigris but after seeing the film I had second thoughts, she was perfect, actually, all the cast was perfect, now when I read the book I can only see them in my mind.
Now a little bit of the story, it's a prequel of the triology, in the book we are at the 10th hunger games, and we have the opportunity to get to know the president snow better, but in this book you can't find the real presidente snow, you can find a young Coriolanus Snow who has to take care of his grandmother and cousin, the only problem is that for surviving he will go against many human rights. this book litterally freaks me out because at a certain point you can't really understand what's wrong and what's right, there isn't a line that separate the two concepts, you are in the middle, in a grey area. Staying neutral and objective is very difficult during this book, but I want you to try, may the odds be always in your favor.
let me now if you read or watch it!
10 notes · View notes
automatismascrive · 2 months
Text
Giudice, vittima e carnefice: Broken Minds
Dice il saggio: i guilty pleasures sono una trappola poiché non c’è motivo di provare imbarazzo per ciò che piace. Dunque non sono particolarmente a disagio nel mettere nero su bianco che due delle mie serie di videogiochi preferite in assoluto sono Danganronpa e Zero Escape. Certo, probabilmente lo sono anche perché riescono a grattare un prurito che quasi nessun altro videogioco mi ha mai sopito, ma sono convinta che al di là dei misteri macchinosi e al limite del sensato, per non parlare dei personaggi stereotipati quando non direttamente cretini, si celi un delizioso piacere nel comporre i pezzi di un puzzle incredibilmente complicato o nel vederlo semplicemente sistemarsi con l’avanzare della trama – oltre alla mia goduria personale nel fare esperienza di quei twist finali anche un po’ nonsense che ho coltivato da quando a otto anni mi sono data la missione di leggere tutti i Piccoli Brividi. Che è poi anche il motivo per cui dalle medie in poi mi sono affrettata a divorare l’intera bibliografia di Hercule Poirot, che pur essendo assai meglio costruita presenta spesso e volentieri lo stesso problema di artificiosità che è facile da segnalare nelle avventure sopracitate (niente colpi di scena stupidi, grazie a dio).
Dicevo poc’anzi però che difficilmente i videogiochi riescono a regalarmi questa specifica soddisfazione – le due saghe citate, assieme ad Ace Attorney che sta prendendo polvere nella mia lista di Steam ormai da un decennio, sono diventate così popolari anche per la peculiarità del loro gameplay nel panorama odierno, che fonde puzzle, visual novel e a volte anche inusuali minigiochi. Sono quindi sempre contenta di poter testare e segnalare altri giochi che scavano a piene mani nel mystery strambo per regalarci la gioia di un pazzo pazzissimo giallo interattivo di serie B, siano essi giochi su piccioni avvocati ambientati nella Francia del 1800 (consigliato) o visual novel ambientate nel Giappone degli anni Novanta: è proprio di quest’ultimo videogioco, intitolato Broken Minds e pubblicato da LockedOn nel 2018, che voglio scrivere oggi.
Noa Karada vive da sola, non ha nessun amico e pochi conoscenti, ma i suoi genitori sono un’ingombrante presenza nella sua vita, specialmente quando si autoinvitano a casa sua per cenare a sbafo, giudicare le sue scelte lavorative e chiederle denaro in prestito; è perciò con un certo sollievo che Noa è costretta a lanciarsi dalla finestra per scappare da un incendio che sembra scoppiare durante la cena, preceduto da un’inquietante presenza mascherata da coniglio che aveva bussato sul vetro appena prima che scoppiasse l’allarme. Le indagini però devono partire in ogni caso, dunque Noa decide di affidarsi alla Yamagata Private Detective Agency, nonostante i loro modi sgradevoli ed eccentrici e la loro professionalità assai dubbia… La situazione però non tarda a precipitare quando numerosi cadaveri si aggiungono al mistero, mentre la nostra protagonista deve fare i conti con l’ingombrante presenza dei detective che sembrano più interessati a battibeccare e a compromettere la scena del crimine anziché a risolvere il caso a loro assegnato.
Questo setup un filo peculiare per un’indagine – se non altro perché i detective sono fin da subito presentati come individui non solo strambi ma anche piuttosto svogliati e incompetenti – viene supportato da un sistema di gioco che alterna dialoghi con sprite a schermo in cui occasionalmente potremo scegliere che risposta dare, sequenze di minigiochi che ci permetteranno di unire i puntini sulle dinamiche e le motivazioni del (dei?) misterioso criminale, e momenti in cui potremo selezionare lo stato emotivo di Noa. Quest’ultima fase di gioco è cruciale, poiché in base al mood selezionato con le prime scelte ci imbarcheremo in route drasticamente differenti, in cui molte conversazioni e soprattutto diverse opzioni saranno sbloccate o al contrario rese impraticabili a causa del drastico cambiamento di Noa, aprendo un totale di ben sei route diverse, ciascuna con più finali; è vero che tale varietà è in alcuni casi poco significativa, modificando solo il tono di certi dialoghi, ma rimangono comunque tutte abbastanza interessanti da essere portate a termine, complice il magico pulsante skip seen text, specialmente quando il giocatore riesce a farsi un’idea più precisa di che cosa sta succedendo nella vita di Noa e delle motivazioni del misterioso criminale.
Tumblr media
Quando si esplora l’ambiente si guarda praticamente uno slideshow, ma funziona abbastanza bene.
Questa varietà a livello di meccaniche, per quanto si possa sostanzialmente ricondurre a delle variazioni su tema sul formato visual novel, è ben incorniciata da uno stile grafico altrettanto vario: gli sprite dei personaggi sono cartooneschi, spigolosi e dalle proporzioni esagerate, a metà tra una serie di Cartoon Network e quelle illustrazioni piatte tipiche di certe graphic novel, ma si muovono in un ambiente finto-3D molto realistico e pensato per colpire per il suo contrasto nel momento in cui il giocatore si trova a navigarlo per cercare indizi o per scegliere il personaggio con cui parlare. Si tratta oltretutto di un gioco con un livello di attenzione al dettaglio e di rifinitura davvero sorprendente, considerando il suo stato di super-indie (ha nove recensioni su Steam, al momento!): oltre alle sequenze in cui Noa esplora l’ambiente attorno sé ci sono un paio di animatic piuttosto complesse, menù personalizzati per tutti i minigiochi, musiche originali composte per il gioco e sprite creati appositamente per la risoluzione finale del caso; anche le opzioni di accessibilità e le quality of life features sono tante, ben pensate e rendono l’esperienza di gioco piuttosto rilassante. Senza conoscere la storia del gioco sarebbe difficile sospettare che tutto questo sia il lavoro di un singolo, ma LockedOn specifica che l’unica persona coinvolta in maniera significativa nel progetto è proprio ləi. Ciò dota oltretutto Broken Minds di un’estetica generale molto riconoscibile e soprattutto molto schizofrenica, che ben si adatta al mondo e ai personaggi pensati dallo sviluppatore, che restituiscono un quadro di generica nevrastenia e di interazioni fortemente sopra le righe.
Ciascun personaggio con cui avremo la possibilità di interagire, infatti, sarà o marcatamente stereotipato fino a rasentare la parodia – come i genitori di Noa, talmente sgradevoli da risultare comici – o affetto da ogni sorta di tic, paturnie o instabilità: il capo dell’agenzia YPDA, Takuma Karashi, è un detective che maschera la sua inefficienza con un comportamento tipico dei detective dei gialli, arroganti e capaci di collegare gli indizi più sottili per arrivare ad una conclusione inaspettata, che in Broken Minds però porta solo a connessioni bislacche e insensate; la patologa Yuzuki Hiiro è insicura e morbosa, nonché straordinariamente incompetente, mentre Ume Hakase, l’esperta di tecnologia, si ritiene anche fine psicologa e cerca di scavare nelle improbabili motivazioni dei criminali senza alcuna pretesa di appellarsi ai fatti. Nonostante la profonda introversione e insicurezza, Noa sembra di primo acchito l’unica persona con una parvenza di normalità, fatto che favorisce assai bene l’immedesimazione del giocatore in ogni scena in cui la ragazza si trova costretta ad interagire con i personaggi che la aiuteranno (o la intralceranno) nelle indagini; certo, più il giocatore scava nei possibili scenari di gioco più la facciata di normalità di Noa inizia ad incrinarsi, fino ad arrivare ai veri finali della VN che saranno in grado di fare chiarezza sugli eventi che accadono nel corso della vicenda.
Tumblr media
I detective come raffigurati in un’illustrazione. La mia preferita è la patetica Yuzuki, che però nasconde un segreto...
Eventi che effettivamente si ricompongono in un puzzle piuttosto intrigante: per quanto LockedOn stessə abbia ammesso che iniziare certe route può rovinare in parte la sorpresa che il giocatore dovrebbe provare completando i due True Ending (sconsiglio in particolare la route del Puppet da giocare tra le prime), in generale il mistero è in grado di lanciare al giocatore una quantità importante di domande interessanti, e anche solo la curiosità di vedere i quattro finali principali di ciascuna route spinge a cercare di completare il gioco. Per quanto trovi che la storia manchi di un colpo di scena super incisivo o di un twist che cambi radicalmente le carte in tavola al livello del mio amato Zero Escape, fatto che si soffre particolarmente sul finale, la qualità della narrazione e dei passaggi logici rimane piuttosto alta e permette alla VN di collocarsi tranquillamente in un ottimo posto nell’immaginaria classifica della qualità della scrittura delle sue colleghe di genere (il fatto che questa classifica sia estremamente povera in termini di qualità assoluta è un dettaglio in questo caso secondario). La vera nota dolente di questa visual novel risiede invece nel modo in cui si arriva a ricomporre i pezzi del puzzle.
Già, perché sebbene ritenga che le idee alla base dei minigiochi che costituiranno il modo principale per risolvere i misteri che circondano Noa siano originali e interessanti, la loro realizzazione lascia parecchio a desiderare. I cosiddetti Logic Train sono composti da una ruota delle fallacie, in cui sarà necessario associare ad ogni frase la fallacia logica che la contraddistingue per costruire un’argomentazione, un puppet theatre per ricostruire la scena del delitto e un minigioco in cui si dovranno selezionare le aree cerebrali… rilevanti… per l’affermazione fatta da qualcuno. Sì, l’ultimo è davvero tremendo, soprattutto perché siccome le aree del cervello si palleggiano compiti molto simili ci si troverà a cliccare tutte le aree simili per capire quale coppia è quella giusta, ma anche la ruota è composta da moltissime fallacie che si sovrappongono almeno parzialmente, e il fatto che sia possibile girare la ruota per ottenere un indizio o una penalità in maniera del tutto casuale non fa che contribuire alla frustrazione.
Tumblr media
Lo schermo da cui selezionare le main mood. Non ho screen dei minigiochi perché li ho odiati troppo, ma concederò che sono belli da vedere.
Il teatro dei burattini è invece abbastanza funzionale, anche perché è stato significativamente migliorato dalle build precedenti, almeno a giudicare dai commenti su Steam e itch.io. Si tratterebbe di un’esperienza molto frustrante, se lə sviluppatorə non avesse inserito sia l’opzione di giocare tutti i minigiochi in modalità facile sia quella di saltarli a piè pari, scegliendo invece tra diverse opzioni quella più logica per proseguire con la ricostruzione del caso o con l’obiezione di Noa – presumo che LockedOn si sia resə conto di quanto i minigame stessero impattando negativamente l’esperienza di gioco e in più di una nota alle patch ha reiterato che i Logic Train sono molto difficili (verissimo, anche se per le ragioni sbagliate). L’unico lato positivo di questi segmenti è che i loro tutorial sono accompagnati da uno sprite chibi della stessa Noa davvero adorabile.
Non posso lamentare però molto altro a questo gioco, se non il fatto che all’occasione l’elemento mystery e quello parodistico cozzano tra loro rendendo difficile al giocatore da una parte sentirsi abbastanza coinvolto nel mistero da provare a svelarlo route dopo route, o dall’altra di ridere liberamente delle interazioni disturbanti che si vengono a creare tra questo cast disturbato; per la maggior parte del gioco però ho trovato che Broken Minds riuscisse piuttosto bene ad amalgamare questi generi per tessere una storia in uguale parte appassionante e canzonatoria: il fatto che la personalità frammentata ma seria di Noa sia a messa a confronto con l’assurdità parodistica degli altri personaggi e che ne esca spesso e volentieri perdente (o additata come quella “strana”) indubbiamente è la chiave di volta su cui si regge questo precario equilibrio di genere che tanto amo in giochi come questo – e pazienza se ogni tanto una crepa si allarga in questa costruzione pericolante.
Tumblr media
Sì, Ume, immaginavo. Questa sarà l’interazione più gentile che avrete con lei.
Beyond Broken Minds: due racconti, Prison of Lies e molto altro
Nonostante Broken Minds non abbia raggiunto purtroppo alcuna notorietà, LockedOn è abbastanza affezionatə alla sua ambientazione da aver prodotto, oltre che numerosi fix per il gioco e diversi update nel corso del tempo, anche altri pezzettini del puzzle che rimangono inesplorati nel gioco principale; sono nati così due racconti inclusi nel gioco base, Broken Egg e Broken Spiral, accompagnati dalle adorabili illustrazioni che ho inserito anche nel consiglio, che svelano qualche retroscena del gioco principale e che seguono i detective della YPDA oltre il caso di Broken Minds. La prima di queste infatti narra di una misteriosa sparizione che ha come tema ricorrente le uova, tutta raccontata dal punto di vista della persona scomparsa, mentre la seconda si incentra sul lavoro del misterioso quarto membro della YPDA in incognito, infiltrata nella polizia giapponese. Si tratta di storie scritte proprio come graphic novel, dunque in prima persona e dallo stile parco di descrizioni e ricco di dialoghi colloquiali, che permettono di aggiungere a questo mosaico di personaggi bizzarri almeno un paio di divertenti new entry e di fare luce su alcune delle vicende che erano rimaste in ombra durante il gioco principale, nonostante sia stato annunciato a questo proposito anche un seguito (Broken Spirits) che non ha ancora visto la luce.
Tumblr media
Reiwa compare nel gioco principale come assistente dello psicologo di Noa. Ha una cantilena? Tipo troppo irritante?
LockedOn non è però una one-hit wonder, nonostante il secondo capitolo di Broken tardi ad arrivare: la sua pagina itch conta diversi giochi all’attivo, tra cui Prison of Lies, scritto nel corso di una VN jam e quindi abbastanza corto, ma che costruisce un mistero molto interessante pescando a piene mani proprio dagli Zero Escape, con un cast più serio e meno nevrotico di quello di BM e tanta tanta tensione. Si tratta dell’unico altro gioco dellə sviluppatorə che ho provato, ma anche i due capitoli della saga di Methods sembrano essere dei gialli interessanti e ben rifiniti, giustificando anche il prezzo un po’ più importante – se questo Broken Minds riesce ad appassionarvi, consiglio di tentare l’acquisto.
Sono sempre felice di scoprire sviluppatori che hanno una chiara idea di che cosa vogliono scrivere e che hanno anche le capacità per farlo bene; che poi questi sviluppatori seguano il solco di alcune delle mie serie videoludiche preferite è solo la ciliegina sulla torta; spero dunque di avervi incuriosito abbastanza da dare una chance a questa VN, o perlomeno a giocare Prison of Lies per convincervi che LockedOn merita il vostro danaro. Che poi sono tipo sei euro, eh, intendiamoci.
3 notes · View notes
diceriadelluntore · 6 days
Text
Tumblr media
Storia Di Musica #327 - U2, The Unforgettable Fire, 1984
L'ultimo edificio di questa piccola carrellata di dischi che ne hanno uno in copertina ci porta nella Contea di Westmeath, nel cuore d'Irlanda, con le rovine di un castello, quello di Moydrum, situato nei pressi della cittadina di Athlone. Lì quattro ragazzi irlandesi, insieme a quello che diventerà il loro amico e fotografo per i successivi quattro decenni, Anton Corbijn, posano per la copertina di un disco che nelle loro intenzioni doveva rappresentare una svolta concettuale e musicale. È facile d'altronde mettere a confronto le prime copertine degli U2 con questa, e rilevarne la differenza concettuale: lo sguardo dolce di Peter Rowen, il fratellino di Guggi, amico di Bono, che capeggia in Boy (1980), la band ripresa in October (1981) sullo sfondo il porto di Dublino, e lo sguardo, rabbioso e drammatico, dello stesso Peter Rowen in War (1983, una delle copertine più iconiche del decennio). Dopo il tour di War, Bono, The Edge, Adam Clayton e Larry Mullen Jr. cercano una svolta. Bono, con una mossa che riprenderà anche in futuro, annunciò all'ultimo concerto di quel tour che la band necessitava di "essere sciolta".
Un rinnovamento che passa da un nuovo approccio alla composizione e da una guida in produzione musicale che sia diversa da Steve Lillywhite, che li aveva seguiti nei primi tre capitoli della loro storia. The Edge, affascinato dai suoi lavori discografici e dal suo ruolo di produttore per i Talking Heads, chiede di contattare Brian Eno. La scelta non sembrava affatto sensata: una band sanguigna, epica, con il guru della musica ambient, della sottrazione emotiva. Lo stesso Chris Blackwell, il proprietario della Island, la casa discografica che li aveva scoperti, era scettico. E lo stesso Eno all'inizio lo era. Ma l'ascolto del loro live Under The Red Blood Sky lo convinse a provare. Porta con sé un tecnico del suono geniale, anch'egli musicista, il canadese Daniel Lanois, incaricato degli aspetti materiali e tecnici delle registrazioni, e indica alla band un orizzonte che se ancorato alla passione, all'epica, alla forza della loro musica originaria, la amplia in scenari vasti, che diluiscono i colori e regalano emozioni nuove all'ascolto.
Registrato nella sala di ballo, trasformata in studio di registrazione, di un altro castello, lo Slane Castle, e presso gli studi di Windmill Lane a Dublino, The Unforgettable Fire prende il nome dal titolo di una mostra fotografica itinerante giapponese sui disastri di Hiroshima e Nagasaki, che i quattro videro al The Peace Museum di Chicago. È una sensazione diversa ascoltare il suono, ricco, cinematografico, di A Sort Of Homecoming che apre la scaletta. Un suono arioso, sostenuto, con l'abbandono della batteria "militaresca" dei lavori precedenti, la chitarra di The Edge che inizia a disegnare paesaggi luminosi, il supporto robusto del basso di Clayton e Bono che si lancia nella descrizione di paesaggi spirituali niente male: hai fame di tempo\tempo per guarire e desiderare, del tempo\e senti la terra muoversi sotto di te\il paesaggio di sogno che hai creato (...) le mura della città sono cadute\la polvere, un velo di fumo tutt'intorno\volti arati come i campi che un tempo\ non opponevano resistenza. Dello stesso tenore, con quest'aggiunta espressionista, sono Wire (addirittura pensata solo come abbozzo nel testo, e registrata con Bono che in parte improvvisa durante il canto) la spettacolare The Unforgettable Fire, e Indian Summer Sky, che è l'espressione anglofona per l'Estate di San Martino. Canzoni che tra l'altro sfuggono alla struttura classica con la ripetizione del ritornello, spesso non citano il titolo nel testo e entusiasmano, spesso ancora oggi, per il lavoro di addizione sonora e di sensazioni che lasciano. Ma è un album che contiene tanto altro: due strumentali, 4th Of July (che è il giorno della nascita della prima figlia di The Edge, e registrata quasi di nascosto da Eno mentre Clayton e il chitarrista improvvisavano) e MLK, dedicato a Martin Luther King, al quale è dedicato anche il brano simbolo del disco, e primo singolo dell'opera, Pride (In The Name Of Love), il cui video musicale fu girato nella sala da ballo allestita a studio di registrazione dello Slane Castle. C'è la poesia dolce e fluttuante di Promenade, un gioiellino che racconta il flusso di pensieri durante una passeggiata, c'è l'esperimento di Elvis Presley And America: basata sulla traccia base rallentata di A Sort of Homecoming, è una improvvisazione canora di Bono, che immagina il Re, ormai sul viale del tramonto, che ricorda il suo passato, specialmente il suo rapporto con Priscilla, e fu una single take lasciata così, grezza e con la voce che dà la sensazione di un'eco più lontana e oscura. Rimane un ultimo grande pezzo: Bad fu scritta da Bono in ricordo di un suo compagno di scuola morto di overdose da eroina il giorno del suo 21° compleanno, è drammatica nel suo crescendo emotivo e diviene una sorta di prototipo di stile U2\Eno\Lanois. Diventerà uno dei momenti clou dei concerti negli anni a seguire.
Un disco dalle tinte sfocate, dai paesaggi sonori sfumati, dalla musicalità complessa poteva sembrare un azzardo per una band considerata così sanguigna. Invece fu un successo: primo disco degli U2 al primo posto della classifica britannica, in top ten in quella americana, e soprattutto la sensazione che la piantina musicale che qui nasce crescerà subito e velocemente, per certi versi in maniera fragorosa, per cambiare il volto alla musica dei decenni a venire. Ma probabilmente questo non lo sapevano ancora.
17 notes · View notes
imperotenebre · 8 months
Text
Transformers Earthspark In missione PS5 gameplay 4K - prime impressioni
youtube
Un occasione sprecata
7 notes · View notes