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#DCI!Ben Solo
kon-igi · 1 year
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Ciao, ti leggo da anni e ne approfitto (a scopo informativo ovviamente). Hanno diagnosticato a mia madre un carcinoma b5a, quindi in situ (cdis-g2/din2). Lei voleva togliere già tutto il seno ma la Dott.ssa l'ha convinta che non serve. Ora farà l'asportazione a Maggio. Con la premessa che i tumori al seno non sono tutti uguali e neanche le dinamiche familiari... Ci sono cose che non potevo chiedere davanti a lei alla visita le avrebbe messo troppa ansia. Io sono brava ad alleggerire gli altri ma sono un bradipo nell'elaborazione personale... non per drasticità ma ho bisogno di uno schiaffo di realtà medica. Che percentuali si hanno per metastasi anche se ora non è infiltrante? Posso solo aspettare i risultati post operazione per sapere se serviranno le pillole o la chemio? Ho sentito dire che ci sono posti dove fanno le radiazioni proprio durante la prima operazione e io boh, su mio padre non posso contare e ho l'aspettativa di tutti addosso come se potessi prendere decisioni migliori ma non è così, non sono in grado di prendermi responsabilità normali, fare del proprio meglio insomma come un'adulta, sono tagliata fuori dal mondo e non sono la persona ideale a cui affidarsi per capire, cercare. Qualcuno ha voglia di condividere esperienze? Ho proprio bisogno di immaginare quello che la aspetta, fosse anche il percorso peggiore, per centrarmi.
Ti rispondo volentieri ma bada bene che QUANTO ANDRÒ A DIRTI HA VALORE PURAMENTE ESPLICATIVO PER DELINEARTI UN QUADRO DI INSIEME E GUAI SE DOVESTE PRENDERE DECISIONI CHE NON SIANO AVALLATE DALL'ONCOLOGO.
In sintesi, quel tipo di manifestazione a quella stadiazione è considerata una lesione PREcancerosa con ottima probabilità di non recidiva a 10 anni (96% con chirurgia conservativa seguita da radioterapia).
Per recidiva, oltretutto, non si intende che tua mamma scopre improvvisamente di essere diventata una malata terminale piena di metastasi ma che la neoplasia si è riformata, con un percorso che a quella stadiazione sarebbe sempre ben controllabile.
Per fortuna se n'è accorta per tempo e si può quindi intervenire con una serenità discreta... sempre considerando l'argomento, eh!
Ti linko un articolo di pubmed in merito, in cui è evidente la levità rispetto ad altre forme, con un testo tecnico ma non troppo (traduci in italiano con tasto destro se ti sembra un inglese faticoso)
Se ti farà piacere aggiornarmi in privato e chiacchierarne, puoi contattarmi su telegram cercando kon_igi
Ciao!
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mobileblogger-it · 2 years
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Honor Pad V8 Pro arriva con Dimensity 8100 e display da 144Hz
Oggi Honor non ha presentato solo lo smartphone 80 GT in Cina, ma anche un tablet denominato Honor Pad V8 Pro. Il tablet si piazza sicuramente tra i livelli alti Android per questo segmento. L’Honor Pad V8 Pro ha un display da 12.1 pollici IOS LCD con risoluzione da 2560 x 1600 pixel, colori 10-bit, 100% DCI-P3 e refresh rate da ben 144Hz. Secondo Honor si tratta del primo tablet con tale…
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Serial Killer!Hux x Blood Spatter Analyst!RC x DCI!Ben Solo
Warnings: I feel like these should come first 😅 this fic is dark, dark, dark. Graphic descriptions of crime scenes and murders, description of death and the taking of life. Blood, so much blood. Strangulation too! It’s all very British, with me trying to make it as accurate as I could I had to fall back on little bits that I know like being British. I use poetic licence and fill in some gaps so it won’t be 100% accurate I am not actually in a criminal career at all 😅 so allow me some mistakes. There are more tags on AO3 and they will always be updated as the story progresses. But basically if you’re squeamish and don’t like thrillers this fic is not for you. NSFW 18+
Summary: You’re a Blood Spatter Analyst that flits all over the country working on the highest profile cases when finally you get the call to London to work with the Met. You meet DCI Ben Solo and have a run in with a very rich, ginger haired man who you seem to see around every corner…
Lots of appearances from characters we know and love plus a few OCs to help the story along.
In the Thickness of Blood Masterlist
Chapter 1
Ben and RC go out for dinner (was actually a Writer Wednesday prompt)
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saggiosguardo · 4 years
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Il mondo del gaming non è più una mia priorità dagli anni ’90, periodo in cui la maggior parte degli attuali giocatori forse non era neanche nata. Trascorrevo molto tempo a giocare sul mio Amiga 2000 (dove ho iniziato a fare grafica) ma ricordo con affetto la console Atari 2600 con cui ho conosciuto Pac-Man e mi sono avvicinato per la prima volta alla tecnologia.
Le console e i computer rimangono le piattaforme preferite dai giocatori ma gli smartphone hanno ripreso il settore del “portable gaming” e l’hanno fatto crescere fino a diventare il più importante, sia per numeri che per fatturato. Il telefono è sempre con noi, offre molta varietà di titoli, spesso anche gratuiti, e si presta meglio a riempire senza impegno le piccole pause del quotidiano. Ecco perché oggi si parla di casual e mobile gaming. Ma cosa succede se si cerca di spingere al massimo l’esperienza di gioco anche su smartphone?
Ha battuto questa strada ASUS, con i suoi ROG Phone, ma anche Xiaomi con Black Shark e persino Razer. L’anno scorso io ho provato invece un modello della linea gaming di Nubia, ovvero il Red Magic 3s (recensione). Specifiche al top, bello schermo da 90Hz, grande batteria e tanti accessori pensati per avvicinare l’esperienza di gioco mobile a quella classica. Dovendo privilegiare questi aspetti se ne sono sacrificati altri, come la portabilità o lo fotografia, ma anche il design poteva essere un deterrente per quanti lo volevano valutare al di fuori dell’ambito gaming per il buon rapporto prezzo/qualità.
Ancora più completo
Quest’anno l’azienda ha voluto portare ancora più in alto l’asticella con il Red Magic 5G, un modello che incrementa le prestazioni e colma alcune lacune del 3S. Il nome svela già una prima novità, ovvero la connettività 5G, che, per quanto non sia ancora molto diffusa, rappresenta sicuramente un elemento di richiamo per il consumatore. Mi è stata inviata per la recensione la versione con 8GB di RAM (LPDDR5) e 128GB di memoria (UFS 3.0), che ha un prezzo di vendita di 579€. Ma esiste anche una versione superiore da 649€ con 12/256GB.
Hardware senza compromessi
Il SoC prescelto è il Qualcomm Snapdragon 865, mentre nel 3S si trovava il precedente 855+. Ci sono tanti altri top di gamma recenti che lo usano ma nel Red Magic 5G c’è una caratteristica che gli consente di farlo andare meglio: il raffreddamento a liquido. Sembra assurdo solo a sentirlo dire, ma è così. Il sistema funziona grazie ad una ventola che raggiunge i 16.000 rpm ed un flusso d’aria garantito da due feritoie laterali (quindi niente resistenza all’acqua).
Da sinistra: connettore per accessori, presa d’aria, switch per attivare Game Space
Ora, i SoC ARM nascono fanless ma questo non significa che non riscaldino andando incontro ad una potenziale riduzione delle prestazioni. Nell’uso quotidiano non di certo, difatti la dissipazione sui prodotti da gaming si attiva solo nell’area di gioco, ma in questa ci offre la possibilità di spremere tutto il potenziale del processore octa-core e della GPU Adreno 650.
A completare il quadro troviamo anche NFC, che colma una bella lacuna del precedente 3S, nonché Wi-Fi 6 e Bluetooth 5.1 con supporto aptX. Il sensore d’impronta è stato spostato sotto lo schermo, con risultati un po’ così. L’ultimo aggiornamento lo ha un po’ migliorato e, quando funziona, è velocissimo.
Il problema è che non è affidabile al 100%: c’è sempre quella volta o due su dieci che non ti riconosce al primo tentativo. Altro aspetto su cui sono un po’ critico è la vibrazione: è quel classico “buzz” vecchia scuola che si trova ancora troppo spesso negli smartphone Android.
Non per deboli di cuore
Converrete con me che, in genere, eleganza e gaming sono concetti agli antipodi. Però anche con lucine e linee aggressive si può fare bene e si può fare male. Il precedente 3S difficilmente poteva piacere ad un utente “normale” mente il 5G in colorazione Eclipse Black mi sembra più sobrio. Ne hanno fatto anche delle versioni sgargianti e bi-color davvero esagerate, ma quella nera lucida mostra le decorazioni sul retro della scocca solo sotto luce diretta e anche le 4 linee rosse quasi non si vedono se non frontalmente. Inoltre anche il gruppo camere ora è piuttosto tradizionale. Insomma, non sto a dirvi che sia un design pulito ma qui è quasi tutto tono su tono, quindi non si arriva agli accessi del 3S.
Dove invece non ci sono mezze misure è sull’ergonomia. Con uno schermo così grande ed un peso di 218g, non è certamente uno smartphone comodamente tascabile o usabile con una mano. Inoltre lo schermo è tutto intero (senza notch) ma sopra e sotto è stato mantenuto un po’ di bordo per migliorare l’ergonomia in fase di gioco, infatti si possono poggiare un minimo le mani senza attivare tocchi involontari.
Audio forte…
La configurazione audio del Red Magic 5G prevede due speaker, uno dei quali è la capsula auricolare. In pratica è la soluzione che usa Apple sugli iPhone da alcuni anni e riesce effettivamente ad offrire buona spazialità. Se guardiamo agli altri smartphone qui c’è tanto più volume e qualità, cosa che rende sicuramente più immersiva l’esperienza di gioco. Però si ha come l’impressione che questa potenza non sia ben controllata, infatti ai massimi regimi è facile che le basse frequenze distorcano e le alte vadano in clipping. Su volume medio si sente decisamente meglio e, qualora si volesse avere più separazione dall’ambiente, c’è sempre il mini-jack per collegare delle cuffie.
Un vero gigante
Lo schermo AMOLED da 6,65″ è enorme e piuttosto ben riuscito, sia sul fronte dei numeri che sull’effettiva realizzazione. Si nota anche poco color shifting di lato, per cui è molto meglio rispetto al precedente 3S. Abbiamo poi la copertura al 100% dello spazio colore DCI-P3 e 2340 x 1080 pixel, offrendo un’esperienza di gioco in Full HD con una densità di 388ppi ed un rapporto di forma di 19.5:9. Allungato, ma non troppo.
È davvero molto luminoso e presenta anche la modalità filtro blu per proteggere gli occhi di sera. L’unica cosa che non ho apprezzato è il controllo automatico della luminosità: a volte scurisce o schiarisce lo schermo di tanto pur stando perfettamente fermi nella medesima posizione. Mi ha dato così fastidio che l’ho disattivato.
Molto positiva l’introduzione dell’always-on display, che mancava sul 3S. Per altro si può personalizzare sia nello stile dell’orologio che aggiungendo delle immagini e persino animazioni. Piuttosto sfiziosa come cosa, anche se più elementi e colori ci sono, più batteria verrà consumata, quindi meglio non esagerare. L’aspetto più interessante, però, è di sicuro nella frequenza di refresh, che raggiunge addirittura i 144Hz. Molto valida anche la frequenza di campionamento del tocco di ben 240Hz.
Liscio come il burro
Sul fronte prestazioni il Red Magic 5G non ha molti rivali e migliora l’esperienza anche grazie all’ottima frequenza di refresh dello schermo. Di default è impostato su 90Hz per contenere i consumi e va già molto bene, ma a 144Hz le animazioni scorrono lisce e morbide come il burro. Una sensazione che sui terminali Android non è così frequente e che, una volta provata, è difficile abbandonare.
Il sistema operativo è basato su Android 10 con un launcher nativo semplice ma non molto rifinito. Purtroppo non sono riuscito a cambiarlo in nessun modo, perché l’opzione c’è ma non sembra sortire alcun effetto. Comunque non è proprio terribile e ci si fa l’abitudine, anche alle voci di menu non ancora tradotte in italiano.
Utilità e amenità
Non mancano la modalità scura dell’interfaccia, il controllo con gesture, lo split screen, il non disturbare programmato, l’intervento sul colore dello schermo, ecc.. ma ci sono anche delle opzioni create ad hoc per personalizzare l’esperienza di gioco e l’aspetto del device. In particolare è interessante la presenza di due LED sul retro: uno rosso con il logo dell���azienda che si può accendere, spegnere o far pulsare; ed uno RGB con la scritta Red Magic che è ben più interessante poiché, oltre alla questione puramente estetica, si può personalizzare nel colore e nell’effetto anche in base alle notifiche, ai messaggi o alle chiamate. Una piccola attenzione che mi è mancata è che se si fanno pulsare sia il logo che la scritta questi non saranno sincronizzati. Peccato.
Lo switch laterale attiva il Game Space, ovvero una schermata per la modalità di gioco. Da qui si possono lanciare quelli installati e personalizzare il comportamento del dispositivo. Possiamo ad esempio accendere o spegnere l’areazione, disattivare le notifiche e le chiamate in ingresso (comodissimo), modificare il refresh rate dello schermo, registrare immagini e video.
All’interno dei giochi avviati dal Game Space possiamo attivare il pannello di opzioni con uno swipe laterale ed avremo altre funzioni utili come i profili per spingere più o meno l’hardware o la personalizzazione dei due tasti soft-touch superiori. Questi trigger non fanno nulla di base ma attivandoli si può scegliere l’area dello schermo su cui agiscono. Dunque avremo due pulsanti sensibili al tocco che simuleranno la nostra pressione in punti specifici dello schermo, potendoli adattare alle interfacce dei diversi giochi.
Il tutto funziona abbastanza bene e anche l’interfaccia del Game Space è curata. Ovviamente con stile aggressivo da gaming, ma senza storture o elementi fuori luogo.
Più spendi, meno dura
Per il capitolo batteria la situazione è piuttosto ballerina. Intendo dire che se non si gioca, si tengono tutte le lucine spente e il refresh rate dello schermo a 90Hz, i 4500mAh mostrano i muscoli e l’autonomia può arrivare ad un paio di giorni. Se invece lo portiamo a 144Hz, attiviamo la modalità di prestazioni più elevate con raffreddamento al massimo e giochiamo a titoli impegnativi, in un paio d’ore circa siamo a secco.
Sicuramente positiva la presenza di un caricatore molto veloce in dotazione, che in soli 15 minuti ci porta al 50% di carica. Tuttavia mi sarebbe piaciuto avere anche la ricarica wireless, perché avrebbe consentito di fare più facilmente qualche rapido pit-stop durante il giorno.
Foto e video
Frontalmente c’è una classica fotocamera da “selfie” che mi è parsa sufficiente, ma nulla di più. Ha quelle funzioni bellezza che vanno di moda sugli Android ma che non ti fanno diventare Brad Pitt, purtroppo. Ha 8MP, obiettivo con apertura f/2 e video FullHD: diciamo che fa il suo lavoro ma va messa nelle giuste condizioni. Al buio o in controluce fa le bizze. La questione diventa più interessante dietro, dove abbiamo ben 3 fotocamere. Non sono ostentate come nel vecchio 3S e come in tanti altri modelli in commercio, ma va detto che lo spessore dello smartphone in quell’area è piuttosto importante, quindi deve essere stato relativamente facile non farle sporgere.
La principale arriva a 64MP, con quel sensore Sony che si trova in moltissimi smartphone Android di questi tempi. e la lente è un 26mm (equivalente) con apertura f/1.8. Poi c’è una 8MP ultrawide con obiettivo f/2 da 12mm (equiv) e, infine, una Macro da MP. Quest’ultima si vede spesso ultimamente, specie negli smartphone che vogliono aumentare la conta di camere tanto per. Proprio qualche minuto prima di scrivere queste righe, ho deciso di fare qualche scatto tanto per confermare l’ipotesi che fosse completamente inutile, ma non ho ottenuto quello che speravo.
Per curiosità ho provato a farne una uguale con iPhone 11 Pro Max e in effetti non si arriva così vicini ai soggetti. Il punto è che però sono solo 2MP e per altro scatta anche veloce per non far uscire foto mosse (e ci riesce) ma poi il risultato ha poca definizione ed è così compresso da sembrare un acquerello. Quindi in termini realistici è praticamente meglio fare un crop dell’immagine principale, però io credo che la funzionalità qui sia più legata al divertimento di scattare immagini un po’ insolite che si possono condividere benissimo sui social. Quindi non è assolutamente fondamentale e l’utilità è discutibile, però sono partito dal valutarla una schifezza ed ho finito per divertirmi ad usarla. E questo qualcosa conta, almeno per me. Vi lascio qualche esempio.
#gallery-0-5 { margin: auto; } #gallery-0-5 .gallery-item { float: left; margin-top: 10px; text-align: center; width: 33%; } #gallery-0-5 img { border: 2px solid #cfcfcf; } #gallery-0-5 .gallery-caption { margin-left: 0; } /* see gallery_shortcode() in wp-includes/media.php */
In generale la UX dell’app non è proprio riuscita. Non che abbia bug o malfunzionamenti (anche se mi è uscita una foto tutta verde come fosse un errore in fase di registrazione) ma non è pensata benissimo. Ad esempio nella modalità standard non possiamo attivare la camera wide o la macro. Per quest’ultima c’è un modo separato nella prima schermata “camera-family” con le funzioni extra e per la wide si deve andare per forza nella modalità Pro. Una cosa che non ha alcun senso.
La foto qui sopra è stata fatta in automatico e poi ho solo sistemato qualcosina in post produzione. Giusto per curiosità vi lascio il JPG originale a 64MP del Red Magic 5G e poi lo stesso scattato con iPhone 11 Pro Max. Secondo me tutta questa risoluzione non serve a molto, infatti non vedo più dettagli reali rispetto ai 12MP di iPhone ma per lo più una maggiore spinta di micro-contrasto. Poi magari in altre condizioni potrebbe notarsi di più o di meno, ma di certo non c’è una crescita di qualità corrispettiva ai MP.
Non è un cameraphone, questo è chiaro, ma le foto non vengono male anche scattando in automatico e rispetto al precedente 3S c’è un’intera galassia di differenza. Tant’è che solo il fatto che mi sia venuto in mente di confrontarlo con uno degli migliori smartphone sul fronte fotografico è in realtà un bel complimento per Red Magic.
L’esposizione è giusta, il bilanciamento del bianco mi piace perché è proprio neutro e gli scatti appaiono molto bene sullo schermo dello smartphone. Rispetto ad un modello top di gamma gli manca l’efficienza nel recupero ombre, però non brucia le luci per mantenerle visibili. Quindi ti tira fuori delle immagini che in realtà sono più naturali nella gestione della gamma dinamica, con delle aree anche molto buie che sembrano quasi i profili di scatto di Leica sui Huawei. Detta così sembra che faccia miracoli, in realtà è semplicemente che mi hanno un po’ nauseato le foto con quell’HDR esagerato che fanno anche gli iPhone. Ad esempio vi lascio questo confronto in cui non vi dico qual è dell’iPhone e quale del Red Magic, ma ci dovreste arrivare per quanto ho detto.
Piccola nota per la modalità notte, che è presente e illumina tanto tanto, ma non è naturale nella resa. Sembra solo che tiri in alto l’esposizione su tutto, cosa che in effetti ci fa vedere bene anche senza luce, però l’effetto finale non è organico e pulito come su quella degli iPhone. Comunque funziona, e già questo è un bene.
Sul fronte video c’è l’8K, il 4K a 60fps e la stabilizzazione non funziona affatto male (ma non c’è sull’8K). Inoltre può registrare in H.264, HEVC o HDR/HLG. Quest’ultimo non fa una grande differenza, però nell’insieme è andato oltre le mie aspettative. Devo dire che queste erano molto basse, ma non era scontato che se la cavasse dignitosamente in quest’ambito considerando che il suo focus è completamente diverso.
Conclusione
Non è facile per me trarre delle conclusioni su questo Red Magic 5G. E lo dico non perché non lo consideri interessante, altrimenti non gli avrei dedicato neanche il tempo per testarlo. Anzi, il problema è che questa volta è andato così vicino a piacermi sul piano personale che ho sentito di più quelle due o tre finezze che effettivamente gli mancano. Non vado a cavillare sul design, perché il suo target è quello e dunque non lo possiamo valutare con il metro che useremmo per un normale smartphone. E se lo guardo con gli occhi del gamer un po’ sopito che è ancora in me, devo dire che ho molto apprezzato il cambio di rotta rispetto al 3S. Anche sulle dimensioni non sono critico, perché è certamente un padellone ma se poi giochi o guardi contenuti video, ti ripaga ad ogni fotogramma. Soprattutto se attivi la modalità 144Hz che, se non erro, è attualmente un primato per il settore. Utile o inutile? Secondo me non ti cambia la vita, però sul fatto che si noti non ho dubbi: si vede e si vede parecchio. L’hardware va benissimo e la gestione delle risorse con il Game Space è piuttosto curata, così come le funzionalità correlate. L’audio non è molto definito ma è forte, quindi basta non esagerare col volume e si va bene, anche perché la separazione stereo funziona e diffonde a dovere. Sul piano costruttivo è anche fatto bene e piacevole in mano per via della bombatura e il materiale. Quindi, dando per scontato che non ci si può lamentare per scelte di stile o dimensione che sono strettamente correlate alla natura del prodotto, cosa non mi è piaciuto?
Prima di tutto il fatto che il software sia un po’ meh. A parte la mancanza di alcune traduzioni, nelle impostazioni sembra tutto troppo poco amichevole. E il fatto che al momento di questa recensione non funzioni (almeno sul mio esemplare) il cambio di launcher mi ha un po’ infastidito. Però si riesce ad ottenere uno stile sufficientemente sobrio pur godendo di alcune chicche simpatiche come la personalizzazione grafica in always-on. C’è tuttavia qualche bug, come quello della luminosità automatica, e rimane da chiedersi quanto sarà seguito con gli aggiornamenti, cosa per la quale non so onestamente darvi una risposta certa. Mi sembra di capire che un paio d’anni di supporto ci siano, ma sul 3S Android 10 credo sia arrivato solo a marzo 2020. Per cui l’aspetto software, in generale, è una potenziale criticità. Ho apprezzato però l’assenza di app spazzatura preinstallate, infatti l’esperienza è vagamente simile a quella stock.
Poi c’è il discorso che non è stato possibile renderlo resistente all’acqua, il sensore d’impronta con questa tecnologia che ancora non funziona a dovere e il fatto che non supporti la ricarica wireless, seppure con quella batteria sarebbe stata piuttosto lunga e impegnativa. A voler essere puntiglioso ne potrei trovare anche altri di difetti, come la vibrazione zanzarosa, il dondolamento sul dorso curvo, il fatto che manchi l’espansione con microSD o che non ci sia una coverina in dotazione (perché non essendo un modello mainstream non è facilissimo trovarne in giro). Inoltre a me è arrivato con il caricatore non italiano, ma potrebbe essere stato solo un errore. Di due cose sono invece sicuro: c’è stato un cambio di qualità complessiva davvero enorme rispetto al 3S e adesso ha tutte le carte in tavola per competere con i diretti concorrenti e raggiungere anche il pubblico italiano (per altro ha pure guadagnato NFC). A livello di specifiche per prezzo il rapporto rimane molto favorevole, ma iniziano ad essere cifre importanti e posso capire che molti preferiscano andare sul sicuro con un modello di un marchio commerciale preso su Amazon. E in effetti non è che lo consiglierei a tutti o a cuor leggero, ma se questa proposizione di valori vi può interessare, se il gaming su smartphone è per voi un’abitudine, e volete un dispositivo con prestazioni ottime senza svenarvi, un pensierino a questo Red Magic 5G dovreste sicuramente farlo.
PRO
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Buona qualità costruttiva
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 Buon grip e dorso curvo aiutano la presa
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 Il design è molto più sobrio ora, ma non ha perso la sua grinta
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Interessanti le due aree soft touch che simulano L1 ed R1
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Uscita audio da 3,5mm con un buon DAC
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Sfiziosi i LED posteriori che si possono anche usare per le notifiche
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SoC al vertice della categoria
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Buona dotazione di RAM anche nel modello base
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Memorie di ultima generazione
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Schermo AMOLED grande, senza notch e di buona qualità
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 I 144Hz sono davvero apprezzabili
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Audio forte e stereo
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Bande LTE valide anche in Italia
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 Dotato di 5G
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 Ora ha anche NFC
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 Nuova e ben implementata modalità always-on
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 Settore foto/video convincente per il tipo di smartphone
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Batteria adeguata da 4500 mAh
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Buona implementazione del Game Space
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Prezzo competitivo
CONTRO
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 Il sensore d’impronta non è sempre affidabile
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 Non è resistente a polvere ed acqua
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 Non ha la ricarica wireless
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 Memoria non espandibile con microSD
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 Il software è un aspetto potenzialmente critico
DA CONSIDERARE 
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 Ovviamente è grande e pesante, nonché un po’ tamarro, ma è voluto
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 In Italia il marchio deve ancora farsi apprezzare
Recensione Red Magic 5G, gaming ad alte prestazioni su smartphone Il mondo del gaming non è più una mia priorità dagli anni '90, periodo in cui la maggior parte degli attuali giocatori forse non era neanche nata.
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animanerd-blog · 7 years
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Dopo un iniziale periodo di “rodaggio”, OnePlus non è più un azienda novellina e si ributta nel mercato con il suo nuovo OnePlus 5T, scopritelo insieme a noi!
Una partenza iniziale non con i fiocchi aveva fatto sorgere molti dubbi agli utenti intenzionati ad acquistare il primo smartphone OnePlus, con un sistema ad inviti che di certo non avrebbe potuto funzionare a lungo. L’abbandono di questo sistema ed un design più al passo con i tempi portano l’azienda cinese con il suo nuovo OnePlus 5T su di un nuovo livello, scopriamolo insieme!
Quali sono le novità?
Si sa, la versione T a cui ci ha abituato ultimamente la OnePlus sono delle revisioni dei precedenti modelli, ed il 5T non fa eccezione. Troviamo infatti montato a bordo del terminale il Qualcomm Snapdragon 835 (anche se attualmente è il meglio disponibile sul mercato Android) con GPU Adreno 540, processore già visto e rivisto quest’anno su molti terminali top di gamma, accompagnato però da 6/8 GB di memoria RAM in base alla versione scelta, da 64 GB o 128 GB di memoria interna. Una piacevole novità la troviamo invece nello schermo, che oltre ad aumentare a 6″ di diagonale con risoluzione Full HD+ (2160 x 1080 a 401 PPI) appoggia lo standard dell’aspect ratio di 18:9, riducendo finalmente i bordi anteriori che rimangono in maniera meno marcata. Il display monta un pannello AMOLED, supporto sRGB con copertura dello spazio di colore DCI-P3 che vanta ottimi contrasti, una buona luminosità ed angoli di visuale molto ampi, il tutto ben protetto dal vetro Gorilla Glass 5.
Un design tutto nuovo
L’adozione di questa tipologia di display porta OnePlus alla pari con i concorrenti (anche se Samsung con Galaxy Note 8 e Galaxy S8 rimane comunque superiore a mio parere) non solo per la qualità del pannello frontale ma anche per il discorso ergonomia: assistiamo infatti allo sfortunato spostamento dell’ottimo sensore di impronte digitali sul retro della scocca, in una posizione non troppo scomoda (mai ai livelli di Note 8), ma comunque non paragonabile al OnePlus 5. Per ovviare allo spostamento del sensore di impronte OnePlus ha voluto implementare una sorda di Face ID “fotografico”, quindi senza scansioni 3D che ci è sembrato davvero fulmineo, ma che ci riserva qualche dubbio sul funzionamento con scarsa luminosità o con indosso dei semplici occhiali da sole, come per la tecnologia di riconoscimento facciale implementata sugli ultimi samsung. Cambiano anche le dimensioni del terminale che diventano di 156,1 x 75 x 7,3 mm con un peso di 162 g.
Le fotocamere?
Sul retro troviamo due sensori (appena più sporgenti di quelli del OnePlus 5), un Sony IMX 398 da 16 megapixel con stabilizzatore EIS (niente stabilizzatore ottico meccanico) ed apertura di f/1.7, mentre la seconda unità monta un sensore Sony IMX 376K da 20 megapixel sempre con apertura f/1.7.
Il sensore secondario, che prima aveva come utilizzo principale quello di ottenere uno zoom ottico senza perdita di qualità, ora viene utilizzato per migliorare gli scatti in condizioni di scarsa luminosità, oltre che per poter misurare meglio la profondità per ottenere l’effetto Bokeh (che Bokeh non è).
Fotocamera in grado di fornire scatti bellissimi, tra i sensori smartphone migliori sul mercato ha dichiarato la OnePlus, aspetteremo i test per vedere se è veramente così, anche se dai primi sample i risultati sono ottimi.
Le altre caratteristiche?
  Il resto del terminale rimane praticamente inviarato dal OnePlus 5, partendo dalla batteria, che rimane di 3300 mAh, stesso processore e stessa GPU come scritto all’inizio dell’articolo, 6 o 8 GB di RAM a seconda della versione da 64 o 128 GB di memoria interna. Il sistema operativo è sempre Android Nougat 7.1.1 personalizzato con la ottima Oxygen OS in versione 4.7.1, che vede in arrivo Android Oreo all’inizio del 2018.
Ritroviamo anche alcune bellissime chicche software come il doppio tap per il risveglio e l’immancabile funzione ambient che illumina per breve tempo il display quando riceviamo una notifica o quando prendiamo in mano il telefono. Sul sensore di impronte digitali rimangono le gesture di scorrimento che permettono di far salire e scendere il pannello di controllo.
Sul lato inferiore della scocca in alluminio anodizzato troviamo lo speaker (mono purtroppo), affiancato dalla porta USB Type-C con supporto USB 2.0 e il jack audio da 3,5 mm.
Anche il prezzo non subisce variazioni, partendo da 499€ per la variante base 6 GB di Ram con 64 GB di memoria interna, e 559€ per la variante con più memoria (8 GB di RAM e 128 GB di memoria interna).
Rapporto qualità/prezzo tra i migliori!
Uno smartphone ottimo dunque, dal rapporto qualità/prezzo altrettanto buono e difficilmente raggiungibile dagli altri smartphone top di gamma (si parla di prezzi al lancio, senza tener conto della perdita di valore nel tempo). Un esperienza Android custom si, ma quasi pura in termini di velocità e reattività del dispositivo, che si attesta tra le migliori esperienze Android dell’anno.
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Rimane solamente da verificare l’autonomia generale del dispositivo che ha visto un aumento del display con una capienza della batteria invariata, ma le prestazioni dovrebbero essere pressoché identiche pensiamo. Aspettiamo solamente di avere il dispositivo sotto mano per potervi togliere qualsiasi dubbio.
Acquisterete il nuovo OnePlus 5? Vi ricordiamo che la data di inizio vendita è fissata per il 21 Novembre alle 15 del pomeriggio sul sito della OnePlus.  In alternativa, sempre per la data di lancio, potete recarvi a Milano per un evento speciale con molti gadget in omaggio dati all’acquisto.
Sapevate dell’arrivo di Google Assistant in Italia? Scopritelo Qui.
OnePlus 5T È Arrivato, Eccolo In Tutto il Suo Splendore! Dopo un iniziale periodo di "rodaggio", OnePlus non è più un azienda novellina e si ributta nel mercato con il suo nuovo OnePlus 5T, scopritelo insieme a noi!
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subitoauto · 7 years
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RENAULT MEGANE 1,5 DCI ANNO 2005 VERSIONE INTROVABILE - Puglia - Foggia - € 2.400 Subito Auto
Renault Mègane 1,5 dci anno 2005 berlina 3 volumi, versione introvabile in Italia, la macchina si presenta in buone condizioni, 191000 km circa, solo qualche graffietto alla carrozzeria, ben accessoriata, ... Pubblica subito auto in vendita
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New fic possibly incoming 👀 ok…no possibly about it. IT IS coming.
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Serial Killer!Armitage Hux x Blood Spatter Analyst F Reader/DCI!Ben Solo x BSA!Fem Reader
A/N: THIS IS A DARKFIC. This is a only prelude for the whole fic which I am still working on. Exploring Hux’s potential darker side is something that’s been on my mind for a really long time and then I watched Hannibal and my serial killer enjoyment kicked up again 🤣 just the picture for this weeks Writer Wednesday prompted this little snippet. Also RC does enjoy her job probably as much as Dexter 🤣The first half is from Hux’s pov and the second is from RC’s. DO NOT READ if you are sensitive to anything remotely dubious. 18+ Minors DNI. @autumnleaves1991-blog @clydesducktape
Warnings: description of taking life, stalker Hux, dark thoughts, he’s a strangler so be warned. Mention of food, moving between jobs, description of blood. Set in London but I am using artistic licence in this fic so not 100% accurate with locations, but I have done my research into BSA and the job they do. (My google search is not something that the police should look at right now 🤣)
Word Count: 1541
Read the Prelude here on AO3.
These places were perfect, it was dark, the lighting wasn’t great and he could hug the shadows as he watched people go about their unsuspecting lives. It had been a few weeks since he’d felt the strain of his garrotte and his hands itched, his mind cried out for that relief he felt when the life left their body.
The heaviness of their form was always a comfort and he wondered often if his father felt the same way after he’d killed his wife. It played in Hux’s mind every time he took a life, he felt like he was in his fathers shoes. The only time he was good enough to step up to his fathers legacy. Killing was a habit now, he craved the rush it gave him that they couldn’t over power him or take anything from him, unlike everyone else in his life. He was taking the most precious thing from them and it gave him such a heady feeling.
He looked up when a few people arrived at the temporary diner, the soft light highlighted you as you stepped up to deliver your order and he was instantly captivated. The way you moved was enchanting, life seemed to blossom from you, alighting everything around you and he couldn’t look away. You looked up at the man you were with, your beautiful face breaking out into a smile and your laugh reached Hux’s ears making his fists clench in desperation. The garrotte was in his pocket ready and waiting to wrap around the column of your beautiful neck but when Hux finally paid attention to the man behind you he withdrew around the tree.
DCI Ben Solo…the copper who had suspicions about Hux but had no proof. Oh, Hux knew about the board of supposed facts the DCI had in his office, like a shrine to Hux’s misdeeds and he smirked into the darkness. Taking one right from under the nose of the DCI was so appealing, a game with high stakes and strict rules, a game Hux wanted to play.
He peered around the trunk of the tree, watching you with a renewed intensity, the desire burned through his blood like a fire that only one action could douse. His eyelids flickered as he imagined the way your throat would constrict, the way you’d fight, he could see you had spirit. You’d be a challenge. His gaze fixated on the column of your throat and he rested heavily against the tree, the longer he watched you the more he wanted….no. He needed you. He needed to feel your soft skin, he needed to hear you struggle, he needed to pull you close to his chest as he choked you. To smell your hair, to feel your warmth, to know that he was in that moment, the most powerful being in your life.
Your gaze swept over his hiding place and he moved, now was not the time. He needed to be patient, it would come down to a particular moment and only when that moment was upon him, would he know how perfect it was.
“What do you fancy? My treat.” You turned to Ben, his cinnamon eyes roaming over the menu over the top of your head because he stood so much taller than anyone else.
“I think you’re doing enough for me, this is my treat,” you exclaimed firmly.
“But I called you here…”
“So? This is on me.” He shrugged, a smile pulling on the corner of his mouth and you swatted his arm, a small laugh bursting forth as you tried not to notice the dimples that appeared in his cheeks. The soft light of the mobile diner gave them a sense of life which he snuffed out as he ran a hand over his stubble.
“Nah, come on. I’m starving,” he moaned and you rolled your eyes.
“Ok ok,” you peered at the menu asking for a basket of loaded fries and Ben ordered the same. You both sat down on the red stools which were much more comfortable than they looked. You turned your seat round, lifting your face up to the dark sky and letting a gentle breeze flow over you. The quiet trickle of conversation filled the air around you and people sat at the tables dotted around enjoying their food, some music played in the background and if you closed your eyes you could easily imagine you were across the pond sat in a real diner. The smell of the coffee, the sizzle of the fries, it all coagulated together into a comforting sensation in the middle of your chest and you let out a little sigh. Ben nudged your arm alerting you to food so you turned and grabbed the Tabasco bottle off the little sauce shelf.
“Tabasco. Really?” You smiled as you dribbled some over the melted cheese.
“Yeah, you don’t like spicy food?” You asked. He wrinkled his face in distaste and you couldn’t stop the giggles.
“Anyway,” he started clearly in an effort to change the subject. “How’s the lab? You think I could persuade you to stay here, permanently?” You shook your head, chewing on a chip and reaching for some napkins before answering.
“I’m a nomad. I like moving around…”
“But you have no home. Doesn’t it get you know, lonely?” You shrugged. You’d never really thought about it, you went where the blood was flowing the most, following the trail of destruction across the country. You didn’t tell many people but you enjoyed the thrill, when you stepped into a new blood soaked crime scene it gave you a sense of awe. None of the patterns were ever the same and it fascinated you how a simple flick of the wrist could produce different results for different killers. Your eyes rose to meet Ben’s and you felt like you wanted to tell him, I wanted to explain the way your job made you feel. As a fellow colleague he might understand but you always kept this part of you locked away. There was a fine line between enjoying your job and enjoying your job.
“No, not lonely, just means I can do what I like or work as long as I like.” Ben licked his fingers, reaching for a napkin he nodded.
“Yeah I get that. My parents are constantly on at me to find someone but I refuse to date a fellow copper and aside from the victims' families I don’t meet anyone else.”
“Oh, that’s not much of a dating pool,” you mumbled and he smirked at your words.
“No, no dating pool. If my mother had her way I’d be all “I’m really sorry your husband died, looking to remarry because my mother wants grandkids!” Yeah, no thanks.” You giggled wiping your greasy hands on another napkin.
“She sounds like she just wants the best for you.”
“The best for me isn’t meeting someone on the worst day of their lives,” he rumbled, suddenly withdrawing into himself and you turned to see him looking down at his food with a vacant expression.
“There’ll be someone. I have to believe there is someone for everyone, otherwise what’s the point of all this.”
“Yeah.” You didn’t like the dip in mood and you looked around trying to see something to distract you both. Some movement caught your eye, over by a tree just outside the pool of light and you squinted, but instantly dismissed it when you saw the railings along the edge of a pond beyond the tree.
“Come on,” you tugged on his arm offering no explanation and dumping your empty basket into the bin provided. You waved and thanked the staff getting a chorus of farewells back and sauntered over to the path.
“Where are we going?” He asked, finally catching up with you. You peered into the darkness, hoping your eyes were playing tricks on you because you swore there had been someone standing next to this tree, but there was no one here.
“I saw a pond, I wanted to see the ducks,” you said without thinking.
“You do know it’s around ten thirty at night the ducks will be sleeping. Like we should be,” he muttered.
“It was your idea to get dinner.” He huffed in resignation, stuffing his hands in his pockets and picking up his pace to follow you to the edge of the lake. You peered into the darkness, something didn’t feel right and your skin prickled. Ben instantly noticed and followed your line of sight.
“What is it?” His tone hushed as though not wanting to disturb you.
“You know, I think I should head back now.” The sense you were being watched was increasing, making your stomach flip uncomfortably with nerves.
“Ok, I’ll walk you back. I left my car at the station anyway. Your hotel is on the way.” You flinched slightly when he pressed his hand against the top of your back steering you back down the path. Finally you turned, telling yourself you were being stupid you were safe here and yet the sense of danger was there, nibbling at your subconscious telling you no matter where you went, you were never completely safe.
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🌹, please and thank you? 🤗
For you my lovely…. Have some NEW content (more than a sentence too) 👀
The sound of your name jolted you awake. You swiped some hair away from your face, seeing Ben was sitting next to you perched on a stool, his long legs bent almost awkwardly as he leaned on the counter. He was thumbing through your notes, his soft hazel eyes looking up to meet yours for just a second.
“Where’s Oli?” You asked groggily.
“He’s gone for lunch.” Panic flared in your gut and you looked at the time on your laptop. Lunch?? You’d clearly fallen asleep.
“Oh god, I need to go back to the scene…”
“No,” he rumbled softly. “You need to rest. I booked you a hotel down the street.” He picked up a sketch and turned it round, he clearly had it upside down but you didn’t want to tell him. On closer inspection he looked as tired as you, his eyes were tinted red, his hair fell in disheveled waves, his tie was loose and his top buttons undone, the sleeves of his shirt were rolled up to his elbows exposing his corded forearms, stubble was becoming evident on his pale, freckled skin making him look rather rugged. His eyes locked with yours for a moment and you looked away with a sharp inhale, the man was good looking you had to give him that.
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So I thought I’d do a little update post if anyone was interested. Here is a list of my current WIPs! If you’re a interested moodboards are below ⬇️ Feel free to message me about them! I’m always up for sharing little bits here and there.
As you can see though, it’s literally all three of my hyperfixations fighting it out amongst themselves in different AUs. 🤷🏻‍♀️ I’m not even sorry, the heart wants what the heart wants and it’s all three of them…literally emptying my brain onto tumblr I make no apologies.
Echoes of the Heart: Next chapter should be up soon! 😬
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Close Enough to Kill - Vamp!Hux x Stackhouse!Reader (no descriptions though aside from surname) Shifter!Poe and Werewolf!Kylo NSFW 18+
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The Incalescence of You - my first ever a/b/o fic 😬 Alpha!Kylo x Omega!Reader x Alpha!Hux this fic is full of smut and angst. And the board will probably change. NSFW 18+
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In the Thickness of Blood - SerialKiller!Hux x BSA!Reader x DCI!Ben Solo this is a darkDARKfic. NSFW 18+
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And my newest idea that might never see the light of day….or could be something for Halloween? 🤷🏻‍♀️ In the Wake of the Devil Exorcist!Hux x Cop!Reader also starting Angel!Kylo and Demon!Poe. I’m basing this on the Constantine Universe so another darkfic for sure. NSFW 18+
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saggiosguardo · 5 years
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HP Envy 32" All-in-One è l'iMac che molti utenti Apple vorrebbero
Mentre stiamo riscaldando i motori per riprendere le attività in questo 2020, il CES sta iniziando a sfornare molte novità che entreranno nelle liste dei desideri di tutti noi. Quella che vi voglio presentare subito si chiama HP Envy 32" All-in-one, un computer che fa venire l'acquolina in bocca. Fin dall'epoca dell'iMac G3 il territorio dei "tutto-in-uno" è stato ipotecato da Apple, che nel corso degli anni li ha resi sempre più moderni e potenti. Sono stati pochi i tentativi della concorrenza di fare di più e meglio, tanto che anche alcuni utenti PC hanno acquistato iMac quando desideravano una postazione completa e compatta, ideale sia a casa che negli uffici, soprattutto negli ambienti di rappresentanza. E mentre le attenzioni di Cupertino nel 2019 sono state rivolte ai nuovi Mac Pro e MacBook Pro 16", gli iMac rimangono stagnanti. Il design è quello da troppi anni, gli schermi pure e le caratteristiche tecniche sono progredite linearmente seguendo soltanto le nuove generazioni di CPU e molto poco sulle GPU.
Probabilmente si sta lavorando ad un aggiornamento importante dietro le quinte – o almeno è questo che speriamo – ma nel frattempo si è creato uno spazio per chi vuole osare un po' di più. HP non è nuova agli all-in-one ma mai nessuno mi aveva colpito come questo. Il design paga il suo importante tributo all'iMac, ma si sa anche distinguere quando deve. Il display da 32" è un 4K HDR-600 DCI-P3 10 bit che regala ottime immagini e che risulta essere della taglia giusta per poter godere appieno di contenuti multimediali così come per crearli. Sono ormai 3 anni che lo ripeto:
i 27" in fascia top non sono più adeguati
E anche se Apple punta alla qualità "Retina" con le modalità HiDPI e risoluzioni più elevate, il 4K spalmato su una diagonale da 32 risulta godibilissimo. Chiunque ne abbia uno ve lo può confermare e io stesso ve lo dico scrivendo dal mio iMac Pro con un 27" 5K che cambierei immediatamente con un 32" 4K... se solo potessi!
Le cornici sono sottili e costanti, mentre in basso c'è un'ampio spazio dedicato ad una sorta di soundbar integrata firmata Bang & Olufsen. È ricoperta in tessuto e sporge nell'area inferiore, così da ad offrire un'esperienza d'ascolto nettamente superiore.
In alto si nota l'assenza di webcam ma in realtà è presente in uno scompartimento a scomparsa meccanico, così si risolve anche il problema di chi non vuole avere la camera sempre attiva quando in realtà non la sta usando. Il colore scuro della livrea ricorda da vicino quello dell'iMac Pro ed è inutile tentare di nascondere che tutti, più o meno, guardano ad Apple quando si tratta di all-in-one (e non solo). Tuttavia HP si è spinta dove Apple non vuole o non è ancora andata, sia per le linee più fresche che per lo schermo maggiorato. Bella anche la chicca dell'area Qi nella base per ricaricare lo smartphone.
La dotazione di porte è misurata ma ben variegata, includendo una Thunderbolt 3, una USB-C, due USB-A, 2 HDMI (out / in) e la Ethernet. All'interno troviamo CPU Intel di nona generazione, buona dotazione di RAM (che a parità di prezzo è nettamente superiore rispetto a quella degli attuali iMac) e soprattutto GPU NVIDIA di ultima generazione.
I prezzi non sono bassi ma l'offerta è interessante perché concreta e con molti aspetti davvero positivi. Ad esempio il modello con i7-9700, 32GB di RAM, 512GB SSD NVMe + 1TB HDD e GeForce RTX 2060 dovrebbe costare circa 3200€, dunque vale il vecchio adagio per cui se prendi un case e ci metti dentro la stessa "roba" si può risparmiare, tuttavia non si ottiene lo stesso design pulito, compatto e senza cavi. Tutti motivi che hanno praticamente fatto sparire gli assemblati dalla maggior parte delle scrivanie nel mondo. E comunque un iMac 27" sostanzialmente comparabile costa almeno 1000€ in più-
Vi includo di seguito anche i commenti degli altri SaggiAutori su questo HP ENVY 32" All-in-one:
Non trattiamo su queste pagine, per motivi tecnici e legali, la questione hackintosh. Ma non si può negare che questo HP tenta a metterci macOS su, di vederlo all’opera su quello che l’iMac potrebbe essere e diventare se Apple decidesse di osare di più. Purtroppo o per fortuna, ci pensa la stessa HP a togliere la tentazione, adottando GPU Nvidia per le quali Apple ha la stessa passione e supporto che abbiamo noi per le zanzare in estate, ossia zero. – Giovanni
Hp Envy 32 insegna ad Apple che una evoluzione del settore degli all in one è ancora possibile: cornici ridotte al minimo, ampio display 4K e audio di ottima qualità accompagnano una dotazione hardware di tutto rispetto, pur mancando il suffisso “Pro” nel suo nome. Chissà se questo computer non porti un po’ di ispirazione per un rinnovo ragionato della gamma iMac nel corso del 2020. – Elio
Non sempre sottile è meglio, anzi mi piacciono molto le forme leggermente irregolari di questo nuovo HP, la dimensione dello schermo è quella giusta ed è stata posta giusta enfasi anche nel comparto audio integrato. Apprezzo inoltre la webcam a scomparsa (anche se sarebbe stata più cool se motorizzata invece che manuale) e lo spazio per la ricarica Qi integrato nella base. – Massimiliano
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saggiosguardo · 6 years
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LG lancia il G7 ThinQ, con notch, doppia fotocamera con intelligenza artificiale e audio Boombox
Ne stava anticipando l'arrivo da diverso tempo ed aveva persino fatto una comparsa alla chetichella durante il Mobile World Congress 2018, senza alcun annuncio ufficiale. Che è arrivato oggi: il G7 ThinQ di LG si mostra senza veli, come nuova proposta di fascia alta dell'azienda coreana. Il dispositivo porta varie novità in dote, sia estetiche sia funzionali, e una di esse certamente spicca subito all'occhio.
Il notch ha infatti conquistato anche LG, che si aggiunge così alla numerosa schiera di produttori che l'hanno adottato. All'interno della barra sensori, come l'abbiamo ribattezzata in altre occasioni, troviamo la capsula auricolare, la fotocamera anteriore e, appunto, i principali sensori come prossimità e luce ambientale. Il notch può essere "nascosto" durante l'uso attraverso un'impostazione dedicata. Il resto della scocca frontale è pressoché interamente dedicata al generoso schermo da 6,1" con risoluzione QHD+ e supporto HDR10. Si tratta di un semplice LCD, ma LG ci ha lavorato parecchio, con la copertura al 100% dello spazio colore DCI-P3 e luminosità fino a 1.000 nit, valore raggiunto nelle condizioni più estreme. Sono disponibili inoltre diverse modalità d'uso al fine di adattarne la resa in svariati contesti. La costruzione prevede ampio uso del vetro, fatta eccezione per i bordi in metallo. Il G7 ThinQ ha la certificazione IP68, a cui si aggiungono i test di resistenza compiuti in accordo allo standard militare statunitense MIL-STD 810G.
Andando all'interno, troviamo un SoC octa-core Qualcomm Snapdragon 845, con GPU Adreno 630. La memoria RAM LPDDR4X presente ammonta a 4 GB, mentre 64 sono i GB destinati all'archiviazione UFS 2.1, senz'altro un buon quantitativo base che può essere espanso all'occorrenza tramite microSD. La connettività è completa grazie alla presenza di 4G LTE, Wi-Fi 802.11ac, Bluetooth 5.0 ed NFC. La sicurezza biometrica è affidata al sensore d'impronte digitali posto sul retro, con un posizionamento ottimale dal punto di vista ergonomico. È disponibile pure lo sblocco tramite riconoscimento del volto, ma risulta una modalità secondaria, complementare. Oltre ai consueti pulsanti fisici per accensione/sblocco/spegnimento e volume, è previsto un ulteriore tasto totalmente dedicato all'attivazione di Google Assistant.
Passando al comparto fotografico, troviamo due sensori da 16 Megapixel, entrambi con dimensione dei pixel di 1 µm. Le altre caratteristiche all'interno della coppia sono però differenti: il sensore principale dispone di apertura f/1,6, autofocus e stabilizzazione ottica, mentre quello secondario ha un'apertura f/1,9 e una lente super grandangolare da 107°. La registrazione video avviene in 4K HDR. Per quel che riguarda la fotocamera anteriore, si tratta di un'unità grandangolo da 8 Megapixel con focus fisso. Molte delle funzionalità a livello software sono analoghe a quelle introdotte di recente sulla serie V30 e non è un caso che pure qui sia stato ripreso il suffisso ThinQ, identificando tutto quanto è legato a stretto filo all'utilizzo dell'intelligenza artificiale. Rispetto all'altra serie, però, il G7 può contare su ben 19 preset a disposizione invece di 8 e vengono fornite modalità aggiuntive per la gestione del colore in fase di scatto, adattate al contesto. Super Bright Mode si occupa di migliorare la resa delle foto in condizioni di scarsa luce ambientale combinando virtualmente tra loro i pixel della fotocamera principale. Non mancano, infine, le opzioni che stanno già spopolando su vari top di gamma come le Live Photo, l'aggiunta di oggetti in realtà aumentata e l'effetto bokeh.
Un altro aspetto su cui LG punta molto per il suo G7 ThinQ è l'audio. Lo speaker stereo principale Boombox è in grado infatti di sfruttare l'interno dello smartphone come una sorta di woofer esaltando così, soprattutto quando collocato su superfici piane, le frequenze basse che sono un punto dolente di quasi tutti i telefoni. L'attenzione per il sonoro è dimostrata anche dal quad DAC 32-bit/192 kHz integrato, con supporto alla tecnologia surround DTS:X 7.1. L'amplificatore può essere sfruttato attraverso la porta USB-C oppure il buon vecchio jack cuffie da 3,5 mm, che resta a disposizione insieme ad un altro strumento di lungo corso come la radio FM. Per quel che concerne la cattura sonora, il set di microfoni integrato non solo permette la stereofonia in fase di registrazione ma ha anche un utilizzo a lungo raggio, in grado di rendere possibile l'utilizzo di Google Assistant anche a 5 metri di distanza dal dispositivo.
Il comparto energetico è affidato ad una batteria non rimovibile da 3.000 mAh, con supporto tanto alla ricarica rapida quanto a quella wireless. LG G7 ThinQ sarà commercializzato con Android 8.0 preinstallato. Due le tonalità tra cui l'utente potrà scegliere: New Aurora Black, visibile nelle immagini soprastanti, e New Moroccan Blue. La primissima fase di lancio coinvolgerà il mercato di casa sudcoreano, mentre per l'arrivo dalle nostre parti occorrerà attendere fine maggio, con un prezzo iniziale di 849 €.
Nessuno
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saggiosguardo · 7 years
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Panasonic presenta la Lumix GH5s e segna un altro importante traguardo
Se c'è un cosa che ormai ho assodato è che quando compro un prodotto per il mio uso personale o lavorativo mi diventa difficile trovare il tempo per recensirlo. È sempre successo e di recente è accaduto con l'iMac 5K 2017 (già l'anno dovrebbe suggerire il ritardo) ed anche con la Panasonic GH5. Forse è già troppo tardi, si potrebbe pensare, perché oggi è stata ufficializzata l'attesissima e ampiamente anticipata Lumix GH5s.
Per quanto mi riguarda non vanno in diretta competizione, credo che la versione "liscia" abbia ancora un mercato molto importante ed è per questo che mi impegnerò per concludere la recensione nel minor tempo possibile. La GH5s, però, si posiziona ad un livello nettamente superiore per quel che concerne il video. Rimane un prodotto ibrido, come lo sono un po' tutte le mirrorless della casa, ma Panasonic ha capito che cercare un punto di equilibro su ogni aspetto porta necessariamente a sacrificare qualcosa. Va dato atto a Sony di aver anticipato tutti in tal senso grazie al trittico A7, A7R e A7S e il mercato le ha risposto benissimo pur avendo proposto una differenziazione fin troppo debole e concretizzata solo nelle variazioni di Sensore/AF.
Panasonic ha invece creato qualcosa di completamente diverso con la Lumix G9, per cercare di incanalare al meglio le esigenze dei fotografi, mentre nella GH5s le maggiori novità sono solo all'interno. Forse si sarebbe potuto accentuare ancor di più il distacco dalla sorellina con ulteriori interventi di natura ergonomica al di là del pulsante di registrazione video (ora tutto rosso), ma la verità è che trovare un corpo più ergonomico della GH5 è davvero difficile. Un passo in più sarebbe potuto essere quello di presentarsi in tutto e per tutto come una cinepresa, ma sarebbe stato un progetto a sé stante come la AU-EVA1 senza l'economicità e la comodità che da sempre caratterizza questa linea. Inoltre si sarebbe persa la possibilità di riutilizzare tutti gli accessori esistenti per la GH5.
La GH5s eredita qualcosa dalla AU-EVA1, come il dual native ISO oppure il doppio circuito di lettura del sensore per offrire un guadagno aggiuntivo nella visualizzazione, in modo da aiutare la composizione anche al buio senza impattare sul registrato. Alla base di tutto vi è però il nuovo sensore da 10,2MP con un formato multi-aspetto che ricorda quello della GH2 e che consente di mantenere lo stesso angolo di campo passando dal 4:3 al 16:9 o al 3:2 (o al 17:9 prossimo al DCI 4K). A sottolineare la natura professionale del prodotto, il sensore perde la stabilizzazione che sarà affidata a sistemi hardware esterni. È normale, sono anni che lo ripeto: l'IBIS (In Body Image Stabilization) è comodo nelle riprese amatoriali oppure per documentare quando non vi sia la possibilità materiale di portarsi dietro l'attrezzatura, altrimenti le distorsioni prospettiche che introduce non sono accettabili nei lavori professionali (cosa diversa è la stabilizzazione ottica).
Altri elementi che posizionano il prodotto direttamente nella categoria delle cineprese sono la presenza del Time Code in/out, l'assenza di limiti temporali di registrazione e la presenza nativa del V-Log. In termini video Panasonic non si è fatta mancare l'occasione per segnare un altro primato con la prima mirrorless capace di registrare in 4K a 50/60p anche nel formato DCI Cinema, superando quindi la GH5. Per il resto le specifiche non sono poi così diverse, ereditando tutti gli aspetti positivi dalla sua gemella. Certo vi sono altre piccole differenziazioni nel software, così come nella resa dell'AF con poca luce, ecc... ma il nocciolo della questione è l'ottimizzazione di questo nuovo sensore per la registrazione ad alti ISO. Ecco perché la diretta concorrente è stata fin da subito inquadrata nella A7S II (ma anche A7R III, dico io), pur avendo questa un sensore ben più ampio. Nei numeri e nelle specifiche è difficile superare la GH5s, con ottimo mirino, schermo touschscreen articolato, batteria di lunga durata, doppio slot UHS-II, V-Log, LUT, HDR HLG, nessun limite di registrazione, 4K 60fps e 1080p 240fps, corpo di magnesio pressofuso tropicalizzato ed un design superlativo, quel che resta da valutare è se questo nuovo sensore "oversized" e tutta l'elettronica di contorno siano effettivamente in grado di competere al livello più alto. Questa risposta potremo averla solo provandola, ma c'è già chi l'ha fatto in anteprima ed ecco quindi questa breve comparazione realizzata da DPReview che le mette a confronto:
Purtroppo YouTube distrugge i video, per cui dovremo aspettare qualche pubblicazione su Vimeo o file da scaricare, ma l'impressione è che Panasonic abbia davvero fatto centro e che i file siano di una pulizia incredibile per le sensibilità e il sensore in gioco. Direi a tratti persino superiori alla A7s II (che però sembra mantenere meglio la dinamica). Speriamo davvero di poterci mettere presto le mani sopra, anche perché la disponibilità è prevista per gennaio e quindi dovrebbe essere prenotabile fin da domani in tutti i negozi di fotografia più importanti con un prezzo di listino di 2499€.
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subitoauto · 7 years
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saggiosguardo · 7 years
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Recensione: iPad Pro 10,5", un po' più grande e molto meglio
Che cos’ha di diverso il nuovo iPad Pro? Mi sono trovato a rispondere a questa domanda più volte nell’arco degli ultimi giorni e sarà successo sicuramente anche ad alcuni di voi. È una storia che si ripete dopo la presentazione di ogni aggiornamento e non è mai facile fornire una spiegazione secca, specie se chi si ha di fronte non è molto interessato ai tecnicismi. Con queste persone non si può iniziare ad elencare il nuovo e più veloce SoC, analizzare le minime differenze di peso e spessore, nella qualità dello schermo o della fotocamera, soprattutto quando si compara con il modello di generazione precedente che, di norma, rimane al passo per almeno un altro anno. Questa volta c’è una variazione evidente che interessa il modello piccolo, il cui schermo passa da 9,7” a 10,5”, ed aiuta a diversificare meglio, ma ho notato che fa molto più effetto mostrare le novità di iOS 11 che non quelle hardware del dispositivo.
Eppure di cambiamenti ce ne sono tanti altri, al punto che si può tranquillamente asserire che tutti i componenti principali del tablet siano migliorati. In termini di design il linguaggio è identico ma la leggera riduzione delle cornici ci offre un effetto di improvviso svecchiamento della linea. A questo si aggiunge l’aumento di 2 cm nella diagonale dello schermo, notevole già di per sé ed amplificato dal miglior rapporto con i bordi. L’iPad Pro 10,5” è ben lontano dalla gigantesca presenza del 12,9”: ha lo stesso spessore di quello da 9,7” (6,1mm), è più largo di mezzo centimetro (174mm) e più alto di uno (250mm). Complessivamente occupa uno spazio simile ma il display è visibilmente più ampio. Non tanto da potersi considerare a metà strada tra 9,7” e 12,9”, ma abbastanza da convincere più di una persona a fare a meno della versione grande, ottenendo una maggiore comodità nel trasporto e maneggevolezza.
Proprio sullo schermo arriva una delle novità più chiacchierate, ovvero la frequenza di refresh raddoppiata (ora 120Hz) e adattabile dinamicamente verso il basso. Quando si usa la Apple Pencil si nota immediatamente la differenza: sul modello precedente andava già bene, ma ora il tratto appare decisamente più naturale e segue la punta con un tempo di reazione assolutamente perfetto (20ms).
L'impatto positivo di quello che Apple ha definito "ProMotion Display" si estende a tutta l'interfaccia, rendendo le immagini più "stabili" – come fossero stampate – e le animazioni nettamente più fluide. Inoltre il sistema riconosce automaticamente il refresh rate migliore a seconda del contesto, potendo scalare dinamicamente fino a 24Hz (con un pulldown 3:2 ideale per i film a 24p). C'è chi dice che si tratta di un miglioramento epocale, al pari di quello avuto con l'introduzione degli schermi Retina, e probabilmente ha ragione. Forse non tutti lo percepiranno così, specie senza poter fare un confronto diretto, ma il ProMotion Display offre sicuramente un'esperienza visiva migliore e non si può fare a meno di augurarsi che venga presto introdotto anche sugli altri dispositivi.
Sempre per lo schermo, che è poi la parte più importante di un tablet, Apple dichiara un leggero aumento della luminosità (600 nits) ed una ulteriore riduzione dei riflessi (solo 1,8%). Bene così, ovviamente, ma si tratta di differenze non così marcate rispetto la precedente generazione e sarà difficile notarle nel normale utilizzo. Un piccolo appunto lo vorrei fare per la funzionalità True Tone, che adatta automaticamente la temperatura colore in base all'ambiente. Questa era già presente nel vecchio modello e così le ho messe a confronto. Di base lo schermo del mio 10,5" è leggermente più giallino rispetto a quello da 9,7" ma se il True Tone funzionasse in modo perfetto e potesse impostare i gradi Kelvin del pannello, i due dovrebbero apparire identici nel medesimo ambiente. E invece no, perché la funzione sembra agire più banalmente su spostamenti caldo/freddo a partire dal punto base, di cui però ignora le specifiche. In sostanza il True Tone non è poi così "true" dal momento che non parte da un riferimento calibrato a livello hardware. Può risultare comodo per addolcire lo schermo in certi ambienti ma non è sconsigliabile se si lavora sulle immagini, perché ne falsa arbitrariamente i colori.
Lo schermo è eccellente nella riproduzione cromatica (copre l'intero spazio colore DCI-P3), ha una luminosità molto elevata (si vede bene anche al sole), un refresh rate di prim'ordine, risoluzione ottima ed è poco incline ai riflessi. Ma è importante sottolineare che il pannello è quasi il 20% più grande rispetto quello del 9,7" e la densità è identica (264ppi). Questo significa che tutto lo spazio aggiuntivo viene sfruttato per i contenuti. E si vede. In verticale le app che vanno su due colonne continuano ad essere un po' sacrificate secondo me, ma in orizzontale il vantaggio è percepibile, specie quando si lavora in SplitView o SlideOver.
L'audio era ed è il migliore mai sentito su un tablet, ma non solo. È difficile ritrovare una qualità ed un senso di spazialità simile anche in ambito portatili, e il vantaggio è che gli speaker sono quattro. A seconda dell'orientamento o dell'attività, l'iPad Pro ci darà sempre una resa ottimale, con un audio nitido anche a basso volume.
E le prestazioni? Beh, vi sfido a dire che l'iPad Pro precedente fosse lento. Nel nuovo modello Apple ha inserito il SoC A10X Fusion, che è quanto di più avanzato sia mai stato realizzato su base ARM. La CPU è composta da 6 core, 3 per le massime prestazioni e 3 votati all'efficienza energetica, ma funzionano tutti insieme se necessario. Sono invece 12 i core della GPU, che segna un incremento delle prestazioni del 40% rispetto la generazione precedente.
I numeri continuano con i 4GB di RAM, che possono non sembrare tanti in senso assoluto ma con iOS a bordo lo sono eccome. Erano la metà sul vecchio e si usava bene, per cui con iOS 10 i vantaggi del nuovo si notano solo in casi specifici (ad esempio con diversi tab in Safari), mentre sarà vistosamente percepibile con l'arrivo di iOS 11 e le sue maggiori funzioni in multitasking. Il punto è proprio l’imminente update: ad oggi il nuovo iPad Pro è più veloce e più fluido del precedente, ma questi viaggia ancora molto bene; da settembre in poi la differenza di prestazioni risulterà più marcata e i possessori del modello più giovane sfrutteranno meglio tutte le novità.
Tantissimi computer, magari anche quello da cui state leggendo, dispongono di un hardware con prestazioni inferiori a quelle del nuovo iPad Pro. Il problema è come queste vengono sfruttate. Sembra passato un secolo da quando il tablet di Apple veniva considerato come un iPhone più grande e, seppure iOS 9 abbia portato una serie di funzionalità specifiche per iPad, alcune delle limitazioni principali sono rimaste, sia con quello che con il successivo iOS 10. Basti pensare alla home con la rigida e larghissima griglia di icone, alla mancanza del drag&drop o di un’app per la gestione dei file. Molti di questi problemi saranno però risolti con iOS 11: per questo non ho potuto fare a meno di provare la prima beta. Al momento abbiamo di fronte versioni preliminari, per cui ci sono tanti bug che possono causare la chiusura improvvisa delle app e addirittura il boot loop del dispositivo (a me è successo, l’ho dovuto ripristinare da zero), ma l’impressione è quella di avere di fronte un sistema molto più versatile.
Non voglio fare qui una recensione del nuovo sistema operativo, anche perché sarebbe troppo presto, ma i vantaggi che offre sono davvero tanti. Il drag&drop era molto atteso e risulta effettivamente comodo, ma le cose che ho apprezzato di più sono il nuovo Dock e l'App Switcher. Il primo è molto più simile a quello di macOS: consente di avere a disposizione tante app ed è richiamabile in ogni momento con un piccolo swipe dal basso verso l’alto; il secondo sostituisce sia il vecchio Switcher che il Control Center, integrando anche una specie di gestione delle scrivanie che ricorda molto da vicino Mission Control sul Mac.
Grazie a questi due nuovi strumenti, riusciamo ad affiancare due app molto più facilmente, spostandole da destra a sinistra senza i precedenti limiti e con la possibilità di averne una terza in sovrimpressione. Trovo poco intuitivo il fatto che si debba trascinare un’icona dal Dock sullo schermo per aprire un’app in stile SlideOver mentre invece per farla sparire si debba trascinare verso destra o sinistra e non verso il basso, ma è una questione marginale. Il mio principale disappunto è invece per l’app File che, per quanto fosse attesissima e più che gradita, non sembra all’altezza della gratuita Documents di Readdle. Sicuramente è un inizio e non ci si può lamentare, però è ancora piuttosto acerba nella visualizzazione dei contenuti e nelle funzionalità legate sia all'archiviazione locale che ai servizi terzi. È una di quelle in cui si può divertire di più a sperimentare il drag&drop con tutte le dita, ma all’atto pratico risulta fin troppo acerba e va spesso in crash in fase di condivisione dei contenuti.
Con tutto che ci sono aspetti migliorabili e che siano ancora alle prime beta, iOS 11 promette davvero di modificare la percezione e l’uso dell’iPad. È un passo nella giusta direzione e nel corso del prossimo anno vedremo maturare molti altri aspetti che ancora si muovono sotto traccia, tra cui va certamente citato il nuovo framework ARKit per la realtà aumentata.
Quel centimetro in più di larghezza sul 10,5” ha consentito ad Apple di creare una Smart Keyboard (179€) più ampia, in cui l’area centrale con i caratteri alfanumerici ha un layout ed una dimensione sovrapponibile a quella delle altre tastiere per Mac. Si tratta di un dettaglio che ne rende l’uso incredibilmente più comodo fin dalla prima digitazione e non nascondo che è proprio per questo che non la usavo sull’iPad Pro 9,7”, mentre ho invece deciso di acquistarla per il 10,5”.
Considerando il ridotto spessore la digitazione è abbastanza precisa ma rimane sempre una membrana unica, utile per evitare che polvere ed acqua si possano insinuare tra i tasti però al tempo stesso meno veloce rispetto altri sistemi. I problemi che ho riscontrato sono quelli già noti da tempo e che Apple non potrà risolvere se non riprogettandola da zero. Non si può definire un’inclinazione diversa da quella nativa, non è stabile da usare sulle gambe ed è impossibile da stesi, i tasti non sono retroilluminati e la particolare struttura crea quell’antipatico scalino quando è chiusa.
Con tutta la sincerità di cui dispongo, devo dire che la nuova custodia in pelle (149€) proprio non la capisco. L’ho voluta provare e la qualità del materiale come le rifiniture rispecchiano le aspettative per un accessorio di questo prezzo. Il problema, semmai, è che non mi sembra utile.
Ci va anche l’iPad Pro con tastiera annessa, e questo è un bene, ma alla fine fornisce giusto un po’ di protezione sul retro ed un supporto per la Apple Pencil. Non sarebbe stato molto più comodo mettere un anellino o un altro tipo di supporto direttamente sulla Smart Keyboard? Lo scalino di cui parlavo prima sembra fornire anche uno spazio adatto. Oppure si poteva realizzare una piccolissima sleeve magnetica per la Apple Pencil come quella che uso io da un anno. Tutte le soluzioni possibili mi sembrano migliori di quella proposta.
E invece no, eccoci con tutto quel popo' di materiale pregiato che costa 149€ ed ha senso solo avendo anche la Apple Pencil (+109€), che aggiunti ai 179€ per l’utilissima (questa sì!) Smart Keyboard fanno salire il conto per i soli accessori primari a 437€. Onestamente, tra le tre cose, la custodia in pelle è proprio quella che consiglio di sacrificare ad occhi chiusi.
Per il discorso connettività l’iPad Pro viene sempre proposto nelle due varianti: Wi-Fi e Cellular. La seconda è molto più utile per chi intende usarlo in mobilità, sia perché una scheda aggiuntiva con un piano dati semplice ormai costa davvero poco sia perché ha il vantaggio di possedere il GPS. In termini di potenza del segnale mi ha stupito in più di una occasione, perché vicino ad un iPhone 7 Plus prende molto più campo l’iPad Pro con il medesimo operatore (in alcuni casi ho riscontrato un vantaggio di due tacche!). Mi ha un po’ deluso l’assenza del Bluetooth 5.0 in favore del precedente 4.2, anche se usando le AirPods la gestione dell’audio con più dispositivi è di una semplicità unica.
L’unico effettivo rimpianto che ho è la permanenza della porta Lightning. In realtà non mi aspettavo un cambiamento in tal senso già da ora e ritengo corretto che Apple cerchi di rimandare il più possibile il passaggio ad un nuovo connettore, tuttavia su iPad Pro le limitazioni si sentono più che su iPhone. Non tanto in termini di adattatori, perché ce ne sono diversi, ma perché la USB-C avrebbe consentito una più efficiente gestione della carica. Per fare un esempio concreto, il MacBook Pro 15" tramite USB-C si ricarica in meno di 60 minuti (76 wattora) mentre all’iPad Pro 10,5" (30,4 wattora) serve fino al triplo del tempo. L'alimentatore gioca un ruolo determinante, ma ho provato ad usarne di più potenti e il risultato non cambia quasi per nulla. L’autonomia, però, rimane davvero molto buona. Si usa in modo intensivo per ben più di 6 ore e si raggiungono facilmente le 8 con navigazione, gestione documentale e qualche contenuto audio/video in Wi-Fi.
Quando si parla di tablet tendo ad evitare quasi completamente l’argomento foto. Non voglio passare per quello che ha la puzza sotto il naso ma non mi sembra proprio lo strumento adatto per lo scopo, anche se non mancano gli esempi di chi lo usa per questo. Con il nuovo iPad Pro non si può però sorvolare sul comparto fotocamere, perché sono praticamente le stesse dell’iPhone 7. Quella posteriore ha un sensore BSI da 12MP, apertura f/1,8 e tantissime funzionalità, tra cui il flash e la registrazione video 4K. Altrettanto valida è quella frontale con 7MP, apertura f/2,2 e video Full HD. Non c’è molto altro da aggiungere conoscendo già l’ottima resa di quella dell’iPhone 7, ma è interessante notare che questa migliore qualità, specie nella fotocamera principale, saranno di grande aiuto con la prossima implementazione di ARKit, che consentirà di sfruttare questo ampio schermo per applicazioni concrete con la realtà aumentata.
Nella colonna delle assenze ci va il 3D Touch e anche il tasto home, che rimane di tipo meccanico e monta il Touch ID di prima generazione. Sono tutti miglioramenti che sarebbero stati graditi, non c'è dubbio, ma non li ritengo insensati. L'efficacia del 3D Touch su schermi così grandi è ancora da dimostrare e per diversi motivi. Intanto la risposta sensoriale richiede un Taptic Engine a distanza ravvicinata, per cui con 10,5" da gestire anche metterne uno ad ogni angolo potrebbe non essere sufficiente. Credo che Apple ci abbia provato e forse riuscirà in futuro ad implementare tale tecnologia anche sullo schermo dell'iPad, magari progettando dei nuovi motori. Rimane comunque da chiedersi se sarebbe comoda da usare. Su iPhone lo attiviamo quasi sempre con il pollice, usando il resto della mano per tenere fermo il telefono. Su iPad dovremmo spingere forte con altre dita, come l'indice, e ciò risulterebbe fattibile solo con il tablet in posizione fortemente stabile, come su una scrivania, e non in mano o in modalità stand (perché cadrebbe all'indietro). Sempre per l'assenza del Taptic Engine si motiva il tasto home tradizionale, mentre il Touch ID non di seconda generazione è il peccato più trascurabile di sempre. Meglio è meglio, su questo non si discute, ma se la differenza in gioco è tra veloce o velocissimo, preciso o precisissimo, beh, mi pare che si possa soprassedere senza perdere nulla di concreto.
Conclusione
Con un iPad (2017) che ora parte da un prezzo base di 409€ e risulta più che valido per una perfetta fruizione di contenuti, l’iPad Pro si ritaglia un ruolo ancora più specifico nella direzione della creatività. La Apple Pencil è di fondamentale importanza in tal senso, ma non è solo lei a fare la differenza. La tastiera che sfrutta lo Smart Connettor è utilissima per chiunque debba digitare molto testo, la creazione musicale può giovare di un sistema audio più efficace e la maggiore potenza di calcolo apre a tutta una serie di usi ed applicazioni che rendono decisamente meglio sul Pro. Forse oggi la proposta di iPad è finalmente chiara e matura: il modello base ha un costo più aggressivo e i Pro sono più "Pro" grazie all’hardware rinnovato, il supporto per tastiera e pencil ed il nuovo iOS 11. Non siamo ancora di fronte ad un sistema che può soppiantare in tutto e per tutto un computer tradizionale, ma ci stiamo avvicinando sempre di più a questo risultato ed app come Affinity Photo dimostrano finalmente cosa si può fare anche a livello grafico. Il nuovo formato da 10,5” è davvero indovinato, con ingombri di poco superiori al 9,7” e una superficie di lavoro che si percepisce fin da subito come più ampia. A questo punto il 12,9” rimarrà dedicato ad una nicchia ancora più ristretta, mentre il 10,5” potrà fare la voce grossa. Si potrebbe banalmente dire che si tratta del miglior iPad di sempre, cosa che in teoria è valida ad ogni nuovo modello. Ma questa volta la frase di rito sembra avere davvero senso. È migliorato, questo è chiaro, però tutto va nella giusta direzione. L’unico limite effettivo rimane il prezzo, perché si parte da 739€ per 64GB Wi-Fi; tuttavia la versione che ritengo più sensata, ovvero quella da 256GB Cellular, arriva a 999€. Cifra che non comprende né la Apple Pencil, né la Smart Keyboard.
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PRO  Solita eccellente qualità costruttiva Apple  Display più ampio e cornici più strette  Schermo a 120Hz, copertura colore P3, riflessi al minimo  Hardware incredibilmente potente, più di tanti portatili  Audio quad-stereo eccellente  Buona durata della batteria  Esperienza d'uso in modalità tablet inarrivata dai rivali  Supporto per Apple Pencil  Smart Connector per tastiere dedicate  Ottime fotocamere, sia fronte che retro  Connettività molto completa  Grandi cambiamenti in vista grazie ad iOS 11
CONTRO  Costoso  La permanenza della porta Lightning è causa di una ricarica lenta
DA CONSIDERARE  Manca il 3D Touch (per il momento prerogativa dei piccoli schermi)  Il Touch ID è di prima generazione
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saggiosguardo · 8 years
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CES 2017: il Dell Ultrasharp UP3218K è il primo monitor 8K ad arrivare sul mercato
Al CES 2017 non stiamo vedendo particolarità novità nel mondo dei monitor e dei TV, cosa che in fin dei conti non dispiace. Stabilizzata la risoluzione dei pannelli sul 4K, Sony ha abbracciato la tecnologia OLED nei top di gamma (così avremo un minimo di concorrenza sul mercato), mentre Samsung la vuole ignorare anche quest'anno ed ha presentato gli SUHD Quantum Dot, ennesima rivisitazione del LED che insegue il resto del mercato e che l'azienda contrae in QLED ("stranamente" simile a OLED).
In termini di piattaforme sembra si sia raggiunto l'equilibrio, con i due principali produttori che portano avanti Tizen (Samsung) e webOS (LG) ma senza stravolgerli come negli anni passati, mantenendo compatibilità software a beneficio di utenti e sviluppatori, e tutti gli altri sostanzialmente appoggiati alla Android TV di Google. Per i monitor i prodotti più interessanti sono i 32" 4K, dopo alcuni anni in cui le migliori tecnologie si trovavano nei più piccoli 27". La maggior parte di questi ha guadagnato la connessione USB-C con Power Delivery, adatta alla crescente ondata di computer portatili e desktop che la supportano, tra cui sicuramente i MacBook e MacBook Pro. In tal senso è sicuramente interessante l'LG 32UD99-W, modello più grande del gettonatissimo 27UD88-W che è out of stock un po' in tutto il mondo data l'ottima accoglienza sul mercato.
LG 32UD99-W (31,5", 4K, USB-C)
Il monitor più impressionante però è di Dell, che ha presentato l'Ultrasharp UP3218K. Questo sarà disponibile per l'acquisto nel prossimo mese di marzo e sarà, a tutti gli effetti, il primo monitor 8K ad essere effettivamente acquistabile. Con i suoi 31,5" di diagonale e ben 33,2 milioni di pixel, offre una densità di 280ppi, superato in scioltezza i soli 220 dell'iMac Retina 5K. Inoltre questo è un multiplo preciso, per cui molto più comodo per una infinità di applicazioni, offrendo di fatto l'equivalente di 4 monitor 4K affiancati, così come il 4K è stato un multiplo 4x del precedente Full HD. Come tutte le primizie costerà caro, per l'esattezza $4999, ma il suo target è ben identificato oltre che dalla risoluzione anche dalla calibratura colore, dalla copertura al 100% di sRGB, Adobe RGB e Rec 709, al 98% del DCI-P3 ed oltre l'80% del Rec 2020.
Dell UP3218K, il primo monitor 8K ad arrivare sul mercato
Il target sono i grafici ma non solo. La risoluzione così elevata può essere importante in molteplici applicazioni, tra cui quelle in campo medico, militare o della ricerca scientifica in generale. Per pilotarlo sono state inserite due connessioni DisplayPort 1.3 a cui si aggiungo un hub di 4 USB 3 e un jack audio da 3,5mm. Il 23 marzo sarà in vendita sul sito Dell statunitense, vedremo se e quando arriverà anche in Europa.
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