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Benedetto il dono dell’aria dolce,
miele d’api, infusa di trifoglio,
calendula, eucalipto, timo, le centinaia di essenze del vento.
Benedetto l’apicoltore
che sceglie per i favi
un posto tra letti d’acqua, violette, senza siepi
né echi. La luce cadenzi, filtri, verde
o dorata pigmenti di regine,
e la gioia sia arcana eccetto lì,
in armonia con epilobi e ruscelli,
con il caldo e la brezza dell’estate,
il corpo di ogni ape sul suo fiore vivido, amante stordito,
strimpellando le fragranze, infatuato.
Per questo,
sorgano i giardini dove il fronte delle api s’arresta,
a sospirare di rose, fiori di zafferano, buddleia;
lì dove le api si raccolgono in preghiera, salmodiano
tra alberi di pero e pruni; api
batterie dei frutteti, dei giardini, da difendere.
Carol Ann Duffy
Floriana Marinzuli e Bernardino Nera, traduttori ufficiali
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Blessed is the gift of sweet air,
bee honey, clover infusion,
calendula, eucalyptus, thyme, the hundreds of essences of the wind.
Blessed beekeeper
which he chooses for the honeycombs
a place among water beds, violets, without hedges
nor echoes. The light cadences, filters, green
or golden pigments of queens,
and joy be arcane except there,
in harmony with fireweed and streams,
with the heat and the breeze of summer,
each bee's body on its vivid flower, dazed lover,
strumming the fragrances, infatuated.
Because of this,
let the gardens arise where the front of the bees stops,
to sigh of roses, saffron flowers, buddleia;
where the bees gather in prayer, they chant
among pear and blackthorn trees; bees
batteries of orchards, gardens, to be defended.
Carol Ann Duffy
Floriana Marinzuli and Bernardino Nera, official translators
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I fiori di pero risaltano bianchi
come il latte su uno sfondo di salici verdazzurri.
L'aria trascina la peluria dei salici.
Nuvole di fiori di pero volano per la città.
I petali caduti sul balcone sembrano neve.
Quante feste di primavera
riusciremo a vedere in questa vita?
Su Shi, Primavera
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Le foglie nell’aria mettono in scena
un intero balletto
faccio la doccia sotto la luna
tocco nei impercettibili
proprio come la luna,
la luna ora è proprio luna
luna piuttosto aristocratica,
aria piuttosto aristocratica
tutto il mio corpo è lacrime
singhiozzante notte, stanotte sei lontana
i tuoi lunghi capelli davanti al ventilatore
danzano spietati per uno specchio sconosciuto
la casa è sulla terra
la casa è canto funebre nel balletto
la casa del mio corpo è tutta lacrime
come vorrei tornare al torrente montano
agitare leggero il ventaglio di piume,
aspettando che si schiudano i fiori di pero
è così lunga l’estate.
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“ Nel maggio Pietro andò in pellegrinaggio a San Michele del Gargano. La compagnia di Guardia era costituita da sessanta persone con tre crocifissi, due labari della confraternita di San Giuseppe, e quattro campanelli. Uomini avanti e donne dietro: erano ordinati come una processione: ma l'ordine rigoroso era mantenuto solo all'ingresso dei villaggi e sulle strade larghe: per i viottoli di campagna, andavano in gruppi di quattro, cinque uomini e donne, cianciando e ridendo, informandosi dai pastori del nome dei proprietari delle terre che attraversavano. I piú anziani valutavano il valore dei raccolti, la qualità delle terre, il tempo giusto per le semine. I giovani sentivano vagamente l'odore della primavera, il fermento della terra in fiore; vedevano il cielo profondo, le nuvole grasse di maggio e si guardavano negli occhi con una sorta di angoscia.
Le ragazze strappavano ai margini delle strade i primi papaveri e le margherite e ne facevano mazzetti che poi portavano nelle rozze mani, non sapendo che farsene.
Carmela Rivullo s'era messa due papaveri tra i capelli, ma poi uno aveva detto che pareva una capra adornata per il giorno della benedizione, facendo ridere tutti; e Carmela s'era strappata i fiori e li aveva buttati.
Sperava che Pietro la guardasse; camminava dietro al giovane con un atteggiamento umile di bestia, respirando le sue orme. Pietro camminava distratto a testa alta; il suo passo era lungo, snodato come quello dei lupi; respirava a narici aperte l'aria profumata di erbe, e sentiva il vigore inesauribile del suo corpo dividere lo spazio con quel ritmo facile di respiro come se anch'egli fosse una cosa della terra e andasse per il suo cammino, senza opera di volontà.
Carlo Antenucci chiacchierava continuamente, dava indicazione a tutti dei luoghi, dava spago alle ragazze con frizzi puerili, con bravate, bugie. Era la quarta volta che faceva quella strada, la conosceva a palmo a palmo, l'avrebbe fatta a occhi chiusi. Un anno c'era stato anche a mietere ed era stato l'antiniero per quindici giorni di seguito. Carlo Antenucci portava il fucile; di tanto in tanto si allontanava dal gruppo in cerca di introvabile selvaggina. Ma un giorno una lepre gli era capitata a tiro mentre tentava di attraversare il Tratturo e Carlo aveva sparato un fulmineo colpo che aveva steso a terra l'animale.
Se ne vantò per tutta una giornata: e mostrava a Pietro il modo d'imbracciare l'arma, di puntare, di sparare.
Pietro maneggiava il fucile con una bambinesca riluttanza che divertiva molto Carlo.
Ma un giorno si allontanarono insieme e Pietro sparò a un corvo appollaiato su un pero: lo fece secco.
– Hai il polso fermo e la mira giusta e poi, – gli fece il compagno cordiale, – sei solido e pieghevole come un carpino.
Gli occhi di Pietro brillarono di gioia.
Ma poi, ripreso il cammino, si era messo a fantasticare sulla morte: «c'era un corvo su un ramo, un colpo e rimase solo il ramo. Al posto del corvo ci va l'aria; se l'albero secca e si taglia l'albero, al posto dell'albero ci va l'aria; l'aria va in tutti i luoghi dove c'erano prima le cose vive».
Camminava a testa alta con una specie di furia di cui si rendeva conto, e il leggero vento di maggio gli entrava tra i folti capelli ricciuti scompigliandoglieli. “
Francesco Jovine, Signora Ava, Einaudi, 1958; pp. 153-154.
[1ª edizione originale: 1942]
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in l'aurora boreale la vedo nei tuo occhi
non ho bisogno che mi porti al Polo Nord,
pero mi piacerebbe tanto
fare un giro sulle stelle,
perché di quelle non se ne ha mai abbastanza.
oppure balliamo su prati bagnati,
scalze,
con una corona di fiori in testa.
io non ce l'ho una magica scarpetta,
ma solo una coperta.
e prima che faccia buio,
con due sillabe soltanto,
scambiamoci i cuori
mi dissi tu.
E io, dal mio piccolo,
con il mio intervento a cuore aperto,
ma senza anestesia,
ti porsi il mio.
Volevo una pari fantasia,
ma ero solo riuscita a fare dei fiori di cartapesta.
Quella sera pregai un poeta,
gli chiesi di scrivermi una poesia
e quando scoccò la mezzanotte
dopo 1000 rintocchi,
mi scrisse
con due sillabe soltanto,
MAM / MA.
nickss
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LA AUSENCIA
Un beso. Y va lejos. Se anula
por el confín donde la senda
boscosa se pierde, lo mismo
que un gran pasaje entre el verdor.
Subo otra vez donde hace nada
lucía el lindo traje gris;
miro el ganchillo, las novelas
y cada liviano vestigio…
En el mirador me reclino,
la cara lacia en la baranda.
Y no estoy triste. No lo estoy
ya. Porque volverá esta tarde.
Y en torno decae el verano.
Y sobre encarnado geranio
con trémulas alas caudadas
gran macaón se tiene en vilo.
El azul sin margen del día,
como cendal de seda tenso;
mas en la sobrehaz serena
ya cavila su orto la luna.
Resplandece la alberca. Calla
la rana. Pero fila un lampo
de berilo encendido, chispa
de cian: el martín pescador.
Y no estoy triste. Mas estoy
pasmado si miro el jardín…
¿Qué me pasma? No me sentí
nunca tan niño como ahora…
¿Y qué me pasma? Toda cosa.
Extrañas se me hacen las flores:
con todo son las mismas rosas,
los mismos geranios de siempre.
*
L'ASSENZA
Un bacio. Ed è lungi. Dispare
giù in fondo, là dove si perde
la strada boschiva, che pare
un gran corridoio nel verde.
Risalgo qui dove dianzi
vestiva il bell’abito grigio:
rivedo l’uncino, i romanzi
ed ogni sottile vestigio…
Mi piego al balcone. Abbandono
la gota sopra la ringhiera.
E non sono triste. Non sono
più triste. Ritorna stasera.
E intorno declina l’estate.
E sopra un geranio vermiglio,
fremendo le ali caudate
Si libra un enorme Papilio…
L’azzurro infinito del giorno
è come una seta ben tesa;
ma sulla serena distesa
la luna già pensa al ritorno.
Lo stagno risplende. Si tace
la rana. Ma guizza un bagliore
d’acceso smeraldo, di brace
azzurra: il martin pescatore…
E non sono triste. Ma sono
stupito se guardo il giardino…
stupito di che? non mi sono
sentito mai tanto bambino…
Stupito di che? Delle cose.
I fiori mi paiono strani:
ci sono pur sempre le rose,
ci sono pur sempre i gerani…
Guido Gozzano
di-versión©ochoislas
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dopo tutte queste coppie fasulle sopravvalutate che hanno sempre dimostrato sui social le storie d’amore da “sogno” e perfette mi sono resa conto di quante coppie sottovalutate ci sono: de ligt e Annekee, Barella e Federica, Federico e Lucia, Fagioli e Giulia, El shaarawy e la Pagani e c’è ne sono altre che sono sempre state nel loro, zitti zitti senza mai mostrare le relazioni perfette e da sogno e sempre e solo criticate, non so che visione hanno della realtà queste persone
Per molte è tutto un business, mi meraviglio che ci sia gente che casca giù dal pero. Le coppie famose che ostentano non fanno altro che dare al loro pubblico ciò che vogliono, è tutto uno show per guadagnarci visibilità e soldi.
Ciò non significa che quelle più riservate abbiano una relazione tutta rosa e fiori, zero problemi o litigi, ma almeno non devono far finta di essere felici preoccupandosi di ciò che le persone si aspettano da loro.
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Nonostante il freddo e la pioggia di questi giorni, qualche ape vola sui fiori del piccolo pero, piantumato la scorsa estate.
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DARDUST
DUALITY
DUALITY, el último álbum del pionero de la música clásica alternativa Dardust, saldrá a la venta a nivel internacional a través de Sony Music Masterworks y Artist First el 28 de octubre de 2022.
Consíguelo AQUÍ
DUALITY, un álbum doble con un total de 20 temas, estará disponible tanto en formato digital como en CD y vinilo. Llega tras el lanzamiento de tres EP que sirven de muestra: #001 Coordinate, #002 Hymns y #003 Horizons (con Horizon In Your Eyes, preestrenado en el Festival de Eurovisión 2022).
Mientras que en álbumes anteriores Dardust ha añadido paisajes sonoros electrónicos a sus composiciones minimalistas de piano, creando un género a caballo entre el neoclásico y el pop, aquí ha optado por dividir sus dos ámbitos en dos experiencias paralelas pero convergentes.
"Me fascina la psicología humana y mi pasión por este campo de estudio me ha ayudado a comprender el dualismo que siempre ha formado parte de mi forma de expresarme musicalmente", explica el artista. "En mis álbumes anteriores, el mundo emocional del piano y el mundo más cognitivo de la música electrónica se fusionaron para crear nuevas perspectivas sonoras y un cruce entre el neoclásico y el pop, con elementos mágicos extraídos de las bandas sonoras de las películas, un cierto tipo de escena de club, las películas de fantasía y el romanticismo. Para mi último proyecto decidí centrarme en los dos aspectos diferentes como si estuvieran influenciados por los distintos hemisferios de mi cerebro. Blanco y negro, música electrónica y piano. Los dos extremos de mi imaginación musical y artística como Dardust".
Por tanto, los dos discos que componen "DUALIDAD" representan los dos hemisferios del cerebro humano. Los temas de piano solista de RIGHT HEMISPHERE expresan la emoción pura y la inocencia del virtuosismo pianístico contemporáneo a través de una música inspirada en el mundo natural y un sentido de la improvisación más emocionalmente espontáneo, como el de un poeta. Sus puntos de referencia provienen de la cultura del Lejano Oriente: El teatro kabuki y el budismo zen. Los conceptos que recorren estos temas están vinculados a una filosofía japonesa ejemplificada por la sakura, la flor del cerezo, que representa la fragilidad, la belleza, la mortalidad y la renovación. En conjunto, estos 10 temas retratan la naturaleza cíclica de la vida a través de las estaciones y la forma en que todo conduce no a un epílogo, sino a un prólogo, una sensación continua de renacimiento.
Por el contrario, las pistas electrónicas de LEFT HEMISPHERE simbolizan la parte racional de nuestro cerebro, el "ingeniero" que hay en el artista. Se han moldeado con una nueva geometría sonora vinculada a patrones, ritmos, sintetizadores y mundos musicales pertenecientes a diferentes estilos, mezclados entre sí para producir un nuevo tipo de narrativa artística. Cada una de ellas tiene un tema y un riff que le da una identidad propia, dentro de la cual podemos escuchar referencias al sonido de los 90, a las bandas sonoras de las películas de John Carpenter, al grupo de prog rock Goblin, al Italo-Disco, al UK garage y al Nu jazz. En este mundo de contaminaciones estilísticas, el enfoque analógico se combina con lo digital y lo orgánico, gracias a los intros y outros creados en colaboración con el colectivo Studio Murena.
Lista de temas de "DUALITY":
LEFT HEMISPHERE
1. Parallel 43
2. Space Samurai
3. Fluid Love
4. We’re Ready to Shine Again
5. Horizon in Your Eyes
6. Forget to be
7. Addó Staje feat. Tropico [Where you are]
8. The Whistle
9. Petals (Exterior Night)
10. Hymn (Epilogue)
RIGHT HEMISPHERE
1. Lucciole [Dalla Finestra] Fireflies [From the Window]
2. Petali (Interno Giorno) [Petals (A Day Indoors)]
3. Nuvole In Fiore [Clouds in Bloom]
4. Dono Per Un Addio [Keepsake]
5. Hanafubuki (Attraverso La Tempesta Dei Fiori Di Ciliegio) [(Through the Cherry Blossom Snowstorm)]
6. Komorebi (Luce Che Filtra Tra Le Foglie Degli Alberi) [(Light Filtering Through the Leaves of the Trees)]
7. Dune [Dunes]
8. Stormi Di Origami [Flocks of Origami Birds]
9. Nintai (Spada Nel Cuore) [(Sword in the Heart)]
10. Inno (Prologo) [Hymn (Prologue)]
Dardust saldrá nuevamente de gira el año que viene para la DUALITY TOUR 2023, en la que mostrará las dos mitades de su alma musical -el piano solista y la electrónica- en una experiencia multidimensional única en directo con espectaculares efectos visuales.
Organizada por BPM CONCERTI (www.bpmconcerti.com), estas son las fechas de la gira confirmadas hasta ahora:
04 marzo 2023 Ascoli Piceno @ Teatro Ventidio Basso
07 marzo 2023 Turín @ Teatro Colosseo
08 marzo 2023 Bolonia @ Teatro Celebrazioni
09 Marzo 2023 Milán @ Conservatorio di Milano
10 de marzo de 2023 Prato @ Teatro Politeama Pratese
11 de marzo de 2023 Roma @ Auditorium Parco della Musica
26 marzo 2023 Berlín (DE) @ Frannz Club
29 marzo 2023 Bruselas (BE) @ Ancienne Belgique - AB Club
30 de marzo de 2023 Amsterdam (NL) @ Melkweg
03 Abril 2023 Londres (Reino Unido) @ O2 Academy Islington
Dario Faini alias Dardust, es uno de los pianistas italianos con más seguidores de su generación. Su música se ha escuchado en eventos mundiales como la Superbowl, el All Star Game de la NBA, un discurso de presentación de un producto de Apple y la entrega de la bandera en la ceremonia de clausura de los Juegos Olímpicos de Invierno de Pekín 2022, entre otros. Como compositor y productor excepcional, ha cosechado varios éxitos en Italia, con más de 70 discos de platino y 500 millones de streams hasta la fecha. Como compositor, abrió nuevos caminos con el primer proyecto de música instrumental italiana que combinaba un mundo pianístico minimalista con los sonidos electrónicos contemporáneos del eje geográfico-musical Berlín-Reikiavik: una trilogía de lanzamientos que culminó en "S.A.D. Storm and Drugs”, publicado a nivel internacional por Sony Masterworks y Artist First en enero de 2020. En los dos últimos años ha colaborado con toda una serie de artistas internacionales, como Benny Benassi y Sophie and the Giants, que se unieron a él en el escenario del Pala Olímpico de Turín para actuar en el 66º Festival de Eurovisión. El nuevo álbum de Dardust se publicará en otoño de 2022, y también ha anunciado una serie de fechas de la gira "DUALITY" en 2023 en salas de Italia y otros lugares de Europa. Página web: www.dardust.com Instagram: @dardust
Facebook: @dardustofficial Twitter: @DarioFaini YouTube: DardustVEVO
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Hola! Me acabo de encontrar con tu blog, bueno estoy escribiéndote en español así que espero puedas entender algo. Si no, puedes traducir mi mensaje. Bueno, realmente me gusto tu yandere de princesa encantadora o en inglés who made me a princess, así que ¿puedes hacer un yandere platónico de claude x hija lector? Donde ella no quiera su atención y prefiere vivir en las sombras, pero el emperador no la deja hacer eso. Y como dije, si no entiendes mucho esta bien, lamento incomodar
𝔜𝔞𝔫𝔡𝔢𝔯𝔢 ℭ𝔩𝔞𝔲𝔡𝔢 𝔇𝔢 𝔄𝔩𝔤𝔢𝔯 𝔒𝔟𝔢𝔩𝔦𝔞 𝔵 𝔯𝔢𝔞𝔡𝔢𝔯
𝔒𝔭𝔢𝔯𝔞 ➵ Who Made Me a Princess
𝔄𝔳𝔳𝔢𝔯𝔱𝔢𝔫𝔷𝔢 ➵ Comportamento Yandere, Relazioni platonica,
𝔓𝔞𝔯𝔬𝔩𝔢 ➵ 1437
Era quasi elettrizzante in un certo senso, far finta che quelle piccole stelle bianche, fossero solo un effetto ottico e qualche sorta di visione, alle guardie che ancora sospettose analizzavano le punte delle due dita per cercare qualche segno che avrebbe dimostrato la tua palese bugia. I bambini e le principesse non mentono, avevano detto prima di andarsene mentre tu te ne andavi trionfante e vicente tornavi dalla tua balia. Era sempre più stato facile ingannare quei soldati occasionali, ma ancora non avevi mai compreso la differenza tra i soldati di Élite e quelli semplici, non li avessi mai visti i primi. Potevi dedurre che erano riservati alla protezione delle imperatore, ma non sapevi se avessi potuto mentire anche a loro. Non ci avevi mai provato. Tutto questo agli occhi di un bambino normale, come ai tuoi, era come una favola, un gioco. Dovevi nascondere le tue capacità ai loro occhi, come avrebbero fatto le fate dei libri che ti leggeva la tua balia.
Ma non avevi mai preso tutto questo molto seriamente. Da questo dipendeva la tua tranquillità e la tua salvezza, eppure spesso ti capita di dimenticarlo. Anche quel giorno lo avevi fatto;
Era una bella giornata, era primavera e il sole forniva un calore quasi piacevole. Non suonava strano quel pensiero di provare qualche trucchetto all’aria aperta, troppo esposta per non essere notata, ma non c’era nessuno nei dintorni quindi non sarebbe stato male provare qualcosa. Qualcosa di semplice, non avrebbe dovuto attirare attenzioni indesiderate e poi era un punto abbastanza profondo della foresta. Nessuno avrebbe dovuto notarlo mentre i fiori iniziavano a crescere in quella porzione di terreno sotto le tue mani, abbaglianti e delicati. Nessuno, ripeto nessuno avrebbe dovuto notarlo,eppure l’imperatore era dietro di te.
❝ Chi sei?❞ Ti volti e il tuo sguardo si posa su di lui. Non ti aveva riconosciuto, se no non avrebbe chiesto chi fossi. Eppure le tue gambe tremavano come mai avevano fatto. Tutto ciò che era distinguibile nella tua mente era la paura di quello che avrebbe potuto farti, se non lo sapessi quei racconti gloriosi ti erano bastati. ❝ Lei è (nome), vostra figlia, sua altezza. ❞ Un altro cavaliere con i capelli rossi. Lui ti conosceva e tuo padre non sapeva neanche che esistessi.
Non era quello che ti aspettavi e ti sentivi a disagio. Quando avevi incontrato per la prima volta l’Imperatore avevi in qualche modo preparato la tua mente a qualsiasi tortura avrebbe potuto pensare per punirti, e non sapevi se meritavi di essere punita o meno ma ti eri preparata ugualemente. Quindi quando aveva chiesto a quel gentile cavaliere di riportarti al palazzo Rubino, ne eri rimasta sorpresa, e lo stesso quando aveva inviato un invito ufficiale per prendere un thè insieme a lui. Era ovvio non fossi preparata per tutto questo, eri stata ignorata fino a poco fa e ora, tutto ad un tratto, si comportava come se gli fosse sempre importato, come se non avessi passato la tua vita a nasconderti da lui. ❝ Mangia quello che vuoi.❞ Se non lo conoscessi diresti che era un ordine, e non lo facevi. Non avevi fame, però hai mangiato ugualmente. ❝ Com'è andata la tua giornata?❞ ❝ Stai Studiando? ❞ ❝ Sei sicura che di non voler venire a vivere al palazzo imperiale.❞ Di tutte le frasi che lui possa mai dirti, questa era quella che più di tutti temevi di rispondere. E sarebbe stato facile farlo se non fosse la domanda che ti veniva posta più di una volta. Non solo da lui, sarebbe bastato un sorriso carino e deviare discorso mostrando quanto potevi essere brava a far levitare un qualche oggetto o semplicemente far sbocciare quel fiore appassito che gli avevi regalato giorni prima. Ma se fosse stato Felix non saresti stata così fortunata. Non c’erano sorrisi innocenti, o frasi fuori contesto che avrebbero portato il cavaliere a non rimanere in quel argomento.
❝ Principessa, dovrebbe dare una possibilità a Sua Maestà- ❞ Non era disposta, ma avrebbe finto che ci avrebbe provato. ❝ -Si sta impegnando molto per recuperare il tempo con voi. ❞ Non ne sentivi la necessità, fin dal principio non avevi mai desiderato essere al centro delle sue attenzione. Era qualcosa di dannatamente pericoloso per te, e tutte quelle domestiche che si erano occupate di te fin dalla morte di tua madre. ❝ E ne sono grata. ❞ Hai detto tenendo la mano del cavaliere, e guardando altrove come se tutto quello che luccica attirasse la tua attenzione, come avrebbe dovuto fare una bambina. Felix sorrise, sembrava averti creduto e questo andava bene, almeno non avrebbe chiesto oltre come faceva solitamente.
Una di quelle cose che aveva cambiato la tua vita, se in meglio o in peggio non lo sapevi, era stata tua sorella. Una piccola bambina, viveva anche lei al palazzo Rubino, anche se non vi eravate mai incontrate. Una ribelle massa di biondi capelli e occhi gioiello, come quelli dell’imperatore, ma che tu non possedevi, ma non ti importava così tanto.
Era successo per caso, era entrata con impertinenza nella stanza mentre stavi pranzando con l'Imperatore, e semplicemente si era fermata a fare domande sull’uscio della porta rivolgendosi al biondo più anziano. Non avevi posto molte domande, ne avevi cercato risposte a domande non poste. ❝ Athanasia, Lei è tua sorella (Nome).❞ I vostri occhi si incontrarono per qualche minuto, dopo che Claude vi aveva brevemente presentate ❝ Spero andrete d’accordo.❞ Non ci tenevi a farlo, anzi speravi di non doverla più incontrare, il palazzo Rubino era abbastanza esteso da concedere entrambe una esistenza separata.
Ma se proprio avessi dovuto ammetterlo con sincerità, quella piccola principessa ti era entrata nel cuore. Un po’ per la situazione simile e un po’ per l'insistenza della tua sorellina avete iniziato ad andare d’accordo, non come lei avrebbe voluto, ma più vicine di quanto avresti pensato. Ed devi dire che è stato un ottimo modo per allontanarti dall’imperatore e non rimanerci insieme troppo a lungo, o semplicemente di non rimanere da sola con lui. Avresti sbattuto gli occhi e avrebbe chiamato anche Athanasia, avresti parlato di come sarebbe bello se anche lei potesse passeggiare insieme a te e all’imperatore, e semplicemente lui la mandava a chiamare. Era stato semplice le prime volte, poi aveva iniziato a diventare più difficile.
Ma non fu così, i cavalieri hanno ucciso tutte quelle donne, che per così tanto tempo ti avevano accudita e cresciuta. La loro vita scivolò dagli occhi lasciandoli opachi e vitrei. Eri inorridita, ma a lui non sembrava importare. Hai cercato con lo sguardo qualcuno che potesse fermare la pazzia di quell'Imperatore. Ne Felix ne Athanasia erano intervenuti, non eri sicura se quest’ultima sapesse di quello che stava succedendo. Era al Palazzo Smeraldo infondo come mai avrebbe potuto saperlo.
❝ Felix fai prendere le cose di (nome), e portale al palazzo imperiale. ❞ Volevi gridargli contro e dirgli che non lo avresti fatto, non eri sicura se ti fosse capitata la stessa sorte ma eri quasi certa di no. Non avrebbe mai posto fine alla tua vita quando c’erano modi migliori per ricordare il tuo posto. Felix si mosse, disciplinò i cavalieri verso le tue stanze, secondo gli ordini che gli erano stati dati, poi ti condusse al palazzo imperiale.
Lì non avresti avuto possibilità di fuggire o comportarti in modo cosi sconsiderato, ne lo avresti allontanato più in qualche modo.
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Uno degli highlights del mio recente viaggio in Svizzera, a Samnaun, e' una vecchietta che ci ha accompagnato di paesino in paesino sul piccolo treno rosso che ci ha portato fino a Scuol-Tarasp, prima di imbarcarci per un altro viaggio alla volta del villaggio alpino di Samnaun. Una donna molto anziana dalla pelle abbronzata e le braccia forti nonostante l'eta' avanzata, questa aveva sulla spalla una borsa Ikea con un mazzo di fiori di campo, papaveri e tulipani.
La donna non stava bene, eppure mostrava un sorrisone sul viso.
Avevo bisogno del bagno ad un certo punto, e mi sono incamminata verso il bagno piccolo del treno. Non capivo come aprire la porta. La donna si e' avvicinata e con un gesto della mano brusco, secco e affrettato, mi ha spiegato in una lingua mista fra tedesco e italiano di dover trascinare la porta verso destra per aprirla. Non ho capito niente dalle parole che mi ha detto, i suoi gesti pero' erano chiari e sono stati abbastanza.
Il bagno era imbrattato, sporco di feci, e l'aria irrespirabile. Avevo realizzato che la donna coi fiori ne era appena uscita e fra imbarazzo e disgusto mi sono affrettata ad urinare per poi recarmi, barcollante per via dell'ondeggiare incostante del treno, al mio posto. Ho evitato il suo sguardo.
Una volta fuori dal treno, la donna era sola, appoggiata al suo bastone, e teneva stretta a se' la borsa blu di plastica, i fiori ormai col col capo verso il basso dopo il lungo viaggio senza acqua.
Mi sono chiesta se le donne in Svizzera siano abituate a fare tutto da sole, a viaggiare a lungo nonostante i disagi fisici. Avrei voluto chiederle se stesse bene improvvisando un italiano semplice semplice, che pare sia parlato nei paesini al bordo con l'Italia. Poi pero' ho sentito che forse sarebbe stato meglio tacere, lasciare le cose come sono. Ho pensato alla mia vecchia vicina di casa, Janet, che a 94 anni vive ancora da sola e rifiuta categoricamente di essere aiutata perché vuole difendere il suo orgoglio di donna sola, indipendente, che non ha bisogno di nessuno. Ho pensato a lei e ho lasciato andare.
Pochi minuti dopo il piccolo bus giallo per Samnaun e' arrivato, saliamo a bordo e mangiucchiamo caramelle di zenzero per tradire l'istinto di vomitare per via delle curve senza fine.
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ma quindi se gli integratori sono inutili per chi ha una dieta varia e completa, vuol dire che la dieta vegana/vegetariana (che necessita di integratori) è, come dire, "contro natura"?
la cosa bella di Tumblr è che poi ti arrivano questi messaggi e tu ha l’opportunità di partire per la tangente e parlare di tutt’altro, quindi CARI ANON CONTINUATE A CHIEDERE, che mi date pure spunto per altri video.
Parliamo d’altro, più o meno
Va prima di tutto data una definizione di “naturale” e di “non naturale” o “contro natura”. Di primo acchito uno direbbe che naturale è tutto quello che esiste senza l’intervento umano. Quindi un frutto che nasce dall’albero è naturale, uno pneumatico che nasce dalla fabbrica non lo è. Chiaro, limpido, facile. E probabilmente sbagliato, ma qui si entra nel campo delle opinioni personali, della propria realtà, se così vogliamo metterla.
Ho detto che il frutto che nasce dall’albero è naturale, e probabilmente è così, perché l’essere umano non fa nulla per farlo accadere, è quello che fa l’albero da solo: fa i fiori e fa i frutti, è il suo lavoro. Ma siccome fa i frutti, è molto probabile che l’uomo l’abbia selezionato, l’abbia migliorato, l’abbia portato a produrre il frutto che a lui serve. Quindi anche quella pianta è frutto dell’essere umano. E così le galline, così i gatti, i cani, le pecore, i maiali... Insomma, l’uomo ha plasmato la realtà a suo uso e consumo. Faccio molta fatica a distinguere qualcosa che anche solo vagamente riguardi la vita dell’essere umano e non considerarla artificiale in qualche modo. E quindi contro natura.
Poi pero...
Cavoli... l’essere umano stesso... è artificiale? Cioè... se andiamo a vedere la definizione che abbiamo dato, l’uomo esiste senza l’intervento umano, non c’è stato Adamo che ha detto “da qui in poi costruisco tanta gente come me”, piuttosto c’è stata una Eva (Lucy) che si è limitata a fare figli, come tutti gli altri animali del mondo. Mica l’ha fatto apposta a fare l’essere umano! Quindi l’essere umano... è naturale! Quindi eccoci al punto. Le api fanno gli alveari, e noi li consideriamo naturali, non perché crescano dagli alberi ma perché sono costruiti da un animale. Anche i nidi delle rondini sono naturali. Persino le dighe dei castori sono naturali. E allora perché la mia casa non è naturale? Sì, certo, ho inventato il cemento armato, ho inventato il mattone, ho inventato il vetro... ma tutte queste cose le ho sintetizzate da robe trovate nell’ambiente, non le ho certo create. L’intelligenza umana che mi permette di costruire una casa o fabbricare uno pneumatico è del tutto naturale. E perché il cartone del nido del calabrone è naturale mentre il cemento armato della mia casa non lo è?
Quindi eccoci al paradosso. Niente che riguardi anche solo vagamente l’uomo è naturale... ma allo stesso tempo tutto è naturale. In alimentazione, poi... praticamente niente di quello che portiamo nel piatto ha una vaga parvenza di naturalità, se lasciassimo le risaie abbandonate a loro stesse il riso scomparirebbe dal mondo, così come le pecore o le mucche. Sono robe artificiali! Ma allo stesso tempo, dato che sono create dall’uomo, che è un animale, sono naturali.
Da qui rispondo alla domanda
CERTO che la dieta vegetariana è contro natura! La dieta vegetariana è possibile solo nel nostro mondo civilizzato e siamo fortunati a poterla seguire, perché abbiamo le conoscenze intellettuali e tecnologiche necessarie per poter fare questa scelta.
Ma anche la dieta mediterranea è artificiale... senza aver inventato la cottura non esisterebbero i legumi nel piatto, o i cereali, quindi niente pasta e pane.
Per non parlare di altre diete che richiedono integratori, come la paleodieta o la chetogenica.
Tra parentesi, in una dieta onnivora non c’è bisogno di B12 perché la B12 è presa dagli animali di allevamento con il loro mangime, quindi l’onnivoro non prende B12, ma la prende il suo cibo. Non è che sia poi così tanto naturale pure questo... ops, è sicuramente naturale, dato che è fatto dall’uomo.
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LLUVIA EN LA PINEDA
Calla. En el umbral
del bosque no escucho
humanas palabras
que dices; mas oigo
palabras más nuevas
que hablan las gotuelas y frondas
lejanas.
Escucha. Llueve
de salpicadas nubes.
Llueve sobre los tarajes
salobres, socarrados,
llueve en los pinos
descamados, híspidos,
llueve en los mirtos
divinos,
en la luciente retama
de apiñadas flores,
en trabados enebros
de conos fragantes,
llueve sobre nuestros rostros
monteses,
llueve sobre nuestras manos
desnudas,
sobre nuestros vestidos
ligeros,
sobre pensares frescos
que el alma libera
repuesta,
sobre la bella fábula
que ayer
te engañó, y hoy me engaña,
Hermione.
¿Oyes? Cae la lluvia
sobre desolada
verdura
con un crepitar que persiste
y muda en el aire
según son las frondas
más o menos ralas.
Escucha. Responde
al llanto el canto
de las cigarras
que australes lloros
no amedrenta,
ni el cielo cenizo.
Y el pino
su son tiene, el mirto
el suyo, y el enebro
otro propio, instrumentos
distintos
que tañen innúmeros dedos.
E inmersos
estamos en el ánima
del monte,
de vida arbórea avivados;
y tu rostro ebrio
y fonje de lluvia
como una hoja
y tus cabellos
aroman como
las lucias retamas,
oh criatura terrestre
que te nombras
Hermione.
Escucha, escucha. Consonancia
de aéreas cigarras
que poco a poco
se asorda
del llanto anegada
que medra;
pero un canto se entremezcla
más rauco
que de allá remonta,
de húmeda fosca remota.
Más sordo, más flébil
se afloja, se extingue.
Única nota
aun vibra, se apaga,
renace, vibra, se apaga.
La voz del mar no se escucha.
Ya sobre toda la fronda
restalla
la lluvia argentina
que purga,
trallazo que muda
según cada fronda
más, menos trabada.
Escucha.
La hija de los aires
calla; mas aquélla
del fango, lejana,
la rana,
canta en la sombra recóndita,
¡quién sabe donde! ¡quién sabe!
Y en tus pestañas llueve,
Hermione.
Llueve en tus negras pestañas,
que parece que llores,
mas de goce; blanca no,
mas casi en verde mudando
parece desnudes corteza.
Y toda vida en nos se innova
fragante,
pérsigo el corazón en seno,
intacto,
entre párpados los ojos
veneros son entre yerbas,
los dientes en sus alvéolos
son como almendras agraces.
Y vamos de breña en breña,
ya unidos, ya sueltos
(y el recio verde terne
nos liga los tobillos
y enreda las rodillas)
¡quién sabe adónde! ¡quién sabe!
Y llueve en nuestros rostros
monteses,
llueve sobre nuestras manos
desnudas,
sobre nuestros vestidos
ligeros,
sobre pensares frescos
que el alma libera
repuesta,
sobre la bella fábula
que ayer
me embaucó, y te embauca a ti hoy,
Hermione.
*
LA PIOGGIA NEL PINETO
Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove su i pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri vólti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l’anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t’illuse, che oggi m’illude,
o Ermione.
Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitìo che dura
e varia nell’aria
secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
né il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancóra, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immersi
noi siam nello spirto
silvestre,
d’arborea vita viventi;
e il tuo vólto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.
Ascolta, ascolta. L’accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall’umida ombra remota.
Più sordo e più fioco
s’allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s’ode voce del mare.
Or s’ode su tutta la fronda
crosciare
l’argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.
Ascolta.
La figlia dell’aria
è muta; ma la figlia
del limo lontana,
la rana,
canta nell’ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.
Piove su le tue ciglia nere
sì che par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pèsca
intatta,
tra le pàlpebre gli occhi
son come polle tra l’erbe,
i denti negli alvèoli
son come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
(e il verde vigor rude
ci allaccia i mallèoli
c’intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri vólti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l’anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m’illuse, che oggi t’illude,
o Ermione.
Gabriele d’Annunzio
di-versión©ochoislas
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27.03.2021
Fiori di pero su cielo tempestoso
Pear blossoms on stormy sky
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