Tumgik
#militarismo
gregor-samsung · 2 months
Text
" La Russia non sta vincendo la guerra dell’informazione e non sembra destinata a recuperare. Probabilmente, non vuole nemmeno recuperare. Infatti, la guerra dell’informazione che si sta combattendo non è rivolta alla Russia, ma a tutto l’Occidente, e in particolare a noi europei. In Russia non arriva molto della propaganda ucraina, e ciò che arriva è così smaccatamente antirusso che può generare una sorda repulsione nella popolazione e un motivo in più per indurre i vertici politici e militari a reagire in modo ancora più violento. La propaganda ucraina sta però riuscendo a penetrare nel nostro sistema di pensiero dopo averlo fatto, in profondità, nelle strutture politiche e nei conglomerati mediatici internazionali. È una propaganda facile, perché sfrutta gli effetti delle tragedie di tutte le guerre separandoli dalle cause, spostando nel tempo e nello spazio le responsabilità. Sfrutta l’emotività a danno della razionalità. Tutte tecniche “standard” nel marketing, come negli show televisivi. Ma il suo successo dipende soprattutto dalla garanzia che tale propaganda sia l’unica a disposizione della gente e degli stessi analisti della guerra. Da mesi sappiamo del conflitto soltanto ciò che viene dalla parte ucraina e lo vediamo amplificato in tutto il mondo. Non si tratta soltanto di essere privati dell’accesso alla verità, ma anche della facoltà di valutare la narrativa dell’avversario, necessaria per individuare quali sono i temi più sensibili, quali i punti deboli delle forze in campo, i loro scopi dichiarati messi a confronto con quelli resi evidenti dalle operazioni. E questa privazione diventa una vulnerabilità del nostro sistema istituzionale, politico e militare. "
---------
Brano tratto da Le guerre dentro e per l'Ucraina, saggio di Fabio Mini raccolto in:
Franco Cardini, Fabio Mini, Ucraina. La guerra e la storia, Paper First; prima edizione: maggio 2022 [Libro elettronico]
14 notes · View notes
ferranhumor · 1 month
Text
Capitalismo bélico
Tumblr media
View On WordPress
9 notes · View notes
marionto · 2 months
Text
Tumblr media
El Salvador
Marzo 2024
Contexto:
3 notes · View notes
aitan · 1 year
Text
Comunque la pensiate sulla guerra russo-ucraina, non vi scandalizzate a sentire questi cavolo di talk-show in cui giovanetti quasi imberbi del think-tank destrorso parlano di guerra come a un tavolo di Risiko e poi si mettono a giocare al Monopoli spiegando come l'industria militare risanerà il Paese, e ti raccontano come Crosetto si sta impegnando per fare in modo che la Grecia compri dall'Italia e non dalla perfida Francia di Macron le sue golette militari? E il sottotesto preannuncia che Meloni riempirà di nuovo gli arsenali e svuoterà i granai.
aitanblog.wordpress.com/?s=Guerra&submit=Cerca
18 notes · View notes
gilmirandajr · 1 year
Text
Tumblr media
Já fui militar. Servi ao Tiro de Guerra em Guarulhos, onde morava. Em um Tiro de Guerra parece que "brincamos de soldado". É uma força de 2° Categoria que não está destinada a sair do país em caso de conflito. É uma força Territorial. Apesar de termos o treinamento básico (e fui, como cabo, líder de GC - Grupo de Combate), o ano que passamos lá tinha uma pegada muito de ajuda social. Fazíamos campanhas de agasalho, ajudavámos a Defesa Civil em caso de enchentes ou desastres, ajudávamos na localização de zona e seção nas eleições.
Com 18 anos, isso me deu um sentido de comunidade, um sentimento de estar ajudando... Não sei porquê acreditei que, no caso do Brasil, esse seria o papel das Forças Armadas. Eu já lia algo sobre socialismo e me inspirei muito (na minha jovem cabeça) no tenentismo dos anos 30. Então decidi prestar concurso para a ESA, Escola de Sargento das Armas, em Minas Gerais, Três Corações. Passei em 2° no Estado de SP e no ano seguinte entrei na escola como cabo da infantaria e futuro sargento.
Logo que se entra no Exército de verdade, tudo muda. De Cabo do TG, sonhador que encarava a carreira militar como um mergulho na vida social dedicada a servir o Brasil em suas carências, suas mazelas e necessidades, somos forjados diariamente, sob tortura, doutrinação e palavras de ordem, a nos tornarmos monstros psicopatas. Aprendemos a matar das mais diversas formas, inclusive com as próprias mãos, e a morte já não causa qualquer pudor ou escândalo, ou ainda, pesar...
O embrutecimento, os jogos psicológicos, os testes constantes de bravura e obediência cega vai, aos poucos, mudando tudo dentro da gente. É proibido pensar, muito menos a partir de si próprio. É preciso que se esteja em constante alerta e prontidão para obedecer de forma reativa e contundente toda e qualquer ordem que se receba.
Isso quase me matou por dentro. Quando chegou no meu limite (e eu estava sempre testando ele acreditando que iria mudar, que era só um treinamento necessário), pedi baixa. Eles demoraram cerca de 2 meses e meio tentando me convencer a ficar. Falei com psicólogos e diversos oficiais que tentaram entender e me demover da minha decisão. Eles me davam mais uma semana para pensar e eu ficava lá no quartel fazendo nada, esperando ser chamado para dizer, de novo, que queria ir embora.
Demorei muito para desconstruir o que aqueles poucos meses de ESA fizeram comigo. Meus pais me acolheram em casa novamente. Minha mãe, especialmente, nunca me julgou, apesar de ser a mais empolgada a dizer que tinha um filho militar. Perdi minha namorada na época porque os pais dela não queriam que ela se ligasse a um "bundão que não aguentou o exército". Meu pai, com olhar decepcionado, só voltou a sorrir quando passei na Universidade para cursar Economia.
Tumblr media
O militarismo é um horror. Eles sugam sua alma e colocam no lugar um autômato obediente e incapaz de pensar para além do que é permitido. As pessoas não sabem disso. Não fazem ideia do que pedem quando se manifestam a favor de militares tomarem o poder.
Vendo parte da população na rua pedindo que uma instituição, necessariamente sociopata, conduza o Brasil, me dói o coração...
3 notes · View notes
megaluismota-blog · 21 days
Text
0 notes
clacouto · 26 days
Text
1964: 60 anos do golpe | com Marcos Napolitano | 220
O golpe militar de 1964 completa 60 anos neste 31 de março. Ou será no 1º de abril? É momento oportuno para se refletir sobre o regime castrense, após 4 anos de um novo governo militar, liderado pelo “mau militar”, pela “anormalidade” Jair Bolsonaro – nas palavras do ex-presidente da ditadura, general Ernesto Geisel. Por vezes se denomina como “ditadura civil-militar” aquele período. Seria essa…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
Text
0 notes
fantastickidmoon · 3 months
Link
0 notes
bookish2bookish · 5 months
Text
La Influencia de Henry Kissinger: reflexiones para el s.XXI en Latinoamérica
Durante más de 20 años, el nombre y las ideas de Henry Kissinger han impactado mi vida y nuestro entorno con resultados que permanecerán vigentes durante décadas por venir. La influencia de Kissinger fue más que ideológica y sus análisis sirvieron de consejo para la toma de decisiones de los políticos estadounidenses y sus contrapartes en Latinoamérica y el resto del sur global. A Kissinger lo…
Tumblr media
View On WordPress
1 note · View note
gregor-samsung · 1 year
Text
“ Gli Stati Uniti d’America hanno combattuto oltre un centinaio di conflitti in due secoli e mezzo. Fra guerre mondiali e spedizioni di taglia minima, la neonazione inventata dai ribelli antibritannici ha imbracciato le armi più di ogni altra al mondo. Guerre quasi tutte vittoriose nel primo secolo e mezzo, tutte perse o non vinte dopo il 1945. L’ultima e più lunga (2001-2021) è (stata?) quella contro il terrorismo. Modello di uso a-strategico della forza in quanto sfida a un nemico indefinito e cangiante. Conflitto potenzialmente infinito, certamente invincibile. Infatti straperso con il suggello della tragica fuga dall’Afghanistan, il 15 agosto 2021, che si scoprirà prologo del 24 febbraio 2022. La Pax americana è chimera. Logica imperiale impone di distinguere fra conflitti inevitabili e inutili. I primi, strategici e di imponenti dimensioni, aprono e chiudono fasi della potenza, fissano il rango della nazione fra le altre, segnano la storia universale. Decidono. I secondi accelerano l’entropia del sistema. Derive tattiche antimperiali, che accumulandosi possono indurre negativi effetti strategici. Gli americani hanno ingaggiato e vinto cinque conflitti strategici: il primo, istitutivo dello Stato, è Guerra di indipendenza (1776-1783); il secondo, fondativo della nazione, cosiddetta Guerra di secessione (1861-1865); il terzo, contro la Spagna (1898), termina con il controllo di Cuba e l’acquisizione della prima e ultima colonia, le Filippine, di cui la repubblica non sa che fare; il quarto, Prima guerra mondiale (1917-1918), combattuto nel continente di origine, getta le basi dell’impero; il quinto, Seconda guerra mondiale (1941-1945), lo sigilla. E stabilisce la diffusa presenza militare nel mondo. Eccesso di responsabilità da cui scaturisce il rischio di logorarsi in conflitti insieme antimperiali e antinazionali, perché minano la credibilità americana nel mondo e la disponibilità della nazione a sostenerla. Rischio brillantemente gestito grazie all’antemurale sovietico, ma ormai fuori controllo. Le Forze armate americane riunite formano una massa di oltre due milioni e duecentomila soldati. Considerandone le ramificazioni, fra cui diciassette milioni di veterani più rispettive famiglie, un americano su tre ha o ha avuto a che fare con la guerra. In termini relativi, nessun’altra potenza esibisce un rapporto simile fra comunità militare e popolazione totale. Coltello a doppio taglio. Formidabile deterrente contro ogni rivale. Ma anche tentazione permanente a risolvere le controversie internazionali armi in pugno, sottoponendo il paese a stress continui, difficilmente giustificabili. Non era questa la postura auspicata dai fondatori. La disposizione alla violenza degli americani, testimoniata dalla diffusione delle armi e delle milizie armate, non è frutto dell’organizzazione dello Stato ma del temperamento bellicoso della nazione. “
Lucio Caracciolo, La pace è finita. Così ricomincia la storia in Europa, Feltrinelli (collana Varia), novembre 2022. [Libro elettronico]
26 notes · View notes
Text
Chega de perverter a Justiça. É hora de acabar com o show.
As pessoas têm que aprender a traduzir as notícias (fontes mais confiáveis) para não achar que o Bolsonaro e seu militarismo vendido são injustiçados, porque eles não são. Ele e os seus aliados políticos arrasaram o Brasil, enquanto os seus militares de estimação, faziam cursos no exterior para aprender como burlar a lei do Brasil sem parecer que é o está fazendo, e como fazer parecer que a vítima é a culpada.
Tumblr media
1 note · View note
o-estado-brasileiro · 2 years
Text
Para bolsonarista, tiro é "efeito colateral"
Para bolsonarista, tiro é “efeito colateral”
1 – Bala de policial que atingiu cabeças de criança e cabelereira é “efeito colateral” da luta contra o crime, disse governador do Rio. 2 – O #psb pediu à justiça para impedir saída do País de chefões da PRF, que matou pobre sem capacete guiando moto na estrada. 3 – #bolsonaro descolou boquinha de 7 mil dólares por mês nos EUA para seu cardiologista, tenente-coronel da reserva da…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
aitan · 8 months
Text
Il fascismo, le mafie, la camorra, il turbo-capitalismo e gli Stati aggressivi e aggressori fanno parte della stessa catena montuosa.
Sono tutte montagne di m****!
Anche se, più passa il tempo, più vedo persone in giro pronte a fare distinzioni e a chiedere prove e controprove anche di fronte alla più maleodorante evidenza.
Tumblr media
[...]
Il discorso continua qua con toni più viscerali e senza ce(n)sure.
aitanblog.wordpress.com/2023/08/22/atto
5 notes · View notes
yo-sostenible · 2 months
Text
► Con motivo del próximo Día Internacional de la Mujer, Ecologistas en Acción lanza un manifiesto ecofeminista y pacifista que pone el acento en la masacre de Gaza y en el asesinato de quienes defienden el territorio de los proyectos extractivistas. ► El Área de Ecofeminismo de la organización ecologista denuncia las bases patriarcales, racistas y belicistas de las economías capitalistas y defiende la redistribución de la riqueza, la equidad en el acceso a los recursos y la sororidad como herramientas de cambio Click to access militarismo-patriarcado-infografia.pdf A continuación se reproduce íntegro el manifiesto de Ecologistas en Acción para conmemorar el 8 de marzo de 2024: ALZAMOS NUESTRAS VOCES POR UN FUTURO VERDE Y SIN VIOLENCIA  La Tierra hoy es un lugar hostil y peligroso para muchas personas, en especial para niñas, niños, mujeres y toda persona en situación de vulnerabilidad. Más de 30 conflictos armados y guerras por el control de los recursos y el territorio están en curso; colosales daños a los ecosistemas, a la biodiversidad y a los procesos bioproductivos de la Tierra retroalimentan la confluencia de la crisis climática, ecológica, económica y energética, haciendo más difícil la vida de millones de personas y seres vivos cada día. POR ESO ALZAMOS NUESTRAS VOCES CON ESTE MANIFIESTO ECOFEMINISTA Y PACIFISTA En este contexto violento y beligerante, de creciente desigualdad y destrucción ecológica extremas, cobra importancia recordar los orígenes del pensamiento ecofeminista cuando Petra Kelly, activista pacifista y ecologista alemana, luchaba por la esperanza hacia un futuro verde y sin violencia. Desde entonces, las ecofeministas nos hemos declarado no solo antimilitaristas sino pacifistas y, como tal, denunciamos el capitalismo, el racismo y el patriarcado porque son sistemas depredadores que están acabando con los bienes naturales, la biodiversidad y las formas de vida en todo el planeta. Tanto en el Sur Global como en el Norte Global, las culturas locales están librando una lucha desigual por defender sus entornos y sus medios de vida autóctonos, libres de los intereses destructivos de las grandes empresas energéticas, agroalimentarias y turísticas cuya voracidad es incompatible con los valores de la vida buena, la equidad, la suficiencia y frugalidad que propugnamos las personas ecofeministas en un planeta finito, empobrecido y herido. Históricamente las guerras las declaran los varones, pero las padecen la naturaleza y las sufren especialmente las mujeres, sus hijos e hijas y todas las personas con vidas más precarizadas y cruzadas por otros sistemas de opresión (racismo, lgtbfobia, capacitismo o clasismo). En las condiciones más adversas de muerte, destrucción, pobreza y violación de todos sus derechos, las niñas y las mujeres (y más las mujeres migrantes, rurales, racializadas, entre otras) son además víctimas agravadas de diferentes formas de violencia sexista, como violación sexual, esclavitud sexual, torturas, embarazos o abortos forzados, entre otras. Sabemos que el sistema neoliberal global productivista, empujado por los valores heteropatriarcales, los racistas y los antropocéntricos de separación, devaluación y dominio de la naturaleza en todas sus formas, provoca conflictos y guerras extractivistas que sacrifican territorios, biodiversidad y poblaciones humanas con sus formas de vida en aras de la codicia de un sistema ecocida y etnocida. Todo ello nos aboca a la autodestrucción y al colapso colectivo, lo que afecta de lleno a las mujeres —con toda sus diversidades—  por ser, debido al sistema patriarcal, las principales encargadas del sostenimiento de la vida humana y del mantenimiento de la naturaleza y el resto de seres vivos. Desgraciadamente, las luchas armadas y las guerras se están normalizando como formas de actuación de Estados, corporaciones y empresas con el fin de ocupar y controlar territorios y recursos. Es el colonialismo del futuro. En este contexto cada año son asesinadas cientos de defensoras del territ...
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
fashionbooksmilano · 1 year
Photo
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
L’arte del manifesto giapponese
Gian Carlo Calza
Skira, Milano 2021, 520 pagine,  31 x 29.7cm,  Cartonato, ISBN  9788857245775
euro 55,00
email if you want to buy :[email protected]
Il volume più completo, finora mai realizzato, sul graphic design giapponese. a cura di Gian Carlo Calza in collaborazione con Elisabetta Scantamburlo          Il volume vuole colmare una lacuna sulla storia del graphic design giapponese, quella relativa ai primi due decenni del nuovo millennio, raccontando da un lato il passato, con l’opera dei grandi maestri, e dall'altro esplorando nuovi nomi e tendenze. Il volume comprende 85 grafici e 756 poster. È il volume più completo sull'argomento, mai pubblicato finora. Si ritiene che i manifesti contemporanei giapponesi siano iniziati a metà degli anni '50, dopo la seconda guerra mondiale e dopo un periodo di depressione, post-militarismo e post-autarchia. La nuova modalità espressiva, in quegli anni, venne alimentata da stimoli provenienti dall'estero, ma reinterpreta anche temi e colori della tradizione, portandoli nella modernità. Dal dopoguerra, il Giappone ha visto una rapida evoluzione nelle arti: pittura, architettura, scultura, grafica, teatro, musica e cinema. Influenze, assimilazioni, trasformazioni, nuovi processi creativi hanno dato origine a una grande quantità di movimenti culturali e artistici. In questo dedalo di forme espressive, la grafica è diventata uno strumento prezioso per tracciare e seguire il filo della creatività nazionale. Dalla “nascita” della grafica giapponese arrivando a Tokyo 2020, questo volume intende dare una visione ampia delle tendenze, dei cambiamenti estetici e della storia del design grafico in Giappone.
23/11/22
orders to:     [email protected]
ordini a:        [email protected]
twitter:         @fashionbooksmi
instagram:   fashionbooksmilano, designbooksmilano tumblr:          fashionbooksmilano, designbooksmilano
70 notes · View notes