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#Franco Cardini
gregor-samsung · 2 months
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" La Russia non sta vincendo la guerra dell’informazione e non sembra destinata a recuperare. Probabilmente, non vuole nemmeno recuperare. Infatti, la guerra dell’informazione che si sta combattendo non è rivolta alla Russia, ma a tutto l’Occidente, e in particolare a noi europei. In Russia non arriva molto della propaganda ucraina, e ciò che arriva è così smaccatamente antirusso che può generare una sorda repulsione nella popolazione e un motivo in più per indurre i vertici politici e militari a reagire in modo ancora più violento. La propaganda ucraina sta però riuscendo a penetrare nel nostro sistema di pensiero dopo averlo fatto, in profondità, nelle strutture politiche e nei conglomerati mediatici internazionali. È una propaganda facile, perché sfrutta gli effetti delle tragedie di tutte le guerre separandoli dalle cause, spostando nel tempo e nello spazio le responsabilità. Sfrutta l’emotività a danno della razionalità. Tutte tecniche “standard” nel marketing, come negli show televisivi. Ma il suo successo dipende soprattutto dalla garanzia che tale propaganda sia l’unica a disposizione della gente e degli stessi analisti della guerra. Da mesi sappiamo del conflitto soltanto ciò che viene dalla parte ucraina e lo vediamo amplificato in tutto il mondo. Non si tratta soltanto di essere privati dell’accesso alla verità, ma anche della facoltà di valutare la narrativa dell’avversario, necessaria per individuare quali sono i temi più sensibili, quali i punti deboli delle forze in campo, i loro scopi dichiarati messi a confronto con quelli resi evidenti dalle operazioni. E questa privazione diventa una vulnerabilità del nostro sistema istituzionale, politico e militare. "
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Brano tratto da Le guerre dentro e per l'Ucraina, saggio di Fabio Mini raccolto in:
Franco Cardini, Fabio Mini, Ucraina. La guerra e la storia, Paper First; prima edizione: maggio 2022 [Libro elettronico]
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nipresa · 1 year
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Ritagli
Una delle cose più pratiche che permette di fare un e-reader è sottolineare i testi e avere poi a portata di mano tutti i passaggi che si vogliono conservare.Di seguito, una piccola raccolta di sottolineature, senza un particolare filo conduttore, tra saggi e narrativa, dagli ultimi tre anni circa di letture. Alberto Grandi, Denominazione di origine inventataQuesto è il paese nel quale due tra…
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superfuji · 8 months
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Ha perfettamente ragione Franco Cardini: Giorgia Meloni è molto brava a recitare. Ed è stata anche brava a scegliere il copione: quello di una destra ortodossamente neoliberista, ultra-conservatrice e soprattutto ferocemente atlantista, occidentalista e guerrafondaia. Un copione perfetto per essere applaudita in tutte le cancellerie che prendono il la da Washington, e naturalmente perfetto per essere difesa e sostenuta dai garanti del sistema in Italia, tra i colli di Roma e i giornali di Milano.
Ma questo non vuol dire affatto che non sia lecito, e anzi doveroso, fare luce su ciò che c’è dietro la recitazione, e dietro il copione. Perché il vero capolavoro della presidente del Consiglio è quello di esser riuscita a far credere che siano esistite due Giorgia Meloni, distinte e in successione: della prima (francamente fascista e razzista, discepola del repubblichino, servo dei nazisti e fucilatore di partigiani Giorgio Almirante) non resterebbe oggi alcuna traccia, mentre a Palazzo Chigi ci sarebbe la seconda (l’affidabile statista interlocutrice di Joe Biden). Di fronte a tanta fantasia, viene in mente il mito dello sdoppiamento di Elena, per cui Paride avrebbe portato a Troia solo l’immagine della vera moglie di Menelao: anche in quel caso si trattava di salvare ad ogni costo la virtù della protagonista, e l’unico modo era sdoppiarla magicamente. E, dunque, per rimanere al mito di Elena, qual è la vera Giorgia, e quale la sua immagine? Perché la recita non è certo il fine: è ovviamente un mezzo. Una copertura per lavorare indisturbata a quello che davvero le sta a cuore. Distinguere questi due piani è doveroso, e urgente: perché se, appunto, Giorgia Meloni sta recitando, lo fa per dare agibilità e consenso a un progetto politico che non coincide affatto con il copione della recita, ma è invece la sua autentica visione della società, il sistema di ‘valori’ sul quale vorrebbe fondare la sua Italia. E mille indizi, sotto gli occhi di tutti, dimostrano che quei ‘valori’ sono davvero molto vicini a quelli espressi in chiaro nel libro del generale Roberto Vannacci.
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aurevoirmonty · 2 months
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"Depuis trop longtemps, l'Occident, qui prône la paix, la liberté, le progrès, la fraternité entre les peuples, a semé ce vent dans le monde; nos enfants, enfants, petits-enfants et arrière-petits-enfants de générations de vautours démocratiques éduqués et civilisés, récolteront maintenant la tempête qui se prépare. Et nos gouvernants n'ont pas pu éviter, ils ont même contribué à provoquer la situation que Marco Tarchi définit avec une exactitude désenchantée comme "no way out". Le néo-langage orwellien de nos politiciens libéraux, qui ont préparé la guerre en l'appelant "paix", qui ont organisé des provocations en les appelant "soutien à la démocratie" et des agressions en les appelant "droit à la défense" ou "défense préventive", qui ont ourdi des conspirations putschistes en les appelant "protection de la liberté", est responsable de tout cela."
Franco Cardini, Geopolitika.ru (2024)
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evita-shelby · 2 years
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Incantatrice
Chapter 6
Gif by @themarcspector-a
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“I know this family consorts with criminals but letting their most prized possession marry one is too much.” Antonia Medina used to be Eva’s best friend until something happened between them.
Luca can safely assume it has to do with Mrs. Riley’s forked tongue.
“Well, their most prized possession has free will and she can do as she pleases.” Eva gave her a tight smile. Luca knows his woman will be baring her teeth before the third course.
“It’s been so long since we saw each other, I almost didn’t recognize you, Evita.” Antonia said in the most condescending voice he’s heard in his life. It wasn’t purposely condescending, that was what struck him as odd.
What also had his attention is that Antonia Riley could pass for his sister and yet she is resolved to hate him.
“Maybe if you had invited me to your wedding four months ago you wouldn’t find me so unrecognizable, Toña.” Eva threw back and revealed the issue between them.
What sort of friend wouldn’t invite her supposed best friend to her own fucking wedding?
“You were under house arrest, querida, even if I had invited you to our private wedding in Acapulco you wouldn’t have gone anyways.” The former friend justified herself.
She would be a problem, had Antonia not been Riley’s daughter-in-law he would have offered his Maga the woman’s head on a silver platter and be done with it.
“Eva likes to hold onto grudges, you should ask her about President Carranza, her mortal enemy.” Francisco, or Franco as he preferred, dismissed the woman’s verbal confrontation. “But we are sorry about not sending you an invitation, Evita, had we known about that mishap we would’ve corrected it.”
“I know, Franco, that’s what I am angry at her not you, but enough about the past. Franco, Antonia, this is my fiancé, Luca Changretta. Luca this is my cousin, Franco, and his wife.” Eva introduces them as if nothing happened.
And yet, their arrival is what is causing her hands to shake as she held onto his arm.
“Good to see you again, Luca, welcome to the family.” Franco doesn’t correct his cousin’s mistake and tries to avoid any issues that will arise between his cousin and his wife.
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Dinner is stressing, Eva can feel her nerves hurting and it’s only been the first course.
The grenade has been tossed and all they can do is wait for it to explode.
“If you are good, Evuccia, I’ll take the morning off tomorrow and reward you.” Luca whispers as he rubs circled on the back of her hand.
Eva doesn’t even know if she will be conscious by the time the second course is served.
“Won’t your boss be suspicious?” she says hating how shaky her voice sounds.
“How’d you get this recipe, Antonia?” Patricio asked his daughter-in-law who’d discovered a man named Caesar from Baja California who had made this delicious salad she can hardly stomach.
“We poached one of the chef’s, an Italian named Caesar Cardini.” She answered and Eva bit her tongue. “Caesar’s hotel is to die for, best part is that it’s in Tijuana where we are free to drink as we please.”
“A shame you can’t go, Evita.” Antonia added snidely.
What was wrong with her? Why couldn’t Antonia be happy for her? She’d forgiven Antonia for marrying Francisco, Eva had gotten over that, it was the lying and cutting all the threads as she left that Eva couldn’t forgive.
“Not all of us are free to visit home, Antonia. Some of us made greater contributions to the war effort and were rewarded with an exile.” Patricio scowled. He, like Eva, was under the penalty of death.
You couldn’t have the man who used to control the merchant navy come back with a new fleet to destroy you just like you can’t have the witch who knows when you will die live to set up for fall from Grace.
“Besides, Eva has her pick of the best Italian chefs here.” Luca speaks in the only language the Rileys understand. “Even Cardini can’t compare himself to the Chef at Delmonico’s.”
No, he could not, not yet anyways. Caesar Cardini will be immortalized with his Caesar Salad, but until he does, he is still an Italian Chef in Tijuana, Mexico.
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By the time dinner ends, Eva is a little drunk.
“Sorry, just no longer used to drinking,” she mumbles and switched to water with a sheepish look. “Should be careful, I heard how people in Texas have been lynched for speaking Spanish. Couldn’t speak my damn mind in Mexico now I can’t speak my damn language.”
She gets talkative, forgets to speak English and for an entire dessert course has spoken to him in rather flawless Italian. She may have a Romanesque accent, but Luca is relieved that he won’t have to explain everything to her.
Just like she won’t have to translate everything being said here either.
Luca only has a few things he is thankful to Audrey for, making him learn Spanish and French was one of those things.
“I think my Spanish good enough to understand you, and if anyone tries anything they’ll be pushing up daisies.” He thinks his woman would already get it in her head that no one would even think about harming her now that she’ll be his wife.
That was the deal: marry the princess, slay the dragons and get the kingdom.
“I’m not a princess, I’m a witch.” She corrects as she closed the library door behind them.
She is not drunk enough to forget, just inhibited enough to drop her guard around him.
Eva was taught restraint, but she hates having to hold back to please society, or so she has said in these ten minutes they are allowed without a chaperone.
“You didn’t tell me you could read minds, amore.” He pushed her against one of the thick double doors they came in through and she wrapped her arms around his neck. Had she not been wearing a floor length dress perhaps he’d have an easier time lifting her so she could wrap her long legs around his waist.
“Only sometimes, like right now. Might be the proximity, might be the wine or it might be you.” Her voice drops to a whisper, as if that last part was a secret.
“Lucky me.” He says and she giggles when he bends his head to close the gap between them.
Luca could almost taste the wine and the red lipstick she was wearing when someone pushed open the door just inches away from them.
“Ah, so this is why.” Antonia kills the moment as she gestures to them as she waltzed into the library.
“You don’t get to judge me, Antonia.” His witch said still slightly out of breath.
“Not judging you, querida, just drawing conclusions. You did always have a type.” The woman scoffed.
“What do you want, Toña?” Eva asked when her former friend did not leave.
“Patricio wants us to clear the air between us and would like to speak to Luca in his home office. I suppose he wants no unnecessary drama nor you looking fat at your wedding.” She answered as she opened the decanter and helped herself to Irish whiskey given to them as a gift from the Irish Republican Army.
“There was a nicer way to say that, Antonia, and you know it.” Eva chides her, but he takes his leave either way.
“I’ve never been one to sugar coat, Evita, why would I start now.” Antonia takes a sip of her glass with a knowing smirk.
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Notes:
Caesar Cardini is the Italian Chef who invented the Caesar Salad in Mexico in 1924, Delmonico's is the first fine dining restaurant in the US and opened in 1831.
my faceclaim for Antonia is Mexican Actress Cecilia Suarez.
Adrien Brody speaks Hungarian,Polish, Italian, French and Spanish. I was suprised to find out he is actually of Polish-Jewish, Hungarian and Czech-Jewish descent and not Italian lol. so really in those scenes with Alfie we have British actor of Irish descent playing a Jewish man and an ethnically Jewish man playing an antisemitic Italian.
Mexicans were routinely murdered by white supremacists during the 1910s-20s. in 1918 the town of Porvenir, Texas was almost wiped out by white supremacists. in fact in that decade roughly 5000 Mexicans disappeared (a.k.a. murdered and never found) in the US, as usual that is the number reported so we know there were likely more murders happening that had gone unreported.
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love-nessuno · 2 years
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La Nato soffia sul fuoco e le guerre si avvicinano sempre di più ai nostri confini.
“Invito tutti a stare a orecchie ben tese e a diffondere al massimo la notizia delle provocazioni kosovare (quindi albanesi) contro la Serbia. Lo schema è esattamente ed evidentemente lo stesso e la NATO è al solito la protagonista della provocazione. Come per l'Ucraina, se i serbi esasperati per la provocazione contro la loro minoranza in Kosovo si muovessero al fine di tutelarla, l'assordante silenzio su quel che sta accadendo alla frontiera serbo-kosovara si trasformerebbe in immediato clamore mediatico: gli occidentali non informati avrebbero l'impressione di un attacco serbo al Kosovo analogo a quello russo all'Ucraina nel febbraio scorso. La NATO sta allargando il conflitto russo-americano a Occidente colpendo al Serbia, solo spazio aereo di accesso all'Europa ancora consentito alla Russia; e tra le forze NATO presenti in Kosovo gli italiani sono in primissima linea. Bisogna cominciar a parlarne subito, prima che lo facciano gli altri: bisogna impedire che di nuovo i provocati finiscano col far la figura degli aggressori, e gli aggressori effettivi quella delle vittime.”
Franco Cardini, Pagina Pubblica VK, 1/08/2022
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alonewolfr · 2 months
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La nostra vulgata pensa che il serpente va dalla donna perché è debole. No, il serpente va dalla donna perché sa che la donna è il sesso forte e l'uomo farà quello che lei dice.
|| Franco Cardini
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Franco Cardini: "Gli USA fanno di tutto per far coincidere i loro intere...
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yespat49 · 6 months
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Le Moyen-Orient en flammes – L’insoutenable dégénérescence de la guerre
De la Première Guerre mondiale au conflit entre Israël et le Hamas, la fin de tout «code» chevaleresque par Giuseppe Del Ninno Le Moyen-Orient en flammes Nos illusions résiduelles d’une guerre chevaleresque, de cette «antique fête cruelle» racontée par Franco Cardini et portée au seuil de la modernité dans la version du bellum federicianum, sont tombées depuis longtemps. Le respect de l’ennemi…
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dominousworld · 7 months
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RIVOLUZIONE, RIBELLIONE, RIVOLTA SECONDO JÜNGER
RIVOLUZIONE, RIBELLIONE, RIVOLTA SECONDO JÜNGER
a cura di Franco Cardini UN’INDAGINE CRITICO-STORICO-FILOSOFICA DEL TRATTATO DEL RIBELLEdi Giovanni Vergni Il trattato del ribelle è il titolo di un saggio scritto da Ernst Jünger, scrittore e filosofo tedesco del XX secolo, che tratta una problematica attuale ai suoi tempi come ai nostri: come ribellarsi ad un regime totalitario, o quasi, come il nostro.Chi è il ribelle? In cosa si differenzia…
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diariodibeppe · 7 months
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Minima Cardiniana 433/3
SE IL PATETICO NOSTALGISMO PRETENDE DI FARSI DOGMA STORICO…
L’ANPI, “Associazione Nazionale dei Partigiani d’Italia”, era fino a qualche anno fa un sodalizio di combattenti che pretendeva di rappresentare tutto il mondo della Resistenza volontaria armata ma che escludeva un largo settore di esso in quanto dava voce solo all’area socialcomunista. Oggi però la sua struttura umana è cambiata per motivi di naturale usura generazionale: un partigiano combattente, per essere stato tale, deve aver avuto almeno 14 anni tra 1943 e 1945, quindi averne oggi più o meno dai 90 ai 95. Me li ricordo bene, io, i “vecchi” dell’ANPI, con i quali ho discusso e polemizzato nei decenni scorsi: polemici e spesso intransigenti, ma a volte anche simpatici. Noto ora malinconicamente che il loro posto è stato preso da “ragazzini” e “ragazzacci” faziosi, di scarsa cultura e di ancor più scarsa fantasia: Vedo che tendono a ritenersi i diritto non solo di “monopolizzare l’antifascismo”, bensì anche a pretendere di essere i soli a poter dar lezioni di storia in merito. Ma c’è un ostacolo: per insegnare la storia bisogna conoscerla, o quanto meno saperla distinguere dalla dogmatica e dalla demonologia. Ecco quel che ne pensa uno studioso come Dino Cofrancesco – FC (Franco Cardini)
LA STORIA, L’IDEOLOGIA E LE PRETESE DI LEGITTIMA REPRESSIONE
di Dino Cofrancesco
Non c’è motivo perché sia l’ANPI a monopolizzare la narrazione della Guerra civile nelle scuole. È giusto che ci sia chi celebra i miti fondativi della nostra Repubblica. Ma la ricerca vera è altro.
“Stop alle lezioni su Resistenza e Costituzione” è la prima parte del titolo di un articolo allarmatissimo di Repubblica del 18 settembre. Se ci si fermasse qui, si sarebbe indotti a credere che il Governo fascista presieduto da Giorgia Meloni ha gettato la maschera. Senonché la seconda parte del titolo chiarisce di che si tratta. “Valditara non sblocca il rinnovo dell’accordo con ANPI”. È davvero un vulnus alla democrazia se si pensa che quell’accordo venne stipulato, nel 2014, tra l’allora presidente dell’ANPI Carlo Smuraglia, giurista e partigiano, e la Ministra Maria Chiara Carrozza sostenuta da Pier Carlo Bersani ed Enrico Letta, noti cultori dei classici del liberalismo? In realtà, a quanti hanno il senso della ricerca storica, il fatto che sia un’associazione dei reduci dalla parte giusta a spiegare, nelle scuole, gli eventi tragici seguiti, in Italia, al Patto d’Acciaio, alle infami leggi razziali, all’entrata in guerra a fianco del peggiore dittatore del XX secolo, ricorda molto il malfamato ventennio, con i suoi riti, i suoi sabati, le sue scuole di mistica fascista.
Educare alla democrazia significa educare alla scienza e la scienza storica si fa nei laboratori di ricerca, negli Atenei, nelle istituzioni culturali dove non si celebrano i nostri eroi ma se ne rievocano le azioni inserendole nel tempo e nello spazio in cui ebbero luogo e ci si preoccupa di ricostruire le azioni (e le ragioni) dei loro avversari, lasciando alla coscienza individuale il giudizio etico-politico. Nella vibrata protesta dell’attuale Presidente dell’ANPI, Gianfranco Pagliarulo, si legge: “La cosa più grave è il segnale politico. Al centro dei nostri approfondimenti c’è la Costituzione, non l’ANPI. Non credo ci si possa accusare di parzialità, a meno che non mi dicano che ci vuole anche la testimonianza dei reduci di Salò”.
Quando si dice: e qui casca l’asino! Caro Pagliarulo, si fa storia anche con le testimonianze ma chi la fa seriamente sente, glielo impone l’etica professionale, le due campane. Se fa storia delle crociate va a studiarsi come erano viste dagli storici arabi, se fa storia del Cristianesimo a Roma non può ignorare le opere di Giuliano l’Apostata o Contro i cristiani di Celso. Se Pagliarulo trova giustamente assurda “la testimonianza dei reduci di Salò” significa che vuole andare nelle classi per celebrare la Resistenza non per spiegare cosa fu la guerra civile in Italia. I riti repubblicani, beninteso, sono legittimi e necessari, per avvicinare i cittadini alle istituzioni e, nella fattispecie, a quelle della democrazia liberale. La retorica che li caratterizza risulta, pertanto, inevitabile: sarebbe assurdo festeggiare la Repubblica all’altare della Patria dando la parola all’Unione Monarchica Italiana o l’unità d’Italia leggendo, assieme ai proclami di Vittorio Emanuele II e agli scritti di Mazzini, di Cavour, di Garibaldi quelli di Pio X o di Francesco II. Ma è proprio quello che è tenuto a fare lo storico del Risorgimento. E che facevano i nostri grandi storici da Adolfo Omodeo al Walter Maturi del classico Interpretazioni del Risorgimento.
Recentemente in un Liceo di Genova, una missionaria dell’ANPI ha fatto lezione inveendo contro i libri di Giampaolo Pansa, traditore e bugiardo. Col risultato che studenti che non sapevano neppure chi fosse si sono incuriositi e sono corsi a comprare Il sangue dei vinti.
A proposito di Pansa, non posso non ricordare che quando lo invitai a Genova a presentare il suo ultimo libro, mi rispose cortesemente che in certe città gli era stato sconsigliato di mettere piede onde evitare manifestazioni ostili dell’ANPI. Sarà pure questa, Presidente Pagliarulo, la vostra democrazia vigile e sempre pronta a menar le mani contro i fascisti, ma perché tale modello civile dovrebbe essere esportato a scuola? Non bastano a illustrare fascismo, antifascismo, Resistenza le centinaia di docenti di storia contemporanea, oltretutto, nella stragrande maggioranza, non certo elettori di Giorgia Meloni? Ci vogliono pure le fatwa dell’ANPI?
Tempo fa Fausto Biloslavo ricordò su “Panorama” un episodio che la dice lunga sull’imparzialità degli anpisti, impegnati “a divulgare i valori espressi nella Costituzione repubblicana e gli ideali di democrazia, libertà, solidarietà e pluralismo culturale” (sic!). “A Nemi, alle porte di Roma, i partigiani della sezione Gismondi si sono scagliati contro un monumento non dedicato alla pace, ma alla guerra. Una stele inaugurata il 18 ottobre, voluta dal nucleo locale dell’Associazione nazionale paracadutisti per ricordare i parà caduti in guerra e in tempo di pace nelle missioni internazionali degli ultimi anni”. A Genova, nel 2021, una solenne protesta fu elevata contro la statua dedicata all’aviatore e imprenditore Giorgio Parodi che aveva fondato con Carlo Guzzi l’azienda motociclistica Moto Guzzi. L’ANPI vorrebbe andare nelle medie di ogni ordine e grado per giustificare questi episodi di intolleranza? Si accontenti dei lauti finanziamenti pubblici spesso lesinati a istituti che fanno davvero ricerca disinteressata e della presenza nelle cerimonie ufficiali della Repubblica ma non pretenda di essere la coscienza critica del Paese!
Persista, caro Ministro Valditara, nella sua saggia decisione!
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gregor-samsung · 1 year
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“ Diceva Eschilo che «la prima vittima della guerra è la verità». Ma la seconda è la logica. Putin affermava di voler «denazificare l’Ucraina», ma usava le bombe e i carri armati, cioè gli stessi metodi con cui Hitler nazificava l’Europa. Gli atlantisti ribattevano che «non si tratta col nemico»: semmai si tratta con l’amico, ma su cosa? Boh. Joe Biden dava del «macellaio» e del «genocida» a Putin, epiteti decisamente appropriati, soprattutto il primo. Ma un tantino indeboliti dal pulpito da cui provenivano: quello del padrone della macelleria (che ha fatto molte più guerre e molti più morti di Putin e al massimo potrebbe assumerlo come garzone). Bill Clinton coglieva l’occasione della guerra di Putin per vantarsi di aver allargato la Nato a Est «pur consapevole che i rapporti con la Russia potevano tornare conflittuali», perché «l’invasione russa dell’Ucraina dimostra che era necessario». Che è un po’ come dire: l’ho preso a calci in culo e lui mi ha spaccato la faccia, quindi avevo ragione io a prenderlo a calci in culo. I trombettieri delle Sturmtruppen ripetevano due mantra. 1. «La Nato è un’alleanza difensiva» (ma non spiegavano come mai nella sua storia abbia aggredito mezzo mondo). 2. «La Nato difende i valori della democrazia» (ma non spiegavano perché vanti tra i suoi soci la Turchia di Erdoğan e abbia appena fomentato un golpettino in Pakistan per cacciare un premier non gradito). Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky intimava all’Ue di rinunciare al gas russo «sporco di sangue», «finanziando il genocidio»: lui però continuava ad acquistarlo tramite Paesi vicini e società svizzere, pagandolo profumatamente, «finanziando il genocidio» e per di più incassando da Putin 1,4 miliardi l’anno «sporchi di sangue» per i diritti di transito del gasdotto russo sotto il suolo ucraino.
L’Onu espelleva la Russia dal Consiglio per i Diritti Umani, presieduto dall’Arabia Saudita (nota culla dei diritti umani, apprezzata da Matteo Renzi, ma soprattutto da Jamal Khashoggi, da ottanta giustiziati nel mese di marzo, nonché dai 370mila morti e dai venti milioni di affamati nello Yemen). Per non dipendere dal gas e dal petrolio dell’autocrate Putin, Draghi firmava contratti per far dipendere l’Italia dall’autocrate algerino Abdelmadjid Tebboune (che reprime partiti di opposizione e sindacati, fa arrestare attivisti per i diritti umani ed è fra i migliori partner militari di Mosca) e di altri regimi autocratici che hanno rifiutato di condannare la Russia all’Onu: Qatar, Egitto (vedi alle voci Regeni e Zaki), Congo (vedi alla voce Attanasio), Angola e Mozambico. E continuava a vendere armi all’Arabia Saudita e agli Emirati Arabi Uniti (i macellai dello Yemen), all’Egitto e al Qatar. A supporto del ribaltamento della logica, si provvedeva a ribaltare anche il vocabolario, secondo i dettami del ministero della Verità in 1984 di George Orwell: «La guerra è pace», «La libertà è schiavitù», «L’ignoranza è forza». Putin vietava di parlare di «guerra» perché la sua era solo un’«operazione militare speciale». E chi diceva il contrario finiva in galera. Ma in passato anche i buoni occidentali, quando aggredivano militarmente questo e quello, la guerra non la nominavano mai: meglio “missione umanitaria”, “esportazione della democrazia”, “peacekeeping”. A ogni strage di civili – regolarmente attribuita ai russi, anche nei casi in cui era opera delle truppe ucraine o dei loro fiancheggiatori neonazisti del Battaglione “Azov” – si ricorreva a termini impropri come “genocidio” (distruzione sistematica di un popolo, di un’etnia, di un gruppo religioso) e a paragoni blasfemi con l’Olocausto, la Shoah, la Soluzione Finale (termini finora usati da tutti, fuorché dai negazionisti, esclusivamente per quell’unicum storico che fu lo sterminio nazista degli ebrei). Ma bastava leggere i libri di Gino Strada per sapere che le stragi di civili sono una costante di ogni conflitto e si chiamano precisamente “guerra”, visto che in ciascuna il rapporto fra vittime civili e militari è invariabilmente di 9 a 1. E quella in Ucraina purtroppo non faceva eccezione, malgrado l’indignazione selettiva dei fanatici atlantisti che – per bloccare sul nascere qualunque tentativo di portare Putin al tavolo del negoziato – si affannavano a dipingere quel conflitto come diverso da tutti gli altri per le vittime civili, le fosse comuni, le torture, le violenze gratuite e le armi proibite (anch’esse caratteristiche costanti di tutti i conflitti, inclusi quelli scatenati dai “buoni”). “
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Dalla prefazione di Marco Travaglio a:
Franco Cardini, Fabio Mini, Ucraina. La guerra e la storia, Paper First, Maggio 2022 [Libro elettronico]
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jgmail · 7 months
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LEV GUMILËV: ETHNOS, SUPERETHNOS Y PASIONARIDAD. UN EJEMPLO DE LA ANTIGUA CULTURA CHINA: MING TANG
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Maria Morigi
He leído con gran interés el ensayo de Luigi Zuccaro Geofilosofía con Lev Gumilëv (ed. Anteo, 2022). El libro hace justicia a un erudito poco conocido en Occidente, Lev Gumilëv, antropólogo, etnólogo, geógrafo, semiólogo, iranista y uroaltaísta (como lo define Franco Cardini en el prefacio) que fue una figura fundamental del eurasismo, una corriente ideológica que desarrolló una teoría de Rusia como sistema histórico-cultural y geopolítico, distinto tanto de Europa como de Asia.
El proyecto resultante de la "Gran Eurasia" desempeña un papel destacado en la vida cultural de la Rusia contemporánea y constituye hoy la línea principal de la geopolítica de Moscú en oposición a Occidente.
Gumilëv, que era antileninista, sufrió persecución, encarcelamiento y trabajos forzados durante el periodo estalinista. Sólo después de 1956, en el Instituto de Estudios Orientales de la Academia de Ciencias de Leningrado y trabajando como bibliotecario en el Hermitage, pudo profundizar en su análisis del origen de los pueblos mediante el estudio arqueológico y antropológico, llegando a una comprensión orgánica de la economía, sin caer en la categoría del pensamiento economicista occidental; una operación, bien mirado, con un claro sesgo antiliberal y antioccidental, lo que explica que el erudito, fallecido en 1991 poco después de la disolución del Imperio soviético, se declarara alarmado y extremadamente preocupado precisamente por la caída de la URSS y opuesto a cualquier alianza con Occidente.
El interés por las tesis de Gumilëv se reavivó en la era postsoviética: Aleksandr Dugin le considera el eslabón entre el eurasismo clásico y el neo-eurasismo, y en las repúblicas postsoviéticas de Asia Central sirvió de inspiración para los proyectos eurasistas de redención nacional del presidente kazajo Nursultan Nazarbaev (la universidad estatal de Astana lleva el nombre de Gumilëv) y del presidente kirguís Askar Akaev.
El prefacio de Franco Cardini y el epílogo de Daniele Perra, ambos expertos estudiosos del pensamiento filosófico y geopolítico ruso-euroasiático, han captado y subrayado bien las influencias, los préstamos y los valores geopolíticos del pensamiento de Gumilëv en el marco de los eruditos, filósofos y científicos contemporáneos y anteriores a él (el título del ensayo contiene un significativo CON Lev Gumilëv). Para mí, esta lectura constituye un desafío teórico con el que me resulta difícil familiarizarme, ya que no conozco a muchos de los numerosos autores citados del área rusa; al mismo tiempo, representa la confirmación de una evidencia, a saber, que la Historia está determinada por la Geografía y que la génesis, el desarrollo y las migraciones de los grupos étnicos y sociales están determinados por factores como la morfología del territorio, el clima, etc.
En la interpretación de Gumilëv, las ideas de etnos y etnogénesis se vuelven ajenas a la antropología cultural teórica, sino que se expresan en la relación entre biosfera y geosfera, en la línea de la biogenética del físico Kozyrev, que intentó demostrar la conexión entre mente, cuerpo y cosmos e hipotetizó una energía biosomática. El propio espacio euroasiático, correspondiente a las fronteras geopolíticas de la Rusia zarista, dividido en cuatro cinturones de suelo horizontales (tundra, taiga, estepa y desierto) y dos cinturones climáticos verticales que separan Eurasia del clima monzónico asiático, constituye una premisa funcional para la teoría etnogenética.
En sus estudios sobre los pueblos nómadas de la estepa, cuya historia se centra a menudo en la figura de un líder carismático, Gumilëv propone el concepto de la acción recíproca del hombre y el entorno, es decir, la "pasionaridad" passionarnost, la capacidad del organismo humano de absorber energía del entorno y liberarla en forma de fuerza para la acción; la pasionaridad es también la capacidad, propia sólo de algunos hombres, de entregarse por una causa que supera el interés individual y estimula a otros hombres a superar una condición de inercia, iniciando así el proceso de etnogénesis. La pasionalidad afectaría según la sucesión de cinco fases: ascendente, acmática, rupturista, inercial (u homeostática en equilibrio con el entorno) y memorial (ya sin fuerzas para superar los límites de la organización y el espacio). El declive de la pasionalidad se manifestaría en un comportamiento progresivamente más individualista.
En palabras de Zuccaro, "la propia fase pasional es un producto de la acción sistémica del entorno que produce un salto cualitativo con las prácticas producidas por los pueblos que lo habitan". El estudio de Gumilëv sobre la pasionaridad representa una especie de fenomenología naturalizada del espíritu que parte del entorno como estructura y no de categorías económicas como para Marx" (p. 52). Una teoría recurrente en el pensamiento filosófico ruso al considerar el espacio como trascendental con respecto a la Historia, según Pavel A. Florensky "Toda cultura puede representarse como la actividad de la organización del espacio" (P.A. Florensky, Lo spazio e il tempo nell'arte, Adelphi 1995).
Al haberme formado como arqueóloga y estudiosa de las etnias y las religiones (especialmente en lo que respecta a China), llego a los capítulos que más me han implicado, a saber, el capítulo IV, "Mito e imaginario", y el capítulo V, "De la China arcaica al pasionismo en el siglo chino". Estos capítulos ejemplifican los elementos constitutivos del superethnos, un gran conjunto étnico (europeo, ruso, euroasiático, islámico, chino) y complejo fenómeno que toma forma a partir de la religión y la mitología, pero que no siempre (ni del todo) se corresponde con la civilización o la civilización.
Pongo un ejemplo de la China arcaica, una sociedad agrícola y sedentaria en la que las inundaciones y las hambrunas eran las principales catástrofes. La búsqueda de la Vía (Tao), se basa en el Qi (energía vital que impregna todos los aspectos de la acción humana y de la naturaleza), en la alternancia continua de las dos polaridades Yin y Yang, y en la creencia de que los Shen (Espíritus) atraviesan continuamente el espacio entre el cielo y la tierra. El arte geomántico del Feng Shui ("viento y agua", es decir, la energía latente en la tierra) también determina y orienta la construcción de la necrópolis o palacio; y el "No actuar" o Wu Wei (bien ilustrado en el ensayo de Zuccaro en la p. 94 y ss. ) con el concepto esencial del "Vacío perfecto", son la prueba de que la sabiduría china se relaciona armoniosamente con la Naturaleza, sigue la inclinación procedente del Cielo y contribuye a "ordenar" el mundo, el cosmos y las relaciones humanas mediante los rituales (véase el "Libro de los ritos" confuciano - Lǐjì) y la adivinación.
El modelo de referencia es el edificio sagrado por excelencia, el Ming Tang (Sala Luminosa, Casa del Calendario o Pabellón de la Luz), salón ceremonial del palacio imperial y lugar donde el emperador y sus funcionarios se sentaban para realizar consultas adivinatorias y establecer el calendario agrícola que era prerrogativa y función indispensable del emperador cuya tarea era alimentar a todo el pueblo del imperio.
El Ming Tang consiste en una plataforma cuadrada, que representa la Tierra, dividida en 9 salas, sobre la que se eleva un techo circular, a imagen del Cielo. El centro del cuadrado está ocupado por el número 5, el centro del cosmos, el centro de la Tierra y el punto cardinal primario.
Los lados representan los 4 pilares correspondientes a las 4 estaciones; en los lados exteriores de las 9 habitaciones hay 12 ventanas que representan los meses del año ritual. Las 12 ventanas multiplicadas por las 9 cámaras dan como resultado 108, una cifra cíclica que se repite en muchas tradiciones sagradas relacionadas con el tiempo. La tarea del jefe de la Casa del Calendario era asegurarse de que las habitaciones estuvieran distribuidas correctamente de forma que se correlacionaran con los puntos cardinales.
El Ming Tang no es sólo una representación del cosmos y de la Ley Celeste, sino también una metáfora del imperio, que en el tercer milenio a.C. estaba dividido en nueve provincias (Zhou) según la legendaria medición de la tierra atribuida al rey chamán Fu Yu que domó las inundaciones (a las que se refiere el Shǐjì ).
Los antiguos chinos determinaron así las 24 fases del año solar llamadas chieh-ch'i y las fases de la luna. La disposición de la Casa del Calendario también se asocia con la tortuga (Shu) que representa el elemento agua, la estación invernal, el color negro, el subsuelo, la polaridad Yīn (sombra y lado femenino), el punto cardinal Norte y los Antepasados. Todos ellos son elementos que giran cíclicamente en el tiempo y el espacio, pero que deben respetarse y exorcizarse para que los acontecimientos humanos relacionados con ellos tengan la inclinación adecuada.
Para concluir con el ejemplo chino, estoy de acuerdo con lo que escribe Zuccaro: "En su historia milenaria, China, más que transformaciones, ha pasado por cambios dentro de los cuales la territorialidad ha permanecido sin embargo intacta. El principio del Tao, entendido como orden y equilibrio, no como estructura, es un concepto cercano al concepto griego de dique. El taoísmo... es la verdadera religión civil de China y lo ha sido a pesar del intento de desquiciar en parte las estructuras feudales y tradicionales con el telón de fondo incluso de la revolución maoísta. Mao llevó a cabo una revolución ciertamente dentro de un marco ilustrado y marxista..., pero dentro de una reforma económica y agrícola vinculada a los criterios de la tradición cultural china" (p. 98-99).
Luigi Zuccaro, Geofilosofía con Lev Gumilev, Anteo Edizioni
Fuente: https://www.cese-m.eu
Traducción: Enric Ravello Barber
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giancarlonicoli · 8 months
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25 ago 2023 14:27
“LA MELONI È BRAVISSIMA A RECITARE, PER QUESTO VA D’ACCORDO CON ZELENSKY: SONO OTTIMI ATTORI” - L’ANALISI DELLO STORICO FRANCO CARDINI: "LE NOMINE DI FAZZOLARI E DELLA SORELLA ARIANNA? LA POLITICA DI STAMPO FAMILIARE È UN PO’ PERICOLOSA. ESCLUDO CHE LO FACCIA PER SPIRITO NEPOTISTICO: SI VEDE CHE SI FIDA POCO DEGLI ALTRI. NON MI PAIONO SCELTE FELICI, MA UNA PROVA DI DEBOLEZZA” – E SUL RAPPORTO CON GLI USA… -
Tommaso Rodano per “il Fatto quotidiano” - Estratti
“Giorgia Meloni è una ragazza intelligente e spregiudicata. Ha pure studiato un po’. La carta con cui ha deciso di giocarsi il destino è chiara: è quella degli Stati Uniti”. Secondo lo storico Franco Cardini – che la destra postfascista la conosce bene, anche per militanza – alla premier “non frega niente” di quegli spazi politici che non presidia più: “Ormai ha scelto di stare al centro”.
(...) Meloni in plancia di comando ha una bussola che funziona: il rapporto con gli Stati Uniti e con la Nato. Una carta come questa, in mano, non le capiterà più. Assicurarsi le simpatie a destra non le conviene: vuole giocarsi una carta più alta.
Lei che la conosce bene, se l’aspettava la conversione a stelle e strisce?
È bravissima a recitare, per questo va d’accordo con Zelensky: sono ottimi attori. Meloni ha avuto un endorsement non da quel bollito di Biden, ma dal segretario di Stato, Antony Blinken, una figura chiave.
Avete visto come è cambiato l’atteggiamento verso Meloni in tv e in certi settori dell’opinione pubblica? Le hanno steso ponti d’oro e tappeti di velluto rosso, perché è molto gradita alla Casa Bianca. Biden ha giocato persino a fare da “nonno” alla figlioletta Ginevra.
Sempre più al centro, dove andrà a finire?
Meloni ha in mente convergenze parallele, come direbbe Aldo Moro. Lo dico con certezza, avendo parlato con tutti e due: con Renzi ci sono stati diversi colloqui e c’è molta simpatia reciproca.
Per Giorgia non sembra un affarone.
Ho letto Travaglio, secondo lui Meloni ci mette i voti e Renzi ci mette la sfiga... Non so, può anche darsi, ma lei ha scelto il discorso centrista anche per anticipare i suoi alleati, Tajani e Salvini, che speravano di occupare quello spazio. È un macrofenomeno della politica italiana, dai tempi di Cavour in poi: il potere si governa al centro.
(...)
Nemmeno l’insistenza sulla guerra può far male alla premier?
A lei, di Zelensky, sospetto non freghi nulla, ma il Paese è spaccato in due. Non nel senso delle linee di frattura politiche, destra-sinistra, ma nel senso che c’è un paese “legale”, formato dal blocco della gente “che conta”, dei poteri forti, della classe politica e dei media, che è filo Zelensky e filo Usa quasi al 100 per cento. E poi c’è il paese “reale”, della gente comune, libera di dire che questa guerra è una porcata.
Meloni ha nominato il fedelissimo Fazzolari alla comunicazione e la sorella Arianna in segreteria. Come lo interpreta?
La politica di stampo familiare è un po’ pericolosa. Escludo che lo faccia per spirito nepotistico, non è un Papa del Rinascimento: si vede che si fida poco degli altri. Non mi paiono scelte felici, ma una prova di debolezza. Il familismo è sempre pericoloso, anche se è in Italia è molto comune.
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infosannio · 10 months
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Eurasia, specchio dell’Occidente
IL “CONTINENTE” – Dai bizantini ai mongoli di Gengis Khan, fino ai Soviet, la narrazione storica di queste terre riflette dalle due parti un diverso pregiudizio a seconda delle lenti con cui vengono studiati […] (DI FRANCO CARDINI – ilfattoquotidiano.it) – “Si deve parlare di un unico continente, l’eurasiatico: così congiunto nelle sue parti che non è avvenimento di rilievo nell’una che non…
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lamilanomagazine · 10 months
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Passaggi Festival di Fano: la giornata conclusiva in celebrazione del libro e della cultura, con numerosi premi e ospiti.
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Passaggi Festival di Fano: la giornata conclusiva in celebrazione del libro e della cultura, con numerosi premi e ospiti. Saggistica, narrativa, poesia: sarà una giornata che celebra il libro e la cultura quella che domenica 25 giugno a Fano (PU) chiude l’undicesima edizione di Passaggi Festival. In programma il conferimento del Premio Passaggi a Franco Cardini, del Premio Fuori Passaggi a Malika Ayane e del Premio Letterario Internazionale Franco Fortini nell’ambito della rassegna di poesia ‘Passaggi DiVersi’. Proseguono gli appuntamenti per i più piccoli -libri e laboratori- gli aperitivi scientifici, gli incontri con gli autori in riva al mare, le rassegne tematiche e gli appuntamenti informali ‘al di là del libro’ nel salotto del Pincio. In chiusura, la lectio magistralis di Marino Sinibaldi sul tema 2023 ‘Chiedi alla vertigine’ e il brindisi finale dei ‘Calici DiVersi’ con letture di poesie e degustazione di vini del territorio. Tra gli ospiti Sabina Guzzanti, Marino Sinibaldi, Micol Sarfatti, Elena Ghiretti, Mariangela Pira, Francesco Morena, Paolo Pagani. Si comincia il pomeriggio con i laboratori per i più piccoli a cura dell’Università di Camerino (Memo, dalle 16,30) sui principi di una sana alimentazione e sulle caratteristiche di uno degli alimenti più amati: il gelato. Al Pincio l’appuntamento è con il laboratorio ‘In cucina con frolla’ a cura di Francesco Tenaglia e dei ragazzi di Frolla Microbiscottificio (alle ore 17,30). Proseguono i ‘libri alla San Francesco’ (alle 18) con Micol Sarfatti che presenterà il suo “Margherita Sarfatti. La signora del futuro” (Giulio Perrone Editore), in dialogo con la blogger letteraria del Cappuccino delle Cinque Chiara Grottoli. Nell’ambito di ‘Piccoli asSaggi’ la rassegna di saggistica per diventare grandi, in programma alla Memo la presentazione del libro di Elisabetta Mauti “Formulini” (Aboca Kids). Dialoga con l’autrice Elisa Donati (Libreria Stacciaminaccia Fano). La presentazione sarà accompagnata da un laboratorio a cura di Chiara Magi (alle ore 18,30) . Conversazioni scientifiche per tutti con l’aperitivo offerto dall’Università di Camerino nella sala da tè L’Uccellin Bel Verde (ore 18.30): il docente di Scienze del farmaco dell’Università di Camerino Filippo Maggi ci spiegherà come l’utilizzo in agricoltura di insetticidi e biocidi a base di sostanze naturali fungano da alternativa per una migliore sostenibilità ambientale. Quante volte abbiamo provato a soggiornare in casa di sconosciuti in ogni angolo del mondo, ma ci siamo mai chiesti come gli host di Airbnb vivono l’esperienza di affittare le proprie case? Ne parleremo con Elena Ghiretti nel suo “Hostaggio. Guida serissima per ospitare sconosciuti (e alloggiare in casa loro)” edito da Accénto. Sulla spiaggia di Bagni Elsa (Fosso Sejore, ore 18.30) l’autrice converserà con la radio speaker Ivana Stjepanovic. Al Bastione Sangallo, ultimo appuntamento con le pratiche laboratoriali a cura dell’Associazione Meditamondo (ore 18.30): con Marika Pedinotti lavoreremo sul nostro equilibrio psico-fisico attraverso semplici esercizi sui meridiani e “do in”. A seguire, la presentazione del libro di Alberto Grandi “Storia delle nostre paure alimentari” (Aboca Edizioni) con il direttore della Scuola del Farmaco e dei Prodotti della Salute dell’Università di Camerino Gianni Sagratini. Al Chiostro delle Benedettine Mariangela Pira presenterà “Effetto domino. Come il mondo globale influenza le nostre tasche” (Chiarelettere) in dialogo con Luigi Benelli, giornalista del Corriere Adriatico; mentre alla San Francesco Alessandra Bocchetti converserà sul suo “Basta lacrime. Storia politica di una femminista 1995-2000” (Vanda Edizioni) con le giornaliste Flavia Fratello e Tiziana Ragni. Entrambi gli appuntamenti iniziano alle 19. In contemporanea, nei giardini del Pincio torna l’appuntamento con il ‘Salotto di Passaggi’ e la influencer e critica letteraria Giulia Ciarapica che accoglierà autori e ospiti tra chiacchiere e aperitivi. Sul palco centrale di piazza XX Settembre (ore 21) atteso il conferimento del Premio Passaggi 2023 allo storico Franco Cardini, ospite al festival per presentare il suo libro “Le vie del sapere” (Il Mulino) in dialogo con il giornalista Antonio di Bella. La cerimonia di premiazione vedrà la presenza sul palco dell’assessore all’Istruzione e alle Biblioteche del Comune di Fano Samuele Mascarin. Come fanno le persone, le interfacce e gli algoritmi ad influenzarci online? Lo scopriremo con Gabriella Taddeo, autrice di “Persuasione digitale” (Guerini) intervistata da Fiamma Goretti, esperta di comunicazione e campagne sociali (Mediateca Montanari, ore 21). ‘Fuori Passaggi’ prosegue con Sabina Guzzanti che conversa sul suo “ANonniMus. Vecchi rivoluzionari contro giovani robot” (Harper & Collins) con il consulente editoriale Antonino Di Gregorio (Pincio, ore 21); mentre all’interno della rassegna dedicata all’arte Francesco Morena presenterà “Gli impressionisti e il Giappone. Arte tra Oriente e Occidente. Storia di un’infatuazione” (Giunti) sul palco del Chiostro delle Benedettine insieme con lo storico dell’arte Rodolfo Battistini (ore 21). Nell’ambito della rassegna di poesia ‘Passaggi DiVersi’ appuntamento molto atteso è il conferimento del Premio Letterario Internazionale Franco Fortini (ex chiesa di San Francesco, ore 21): i finalisti sono Prisca Augustoni (“Verso la ruggine” Interlinea), Francesco Brancati (“L’assedio della gioia” Le Lettere), Marilena Renda (“Fuoco degli occhi” Nino Aragno Editore), Mary Barbara Tolusso (“Apolide” Mondadori) e Gianmario Villalta (“Dove sono gli anni” Garzanti). I poeti presenti converseranno con il presidente del Premio Christian Sinicco e il poeta e redattore della rivista VersoDove Fabrizio Lombardo. Tanta attesa anche per l’appuntamento con il Premio Fuori Passaggi che sarà consegnato alla cantante e scrittrice Malika Ayane dall’Assessore al Turismo e ai Grandi eventi del Comune di Fano Etienn Lucarelli. Sul palco del Pincio (ore 22) l’autrice presenterà “Ansia da felicità” (Rizzoli) insieme con la critica letteraria Carolina Iacucci. Ultimo incontro dedicato alla filosofia con Paolo Pagani, autore di “Citofonare Hegel” (Rizzoli) un libro per scoprire come i filosofi del passato rispondono alle grandi domande del presente. Al Chiostro delle Benedettine (ore 22) ci sarà anche il filosofo, giornalista e curatore della rassegna Armando Massarenti. Anche quest’anno, in piazza XX Settembre il festival chiude con lo spunto dal quale è partito: alle 22 sul palco centrale è in programma il discorso notturno di Marino Sinibaldi sul tema 2023 ‘Chiedi alla vertigine’. La poesia di ‘Passaggi diVersi’ prosegue alla San Francesco (ore 22) con l’appuntamento dedicato agli ‘Editori coraggiosi’: con Franca Mancinelli (AnimaMundi), Cristina Daglio (Puntoacapo), Luca Nicoletti (“Rappresentazione della Luna” Puntoacapo), Roberta Castoldi (“La formula dell’orizzonte” AnimaMundi). Editori e poeti conversano con Fabrizio Lombardo, poeta e redattore della rivista VersoDove. A concludere la serata dedicata alla poesia saranno i ‘Calici DiVersi’, con letture e poesie e degustazioni di vini del territorio. Il brindisi finale di Passaggi Festival sarà con il finalista al Premio Strega Poesia Christian Sinicco (“Ballate di Lagosta” Donzelli), Daniele Ricci (“Lezione di meraviglia” Italic Pequod), Salvatore Ritrovato (“La circonferenza della vita” Marcos y Marcos), Francesca Bavosi (“Ipotesi di misura” FaraEditore), Gianni Iasimone (“Il mondo che credevo. Un poema metà-fisico” Arcipelago Itaca). A presentare l’incontro, Fabrizio Lombardo e Marta Mallucci (Social Media Team di Passaggi Festival). L’evento è in collaborazione con Azienda Agricola Crespaia. Passaggi non è soltanto libri: per chi vuole conoscere meglio Fano, infatti, città che ospita il festival dal 2013, domenica 25 è in programma una visita guidata tematica del quartiere dei Piattelletti con la guida turistica professionista Manuela Palmucci. (Costo: 10 euro. Prenotazione obbligatoria al numero 346.6701612).... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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