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[ Il momento perfetto ]
Dopo dieci intensi ed indimenticabili giorni, con il cuore un po’ pesante, devo salutare il Costarica ed i miei cari amici che mi hanno fatto sentire come a casa. Adesso mi aspetta l’ultima tappa del mio viaggio, attraverserò il confine e viaggerò per il Panama per alcuni giorni prima di affrontare il ritorno verso casa.
Non posso fare a meno di ringraziare Luis ed Almut per la loro ospitalità e per avermi fatto sentire parte della loro famiglia. Non dimenticherò mai le nostre lunghe chiacchierate, le interminabili cene tutti insieme, le giornate in spiaggia in cui ci siamo divertiti a giocare a frisbee insieme al loro inseparabile amico a quattro zampe.
Come mi hanno detto giorni fa, anche un luogo che si avvicina al paradiso come Puerto Viejo non è perfetto. Ma in realtà, anche se non esiste un luogo ideale in nessuna parte del mondo, sono convinto che esistano dei momenti perfetti che rimarranno impressi nella nostra anima per sempre. Ed è esattamente così che ricorderò questi giorni, come un lungo momento perfetto vissuto in un luogo incantato con persone uniche e speciali.
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[ Vivere in Costarica - Storia di Luis e Almut ]
Anni fa, mentre viaggiavo da solo con zaino, chitarra e tromba in Guatemala, ho incontrato Luis e Almut, lui di nazionalità cilena e lei di nazionalità tedesca. Facemmo subito amicizia e mi raccontarono la loro storia.
Avevano lasciato l’Europa per girare il mondo in cerca del loro posto ideale dove vivere, alle spalle avevano già dieci mesi di viaggio circa. Passammo dei giorni molti belli insieme, la nostra sintonia era totale, arrivammo fino ad Antigua insieme e poi le nostre strade si separarono. In seguito arrivai in un piccolo posticino al confine con il Panama, chiamato Puerto Viejo de Talamanca, che mi sconvolse totalmente. Gli scrissi subito una mail consigliandogli di visitare questo posto.
E adesso eccomi qui, nell’Hotel di Luis ed Almut a Puerto Viejo, dove il destino ha voluto che il loro sogno diventasse realtà. Dato che sarò loro ospite per qualche giorno, approfitto di un momento di tranquillità per fargli qualche domanda sulla loro avventura.
La prima cosa che gli chiedo è per quale motivo alla fine hanno scelto di fermarsi proprio qui. Mi rispondono che è stato come un colpo di fulmine, il posto giusto al momento giusto. Cercavano un posto con tanto sole, dove avere maggiore contatto con la natura e sono rimasti subito colpiti dalla magia di questo luogo. Quando hanno avuto la possibilità di comprare l’hotel non ci hanno pensato due volte e si sono subito gettati in questa avventura.
Ma è davvero facile cominciare una nuova vita in un altro posto del mondo? “Ovviamente no” - mi dicono entrambi - “Specie all’inizio. Esiste sempre un impatto culturale per ogni straniero, il cambiamento è radicale e le difficoltà sono tante. Poi per fortuna si riesce a superare tutto e a trovare la propria dimensione”.
Ci sono aspetti negativi nel vivere in un paradiso come questo? “Come in tutte le cose ci sono pro e contro” - mi confermano - “Anche in una località bellissima come questa c’è il problema della criminalità legata alla droga e, purtroppo, spesso manca la coscienza da parte della popolazione locale di proteggere un posto così unico. Poi, per fortuna, ci sono gli aspetti positivi: un clima fantastico, avere a pochi passi spiagge paradisiache e tutto intorno il meraviglioso verde che caratterizza la giungla. Ci sono cose della vecchia vita che ti possono mancare, ma è altrettanto vero che qui ci sono cose che prima non avevamo. In fondo nessun luogo è perfetto”.
E ora cosa è cambiato per voi dopo tanti anni vissuti in Costarica? “Continuiamo a sentirci cittadini del mondo” - ammettono - “Anche se ormai sappiamo che la nostra vera casa è qui, nel nostro hotel a Puerto Viejo, dove siamo felici con uno staff affiatato e il nostro insostituibile amico Guru, un cane speciale che riempie di gioia tutte le nostre giornate.”  
Che persone fantastiche Luis ed Almut. Non smetterò mai di ringraziare il destino per avermi fatto incontrare degli amici così speciali. Essere loro ospite in questo angolo di paradiso è davvero un grande privilegio.
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[Il tempo si dilata]
Tempo.
Nei primi anni di vita non ci curiamo della sua inesorabile presenza, da grandi diventa quasi un’ossessione. Sembriamo non fermarci mai, sempre all’instancabile ricerca di qualcosa di indefinito ma, alla fine, i giorni, i mesi e gli anni volano via senza che ce ne accorgiamo veramente. 
Quando ti trovi nel bel mezzo dell’Oceano, lontano dalla frenesia che ti perseguita sulla terraferma, il tempo si dilata in maniera incredibile. Un’ora sembra durare tantissimo quando gli unici punti di riferimento su cui puoi contare sono esclusivamente l'acqua, il cielo ed il vento.
Il mare è il posto giusto per riflettere, spogliarsi di tutto e ricominciare, per ritornare alla purezza delle cose essenziali e rigenerare la propria anima davanti ad un orizzonte che non accetta rimpianti. 
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[Vita a bordo]
Siamo al quinto giorno di navigazione, proseguiamo sempre nella rotta 260-270° e la terra sembra ormai un lontano ricordo. Il mare si sta allungando e il vento sprigiona tutta la sua forza gonfiando le vele. Ieri abbiamo incontrato qualche difficoltà a causa della pioggia ma non possiamo lamentarci visto che il sole è tornato presto a farci compagnia. La pesca comincia a dare i suoi frutti ed io, nei panni dello chef di bordo, sono spesso impegnato in cucina per preparare qualche specialità. Il nostro cammino continua e la vita a bordo scorre tranquilla in mezzo ai suoni e ai colori brillanti dell’Oceano.
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[Le ali della libertà]
Scivolare sulla superficie spumosa dell’acqua, scoprire la natura essenziale degli elementi e fondersi insieme ad essi. Le vecchie preoccupazioni quotidiane che diventano sempre più piccole fino a scomparire. Il sale sulla pelle, le nuvole che sembrano dipinte da una mano incredibilmente ispirata, l’elegante volo degli uccelli. Ogni cosa diventa cibo per l’anima e delinea contorni e profumi di una rinnovata libertà.
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[Molliamo gli ormeggi...si parte per la traversata]
L’attesa è finita. Dopo la sosta sull’isola di Tenerife ci allontaniamo dal porto per iniziare la lunga traversata dell’Oceano Atlantico. Rotta 260°, mi giro un’ultima volta ad osservare Santa Cruz in lontananza...passeranno diversi giorni prima che i nostri occhi vedranno nuovamente terra. Impossibile descrivere a parole tutte le emozioni che provo in questo momento.
L’equipaggio, composto da me, dallo skipper Andrea e da altri 5 uomini, è finalmente pronto per farsi guidare dal vento.
Il grande blu ci aspetta.
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[Il tempo sta cambiando]
Forse la strada per diventare un vero lupo di mare è ancora lunga ma, dopo diversi giorni passati in navigazione tra Spagna, Marocco e quasi due settimane in pieno Atlantico, inizio ad interpretare i segnali che l’Oceano ci manda. Sembra che dopo alcuni giorni di calma piatta stiamo andando incontro ad una perturbazione. Forse, l’ultimo grande ostacolo prima di arrivare a destinazione. Eravamo preparati a questa eventualità, d’altronde se volevamo che tutto filasse liscio avremmo scelto di fare una crociera o di prendere un volo di linea per arrivare ai Caraibi. In fondo il bello è proprio questo, non tanto l’arrivo verso una destinazione, ma la sfida di farcela da soli in mezzo all’Oceano.
Ci prepariamo, ormai siamo una grande squadra, ed ognuno svolge con attenzione il suo compito a bordo. Siamo pronti a prendere un bel pò d’acqua ed affrontare delle onde che ci faranno ballare un pochino ma, come sempre, possiamo contare sull’esperienza del nostro Capitano e sulla solidità della nostra barca, la Creuza de mä.
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[Il caldo dei tropici inizia a farsi sentire]
Quale è l’unico elemento che non mancherà mai durante una traversata? Semplice...tanta acqua, fredda, salata e chiara come l’Oceano su cui stai navigando. Quando il caldo dei tropici inizia a farsi sentire, non c’è niente di meglio che riempire un secchio di acqua di mare e farsi una bella doccia rigenerante. Inizio a rinfrescarmi e qualche schizzo arriva anche al povero Rolando, al momento impegnato a timonare, che sembra leggermente disorientato dalle goccioline fredde che lo colpiscono alle spalle. Certo, anche un bel tuffo non sarebbe male, ma considerando che siamo in pieno Oceano non credo che farsi un bagno sia particolarmente indicato. Mi rifarò una volta arrivato ai Caraibi, in acque decisamente più calde.
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[Le Isole Canarie davanti a noi]
Dopo 4 giorni di navigazione e circa 650 miglia percorse riusciamo a vedere le Isole Canarie e poco dopo Tenerife, l’isola dove prepareremo la barca per la traversata ed accoglieremo gli altri ragazzi dell’equipaggio. Il vento ci ha spinti fin qui alternando picchi di raffiche a 18-23 nodi e calme momentanee.
Questa sosta ci servirà per recuperare le energie e pianificare i dettagli del lungo viaggio che ci aspetta. Resteremo in porto per diversi giorni e quando non saremo impegnati nei lavori sulla barca andremo alla scoperta della città. Una volta sbarcati approfitterò dei momenti di solitudine per perdermi nei miei pensieri con della buona musica nelle orecchie. 
La connessione con l’oceano diventa sempre più forte.
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[Acqua dolce e salata]
Arriva la notte e la pioggia. L’orizzonte è pieno di lampi e fulmini, intorno buio come inchiostro, ci alterniamo ai turni di guardia con gli altri membri dell’equipaggio. Nonostante le cerate, il cappuccio e i guanti fa molto freddo e non ci sono posti per ripararsi in coperta.
Ho le scarpe bagnate e penso agli stivali da barca che ho lasciato a casa, sarebbero stati troppo ingombranti per il mio zaino ma in questo momento mi avrebbero fatto molto comodo...sento i piedi che stanno lessando tra acqua dolce e salata. Comincio ad accusare il mare ed inizia a subentrare una leggera apatia, ma cerco di tenermi attivo timonando.
Anche dormire la notte nella mia cuccetta a prua non è semplice. Devo faticare per trovare una stabilità decente e cercare di prendere sonno, che però è interrotto continuamente dalle botte sulle onde e dai rumori delle vele, delle scotte, del vento e del mare che sotto coperta si amplificano. Ma devo cercare di riposare perché i turni sono ogni 4 ore circa. Appena mi alzo sento subito il mare nella pancia, nei riflessi e nella lucidità…spero che nei prossimi giorni le nuvole lasceranno il posto alle stelle.
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[In navigazione verso le Canarie]
Ci spostiamo in direzione ovest per andare incontro al vento, subito dopo spegniamo il motore per aprire le vele ed iniziare la navigazione vera a propria. Procediamo con andatura di traverso e a volte di bolina larga.
Il mare si inizia a formare, il cielo a chiudersi, all’orizzonte si intravede la bassa pressione che la strumentazione di bordo ci aveva segnalato. Adesso è reale, si inizia a vedere e tra poco si farà sentire. Mentre il corpo già si prepara allo scombussolamento comincio ad accusare un leggero mal di mare per il rollio piuttosto presente. Non male come inizio.
Anche se ci si muove parecchio non rinunciamo ai pasti: abbiamo pescato tre tonni, uno lo mangeremo sia per cena che per pranzo mentre gli altri li conserveremo in barattoli di vetro come scorta cambusa. Una precauzione necessaria visto che ai Caraibi non ne troveremo. 
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[Bye Marocco...Finalmente si salpa!]
Ci siamo, la “finestra” che attendevamo con ansia si è aperta. Dopo aver preparato la barca ed aspettato l’ultima visita della polizia locale siamo finalmente pronti per continuare il nostro viaggio. Dopo 4-5 giorni sembra che il vento che stia girando, arriveremo a prenderlo da nord-ovest e a volte da nord-est man mano che navigheremo verso la prossima destinazione, Tenerife.
Sorrido, l’esperienza in Marocco si è rivelata intensa ed appagante e, allo stesso tempo, il ritorno in mare mi riempie di gioia. Lasciamo la magnifica Rabat, la sua imponente figura sullo sfondo ci saluta. 
Ci aspettano 500 miglia per raggiungere le Canarie.
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Verso Marrakech...Continua la perturbazione e siamo costretti a rimandare il nostro ritorno in mare. Ne approfittiamo per visitare l'interno del Marocco, destinazione Marrakech, con addosso un po' di stanchezza a causa di una notte insonne. Il viaggio in treno è lungo ma una volta arrivati l'attesa è ampiamente ripagata. Dopo aver sistemato i bagagli ci lasciamo invadere da odori, suoni urla, animali uomini, carretti, donne con il burqa e assaltatori di cibo nel Souk più tipico del Marocco….siamo nel più grande ristorante all'aperto del mondo. Ceniamo nella magica piazza Place Jemaa el Fna e, dopo aver gustato le prelibatezze locali, torniamo in stanza per concederci un meritato riposo.
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L’esperienza per le strade di Rabat, l’incontro con Rashid, il contatto con una cultura profondamente diversa... Prosegue il mio percorso alla ricerca di storie, di essenze, di vite che si incrociano e si dividono, di verità.
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Penso e filmo queste cose con la semplice intenzione di raccontare a me stesso chi sono a quarant’anni. È un’azione che compio senza velleità, senza superbia, senza voler insegnare niente a nessuno.
Le mie sono semplici riflessioni durante le mie camminate intorno alla vita. Buon viaggio insieme a me. #avevobisognodelloceano
Gianluca Peretti
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[ La fine del viaggio è solamente un nuovo inizio ]
Eccomi qui, giunto alla fine del mio lungo viaggio, seduto al terminal dell’aeroporto mentre aspetto l’aereo che mi riporterà a casa. In genere, tutto inizia e finisce con un volo, come un cerchio che si apre e si chiude.
Sembra passato un giorno da quando sono salito sul primo aereo per raggiungere la Spagna, invece sono trascorsi quasi quattro mesi. Giorni e settimane intense, dove ho visto posti incredibili, ho attraversato l’Oceano e conosciuto persone speciali. Da una parte sono triste per essere giunto all’epilogo di questa straordinaria avventura ma, in realtà, a prevalere è il senso di gratitudine per aver vissuto una esperienza unica che porterò sempre con me e nessuno potrà mai cancellare.
Ci siamo, il mio volo è stato appena chiamato. Mi avvio all’imbarco con gli altri passeggeri, lentamente, quasi a voler assaporare anche l’ultimo istante vissuto in questa bellissima parte di mondo che mi ha regalato tante emozioni. Prendo il mio posto vicino al finestrino e attendo la partenza. Dopo aver preso quota mi perdo nei miei pensieri, non c’è verso di dormire. Osservo il panorama fuori dal finestrino, oltre le nuvole c’è l’Oceano e guardarlo, anche da quassù, mi emoziona.
Non so se è solamente la mia immaginazione ma ho l’impressione di scorgere in lontananza una barca a vela, simile alla Creuza de mä, la fantastica barca su cui ho vissuto dei giorni indimenticabili durante la traversata dell’Atlantico. Sorrido, mi sembra di rivedere tutto come in un film: le onde, gli amici dell’equipaggio, il caldo dei tropici, i tramonti sull’Oceano, il senso di libertà che solo il mare ti può dare.
Esistono molti motivi per i quali viaggiamo, sicuramente tutti validi. Ma io credo che viaggiare, conoscere nuovi posti, nuove persone e culture diverse, sia un passaggio fondamentale per allargare i nostri orizzonti e trasformarci nella versione migliore di noi stessi. Per questo il ritorno a casa non deve essere visto come la “fine” ma semplicemente come un nuovo inizio, un altro avvincente capitolo della nostra storia. Una volta tornati, infatti, non saremo mai uguali a prima e riusciremo a vedere i luoghi a cui apparteniamo e le persone che amiamo con occhi diversi, più veri, più sinceri.
E adesso, mentre cala il sipario su questa esperienza memorabile, credo di essere finalmente pronto per intraprendere un nuovo cammino, con uno spirito rinnovato ed una maggiore consapevolezza. Ma una parte di me continuerà sempre ad avere bisogno dell’Oceano e, ne sono convinto, un giorno tornerò su quella barca per continuare a sognare tra il cielo, il vento ed il mare.
Perché in fondo, una volta che l’Oceano ti entra dentro, sarai legato a lui per sempre.
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