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#censimento
jacopocioni · 8 months
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Il Censimento del Ponte Vecchio di Cosimo I
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Oggi il Ponte Vecchio è storicamente considerato sede di negozi di gioielleria, ma come sappiamo non è sempre stato cosi. Un tempo le botteghe presenti sul ponte erano eterogenee e contavano più categorie commerciali. Intorno al 1550 Cosimo I fece eseguire un censimento, per vedere quante e quali botteghe erano presenti sul ponte. Dal censimento venne registrato che a quel tempo sul ponte vi erano svariate attività, queste seguenti le maggiori registrate: - 3 beccai, come sappiamo i beccai appartenevano ad una delle 14 Arti Minori. Trattavano l’acquisto, la macellazione e la vendita di carni bovine, ovine, suine. Vi erano iscritti anche i portatori di carne (i facchini), mercanti di bestiame, gli osti e i tavernai, pollaioli e pescivendoli. - 3 pizzicagnoli, facevano parte delle Arti Minori. Vi erano iscritti gli addetti alla conduzione dei frantoi, i venditori di olio nelle botteghe, gli ambulanti che vendevano olio e generi alimentari, i caciaioli e i pizzicagnoli. - 5 calzolai, facevano parte delle Arti Minori, vi erano iscritti i calzolai, i pianellai, i ciabattini e gli zoccolai. - 2 legnaioli, facevano parte delle Arti Minori. Vi erano iscritti i fabbricanti di cofani, forzieri, cassapanche, stipetti, barili, banchi, tini, bigonce, telai, rastrelli e anche i riparatori, pittori e venditori di mobili. - 2 biadaioli, facevano parte delle Arti Minori iscritti in quella dei Fornai. - 1 bicchieraio, rientrava nelle Arti Maggiori come Compagnia dei Vetrai, ed erano accolti nell'Arte Maggiore dei Medici e degli Speziali. - 1 merciaio, erano parte delle Arti Maggiori e rientravano in quella dei Medici e degli Speziali. I Merciai vendevano una svariata ed eterogenea quantità di mercanzia che andava dai cappelli ai guanti, lame, scarpe, oggetti in argento battuto, funi, stoppa e via dicendo, erano l'antitesi dei grandi magazzini Duilio 48. - 1 rivendugnolo, che suppongo essere un cenciaiolo, - e una decina di venditori di generi diversi tra cui un osteria che presentava come insegna un drago. Come sappiamo una 40ina di anni dopo,  il 25 settembre 1593, il Gran Duca Ferdinando I emanò un bando che ordinava lo sgombero di tutta questa "massa" di botteghe che rendevano indecoroso il ponte Vecchio. Il Vasari aveva realizzato il famoso corridoio e il ponte era o meglio, doveva diventare, un luogo consono al passaggio di gentiluomini e stranieri illustri. D'altronde poco prima, fino al 1566/7 in piazza del Pesce, oggi Lungarno degli Archibugieri, vi era il mercato del pesce che già aveva subito la sorte dello spostamento in piazza del Mercato Vecchio. Il bando assegnava le botteghe del Ponte Vecchio solo ed esclusivamente ad oreficerie, gioiellieri ed argentieri, e cosi è ancora oggi.
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ifattinews · 2 years
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Roma Capitale: " Riparte il Censimento permanente della popolazione"
ROMA CAPITALE, SI RINNOVA IL CENSIMENTO PERMANENTE DELLA POPOLAZIONE, 135 RILEVATORI IMPEGNATI NELL’INDAGINE Strumenti di supporto a disposizione dei cittadini: “Chiamaroma”, casella mail, numeri di telefono dedicati, Urp Foto di Ingo Joseph da pexels Dal 30 settembre e fino al 22 dicembre riprendono anche a Roma le operazioni legate al Censimento permanente della popolazione e delle abitazioni,…
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assowebtv · 2 years
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EUPILIO: CENSIMENTO DELLE ABITAZIONI E DELLA POPOLAZIONE 2022
EUPILIO: CENSIMENTO DELLE ABITAZIONI E DELLA POPOLAZIONE 2022
DAL 3 OTTOBRE 2022 INIZIA  IL CENSIMENTO DELLA POPOLAZIONE E ABITAZIONI 2022 ATTENZIONE NON TUTTE LE FAMIGLIE SARANNO RILEVATE MA SOLO QUELLE ALLE QUALI ISTAT INVIERA’ IL QUESTIONARIO DI RILEVAZIONE censimento-permanente-delle-abitazioni-e-della-popolazione-edizione-2022Download
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gregor-samsung · 1 year
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“ L’istituzione del Registro Nazionale degli Intellettuali e dei Radical Chic fu la prima notizia per l’intera mattina, ma non entrò neppure in #trendtopic. Il fatto che il provvedimento fosse stato presentato in difesa e non contro le suddette minoranze ne ridusse sensibilmente la viralità. Per spiegare il senso politico della legge, fu diffuso un documento in cui riassumeva per punti le ragioni in base alle quali gli intellettuali costituiscono, sempre, un pericolo per la democrazia tale da minarne l’esercizio. La lettera, firmata dal ministro in persona e redatta in forma di decalogo, era intitolata: “La questione intellettuale. La verità è semplice, l’errore complicato”. Diceva: La complessità impedisce la verità. La complessità umilia il popolo. La complessità frena l’azione. La complessità è noiosa, quindi inutile. La complessità è superba, quindi odiosa. La complessità è confusa, quindi dannosa. La complessità è elitaria, ergo antidemocratica La semplicità è popolare, ergo democratica. La complessità è un’arma delle élite per ingannare il popolo. Bisogna semplificare quello che è complicato, non bisogna complicare quello che è semplice. Olivia ripose il giornale sul sedile di fianco. Era l’unica a essersi portata un quotidiano in tutto lo scompartimento, ma la verità era che anche lei ormai riusciva a leggere i giornali soltanto in treno. Qualche posto più in là una signora chiacchierava al telefono seduta di fronte a un uomo che tentava di leggere. Fuori dal finestrino passava l’Italia – case sparse, prati e colline verdi, improvvise accensioni di cespugli colorati – e sembrava che niente fosse accaduto, e che il Paese fosse quello di sempre. Era impossibile dire se fosse stata la cultura a plasmare quel paesaggio o quel paesaggio a modellare la cultura. “
Giacomo Papi, Il censimento dei radical chic, Feltrinelli (collana I Narratori), 2019¹; pp. 40-41.
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archivio-disattivato · 10 months
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Stato di emergenza
Il 21 maggio 2008 l’allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, su richiesta dell’ex Ministro dell'Interno Roberto Maroni, ha firmato la “Dichiarazione dello stato di emergenza in relazione agli insediamenti di comunità nomadi nel territorio delle regioni Campania, Lazio e Lombardia”
Il 30 maggio 2008 l’ex Presidente del Consiglio ha firmato tre ordinanze, “Disposizioni urgenti di protezione civile per fronteggiare lo stato di emergenza in relazione agli insediamenti di comunità nomadi”, per Lombardia, Lazio e Campania - a cui nel 2009 si aggiungeranno Piemonte e Veneto. I provvedimenti nei confronti delle persone sinte e rom presenti nelle cinque regioni facevano esplicito riferimento a catastrofi naturali (come ad esempio un terremoto), dando pieni poteri ai Prefetti. Una delle misure speciali adottate fu il censimento su base etnica, con raccolta delle impronte digitali di tutte le persone, minori compresi, abitanti in luoghi riconosciuti come “campi nomadi”. Sono state censite anche famiglie abitanti in aree di loro proprietà.
Con la sentenza 6352 dell' 1 luglio 2009 il TAR ha annullato “l’art. 1, co. 2, lett. c), delle ordinanze del Presidente del Consiglio dei Ministri del 30 maggio 2008, laddove consentono di procedere sic et simpliciter all’identificazione delle persone, anche minori di età, attraverso rilievi segnaletici”.
Il 26 marzo 2013 la Suprema Corte di Cassazione ha dichiarato illegittima la cosiddetta “emergenza nomadi”.
Ad oggi non si ha notizia della distruzione dei dati raccolti dalle Prefetture.
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chiara-morini · 3 months
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Rilevatori del censimento a Porto San Giorgio. Domande entro il 19 luglio
PORTO SAN GIORGIO Il Comune ha indetto una procedura comparativa pubblica, per soli titoli, finalizzata alla formazione di una graduatoria per il conferimento di incarichi di rilevatore per le operazioni del Censimento permanente della popolazione e delle abitazioni. Gli incarichi dovranno essere espletati indicativamente dal 1 ottobre al 31 dicembre 2024. La domanda di partecipazione all’avviso…
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fabriziosbardella · 1 year
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L’anno scorso l’ISTAT ha avviato il secondo Censimento Permanente delle Istituzioni Non Profit in Italia e ora ha messo a disposizione i primi risultati.   #istituzioninonprofit #ISTAT #censimentopermanente #italia #disagi #fragili #digitalizzazione #fabriziosbardella
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sauolasa · 2 years
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Portogallo, il censimento conferma il 5% di nascite in più nel 2022
Più di 80mila sono stati i nuovi nati, dato incoraggiante per un Paese con poco più di 10 milioni di abitanti
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angelap3 · 5 months
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Chi liberò veramente l’Italia
25 aprile liberazione
Si può celebrare in tanti modi la Liberazione dell’Italia nel 1945 ma ci sono dati, numeri e vite che non si possono smentire e che sono la base necessaria e oggettiva per dare una giusta dimensione storica all’evento. Dunque, per la Liberazione dell’Italia morirono nel nostro Paese circa 90mila soldati americani, sepolti in 42 cimiteri su suolo italiano, da Udine a Siracusa. Secondo i dati dell’Anpi, l’associazione dei partigiani, furono 6882 i partigiani morti in combattimento.
Ricavo questi dati da una monumentale ricerca storica, in undici volumi raccolti in cofanetto, dedicata a La liberazione alleata d’Italia 1943-45 (Pensa ed.), basata sui Report of Operations di diversi reggimenti statunitensi, gli articoli del settimanale Yank dell’esercito americano e i reportage dell’Associated press. E naturalmente la ricerca storica vera e propria. Più un’ampia documentazione fotografica. L’autore è lo storico salentino Gianni Donno, già ordinario di Storia contemporanea, che ha analizzato i Reports of Operations in originale, mandatigli (a pagamento) da Golden Arrow Military Research, scannerizzati dall’originale custodito negli Archivi nel Pentagono. L’opera ha una doppia, autorevole prefazione di Piero Craveri e di Giampiero Berti e prende le mosse dallo sbarco di Salerno.
Secondo Donno, non certo di simpatie fasciste, il censimento dell’Anpi è “molto discutibile” ma già quei numeri ufficiali rendono le esatte proporzioni dei contributi. Facciamo la comparazione numerica: per ogni partigiano caduto in armi ci furono almeno 13 soldati americani caduti per liberare l’Italia. Senza considerare i dispersi americani che, insieme ai feriti, furono circa 200mila. E il conto risuona in modo ancora più stridente se si comparano i 120mila militari tedeschi caduti in Italia, soprattutto nelle grandi battaglie (Cassino, Anzio e Nettuno) contro gli Alleati e sepolti in gran parte in quattro cimiteri italiani.
Naturalmente, diverso è parlare di vittime italiane della guerra civile, fascisti e no, di cui esiste un’ampia documentazione, da Giorgio Pisanò a Giampaolo Pansa, per citare le ricerche più scomode e famose. Ma non sto parlando di fascismo e guerra civile, bensì di Liberazione d’Italia, ovvero di chi ha effettivamente liberato l’Italia dai tedeschi o se preferite dai “nazifascisti”.
Pur avendo un giudizio storico molto diverso dalla vulgata ufficiale e istituzionale, confesso una cosa: avrei voluto dire il contrario, che l’Italia fu liberata dalla Resistenza, dalla lotta di liberazione, dall’insurrezione popolare degli italiani contro l’invasore. Avrei preferito, da italiana, dire che furono loro a battere i tedeschi, fino a sgominarli, come suggerisce la narrazione ufficiale e permanente del nostro Paese. Ma non è così; e se non bastassero i giudizi storici, la conoscenza di eventi e battaglie, le sottaciute testimonianze della gente, bastano quei numeri, quella sproporzione così evidente di morti, di caduti sul campo per confermarlo. Furono gli alleati angloamericani, sul campo, a battere i tedeschi; senza considerare il ruolo decisivo che ebbero i bombardamenti aerei degli alleati sulle nostre città stremate e sulle popolazioni civili per piegare l’Italia e separarla dal nefasto alleato tedesco. Si può aggiungere che la liberazione d’Italia sarebbe avvenuta con ogni probabilità anche senza l’apporto dei partigiani; mentre l’inverso, dati alla mano, è impensabile. Dunque la Resistenza può conservare un forte significato sul piano simbolico e si possono narrare singoli episodi, imprese e protagonisti meritevoli di essere ricordati; ma sul piano storico non si può davvero sostenere, alla luce dei fatti e dei numeri, che fu la Resistenza a liberare l’Italia. Nella migliore delle ipotesi è mito di fondazione, pedagogia di massa, retorica di Stato. Il mito della resistenza di cui scrisse uno storico operaista di sinistra radicale come Romolo Gobbi.
Per essere precisi, la Liberazione non si concluse il 25 aprile a Milano come narra l’apologetica resistenziale, ma l’ultima, aspra battaglia tra alleati e tedeschi, sostiene Donno, si combatté nel comune di San Pietro in Cerro, nel piacentino, tra il 27 e 28 aprile. A San Pietro c’era anche il regista americano John Huston, inviato col grado di Capitano, a girare docufilm. Ma i filmati erano così duri che gli Alti comandi americani decisero di non diffonderli fra le truppe se non in versione edulcorata.
Sulle lapidi dei cimiteri di guerra disseminati tra Siracusa e Udine, censiti da Massimo Coltronari, ci sono nomi di soldati e ufficiali hawaiani, australiani, neozelandesi, perfino maori, indiani e nepalesi, francesi e marocchini, polacchi, greci, anche qualche italiano del Corpo italiano di liberazione, e poi brasiliani, belgi, militi della brigata ebraica; ma la stragrande maggioranza sono americani, caduti sul suolo italiano. Molti erano di origine italiana: si chiamavano Ferrante, Lovascio, Gualtieri, Rivera, Valvo, Pizzo, Mancuso, Capano, Quercio, Colantuonio, Barrolato, Barone…
“È stata e continua ad essere – dice Donno – una grande opera di mascheramento della “verità” quando non di falsificazione… i miei volumi hanno l’ambizione di rompere questa cortina di latta (che, ammaccata dappertutto, tuttora sopravvive nella discarica del tempo) facendo emergere dati e fatti oscurati ed ignorati”. Naturalmente possono divergere i giudizi tra chi considera gli alleati come benefattori e liberatori, chi come occupanti e nuovi invasori; chi avrebbe preferito che fossero stati i sovietici a liberarci; e chi si limita a considerarli combattenti, soldati in guerra e non eroi, soccorritori o invasori. La memorialistica sulla liberazione d’Italia minimizza e trascura l’apporto americano; invece, sottolinea Craveri, è evidente che furono loro i protagonisti della liberazione d’Italia.
La verità, vi prego, sull’onore.
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superfuji · 7 months
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Mentre continuano le ricerche della quinta vittima nel cantiere Esselunga, Dario Salvetti spiega a cosa servono gli appalti: «a disumanizzare, renderci irriconoscibili tra di noi»
Nel cantiere nell’ex Panificio Militare, a Firenze, si mettono in sicurezza le travi di cemento crollate, dal peso di tonnellate, e si cerca ancora il quinto cadavere dentro il cantiere di via Mariti a Firenze, il marocchino Bouzekri Rachimi, 56 anni, l’ultimo disperso, giorno e notte, oltre 48 ore dopo il cedimento strutturale nella costruzione del supermercato Esselunga in un’area già demaniale che gli abitanti avrebbero desiderato adibita a tutt’altro. I vigili del fuoco agiscono con le gru – ne è arrivata una terza- fanno alzare un drone, operano con le Usar (dalla definizione inglese Urban Search and Rescue traducibile in “ricerca e soccorso in ambiente urbano” e definisce l’insieme delle pratiche utilizzate per le operazioni di ricerca e soccorso di persone sepolte da macerie in caso di crolli di edifici e strutture, esplosioni o di eventi sismici), rimuovono il cemento crollato, avanti così finché sarà necessario.
L’Ansa parla di inchiesta per omicidio plurimo colposo, ne magnifica l’approccio multidisciplinare, dagli aspetti tecnici alle condizioni dei lavoratori. In queste ore l’inchiesta starebbe prendendo forma con la distribuzione delle deleghe alla polizia giudiziaria. Viene fatto il censimento delle decine di ditte nel groviglio di subappalti che riportano al vertice della Aep di Pavia, l’impresa capofila, la stessa responsabile di un cantiere gemello, a Genova, nel quartiere di San Benigno teatro di incidenti avvenuti lo scorso anno. Aep, Attività Edilizie Pavesi, lavora per conto di La Villata Spa, immobiliare partecipata al 100% da Esselunga, presieduta – grazie ai buoni rapporti con Marina Sylvia Caprotti, la figlia del fondatore di Esselunga – dall’ex ministro Angelino Alfano. Esselunga ha acquisito l’intera società pochi mesi fa acquistando il 32,5% che era posseduto da Unicredit al prezzo di 435 milioni. Ex delfino di Silvio Berlusconi, Alfano è stato ministro della Giustizia nel governo Berlusconi IV e ministro dell’Interno dei governi Letta e Renzi.
Ma è davvero colposo un delitto che avviene nell’intrico di subappalti, contratti e lavoro nero? Ne scrive Dario Salvetti, del collettivo di fabbrica dei lavoratori ex Gkn, che è anche Rsu della Fiom:
Gli appalti sono una montagna di merda
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mezzopieno-news · 1 month
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SALVATI 1650 PRODOTTI TIPICI ITALIANI DALL’ESTINZIONE
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Sono 1650 le specialità salvate dall’estinzione in Italia grazie all’impegno di un grande numero di agricoltori diventati custodi del patrimonio della tradizione contadina italiana.
Il censimento 2024 dell’Osservatorio sulla biodiversità istituito da Campagna Amica, ha raccolto e catalogato il risultato del lavoro di 750 tra coltivatori e artigiani che stanno recuperando molti antichi prodotti che si rischiava di perdere per sempre. Oltre la metà sono giovani sotto i 40 anni e il 15 per cento sono giovanissimi sotto i 30 anni, quasi la metà si trova in comuni parzialmente o totalmente montani. Si tratta di prodotti tipici della biodiversità italiana, caratteristici di aree particolari o di antiche tradizioni tramandate per secoli e da generazioni di contadini e da mani sapienti. Sono uno dei motori più potenti dell’enogastronomia italiana e fonte di interesse nazionale e internazionale, un patrimonio della tradizione e grande ricchezza del nostro Paese. Un quarto di questi prodotti è certificato biologico, un record a livello europeo.
Tra le nuove specialità entrate nel censimento ci sono i fiadoni, un tipico prodotto da forno abruzzese a forma di raviolo. Dalla Basilicata ritorna il Fagiolo bianco di Rotonda, tipico della tradizione contadina, il peperoncino Diavolicchio dalla Calabria, il peperone Sciuscillone una varietà di peperone dolce chiamato “sciuscelle” in dialetto teggianese. E poi la pera Nobile di Parma, chiamata così dalla duchessa Maria d’Austria per farne ripieno dei tortelli, il Çuç di mont, un formaggio d’alpeggio del Friuli Venezia Giulia, il Farro del Pungolo di Acquapendente del Lazio e l’arancio Pernambucco ligure.
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Fonte: Campagna Amica; foto di Pixabay
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curiositasmundi · 4 months
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A Vicenza il progetto del Treno Alta Velocità, all’interno del tracciato Brescia-Padova, oltre che ad impattare fortemente sulla città e sulla salute della cittadinanza, rischia di distruggere 11 mila metri quadrati di bosco, che si trovano all’interno di un’ex area industriale abbandonata di quasi 60 mila metri quadrati. Si trova a ridosso del quartiere Ferrovieri, a un paio di chilometri dal centro storico e confina con l’esistente ferrovia Milano-Venezia. Nei pressi dell’area si trova anche il Centro Sociale Bocciodromo, che verrebbe anch’esso divorato da una strada che dovrebbe essere costruita a lato del mega cantiere della grande opera inutile e dannosa. L’area appartenne all’industria tessile Pettinatura Lanerossi tra il 1925 e il 1994, anno nel quale lo stabilimento fu chiuso. Da allora ha passato diverse proprietà, senza che venisse effettuata alcuna bonifica e senza che mai si arrivasse a una proposta di recupero. Nel frattempo la natura ha preso il sopravvento: in trent’anni di abbandono, si è creato spontaneamente un ecosistema proprio abitato da diversi elementi tra flora e fauna. Animali quali cerbiatti e tassi abitano ora il bosco selvaggio e un censimento vegetale ha registrato la presenza di almeno 75 specie vegetali appartenenti a 50 famiglie diverse. Il polmone verde è a rischio distruzione. Attualmente il futuro dell’area prevederebbe la costruzione del campo base e dell’area del cantiere a servizio della costruzione del TAV. Per questo verrebbero distrutti 11 mila metri quadrati di parco, senza toccare invece l’ex fabbrica da bonificare. Diverse organizzazioni della città di Vicenza si stanno mobilitando per difendere l’area verde. Lo scorso fine settimana si sono svolte numerose iniziative per far conoscere il luogo alla cittadinanza, tra le quali attività per bambini e non, performance, proiezioni e momenti di condivisione collettiva. Sono anche state costruite delle casette in legno sopra agli alberi “con l’idea di difenderli”.
Vicenza: il Tav vuole travolgere il bosco Lanerossi, rischia anche il CS Bocciodromo - Infoaut
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polaroid240 · 30 days
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I discovered something horrible today and I won't let it die due to language barrier issues.
"Deputy Marco Grimaldi of Alleanza Verdi e Sinistra has submitted a parliamentary question to the minister of culture, Gennaro Sangiuliano, denouncing an arson that occurred on 6 June at the National Cinema Library of the Experimental Centre for Cinematography (CSC) in Rome. The arson was particularly significant and caught deputy Grimaldi's attention, because it hit cell B4, destroying a significant amount of nitrate films from the 1930s and 1940s, part of the Italian cultural heritage. But, above all, Grimaldi accused the CSC of «trying to keep it a secret».
An official statement on CSC's website (published on June 12th), which reported details about the arson, would have been removed shortly after, creating additional concerns about how the event has been managed. «After the intervention of both the fire department and police, so far the only concerns have been: sending an email to employees so they could prohibit them from revealing the event to outsiders and signing a contract with a private security company in order to supervise the deposits», Grimaldi denounced.
CSC informed Domani that the fire would have damaged only a small portion of the entire film archive, so the reels should already have a copy each. Right now, the complete census of the works that have been destroyed has not yet been completed». Meanwhile, the causes of the fire remain uncertain and are currently under investigation. The president of the foundation, actor and director Sergio Castellitto, said that CSC had already raised concerns about the safety of the archive's conservation status, a matter which the CSC had promised to address with the help of the Ministry of Culture, like exploring the possibility of more suitable structures for the preservation and restoration of italian's film heritage. A source close to the Cineteca revealed instead to Domani that the investigation is trying to determine whether the causes of the fire were intentional or not and if the damaged films are the original reels, and not «copies of copies»."
I tried to translate it as good as I could, still, have the original source and some more:
Editoriale Domani:
Repubblica's online articles are always behind a paywall, but it's a major italian newspaper, so I have to include it.
Quotidiano Nazionale (video):
dailymotion
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diceriadelluntore · 5 months
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Integerrimi
Racconta Tito Livio:
La censura si era resa necessaria non solo perché non si poteva più rimandare il censimento che da anni non veniva più fatto, ma anche perché i consoli, incalzati dall’incombere di tante guerre, non avevano il tempo di dedicarsi a questo ufficio. Fu presentata in senato una proposta: l’operazione, laboriosa e poco pertinente ai consoli, richiedeva una magistratura apposita, alla quale affidare i compiti di cancelleria e la custodia dei registri e che doveva stabilire le modalità del censimento. (Ab Urbe Condita, IV, 8).
La magistratura Censorea venne istituita nel 443 a.C., durante il regime repubblicano di Roma: Censura deriva da una concrezione tra CĒNSEŌ, “dare un’opinione, giudicare, valutare” e il suffisso -TŪRA, necessario per formare un sostantivo a partire da un verbo. I magistrati censori non solo facevano i censimenti (necessari sia per il sistema fiscale che per quello militare), ma erano anche guardiani della CURA MORUM, cioè i costumi del singolo e della collettività ed avevano poteri particolari: erano decisivi nelle assegnazioni degli appalti per i lavori pubblici, ed erano loro a concedere in affitto i terreni statali e avevano incarico di nominare i candidati che si potevano candidare al seggio del Senato, Massima Istituzione di Roma, nelle famose Lectio Senatus.
Il significato odierno si deve ad uno di questi poteri antichi, e ad uno rinascimentale: si racconta che i censori potevano tagliare con una cesoia apposita gli abbellimenti che ritenevano troppo distante dalla Cura Morum, tanto che come antonomasia dell'integerrimo amico della sobrietà si ricorda Marco Porcio Catone, detto il Censore, proprio per il ruolo che svolgeva al tempo.
Durante il Rinascimento, precisamente nel 1515, Papa Leone X, nato Giovanni di Lorenzo de' Medici, secondogenito di Lorenzo Il Magnifico, emanò una bolla, Inter Sollicitudines, dove si stabilisce che essendo la stampa "inventato per la gloria di Dio, la crescita della fede e la propagazione delle scienze utili” ma con la paura che possa diventare “un ostacolo alla salvezza dei fedeli in Cristo”, decide che nessuno può stampare un libro senza l'autorizzazione del vescovo locale (o del Vicario del Papa, se si tratta di libri da stampare nello Stato della Chiesa), sotto pena di scomunica. Nasceva così l’imprimatur, ossia il visto ecclesiastico per la stampa dei libri. Di pochi anni dopo, nel 1559, è il primo Indice dei Libri Proibiti, il quale fu per l'ultima volta aggiornato nel 1959 prima del Pontificato di Papa Giovanni XXIII.
Gli uomini potrebbero fare a meno dell'arte, ma non i censori. Stanisław Jerzy Lec
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libero-de-mente · 6 months
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POVERO CRISTO
Mia madre si chiama Maria. Mio padre, oggi, è nell'alto dei cieli. Credo. Oppure si è reincarnato in una trave di legno o di cemento armato. Era un carpentiere, gli piaceva tanto esserlo. Mia madre aveva, ha, un utero retroverso. All'epoca le dicevano che era difficile rimanere incinta. Ci vollero 7 anni, sette come i sacramenti, per rimanere incinta. Al settimo anno, come al settimo giorno della Creazione quando Dio si riposò, rimase incinta. Evidentemente mio padre stoicamente non si fermò per riposare. Un miracolo disse il ginecologo. La mano di Dio disse il parroco. Credo che mio padre non ebbe la malizia di pensare a qualcosa d'altro, oltre a Dio dico. Troppo credente mio padre. Venni al mondo dopo dieci ore di travaglio, dieci come le piaghe d'Egitto inflitte da Dio agli egizi.
- L'annunciazione A quel tempo, durante il parto, un messaggero del Primario del reparto di neonatologia, tal Ostetrica la levatrice, annunciò a mio padre che solo uno si sarebbe salvato. Che si doveva scegliere tra la madre o il nascituro. Tipo come se dovessero finire il foglio del censimento, ma c'era spazio per un solo nome. Mio padre scelse sua moglie, come volevasi dimostrare.
- La nascita Dalla terra del reparto neonatale tornò mia madre, con essa il bambino, cioè io. Le voci del paese già raccontavano che il figlio di Maria era bello come Gesù bambino. Primo miracolo, amen.
- Ritrovamento del piccolo povero Cristo al tempio Quando avevo dodici anni i miei genitori traslocarono, non dicendomi nulla. Tornato da scuola trovai la casa vuota. Andai al tempio della focaccia, ne presi un pezzo con i soldi che mi erano avanzati dalla merenda a scuola. La proprietaria del negozio, tal signora Rosina, chiamò mia madre, vedendo che non sloggiavo dal suo negozio e sbavavo guardando focacce e brioche. I miei genitori mi vennero a riprendere, rassegnati. Secondo miracolo.
- I miracoli del povero Cristo Nella vita da povero Cristo riuscii a compiere dei veri e propri miracoli. Riuscii a far risorgere il Big-Jim dopo che era caduto dal terrazzo al quarto piano. Riuscii a non comprendere il desiderio di una ragazza, assai posseduta, che saltò addosso al primo che le capitò, la stessa sera che uscimmo, per disperazione della mia inerzia. Tramutai i soldi in birra, per consolarmi. Moltiplicai i vuoti interiori e le mancanze affettive. Toccai il braccio amputato a un reduce di guerra, dicendo a gran voce "ricresci". L'anziano reduce mi prese a sberle, così veloce che sembrava avesse due mani. Miracolo.
- Trentatré anni Al compimento del trentatreesimo anno mio padre morì. Avevo davvero i capelli lunghi (come nell'immagine). Portai sulle mie spalle la bara che lo conteneva, fu come portare la Croce. La mia Croce. La sua scomparsa mi fece iniziare un lungo calvario. "Elì Elì lemà sabactàni", Padre mio, padre mio, perché mi hai abbandonato?
- Il tradimento Sono stato tradito da mio fratello, il quale possiede dodici personalità una più borderline dell'altra. Dodici come gli apostoli. Con un delirio di onnipotenza oltre l'umana immaginazione. Sono finito in croce. In verità vi dico che lo perdonai, allora lui saputo questo mi impalò. Allora lo ignorai. Lui mi umiliò lo stesso. Allora giunse il tempo in cui, aprendo gli occhi ciechi, capii che era veramente uno cattivo. Miracolo.
- La resurrezione Mi sono rialzato, non del tutto ma tutto rotto. Questo è un mezzo miracolo. Lotto ogni giorno per arrivare al tramonto. Altro mezzo miracolo. Da qui a dire che sono risorto ce ne vuole ancora. Oggi se vieni messo in croce e ricoperto di melma a carriole, con l'intenzione di lederti, poi per ripulirti e dimostrare la tua buona fede devi davvero sperare nel buon Dio e in un miracolo. La gente preferisce Barabba, che più li fotte e più lo si osanna. Ho fatto una mezza rima. Bravino ve'?
Domenica farò la mia ultima cena, intesa di cena ipercalorica, poi mi metterò a dieta. Tipo quaranta giorni nel deserto. Che oggi sono più un povero Cristo curvy. Se fosse stato così il povero Gesù, oltre a tutto quello che soffri e patì, avrebbe dovuto sopportare anche del body shaming.
Sono un povero Cristo, ma ricco di sentimenti e buone intenzioni. Ma che nel non concedere il mio cuore in amore ha fatto danni, provocato dolori. Delusioni molte.
Pasqua è tempo di risurrezione, ecco questo auguro a tutti voi... di risorgere. Chi invece è già risorto e viaggia alla grande si sposti un po' più in là, che deve far spazio a me, anzi a noi. Che risorgeremo, come diceva mia zia Concettina: come la raba fenice.
Buona resurrezione.
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schizografia · 4 months
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“ Uno che faceva un censimento una volta tentò di interrogarmi: mi mangiai il suo fegato con un bel piatto di fave e un buon Chianti. (…) Vola di nuovo a scuola ora, piccola Starling. Vola, vola, vola. Vola, vola, vola. “
Hannibal Lecter
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