Tumgik
#come se tutto fosse un miracolo
veggiechannel · 2 months
Text
Un libro per riappropriaci della nostra integrità, un viaggio al contrario alla scoperta di noi stessi, un percorso per tornare alla luce. Scopriamo insieme a Daniel Lumera, biologo naturalista, il suo nuovo libro edito da Mondadori "Come se tutto fosse un miracolo. Un cammino per riconquistare leggerezza, felicità, meraviglia".
0 notes
killiandestroy · 4 months
Text
ah sì dovevo parlare del fatto che i dialetti mutano nel tempo come (guess what) qualsiasi lingua e che i dialetti moderni sono in molti casi mooolto italianizzati perché sono L1 in persone bilingui italiano-dialetto e robe così
1 note · View note
bucodiverme · 2 months
Text
Se siete tranquilli nel vostro animo vi ricordo l'esistenza di questa lettera che Pavese scrisse nel 1932 ad Elena Scagliola perché non posso essere l'unica a tormentarsi da circa tutto il pomeriggio.
Sono stato male tutto il giorno a non vederti sulla strada di Crevacuore E., com’è brutta Torino. E il più triste di tutto questo è che ci dimenticheremo, senza esserci quasi nemmeno conosciuti. Non so quel che tu veda in me, ma io indovino in te un miracolo di femminilità e di tenerezza, che, come si è formato avanti agli occhi a poco a poco in tutta l’estate, così ora colla medesima lentezza andrà svanendomi nelle nostre lettere. E., ho paura che i nostri ultimi giorni di - li dimenticheremo mai? - siano stati come una crisi, un punto massimo, oltre il quale non andremo.
Questo per ora è un pensiero che mi dispera, ma il giorno in cui mi lascerà indifferente ci pensi, E.? Non è la disperazione, la sofferenza, che ci deve far paura - questo è nulla, è anzi ciò che ci può rendere più meraviglioso un altro incontro - ma il momento che non soffriremo più, che non ce ne importerà più, questo è il terribile.
E pensare che probabilmente noi tra poco dovremo perderci, senza quasi esserci conosciuti, senza sapere di noi più che uno sguardo, un bacio alle dita, qualche carezza.
Che cosa pensi tu, E.? Perché tremi quando sono con te? Cosa c’è dentro ai tuoi occhi quando mi guardi sorridendo e poi ti fai seria, quasi ostile, e poi torni a sorridere? Queste cose le perderò senza averle mai conosciute.
Io d’amore non so piangere E. - piango a sentire un’ingiustizia, una crudeltà, un dolore di bambino - e non posso nemmeno consacrarti delle lacrime per tutto il dono immenso che hai fatto a me in questi giorni. Piangerò forse quando ripenserò - e sarà tardi - al tesoro di quell’amore sprecato così, per uno che non ne vale la pena: tant’è vero che lo lascia ora morire senza nemmeno commuoversi, senza tentare di far nulla per conservarselo, meritarselo.
Ma che altro potremmo fare? È inutile mentire: in amore conta il corpo e il sangue, conta la stretta, la vita, e noi dobbiamo star staccati, dobbiamo avere giudizio, ragionare; mentre la ragione non conta dinanzi alla vita.
Tu sprechi il tuo amore, E. Io non so di volerti bene se non ti sono stretto vicino, e questo temo voglia dire che non ti voglio quel bene che tu desideri.
Ma di una cosa sarò gioioso, se non temessi che tutto fosse per finire con quello: i nostri pomeriggi a - a guardarci negli occhi e carezzarci. Quelli non li dimenticherò mai. Fa’, E., che tutto non finisca qui: dammi una probabilità di amarti meglio, di esserti più fedele nei miei pensieri, più degno di te!
Se mi scriverai, devi giurarmi che a Bra staremo sempre insieme senza stancarci.
Ma dove andremo a finire E.? C’è qualcosa di più assurdo dell’amore? Se lo godiamo fino all’ultimo, subito ce ne stanchiamo, disgustiamo; se lo teniamo alto per ricordarlo senza rimorsi, un giorno rimpiangeremo la nostra sciocchezza e viltà di non avere osato. L’amore non chiede che di diventare abitudine, vita in comune, una carne sola di due, e, appena è tale, è morto. A pensarci, si viene matti! È inutile, l’amore è vita e la vita non vuole ragionamenti. Ma possiamo noi lasciarci andare giù così alla disperata? Dove andiamo a finire? Non so trovare parole di conforto per te che valgano, se non ricordarti quel giorno che eravamo stretti insieme, in piedi, e pareva che uno dei due dovesse condurlo a fucilare e invece era tutta gioia. Ricordami quell’attimo, E., se mi scrivi, e dimmi di quando saremo a Bra.
Ti bacio così, come vuoi tu, anche se sei stata cattiva a non venire sulla strada di Crevacuore.
26 notes · View notes
maurosempre · 5 months
Text
Abbi cura di me (S. Cristicchi e altri)
Adesso chiudi dolcemente gli occhi e stammi ad ascoltare
Sono solo quattro accordi ed un pugno di parole
Non cercare un senso a tutto perché tutto ha senso
...
Anche in un chicco di grano si nasconde l’univero
...
La vita è l’unico miracolo a cui non puoi non credere
...
E non esiste un altro giorno che sia uguale a ieri
Tu allora vivilo adesso come se fosse l’ultimo
E dai valore ad ogni singolo attimo
...
Dimmi dove vorresti andare
Abbracciami se avrò paura di cadere
...
Il tempo ti cambia fuori, l’amore ti cambia dentro
Basta mettersi al fianco invece di stare al centro
L’amore è l’unica strada, è l’unico motore
...
Perdona chi ti ha ferito, abbraccialo adesso
Perché l’impresa più grande è perdonare se stesso
Attraversa il tuo dolore arrivaci fino in fondo
Anche se sarà pesante come sollevare il mondo
E ti accorgerai che il tunnel è soltanto un ponte
E ti basta solo un passo per andare oltre
...
Abbracciami se avrai paura di cadere
Che nonostante tutto
Noi siamo ancora insieme
...
Adesso apri lentamente gli occhi e stammi vicino
Perché mi trema la voce come se fossi un bambino
Ma fino all’ultimo giorno in cui potrò respirare
Tu stringimi forte e non lasciarmi andare.
Abbi cura di me."
Abbi cura di te, di me...di noi.
20 notes · View notes
occhietti · 11 months
Text
Tumblr media
Si andava al mare e si restava
tre settimane, forse un mese.
Si passava la giornata a desiderare di fare il bagno, a supplicare gli adulti, a negare di aver mangiato; ci si buttava in mezzo alle onde monitorati dallo sguardo di sbieco di qualche genitore sulla riva; si calciava la marea con gli stinchi, fino a fare male. E quando si beveva l’acqua salata, per il dispetto di qualche altro bambino, il desiderio di vendetta durava non più di qualche secondo e comunque da lì alla seconda onda spumosa. I piedi bruciavano dal lettino alla riva e si correva verso la battigia con le urla e i richiami che si sperdevano alle spalle e si dissolvevano fra gli stabilimenti.
Il lettino era una conquista da adulti, i bambini potevano solo sedersi a terra, sopra a un telo che si riempiva di sabbia. Lo scrollavano le madri lamentose, con i granelli che volavano via con il vento e che andavano guidati, lontano dagli occhi, dalle borse appese agli ombrelloni, dagli altri. I ghiaccioli si scioglievano a toccarli con le labbra e sgocciolavano sulle dita dei piedi, diventando colla colorata da lavare a riva. Si scavavano buche per trovare l’acqua e a volte si trovavano conchiglie dure, da farsi male, spezzarsi le unghie. Non si smetteva di cercare, si continuava con l’altra mano.
Le regole erano chiare e sicure: tre ore lontano dai pasti ogni bagno, al primo richiamo risalire, al calcio balilla non frullare, non allontanarsi mai. Solo l'ultima non rispettavo e mi chiamavano al microfono con il mio nome o, se proprio non tornavo, con il colore del mio costume. Era bello parlare con gli adulti sdraiati che facevano finta di comprare le conchiglie che si andava a vendere, tutte, anche quelle più brutte o spaccate. Accadeva il miracolo semplice dello scambio, il segreto incontrovertibile nell’atto: io che davo e qualcuno che prendeva e ridava indietro, senza condizione. Io ho qualcosa da darti e tu lo prendi. Ho un’acqua e tu una sete.
Il tempo non c’era, non esistevano i giorni che consumano, esisteva la luce per andare in spiaggia, la penombra per rientrare e il buio per girare sui marciapiedi gremiti, con l’odore delle creme degli altri e i salvagenti appesi nei negozi illuminati al neon.
A un certo punto, si preparavano le valigie si lavavano bene le posate della casa e si andava via, dopo avere riconsegnato le chiavi a un’agenzia con la vetrina spoglia. Il viaggio del rientro era lungo, fatto di nausea, di aria che usciva tiepida dai bocchettoni della macchina stipata. Il cane boccheggiava con la lingua fuori a tratti e mia nonna teneva stretta la maniglia alla sua destra, in alto, come se dovesse cadere da un momento all’altro.
Era il segno che l’estate stava finendo, i compiti delle vacanze erano stati fatti per metà, ci sarebbero stati altri pomeriggi, nella penombra del soggiorno, a casa dei nonni materni, con mia nonna a riposare nella stanza accanto o a farsi fare la tinta dall’amica Vera, con l’odore forte di ammoniaca in cucina.
La vita era davanti e si poteva aspettare, senza morirsi addosso, trattenere il respiro fino al primo temporale a segnare una nuova stagione, la seconda delle uniche due. Si poteva aspettare l’inverno come non fosse una fine, un ridursi, un passare.
Era il tempo fisso dell’infanzia, con i volti eterni, per sempre fermi sulla battigia a tenere il telo ad asciugare. Si poteva credere ricominciasse tutto da capo, nel suo cerchio, in eterno identico. Attendere ritornasse il presente caldo, il presente vacanziero, ma attenderlo d'inverno... come fosse un futuro.
- Beatrice Zerbini
34 notes · View notes
libero-de-mente · 3 months
Text
POVERO CRISTO
Mia madre si chiama Maria. Mio padre, oggi, è nell'alto dei cieli. Credo. Oppure si è reincarnato in una trave di legno o di cemento armato. Era un carpentiere, gli piaceva tanto esserlo. Mia madre aveva, ha, un utero retroverso. All'epoca le dicevano che era difficile rimanere incinta. Ci vollero 7 anni, sette come i sacramenti, per rimanere incinta. Al settimo anno, come al settimo giorno della Creazione quando Dio si riposò, rimase incinta. Evidentemente mio padre stoicamente non si fermò per riposare. Un miracolo disse il ginecologo. La mano di Dio disse il parroco. Credo che mio padre non ebbe la malizia di pensare a qualcosa d'altro, oltre a Dio dico. Troppo credente mio padre. Venni al mondo dopo dieci ore di travaglio, dieci come le piaghe d'Egitto inflitte da Dio agli egizi.
- L'annunciazione A quel tempo, durante il parto, un messaggero del Primario del reparto di neonatologia, tal Ostetrica la levatrice, annunciò a mio padre che solo uno si sarebbe salvato. Che si doveva scegliere tra la madre o il nascituro. Tipo come se dovessero finire il foglio del censimento, ma c'era spazio per un solo nome. Mio padre scelse sua moglie, come volevasi dimostrare.
- La nascita Dalla terra del reparto neonatale tornò mia madre, con essa il bambino, cioè io. Le voci del paese già raccontavano che il figlio di Maria era bello come Gesù bambino. Primo miracolo, amen.
- Ritrovamento del piccolo povero Cristo al tempio Quando avevo dodici anni i miei genitori traslocarono, non dicendomi nulla. Tornato da scuola trovai la casa vuota. Andai al tempio della focaccia, ne presi un pezzo con i soldi che mi erano avanzati dalla merenda a scuola. La proprietaria del negozio, tal signora Rosina, chiamò mia madre, vedendo che non sloggiavo dal suo negozio e sbavavo guardando focacce e brioche. I miei genitori mi vennero a riprendere, rassegnati. Secondo miracolo.
- I miracoli del povero Cristo Nella vita da povero Cristo riuscii a compiere dei veri e propri miracoli. Riuscii a far risorgere il Big-Jim dopo che era caduto dal terrazzo al quarto piano. Riuscii a non comprendere il desiderio di una ragazza, assai posseduta, che saltò addosso al primo che le capitò, la stessa sera che uscimmo, per disperazione della mia inerzia. Tramutai i soldi in birra, per consolarmi. Moltiplicai i vuoti interiori e le mancanze affettive. Toccai il braccio amputato a un reduce di guerra, dicendo a gran voce "ricresci". L'anziano reduce mi prese a sberle, così veloce che sembrava avesse due mani. Miracolo.
- Trentatré anni Al compimento del trentatreesimo anno mio padre morì. Avevo davvero i capelli lunghi (come nell'immagine). Portai sulle mie spalle la bara che lo conteneva, fu come portare la Croce. La mia Croce. La sua scomparsa mi fece iniziare un lungo calvario. "Elì Elì lemà sabactàni", Padre mio, padre mio, perché mi hai abbandonato?
- Il tradimento Sono stato tradito da mio fratello, il quale possiede dodici personalità una più borderline dell'altra. Dodici come gli apostoli. Con un delirio di onnipotenza oltre l'umana immaginazione. Sono finito in croce. In verità vi dico che lo perdonai, allora lui saputo questo mi impalò. Allora lo ignorai. Lui mi umiliò lo stesso. Allora giunse il tempo in cui, aprendo gli occhi ciechi, capii che era veramente uno cattivo. Miracolo.
- La resurrezione Mi sono rialzato, non del tutto ma tutto rotto. Questo è un mezzo miracolo. Lotto ogni giorno per arrivare al tramonto. Altro mezzo miracolo. Da qui a dire che sono risorto ce ne vuole ancora. Oggi se vieni messo in croce e ricoperto di melma a carriole, con l'intenzione di lederti, poi per ripulirti e dimostrare la tua buona fede devi davvero sperare nel buon Dio e in un miracolo. La gente preferisce Barabba, che più li fotte e più lo si osanna. Ho fatto una mezza rima. Bravino ve'?
Domenica farò la mia ultima cena, intesa di cena ipercalorica, poi mi metterò a dieta. Tipo quaranta giorni nel deserto. Che oggi sono più un povero Cristo curvy. Se fosse stato così il povero Gesù, oltre a tutto quello che soffri e patì, avrebbe dovuto sopportare anche del body shaming.
Sono un povero Cristo, ma ricco di sentimenti e buone intenzioni. Ma che nel non concedere il mio cuore in amore ha fatto danni, provocato dolori. Delusioni molte.
Pasqua è tempo di risurrezione, ecco questo auguro a tutti voi... di risorgere. Chi invece è già risorto e viaggia alla grande si sposti un po' più in là, che deve far spazio a me, anzi a noi. Che risorgeremo, come diceva mia zia Concettina: come la raba fenice.
Buona resurrezione.
Tumblr media
7 notes · View notes
dilebe06 · 4 months
Text
The Lost Tomb 2
Come quando vendi la tua casa per avere dei soldi con cui comprare all'asta un oggetto fondamentale per mandare avanti la trama... ma poi acquisti un vaso antico perché non puoi accettare che se lo comprino degli stranieri.
Tumblr media
E' difficilissimo. Scrivere un commento di questi 40 episodi mi porterà via quel poco di sanità mentale che la visione di questa serie mi aveva ancora lasciato.
Prima di iniziare però, ringrazio @veronica-nardi e @lisia81 per aver visto questa serie con me. Rega' ve lo dico con il cuore in mano: Lost Tomb va visto rigorosamente in compagnia. Mai da soli. Solo unendo più menti sarete capaci di dare un senso a tutto il bordello che vi viene messo davanti ed anche riderne assieme.
Perché sì, Lost Tomb è un drama unico nel suo genere: riesce ad essere difficilissimo da seguire (almeno 5 Lauree) ed allo stesso tempo è la cosa più rilassante di sempre. 😐
Siccome la serie mi ha rincoglionito tantissimo, farò un commento casuale. E pace se sarò caotica: d'altronde manco Lost Tomb è stato attento, figurati se lo sarò io!
Ovviamente sarà pieno di spoiler e richiami a Mystic Nine ed il primo Lost Tomb!
La prima cosa da dire è sul cambio degli attori. Per aumentare la confusione, ogni stagione di Lost Tomb cambia gli attori principali - ma anche gli altri - con il risultato che non fai in tempo ad affezionarti a qualcuno di loro che già lo devi salutare. Puoi ricordare un personaggio da una stagione all'altra, solo in base al nome e non alla faccia dell'attore...il che è una gioia considerando che certe volte cambiano pure i nomi dei personaggi con soprannomi, nomignoli o nomi formali. un disastro
Sarò sincera però: trovo che gli attori di Fatty, Poker Face e Wu Xie abbiano fatto il loro sporco lavoro molto bene. Wu Xie ha quella ingenuità, quella faccia da cucciolo da adottare che viene narrata anche nel romanzo mentre Poker Face pur non avendo gli statuari addominali di Yang Yang, compensa con un Poker Face laconico e misterioso ma capace anche di qualche sorriso. un miracolo
Ma chi davvero mi ha stupito è Fatty. Nella prima stagione lo avrei preso a vasate in testa e abbandonato nella prima bara disponibile. Qui invece è stato simpatico, divertente senza essere fastidioso e irritante.
Se c'è infatti qualcosa che Lost Tomb 2 ha fatto bene è stata la bromance tra i ragazzi del Triangolo di Ferro. Come proteggono Wu Xie , lo salvano, lo cercano quando sparisce... si vede che si prendono cura uno dell'altro ed è davvero una gioia vederli andare a caso per tombe solo loro tre che chiacchierano, bisticciano, scherzano... Se Lost Tomb riguardasse solo questi tre disgraziati che vagano per i sepolcri, me li vedrei in loop.
Fatty ,nel Triangolo sopracitato, in realtà regge il lume. Perché se ad un occhio disattento Lost Tomb può sembrare una serie incentrata su bare, cadaveri, mostri strani e artefatti da recuperare ma in verità è una struggente storia d'amore. ❤️
Tumblr media
Guarda sti due come se guardano. ❤️
Wu Xie e Poker Face ci regalano angst romantico a palate. Manco i BL riescono a buttarci in faccia tutta questa tensione sentimentale. Ogni volta che li vedi assieme, preghi che si imboschino dietro una colonna funeraria, per limonare come se non ci fosse un domani. La presenza di Poker Face riesce addirittura a distrarre Wu Xie dal suo amore per la storia e per la trama principale. ahinoi
Ma d'altronde, dopo la storia e Poker Face, l'altro grande amore del nostro lead sono i buchi. In tutti i sensi. Pure in quelli volgari.
Madonna ragazzi!! Appena Wu Xie vede un buco, uno spiraglio in mezzo alla terra, una fessura tra le fratte...lui ci si deve infilare dentro. Ha questa smodata passione per imbucarsi in questi pertugi in mezzo al nulla....😏
Tumblr media
Naturale quindi vederlo fare gli occhi a cuore ogni volta che Poker Face è nei paraggi. Buchi, tombe e Poker Face: un trittico imperdibile per il nostro Wu Xie.
Altri due personaggi degni di nota sono Xie Yu Chen e Hei Yan Jing. Il primo irriconoscibile rispetto al Lost Tomb 1 - anche perché è cambiato attore e quindi ci ho messo secoli a fare l'associazione tra i personaggi - qui molto più simpatico e alla mano rispetto alla stagione precedente. Ha anche più spazio, rivelandosi come un vero boss, intelligente e acuto ed unico uomo al mondo che sta bene vestito di rosa. Certo, va in montagna, a fare la scarpinate tra fango, melma e terra con le scarpette da ginnastica bianco latte ma d'altronde è così carino che gli si perdona tutto.
Hei Yan Jing invece è stato meno presente nella storia ma quel poco che si è fatto vedere, è stato simpatico. Le sue schermaglie con Fatty sono esilaranti e vedere qualcuno capace di combattere alla pari di Poker Face mi ha tranquillizzato molto.
Rimane da capire come facciano TUTTI i personaggi a conoscerlo ma questa è una domanda che mi sono fatta così tante volte lungo tutta la storia di Lost Tomb che ormai ha perso di qualsiasi significato. 😐
Chi invece si prende lo scettro di personaggio più insopportabile dopo Fatty nella prima stagione, è Ning.
Santo Cielo, l'avrei buttata in un burrone un episodio sì e l'altro pure.
Tumblr media
Il suo crimine? Essere una figurina. Se al posto di Ning ci mettevamo un cartonato con le sue sembianze avremmo avuto lo stesso risultato. Non ha carattere, carisma, personalità. Sta in questa serie per farsi dare ordini da "suo padre" e seguirlo come un cagnolino. Sembra provare qualcosa per Wu Xie ( mado' ho i brividi a pensarci) ma non si fa problemi a metterlo nei casini, nascondergli le cose, usarlo...
La cosa ancor più grave è il tentativo da parte degli autori di suggerire una love story tra lei e Wu Xie. Una cosa così forzata e poraccia che Fatty è costretto a dirlo proprio ad alta voce perché altrimenti non ti verrebbe MAI in mente che sti due possano essere una coppia.
E vogliamo parlare del suo plot armor?! cade da dirupi senza farsi un graffio, volteggia nel cielo aggrappata ad una liana sparando come fosse Lara Croft. Riesce a percorrere le stesse strade dei nostri eroi senza farsi quasi mai un graffio. Più la serie me la osanna come badass girl e più mi sta sul cazzo. Solo Poker Face può osare tanto ed essere credibile.
Ora che abbiamo sviscerato i personaggi della storia andiamo alla trama. Alla narrazione e a come esse viene messa in atto. 😶‍🌫️
Io, per carità, me lo aspettavo. Su Mystic Nine e Lost Tomb 1 tutto si può dire tranne che non siano coerenti con se stesse. Non con la trama - quella la puoi sfragnare in mille modi - ma rimanendo costante nelle sue brutture:
buchi di logica, montaggio strano, motivazioni incomprensibili, contraddizioni, dialoghi surreali, bipolarismo, esposizione inutile...
E' perciò confortante sapere che anche Lost Tomb 2 si mantiene fedele a questo mood. Senza andare troppo nello specifico la serie si perde in mille cazzate inutili e perdi tempo, riuscendo a toccare la vera trama principale, il fulcro della storia, solo nell'ultimo episodio. E contando che sono 40 in tutto, ti chiedi cosa hai visto fino a mo' e perché tu l'abbia visto.
Mi domanderò per sempre, ad esempio, perché abbiamo perso 3 minuti di puntata a discutere se il drago che abbiamo visto dentro una tomba fosse un drago candela o no, sviscerandone le caratteristiche, colore e occhi, mentre non abbiamo dedicato nemmeno 2 minuti a dire a Poker Face di aver trovato, dentro una tomba, un cadavere esattamente uguale a lui.
Abbiamo perso 20 minuti di puntata a vedere i nostri scalare la montagna sommersi nella neve fino alle ginocchia ma nemmeno 3 minuti a studiare il pesce rame che TUTTI sembrano così disperatamente volere.
A Lost Tomb piace divagare, fare mille giri inutili, darci informazioni che per carità sono anche carine da sapere ma che nulla c'entrano con la trama principale. Alla fine della puntata sei rincoglionita dalla mole di informazioni che hai ricevuto e non sai quali di queste tenere perché oh, possono sempre servire, e quali invece buttare perché fanno solo contorno.
Tumblr media
Se poi ci aggiungiamo che certe volte le informazioni si contraddicono tra loro, il dramma raggiunge livelli da TSO. 😵‍💫
Prendi lo zio di Xie Yu Chen che andò a fare un esplorazione anni prima con lo zio di Wu Xie e non tornò mai. Prima ci dicono che hanno trovato il suo cadavere nella barriere corallina - anche se quelli sono scogli rega' ! - e che lo hanno seppellito. Qualche puntata dopo, Xie Yun discute con altri che vuole cercare lo zio perché non hanno mai trovato il corpo. Ma quindi, sto cadavere c'era? Lo hanno seppellito?!
Poi va beh, sul discorso dello zio e di cosa è successo dentro la tomba sottomarina ci sono ben 2 versioni differenti della vicenda che si contraddicono palesemente e quindi all'inizio cerchi di capire ma poi per mantenere la sanità mentale, cali il velo dell'ignoranza e fingi di non aver mai sentito nulla e che nulla sia mai accaduto.
Questa è la bellezza di Lost Tomb. Amo questa serie. <;3
La narrazione è così brutalizzata che i personaggi fanno cose e vanno in determinati posti senza che tu abbia esattamente capito il perché. Li vedi partire e girovagare per ste tombe, rischiando vari arti e dopo un po' ti domandi :-" ma noi, qui, che ci siamo venuti a fare? che cercavamo? e perché non lo stiamo cercando ma sembriamo un gruppo di turisti al museo?
In questa seconda stagione visitiamo ben 3 tombe. Una sottomarina, una con un albero di bronzo ed una con l'esercito del Muti. E vi giuro, ricordare il motivo per cui le siamo andate a visitare mi richiede uno sforzo sovraumano. Oddio, in realtà la motivazione mi viene anche in mente - Ning e le sue manipolazioni - ma il perché sentiamo il bisogno di andare a fare una capatina alla tomba dell'albero di bronzo per via di una campanella che appare spesso in queste tombe ma che non ci fermiamo mai a studiare, mi sfugge.
Andiamo alla tomba sottomarina perché ci hanno detto che lo zio di Wu Xie è sparito mentre era lì ma non lo cerchiamo mai attivamente. Giriamo a vuoto per le stanze, ci facciamo terrorizzare dai fantasmi, ammiriamo vasi di terracotta, commentiamo estasiati l'abilità dello zio di Xie Yu di scavare gallerie di 2 metri per 3 in mezza giornata, pontifichiamo per ore sul modellino di Bruno Vespa nella sala principale, leghiamo mummie di scimmie con conveniente esplosivo al loro interno alle colonne, che però tornano magicamente in vita, ( che la mummia si sia rifiutata di farsi esplodere un po' la capisco) , sfidiamo la fisica pensando di far saltare in aria una cupola sott'acqua senza che il peso dell'acqua ci affoghi...ma sto zio non lo abbiamo manco chiamato.
Anche perché poi ce ne andiamo - dopo aver annegato tutto peggio del Titanic - e quindi ipoteticamente affoghiamo pure lo zio. 👏👏👏
Tumblr media
In queste tombe poi ci trovi di tutto. Da animali modificati a animali che si incastrano tipo Lego: scimmie con in faccia dei parassiti giganti, fanciulle fantasma, eserciti di gente verde fluorescente che non muore, comodi uffici, modellini di Bruno Vespa, bare a fischio, Thanos, stanze padronali, bozzoli di cadaveri che dovrebbero far esaudire i desideri... pensa a qualcosa e Lost Tomb te lo darà. In questa stagione abbiamo anche tirato in ballo lo spazio/tempo, le linee parallele... mancano solo gli alieni. e i due leocorni.
Io qui lo dico e qui non lo nego: se nelle prossime stagioni, in una di queste tombe scopriremo le mummie di Godzilla e King Kong morte mentre prendevano un caffè assieme, io non mi stupirei.
Perché questo è il bello di Lost Tomb: non puoi prevedere mai cosa accadrà. Mai. E' impossibile. E non perché sia fatto così bene da nascondere allo spettatore i suoi colpi di scena ma perché è fatto in un modo così fuori da ogni logica che tutto può davvero succedere.
I personaggi sanno cose Dio solo sa come. E' tutto un "si dice", "si narra", " ho sentito dire" che onestamente è la cosa più paracula e poraccia che io abbia mai visto per esporre delle informazioni. La gente non sa cose perché le ha studiate prima o perché le ha cercate ma te le dice come se avessero la scienza infusa. Conoscono la funzione di oggetti antichi, dove si trovino e come fare ad arrivarci ed ad una certa smetti pure di domandarti come la gente le sappia queste cose.
Tumblr media
Seguire la storia di Lost Tomb quindi è un lavoro da RIS. Mettere assieme le briciole di trama principale, scartare la caterva di informazioni inutili, decidere quale ipotesi seguire anche se si contraddice con altre, cercare di indovinare le motivazioni dei personaggi che spesso hanno comportamenti incomprensibili e bipolari...non è un lavoro facile.
Tutto questo è reso ancor più difficile dal fatto che siccome mi sono andata a leggere la storia originale facendomi grossi spoiler, ho sofferto come una bestia nel rendermi conto che la trama orizzontale - quella che copre tutto l'arco di Lost Tomb - viene tirata in ballo, praticamente a 10 minuti dalla fine della stagione. Certo, ci sono delle piccole cose lungo la stagione, ma sono cose che si perdono nel marasma di informazioni.
E' memorabile poi, se ci pensi, come Wu Xie sia andato in giro per tombe per tutto sto tempo anziché studiare il pesce rame che aveva in casa, come invece ha sapientemente fatto il Monaco che sta con Chen Pi. Forse se al posto di distruggere tutti i sepolcri della Cina si fosse preso mezza giornata a guardalo attentamente sto pesce, non avremmo dovuto aspettare 40 episodi e passa per svelare il perché tutti lo vogliono così spassionatamente. 😶
Tumblr media
Ma se c'è una cosa che racchiude ciò che penso di Lost Tomb 2 è la sua musica. Bellissima. Come bellissima è tutta la saga di Lost Tomb.
Peccato che in alcune scene la musica non ci azzecchi un cazzo. Perché quando i nostri scalano la montagna in mezzo alla neve parte sta musica epica con il canto gregoriano delle fate? Perché quando Ning, nella tomba sottomarina, entra nella stanza rossa con l'albero di campanelle si sente una musichetta spagnoleggiante che manco Ibiza ad agosto? Che ci azzecca?!
Questa domanda potrei applicarla a molte scene di Lost Tomb 2:
E' curiosa la vicenda del drago candela o anche tutta la vicenda dell'amico di Wu Xie che si rivela essere già morto prima ancora di averlo incontrato - a spasso con i cadaveri - ma ai fini della trama orizzontale, tutto questo che ci azzecca?
Esattamente come la sua musica, Lost Tomb inserisce nella sua storia cose potenzialmente interessanti ma che "stridono" con l'economia generale della serie perché senti che sono un po' inutili.
Tumblr media
Chiariamoci, tutto ciò è il grande motivo del perché io adori la saga di Lost Tomb. D'altronde, se mi sto vedendo tutte queste stagioni non è certo per spirito masochista. E' perché mi piace. Mi attirano queste tombe grandi come centri commerciali e sempre strapiene di gente come le spiagge ad agosto. Amo come siano piene di cose strane e assurde, come una volta che ci sei entrato dentro, tutto può realmente succedere. Stimola la mia voglia d'avventura e la mia fantasia.
Adoro la poraccittudine e gli errori da quattro soldi da parte degli sceneggiatori, la loro adorabile disattenzione verso una coerenza narrativa o logica. Rimango morbosamente affascinata dalla ragnatela di spiegazioni contraddittorie che costringono il mio cervello a ragionare a 4 corsie nel tentativo di stare dietro a quello che stanno spiegando i personaggi.
Solo per citare un messaggio che @lisia81 mi ha inviato verso il finale della serie, dove si discuteva sul pesce rame e su come fosse finito in mano a certi personaggi: Rubato da Chen Pi, dato allo zio di Wu Xie che lo vende al padre di Ning e che viene successivamente preso da Xie. che al mercato mio padre comprò.
Adorabile. ❤️🤣
Concludendo: una seconda stagione più bella delle precedenti, grazie ad uno splendido lavoro di bromance e di love story bl tra Wu Xie e Poker Face. Carini anche gli altri personaggi che danno quel tocco di interesse in più alla storia. Come sempre si pecca dal punto di vista narrativo e di messa in atto della storia...ma ragazzi, questo è il bello di Lost Tomb! E' la sua particolarità, la sua firma, il suo autografo. Solo i veri amanti del caos, dell'occulto e dell'inspiegabile, possono apprezzare tale capolavoro. ❤️❤️
Voto: 7
Tumblr media
Alcuni appunti sparsi:
Tutta la vicenda del nostro Poker Face mezzo addormentato nella bara. Giuro, io ci ho provato ha capire questa cosa dell'immortalità. Sia io che @lisia81 ci siamo messe d'impegno nel tentativo di comprendere a cosa si stessero riferendo i personaggi ma ancora oggi tutta questa vicenda rimane per me un glorioso buco nero.
Lo Zio di Wu Xie che probabilmente non è suo zio. La serie gioca con lo spettatore facendoti pensare che sto tizio non sia davvero il parente del nostro lead. Per fare ciò, fa comportare il personaggio nel modo più bipolare possibile aumentando la confusione a livelli da galera.
Domanda: ma Chen Pi A Si è il Chen Pi di Mystic Nine? No perché se è lui sarei curiosa di sapere come si è salvato dal finale della stagione sopracitata. L'ultima volta che lo abbiamo visto nel finale, lo avrei dato per morto 10 a 1.
Tutta la vicenda del gruppo d'esplorazione sottomarina di tanto tempo fa, ha una rilevanza con la trama principale? Perché questa stagione sembra parlare di questo, ma all'atto pratico, nessuno sembra dedicarci abbastanza studio sopra. L'unica che ha scoperto realmente qualcosa è la nipote della Nonna Hua mentre Poker Face e lo zio raccontano l'evento della sparizione del gruppo in modo contradditorio per poi lasciarlo cadere e non pensarci più.
Tumblr media
8 notes · View notes
Text
Tumblr media
Avevamo fatto l'amore a ripetizione.
Era stato così bello che a raccontarlo, non sembrava vero.
Ci sentivamo come i personaggi di un romanzo.
Ci sentivamo i protagonisti assoluti.
Avremmo voluto dilatare quei momenti e farli durare il più possibile.
Forse va bene così. Forse la magia di certi istanti dipende proprio dal fatto che non saranno necessariamente eterni.
Non ci potevamo lamentare.
A quante persone era concesso il miracolo di stare bene veramente?
La verità è che se tutto fosse durato anche solo per un attimo, ne sarebbe valsa la pena.
A pensarci bene, anche un attimo di felicità può bastare per essere grati all'infinito.
Racconterei volentieri cos'è che mi piaceva di lei,
ma se mi mettessi a fare un lungo elenco, ci sarebbe il pericolo di non rendere abbastanza giustizia al suo essere unica.
Mi sentivo come uno che ha scoperto il mondo.
Come uno che apre gli occhi per la prima volta e inizia a vedere.
Era come tornare bambini.
C'era più luce, in ogni cosa.
Il cielo, il mare, le montagne: tutto appariva come nuovo.
E nuovo ero io.
Non smettevo di guardarmi dentro:
come a voler verificare che non si trattasse di un sogno.
Tratto da componimento di Luigi Costantino
7 notes · View notes
francescacammisa1 · 25 days
Text
Ci sono due modi per vivere la vita. Uno è come se niente fosse un miracolo. Uno è come se tutto fosse un miracolo.
Fannie Flagg - Torta al caramello in Paradiso
Lorenzo Quinn Artist
5 notes · View notes
deathshallbenomore · 9 months
Note
most beloved person on my dash
sono al secondo anno di giuri e i miei voti stanno volando in uno strapiombo, non è che avresti qualche consiglio/metodo di studio da consigliarmi?? sono alla disperazione...
grazie di cuore in anticipo 🫶
amikett intanto un abbraccione <3<3 spero che riesca a uscire da questo periodo difficile
non so quanto possano esserti utili i miei 2 cents ma proviamoci sotto SEGUIMI
purtroppo il metodo di studio è personale: ormai è una frase fatta à la “non ci sono più le mezze stagioni”, ma ciò non la rende meno vera, perché si tratta di un modo di organizzare il proprio studio che tendenzialmente si consolida, anche evolvendo quando necessario, nel corso di anni. per esempio a me non è MAI piaciuto ripetere (e infatti lo facevo solo quando strettamente necessario), mentre ho sempre preferito scrivere e riscrivere le cose - eppure gli esami orali (e, prima ancora, le interrogazioni) sono sempre andati bene. voilà
detto ciò ti consiglierei di organizzare lo studio in maniera più sistematica possibile e di andare per gradi, tipo così: lettura 1 + sottolineatura senza sforzarti di immagazzinare tutto; lettura 2 + ulteriore sottolineatura dove ti segni le cose importanti; se necessario lettura 3 dove ti segni le cose veramente fondamentali. e via dicendo, nessuno ti vieta di arrivare alla lettura 12. nel mentre, appunti a margine, post it riassuntivi ecc possono aiutare. finora siamo rimasti alla fonte-libro. stessa procedura con eventuali appunti (eventualmente sbobinati - anche l’attività di riscrittura può aiutare ad apprendere i concetti) e slide.
qui poi si crea un bivio perché c’è chi in questa fase ne sa abbastanza da mettersi a ripetere: non so come si proceda da lì. io non ripetevo quasi mai ma preferivo farmi delle mie schede che riassumessero temi/questioni importanti. alle volte facevo anche degli schemini che contenessero, per parole chiave, tutto il capitolo/argomento (a seconda), integrando, in questa fase grafomane, con quanto recepito da appunti, slide e materiali.
se noti, non ho fatto riassunti: il riassunto del libro non mi sembra fondamentale; qualora lo fosse, perché magari si tratta di un manualone, farei una lettura del libro, il riassunto durante la rilettura e poi ripartirei dalla lettura 1 del riassunto + sottolineatura e via così. passare dal libro è super importante comunque
a questo punto dovresti avere un bel malloppo di appunti/schemi/approfondimenti essenziali sia per la loro importanza, sia perché distillano i contenuti principali di tutto quello che hai studiato: poi chiaro, se vuoi la spiegazione te la vai a recuperare sul manuale, ma in teoria tutta questa stratificazione di fasi di lettura, annotazione e rielaborazione dovrebbe aver funzionato
importantissimo in tutto ciò darsi delle tempistiche giuste e proporzionate, scandendo la quantità di lavoro da fare giorno per giorno. questa è bella: siccome c’è sempre dell’auto-sabotaggio, [lo faccio ancora] quando ho tanto lavoro da fare preferisco farmi un programma che giorno per giorno risulta troppo ambizioso, ma con uno scarto strategico rispetto alla deadline. tipo (numeri a caso ma per dire): devo leggere 300 pagine > mi do tre giorni > se lo faccio tanto meglio, ma ad ogni modo devo averlo fatto entro 5 giorni, che sarebbe magari più realistico. così da non abbattermi se non riesco a stare nei tre giorni, ma rimanendo tassativamente nei 5. e se invece riesco, posso procedere con le prossime fasi del lavoro ed essere anche un po’ in anticipo sulla tabella di marcia. ma questo è solo un trick mentale per allontanare lo sconforto eh, mica un miracolo
io sono arrivata alla fine dei miei studi con questo metodo, che però è strettamente il mio e può essere che non funzioni con altri. spero che anche solo qualche spunto possa tornarti utile, purtroppo il segreto della svolta miracolosa non c’è
ancora un abbraccione, e tante buone cose <3 <3
8 notes · View notes
greenbor · 5 months
Text
Abbi cura di me (S. Cristicchi e altri)
Adesso chiudi dolcemente gli occhi e stammi ad ascoltare
Sono solo quattro accordi ed un pugno di parole
Non cercare un senso a tutto perché tutto ha senso
Anche in un chicco di grano si nasconde l’univero
La vita è l’unico miracolo a cui non puoi non credere
E non esiste un altro giorno che sia uguale a ieri
Tu allora vivilo adesso come se fosse l’ultimo
E dai valore ad ogni singolo attimo
Dimmi dove vorresti andare
Abbracciami se avrò paura di cadere
Il tempo ti cambia fuori, l’amore ti cambia dentro
Basta mettersi al fianco invece di stare al centro
L’amore è l’unica strada, è l’unico motore
Perdona chi ti ha ferito, abbraccialo adesso
Perché l’impresa più grande è perdonare se stesso
Attraversa il tuo dolore arrivaci fino in fondo
Anche se sarà pesante come sollevare il mondo
E ti accorgerai che il tunnel è soltanto un ponte
E ti basta solo un passo per andare oltre
Abbracciami se avrai paura di cadere
Che nonostante tutto
Noi siamo ancora insieme
Adesso apri lentamente gli occhi e stammi vicino
Perché mi trema la voce come se fossi un bambino
Ma fino all’ultimo giorno in cui potrò respirare
Tu stringimi forte e non lasciarmi andare.
Abbi cura di me."
Abbi cura di te, di me...di noi.
Tumblr media
5 notes · View notes
nineteeneighty4 · 3 months
Text
Come canta Mecna : stiamo mischiando sogni e incubi, in questi giorni matti.
Siamo in una casa in legno, antica. Non ci sono mobili, né televisori. Soltanto un letto in ferro una madia e un armadio. Assomiglia moltissimo alla villa dello zio S, quella che ero solita esplorare da bambina perché aveva tutta una serie di rampe interne che si sviluppavano su più piani e conducevano fino alla mansarda,dove vi erano riposte le provviste e gli antichi ricordi di un tempo. Mia madre se ne sta immobile nel letto, con tutta la schiera di parenti disposta attorno al capezzale ciascuno avente tra le mani il proprio rosario. È viva, benché non si muova. Mia zia continua a ripetere che si tratta di un miracolo, che certe cose accadono soltanto nei film o nei libri. Il potere della fede, e la voglia di rivedere la sorella, l'hanno strappata al regno dei morti e ricondotta in quello dei vivi. Io e lei ci guardiamo da lontano. Ho paura di varcare la soglia della camera da letto perché il suo volto non è il solito : roseo. Appare emaciato, scarno, violaceo anche in certi punti. Poi mia madre mi fa cenno di avvicinarmi e dice di sentirsi strana, infastidita da quell'atmosfera. Il mondo reale è qualcosa di opprimente, e lei ci sta a forza come un sub al quale termina la bombola di ossigeno. Le domando di cosa ha bisogno, e mi risponde che non le occorre nulla. Forse vorrebbe solamente riposare in pace, per tutti i secoli dei secoli ma le zie la trattengono, toccano, vestono e lavano come fosse un nuovo Messia giunto sulla Terra e la stanza si trasforma in un sepolcro, al quale mancano le pareti rocciose e la nudità tipica del Cristo. Poi la scena muta. Ci troviamo in un parco. È notte, non ci sono stelle in cielo. L'aria è fredda come lo è solitamente durante il mese di dicembre. Mi sussurra che ognuno ha un proprio destino al quale è impossibile sfuggire. Nell'enunciare ciò non vi è rabbia o risentimento sul suo viso, bensì serenità. Vorrei rimanesse accanto a me ma la sua tonalità di pelle mi suggerisce che il suo mondo non è il mio ma un altro a me del tutto sconosciuto, probabilmente grigio solo all'apparenza. Le chiedo di restare e mi risponde che vorrebbe ma non può. D'improvviso siamo in autostrada e c'è un sole che spacca le pietre. Fa caldo, la vita fuori sembra un dipinto di Matisse. I papaveri sono fioriti, e ondeggiano sul ciglio della carreggiata. Il cielo è turchese intenso. Alla radio stanno passando "This must be the place" e sembra andare tutto bene. Poi lo schianto. Un camion proveniente dall'altro senso di marcia irrompe nella nostra corsia e i colori del giorno lasciamo spazio al buio più profondo. È notte, l'auto si ribalta, prendo la mano di mamma e le dico " Io non so come salvarti mamma, aiutami a capire!" allora lei mi fa una carezza negli ultimi istanti della sua vita e mi risponde "lasciami andare".
3 notes · View notes
sonounacattivapersona · 4 months
Text
Avevamo fatto l'amore a ripetizione.
Era stato così bello che a raccontarlo, non sembrava vero.
Ci sentivamo come i personaggi di un romanzo.
Ci sentivamo i protagonisti assoluti.
Avremmo voluto dilatare quei momenti e farli durare il più possibile.
Forse va bene così. Forse la magia di certi istanti dipende proprio dal fatto che non saranno necessariamente eterni.
Non ci potevamo lamentare.
A quante persone era concesso il miracolo di stare bene veramente?
La verità è che se tutto fosse durato anche solo per un attimo, ne sarebbe valsa la pena.
A pensarci bene, anche un attimo di felicità può bastare per essere grati all'infinito.
Racconterei volentieri cos'è che mi piaceva di lei,
ma se mi mettessi a fare un lungo elenco, ci sarebbe il pericolo di non rendere abbastanza giustizia al suo essere unica.
Mi sentivo come uno che ha scoperto il mondo.
Come uno che apre gli occhi per la prima volta e inizia a vedere.
Era come tornare bambini.
C'era più luce, in ogni cosa.
Il cielo, il mare, le montagne: tutto appariva come nuovo.
E nuovo ero io.
Non smettevo di guardarmi dentro:
come a voler verificare che non si trattasse di un sogno.
Tratto da componimento di Luigi Costantino
3 notes · View notes
pensieripronfodi · 4 months
Text
Scappo dalle mie paure
Stavo camminando in una zona buia, ricoperta di alberi spogli e tetri. Era notte. Il terreno era disconnesso a causa delle radici e delle foglie. C’era un sentiero che mi faceva intuire la strada da percorrere e io camminavo lentamente, vigile, e anche un po’ timorosa.
A un certo punto ho sentito un fruscio provenire dalle mie spalle e immediatamente mi sono voltata ma non ho visto nulla.
Ho continuato a camminare, ancora più vigile rispetto a prima. E di nuovo ho sentito un fruscio, adesso più vicino. Mi sono sforzata di osservare attentamente il terreno, di capire che cosa, o chi, ci fosse insieme a me.
Nel frattempo i miei compagni continuavano a camminare sereni, ridendo e parlando, e io avevo i capelli dritti dalla paura.
Osservando una zona del suolo, mi sono accorta di una presenza pelosa, immobile, rivolta verso di me. Ora ero anche io immobile, incapace di muovermi e di reagire.
A causa della poca luminosità mi sono sforzata ancora di più per capire che cosa i miei occhi stessero vedendo, se fosse una bestia qualsiasi, o proprio ciò che temevo.
Era ciò che temevo.
Ora ero paralizzata, completamente. Nemmeno la voce riusciva ad uscire. Quel ragno grosso quante un cane, brutto e peloso, con delle zampe lunghe e degli occhi abominevoli e lucidi che mi stavano fissando. Se mi fossi mossa anche di un solo millimetro, quella bestia mi avrebbe inseguita e fatta fuori in un secondo.
Ho ceduto e ho urlato con tutta la voce e il fiato che avevo. E ho iniziato a correre senza nemmeno vedere dove stessi andando. Ho corso forse per centro metri o forse per un chilometro, ma la bestia mi stava dietro e per miracolo mi sono chiusa dentro a una casa dove c’erano degli sconosciuti e ho chiuso la porta alle mie spalle, sentendo poi sbattere la bestia contro questa.
Tutti mi guadavano chiedendosi chi fossi, perché fossi entrata lì dentro e avessi quell’aspetto terrificante.
Mi sono accasciata a terra priva di forze e di sensi, logorata dalla paura e dal terrore di quell’animale soprannaturale.
Sentivo pulsare le vene alle tempie, sentivo il cuore battere forte senza rallentare. Ero totalmente fuori di testa.
E quegli sconosciuti intanto avevano ripreso a fare le loro attività, lasciandomi a terra stremata.
Perché quella bestia mi stava seguendo? Che cosa avrò mai fatto? E perché era così grossa? Non sto capendo. Come ho fatto a correre più velocemente di quel ragno? È tutto assurdo. E perché gli altri non erano spaventati? Ma lo avranno visto? O l’ho visto solo io?
Se adesso esco da questa casa… no non ho via di uscita. Al bestia sarà rimasta fuori, saprà che non posso stare qua dentro per sempre. Prima o poi necessiterò di uscire. E che dovrò fare? Ammazzarlo? Affrontarlo? Scappare? Farmi ammazzare? Arrendermi?
2 notes · View notes
alonewolfr · 10 months
Text
Tumblr media
In quel meraviglioso bosco si ergeva un albero che non fioriva mai. Pur essendo pieno di vita, sui suoi rami non apparivano mai i fiori. Per questo aveva l’aspetto di un albero morto, ritorto e secco. Pur essendo vivo, sembrava condannato a non godere del colore e degli aromi della fioritura.
L’albero si ergeva solitario. Gli animali non gli si avvicinavano per paura di essere contagiati dallo stesso male, neanche l’erba cresceva nei suoi dintorni. La solitudine, la sua unica compagna. Narra la leggenda di Sakura che una fata dei boschi si commosse vedendo l’albero apparisse vecchio, pur essendo giovane.
Una notte la fata comparve accanto all’albero e con nobili parole gli sussurrò che avrebbe voluto vederlo rigoglioso e raggiante, e che era disposta ad aiutarlo. Allora gli fece la sua proposta: avrebbe lanciato un incantesimo che sarebbe durato 20 anni. Durante questo lasso di tempo, l’albero avrebbe provato quello che prova il cuore umano. Forse così si sarebbe emozionato e avrebbe trovato la fioritura.
La fata aggiunse che si sarebbe potuto trasformare in qualsiasi momento in essere umano e di nuovo in pianta, come più desiderava. Tuttavia, se terminati i 20 anni non fosse riuscito a recuperare la sua vitalità e bellezza, sarebbe morto immediatamente.
Proprio come disse la fata, l’albero scoprì che poteva prendere le sembianze di un uomo e tornare a essere albero quando voleva. Provò a passare lunghi periodi tra gli umani, per vedere se le loro emozioni lo potevano aiutare nel suo proposito di fiorire. Inizialmente, però, ricevette una delusione: attorno a lui non vedeva altro che odio e guerra.
Questo lo spingeva a tornare nelle sue sembianze originali per lunghi periodi, e così passarono i mesi e poi gli anni. L’albero era quello di sempre e non trovava negli esseri umani la svolta che potesse liberarlo dalla sua condizione. Un giorno, tuttavia, dopo essersi trasformato in umano, camminò fino a un ruscello cristallino e lì vide una bellissima giovane. Era Sakura. Impressionato dalla sua bellezza, l’albero dalle sembianze umane si avvicinò a lei.
Sakura si rivelò gentile con lui. Per ricambiare la sua gentilezza, la aiutò a trasportare l’acqua fino a casa. Durante il tragitto conversarono animatamente, e con una vena di tristezza sullo stato di guerra in cui si trovava il loro paese, condividendo i loro sogni di speranza.
Quando la giovane gli chiese quale era il suo nome, all’albero venne in mente una sola parola: “Yohiro”, che significa speranza. Tra i due nacque una profonda amicizia. Si incontravano tutti i giorni per conversare, per cantare e leggere poemi e libri pieni di storie meravigliose. Più conosceva Sakura, più sentiva il bisogno di stare al suo fianco. Quando non era con lei, contava i minuti che mancavano per vederla.
Un giorno Yohiro non poté più trattenersi e confessò a Sakura tutto il suo amore. Le confessò anche la sua vera natura: era un albero tormentato che presto sarebbe morto perché non era riuscito a fiorire. Sakura rimase impressionata e restò in silenzio. Il tempo era passato e la scadenza dei 20 anni stava per avvicinarsi. Yohiro, che tornò ad assumere le sembianze di un albero, si sentiva sempre più triste.
Un pomeriggio, quando meno se lo aspettava, Sakura si presentò al suo fianco. Lo abbracciò e gli disse che anche lei lo amava. Non voleva che morisse, non voleva che gli accadesse nulla di male. Fu allora che apparve nuovamente la fata e chiese a Sakura di scegliere: rimanere umana o fondersi con Yohiro sotto forma di albero.
Lei si guardò intorno e ricordò i campi desolati e distrutti dalla guerra. Allora scelse di fondersi per sempre con Yohiro. Ed ecco che i due si fusero e divennero uno solo, e come per miracolo, l’alberò fiorì. La parola Sakura significa “Bocciolo di ciliegio”, ma l’albero non lo sapeva. Da allora, il loro amore profuma i campi del Giappone.
5 notes · View notes
susieporta · 2 years
Text
Si andava al mare e si restava tre settimane, forse un mese. Si passava la giornata a desiderare di fare il bagno, a supplicare gli adulti, a negare di aver mangiato; ci si buttava in mezzo alle onde monitorati dallo sguardo di sbieco di qualche genitore sulla riva; si calciava l’acqua con gli stinchi, fino a fare male. E quando si beveva l’acqua salata, per il dispetto di qualche altro bambino, il desiderio di vendetta durava non più di qualche secondo e comunque da lì alla seconda onda spumosa.
I piedi bruciavano dal lettino alla riva e si correva verso la battigia con le urla e i richiami che si sperdevano alle spalle e si dissolvevano fra gli stabilimenti.
Il lettino era una conquista da adulti, i bambini potevano solo sedersi a terra, sopra a un telo che si riempiva di sabbia. Lo scrollavano le madri lamentose, con i granelli che volavano via con il vento e che andavano guidati, lontano dagli occhi, dalle borse appese agli ombrelloni, dagli altri.
I ghiaccioli si scioglievano a toccarli con le labbra e sgocciolavano sulle dita dei piedi, diventando colla colorata da lavare a riva.
Si scavavano buche per trovare l’acqua e a volte si trovavano conchiglie dure, da farsi male, spezzarsi le unghie. Non si smetteva di cercare, si continuava con l’altra mano.
Le regole erano chiare e sicure: tre ore lontano dai pasti ogni bagno, al primo richiamo risalire, al calcio balilla non frullare, non allontanarsi mai.
Solo l’ultima non rispettavo e mi chiamavano al microfono con il mio nome o, se proprio non tornavo, con il colore del mio costume. Era bello parlare con gli adulti sdraiati che facevano finta di comprare le conchiglie che si andava a vendere per finta, tutte, anche quelle più brutte o spaccate. Accadeva il miracolo semplice dello scambio, il segreto incontrovertibile nell’atto: io che davo e qualcuno che prendeva e ridava indietro, senza condizione. Io ho qualcosa da darti e tu lo prendi. Ho un’acqua e tu una sete.
Il tempo non c’era, non esistevano i giorni che consumano, esisteva la luce per andare in spiaggia, la penombra per rientrare e il buio per girare sui marciapiedi gremiti, con l’odore delle creme degli altri e i salvagenti appesi nei negozi illuminati al neon.
A un certo punto, si preparavano le valigie si lavavano bene le posate della casa e si andava via, dopo avere riconsegnato le chiavi a un’agenzia con la vetrina spoglia.
Il viaggio del rientro era lungo, fatto di nausea, di aria che usciva tiepida dai bocchettoni della macchina stipata.
Il cane boccheggiava con la lingua fuori a tratti e mia nonna teneva stretta la maniglia alla sua destra, in alto, come se dovesse cadere da un momento all’altro.
Era il segno che l’estate stava finendo, i compiti delle vacanze erano stati fatti per metà, ci sarebbero stati altri pomeriggi, nella penombra del soggiorno, a casa dei nonni materni, con mia nonna a riposare nella stanza accanto o a farsi fare la tinta dall’amica Vera, con l’odore forte di ammoniaca in cucina.
La vita era davanti e si poteva
aspettare, senza morirsi addosso,
trattenere il respiro fino al primo temporale a segnare una nuova stagione, la seconda delle uniche due.
Si poteva aspettare l’inverno come non fosse una fine, un ridursi, un passare.
Era il tempo fisso dell’infanzia,
con i volti eterni, per sempre fermi sulla battigia a tenere il telo e ad asciugare.
Si poteva credere ricominciasse
tutto da capo, nel suo cerchio, in eterno identico.
Attendere ritornasse il presente caldo, il presente vacanziero, ma attenderlo d’inverno, come fosse un futuro.
Beatrice Zerbini, dal libro “Mezze stagioni”, edito da AnimaMundi.
Foto di Giuseppe Conoci - Alimini, Otranto
Tumblr media
60 notes · View notes