#compianto
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L'emozione più umana nell'arte.

Compianto sul Cristo morto di Nicolo Dell'Arca La reazione delle seguaci di Gesù che lo vedono morto.
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C'è qualcosa di questo quadro che mi ricorda moltissimo il Pontormo, che in effetti Lodovico Cardi detto il Cigoli copiò e di cui subì l'influenza nel suo primo periodo cosiddetto fiorentino. Forse per i toni rosseggianti, sebbene illuminati dall'interno, ho pensato subito a Rosso Fiorentino. Poi, fatte ricerche, direi che le mie impressioni potrebbero essere sensate. Allego immagini per suffragare la mia tesi, aggiungendo la splendida Pietà Baglioni di Raffaello, dalla quale mi pare di veder rispuntare una figura ai piedi di Cristo (il giovane con la benda sul capo).

Rosso Fiorentino, 1521 - Deposizione: si noti il ritmo pieni/vuoti, meno evidente in Cigoli, ma "musicalmente" simile (a mio parere).

Pontormo, Deposizione, 1525. Rimane chiara la filiazione di Cigoli dalle pietà, come questa, ad elevato "verticalismo", mentre la Deposizione Borghese/pietà Baglioni si dipana invece su una dolce e tragica armonia orizzontale:

Pietà Baglioni ovvero Deposizione Borghese, Raffaello Sanzio, 1507.
Posto queste splendide immagini sul blog, sebbene non immediatamente correlate all'argomento principale (Roma) cui mi aggrappo in corner grazie alla Deposizione Borghese, ammirabile a Roma, e grazie alla lezione classica leggibile in tutti questi capolavori, visto che l'arte classica, come il cacio, ci sta sempre bene, e che il dio della storia dell'arte perdoni una dilettante come la sottoscritta per questi rutilanti accostamenti.

Lodovico Cigoli
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"Night Blooming Jasmine" è l'iscrizione che accompagna il nome di battesimo del celebre regista insieme agli anni di nascita e morte, su una pietra scura e lucida nel cimitero di Hollywood Forever, a Los Angeles. A rivelare il luogo in cui giacciono le spoglie mortali del compianto Lynch, morto a 78 anni lo scorso 16 gennaio, è stata la figlia Jen con un post Instagram: "Papà riposa al cimitero di Hollywood Forever. Visitatelo quando potete. Io lo farò". La spiegazione dell'iscrizione è invece nelle parole che lo stesso regista ha pronunciato in uno dei suoi consueti Weather Report, su YouTube: "Ora, i giorni inizieranno a farsi sempre un po' più lunghi, la primavera �� dietro l’angolo. Quel momento dell’anno in cui, qui a Los Angeles, il gelsomino notturno riempie l’aria col suo meraviglioso profumo"
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Compianto sul Cristo morto, Andrea Mantegna
Fanciulla dormiente, Felice Casorati
Cadavere del Che Guevara, 1967
Non so se questa analogia può risultare irrispettosa... secondo me in realtà no...
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◉Eɴᴛᴀɴɢʟᴇᴍᴇɴᴛ
Erwin Schrödinger nel 1935, conió questo termine elaborando la teoria dell’entanglement, conosciuta anche come “la teoria che non fece dormire Einstein”.
Diversi capoccioni della fisica si ritrovarono impantanati in un groviglio (che poi è anche la traduzione letterale di Entanglement) in cui cercarono di capire il comportamento delle particelle.
Secondo la teoria dell’E. infatti, due particelle che abbiamo creato un legame quantico, anche se separate e poste a distanza l’una dall’altra riescono a rimanere in sincronicità cioè conservano la memoria l’una dell’altra e se una giace in uno stato d’inerzia, anche l’altra lo farà.
Pura poesia.
Non tutte le particelle sono entangled, devono o essere state generate da uno stesso processo, o aver condiviso un tempo “significativo” che consenta il legame.
Vi suona familiare?
Una volta separate allora, continueranno anche a distanza a scambiarsi informazioni.
Questo fu l’inizio.
Tali capoccioni tra cui il mai abbastanza compianto genio Albert Einstein, fu uno dei maggiori detrattori di questa teoria e di fatti spese molte notti per sondarne l’infondatezza.
E soprattutto: egli era convinto che il legame tra le due particelle esistesse “ a prescindere” cioè anche se nessuno le osservasse.
Questa volta il nostro amato Albert si sbagliava.
Le particelle creano un sistema unico soltanto dal momento in cui arriva un osservatore cioè un’interferenza esterna, una terza forza.
Questa terza forza fa sì che le due particelle diventino effettivamente una cosa sola.
Vi viene in mente qualcosa di più romantico? A me no. Altro che bracciali di Pandora e Spa di coppia.
Queste due dolci particelle inizialmente erano viste come “due guanti” posti in due diverse scatole per cui aprendo la scatola del guanto destro, sapevi automaticamente che nella seconda scatola c’era il sinistro.
Invece poi grazie agli studi di altri capoccioni quali Alain Aspect, si comprese bene che le particelle diventavano effettivamente parte di un unico sistema per cui non è che trasmettevano informazioni alla velocità della luce, ma erano proprio una cosa unica.
La perturbazione esterna rende possibile tale unione e una volta separate le due particelle queste continuano ad essere… un unico sistema.
Non vi state emozionando? Io sì ogni volta che lo ristudio ovviamente con le mie bieche competenze in fisica quantistica (materia che da buon pesci percepisco per intuito senza comprenderla con la testa nè riuscire a spiegarla, perció perdonatemi!).
I primi esperimenti sono stati condotti sulle particelle, poi sugli atomi e da poco, sulle molecole!
Al di là degli scenari possibili in campo scientifico (inclusi i famosi viaggi nel tempo) questo ci dovrebbe far riflettere su quanto rimaniamo effettivamente condizionati dalle persone con cui ci siamo letteralmente intrecciati.
Non basta una stretta di mano, occorre effettivamente un processo più elaborato e profondo, più significativo, ma una volta instaurato quel legame, allora noi sentiamo anche a kilometri di distanza ció che l’altro sente. E viceversa.
Quando meditiamo o pratichiamo insieme creiamo effettivamente quel legame sottile, così come quando amiamo qualcuno, ci viviamo insieme, ci uniamo fisicamente.
Quel legame continua a parlarci dell’altro anche mentre l’altro tace o è lontano e se muore, anche una parte di noi muore.
La terza forza è quella che fa la differenza: questa terza forza e l’amore.
L’amore è energia, attenzione e calore.
Ed è questa triade a fare di due, Uno.
In altre parole l’amore vuole che tutto ritorni a Uno e questo ce lo dicono tutte i grandi maestri a cui non prestate abbastanza fede, ma ve lo dicono anche i suddetti capoccioni della scienza: almeno qualcuno ora crederà a loro.
Io ho sempre creduto alla musica più di tutto e quindi credetti a Bjork quando scrisse “all is full of love”.
ClaudiaCrispolti
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A salvarci non è quasi mai un’azione eclatante, l’aiuto che ci arriva da chi è piú forte di noi; non è quasi mai la concessione o il compianto. A salvarci dal nostro abisso, non è il gesto di chi si china a sollevarci, ma il languire, la carezza, il guaito di chi si trova esattamente dove ci troviamo noi, o di chi è ancora piú fragile di noi».
(Federico Pace, La più bella estate, Einaudi)
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Rosso Fiorentino, Cristo morto compianto da quattro angeli (c.1525-26)
We're in the tomb, where multiple angels crowd around the body of Christ, seemingly having lifted him out of his grave. Behind them, the vague darkness of the cave. But where is the wind coming from that moves the candle flames? And the light? Art historian Alexander Nagel notes that possibly, this is the moment where the stone is being rolled away from the entrance of the grave and the first light seeps into the cave on Sunday morning. Thus, we might witness here the very moment of the resurrection. And as we're looking at the lines of his body, we might start to wonder. Is he supporting himself? Are the muscles of his legs tensing, or are his limbs interlocked after being lifted from the grave? Is the right arm hanging limply, resting on his thigh? Or is there movement in his fingers, is the arm twitching ever so slightly? We can't quite tell, the shadows obstruct our view. Ambiguity, a moment suspended in time.
(see Alexander Nagel, The Controversy of Renaissance Art, Chicago / London 2011, 97-100)
#rosso fiorentino#we do need to talk about the way he’s being touched. aand AN does#but that’s for another day#Easter
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Leggevo e rileggevo La linea e il circolo per questo, più che per le sue tesi filosofiche, molto difficili, per me. Melandri era un rablesiano naturale, un onnivoro, che faceva pensare a Carlo Emilio Gadda; e mi sembra ancora una vetta nel panorama italiano. Anche i suoi libri per anni sono rimasti introvabili e lui è morto senza che nessuno scrivesse una riga di compianto. Ma forse la vena di Melandri che mi ha più segnato è il suo gusto orale, molto marcato nelle sue lezioni universitarie, dove riusciva a trasformare le più complesse diatribe in un gioco di umori, a volte comici o paradossali, che toglievano il terreno sotto i piedi a tutte le asserzioni definitive. (...) So di averlo imitato nel gioco di smontare le razionalizzazioni, per mettere in luce i sintomi di un processo di rimozione che tende sempre più verso l'astrattezza: "Sempre più astratti", luii diceva, "sempre più artificiali e schizoidi, sul cammino della civiltà"
gianni celati, elogio della novella da conversazioni del vento volatore
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Unmatched terracotta figures „Compianto sul Cristo morto“ by Niccolò dell’Arca
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Alberto Mascioni
Letterina alla Pallavolista più amata dagli Italiani.
Gentilissima Paola Egonu,
mio malgrado, ho seguito la vicenda della Querela da Lei presentata alla Procura della Repubblica di Lucca nei confronti del Generale Roberto Vannacci.
Querela della quale la Procura stessa ha chiesto l’archiviazione e alla quale Ella si è poi opposta.
Ora, nell’attesa della decisone del GIP, pur non conoscendo il contenuto della Sua Querela, nè tantomeno avendo letto il libro del Vannacci, da ciò che si apprende dai media , Lei avrebbe querelato l’alto ufficiale per aver scritto nel suo libro che : « I tratti somatici della Egonu non rappresentano l’italianità”.
Mi perdoni ma fatico a capire cosa ci sia di diffamatorio in tale frase. Vannacci non contesta il fatto che Lei sia italianissima e abbia pieno titolo a rappresentare il nostro paese nelle manifestazioni sportive internazionali.
Il Generale scrive semplicemente una banalità e cioè che, nell’immaginario collettivo, cioè nella percezione che la maggioranza delle persone ha, a seguito di secoli di storia, lei non ha i tratti somatici tipici dell’italianità.
La stessa cosa si potrebbe dire della star sportiva del momento, di Jannik Sinner, uno che oltre al cognome non “propriamente italico” , ha i tratti somatici del fratello gemello della mitologica ragazzina svedese Pippi Calzelunghe e “parla italiano” come il Dottor Kranz , altro personaggio immaginario magistralmente interpretato dal nostro compianto connazionale, Paolo Villaggio.
Eppure anche Sinner è italianissimo come Lei e come Lei è un eccellenza del nostro paese per meriti sportivi.
Però il punto è un altro.
Pur semplificando e ammettendo la Sua tesi e cioè che il Vannacci Le abbia detto che lei non è italiana, perché di pelle scura , cioè dando per appurato che il Vannacci le avesse voluto dare “dell’africana”, della nigeriana, dove si espliciterebbe, di grazia, tale diffamazione? Mi dica?
Mi spiego. Siccome non lo capivo, mi sono andato a rileggere come il nostro Codice Penale descrive il reato di Diffamazione . Nel merito l’articolo ad esso relativo , cioè il 595, testualmente recita: «Chiunque, fuori dei casi indicati nell'articolo precedente, comunicando con più persone, offende l'altrui reputazione, è punito con la reclusione fino a un anno o con la multa fino a milletrentadue euro».
Quindi mi faccia capire signora Egonu, Ella si sente diffamata perché il Vannacci in sostanza, le ha dato della nigeriana?
Cioè per Lei essere nigeriani (e cito il nostro Codice Penale) sarebbe un’offesa alla sua reputazione?
E poi il razzista sarebbe Vannacci?
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[ARTICOLO] Jin dei BTS fa il suo debutto da solista sulla TV americana con il singolo “Running Wild” nello show di Jimmy Fallon
Il cantante ha anche parlato del suo nuovo album, “Happy”, e ha offerto a Fallon un tutorial su come eseguire la coreografia di una delle sue canzoni più amate dal pubblico.
��Jin dei BTS ha fatto il suo debutto ufficiale da solista al 'The Tonight Show Starring Jimmy Fallon' con un'esibizione di 'Running Wild', la traccia principale di 'Happy', il suo nuovo album fresco di rilascio. Il cantante ha poi raccontato del suo 2024 estremamente impegnato e si è anche preso del tempo per insegnare generosamente a Jimmy Fallon i passi di una delle sue dance challenge.
Per l'esibizione dal vivo della sua canzone dalle sonorità di ispirazione Rock Jin ha scelto di indossare una giacca verde a frange, e quando è giunto il momento dell'intervista con Fallon, il cantante ha indicato i Coldplay e Chris Martin come sue personali fonti di ispirazione. La chiacchierata si è concentrata anche sulla calorosa accoglienza che gli altri membri dei BTS hanno fatto a Jin la scorsa estate in occasione del suo ritorno alla vita civile dal servizio militare. In particolare, il leader del gruppo RM ha festeggiato il momento con una spontanea performance con il sassofono.
'Quei momenti sono stati molto frenetici perché immediatamente successivi al mio congedo definitivo', ha spiegato Jin guardando le foto della reunion. 'Non ero sicuro di cosa RM stesse facendo esattamente, ma so che stava suonando qualcosa per me'.
'Non sapevi cosa stesse facendo?', ha incalzato Jimmy. 'Quasi neanche sapevo fosse lì', ha scherzato Jin.
In seguito, Jimmy e Jin hanno riflettuto sulle origini del soprannome di quest'ultimo, 'Worldwide Handsome', e il cantante ha poi parlato del suo amore per la pesca. A tal proposito, quando il focus della conversazione si è spostato sulla sua canzone 'Super Tuna', traccia capace davvero di creare dipendenza negli ascoltatori, i due si sono presi un momento per provare a eseguirne la coreografia insieme.
Il prossimo 6 dicembre, anche V, compagno di band di Jin, rilascerà una nuova canzone, e cioè una versione rivisitata di 'White Christmas' in duetto con la voce del compianto Bing Crosby stesso".
Traduzione a cura di Bangtan Italian Channel Subs (©jimindipityR) | ©Consequence.net
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Io li conoscevo
Pietro Tartamella qualche anno fa mi aveva chiesto qualche delucidazione di dettaglio per un suo libro di ricordi dedicato - così avevo capito - a Ventimiglia. Non so se questa sua fatica si sia poi concretizzata in quello che Bruno Veri - già mio compagno di scuola alle Superiori - definisce il suo ultimo racconto dal titolo "Senza compianto per il luogo natio". Sì, perché sono ritornato, nella ricerca di notizie su "Piero", alla bella memoria scritta da Bruno in occasione, due anni fa, della scomparsa di Tartamella. Che ho ripubblicato integralmente in data odierna (il link pertinente si può vedere anche su questo social) su di un mio blog di carattere antologico, aggiungendo qualche frase presa qua e là sul Web, di modo da rendere un'immagine un po' approfondita di una persona che avevo ben conosciuto e che solo sbrigativamente si può definire un semplice poeta. Aggiungo solo che al viaggio in autostop rievocato da Bruno Veri partecipai anch'io, per lo meno sino alla Svizzera italiana: il quarto componente quella piccola spedizione era Oreste Passeri, altro sodale di classe mio e di Bruno. Per certi versi nelle mie riflessioni ho tante volte accomunato, forse per la loro tenacia, a Tartamella Nello Pozzati, un altro (all'epoca: metà anni Settanta) ragazzo emigrato da Ventimiglia (dove era arrivato bambino dal Polesine alluvionato), nel suo caso a Milano. Pozzati, da bracciante nelle campagne gestite da Bruno, figlio di Libero Alborno, a vincitore di concorso impiegatizio in un comune del retroterra del capoluogo lombardo. Così da poter studiare, anche aiutato dalla moglie insegnante, e conseguire prima il diploma, poi la laurea al Magistero. Con successivi concorsi, ai quali partecipò con titoli di studio più consoni, Pozzati divenne dirigente in almeno due Amministrazioni: il Web ci ricorda, ad esempio, che nel 2013 Pozzati era responsabile dell'Ufficio Servizi Sociali del comune di Settimo Milanese. A lui ho fatto riferimento in diversi miei post: indicative sono state le sue lunghe discussioni notturne con Francesco Biamonti al vecchio Bar Irene di Ventimiglia. Aggiungo per il momento solo quanto segue, perché su di lui non sono reperibili in Internet articoli esaurienti come quelli trovati per Tartamella: che Nello era anche stato segretario di sezione del PCI a Ventimiglia, che non ritrovo la fotocopia di un suo articolo che riprendeva in sintesi la sua tesi di laurea sulle lotte bracciantili nel Polesine e che, almeno, ho una copia con sua dedica del suo romanzo "Le trappole di Eros. Inquietudini di una donna moderna" (Greco e Greco, 2005)…
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IL SABATO DEL VILLAGGIO AL TEMPO DELLE MELE
Nel pomeriggio di ieri mi trovavo sull'ultimo tratto di strada che mi avrebbe di lì a poco portato a casa.
Una strada che fino a qualche tempo fa aveva degli incroci, con dei semafori, che regolavano il traffico.
Oggi questa strada è molto più rapida, la creazione di alcune rotatorie agevolano il traffico e se sei fortunato puoi filare dritto senza soste.
Appena impegnata la strada noto una mela, si un frutto del melo che rotola per strada. Poi un'altra posta vicino al marciapiede sulla mia destra.
Ne noto un'altra che rotolando invade la corsia di sinistra dove procedono auto in senso opposto.
Guardo gli alberi innalzarsi al di là di un muro sulla mia destra, penso ingenuamente al fatto che ci siano dei meli (?) che stiano perdendo i loro frutti. Manco fossimo nella Val di Non.
Cerco di darmi una spiegazione in questo modo, ma la soluzione al mistero non tarda ad arrivare.
Auto dopo auto, quelle davanti a me, superano un tizio a bordo di una Vespa; legate sul portaoggetti posteriore ci sono due cassette di mele che, mal legate, si sono inclinate sulla sua destra e stanno seminando il contenuto.
Arriva il mio turno, ho pochi chilometri prima di lasciare la strada principale per entrare in quella dove abito, così decido di passare subito all'azione.
Comincio con dei piccoli colpi di clacson, mentre le mele aumentano e rotolando rimbalzano anche sull'asfalto.
Non devo indugiare troppo, mi dico, così i colpi di clacson si fanno sempre più decisi. A quel punto, avendomi sentito, il tipo sulla Vespa comincia ad alzare il braccio sinistro nel classico gesto di mandarmi a quel paese. Accelera, convinto che gli suonassi per la velocità, le mele aumentano le cadute, io aumento i colpi di clacson, lui aumenta i paesi che a cui devo andare.
Il tutto si svolge per circa tre chilometri con una progressione esponenziale.
+ colpi di clacson = più mele che rotolano = più improperi che volano.
Le rotatorie non agevolano la possibilità di affiancarlo, si piazza in mezzo alla corsia e tira dritto.
Arrivo all'ultima rotatoria, quella dove io dovrò prendere la prima uscita... mi gioco tutto:
- Mi attacco al clacson dando fiato a tutto quello che posso, deciso e senza pietà.
- Il tizio sulla Vespa alza steso dritto verso il cielo il braccio sinistro, con alla fine un dito medio degno de "Il Dito", la scultura dell'artista italiano Maurizio Cattelan collocata di fronte a palazzo Mezzanotte, sede della Borsa milanese.
- Il tizio sulla Vespa da mi dà una dimostrazione delle sue capacità da tenore con un "MavadavialculooooH!" di notevole potenza con un Do di petto degno del compianto Luciano Pavarotti.
- Le mele volano, sono tante per la sterzata durante la rotatoria.
Io prendo la prima uscita, do un'ultima occhiata alla scena... il motociclista che sfreccia piegato in piena rotatoria contento di avermi seminato, la gente che gli fa segni che lui ignora, le mele che rimbalzano, volano e rotolano.
Rotolano a terra.
Come spesso accade ai miei cogli0ni quando ho a che fare con alcuni esemplari del mio prossimo.
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“ Attilio ed Emilio Bandiera erano figlioli di un contrammiraglio della marina austriaca, di cui essi stessi facevano parte, l'uno come alfiere di vascello e l'altro come alfiere di fregata. Non volendo servire l'Austria, dopo aver preso parte ad alcuni moti rivoluzionari, essi si erano ricoverati a Corfù. E in quel contatto con altri esuli in terra straniera; in quel comunicarsi continuo di aspirazioni e di speranze, più rincresceva loro l'inedia che l'esilio. Ond'è che decisero una spedizione arditissima, quasi folle per ardimento. Insieme a Ricciotti, a Moro e a pochi audacissimi, pensarono di compiere uno sbarco sulle coste di Calabria. Ivi avrebbero cercato di far rivoltare le popolazioni calabresi e, se fossero riesciti, di mettere in fiamme tutto il regno di Napoli. Nel 1844, nella notte dal 12 al 13 giugno, i due fratelli Bandiera partirono per la spiaggia calabrese. Era in essi presentimento di morte. Quasi al momento di partire Nicola Ricciotti ed Emilio Bandiera così scrivevano a Garibaldi: « Se soccomberemo, dite ai nostri concittadini che imitino l'esempio, poiché la vita ci venne data per utilmente impiegarla; e la causa per la quale avremo combattuto e saremo morti, è la più pura, la più santa che mai abbia scaldato i petti degli uomini; essa è quella della libertà, della eguaglianza, della umanità, dell'indipendenza, dell'unità d'Italia ». Erano buoni e sinceri: aveano soprattutto la giovanile ingenuità senza di che non è possibile compiere né tentare imprese come quella cui essi si avventuravano. La sera del 16 giugno il piccolo drappello sbarcò sulla costa calabrese, alla foce del fiume Nebo. Il luogo dello sbarco era tristissimo: ma la terra d'Italia parve a essi sacra e la baciarono all'arrivo. Il piccolo drappello, mal guidato, inesperto dei luoghi, aveva anche nel suo seno chi dovea tradirlo. Gli esuli speravano di trovare al loro arrivo popolazioni desiderose di rivolte: e trovarono l'ostilità e la indifferenza. Nella valle di San Giovanni in Fiore — paese già sacro alla leggenda religiosa — circuiti da soldati del re, dopo disperata lotta in cui parecchi morirono, dovettero arrendersi. Un mese dopo, i due fratelli Bandiera furono fucilati, il 25 luglio, in quella stessa terra da cui avevano sperato partisse il segnale della rivolta. Mai nessuna morte fu più compianta della loro. Erano giovani, ricchi, di alto casato: avevano rinunziato con serenità superumana a tutte le gioie della vita. Aveano tutte le qualità per destare negli animi il compianto, e la loro morte fu una delle cose che più nocquero a Ferdinando II. “
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Brano tratto dal saggio breve Eroi (1898) raccolto in:
Francesco Saverio Nitti, Eroi e briganti, Edizioni Osanna (collana Biblioteca Federiciana n° 3), Venosa (PZ), 1987¹; pp. 18-19.
#leggere#letture#eroismo#citazioni#saggio storico#Storia#Francesco Saverio Nitti#fratelli Bandiera#Calabria#saggistica#filosofia della Storia#Attilio Bandiera#Emilio Bandiera#utopie#Storia del Risorgimento#patriottismo#regno di Napoli#esilio#Giuseppe Garibaldi#Unità d'Italia#utopismo#utopia#patria#questione meridionale#Italia meridionale#Mezzogiorno d'Italia#San Giovanni in Fiore#meridionalismo#libertà#Cosenza
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Sandro Boticelli
Lamentation (Compianto sul Cristo morto), around 1490/95, Alte Pinakothek München.
http://www.sammlung.pinakothek.de/de/artwork/Y0GRlo7xRX/sandro-botticelli/beweinung-christi
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(...)
A salvarci non è quasi mai un’azione eclatante, l’aiuto che ci arriva da chi è piú forte di noi; non è quasi mai la concessione o il compianto. A salvarci dal nostro abisso, non è il gesto di chi si china a sollevarci, ma il languire, la carezza, il guaito di chi si trova esattamente dove ci troviamo noi, o di chi è ancora piú fragile di noi».

Federico Pace - "La più bella estate"
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