Tumgik
#degenerare
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Gianluca Mancini being the same old Gianluca Mancini ☺️
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sweetslemon · 2 years
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I hate to think of this but the sex is gonna be terrible. Its like shape of water esque alien plus the same parasite reading ur mind also while at it
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diabolocracy · 3 months
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This is going to live rent free in my head until I get it out, so:
Hell yeah I'm a fucking degenerate.
Here's some backstory about this - actually quite shitty - word.
The Definition as per the Eugenics Encyclopedia. It features such wondrous bangers as, "based on the premise that certain (lower) social classes and races were predisposed to various neurological and mental illnesses due to bad heredity, resulting in social degradation, ... it attributed general conditions such as mental instability and poor health to certain types of behaviours, such as having an 'immoral lifestyle.'"
Heeey, that (and the rest) sounds kind of racist and ableist and all kinds of other -ists commonly attributed to nazis and far-right goons...
The etymology of the word degeneration. "loss or impairment of the qualities proper to the race or kind," also figurative, "descent to an inferior state," from French dégéneration (15c.) or directly from Late Latin degenerationem (nominative degeneratio), noun of action from past-participle stem of Latin degenerare "to be inferior to one's ancestors, to become unlike one's race or kind, fall from ancestral quality," used of physical as well as moral qualities, from phrase de genere, from de "down from, away from" (see de-) + genus (genitive generis) "birth, descent" (from PIE root *gene- "give birth, beget").
... Wowie!
Actually... Let's just cut to the chase, huh?
Nazi Terminology A German cardinal has triggered a storm of criticism in Germany by describing atheist art as "degenerate" -- a term usually avoided in public discourse because of its association with the Nazis.
Fancy that.
Nazis (and the far-right and their various ilk) hate those that they declare degenerates.
So maybe, just maybe, being a degenerate is a fucking good thing. If you're pissing off a nazi, you're doing something right!
And maybe... Just maybe... If you don't want to be lumped in with them, you should keep in mind where the words you utilize and apply to those you hate, happen to come from!
Oh, also the word "groomer" when applied flagrantly to those you don't like is also a fascist tactic.
As is pedojacketing and "think of the children" rhetoric in general, really -- fascist and authoritarian.
You see it from the alt-right and nazi-types all the fucking time unless you're blind as shit.
If you purport to be a libby yet utilize the terminology of your political opponent when it's convenient against people you don't like unironically (especially of those people happen to be the same people your opponent doesn't like)--well, it is as they say: scratch a liberal and a fascist bleeds.
Those claiming to be leftists have no excuse other than, hey, maybe you aren't as left as you claim to be. Maybe you're just another libby.
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kon-igi · 3 months
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Gentile Dott.
Sono l'anon. del nodulo tir3a, come già da lei accennato il medico ha riferito le stesse cose, eutirox 50 tutti i giorni per far stare a riposo la tiroide e controllo tra 3 mesi.
Se resta invariato, controllo meno frequente, se invece aumenta o varia nuovamente ago aspirato e tutto l'iter annesso.
Ci aggiorniamo tra 3 mesi😘
P. S. Grazie per la disponibilità per l'altro giorno, mi sentivo di aggiornarla.
Una buona serata, la leggo sempre con piacere.
Per chi avesse perso le puntate precedenti - vabbe'... così sembra uno sceneggiato anni '70 - l'ask era QUESTO.
Ne approfitto per una breve spiegazione sul concetto di 'tumore'.
In breve, perché il nostro organismo continui a rimanere vivo a dispetto delle avversità ambientali (ogni cosa è veleno... OGNI COSA), esso si rigenera IN MANIERA COSTANTE.
Le cellule muoiono in modo brutale (ti lavi i denti -> strage di cellule epiteliali della mucosa buccale) oppure vanno incontro ad apoptosi (morte cellulare programmata, tipo i globuli rossi che campano 4 mesi).
Ogni cellula è generata da un tessuto o un organo specifici oppure per mitosi (duplicazione) e quesro è una cosa che avviene correttamente per anni e anni ma ogni tanto - vuoi per contatto con agenti predisponenti ('cancerogeno') che per vecchiaia (vedi capelli bianchi, pelle rugosa etc...) che anche per probabilità (sfiga) - ogni tanto viene fuori una cellula DIFETTOSA.
Di solito il sistema immunitario la scova subito e la termina sanguinosamente.
DI SOLITO.
A volte, invece, questa cellula sfugge al controllo, replicandosi con tale difetto, e allora ti vengono i nei.
O le voglie.
O i lipomi.
O i noduli ai polmoni o al fegato.
O alla tiroide.
Sono tumori? Sì.
Sono maligni?
Qualche volta e non è detto subito.
Ragion per cui, in molti casi si tengono sotto controllo e al minimo cambiamento si interviene con il trattamento adeguato... anche perché molto spesso non si parla di giorni né di settimane né di mesi ma DI ANNI perché certe neo-formazioni possano degenerare in malignità.
Tienimi aggiornato e... lunghi giorni e piacevoli notti.
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missviolet1847 · 7 months
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Oratio de hominis dignitate 1486
Pico della Mirandola
" Non ti ho dato , o Adamo, né un posto determinato , né un aspetto proprio, né alcuna prerogativa tua, perché quel posto , quell'aspetto, quelle prerogative che tu desidererai, tutto secondo il tuo voto e il tuo consiglio ottenga e conservi.La natura limitata degli altri è contenuta entro leggi da me prescritte.Tu, non costretto da nessuna barriera, la determinerai secondo il tuo arbitrio, alla cui potestà ti consegnai.Ti posi nel mezzo del mondo perché di là meglio tu scorgessi tutto ciò che è nel mondo.Non ti ho fatto né celeste né terreno, né mortale né immortale, perché di te stesso quasi libero e sovrano artefice ti plasmassi e ti scolpissi nella forma che avresti prescelto. Tu potrai degenerare nelle cose inferiori che sono i bruti ; tu potrai, secondo il tuo volere, rigenerarti nelle cose superiori che sono divine "
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#Pico della Mirandola
# umanesimo
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susieporta · 6 months
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«Uno vive così, protetto, in un mondo delicato, e crede di vivere. Poi legge un libro (L’amante di Lady Chatterley, per esempio), o fa un viaggio, o parla con Richard, scopre che non sta vivendo, che è ibernato. I sintomi dell’ibernazione sono facili da individuare: primo: inquietudine, secondo (quando l’ibernazione diventa pericolosa e può degenerare nella morte): assenza di piacere. Questo è tutto. Sembra una malattia innocua. Monotonia, noia, morte. Milioni di uomini vivono in questo modo (o muoiono in questo modo), senza saperlo. Lavorano negli uffici. Guidano una macchina. Fanno picnic con la famiglia. Allevano bambini. Poi interviene una cura “urto”, una persona, un libro, una canzone, che li sveglia, salvandoli dalla morte».
Da “I diari”
Anais Nin
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ilfildiarianna · 2 years
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C’era invece un’intesa tra menti libere, va bene, ma soprattutto c’era una corrente costante tra loro, un cavo scoperto dell’alta tensione, un’attrazione fisica che poteva degenerare in dipendenza, ma non come si può pensare, no. Era una ricerca reciproca dei limiti e dell’osare, del dedicarsi, era il piacere di concedere tutto, di annullare ogni difesa ed ogni pudore.
[Alessandro Robecchi – Follia Maggiore]
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canesenzafissadimora · 6 months
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Uno vive così, protetto, in un mondo delicato, e crede di vivere. Poi legge un libro (L’amante di Lady Chatterley, per esempio), o fa un viaggio, o parla con Richard, scopre che non sta vivendo, che è ibernato. I sintomi dell’ibernazione sono facili da individuare: primo: inquietudine, secondo (quando l’ibernazione diventa pericolosa e può degenerare nella morte): assenza di piacere. Questo è tutto. Sembra una malattia innocua. Monotonia, noia, morte. Milioni di uomini vivono in questo modo (o muoiono in questo modo), senza saperlo. Lavorano negli uffici. Guidano una macchina. Fanno picnic con la famiglia. Allevano bambini. Poi interviene una cura “urto”, una persona, un libro, una canzone, che li sveglia, salvandoli dalla morte.
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“I diari”, Anais Nin
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"Vives assim, abrigado num mundo delicado, e acreditas que estás a viver. Depois lês um livro… ou fazes uma viagem… e descobres que não estás a viver, que estás a hibernar. Os sintomas da hibernação são facilmente detetáveis: primeiro, inquietação. O segundo sintoma (quando a hibernação se torna perigosa e pode degenerar em morte): ausência de prazer. É isso. Parece uma doença inofensiva. Monotonia, tédio, morte. Milhões vivem assim (ou morrem assim) sem o saberem. Trabalham em escritórios. Dirigem um carro. Fazem piqueniques com as suas famílias. Criam filhos. E depois acontece algum tratamento de choque; uma pessoa, um livro, uma música, e eles despertam e são salvos da morte. Alguns nunca despertam."
― Anaïs Nin, O Diário de Anïs Nin, Vol. 1: 1931-1934
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bloodyfairy83 · 1 month
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Carnage (Roman Polanski, 2011)
Due ragazzini litigano al parco ed uno di questi colpisce l'altro al volto con un bastone. I genitori, due coppie di Brooklyn, decidono di incontrarsi per discutere del fatto e risolvere la cosa da persone civili, ma la situazione andrà a degenerare facendo venir fuori le frustrazioni e le nevrosi di entrambe le coppie. Roman Polanski gira questa sagace commedia dove critica in maniera tagliente la società borghese e le sue ipocrisie.
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arcobalengo · 4 months
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La situazione mondiale rispetto al massacro di Gaza, di Thierry Meyssan
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jgmail · 4 months
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La “Teoría del Racismo” de René Binet
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Por Nicolas Lebourg
Traducción de Juan Gabriel Caro Rivera
René Binet (1913-1957) puede ser considerado como el padre del nacionalismo blanco francés (1). Es una de esas personas que desempeñaron un papel tan modesto en la historia que tienen el mérito de arrojar más luz sobre ella que muchas otras más importantes. Para entender mejor el asunto se puede leer nuestro artículo sobre Qu'est-ce que le fascisme? de Maurice Bardèche (2), quien difundió la Théorie du Racisme de Binet por medio de la revista Les Wikings, París, 1950. De este modo, el lector podrá hacerse una idea completa del libro, más allá de las breves referencias que he hecho de él a lo largo de los últimos veinte años. También puede revisarse un texto mío escrito con Stéphane François (3) que ilustra perfectamente la definición que Binet da del racismo: ciertamente, es una teoría de la desigualdad de las razas, pero también del hecho de que su enfrentamiento es el motor de la Historia. Desde el principio de su libro, Binet pretende que se trata de un equivalente del Manifiesto del Partido Comunista y parodia constantemente a Karl Marx en su intento de presentarse como la ortodoxia necesaria para la creación de una “vanguardia racista” (una frase machacada a lo largo de las páginas, y que muestra cómo el carácter blanquista de Binet fue sin duda una constante en su vida, pasando de defender ideas de extrema izquierda a hacer lo mismo con ideas de extrema derecha). En consecuencia, Binet sostiene que el motor de la historia es la lucha de las razas por la supervivencia. Él reconocía la existencia de clases sociales, pero estas clases sociales surgían como consecuencias del vencedor o del vencido producto de la lucha de razas. El debilitamiento de la sangre producía el debilitamiento de las clases sociales: la burguesía habría suplantado a la nobleza cuando está última degeneró a causa de sus mezclas.
Si el paganismo antiguo hubiera permanecido sano, entonces la decadencia biológica del Imperio Romano hubiera sido consecuencia del cristianismo profesado por las razas inferiores y la sociedad feudal habría seguido siendo aria. Los arios, que despreciaban el oro y preferían el honor, dejaron de lado la gestión económica a los judíos, caracterizados por su materialismo rapaz. A medida que los arios iban conquistando y descubriendo nuevas tierras los judíos controlaban los medios de producción creados por los arios. Por lo tanto, el capitalismo no sería más que una dominación temporal de los judíos sobre los arios. Para justificar el ascenso al poder de una raza inferior los judíos inventaron la idea de la igualdad entre los hombres: “El capitalismo es cosmopolita en su doctrina social y política porque ha roto todo vínculo con las bases biológicas de las sociedades humanas”. Binet dice que el capitalismo judío fomenta el mestizaje con tal de producir “una masa cada vez mayor de subhumanos sin tradiciones, sin vínculos políticos (...) una barbarie uniforme”. El aborto, la licencia sexual y el alcoholismo serían instrumentos judíos para degenerar a la raza. Sin embargo, el mundo judío habría producido los medios de su propia destrucción, ya que el individualismo y la pobreza conducirían a la anarquía y crearían mestizos ingobernables. Además, la tendencia judía “a la dominación del mundo, es decir, a la proletarización de las naciones”, aumentaría el número de rebeldes. En última instancia, la supuesta incapacidad de los judíos para luchar les llevaría a confiar sus ejércitos a otros Estados y un día estos se volverían contra sus amos.
La situación tenía, pues, sus ventajas. El hombre ario lucharía contra sus amos con tal de recuperar los medios de producción que su raza había forjado. Al proletarizar naciones enteras (principio clásico del radicalismo de derechas de entreguerras) el capitalismo judío permitiría a los “capitalistas nacionales” y a los “trabajadores nacionales” descubrir que sus intereses eran los mismos. El autor deduce que, en todo momento, “la lucha por la raza es una lucha socialista y la lucha por el verdadero socialismo es un medio para la liberación de la raza”. A partir de ahí se establecen los elementos de su utopía: dado que “el Estado es históricamente un medio de opresión de una raza sobre otras razas” la revolución racista consideraría a la vanguardia racista como un medio para transformarse en una dictadura que eliminaría a las razas inferiores de los puestos de poder. El uso de una violencia sin control ayudaría al Estado a limpiar étnicamente su territorio y garantizar el retorno de los no autóctonos a sus países de origen. El resultado sería “una segregación absoluta tanto a escala mundial como nacional”. Entonces, una vez lograda la segregación, no habría más conflictos raciales y la historia llegaría a su fin. La unidad orgánica sería perfecta: “Al desaparecer los antagonismos primitivos por medio de la unidad en el seno de la raza, el Estado, medio de opresión, se marchitará para dar paso a un simple aparato de dirección y administración con el que el socialismo siempre ha soñado pero que, por falta de un conocimiento suficiente de las leyes del desarrollo histórico, sólo ha deseado y buscado sin descubrir”. El razonamiento concluye con una proclama cientificista y comparaciones con algunos autores anteriores. No se subestima a Gobineau y Chamberlain, pero el verdadero “racismo científico” tendría por padre a Georges Vacher de Lapouge. Walter Darré habría tenido el inmenso mérito de lograr “sintetizar el socialismo científico de los hegelianos de izquierdas con el racismo científico”, pero por desgracia no habría logrado dar con una filosofía general de la Historia. Las últimas palabras son, por supuesto, para exaltar al lector: “¡Adelante, pues, ha llegado el momento en que las naciones proletarias, en que el mundo ario, en que el hombre blanco se sacudirá sus cadenas!”
Notas:
1. https://tempspresents.com/2020/11/03/rene-binet-the-french-father-of-white-nationalism/
2. https://tempspresents.com/2019/03/26/fascismes-cent-ans-et-apres/
3. https://tempspresents.com/2014/04/15/stephane-francois-parution-au-dela-des-vents-du-nord/
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abbracciamiebasta · 7 months
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“Ti ho posto in mezzo al mondo, perché di qui tu potessi più facilmente guardare attorno a quanto è nel mondo. Non ti ho fatto né celeste né terreno, né mortale né immortale, perché come libero, straordinario artefice e scultore di te stesso, tu ti possa plasmare nella forma che avrai preferito. Potrai degenerare negli esseri inferiori, che sono bruti; potrai rigenerarti, secondo la tua decisione, negli esseri superiori, che sono divini”.
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paoloxl · 8 months
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Pisa, 27 ottobre 1969 Cesare Pardini ucciso dalla polizia
Ottobre 1969 a Pisa è un mese di violenza fascista e risposta antifascista.
Per il pomeriggio del 27 viene indetta una manifestazione da parte dei sindacati e dei partiti della sinistra istituzionale per dare un risposta alle aggressioni fasciste dei giorni precedenti.
Il corteo, che aveva visto sfilare per le vie cittadine più di 10’000 persone, si conclude con un comizio finale, con l’intervento del sindaco socialista Fausta Cecchini
Il corteo, che aveva visto sfilare per le vie cittadine più di 10’000 persone, si conclude con un comizio finale, con l’intervento del sindaco socialista Fausta Cecchini.
Diverse centinaia di manifestanti però si allontanano dalla piazza del comizio e decidono di dirigersi nuovamente verso la sede dell’Msi. I manifestanti cercano di forzare il blocco della polizia, che blocca le vie limitrofe.
Le cariche sono molto violente, i feriti saranno poi parecchie decine. I poliziotti sparano decine di lacrimogeni.
Cesare Pardini, studente di Legge di 22 anni, viene colpito a morte in pieno petto da un candelotto, sul lungodarno Gambacorta, vicino alla spalletta dell’Arno. Stava osservando la scena con un amico.
La questura dichiara subito che Pardini è morto d’infarto, le cariche della polizia non c’entrano nulla. Pochi giorni dopo l’autopsia stabilirà ufficialmente che la morte è avvenuta per “trauma toracico sopravvenuto dopo violento colpo subito all’altezza della regione cardiaca”.
I giornali dei giorni successivi sosterranno la tesi dell’infarto e si lanceranno contro i militanti di Potere Operaio, colpevoli di “aver fatto degenerare una civile manifestazione”. Sulla stessa lunghezza d’onda saranno anche i partiti della sinistra istituzionale che firmeranno un documento, proposto dallo stesso sindaco, che “ringrazia la cittadinanza per la grande e compatta manifestazione di ieri, condanna senza mezzi termini gli estremisti di Potere operaio, «che hanno strumentalizzato e distorto la manifestazione» ” (da “La Stampa” del giorno successivo).
A fine corteo la polizia farà 8 arresti, di questi tre sono operai, gli altri studenti.
Due giorni dopo, il 29 ottobre, più di 3000 persone parteciperanno ai funerali di Cesare Pardini.
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astra-zioni · 1 year
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Mi sono data del tempo per poter affermare oggi che questo governo è una merda su tutti i fronti (prevedibilmente). E non parlo di diritti civili e delle solite menate attorno a cui girano le disquisizioni circa la destra, parlo di questioni cardine, che sicuramente neanche la sinistra s’è mai preoccupata di affrontare nel concreto con lo spauracchio dei diritti civili di cui sopra negli ultimi anni, ma che la destra sta facendo degenerare velocemente fino al collasso. Fatto in sé che non mi dispiace se mi prefiguro una nazione in ginocchio e la naturale lotta civile che ne conseguirebbe, ma poi vedo quanto cazzo siamo rammolliti e vedo la Francia e penso che saremmo fottuti e basta, anche nel caso in cui dovessimo morire di fame, nessuno scenderebbe in piazza. Non abbiamo un’unità nazionale degna di questo nome come invece altri paesi europei i quali davanti le medesime cose che succedono tranquillamente in Italia scatenerebbero la seconda rivoluzione francese. L’Italia è un paese-non paese, diviso dalla notte dei tempi, ci facciamo guerra tra di noi tra Nord e Sud, figurarsi essere in grado di prendere posizione, di agire, di protestare. Qui anche l’attivismo è spicciolo. Gli attivisti voglio fare gli attivisti senza pagare per le conseguenze dei loro atti, fatto che depotenzia la lotta su tutti i fronti. È un popolo destinato a finire.
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13/11/2023
Una citazione da Una trilogia palestinese al giorno
Noi siamo il prodotto di una realtà e di un'epoca in cui chiari fallimenti si confondono con nascite poco chiare. Noi non rinunciamo ai nostri sogni nonostante continuino a fallire. [...] Abbiamo scelto di credere che il futuro nascerà da questo presente attraverso un processo di trasformazione che ci vedrà protagonisti. Il futuro non verrà da un passato che, a ogni crisi, diventa più potente. Quando facciamo notare che l'unica letteratura composta dalla rivoluzione è scritta con il corpo, ci rendiamo conto che solo sperimentando l'equazione parola-azione si porterà a maturazione una nuova letteratura. Noi siamo coscienti di essere parte integrante della cultura nazionale araba e non una parte a sé. [...] Noi non rappresentiamo una corrente letteraria ma evidenziamo un contesto, un ampio percorso, che dia una qualche forma al concetto di unità della cultura nazionale araba, in un momento in cui si tenta ripetutamente di frammentarla e di negare la sua esistenza. Quel che intendo è che questa cultura è aperta alla propria storia, nella molteplicità delle sue radici. Noi non diciamo che l'Oriente, da un punto di vista culturale, è solo orientale. Né diciamo che l'Occidente è solo occidentale. Per noi non c'è un unico Oriente come non c'è un unico Occidente.
[...] E quando vediamo a quale livello è giunto il logoramento della cultura, quando prendiamo coscienza dell'egemonia che certi parassiti confessionali - privi di capacità e di idee - esercitano sulle necessità quotidiane - o settimanali o mensili - della gente comune, allora non facciamo commenti del tipo: 'C'è la crisi, fuggite!', bensì contestualizziamo il tutto politicamente e stiamo all'erta. Facciamo attenzione alle armi letterarie capaci di nascondere il loro tradimento e la loro pretesa di santità, capaci di infrangere i nostri sogni fingendo disgusto per la politica - detto in altri termini: disgusto per la lotta. No, non siamo estranei in alcuna terra araba. Estranei sono coloro che puntano il dito accusatore contro la nostra estraneità. Loro sono estranei, alla loro storia e al senso della loro esistenza. Sono estranei per una moda passeggera che fa sì che i ladri vedano solo altri ladri. Noi non possiamo accettare di ripiegare sul passato, non accettiamo neppure che perduri il disordine di questo sperimentalismo che non fa che riproporre se stesso. Noi ci lagniamo della mancanza, quando creiamo, di padronanza della lingua parlata dalla gente, ma questo non ci impedisce di perseverare nel rappresentarla, quella gente. [...] Un uso corretto della lingua è diventato sinonimo di arretratezza, la precisione della metrica regresso.La chiarezza è diventata una vergogna, la parola e l'effetto della parola sul pubblico inciviltà. Per dirla in breve: siamo in piena reazione. Lo spirito reazionario, spacciandosi per sinistrorso, si è fatto avanti con tutto l'armamentario tipico della modernità, stracolmo però di tutte le teorie sul ritorno al passato. È riuscito, in anni che vedono degenerare i grandi valori del mondo arabo, a fare in modo che tutti si ponessero gli stessi suoi interrogativi. E intanto il figliol prodigo faceva ritorno alla sua comunità confessionale, al suo ascetismo o al suo esoterismo e dichiarava a gran voce che era pentito di essersi rovinato la vita partecipando a quei movimenti di liberazione che avevano prodotto solo difficoltà impreviste e a quella rivoluzione che ha dimostrato di avere costi troppo elevati.
[...] Quanto alla questione della letteratura, noi scriviamo - o facciamo scrivere, in nome della libertà creativa - per polarizzare, nonostante le nostre divergenze, pochi bagliori intorno a un'idea che si fonda su basi molto semplici: vogliamo liberare noi stessi, il nostro paese e le nostre menti; vogliamo vivere il nostro tempo con dignità e fierezza. Continuando a scrivere, noi esprimiamo la nostra fede nella scrittura. È per questo che non ci sentiamo una minoranza. Diciamo chiaramente che noi siamo la minoranza-maggioranza. Diciamo chiaramente che veniamo da quest'epoca, non dal passato, né dal futuro.
Editoriale di Mahmoud Darwish, in “al-Karmil”, n. 5 (1982), in Una trilogia palestinese
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