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#disegno su foto
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Immagini nascoste, visione creativa
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kon-igi · 6 months
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DA SERVIRE FREDDA
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La tamblera @matermorbi ha concluso questo interessante acquisto presso una bancarella dell'usato e mi ha chiesto come poterne tirare a lucido la lama.
Si tratta di un coltello a serramanico tipico della Corsica ma di derivazione toscana, da dove ne venne importato il disegno e la forma dal alcuni coltellinai corsi alla fine dell'800.
Il suo nome è VENDETTA CORSA (come si può leggere sulla lama) e appartiene alla categoria degli STILETTI, pugnali a lama sottile (spesso nemmeno affilata) che si usano prevalentemente in affondo.
La decorazione - stemma con testa di moro sulla guancetta sinistra e motivi floreali su quella destra - sono classici di questo prodotto e sebbene queste sembrIno serigrafate su plastica, una volta erano incise su osso e dipinte a mano.
La restaurazione di un coltello simile fatta ad arte implicherebbe la separazione di tutte le parti (lama, gozzo, molla, impalcatura, rivetti e e guancette) ma per ovvi motivi semplificherò proponendo due sistemi per pulirlo lasciandolo intero.
Visto che le guancette sono di plastica (se fosse stato osso NO) il coltello deve essere completamente bagnato con un lubrificante spray (tipo Svitol, per intenderci) e poi bisogna pulirne l'alloggiamento della lama prima con uno stuzzicadenti - grattando i residui di ruggine e polvere, soprattutto negli angoli - e poi con un pezzetto di carta assorbente pressato dentro e spinto avanti indietro con la punta di un cacciavite piccolo. Solo a questo punto si potrà cominciare a ripiegare la lama (avvolta in uno straccio per non tagliarsi): chiuderla per qualche grado e poi riaprirla, più e più volte fino ad arrivare alla chiusura completa, ponendo attenzione al fatto che dai 90° in poi la molla è concepita per far chiudere la lama di scatto. Per finire la prima parte, un'altra pulita accurata con stuzzicadenti nel meccanismo del perno.
PULIZIA MECCANICA: se si possiede un Dremel, Amazon offre inserti IN FELTRO che cerati con paste abrasive a grit in diminuendo (sembrano saponette di diverso colore che contengono sostanze abrasive a grana progressivamente sempre più fine) possono prima abradere la ruggine e poi lucidare il metallo. Esistono inserti in feltro o panno anche per trapano classico ma sono enormi e nel piccolo si lavora male.
PULIZIA MANUALE: anche qua esistono le cere da lucidatura per carrozzeria ma in mancanza di questo vanno benissimo le paste lucidanti per l'acciaio inox della cucina o addirittura il Vim Crema. Si mette il prodotto su una garza umida e si pulisce il gozzo con movimento circolare ad avvolgere e la lama con movimenti lineari avanti e indietro (sempre gli stessi movimenti... MAI cambiare direzione). L'uso di carta vetrata Grit 5000 e acqua richiede maestria di movimenti perché basta deviare appena per opacizzare il metallo, quindi è sconsigliata.
UN'ULTIMA COSA...
La scritta sui dorsi VENDETTA CORSA e CHE LA MIA FERITA SIA MORTALE sono state fatte con la tecnica dell'elettroincisione, cioè scritte a mano con una vernice a smalto e poi la lama annerita attorno con un tampone imbevuto di acqua e sale collegato a una batteria. Il metallo viene consumato leggermente attorno e diventa opaco, mentre una volta rimosso lo smalto la scritta rimane lucida.
Questo significa che la lucidatura della parte nera non potra mai venire completamente a specchio, pena la cancellazione della scritta, quindi bisogna abradere il minimo senza insistere troppo.
Questo è quanto e...
ESIGO FOTO DEL COLTELLO RESTAURATO! :)
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fashionbooksmilano · 8 months
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Umberto Bellotto 1882-1940 Ricami in ferro e vetro
Foto Gianni Mari e Medit.Fotografica
Progetto grafico Adriano Tommasi
Abi2ue, Sesto San Giovanni 1992, 63 pagine, 20,2x39cm,
euro 38,00
email if you want to buy [email protected]
Il catalogo, prima pubblicazione dedicata ad Umberto Bellotto, è stato realizzato in occasione della mostra organizzata da Daniela Balzaretti nella prima sede di Milano della Galleria, in Via Solferino 19, nell’aprile 1992.
Umberto Bellotto (Venezia 1882 – 1940) ‘Figlio d’arte, il padre era un fabbro veneziano, trascorre la giovinezza alternando periodi di apprendistato presso varie botteghe artigiane. Dimostrando una viva attitudine artistica, apre molto presto un’officina propria, dove esegue opere, per lo più in ferro battuto, caratterizzate da forme ardite, che si discostano nettamente dal gusto corrente. Attratto anche da altri materiali, quali il vetro e la ceramica, nel 1914, assieme a Cesare Laurenti, ottiene il brevetto per il ‘connubio di ferro e vetro’, con il quale realizza sia oggetti decorativi che applicazioni su particolari architettonici. Ottiene la consacrazione ufficiale delle sue qualità artistiche alla Biennale del 1914, dove gli viene dedicata una sala intera, nella quale espone, oltre ai lavori in ferro, altre opere su suo disegno…‘
26/01/24
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benzedrina · 8 days
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Ultimamente faccio pochi discorsi ispirati e sento come di muovermi in una gigantesca melassa che rendo i movimenti lenti e goffi. In uno degli ultimi discorsi che ricordo ero a casa con due ragazze, amiche di un amico che mi viene a trovare a casa con loro e poi poco dopo se ne va, e una di loro prende a causa la nausea di Sartre. Dico che quel libro mi ha cambiato la vita, mi chiedono il perché, cerco di rispondere dicendo che avere uno strumento per riconoscere quel malessere fisico/mentale che corrisponde alla nausea è più una maledizione che una salvezza, perché quando arriva so che è finita. Lei mi guarda e dice che non ci voleva Sartre a dirlo. Finiamo per insultarci velatamente mentre l'altra tizia sfogliava un libro di foto di Araki. Un altro discorso che ricordo è stato qualche giorno fa con tipello e ingiocabile (boh, provo a chiamarlo così, è una presenza fissa nella mia vita da più di un anno, come tipello quasi). Eravamo all'all you can eat e si parlava di musica, di evoluzione della stessa e di imbarbarimento della tecnica, poi a una certa tipello ha iniziato a dire cose per provocarci ed è finita lì.
Oggi ho rimesso le scarpe, qui è calato il freddo e già rimpiango i miei 2 mesi in ciabatte e mutande. Andare in uni con jeans e camicia mi ha messo tristezza. Ho un nuovo tatuaggio che mi piace un botto perché ci sono delle fiamme, ma appunto sono delle fiamme e non è che abbiano un vero significato. Quando le persone ti chiedono il significato e tu non c'è l'hai, ci restano male, cosa che fanno anche quando hai un significato e questo non matcha con il significato che gli hanno dato loro, quindi boh, valutate il disegno è ascoltate il significato (se c'è), non proiettateci le vostre cose.
Ho fatto un edit di 1 minuto di un film che mi piace molto, l'ho messo su tiktok e ho visto per qualche giorno questi numeri aumentare sempre più. Mai visti numeri del genere, mai messo nulla su quel social. Like su like, ricondivisioni, commenti, e tutti quello a cui pensavo era che fossero semplicemente numeri e non like specifici di persone che conosci a cui piacciono le cose che fai. Semplicemente numeri, e i numeri hanno sta cosa che si portano dietro. Ne vuoi di più.
In un intervista/introduzione/quello che è, Sorrentino dice che il film deve darti delle domande, che è quello che penso io dei libri, e non risposte. E da giorni cerco di capire quando ho iniziato a notare che le persone intorno a me (compreso me) cercano di proiettarsi nei ricordi degli altri, nelle discussioni, nelle cose di cui fruiscono. L'ho notato la prima volta e da quel momento catalogo le persone nel modo in cui si proiettano, nell'intensità con cui lo fanno e in che precisi momenti lo fanno.
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diceriadelluntore · 1 year
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Storia Di Musica #286 - Guns N' Roses, Appetite For Destruction, 1987
Anticipo che, siccome la ricerca di album con le copertine censurate è stata davvero divertente, tra poco ci sarà una sorta di appendice fotografica con piccole storie, alcune davvero incredibili, su copertine che definire controverse a volte è davvero poco. Per finire questa mini carrellata oggi sono andato nella Los Angeles di metà anni ’80, dove un gruppo che segnerà un’epoca musicale muove i primi passi. Nascono infatti dalle fusioni di musicisti degli L.A. Guns e degli Hollywood Roses. Dagli Hollywood Rose provenivano Axl Rose (Voce) ed Izzy Stradlin (Chitarra ritmica), mentre dagli L.A. Guns provenivano Tracii Guns (Chitarra solista), Ole Beich (Basso) e Rob Gardner (Batteria). Il gruppo esordì ufficialmente il 26 marzo 1985. Ole Beich dopo pochi concerti capisce che non è cosa e lasciò il gruppo, venne sostituito da Duff McKagan, che esordì insieme agli altri membri della band l'11 aprile 1985, al locale Radio City ad Anaheim. Poco dopo anche il chitarrista Tracii Guns abbandonò il gruppo, a causa di divergenze con Axl Rose, e riformò gli L.A. Guns. Al suo posto entrò Saul Hudson, in arte Slash, che aveva avuto precedenti esperienze in alcune band tra cui i London e Black Sheep, oltre ad aver già suonato negli stessi Hollywood Rose. Rimane solo da trovare un batterista dopo che anche Gardner se ne va: si associa al gruppo Steven Adler, che aveva in precedenza suonato qualche volta con McKagan e Slash. Inizia così la storia di un gruppo che si muove sullo sfondo di una Los Angeles sognata fatta di feste (e fatta in molti altri sensi), cinema, eccessi. All’inizio, i concerti avvengono nei weekend, perché durante la settimana tutti fanno qualche lavoretto. Ma sin da subito esprimono una potenza ed un’energia incredibili. Tanto che Tom Zutaut della Geffen Records, stupito da un'esibizione del gruppo, diffuse in giro la falsa notizia che "facessero schifo" per avere più tempo e mezzi per scritturarli. Avuto un anticipo su contratto all’epoca faraonico, firmano con la Geffen che crea, fittiziamente, una nuova etichetta, la Uzi Suicide, per dare al loro primo EP un’aura di autoproduzione. Tra l’altro, l’Ep è un finto live registrato in studio dal titolo Live ?!*@ Like a Suicide: tra i quattro brani, una cover azzeccatissima di Mama Kin degli Aerosmith e una musica che spira fiamme dalle corde della chitarra di Slash e dalla voce di Axl Rose. Ci vuole infatti solo qualche mese per l’attesissimo debutto del 1987: fu contattato persino Paul Stanley dei Kiss per la produzione, ma alla sua richiesta di poter modificare i brani fu subito cacciato. Le redini della potenza sonora furono date ad un giovane Mike Clink, che con il successo di Appetite For Destruction diventerà un nome importante dell’heavy metal moderno. Partiamo subito dal casus belli della copertina: la prima idea di Axl Rose fu quella di usare la celeberrima e drammatica foto dello scoppio dello Space Shuttle Challenger che nel Giugno del 1986 scoppiò dopo pochi secondi dal lancio, uccidendo i 7 elementi dell’equipaggio, idea subito accantonata perché ritenuta offensiva. La seconda scelta, usata provocatoriamente alla fine come copertina, era questa:
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un disegno di Robert Williams, da cui la band prese il titolo Appetite For Destruction, in cui un robot che si sta vestendo dopo aver abusato sessualmente di una donna, che è a seno nudo sul marciapiede, è fermato da uno spaventoso robot guardiano. Allegoria dell’intrusione violenta e scellerata sul mondo e sull’ambiente (almeno secondo la band in numerose interviste successive) fu rifiutata da diverse catene di vendita. La Geffen decise quindi di ritirare le prime tirature (che adesso valgono centinaia di euro) e di sostituire l’originale con una copertina più convenzionale, che è quella di apertura al post, dove il disegno di un tatuaggio a croce celtica contiene agli estremi e al centro dei teschi disegnati a rappresentanza dei singoli componenti: secondo Billy White Jr., il disegnatore, i nastri che fanno da sfondo alla croce sono un omaggio ai mitici Thin Lizzy, band preferita sia dal disegnatore sia da Axl Rose. Per quanto riguarda la musica, siamo di fronte ad uno dei dischi di debutto più portentosi di sempre, con canzoni diventate miti: dalla potenza selvaggia di Welcome To the Jungle, per mesi rifiutata dalle radio, scritta da Rose mentre si trovava a Seattle con un amico. I due incontrarono un barbone che, nel tentativo di spaventarli, gridò loro: «You know where you are? You're in the jungle, baby! You gonna die!», a Anything Goes, conturbante, da Nightrain, omaggio all’economico vino californiano, molto alcolico, di cui erano “ghiotti” i nostri, a Mr. Brownstone, stravolto e travolgente inno alla droga (problema che diventerà una pensante dipendenza per il gruppo, tanto da essere in seguito provocatoriamente descritto come Lines n’Noses), dal punk rock di Paradise City a It's So Easy, che leggenda vuole fu scritta dopo che Slash vide un incidente a New York, e andando vicino all’uomo rimasto in auto questi gli abbia detto “Non ti preoccupare, da queste parti cose del genere capitano sempre. Le auto si scontrano tutte le notti.”, tanto che nel secondo verso il testo dice: Cars are crashing every night\I drink and drive\everything's in sight\I make the fire\But I miss the fire fight\I hit the bullseye every night. Rimangono ancora due brani: il primo, Rocket Queen si ricorda perché ad un certo punto ci sono, nel bridge finale, i rumori di un rapporto sessuale, che leggenda vuole fosse una registrazione, non si sa quanto voluta, tra Axl Rose e tale Adriana Smith, che si dice fosse una ex di Adler. Ma la canzone più famosa è Sweet Child O’ Mine: scritta per la sua allora fidanzata, Erin Everly, divenne una hit mondiale anche per via del video musicale, che mostra i componenti della band suonare la canzone in un deposito. Un disco che mostra senza nessun pudore ambiguità e sessismo, tanto che si da subito la band sembrava fatta apposta per suscitare polemiche, aumentate anche da sibilline interviste e apparizioni in TV. Verranno accusati di tutto, la più grave delle accuse sulla loro presunta xenofobia (scatenata da One In A Million, canzone contenuta nel loro successivo G’N’R Live del 1988), ma nel mondo del rock pesante si imporranno la voce, lo stile strabordante di Axl Rose e soprattutto la chitarra di Slash, che diventerà iconica. Rimangono uno degli ultimi esempi di leggenda di rock della strada, ma sin da subito inizieranno faide interne, problemi di droga e altro che segneranno tutto il futuro cammino musicale, segnato da megalomania, canzoni mito (una su tutte, November Rain, ma anche Ain't It Fun) e una sorta di predisposizione al litigio, tanto che è impossibile capire quante volte la band si sia sciolta e ricomposta. Tra l'altro, tra tutti Slash è quello che avrà discreto successo anche da solo o come ospite sessionista, suonando in centinaia di dischi. Una band selvaggia, furiosa e imperfetta, in pieno stile rock.
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umi-no-onnanoko · 2 months
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Durante le tue giornate cosa fai?
Buon pomeriggio anon.
Varia molto da giornata a giornata, cerco però di essere organizzata almeno su alcune cose quali:skin care; il journaling, che mi aiuta molto a scaricare l'ansia e liberarmi dai pensieri; il diario della gratitudine che mi aiuta a manifestare gratitudine; aggiornare e controllare la mia agenda; fare workout e leggere almeno qualche capitolo del libro che ho iniziato in quel momento ed infine meditare. Queste sono cose che non cambiano mai e faccio ogni giorno.
Poi dipende molto, in questo periodo passo un'ora e mezza, alternativamente il mattino o il pomeriggio a scuola guida per seguire le lezioni di teoria o fare i quiz (ma ho l'esame teorico giovedì quindi anche questa attività andrà ad estinguersi) per il resto quando fa bello e non troppo caldo esco per fare una passeggiata, a volte mi piace studiare e scattare foto aesthetic o artistiche; disegno; scrivo; spesso sperimento in cucina (soprattutto per quanto concerne primi piatti e dolci); guardo film o serie tv, ascolto musica e ne cerco di nuova; faccio giochi di società; videogiochi o fumetti/ anime e manga.
Come dicevo dipende dal mood e dal tempo che ho a disposizione.
E tu?
Grazie della domanda.
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Mi sono svegliata infelice. Sì, hai capito bene: infelice, mica stanca, mica stressata, mica insoddisfatta. Infelice. Sto cercando la strada per trovarti, non so quanto attivamente, ma nel dubbio alleno le mani a toccarti senza ferirti, ad afferrarti senza catturarti e a toglierti il respiro senza soffocarti. Questa mattina mi hai detto che posso farcela, che non sono mio padre e che negli occhi non ho neanche un accenno della sua ombra.
Mi sento sola. Anche se canto in macchina, anche se rido forte, anche se ho foto di qualcuno nudo sparse nei messaggi.
Mi sento sola e a te avrei potuto dirlo. Avrei dovuto dirti quanto ero sola mentre eravamo in due. Forse avrei dovuto dirti che ero ancora più sola quando eravamo in tre. Invece quando ti ho incontrato qualche sera fa sono rimasta frastornata dal fatto che parliamo della pioggia battente di un giugno insolito come se non avessimo mai condiviso lo stesso zaino molto prima che lo stesso letto.
Chissà che amore pensava di meritare. Vorrei metterlo seduto qui, davanti a me, e chiedergli se un elenco esaustivo di tutte le volte che ha sentito di meritare di più, esista davvero. Vorrei sapere se un amore migliore è stato il motivo che l’ha spinto fuori da quella porta. Chissà invece se, sentendosi vittima, non si è mai riconosciuto colpevole dei suoi tentativi falliti. Chissà se ci legano più gli occhi o questa incapacità di legarci.
Mi ferisce non essere stata la tua ancora di salvezza molto più di quanto mi dispiaccia che tu te ne vada. Mi ferisce non aver saputo tenerti in piedi quando ti sentivi scivolare, mi ferisce non aver saputo ricucire gli strappi causati da questo continuo andare, mi ferisce che tu non abbia sentito le mie mani sufficientemente salde per conservare i tuoi malumori. In realtà mi ferisce essere stata niente, quel niente gigante ci ha diviso senza che ci muovessimo da queste due stanze attigue.
Perché non mi basta? Mi manca andare a casa con te molto più di quanto possa mancarmi l’alba. Siamo già stati qui, dove niente mi scalfisce e mi riempio la bocca di frasi distratte. Con gli occhi disfatti non distinguo la pioggia dallo sporco che incrosta i vetri.
Ho paura di svegliarmi una mattina e di realizzare di essere stata lui tutto questo tempo. Mi dici “se qui non puoi amare, allora non restare”, ma io credo di non potermi amare né qui né altrove. Sono un paio di anni che macero nella convinzione che devo solo imparare a riposare quando sento l’aria mancare. A riposare, mica ad andare via. In questo momento, però, non riesco ad affermare con totale sicurezza che la mia voglia di mollare dipenda dalla stanchezza e non già da quell’infelicità che mi attanaglia. Pensa quante parole complicate ho dovuto scomodare per dirti che non so che cazzo fare. Guardo lo stesso cielo, dalla stessa finestra, con gli occhi brutti di chi cerca la fine. I problemi, quindi, sono veri o sfilano davanti ai miei occhi intenti solo a scovarli? Vorrei un bugiardino per queste quattro mura e un bicchiere di speranze per placare l’arsura di questa insoddisfazione.
Mi circonda un grande mal di testa, mi domando se la sua indifferenza è la risposta alla teoria dell’universo o se forse merito il silenzio per non aver saputo dare altro. Mi torturo le unghie pensando che forse dovrei scriverle, senza cadere nel balletto del disturbo. La sento lontana, mi sento stretta. Consumo quattro metri quadri di ufficio chiedendomi quale risposta dare ad una domanda scontata. Mi sento lontana, vorrei averla stretta.
Onnisciente, vorrei dirgli che mi hanno chiamato in modi peggiori. È quello che penso di meritare? Un paio di risposte vuote e qualche frammento di oggi è l’unica cosa che ho da offrire. Ho gli occhi stanchi e un’incapacità di amare che mi imbavaglia. Sento di non arrivare mai, di muovermi in modo frenetico, questo sì, ma di arrivare mai. Niente funziona, né dentro né fuori. Hai lasciato un mezzo disegno su una colonna bianca, mica hai lasciato me. Non è che non piaci, tu non esisti proprio. A volte mi sorride, anche quando mi giudica, mica mi ferisce.
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jazzluca · 4 months
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BUMBLEBEE ( Deluxe ) Studio Series GAMER EDITION 01
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Fra i nuovi Studio Series Gamer Edition non poteva mancare la versione videoludica di BUMBLEBEE, esordito nell'ormai classico e mitico War for Cybertron, ed anche per lui si pone giocoforza il confronto con il modellino originale Generations del 2010.
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Iniziamo bene dalla modalità veicolare di AUTO CYBERTRONIANA, davvero fedele nella sua forma di mouse con le ruote, indovinato già nel suo design originale che richiama le forme di quella che diverrà la forma terrestre di Maggiolino: ovviamente il Deluxe del 2010 parte avvantaggiato, e non solo per la stazza maggiore, ma anche per i finestrini laterali in plastica trasparente ed i cerchioni delle ruote idem con l'effetto "Tron" efficacissimo per questi veicoli.
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Ma nel suo piccolo il SS GE si difende bene, risultando compatto e fedele, e pure con qualche dettaglio in più… magari non sulle ruote, ma le strisce rosa neon ci sono anche sui fari frontali, ecco, anche se poi non hanno manco dipinto il lunotto posteriore, vabbè! ^^'
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Il veicolo può ospitare le 3 armi accessori di cui è provvisto il modellino, con l'arma leggera nascosta sotto l'auto, quella pesante sopra il tettuccio ( ma volendo vi si può posizionare quella leggera, ma non il contrario ), mentre la spada si attacca sul retro negli appositi perni… non il massimo, ok, ma almeno ha un posto dove stare.
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La TRASFORMAZIONE a grandi linee è come il Deluxe originale, col muso che si abbassa a divenire il petto del robot, le ruote anteriori che finiscon sugli avambracci e mentre la parte posteriore laterale diventa le gambe, ma il COME è ben diverso, con soluzioni niente male sia nelle gambe che sopratutto nelle braccia, che risultano più game accurate e snelle.
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Il WfC Generations originale era davvero ben fatto, dicevamo, ed anche il ROBOT non era da meno, ma era parecchio fuori scala nel suo essere un Deluxe bello "pieno" con di fianco il collega Optimus della stessa classe, mentre ora questo Bumblebee è giustamente più basso di una testa di un Dlx medio ( ma non meno pesante, almeno! ) e ancor meglio hanno reso Prime un Voyager!
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Ma tornando a Bee, nonostante la statura ridotta si presenta ben strutturato e simile al modello in CGI, meglio in alcune parti come le braccia, meno in altre come le gambe, che hanno sì una trasformazione interessante, si diceva più su, ma a scapito di una resa estetica un po' piatta, soprattutto rispetto al Generation del 2010, con le ruote che guarano all'interno delle caviglie ma senza più i dettagli in rilievo sulle gambe.
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La zainata sulle spalle è meno ingombrante, sempre rispetto al primo Generations, mentre è un bel tocco il fatto che le spalle, con il disegno dei vetri, diventino parte della carrozzeria laterale, mentre sul design delle gambe ci ritorniamo in seguito, ma il vero elefante nella stanza è il muso del veicolo a mo' di panza che si ritrova, fermo restanto che, a dispetto delle foto promozionali pure sul retro della scatola, almeno le parti laterali esterne rientrano un po'!
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Il problema non è tanto quanto è pronunciato tale muso, che visto in alcune angolazioni è anche un po' sopportabile da vedere, quanto che ha pure lo stomaco inglobato all'interno, dandogli un'aria ulteriormente tozza. E sopratutto se di fianco si ritrova il modello precedente, ben più proporzionato a livello di busto.
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Vorrei dire che almeno lo SS ha qualche articolazione in più rispetto al suo predecessore di 14 anni fa, ma neanche, anzi peggio, visto che gli manca quella della rotazione dei pugni, e tecnicamente pure l'inclinazione delle caviglie verso l'interno, data la disposizione delle gambe, che a sto punto mi viene da chiedermi se non siano sistemate rovescie per sbaglio di default, allorchè bisognerebbe ruotare il bacino e le cosce di 180° ciascuno per avere la posabilità cavigliare e pure delle gambe più eleganti a vedersi, senza le cerniere a metà polpacci!
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Interessante il discorso di avere due blaster diversi ed una spada come accessori, quest'ultima pure davvero ben scolpita con tanti ghirigori sulla lama: se la spada s'impugna normalmente, le armi da fuoco vanno sistemate sostituendo il solo braccio destro, come già visto per Optimus, solo che tale arto poi però non trova più posto nel robot, come invece era per Prime che se lo poteva almeno appendere… dietro il sedere, e quindi resta orfano e abbandonato a se' stesso! ^^'
( Perlomeno entrambe le bocche di fuoco posso appendersi dietro la schiena, dai!! ^^''' )
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Insomma, per questo o per quello manca un tanto così perchè questo Bumblebee WfC sia un bel modellino a tutto tondo, che su alcune lacune ci si può passar sopra, non sia mai, ma altre magari sono proprio fastidiose sopratutto se si considera che NON è la prima incarnazione modellistica del giocattolo ED è pure fatta in una linea filologica per collezionisti dove la regola numero 1 dovrebbe essere la somiglianza alla controparte filmica / cartoonesca / videoludica che sia.
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Per fortuna, ripeto, ci sono soluzioni innovative interessanti a livello di trasformazione o estetica del veicolo e robot, ma queste sono poi bilanciate in peggio da altre peggiorative, quindi direi che chi ha già il Deluxe del 2010 e non gli interessa la scala, può tranquillamente tenerselo stretto, mentre questo SS può andar bene a che non ha l'originale WfC e comunque ama alla pazzia i personaggi di quel videogioco e quindi vorrà collezionare tutte le uscite.
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solobrividiecoraggio · 4 months
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Oggi pomeriggio sono stato al workshop di Makoto su karuta, kendama e origami. Dopo una breve spiegazione generale, ci siamo divisi in tre gruppi e a turni di 25 minuti abbiamo fatto tutte le attività.
Karuta, almeno nella versione che abbiamo giocato noi, vedeva un giocatore leggere una per volta delle frasi scritte su delle carte di un certo mazzo. Un altro mazzo era sparpagliato sul tavolo, ogni carta aveva una lettera dell'alfabeto hiragana accanto a un disegno. I giocatori rimanenti dovevano quindi fare attenzione alla prima lettera letta, per trovare e prendersi immediatamente la carta corrispondente. Vinceva chi prendeva più carte. Non ho capito che senso possa avere leggere tutta la frase, per chi legge. Infatti nessuno di noi leggeva fino alla fine. Sono riuscito a fare due volte l' "aereo" con il kendama. Dovessi trovarlo, con il bollino della Japan Kendama Association come ha detto Makoto, lo comprerei pure. In 25 minuti sono riuscito a fare un solo origami, la gru, quella venuta peggio tra le due in foto.
C'erano anche persone del corso 1.2 che si svolge il venerdì, l'universo parallelo insomma, e un ragazzo del 2.2 che parlava così bene. Prima di congedarci Makoto a sorpresa ci ha fatto scegliere tra 3 tipi di snack: kit kat al tè matcha; quello che ho preso io, che lei ha descritto come simile ai "brutti ma buoni"; e uno snack salato, in due versioni. È stato un workshop carino e divertente.
Prima di tornare a casa mi sono fermato a prendere qualcosa in una "pasticceria" a Firenze che aveva consigliato una compagna del corso di giapponese, avevo messo lo screenshot anche qui. Molto modesta come pasticceria, sarà che era ormai fine giornata ma non c'era così tanta scelta (il che non è necessariamente un male). Ho preso due piccole torte, una all'Oreo e una alla fragola, mi sono scordato di fotografare quest'ultima prima di tagliarla.
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mezzopieno-news · 1 year
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L’ITALIA DIVENTA PRIMA AL MONDO A PREVENIRE IL DIABETE
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Il Senato ha approvato all’unanimità una legge che rende l’Italia il primo Stato al mondo ad avere lo screening sistematico di diabete e celiachia per tutta la sua popolazione pediatrica. La proposta, votata da tutte le forze politiche, è un traguardo raggiunto dopo un lungo processo avviato dalla Fondazione italiana diabete che ha promosso il disegno di legge.
“La legge consentirà dal 2024 di prevenire, nei bambini da 1 a 17 anni destinati ad avere il diabete di tipo 1, l’insorgenza dei sintomi più pericolosi come la chetoacidosi che può essere letale”, spiega la Fid. Inoltre, la legge “permetterà di avere maggiori informazioni per comprendere meglio le cause della malattia, con la possibilità di introdurre strategie farmacologiche per rallentarla e possibilmente fermarla … permetterà di diagnosticare precocemente la celiachia che può portare molte complicanze se non diagnosticata per tempo”. Con questa legge l’Italia si dota di un innovativo e finora unico programma diagnostico ad ampio raggio in età pediatrica che permetterà diagnosi precoci cruciali per attivare strategie di prevenzione efficaci.
Oltre allo screening, la legge dota l’Italia di un Osservatorio Nazionale su queste due malattie e stabilisce la realizzazione di campagne informative per sensibilizzare la popolazione sulle patologie e sull’importanza dello screening preventivo. In Italia risultano diagnosticati oltre 240.000 casi di celiachia, con una prevalenza del 70% tra le donne e con una correlazione significativa tra il diabete di tipo 1 e la celiachia che apre alla possibilità di avviare un proficuo percorso di screening integrato.
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Fonte: Fondazione Italiana Diabete; foto di Artem Podrez
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tulipanico · 1 year
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Finally, faccio questo giochino in cui quel cuore di @nonamewhiteee mi aveva taggata forse un mese fa
1. Are you named after anyone? Parte del mio nome presa da quello di nonna paterna
2. Quando è stata l'ultima volta che hai pianto? Ieri lol, prima per rabbia, perchè insomma avere a che fare con le persone è proprio difficile, poi per tenerezza.
3. Hai figli? Ci mancherebbe
4. Fai largo uso di sarcasmo? Soprattutto verso me stessa, ma sì, vado avanti a pane, gin tonic e sarcasmo
5. Quale sport pratichi o hai praticato? Da piccola perlopiù danza, nuoto e sono cintura bianco-gialla di karate. Ora faccio la stella marina a letto.
6. Qual'è la prima cosa che noti in una persona? Come si pone, se è gentile con le persone che ha intorno, il sorriso (!!!). Le sensazioni che trasmette, la luce che ha. Fisicamente comunque guardo tanto il viso in generale.
7. Quale è il colore dei tuoi occhi? Un osservatore poco attendo direbbe marroni, in realtá sono un po' verdini.
8. Scary movies o Happy ending? Mi piacciono le cose che non finiscono, che ti lacerano, straziano, e non ti dicono chiaramente che succede facendoti arrabbiare. Non credo troppo nei finali.
9. Qualche talento particolare? Mettermi i bastoni tra le ruote
(poi, facendo la brava, potrei dire che credo di scattare belle foto e mamma dice che quando scrivo riesco a fare provare le emozioni sulla pelle di chi ascolta o legge quelle parole. Nonna dice che ho le mani d'oro su tutto ciò che faccio, però insomma)
10. Dove sei nato? Nata e cresciuta e probabilmente morta a breve in questa cittá marittima dell'Emilia Romagna.
11. Quali sono i tuoi hobby? Fissarmi sulla cosa che mi piace in un dato momento, lettura, fotografia, disegno, ricamo, prendermi in giro.
12. Hai animali domestici? Il gatto più bello del mondo.
13. Quanto sei alta? La carta d'identità dice un metro e sessanta.
14.materie preferite a scuola? Materie scientifiche (raga sì, mi piacevano fisica e matematica, e onesta mi mancano molto), ma anche arte e filosofia. E lettere.
15. Dream job? Non uno per la vita. Ne parlavo l'altro giorno con Eva, non so se potrò mai fare a meno di un lavoro a contatto con le persone. Sicuramente la logopedista in medicina riabilitativa/neurologia mi renderebbe molto felice. Mi sarei vista bene col camice bianco, adorerei vivere d'arte.
Non taggo nessuno perchè oramai lo avete fatto tutti, ciao e buona domenica amichetti
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chouncazzodicasino · 1 year
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Ho appena fatto richiesta di iscrizione ad un gruppo di Facebook* dove illustratori vari postano le loro foto di disegni a tema botanico (*so che ormai Facebook è obsoleto ma per me è sempre funny, come i filtri che deformano la faccia, anche quelli mi fanno sempre ridere).
Questo mi ha riportato alla mente quando mamma ha iscritto me e mio fratello a delle lezioni di pittura da una Pittrice che vive nel mio paese. Eravamo io e lui soli e andavamo da lei una volta a settimana per due ore. Ricordo una casa con un atrio grande dove erano posizionati quattro cavalletti: uno grande al centro con un quadro con un barattolo con dentro dei fiori di campo su sfondo blu, e poi tre cavalletti ad altezze diverse per noi tre, per me, per mio fratello e per la pittrice. Dovevamo riprodurre quel quadro e col senno di poi vedere come io e mio fratello lo abbiamo interpretato in modo diverso è sempre illuminante, lui con la precisione di un 12enne tranquillo e io con l'aplomb casinaro e rumoroso di una 7enne che però ha sempre tenuto i pennelli in mano.
Mi sembrava così sciocco andare ad un corso di pittura, io sapevo dipingere, ho sempre saputo dipingere e avevo l'impressione di perdere tempo in quell'atrio con quella pittrice a tratti severa.
Col senno di poi, quando meno me lo aspetto e questo ricordo torna a galla, trovo sia stato stupendo far fare a questi due piccoli fratelli molto diversi questo corso di pittura, in questa modalità. Bello per il mio modo di concepire il disegno. Bello per me e mio fratello che facevamo cose insieme. Bello per mia madre che ha ancora in un angolo del soggiorno questi due piccoli quadretti molto diversi con due barattoli pieni di fiori di campo su fondo blu.
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aitan · 1 year
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In questo periodo di giubilo ho pensato anch'io alla rete di connessioni bianco-azzurre che hanno legato casa a casa in una comunità festante che ha espresso in modo anarchico e organizzato il proprio orgoglio e la sua gioia.
Ma questo fatto qua non avrei saputo dirlo meglio di Mariangela Contursi.
Così, su sua licenza, vi copincollo il suo testo e la sua foto e lo lascio alle vostre considerazioni.
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Girare per Napoli in questi giorni è un'esperienza, oltre che gioiosa, estremamente interessante.
L'impacchettamento con i nastri bianchi e azzurri di strade, palazzi, paletti, che riducono lo stesso Christo a un dilettante, danno la misura di una città creativa, geniale, con una grande capacità di auto-organizzazione. Per certi versi, sembra una immensa jam session, in cui migliaia di persone, senza un disegno preordinato, improvvisano una performance che miracolosamente si trasforma in un insieme armonico.
La cosa che mi ha colpito di più è il posizionamento dei nastri da un balcone all'altro: non in una strada o in un quartiere, ma ovunque, dal Vomero al Centro Storico, da San Giovanni alla Sanità. Ho cercato in rete, ma non ho trovato nulla di simile in nessuna altra città del mondo.
Questa tessitura mi sembra la rappresentazione tangibile dal fatto che questa città è piena di energie, aperta e soprattutto connessa. La trama dei nastri traccia una mappa tridimensionale dei legami tra le case e le famiglie, tra conoscenti di vecchia data, ma anche tra perfetti sconosciuti che si sono ritrovati in un attimo a collaborare per costruire insieme la propria partecipazione ad un sogno comune.
Questa installazione di arte collettiva è "site specific". È nata a Napoli e non sarebbe possibile in nessun altro luogo sulla faccia della terra. Perché se è vero che spesso non sappiamo fare sistema, certamente sappiamo fare comunità. E non è poco, non è affatto poco.
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vaerjs · 1 year
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instagram
hai qualche dubbio su quale sia la migliore fotografia per un ritratto? 🤔✨
in questo post ti spiegherò quali sono i passaggi che compio nel realizzare il disegno, ma prima di tutto…
✨ per chi è l’arte? ✨
- se è per te: pensa a un momento speciale che vorresti rivivere, o chi sono le persone più importanti della tua vita, cosa vorresti decorasse le pareti di casa tua.
- se è un regalo per qualcuno: pensa alla tua foto preferita con quella persona, una sua foto con il suo animale domestico, oppure cerca una sua foto da sola e gli metteremo intorno cose che gli piacciono molto, come libri o fiori. Questo renderà il regalo ancora più speciale.
Ora che sai come scegliere la foto e quale sarà il processo di lavoro, clicca sul link in bio e inviamela così la trasformerò in un disegno pieno di vita ✨🫶🏻
@catra_cori
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diceriadelluntore · 1 year
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Undercover
Ho scoperto delle storie riguardo alle copertine censurate su cui davvero si potrebbe scrivere un bel saggio. C'è da dire che raramente la musica di qualità accompagna la decisione di una copertina controversa, che è specialità di alcuni genere su tutti, quasi come stereotipo. Tuttavia alcune sono così strane ed eccentriche che vale la pena raccontare un po':
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Come accennato nella storia dei Rolling Stones, questa copertina dei Mamas & Papas fu censurata perchè si vedeva la tazza del water. La soluzione fu attaccare uno stickers in quella zona della foto.
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La copertina del 1958 delle Chantels, le cui canzoni erano passate moltissimo dalle radio, fu ritenuta "scandalosa" poiché per la prima volta si vedevano 5 ragazze nere, le cantanti appunto. È vero che viviamo tempi brutti, ma qualcosa è migliorato.
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Diamond Dogs di Bowie fu censurato perchè nel disegno di copertina, che riprende le tematiche del disco ispirato a La fattoria degli Animali, nel Bowie mezzo cane si vedevano i genitali. Nelle edizioni successive il disegno fu tagliato all'altezza del bacino di Bowie, perdendo totalmente il senso.
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Tutto lo conosciamo così, ma all'inizio si doveva chiamare e presentare così
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La prima copertina di uno dei grandi successi dei Bon Jovi era così
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ma essendo criticata fu trasformata in così
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Il primo disco del famoso gruppo Dio era così
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e fu censurata in diversi paesi, spingendo il gruppo a cambiare leggermente il disegno di Murray, la loro mascotte demoniaca, che tiene il prete con le catene non spezzate fuori dall'acqua.
Ho visto copertine orripilanti, una dove il titolo dell'album è scritto sul pene del batterista (Death Grips – No Love Deep Web), esperimenti sulle feci, quelle che hanno riferimenti religiosi (soprattutto alla crocifissione del Cristo) ma ne ho scelto tre, in un ipotetico podio di assurdità.
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Terzo Posto: NoFx, Heavy Petting Zoo, 1996. Ritirata per pornografia zoofila in molti paesi del mondo, il gruppo punk dei NoFX decise di ristampare il cd del vinile con quest'altra copertina (senza parole...)
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Secondo Posto: qualsiasi copertina dei Cannibal Corpse, che detengono il record mondiale di denunce, querele e divieti sia per i loro lavori, sia intesi come copertine sia come testi delle "canzoni" (una sorta di rumore primordiale dove si parla di mutilazioni, sesso violento, misoginia e così via). In molti paesi non posso suonare dal vivo. Per dare un'idea, ne lascio uno, una delle meno cruente
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Primo Posto Mayhem, Dawn of the Black Hearts, 1995. Io non la conoscevo prima della mia idea sulle copertina controverse e censurate (e per certi versi era meglio così), ma questa storia è al limite dell'assurdo. I Mayhem sono una band death metal norvegese. Si formano a metà anni '80, composti dal bassista Jørn Stubberud, detto Necrobutcher, il batterista Manheim, a cui si aggiunse il chitarrista Euronymous, e il cantante Eirik Norheim detto Messiah. Messiah se ne va, e viene sostituito da Per Yngve Ohlin, uno svedese che si soprannomina Dead. Per capire che tipo è, dico solo che per dimostrare che non fosse un umano e che nelle sue vene non scorresse davvero sangue, in un concerto a Jessheim, Dead ruppe una bottiglia e, come aveva promesso all'inizio del concerto, per fomentare la tensione si tagliò varie parti del corpo sanguinando sul palco. Al termine del concerto, il cantante svenne per l'ingente perdita di sangue e fu portato immediatamente all'ospedale, riuscendo tuttavia a sopravvivere. Non pago, l'8 aprile del 1991 il cantante, che soffriva di una diagnosticata depressione, si tolse la vita tagliandosi la gola e le vene dei polsi e sparandosi poi un colpo di fucile alla testa lasciando un biglietto "scusate per il sangue" e un foglietto con il testo di una canzone intitolata Life Eternal. Fin qui, nonostante i particolari orribili, niente che non sia già successo. Ma a questo punto arriva l'assurdo: si ipotizza che Euronymous, prima persona a rientrare trovando il corpo del suicida, avesse preso frammenti del cranio di Dead, regalandone in seguito alcuni ad altri musicisti dello scenario del black metal, e che fece delle fotografie del corpo martoriato di Dead (entrambi i fatti appurati dalla magistratura norvegese, ma sull'accaduto esistono incredibili ulteriori dicerie). A questo punto c'è da raccontare un doppio binario di fatti: delle foto fatte da Euronymous si seppe solo dopo che quest'ultimo fu ucciso a pugnalate (26) da Varg Vikernes, il bassista che preso il posto di Necrobutcher, che abbandonò i Mayhem disgustato da quello che aveva fatto Euronymous (anche i death metallari hanno una coscienza). Infatti il disco, che uscirà nel 1995, pubblicando un live tenuto a Sarpsborg nel 1990 e a Ski in Norvegia nel 1986 fu pubblicato in maniera quasi clandestina da Mauricio "Bull Metal" Montoya, proprietario della Warmaster Records in Colombia nonché leader della band death metal Masacre il quale, avendo una corrispondenza di penna con Euronymous all'epoca del suicidio, ebbe come regalo una delle polaroid del corpo di Dead, scattate dal nostro eroe al morto per farne una copertina di un disco della band. Di conseguenza, visto il mito sinistro, il disco è uno dei più conosciuti di sempre, nonostante fisicamente ne esistano poche centinaia di copie in vinile, e uno dei bootleg più copiati nella storia del genere. Non so se sia il karma ma lo stesso Bull Metal si suicidò quasi nella stessa maniera di Dead.
Per chi se la sente, la copertina è questa
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