Tumgik
#e così attuale
catsloverword · 10 months
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- Ciao
- Ciao
- Sei sparito...
- Anche tu! Perché?
- Perché, sai, anche il silenzio è una forma di comunicazione. A volte, il silenzio dice più delle parole...
- E cosa dice il silenzio?
- Che ha vinto la paura... Paura di lasciare il noto per l'ignoto; paura di entrare in territori inesplorati o, forse, già esplorati ma dimenticati; paura di perdersi nel vuoto oppure di ritrovarsi...
- Tu, mi fai paura...
- Perché?
- Perché mi leggi dentro... Mi sei mancata...
- Anche tu...
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falcemartello · 5 months
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Li convinceremo che saranno liberi soltanto quando rinunceranno alla loro libertà in nostro favore e si sottometteranno a noi.
Li faremo lavorare, sì, ma nelle ore libere dalla fatica organizzeremo la loro vita come un gioco infantile, con canti in coro e danze innocenti.
Daremo loro l’umile, quieta felicità degli esseri deboli.
Dimostreremo loro che sono soltanto dei poveri bambini, ma che la felicità dei bambini è più dolce di ogni altra.
Diventeranno timidi, avranno timore della nostra collera, la loro intelligenza perderà ogni audacia i loro occhi diventeranno facili al pianto.
Oh, concederemo loro anche il peccato, e così ci ameranno come bambini perché permetteremo loro di peccare!
Noi diremo che ogni colpa sarà riscattata, purché la commettano col nostro permesso.
E non avranno segreti con noi.
Noi permetteremo o proibiremo loro di vivere con le mogli e con le amanti, di avere o di non avere figli, giudicando sempre in base alla loro obbedienza; e loro si sottometteranno a noi, tutti felici e contenti.
I segreti più tormentosi della loro coscienza li porteranno a noi; noi risolveremo tutto, e loro accetteranno la nostra decisione con gioia, perché essa li libererà da una grande fatica e dal terribile supplizio attuale di dover decidere da sé, liberamente.
Fëdor Dostoevskij, I fratelli Karamazov.
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libero-de-mente · 5 months
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Mancava poco, solo sette giri e saresti stato consegnato alla leggenda della memoria sportiva.
Sette giri, quel tuo disperato tentativo di ridurre subito il gas e frenare in due/tre decimi di reazione. In quella curva a 306 km/h.
Il passato ci prova a farsi dimenticare, ma la memoria dell'uomo gli gioca brutti scherzi. Ricordando e raccontando alle nuove generazioni chi eri, cosa eri e come eri. Non un pilota di Formula 1, ma il pilota di Formula 1.
Uno che nel bene o nel male non si è mai fatto odiare, come alcuni piloti oggi. Uno che nonostante le vittorie non ti stancava vederlo davanti e primo sul podio. Solo ammirazione.
Domanda: siamo noi a essere cambiati, diventati più spietati, meno tolleranti o eri davvero tu che vivendo il tuo lavoro con il cuore e non con la brama di successo, ti sapevi far rispettare? Un fondo anche i tuoi peggiori nemici quel giorno si tolsero il cappello e chinarono il capo. Anche loro capirono che un re se n'era andato. Insostituibile.
C'è chi è morto per il proprio lavoro e il 1° maggio serve a commemorare anche loro, ma esiste anche chi è morto per la propria passione diventata lavoro.
Era un 1° maggio, se si fosse rispettata questa celebrazione in quel giorno, magari correndo la domenica successiva, forse oggi saresti qui a commentare il circus della F1. Lontano anni luce dal tuo. Passione soppiantata dal business dello spettacolo.
Però così sei davvero diventato leggenda.
Non tornerai mai di moda, tu sarai sempre attuale nella testa di chi ama questo sport.
Credo che a molti, tra chi ti ha conosciuto e chi ti ha ammirato dagli spalti o davanti alla televisione, tu manchi e oggi cederanno alla malinconia del tuo ricordo.
ps un doveroso ricordo anche a Roland Ratzenberger, che morì il giorno prima durante le qualifiche di quel maledetto GP
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gcorvetti · 7 months
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Vi racconto una cosa di Twitter.
Almeno di quando ci lavoravo, anche se non penso che le cose siano cambiate. Non potrei farlo per via di una questione contrattuale, non potrei neanche dire che ho lavorato su twitter per contratto, comunque. C'è, o c'era ma vi ripeto certe cose non cambiano, una policy che si chiama 'gloryfication of violence' dove chi inneggia ad una qualsiasi violenza facendola passare come una cosa buona va punito, di solito cancellando il tweet ma se è a livello profilo anche il profilo va eliminato, per esempio se io scrivo che il baffetto stava facendo una cosa buona con gli ebrei cado in questa policy. Però mi capitò un caso dove la polizia, americana, uccise un tizio perché gli aveva tirato una molotov nella macchina e il tweet recitava tipo "hanno fatto bene ad ucciderlo sto tizio", levando il fatto che mi sono beccato un errore (ma questo è un altro discorso) e che l'analista mi fece rileggere a voce alta alcuni punti della policy, fastidio, tale policy non è applicabile "alle violenze che la polizia perpreta sui civili", al che ho fatto notare all'analista che non è una cosa buona perché così facendo, cioè lasciando le malefatte dei poliziotti sulla piattaforma si istiga all'odio verso la pula, l'analista era d'accordo con me ma siccome il lavoro era quello di seguire le policy mi sono beccato sto errore e sono dovuto stare zitto nonostante sia una cosa assurda. Questo perché come vi ho già detto in passato la piattaforma, come anche le altre made in usa, sono soggette al volere del governo americano, se il governo ti dice che devi seguire una linea tu lo fai se no ti fanno chiudere. Perché vi racconto sta cosa? Perché oggi ho letto un articolo su Ansa che parla di un assalto da parte di ragazzi ad una macchina della polizia, nel giornalino c'è scritto bene e diverse volte 'antagonisti', ma anche anarchici dei centri sociali, che c'azzecca?, perché nell'articolo si dice che non è tollerabile, perché manganellare dei ragazzi inermi è tollerabile? Poi c'è anche scritto che la dirigente di Pisa la spostano a Pescara, un pò come fa la chiesa con i preti pedofili invece di punirli li sospende per un pò e li sposta in un'altra chiesa, così si allarga il danno. Questa è una deriva regalataci dagli amici yankee? Oppure è solo emulazione da parte del governo attuale verso un sistema che fa gola per via del nazi/fascio che hanno intriso dentro? Sempre gli americani ah! Stiamo andando in quella direzione, o come negli stati uniti, dove poliziotti razzisti picchiano i ragazzini di colore malamente? Visto un video sempre su twitter per lavoro e ho dovuto lasciarlo perché non potevo cancellarlo grazie alla policy sopracitata, quindi le forze dell'ordine saranno usati sempre più per punire comportamenti che non piacciono al governo? Portandoli così ad essere odiati e di conseguenza quando succede qualcosa non li chiami perché potrebbero prendersela con te che in realtà ne hai bisogno. Sempre perché il governo attuale ha bisogno di cani rabbiosi, proprio come gli americani hanno bisogno che i sudditi siano cattivi e seguano una linea che porta al disordine e al caos.
Tutto questo accade dopo le dichiarazioni di ursula sul riarmo europeo, sulla guerra, sulle questioni spinose che in questo momento il vecchio continente sta affrontando, sempre grazie ai nostri alleati tossici. Qualcuno dice che sono mosse politiche pre elezioni, può essere, secondo me Ursula sta cercando di prendersi il posto dello stoltonberg a capo della NATO, quindi deve dimostrare di essere in linea con quegli psicopatici paranoici, perché io che sono europeo, come tutti voi, non la volevo questa guerra, non avrei mai voluto una guerra se pur per procura, non è la nostra guerra, se gli stati uniti vogliono distruggere la russia che vadano loro dalla parte dell'Alaska e non vengano qua a rompere i coglioni a noi che abbiamo già da doverci difendere da politici inutili che minano la nostra società. Nessuno vuole che l'Europa sia libera e indipendente per il fatto che una superpotenza con un grande passato e un futuro roseo potrebbe creare problemi a livello mondiale, quindi gli amichetti yankee non potrebbero fare le loro merdate in giro per il mondo, ma direi che è anche ora di levarci di torno sti adolescenti bulli che sanno solo roteare le loro pistole.
Mi fermo qua, perché potrei anche andare all'infinito e ho tante cose da fare oggi.
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kon-igi · 9 months
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THIS LAND IS MINE
@sirkaj ha detto:
Non so se posso riuscire a portare argomentazioni diverse ma ho visto molti video su YouTube e studiato diverse mappe. Non è un genocidio, secondo me, ma un conflitto fra popoli che si odiano. Le risposte ai post non possono essere lunghe. Invito ad aprire YouTube e dare un occhiata ai molti reportage che danno una immagine più precisa, anche se sempre asettica, insapore e inodore. Certo il governo attuale di Israele non è il mio ideale, ma è stato eletto e di elezioni ne hanno avuto diverse negli ultimi anni. È un paese con dinamiche di popolazione complesse ma resta un paese democratico. Come lo è il nostro, anche se il governo attuale non mi piace, o l'Ungheria, che sceglie Orban perché non c'è una opposizione. È vendetta? Invito a vedere le immagini. L'orrore è che parliamo di uomini, donne, bambini, che non hanno scampo. Israele ed Egitto non li vogliono, e il mare è bloccato. E lo era prima del sette ottobre. Di ciò di cui non si può parlare si deve tacere», sentenziava Ludwig Wittgenstein. E questo mi hanno insegnato da ragazzo. Sono posti lontani...orrori lontani. Dal nostro paese abbiamo mandato una nave ospedale che non ha modo di operare. Tutto inutile. Cerchiamo di fare bene a chi è il nostro prossimo e chissà... Magari è un onda, altrimenti solo ipocrisia.
Perdonami ma qua non dobbiamo valutare se Israele sia uno stato democratico o meno (se vogliamo toglierci subito di torno la reductio ad Hitlerum, anche la Germania nazista tecnicamente lo era, con un parlamento e un cancelliere eletto dal popolo)...
La democrazia è un qualcosa che riguarda i cittadini, mentre noi stiamo discutendo di scelte politiche nei confronti di una minoranza.
Perché Pisani e Livornesi si odiano, da centinaia d'anni, ma possono farlo in modo libero e paritario... Ebrei e Arabi si odiano da migliaia di anni ma ora assistiamo a una contrapposizione sproporzionata tra uno stato armato dalla più grande potenza bellica mondiale e due milioni di poveracci senza cibo, acqua e medicine intrappolati in una striscia di terra larga come Milano e provincia.
Poi, sinceramente, non ho capito se tu concordi o meno oppure il tuo sia solo un flusso di coscienza pieno di dubbi.
Il fatto che siano posti e orrori lontani vale anche per le decine di conflitti MOLTO più sanguinosi, di cui infatti si parla poco o nulla ma la questione è proprio quella: qua tutti non solo ne parlano ma partecipano attivamente al conflitto, anche solo impedendo - letteralmente - che sia promossa una qualsivoglia voce discordante con la narrazione comune.
O urli Bene! Bravo! Bis, Israele! oppure stupri e bruci vive le ebree nei kibbutz.
Una polarizzazione così enorme e univoca negli ultimi anni l'ho vista solo nel conflitto Russo-Ucraino, con la differenza che in quel caso ce la prendevamo con gli oppressori e non con gli oppressi.
Per concludere, vi prego di non continuare a massacrare Wittgenstein citando e ricitando quella sua affermazione senza mai aver letto il suo Tractatus logico-philosophicus... se tu lo avessi fatto avresti capito che il suo tacere si riferisce alle leggi della natura che sfuggono alla comprensione umana e che quindi non possono essere spiegate tramite il verbo logico filosofico, meramente descrittivo pur in modo attivo.
Io, per non far rigirare personaggi illustri nella tomba uso questo:
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P.S.
La nave ospedale che abbiamo mandato è un'onda... anzi, uno tsunami. Di ipocrisia.
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ARTISTI CONTEMPORANEI - di Gianpiero Menniti
LA FORMA DELL'ENERGIA
La prima sensazione a colpire di lei è il sorriso: contagioso, fanciullesco, autentico.
Si accende nei suoi occhi e non passa.
Ma c'è di più: Antonella Di Renzo è anche la piacevole scoperta di una pittura che le somiglia non solo nella vividezza dello sguardo quanto nell'intensità del gesto, nel corpo che usa quasi come in una coinvolgente "performance" danzante.
Direi che pensa e si muove come dipinge.
E si esprime nel linguaggio parlato con il medesimo temperamento che promana dalla sua produzione artistica.
Una sorta d'introiezione tra l'artista e l'opera.
Il suo modo di fare arte è avventuroso.
Volutamente si misura con una forma di ricerca volta verso uno scopo molto preciso: cogliere la forma dell'energia.
Per lei, l'energia è "verità".
Si potrebbe dire che la sostanza della materia si rivela nella sua scomposizione, nel suo dissolversi: la pluripremiata artista vibonese riesce a strapparle la maschera della forma compatta che non è il suo volto reale.
Questo è ben più profondo, racchiuso proprio nell'energia che crea la massa e la tiene stretta.
Fino a quando una forza esplosiva non la frantumi liberandola dai vincoli della gravità.
Così, la materia riprende la sua leggerezza originaria e invade lo spazio, lo colora di luminosità, lo percorre senza sosta come impazzita per quella che la pittrice appella come felicità.
Le tele di Antonella Di Renzo sono queste immagini di parola, tra la potenza del colore e la suggestione del movimento, gli sfondi anch'essi dinamici e i materiali che sorgono in rilievo come fossero corpi in espansione.
L'energia fluttua, l'energia non ha "nómos".
Oppure, l'energia possiede regole: sono le leggi del caos, nonostante queste siano ancora sconosciute nella loro apprezzabilità scientifica, ancora avvolte nell'universo dell'indeterminatezza.
Tutto è davvero possibile in un modello statistico basato su principi inconcepibili solo un secolo fa, quando l'archiviazione della fisica newtoniana in favore degli sviluppi discendenti dalla fisica quantistica, da Boltzmann fino ad Heisenberg e alla relazione indissolubile tra ordine e disordine, hanno prodotto una tale mole di evidenze che nulla può ritenersi più reversibile nella spiegazione dei fenomeni dell'esserci.
Antonella Di Renzo è tra le epigoni di questa ormai secolare riflessione espressiva proiettata a risolvere sulla tela la domanda incessante di conoscenza, una domanda che prese corpo già con gli "Impressionisti" fino a spargersi lungo il '900.
Quella domanda di conoscenza è ancora attuale.
Dunque, c'è ancora spazio per artiste come lei.
Uno spazio sconfinato.
Costellato di soglie ancora in attesa di essere attraversate.
- Nelle Immagini: una foto di Antonella Di Renzo che tiene in mano "Amore malato" del 2015 e di seguito altre opere dell'artista
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ross-nekochan · 7 months
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Lo scorso weekend sono andata di nuovo a dormire dalla mia amica che abita vicino Tokyo.
Ogni volta mi porta la Domenica a pranzo dai suoi genitori, che ormai considero i miei nonni giapponesi, dato che mi fanno trovare la tavola imbandita così come farebbero i miei nonni, sebbene non ho alcun legame di sangue con loro.
La sera prima invece con la mia amica si fanno lunghi discorsi. A un certo punto ci siamo rese conto che erano passate 6h eppure erano volate.
Ad esempio, quando mi lamento che voglio fare altro, qualcosa che mi stimoli di più, lei dice che sono troppo seria e che pretendo troppo. Mi ha detto che sono la sua amica più piccola e altre sue amiche italiane a 40 anni o più, nemmeno sanno cosa fare e al momento lavorano ripiegando su altro. Quindi non mi devo preoccupare, va bene così, mi dice.
Io però boh. Forse sbaglio a non accontentarmi mai? In fondo lo fanno tutti. Il fatto è che non riesco a sopportare di non star imparando niente. Io vivo per sapere cose nuove, qualsiasi giuro, pure se fosse ingegneria mi andrebbe bene. Ma se non imparo e faccio sempre le solite cose mi sento spenta e arida dentro, mi scoccio. Sebbene le abbia detto: "almeno non sto rendendo la mia laurea inutile" (perché è vero, parlo giapponese e inglese tutti i giorni, quindi di che mi lamento?), in realtà è che non ho imparato nessuna skill nuova se non la solita "relazione con i clienti". I PC vanno solo aggiornati, resettati e cambiate qualche impostazione (cosa che saprebbe fare chiunque) quindi manco posso dire di star diventando un'esperta in questo campo.
I colloqui vanno male, quei pochi che me lo chiedono. Perché centinaia di altri mi rifiutano senza nemmeno chiedere il cv. Sto iniziando a pensare che sto sbagliando qualcosa. Forse è perché ancora non ho il JLPT? Forse è perché non ho esperienza se non in questo cazzo di IT? Forse è perché non scrivo cose accattivanti per il lettore? Per non parlare del fatto che propongono tutti stipendi più basso del mio attuale e a quello dovrei aggiungere la metà dell'affitto che ora mi paga la mia attuale azienda. Also, non c'è altro che servizio clienti - che sia hotel, aziende di videogiochi, aziende di viaggi ecc si tratta sempre e comunque di servizio clienti. Possibile che nessuno mi possa insegnare a fare qualcosa lavorando?
Mi sento sbagliata. Come sempre, d'altronde.
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yomersapiens · 7 months
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Attendendo, prego
Il foglio è bianco e vengo istigato a scrivere dalla barra lampeggiante. Appare e scompare, cerca di stimolarmi a buttare giù i miei pensieri ma non so come fare a dirle che ne sono privo. Mi sento svuotato. Ho la testa gravida di progetti che dovrebbero partire ma non partono. Sono una stazione piena di treni stracolmi di viaggiatori durante uno sciopero dei trasporti generale e totale in cui i sindacati si rifiutano di comunicarne la durata. Come sono finito così? Ho spremuto tutto lo spremibile forse, o sono diventato geloso dei miei pensieri e li tengo dentro di me, sperando crescano così tanto da partorirli già in grado di farcela da soli.
Se non avessi imparato dalle mie malattie croniche l'arte dell'attesa penso inizierei a preoccuparmi. È arrivato il momento di cominciare con una nuova terapia, oramai sarà la ventesima dopo diciannove fallimenti, ma i dottori non hanno fretta (quando mai ne hanno) e quindi se la prendono con calma. Il termine "paziente" credo si riferisca proprio a questo. Devi portare pazienza. Io non solo porto pazienza ma porto anche il laptop e un libro da leggere e il telefono carico. L'attesa sarà lunga e io sono sempre più un oggetto che arreda le corsie dell'ospedale.
Ogni volta che vado a presentare il mio libro in giro devo essere entusiasta, positivo, pieno di energia. Devo convincere che è un investimento di tempo sensato, anzi no, necessario, che ti cambierà la vita e ti riempirà come solo un capolavoro può farlo. Io sono così scarso a vendermi. Cioè si vede che sto mentendo. Ok l'ho scritto io e a me piace, ma boh a te potrà fare schifo che ne so. Chi sono io per dirti cosa ti deve piacere o cosa fare. Fai quello che ti pare. Non comprarlo. Non leggerlo. Lasciami in pace. Dico queste cose mentre sono sul palco, la presentatrice della serata mi guarda stranita. "Ma Matteo io non ti ho posto nessuna domanda, perché stai parlando da solo?". Ah cavolo, l'ho fatto ancora. Mi sono sabotato. Come si fa a fingere di essere interessanti? Neanche quando si tratta di amore o sesso riesco a vendermi bene. Se ti piaccio è perché hai problemi e sarebbe ora tu li risolvessi. Oppure subisci la fascinazione da una certa tipologia di ruderi. Quelli oramai quarantenni, panciuti, spelacchiati e incapaci di prendersi seriamente. Ma molto, molto bravi ad aspettare. Io sarò felice di godere del tuo amore, finché non tornerai in te e capirai che puoi avere di meglio, ecco. Io aspetto, ma nel frattempo wow, davvero posso toccare? Ok, ok. La ringrazio signorina lei è molto gentile.
Stamattina ho fatto una cosa che stavo rimandando da troppo tempo: mi sono pesato. Le cose che rimando da troppo tempo sono: - pesarmi e rendermi conto quanto mi sono lasciato andare - aprire la app del conto in banca e osservare il baratro - la risonanza magnetica (ma quella l'ho prenotata) - chiedere quanti libri ho effettivamente venduto alla casa editrice - rasarmi completamente la testa e archiviare i capelli come esperienza passata - comunicare alla padrona di casa che me ne vado e vendere tutto quello che ho collezionato in 11 anni di vita a Vienna Rimando perché tutto è ancora piuttosto stabile, rassicurante, come un edificio in piedi dopo un terremoto devastante. Mi sono pesato e in effetti eccoli lì quei chili di troppo che rendono difficile chiudere i pantaloni. Poi però, per non affrontare questa consapevolezza da solo, sono andato a prendere il gatto e ho pesato anche lui che è bello cicciotto e allora ecco amico mio, siamo in due a doverci dare una regolata, si torna a fare sport e mangiare sano. Ma mica lo facciamo subito, eh no, si aspetta. Ti faccio vedere io come attendere.
Il foglio è meno bianco, o meno nero, dipende dalle impostazioni del vostro schermo. Nel mio caso dovrei dire che è meno nero. Se lo dico ad alta voce, nel bar dove sono, che sono felice tutto sia meno nero mi danno del razzista e mi cacciano via. Anzi no, non credo, con la situazione politica attuale finisce che mi danno un ministero. Meglio se sto zitto, io di lavorare non ho voglia. Ho voglia di aspettare di trovare il lavoro giusto e il lavoro giusto per me è attendere.
Mi immagino insieme a degli anziani in qualche sala d'attesa, ascoltare i loro discorsi mentre la segretaria aspetta di ricevere ordini dal dottore curante per convocarli. Potrei imparare a fare a maglia. Aiutare con i cruciverba. Sentire gossip sulla vita amorosa di alcuni vip che pensavo morti da un decennio. Forse sono morti ma fanno lo stesso l'amore, cioè mica solo io mi merito di essere fortunato eh. Aspetterei l'esito delle analisi e poi troverei un modo per abbracciare, sostenere, diventare spalla su cui piangere. Potrei stare vicino alle persone che aspettano una risposta a una mail "Non ti preoccupare, potrebbe anche non arrivare mai la risposta ma ora siamo insieme, sono al tuo fianco, ti faccio vedere cosa altro si può fare di utile con il tuo computer, hai mai sentito parlare dei siti porno?". Potrei viaggiare con chi odia stare fermo in un treno e giocare a "trova la mucca" salvo poi rendermi conto che stiamo viaggiando verso Milano e al massimo si vede a pochi metri di distanza causa smog. Povere mucche lombarde, con quel loro latte dal sapore affumicato quanto un whisky disgustoso.
Vivere per me è diventato applicare ogni giorno, quando mi sveglio, la frase motivazionale "aspetta e spera". Lo dico a Ernesto, quando mi salta in faccia per reclamare la sua porzione di pappa. "Aspetta e spera bello mio". Lo dico a me stesso quando mi ricordo che ancora non hanno deciso di finanziare il mio prossimo progetto. Era meglio essere un lavoratore dipendente e odiare colui che fu il mio capo? O essere un libero pensatore che come hobby parla con il gatto e odia il suo di capo? Inteso come testa, perché rende impossibile riuscire a fingere entusiasmo per le cose.
Per questo idealizzo gli anziani. Anche loro ne hanno le palle piene di fingere. Per questo faccio schifo alle presentazioni del mio libro o quando invio richieste di finanziamento, perché dai, i vostri soldi potreste investirli in qualcosa di più utile. Tipo una campagna di riqualificazione dei piccioni come animali da compagnia.
Fossi nato ricco avrei sperperato tutta la mia fortuna in carte Pokémon. Lo so. In quello e in allucinogeni, che poi sono la stessa cosa. Però la bellezza di dire "Ehi, vuoi salire da me a vedere la mia collezione di carte Pokémon?" e sentirsi rispondere cavolo sì, che bello, sono curiosa. Poi magari deludo anche lì. Magari illudo e pensavi che il mio Pikachu fosse molto più grosso, però dipende da come lo usi, se aspetti un po' magari si evolve. Ti chiederei "Sai a che livello si evolve Pikachu" e tu risponderesti "Non so, al 50?" e io ti caccerei di casa perché Pikachu si evolve tramite pietratuono non avanzando di livello e non mi concederò mai a una persona così ignorante. Che disgusto.
Aspetto mio nipote cresca un altro po' così da poter finalmente avere una conversazione decente con lui senza desiderare di stropicciargli quelle guanciotte tonde e rosa pesca che si ritrova. Oppure questo non accadrà mai e io, inquanto zio, lo vedrò sempre come un esserino piccolo e carino e gli stropiccerò le guanciotte il giorno del suo matrimonio.
Un treno, nella metaforica stazione dei miei pensieri, è partito. Con incalcolabile ritardo. Sarebbe più pratico i miei pensieri fossero aerei. Volerebbero da te. Si schianterebbero a pochi metri da casa tua spaventando i vicini. Ma gli aerei mi terrorizzano ancora, quindi i miei pensieri viaggiano su lente, prevedibili rotaie. Poi io ci tengo al pianeta, non lo voglio distruggere, è il posto ideale dove passare il tempo aspettando nella fine del mondo.
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kyda · 10 months
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allora recap di fine fine settimana perché non interessa a nessuno ma a me sì: ho dato una lettura velocissima a tutti i saggi che mi ha prestato il prof, selezionando i capitoli e i paragrafi che fotocopierò perché mi serviranno più avanti; mi mancano ancora 3 racconti di pietroburgo di gogol' e in più dovrei leggerne qualcuno della raccolta veglie presso la fattoria di dikan'ka o una cosa del genere e mirgorod perché mi sembra essenziale visto il tema che ho deciso di trattare; sono andata avanti spedita di circa 50 pagine sulla vita di charlotte brontë e ho ripreso le memorie di adriano così posso partecipare all'incontro finale del club del libro e, che ci crediate o no, ho anche letto molte pagine di slewfoot, che è la mia attuale unica lettura libera (the night circus abbandonato da molto ma solo perché non ho trovato il tempo). non leggerò cuore di cane di bulgakov perché se non me lo spiega prima il prof temo di non capire niente. sto per finire girl with dove, grazie al dio in cui non credo, aggiungerei, ma il fantasy di 800 pagine che volevo da una vita e che finalmente ho comprato è nascosto in un angolino perché per ora non me lo posso permettere. sono tanti libri? sì. sono troppi? sì. ho fatto altro questo fine settimana? più o meno. vorrei avere meno cose on my plate? ni
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bicheco · 5 months
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Nani, giganti e molto altro
Sto rileggendo i viaggi di Gulliver e devo dire che non me lo ricordavo così attuale e realistico, sembra davvero che racconti la società contemporanea con tutti i suoi mostri e le sue aberrazioni.
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clo-rofilla · 30 days
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Oggi ultimo sushi amici, da domani dico addio più o meno a tutte le cose buone da mangiare per 6 lunghe settimane. Ma sono motivata (forse). Moderatamente motivata. È che il London mule l'estate credo sia illegale proibirlo. E anche l'iced coffee. E la mozzarella di bufala. E..... Basta. Non facciamoci del male, ok? Che dal liceo io non sono mai stata per più di un giorno o due senza caffeina (e se è per questo è da quando sono stata all'incirca SVEZZATA che non sono mai stata senza lattosio e zucchero e glutine) e sono pressappoco terrorizzata.
On a different note: mia sorella tra pochi giorni sale in visita e io sono la sorella più felice del mondo, non vedo l'ora di averla qui e di passare del tempo insieme e di sapere cosa le passa per la testa ora che è a cavallo tra la triennale e la specialistica. Quanto vorrei che venisse a studiare a Milano, dio fa che non sia una sorella invadente oltre livelli accettabili perché temo che lo sarò. Già mi sento: "te l'ho già detto che il Politecnico è il migliore ateneo in Italia per ingegneria informaticahhhh????" Sono pessima, pessima, pessima. Vorrei tanto le persone a cui voglio bene vicine. Vorrei qui lei, Sara, Imma, e tutti gli altri... Mi manca poter dire "perché invece di una chat infinita non usciamo a berci una cosa e ne parliamo a voce?" dopo una tediosa giornata di lavoro. Sarebbe bellissimo. È forse l'unica cosa che mi manca davvero nella mia vita attuale. Le mie amicizie vicine, senza treni, aerei, ore di macchina.
A proposito di macchina, anche se non c'entra nulla: io lo so che è pericoloso e tutte queste menate e quando lo faccio Matteo si arrabbia sempre, ma che GODURIA INFINITA è stendere le gambe e mettere i piedi sul cruscotto??? Lo vogliamo dire a voce alta per favore?!?!? Ahhhhhhhhh! - goduria massima.
Va bene, adesso che ho enunciato tutto il resto sono pronta per l'ultimo bullet point. Oggi al suddetto sushi (vedasi bullet point #1) con nonchalance Matteo mi ha chiesto che misura era quell'anello che ho portato in negozio ad aggiustare (e che indosso all'anulare sinistro). "Perché?" "No così......"
CLAUDIA NON SALTARE A CONCLUSIONI AFFRETTATE PER DIO
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Queste siamo io e Sara che NON saltiamo a conclusioni affrettate.
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susieporta · 1 month
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Post smielato autobiografico neanche scritto molto bene, passare oltre in caso.
Penso a mia madre in questi giorni, perchè da quando è caduta, non è più lei. Quindi c'è una lei non lei.
Uno spesso decide di fare l'analista, perchè ha dei genitori pazzi, non molto bravi a fare i genitori. E io non faccio tanto eccezione. Curi i genitori mediante la cura di terzi. Funziona.
Però in questi giorni pensavo a quando tornavo da scuola e parlavo a mia madre di quel certo compagno, di come era, di come era secchione per esempio, o ritirato, o ordinario. A quel punto mia madre mi chiedeva. Ma senti, è contento così? O no? e io dovevo ammettere che quel compagno si era contento così.
Allora mia madre diceva: ognuno è come è. Ognuno è come deve essere.
Casa di mia madre è stata sempre un porto di soggetti eccentrici, ma anche un posto dove proprio tutti stavano bene e volevano rimanere - anche quelli come dire, più centrati. Non so neanche se la mia attuale casa, non credo, riesca a sortire lo stesso effetto. Dietro c'era questo diritto delle persone a essere come sono, che era un diritto dato per scontato e per sacro. Io di questo diritto, ci ho fatto una professione.
Costanza Jesurum
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vintagebiker43 · 4 months
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Gramellini stamani, ha raccontato sul fondo della prima pagina del Corriere della Sera, del libro che ha appena finito di leggere.
Un libro che ieri, ahimè, ho letto anch'io sul treno, un treno puzzolente, sporco, pieno, sudato, in ritardo.
Un libro che è ambientato in una società distopica, dove due trentenni su tre sono ancora a casa dai genitori e dove uno su dieci è ancora sotto la soglia minima di povertà. Un libro che ha scritto l'ISTAT (ah, marrani! proprio ora, proprio adesso che ci sono le elezioni!), un testo terribile e paradossalmente gratuito.
Quindi un libro per cui non sono previste promozioni nelle librerie, in TV, alle radio, neanche nessun post con supporter adoranti, nessun selfie né, tantomeno, firmacopie.
Un libro che mi riporta ad un altro libro, "Fahrenheit 451 di Ray Bradbury, scritto nel '53 in cui si descrive una società distopica in cui leggere o possedere libri è reato.
Nel libro dell'ISTAT il reato è l'utilizzo della logica.
Perché basterebbe leggere la prima pagina di testo, al punto 1.1., a circa metà pagina dove dice: "Le quotazioni delle materie prime energetiche hanno continuato a mantenersi moderate. Nella media del 2023, il prezzo del Brent è stato di 82,6 dollari al barile, oltre il 17 per cento al di sotto dell'anno precedente (99,8 dollari)..."
Basterebbe questo.
E mi viene in mente quello che ha scritto su un altro fondo di prima, sulla Stampa, Mattia Feltri. Basterebbe questo per tornare indietro, a cinque anni fa, e ricordare il video dell'attuale presidente del Consiglio che dal benzinaio, poco prima delle scorse europee, con un biglietto da 50 euro raccontava che 35 euro del suo pieno andavano (e ancora vanno) ad uno stato tiranno. Lei le avrebbe tolte quelle accise lì, se fosse stata scelta.
È stata scelta!
Quelle accise sono ancora li.
Anzi, adesso metteranno tasse anche sulle auto elettriche visto che non riescono ad avere gli stessi numeri di consumo sui carburanti. Continueremo a pagare la filiera del potere, della corruzione, dell’inefficienza.
Un po' come quelli che aspettavano il treno in banchina oggi, un treno cancellato, così, senza nessun motivo da raccontare, da dire, da giustificare agli utenti.
lo sono partito con venti minuti di ritardo, un caos bestiale e quella gente era ancora lì.
Gente che lavora, magari gli stessi raccontati dall’ISTAT, quelli che nonostante l'impiego lo possiedano, non riescono comunque a garantire la sopravvivenza ai loro figli. 9,8 su cento secondo quel libro (basterebbe guardare la figura 2.5 del libro, dove si parla di retribuzioni lorde annue, una figura eh, non c'è da leggere).
E quel binario vuoto, con le bestemmie, gli zaini, i messaggi ai familiari, le richieste di informazioni chieste ai capitreno che non sanno nulla, mi hanno fatto pensare al libro di Bradbury e alle colpe che si hanno se oggi ancora leggi.
Perché se leggi, poi delle domande te le fai.
Al contrario degli slogan che ti fanno sentire tronfio, contento per una sciocchezza, il libro necessita di capacità ulteriori.
I libri, contrariamente agli slogan, ad esempio, moltiplicano l'esperienza. Gli slogan la confondono.
Ecco, quel binario sembrava la metafora della vita attuale. Dell’Italia oggi.
Perché nonostante tu paghi soldi "buoni" per i biglietti, per gli abbonamenti, per i servizi, poi in questo racconto distopico, capita che quei biglietti, abbonamenti, servizi, all'improvviso spariscano.
Senza nessun motivo che tu possa comprendere o per cui tu possa chiedere compensazioni, o semplicemente spiegazioni.
Come quando un treno fa una linea diversa e tu rimani lì, con il tuo appuntamento del cazzo che fallisce perché qualcuno dice (se ti va bene altrimenti lo subisci e basta) che oggi, guarda un po', ci mettiamo 30 minuti di più perché passiamo sulla linea Bangalore-Varanasi.
Un mondo in cui le bugie sono le uniche certezze.
Come se tu andassi al bar a chiedere un tramezzino, lo paghi e il barista ti dica: "il tuo tramezzino arriva fra venti minuti".
O, ancora peggio, "non c'è più".
Al bar te ne puoi andare. In stazione ti attacchi al cazzo (cit. un pendolare storico accanto a me).
Ah, dimenticavo, quel libro dell’ISTAT, ripeto gratuito, parla di noi. Noi che abbiamo ministri, sottosegretari, presidenti di Regione rinviati a giudizio o indagati.
In Germania un ministro si dimise per aver copiato una tesi.
Da noi ...vabbè lasciamo stare
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lostaff · 2 months
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Ch-ch-changes
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ross-nekochan · 2 months
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Ieri sono andata a fare il barbecue con i colleghi del mio vecchio lavoro.
Il mio ex leader del Myanmar mesi fa aveva detto:"A Luglio vogliamo andare a pescare?". E così, eccoci qua. Non eravamo tutti, ma c'era anche un ex collega che se n'è andato dal progetto in cui ero anche io un mese dopo che ero arrivata. Se n'era andato solo dal progetto, quindi lavora ancora nella mia ex azienda, però nel dipartimento HR.
Quando mi ha chiesto:"Come va il lavoro nuovo?", ha anche detto:"Quando hai dato le dimissioni nel dipartimento erano tutti sotto shock! Hanno detto:"Nonostante il capo took so much care of her... (non lo so dire in italiano con queste precise parole - per far capire il concetto)"" Io:"EEEEEEH?!?!? E perché proprio per me?!?" (stavolta quella sotto shock ero io).
Praticamente chiedendo meglio dopo ho capito che il capo "tiene particolarmente" a quelli a cui ha fatto lui in persona il colloquio (e capita quasi esclusivamente con gli stranieri che vengono da lontano). In primis perché lui ha l'ultima parola su se assumere o meno la persona, in secundis perché siamo un investimento ingente per l'azienda (dato che pagano sia il viaggio aereo che le spese del trasloco).
Io già me l'ero immaginato che quelli pretendevano fedeltà assoluta dato tutti i soldi che avevano investito su di me, però io manco mi avevano assunta e già sapevo che avrei cambiato prima o poi. Figuriamoci poi quando mi sono resa conto che era al 100% un'azienda giapponese, quindi fatta di pazzi stakanovisti... ma col cazzo che rimango da voi! Anzi piuttosto, grazie mille per il pesce e a mai più rivederci!
Mentre ero in macchina con la mia ex collega le ho chiesto:"Da voi da quando a quando sono le vacanze estive?" Lei:"Non le abbiamo..." Io:"Eh?!? Però nell'azienda del progetto dove lavorate è festa no? Come fate?" Lei:"Eh andiamo lo stesso..." Io:"Pure se non ci sarà nessuno?!" Lei:"Eh sì, forse ci dividiamo e facciamo metà smart in quei giorni".
Giuro che in quel momento mi sono detta: GRAZIE A DIO CHE ME NE SONO ANDATA.
(Infatti nella mia azienda attuale è festa non solo lunedì- che è festa nazionale- ma anche Martedì e Mercoledì e in più spingono per far prendere le ferie anche per i due giorni restanti, dato che nella sede in Giappone si usano tipo la metà delle ferie disponibili. Purtroppo per me, dato che sono ancora nel periodo di prova, non posso prendere ferie e quindi dovrò andare per forza.
Non è che ero triste per questa cosa, però insomma, un po' "che sfiga" l'ho pensato. Ma dopo che ho visto com'è la situazione altrove, io ringrazio Dio, i santi e la Madonna per avermi fatto trovare questo posto. Il lavoro mi farà pure mezzo schifo, però penso che finché rimango in Giappone, io in questa azienda ci muoio. Letteralmente.)
La giornata è cominciata con me che ho preso il primo treno intorno alle 5 del mattino e mi accorgo che la linea che volevo prendere era non in ritardo, ma completamente ferma (alla faccia dei treni giapponesi sempre efficienti) e quindi ho dovuto fare tutt'altro percorso. Arriviamo al punto di incontro e poi con l'auto abbiamo fatto circa un'altra ora di viaggio. Ieri notte ho dormito tipo 4h e a metà mattina ero già morta.
Il tempo di costruire tutte le cose per il bbq e già eravamo a grigliare roba. La mia ex collega si è messa a preparare il riso con un metodo vecchissimo (foto 2). A quanto pare ha detto che il riso lo cuocevano così durante la guerra, così che potessero sopravvivere nei boschi.
Nonostante non avessi il costume, faceva talmente caldo che mi sono buttata nel fiumiciattolo dove tutti gli altri si stavamo facendo il bagno e penso di non aver mai preso decisione migliore perché l'acqua era freschissima; tanto faceva talmente caldo che in 20min i vestiti erano già asciutti. Dopo mangiato, ha cominciato a tuonare e pensavamo si avvicinasse un temporale... invece ha fatto 2 gocce e poi ha smesso. Nel frattempo abbiamo smontato tutto che erano le 17 e dopo esserci riposati un po', siamo di nuovo partiti con l'auto per tornare alla stazione di partenza. In macchina ovviamente io sono letteralmente crollata e penso di aver fatto tante di quelle figure di merda russando e mettendo la bocca aperta che non voglio nemmeno immaginare. Dopo quello mi aspettavano altre 2h di treno e alla fine alle 21 ero finalmente a casa. Il tempo di farmi una doccia veloce e alle 21:30 ero già a dormire con tutto l'arsenale per dormire il più a lungo possibile: condizionatore a 29°C sennò mi sveglio perché ho freddo, tappi alle orecchie e mascherina.
Stamattina mi sono svegliata alle 8:30, ho dormito 11h e non dormivo così tanto e decente da un mese, o forse anche di più.
È stata una bella giornata, ma non so se la ripeterò mai con un ritmo del genere... per me è troppo pesante, io c'ho quasi 30 anni e mi sto a fa vecchia, ste cose da giovani pazzi non sono più per me, io voglio dormì.
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tiaspettoaltrove · 4 months
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Voglio leccarti il cervello.
Rifletto sempre, continuamente, perfino quando gioco a “Balatro” o “Euro Truck Simulator 2”. Ma ieri, in particolare, riflettevo sull’origine della mia ricerca. Sulla ricerca di quella ragazza unica, particolare, speciale. Succube, come amavo definirla un tempo, nel precedente blog. Aggettivo che fu introdotto peraltro da Alice, da quella piccola grande meraviglia che chissà dove è finita ora. Quella voglia di dominio, di avere il controllo, di dettare la linea, risponde in realtà probabilmente solo all’esigenza di essere ascoltato. Perché allo stato attuale non lo sono, dagli altri, nella vita reale. E intendiamoci, non mi metto in un angolino a piangere, affatto. Ma ci penso. E al contempo diminuisco sempre più la quantità di parole, quasi a diventare muto. Trattengo il fiato, non lo spreco. Mi limito, in mezzo agli altri, a qualche battuta ogni tanto. Così, per non sembrare troppo estraneo, per non mettere in imbarazzo nessuno (soprattutto gli altri, appunto). Ma in linea generale non sono ascoltato, non lo sono davvero, nel profondo. Si fa, piuttosto, finta di ascoltarmi. Ma mi rendo poi conto che le mie parole volano via nell’aria troppo in fretta, incapaci di essere accolte, assimilate, introiettate. Un sottofondo, un passatempo, ma nulla più. È un peccato, sinceramente. È un peccato perché ritengo che le mie parole abbiano un valore. Che i miei pensieri, non siano sempre così banali o vuoti. Che i miei ragionamenti, abbiano una loro logica. Ma a cosa è dovuto questo? Forse, in generale, nessuno ascolta più nessun altro? Difficile rispondere a questa domanda. Certo, ci sono le varie scuole di pensiero a dire che è calata la soglia di attenzione, che è colpa dei social network e dei video brevi, e bla bla bla. Le solite cose. Io non posso limitarmi a credere questo, ci dev’essere qualcosa di più profondo. Qualcosa che si è rotto, uno spartiacque, un momento preciso che ha eretto un muro. Sono io il problema? No, non lo sono. Il problema è semmai il mondo. Ma alla fine di tutto ciò, ecco, quella ragazza tutta per me la vorrei in modo così potente proprio per questo, credo. Per contare qualcosa per lei, in modo totale, esclusivo, assoluto. Un’ispirazione, una guida, un punto di riferimento insostituibile. È come se vorrei che lei compensasse tutto quello che là fuori non posso ricevere. Nel senso che non me ne frega niente di essere ascoltato (a trecentosessanta gradi) dagli altri, ma solo da lei. Voglio lei e solo lei. Voglio vivere, umanamente, per lei. E voglio al contempo che lei diventi la schiava del mio cuore, dei miei desideri, delle mie voglie, delle mie ossessioni. Al mio cospetto e nuda di ogni freno, di ogni remora, di ogni vestito. Completamente nuda, fresca, pulita e depilata di ogni dubbio. Pura. Il regalo più grande della mia vita, l’unico a parte la vita stessa. Una ragazza da amare in modo viscerale, distorto, malato, irrazionale, ma anche lucidissimo. A cui poter quasi leccare perfino il cervello. Annegando tra le sue gambe.
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