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Cablaggio in Fibra Ottica con Sistema FTTR: Caratteristiche e Vantaggi
Cablaggio in Fibra Ottica con Sistema FTTR: Caratteristiche e Vantaggi Ecco un articolo che illustra le caratteristiche del cablaggio in fibra ottica con il sistema FTTR (Fiber To The Room). Cablaggio in Fibra Ottica con Sistema FTTR: Caratteristiche e Vantaggi Introduzione La fibra ottica è diventata il mezzo di trasmissione preferito per le connessioni ad alta velocità, garantendo una…
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Lo vedo.
Il mio cuore.
Immenso. Silente. Immobile.
Un’enorme distesa di ghiaccio, trasparente come vetro ma freddo come l’inverno eterno. Sembra infinito, come un lago dimenticato dal tempo, su cui nessuno ha mai camminato. È lì che si è addormentato il mio cuore: sospeso in un’era glaciale dell’anima, in un silenzio ovattato fatto di neve e ricordi sepolti.
Ho passato anni a congelarlo, a nascondere ogni battito sotto strati e strati di ghiaccio, come una reliquia proibita che non deve essere toccata. Ogni dolore, ogni paura, ogni ferita è diventata uno strato in più. E ora è lì: incapsulato, perfetto nella sua prigione di ghiaccio impenetrabile, intoccabile.
Ma ora brucio.
Brucio per te.
E quel calore, sottile, quasi timido all’inizio, ha cominciato a scivolare come una crepa impercettibile tra le venature del gelo. È un soffio tiepido che serpeggia lento, che accarezza la superficie e lascia tracce. Minuscole gocce iniziano a formarsi, come lacrime dell’inverno che si arrende. Sento il calore insinuarsi tra le crepe, sciogliendo le mie difese.
Cammino sopra quel ghiaccio come una ballerina sospesa tra due mondi. I miei piedi nudi sfiorano la superficie gelata con grazia e cautela, come piume portate dal vento, mentre l’aria attorno vibra di un silenzio cristallino. Il ghiaccio scricchiola piano sotto i miei passi, ma non si rompe ancora, è sottile, vivo, sensibile come pelle.
Mi fermo. Sento un richiamo, un mormorio profondo che proviene da sotto di me.
Abbasso lo sguardo.
Il mio riflesso mi guarda.
Non è solo un’immagine piatta.
È una finestra su un abisso.
Mi inginocchio lentamente, con la delicatezza di chi teme di svegliare qualcosa di antico e pericoloso. Le mie mani tremano mentre scivolano lungo la superficie ghiacciata. Le dita si adagiano sul vetro freddo, sento l’istante esatto in cui il gelo mi morde i polpastrelli, eppure non ritraggo la mano.
Accarezzo il ghiaccio.
Non per riscaldarlo, ma per cercare di vederlo meglio. Per superare quel sottile velo che mi separa dal mio stesso cuore. Lo lucido con la mano, come se potessi rendere più nitida la mia immagine… E pian piano, qualcosa appare.
I miei occhi.
Immersi in quella lastra lucente come in uno specchio incantato.
Occhi gonfi, stanchi.
Ma in quel momento li vedo inumidirsi. Una lacrima li accarezza da dentro. Non cade, resta lì, tremolante, come trattenuta da un ultimo barlume di forza. Mi chino ancora di più. Il mio respiro appanna il ghiaccio per un attimo. Spalanco gli occhi, come per cercare un segnale, un motivo.
Vorrei parlare a quel riflesso, vorrei dirle che va tutto bene, che può resistere ancora un po’. Ma lei non risponde. Mi guarda solamente. Con una tristezza che taglia come vetro rotto. Con una dolcezza spenta, come una candela consumata dalla sua stessa fiamma.
E in quell’attimo… Sento il gelo sotto di me vibrare.
Una crepa.
Una sottile linea che corre via come un serpente d’argento.
Poi un’altra. E un’altra ancora.
E poi, in un soffio, un batter di ciglia, un lieve sussurro che passa nel vento…
Il ghiaccio sotto di me si spezza. Come una lastra di cristallo si frantuma in pezzi.
E io cado. Precipito all’interno di quel mio cuore sul quale danzavo.
Cado, cado e cado.
Finisco in quel tumulto di emozioni che vorticano nel mio cuore, sembrano onde impazzite. Sprofondo sempre più giù, in quell’acqua buia che abita in esso. Un’acqua nera. Non c’è luce, se non quella sopra di me che si trova in superficie, ma che ormai si fa sempre più lontana, più sfocata.
Annaspo, provo a nuotare verso l’alto, ma il gelo mi preme le ossa, mi congela dall’interno.
E alla fine cedo.
Mi lascio andare.
Smetto di provare.
Smetto di annaspare.
Mi lascio cadere.
Mi lascio prendere dal buio.
Non combatto più.
Non c’è più alcuna forza nelle mie braccia, nessuna volontà nei muscoli. Il mio corpo fluttua, sospeso in quel silenzioso liquido che mi avvolge. Come seta gelida, l’acqua mi accarezza ogni fibra, si insinua dentro di me, scivola tra i miei pensieri e li affoga uno a uno.
E io la lascio fare.
Non c’è più paura. Solo una stanchezza antica, totale. Una resa che non è vigliaccheria, ma liberazione. Dopo tanta guerra, tanta lotta silenziosa e invisibile, lasciarsi cadere è come tornare a casa.
Sprofondo lentamente, con una grazia tragica. Come un petalo morto che galleggia verso il fondo del mare. Gli occhi sono aperti, ma non cercano più. Guardano… senza vedere. La luce in superficie ormai è solo un’eco lontana, come una stella cadente che nessuno ha visto. Si dissolve piano, inghiottita dalla nebbia nera dell’abisso.
Il cuore non batte più con rabbia.
È quieto, rassegnato.
Non implora amore, non chiede salvezza. Ha smesso di urlare. Ora canta sommessamente un canto che solo il buio sa ascoltare. Una nenia dolce e crudele, fatta di sussuri che non fanno più male, solo freddo.
Il gelo, ora, non è più un nemico.
È compagno.
È coperta.
Mi stringe, mi culla, mi sussurra parole senza voce. Lo sento insinuarsi nelle ossa, tra i capelli, nelle vene. E invece di temerlo, gli apro le braccia. È qui da così tanto tempo che è diventato parte di me. Non sono più io contro il gelo. Io sono il gelo.
Il fondo si avvicina.
Lo sento.
Non è fatto di pietra, né di terra. È fatto di vuoto. Di silenzio così profondo che annulla ogni altra cosa. È lì che sto andando. Non c’è più resistenza nel mio corpo. Solo abbandono. Solo l’eco liquida di ciò che ero.
La fiamma che avevo visto… non era reale.
Era un’illusione del mio bisogno. Un miraggio. Una speranza partorita dalla disperazione.
La verità è che il cuore non si scioglie con il calore. Si frantuma, e poi resta lì, in pezzi, sul fondo.
E io adesso sono uno di quei pezzi.
Sento le emozioni disfarsi come tessuti marci. La paura si diluisce. La rabbia si spegne. La nostalgia diventa polvere. Quel sentimento… ah, quel dannato calore… quel fuoco che bruciava adesso è solo fumo che si mescola all’acqua scura.
Non resta nulla. Solo il peso dolce e immobile dell’abisso.
Chiudo gli occhi.
Non per dormire.
Perché non c’è più nulla da vedere. E nemmeno da sognare.
I suoni si allontanano, le immagini si sfilacciano, i ricordi si sgretolano come sabbia tra le dita. Ogni pensiero diventa sempre più lento, più debole. Come se la mia mente si stesse spegnendo un poco alla volta, con delicatezza, come un lume che si consuma piano in una stanza vuota.
Cado.
Ancora.
Ma ormai non lo sento nemmeno più.
È come se il mio corpo fosse diventato tutt’uno con l’acqua. Non c’è più distinzione tra me e l’abisso. Il mio cuore non è più una cosa viva. È una reliquia sommersa, un relitto dimenticato, una rovina su cui non cresce nulla.
E va bene così.
Non tutti i cuori si riaccendono. Non tutte le storie finiscono con una luce. A volte, la verità più onesta è nel buio. In quel cedere finale. In quell’ultimo, dolcissimo niente.
Smetto di pensare.
Smetto di sentire.
Lascio che l’acqua mi prenda tutta.
Che mi stringa.
Che mi inghiotta.
Che mi faccia scomparire.
E in quel nulla… finalmente… potrei trovare la pace.

#amore doloroso#io scrivo#scrivo ai cuori#amore#amore non corrisposto#amore triste#frasi amore#scrittura#dolore#cuore rotto#cuore spezzato#cuore infranto#cuore che piange#abbandono#illusion
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Fede Cheti

“Lavoro esclusivamente con donne, sono ottime collaboratrici, validissime, puntuali. Sì, sono femminista: al cento per cento; anche se possiedo una buona dose di femminilità e desidero non indurire il mio temperamento per una vita commerciale. Perché la donna, indubbiamente, può dedicarsi a qualsiasi attività ritenuta “maschile” senza perdere la propria femminilità. Ed oggi, in generale, è simpaticissima, emancipata, sa quello che vuole: abbiamo donne che possiamo portare ad esempio agli uomini”.
Fede Cheti, la signora dei tessuti, è stata un’artista e imprenditrice italiana.
Figura di rilievo nel panorama culturale e intellettuale del dopoguerra, ha creato tendenza e intrecciato la sua attività con il mondo dell’architettura e del design collaborando con artisti come Giorgio de Chirico, Renato Guttuso, Filippo de Pisis, Raymond Peynet, Mario Sironi, Giò Ponti e molti altri ancora.
Ha partecipato alla Triennale di Milano dal 1930 al 1957.
I suoi disegni e sperimentazioni hanno contribuito a creare il gusto dell’arredamento di interni dell’Italia degli anni Cinquanta.
Il tessuto a cui più è legato il suo nome è il cinz, cotone lucido con cui ha decorato importanti dimore e allestimenti museali.
Alla Triennale di Milano del 1954 aveva presentato una fibra sintetica nuova, trasparente come vetro filato, abbinata a fibre classiche. Tra i suoi stampati ne spiccava uno che ricordava la pittura di Chagall, vero esempio di perfezione della stampa su stoffa, per profondità di toni, delicatezza nei passaggi di colore e perfetta vividezza.
Ha esposto in mostre personali e collettive in Italia e all’estero esportando stile e eleganza italiani quando ancora non si parlava di made in Italy.
Nata a Savona il 10 novembre 1905 da Emanuele e Gemma Sanvenero, si era interessata all’arte tessile seguendo l’esempio della madre.
Dopo la morte del padre le due si erano trasferite a Milano, dove avviarono una attività artigianale che sperimentava tecniche di tessitura, di materiali e di disegni, creando stoffe per arredamenti.
Oltre ai disegni originali, col tempo, era passata ad acquistare i bozzetti da diversi artisti su cui imprimeva il suo marchio.
Nel 1936 ha fondato la sua ditta, iscritta alla Camera di commercio come scuola di tappeti e di tessitura.
Ha lavorato anche durante la seconda guerra mondiale utilizzando materiali autarchici. Dopo il conflitto la sua azienda è cresciuta notevolmente, riportando colore e morbidezza di tessuti nelle abitazioni. Si stima che, in quegli anni, si avvalesse di centocinquanta artigiane.
Le sue creazioni riconosciute per originalità, eleganza e funzionalità, erano molto apprezzate anche all’estero, ha avuto punti vendita in diverse città, tra cui New York e Parigi.
Ha ricevuto molti riconoscimenti, nel 1948 a New York ha partecipato all’importante mostra Italy at Work: Her Renaissance in Design Today.
Nel 1950 alla Biennale di Venezia i suoi tessuti artistici furono premiati con la medaglia d’oro e nel febbraio 1960, a Londra, è stata l’unica donna a partecipare ai festeggiamenti per il centenario dei grandi magazzini Sanderson, la più importante casa inglese per stoffe d’arredamento. Ha decorato anche interni d’automobili e famosi yacht.
Nel 1963 ha vinto la medaglia d’oro Indathren per la migliore composizione cromatica realizzata su sciantung di cotone, alla Permanente per la III Biennale del tessuto per l’arredamento e il mobile imbottito. Nello stesso anno ha partecipato alla mostra Il colore nell’arredamento, promossa dalle città di Venezia, Vicenza e Verona.
Nel 1965 le è stato assegnato il premio Città di Milano quale migliore artefice distintasi nel campo delle arti figurative.
È stata la prima donna eletta socia d’onore della UISTA, Unione italiana stampa tessile ed abbigliamento, nel 1970.
Creativa, insofferente, ansiosa di sapere, giramondo, ha conquistato fama internazionale con la sua società che le è sopravvissuta e continua a essere leader nel settore.
Ha lavorato fino all’ultimo istante. Si è spenta a Genova il 18 novembre 1978.
Presso la sede storica della ditta, in Via Manzoni 23 a Milano, è conservato l’archivio dei suoi disegni e stoffe. Alcuni suoi disegni come Luna e stelle e Bocca d’asse sono esposti al Philadelphia Museum of Art.
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La via del rayon 562 bis
Il rayon è una fibra trasparente che si ottiene dalla cellulosa. Questa fibra, all’inizio, fu chiamata “seta artificiale”, o “seta del legno”, mentre il nome rayon fu usato per la prima volta nel 1924. Fu così che il ducaconte, assistito dal suo valente ministro degli esteri giggino purpetta, firmò con la Cina un accordo denominato “La Via Della Seta”, che fu fatto passare per una specie di…

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Libreria G-Light x Slam Jam
La fibra di vetro è un materiale composto da filamenti sottili e resistenti, che viene utilizzato comunemente in vari settori per la produzione di oggetti ed elementi resistenti e durevoli. Il plexiglass, invece, è un materiale polimerico trasparente, simile al vetro ma con maggiore flessibilità e resistenza.
L'utilizzo combinato di questi due materiali, unito all'impiego di sistemi di illuminazione LED, ha portato alla creazione del G-Light, un materiale innovativo ideale per l'arredamento di negozi e showroom.
Grazie alla leggerezza della fibra di vetro, è possibile costruire strutture personalizzate che si adattano alle esigenze specifiche di ogni ambiente. La resistenza alla trazione, alla corrosione e la stabilità termica della fibra di vetro assicurano una maggiore durata e affidabilità del prodotto finale.
L'aggiunta del plexiglass alla fibra di vetro consente di ottenere una superficie trasparente, che rende possibile l'illuminazione interna del materiale attraverso l'uso di LED. Questo aspetto è particolarmente indicato per l'arredamento di negozi e showroom, in cui la visibilità dei prodotti e l'effetto scenografico attirano l'attenzione e la curiosità dei clienti.
Il materiale composto da fibra di vetro e plexiglass può essere utilizzato per la creazione di pareti divisorie, espositori, scaffali e arredi di vario tipo. Grazie alla versatilità del materiale, è possibile personalizzare l'illuminazione a LED in base alle esigenze specifiche di ogni ambiente, ottenendo un effetto luminoso delicato ma allo stesso tempo funzionale e coinvolgente.
La fusione tra materiale composito e polimerico permette al G-Light di essere considerato un materiale ecologico, in quanto la durata della vita del prodotto è molto più lunga rispetto a quella di altri materiali simili spesso utilizzati per questo tipo di applicazioni.
In sintesi, il G-Light rappresenta un'importante evoluzione nel settore dell'arredamento per negozi e showroom, grazie alla sua leggerezza, flessibilità, trasparenza e alla possibilità di essere illuminato a LED. Questo materiale rappresenta una soluzione estetica ed efficace per rendere i negozi più accattivanti e per attirare l'attenzione dei clienti, oltre ad essere una scelta sostenibile e durevole.
#composites#deisgn#architecture#innovation#storedesign#lightdesign#showroom#industrial design#interiordesign#interiorarchitecture#fashionindustry#streetwear
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Come filo spinato
Sedie a testa in su'
- s'è fatto freddo a Milano che corre
e non fiata mai -
la gente
velocemente
passa a casa,
e noi passiamo,
come filo spinato
tra presente e passato,
la spesa usuale
e il costo di una vita,
un soffio ed un respiro
sognante,
trasparente,
fibra di tutti noi,
con/centrati sul senso
che non c'è
e non si trova.
A casa, certo,
quattro mura per non pensare.
O rischiare
e provare a volare,
Come fanno i gabbiani,
in viaggio,
sempre.
©mtl
🍃
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Oggi è il Blue Monday 😔 Per non cedere al giorno più triste dell'anno, iniziamo la nostra settimana con un pò di Love in Bloom 😍 Love in Bloom è un vaso a forma di cuore che sembra essere uscito da un saggio di anatomia. Un amore che prende forma in un regalo romantico e originale. Non è un sogno, è Love in bloom. Ideato dalla fervida creatività di Marcantonio per Seletti, disponibile in diverse versioni, realizzato in fibra di vetro con finitura oro, in bianco e in vetro trasparente. La versione Gigante è un vaso da tavolo che, considerate le dimensioni importanti, può essere tranquillamente impiegato come vaso da terra ed impreziosito con fiori. Perfetto come idea regalo per chi ama l'amore ed ama Seletti e non cede al terribile Blue Monday 😉 Ricordati che sono in corso i #SaldiStilluce ☃️ Il tuo sconto lo decidi tu! La Casa comincia dalla Luce. #StilluceStore #BlueMonday #Marcantonio for #Seletti (presso Stilluce Store) https://www.instagram.com/p/CneUKjtoFqE/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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🌸Lavorazione artistica floreale realizzata in plexiglass trasparente.
Cos'è il plexiglass
È una materia plastica formata da polimeri del metacrilato di metile.
È noto anche con i nomi commerciali di Perspex, Plexiglas, Plexiglass,Trespex ecc,
Il materiale fu sviluppato nel 1928 in vari laboratori e immesso sul mercato nel 1933 dall'industria chimica tedesca Röhm.
Nel 1936 viene prodotta la prima lastra acrilica dall'inglese ICI Acrylics (ora Lucite International e maggiore produttore di PMMA al mondo) e venne chiamata Perspex nome derivato dal latino perspicio che significa "vedo attraverso".
Di norma è molto trasparente, più del vetro, al punto che possiede caratteristiche di comportamento assimilabili alla fibra ottica per qualità di trasparenza, e con la proprietà di essere in percentuali diverse, infrangibile a seconda della sua "mescola". Non ingiallisce perché viene prodotto con formule chimiche ottimali garantendolo per 10 anni.
Per queste caratteristiche è usato nella fabbricazione di oggettistica, arredamento d’interni, lampade, espositori, vetrine, arredamento urbano, ecc.
Il PMMA viene generato per estrusione o per colata e si presta benissimo in tutte le fasi di lavorazione.
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Box Bobina a molla Cavo fibra ottica Trasparente invisibile FTTR/FTTH 0.9mm 50mt
Box Bobina a molla Cavo fibra ottica Trasparente invisibile FTTR/FTTH 0.9mm 50mt La scatola invisibile per la rosetta della fibra ottica è un sistema appositamente progettato per offrire fibre quasi invisibili, ideali per installazioni in edifici con più unità abitative e in ambienti residenziali. La fibra ha un diametro esterno di soli 0,9 mm ed è realizzata con materiali completamente…
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Bobina Fibra FTTR invisibile 0,9mm guaina PVC 100mt
Bobina Fibra FTTR invisibile 0,9mm guaina PVC 100mt Cavo ottico invisibile è un cavo ottico trasparente tight-buffered ricoperto di colla a caldo. È un cavo ottico composto da fibra ottica G.657.B3 o G657A, uno strato di rivestimento trasparente tight. Ogni strato viene estruso passo dopo passo utilizzando un processo di estrusione. L’applicazione del cavo ottico invisibile è dove l’utente non…
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