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#film per famiglie
thebutcher-5 · 4 months
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Hotel Transylvania
Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo deciso di continuare questo progetto sulla saga di Tremors, alternandolo con alcuni film animati, arrivando così al loro secondo capitolo, dedicato all’home video, Tremors 2: Aftershock. Earl Bassett viene chiamato dall’industriale Carlos Ortega per risolvere un problema: dei Graboid si aggirano nella sua raffineria di petrolio…
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auxoubliettes · 10 months
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Parenti Serpenti, dir. Mario Monicelli (1992)
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allaazz2024 · 5 months
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La politica nel film Il Padrino
Dopo l'assassinio di Sonny, Don Vito decise di concludere una "tregua di pace" con le Cinque Famiglie, perché vide che continuare la guerra con loro gli sarebbe costato molto, soprattutto perché la famiglia Corleone
Ho subito shock e perdite.
La tregua di pace era necessaria dal punto di vista di Vito, innanzitutto per poter ricostruire
La forza della famiglia e in secondo luogo la preparazione
Per il ritorno del figlio Michael e la sua insedia- zione a capofamiglia,
Quando questi due elementi saranno completi, i Corleone scateneranno di nuovo la guerra
Questa volta sarà una crudele guerra di vendetta.
Questo era l'obiettivo e il progetto di Don Vito
In realtà è successo dopo la sua morte e il ritorno della sua famiglia
Corleone è più forte che mai...
L’arte politica politica non si limita solo agli stati e alle repubbliche, ne abbiamo bisogno in...
I più piccoli dettagli della nostra vita privata
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colonna-durruti · 1 year
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Maledetti, maledetti sfruttatori classisti.
DA LEGGERE: Lettera su Il Fatto Quotidiano
“Sono una 24enne studentessa universitaria, lavoratrice occasionale. E sono figlia di un padre di 59 anni, invalido, che ha ricevuto l’sms della sospensione del Rdc. Scrivere questa email è umiliante, ma vorrei chiarire le idee a chi forse non le ha chiare su chi siano le famiglie che in questi 4 anni sono riuscite ad andare avanti grazie a questo sussidio.
Vengo da una famiglia molto povera e sin dalle elementari ho avvertito il senso di inferiorità rispetto alle mie compagne. Non ho mai potuto fare sport, ricevuto regali come libri, mangiare fuori con la mia famiglia. Alle medie non avevo un euro per il panino, se non per qualche giorno quando mio padre riceveva il suo misero stipendio, ancora ringrazio la mia compagna Lucia che mi dava un pezzo del suo senza farmelo mai pesare. Non ho mai potuto fare gite di classe, legare davvero con le mie compagne: sapevano che stavo un gradino più in basso, non avevo argomenti, spesso piangevo perché mi sentivo abbandonata a me stessa e molte volte mi chiedevo se avrei mai potuto sentirmi “normale” come loro. Quando i soldi c’erano, erano per la casa, le bollette, per riempire frigo e freezer. Quando le cose andavano male, si rompeva un elettrodomestico, era anche peggio, bisognava decidere se mangiare o non lavarsi per una settimana. Più di tutto mi è pesato dover sempre scegliere la cosa che meno poteva impattare su tutti. A volte mi sembra di non aver vissuto, di non aver ricordi della mia infanzia/adolescenza, se non quelli passati a piangere chiedendomi che cosa avessi fatto di male per essere capitata in una famiglia così povera.
La povertà in Italia è una colpa, è un continuo fare la guerra alle persone che per definizione sono solo scansafatiche. Perché se sei povero, puoi solo essere questo. Non puoi studiare, oppure puoi studiare, senza libri, senza risorse, senza Internet, senza dispositivi, puoi adattarti agli orari delle biblioteche, appoggiarti sulle borse di studio regionali, quelle per cui devi avere il 90% di crediti dell’anno in corso. Ma avete una vaga idea di quanto possa essere difficile rimanere in corso senza una famiglia che ti sostenga alle spalle? L’università premia i bravi studenti, ma non i poveri studenti. E cosa c’entra con il Rdc?
Mi ha permesso di non scegliere, di avere i libri di cui avevo bisogno nell’immediato, di pagare le tasse (nonostante rientrassi in fascia 1), di vivere senza preoccuparmi mentre studiavo, di sentirmi normale, di non sentirmi in colpa per soldi in penne, quaderni, pranzi al sacco all’università. Mi ha consentito di vedere la mia famiglia felice per una spesa che ti assicura dei pasti decenti per 2-3 settimane. Mi ha privato della vergogna di dover chiedere aiuti alla chiesa o ai vicini. Di andare dal dentista quando stavo male, di comprare le lenti a contatto e non usare le mensili per 6 mesi. Mi ha permesso di vivere dignitosamente. Mi preoccupa tornare a come eravamo anni fa, quando i litigi in casa erano all’ordine del giorno, in un clima in cui è difficile studiare.
Ripongo nella mia carriera le speranze che un giorno la mia famiglia non vivrà tutto questo, che potrò raccontare ai miei figli ridendo di essere stata aggredita dalla mia professoressa per non avere 10 euro per il diario scolastico. La carriera da medico non mi farà dimenticare che cosa significa essere povera e vivere nella sfortuna, sarò presente nella vita di chi ha bisogno come me, ricordandomi di chi ha aiutato la mia famiglia quando più ne aveva bisogno. Nanni Moretti diceva: “Io non parlo di cose che non conosco”, perciò voi italiani, che puntate il dito, che avete visto la povertà solo nei film, che leggete della delinquenza sui giornali e la attribuite a noi, mettetevi una mano sulla coscienza e chiedetevi se siete consapevoli abbastanza per poterne parlare.”
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francescosatanassi · 9 months
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I cartelli che vietano di sedersi sui gradini del centro e lo stop al consumo di alcolici e analcolici in vetro e lattina sono apparsi a Forlì e con le loro le multe. Se invece di attendere alle Poste scelgo di sedermi fuori con un’aranciata sono 150 euro. Eccitatissimo il vicesindaco Mezzacapo, lo stesso che a pochi giorni dall’anniversario della Liberazione della città ha pubblicato un video di Mussolini che inaugura il monumento in p.zzale della vittoria tra le grida “Duce! Duce!” Agghiacciante ma non mi stupisco, mentre le bombe al fosforo sfiguravano i palestinesi, l’assessora Cintorino pubblicava la bandiera di Israele definendola “l’unica democrazia del Medio Oriente.” Oggi Forlì è una città in mano a un gruppo di razzisti che nulla ha fatto per il bene della comunità, che vuol farci credere di essere in pericolo a causa dell’uomo nero “scaldapanchine”, per offrirci una falsa soluzione con telecamere e ordinanze repressive. Intanto i poveri restano poveri e i fasci restano fasci. Ma l’importante è spendere, così pare, 700.000 euro per le luminarie di Natale. Ci hanno detto che quei soldi non avrebbero avuto senso per le famiglie alluvionate. In fondo, queste chiedevano solo di essere ascoltate dopo una gestione fallimentare dell’emergenza, dove il sindaco Zattini, mentre i nostri scarponi erano ancora umidi, propose di dare alle banche i soldi raccolti dalle donazioni. E mentre i forlivesi si radunavano davanti al municipio senza che nessuno, in tre mesi, decidesse di ascoltarli, il profilo ufficiale del Comune pubblicava la ricetta del fricò alla romagnola. Non scherzo, a volte penso di essere in un film di Fellini. E invece.. dopo la promessa di scendere in piazza a fianco degli alluvionati, alla prima manifestazione, Zattini era impegnato a consegnare a un arrotino la targa per i 100 anni di attività. Mi raccomando, se passate da queste parti nascondete le lattine di Pepsi e non stancatevi troppo per non rischiare di dovervi riposare su un gradino. Però tranqui, presto piazza Saffi sarà aperta alle auto e basteranno pochi passi per vedere l’unica cosa che oggi regna a Forlì: un grande e imbarazzante disagio (ma illuminato da Dio! Viva le luminarie!)
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sagmirmal · 21 days
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Due film fluviali
Quasi per espridelescalié rimando i necess. saluti e giocomi il bonus titolo per due film, lasciando ai Cahiers du cinéma / Castori auf Tumblr, ossia @jacobyouarelost , palabras mas precise e serie. Sono due film speciali su adolescenti famiglie e questo mondaccio pazzo.
Il primo è 怪物 Mostro / L'innocenza di Kore'eda Hirokazu (cognome + nome). Uno dei più bei firm sui ragazzini e i maestri e i genitori e la scuola, LA SCUOLA, e l'amore «da li tempi de Truffaut» (la cit. ci tiene a essere non zerocalcarea - pur con tutto ir rispetto - bensì holliwoodpartiana). Costruito come il bellissimo Nel bosco di Akutagawa Ryūnosuke, che fu poi Rashomon, e (meglio di) Anatomia di una caduta, fatta la tara a Sandra Hüller, che Gott (sempre gelobt sei) la preservi sempre e per sempre. Kore'eda ci insegna il disastro di tutti e i loro effetti sui picc. Le chiuse tracimano, i fiumi scorrono e poi esondano. È anche film di rinascita e resurrezione: e su questo, per favore, si suggerisca ad Alice Rohrwacher di tornare indré nel tempo, und rifare il catechistico La chimera dopo essere andata a guardarlo. Musica, ultime musiche di Sakamoto Ryuichi. Al tuo arrivo ti accolgano i martiri, e ti conducano etc.
Il secondo è La vita accanto, MTGiordana incontra l'alter-ego più anziano MBellocchio. Circolano frasette sceme su questo film; mi sento un po' autorizzato a blaterarci anche me, perché ebbi conosciuto: anni molti li conservatori; le aule delle elementari con Tania, che anche lei come etc.; troppi giorni, prima der Pisano, tri(-meno1)veneti (lascerò alle etnografie di @trilo-bite disamine più fini, e all'Istituto Nazionale di G e V); alcune signore iscambianti l'esistenza per gl'ingranaggi; molti occhiali con la montatura nera squadrata und spessa. Chi dice che MTGiordana non fa film così squadrati non ricorda Quando sei nato non puoi più nasconderti.
Fantasmi, cadute, i disegni I DISEGNI della gente bimba, anche quando bimba non è più, e i libri, TUTTI QUEI LIBRI, come diceva Adriana Asti da qualche parte, che Dio preservi sempre. Gli sguardi di quella particolare società dell'aidòs che è il Veneto e plebeo e borghese, e di nuovo i nefasti quod Deus avortat effetti sui piccoli, soprattutto le piccole più o meno piccole, e l'acqua che Vincenza bagna, sempre lì disponibile per la soluzione. Che belli i volti (le riprese dei volti), e la musica, e la Bergamasco che torna a suonare. Film-Méliès, con inquadrature e dialoghi di grande tenerezza e altre specchio della grande inquietudine. Una tragedia greca nella città del teatro olimpico e dei militari americani. Terra terra e insieme alta come quelle greche, davvero.
Francesca Bellè: voleva fare la rockstar, è sempre più brava. Michela Cescon, che era in Quando sei nato, non la accarezza nessun tempo che scorre, recita come davanti al Grande Manito.
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ross-nekochan · 4 months
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Racconti di viaggio - parte 3
Ultimo punto dell'India è: la tradizione e la famiglia.
L'India mi è parsa una Napoli del dopoguerra anche per questo: l'attaccamento che hanno nei confronti della famiglia è fortissimo. E il matrimonio è uno dei mezzi che hai per ringraziarla. Perché sei obiettivamente obbligato a sposarti, tant'è vero che se non ti riesci a scegliere un partner, ebbene, allora ci pensano loro (roba da 19mo secolo europeo proprio). La coppia sposata va a vivere a casa del marito, letteralmente, non nel palazzo come spesso si fa al sud che si va al piano di sotto o di sopra, nono, proprio nello stesso appartamento (che sono anche più piccoli dei nostri).
Il matrimonio dura diversi giorni, anche se mi hanno detto che la cosa è molto variabile. L'India, più che una nazione è un continente: non si parla la stessa lingua (l'inglese è la lingua comune ufficiale ma non la sanno parlare tutti), non si crede nella stessa religione e le variazioni nella stessa possono essere innumerevoli (peggio del cristianesimo). Il matrimonio a cui ho partecipato io è durato quasi una settimana, anche se io ho vissuto solo 3 giorni: il primo giorno cena con tutti i parenti di entrambe le famiglie; il secondo, meno formale, solo tra i propri parenti; il terzo, cena grande con tutti quanti e col rituale più importante che dura fino al mattino seguente. Ma ci sono state altre funzioni e rituali a cui non ho partecipato. Nota curiosa: nella cultura indù non esiste lo scambio di fedi. Però ci si scambia una corona di fiori che ha bene o male la stessa valenza.
I novelli sposi non si sono mai baciati o abbracciati per tutto il tempo. Probabilmente è dato anche dal fatto che spesso ci si sposa non per amore, ma perché ci si vuole bene, come se si fosse fratelli. Ed è già tanto se si considera che ci si debba sposare per forza.
Infatti anche nei film indiani le scene con baci o leggermente erotiche sono inesistenti e viene messo in scena solo una versione di amore puro, quasi infantile. Il sesso è ancora tabù e la donna deve ancora mantenersi vergine fino alla prima notte da sposa. Allo stesso tempo, lo stupro e la violenza sulle donne è ancora un problema serissimo e le donne che denunciano o che raccontano niente sono praticamente pochissime mosche bianche.
Questi sono i motivi principali per cui l'India è una potenza economica ed è il paese più popoloso al mondo. Quando esistono valori forti come la famiglia, la società ha un futuro perché vivi tutto come obbligo morale ma naturale. Nella nostra cultura da primo mondo questo valore fondamentale si è perso e si vive per sé stessi e nessun altro. È vero, si è liberi, senza catene, ma questa libertà ha un costo psicologico e sociale che spesso non viene menzionato: la solitudine, la depressione, la difficoltà nell'instaurare nuove relazioni interpersonali e, finendo la catena, al calo demografico.
Molto probabilmente l'India affronterà lo stesso problema nei prossimi decenni, dato che, persino la Cina la sta attualmente affrontando. Chissà come diventerà.
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chez-mimich · 10 months
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THE OLD OAK
Per il suo ultimo film (almeno secondo le stesse recenti dichiarazioni del grande regista britannico), Ken Loach ha scelto di girare un film “in purezza”, come si direbbe per il vitigno di un un vino. “The Old Oak” infatti contiene tutti i temi cari a Loach, più uno: il proletariato e il sottoproletariato urbani post-industriali, la disoccupazione, la miniera, l’alcolismo, la povertà materiale e spirituale, ai quali qui aggiunge il tema capitale dei nostri tribolati giorni, l’immigrazione. The Old Oak è il vecchio e malandato pub di Durham, paesino del nord-est dell’Inghilterra, dove la chiusura delle miniere, oltre ad essere stata una tragedia epocale per l’economia del villaggio, era altresì stato un formidabile collante per la solidarietà e le lotte sindacali dei lavoratori. La “colliery”, ovvero la miniera di carbone, è stata per anni una costante nel panorama delle lotte sindacali dei lavoratori di quella parte del paese e, attorno ad esse, sono nate forme del tutto particolari di mutuo soccorso per il sostegno tra lavoratori, insieme anche iniziative ricreative e sociali che spesso ruotavano attorno al pub del luogo. TJ Ballanthyne è il proprietario di “The Old Oak” (la vecchia quercia), luogo che tiene insieme vecchi compagni di lavoro in miniera, ormai quasi derelitti e impoveriti dalle miserabili pensioni, che si ritrovano alla sera e nei giorni di festa per una pinta di birra come s’usa da quelle parti. A rompere quel delicato equilibrio è l’arrivo di poveri ancora più poveri di loro, in questo caso un nutrito gruppo di famiglie di migranti che fuggono dalla guerra in Siria. Tj Ballanthyne e un piccolo gruppo di frequentatori del pub decidono di mettere in piedi una sorta di mensa dei poveri per i nuovi arrivati, suscitando la protesta degli storici frequentatori che, benché anch’essi figli di un proletariato misero, sembrano ostili alle nuove povertà oltre ad essere, perché no, anche un po’ razzisti.
Il film di Loach, nella sua essenziale semplicità, è tutto qui e non è una pellicola per tutti,e non lo è, non solo per i motivi che si potrebbero pensare. Non lo è perché vedere un suo film è sempre un po’ come partecipare ad un rito purificatorio: ci si sottopone ad esso per ricordare a noi stessi che la Storia che stiamo vivendo è questa, o meglio che ancora oggi molti vivono in prima persona questa Storia, fatta di sussistenza, di squallide periferie e di miseria. Loach, nella sua sempre scarna narrazione filmica, supportata dalle eccellenti sceneggiature di Paul Laverty, punta questa volta il suo sguardo sull’assurdo conflitto tra due povertà, quella degli ex-minatori e quella dei migranti. Se c’è stata una strategia vincente nella destra in Europa e nel mondo occidentale, e quindi anche in Italia, è proprio stata quella di far pensare alle classi meno abbienti che il nemico sociale fosse quello più povero di loro. Gli ex minatori inglesi, come i proletari italiani, guardano ai migranti con diffidenza, se non proprio con odio. Quello è il loro “nemico”, non certo il grande capitalista, il facoltoso commerciante, il professionista affermato o l’evasore fiscale (figure che spesso coincidono). Se in un certo senso è normale che ciò accada, poiché fasce deboli della popolazione indigena e migranti si trovano nelle città a convivere negli stessi quartieri, la cosiddetta “coscienza di classe”, grande invenzione marxiana, attende solo di essere recuperata alla sua funzione, per far, finalmente, deflagrare un sano conflitto sociale, unica barriera possibile allo strapotere del liberismo delle destre. Un manifesto politico più che un film? Sì, bisogna ammettere che Ken Loach è un regista fieramente politico, forse l’ultimo rimasto, che parrebbe aver girato sempre lo stesso film, come monito della perenne ingiustizia sociale che avvelena (e ha sempre avvelenato) la nostra Storia. Forse sarà il suo ultimo film e quindi ne rimpiangeremo per sempre la dirittura morale e la sua sete di giustizia, ma anche la sua ineguagliabile poesia cinematografica. E come il “macchinista ferroviere” di Francesco Guccini sulla locomotiva, ci piace pensarlo ancora dietro la sua macchina da presa “lanciata bomba contro l’ingiustizia”.
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raffaeleitlodeo · 10 months
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OPPURE, SE SEI UN BAMBINO...
Non voglio assolvere chi non ha avuto una educazione affettiva corretta perché ci sono anche ragazzi che in famiglie disfunzionali sono cresciuti in modo sano, magari grazie alla scuola.
Voglio solo evidenziare come sia necessario contrastare l’educazione stereotipata e come sia necessario l’intervento delle agenzie educative diverse dalla famiglia, la scuola soprattutto. Ma anche i media naturalmente hanno un peso enorme: tv, film, canzoni, pubblicità, social media.
Abbiamo assolutamente bisogno dell’educazione affettiva, dell’educazione al rispetto, del contrasto agli stereotipi. Ho fatto alcuni esempi, in questo ipotetico percorso di crescita, giusto per rendere più realistico questo bisogno.
Ecco cosa può succedere quando nasce un bambino, maschio.
Appena nato sei festeggiato perché sei maschio oppure, ti hanno festeggiato perché sei sano e bello.
Dopo un giorno sei registrato all’anagrafe con il cognome di tuo padre oppure potrebbero averti dato il doppio cognome.
Dopo tre giorni torni a casa con le tutine di supereroe oppure indossi delle bellissime tutine di tanti colori.
A un anno hai paura a dormire da solo ma ti dicono che sei un maschio e devi essere coraggioso oppure ti spiegano che mamma e papà sono nella camera affianco se hai paura.
A due anni hai già piena la cameretta di un certo tipo di giocattoli, da maschio oppure hai tanti giochi diversi incluse le pentoline per cucinare come papà e mamma.
A tre anni, poiché fai i capricci per mangiare, ti dicono che se mangi diventi forte come papà oppure ti dicono che mangiare è importante per diventare grande, in salute.
A quattro anni vai alla scuola dell’infanzia e ti dicono che puoi dare il bacetto a quella bimba che ti piace, anche se lei non vuole oppure ti spiegano che non si dà un bacetto a chi non lo vuole.
A cinque anni impari che puoi difenderti dal compagno prepotente restituendogli lo schiaffo oppure ti spiegano che se subisci prepotenze a scuola puoi chiedere aiuto ai genitori o all’insegnante.
A sei anni ti regalano libri solo con protagonisti maschi, perché sei un maschio oppure ti regalano tanti libri diversi perché non esistono libri per maschi o libri per femmine.
A sette anni ti sei fatto male e vorresti piangere ma ti dicono di fare l’uomo, piangere è da femminucce oppure ti medicano, ti lasciano piangere (perché le lacrime escono) e ti consolano con delle coccole.
A otto anni pensi che, se non puoi piangere, puoi dare un calcio alla sedia se sei arrabbiato oppure ti spiegano che puoi elaborare la rabbia parlandone.
A nove anni ti fanno capire che sei grande per avere le coccole oppure mamma e papà continuano a farti le coccole, finché le desderi.
A dieci anni tuo padre ti fa notare come sono belle le tette della ragazza dell’ombrellone affianco oppure tuo padre continua ad insegnarti il rispetto verso le donne.
A undici anni ti dicono che è sciocco che un maschio scriva e legga poesie, oppure ti dicono che scrivere poesie è un bellissimo modo per narrare ed elaborare le emozioni.
A dodici anni sei il più bravo in italiano ma ti dicono che poiché sei maschio dovresti essere il più bravo in matematica oppure ti spiegano che non esistono materie maschili o femminili in cui essere più bravi.
A tredici anni vorresti praticare danza ma non te lo permettono, perché sei un maschio oppure non ti costringono a fare calcio e sono felici che tu voglia fare danza.
A quattordici anni i tuoi compagni prendono in giro un compagno perché è gay e devi farlo anche tu per essere parte del gruppo oppure comprendi che puoi non seguire il branco e puoi ragionare con la tua testa.
A quindici anni hai la tua prima ragazza ma lei ti lascia e per la rabbia dici in giro che è una ragazza facile oppure ti confidi con un amico per sfogarti e pensi che ti innamorerai presto di un’altra ragazza.
A sedici anni hai un’altra ragazza ma sei geloso e le controlli il telefonino oppure sai che non il controllo non è sano in una relazione sana.
A diciassette anni insisti con la tua ragazza per avere rapporti sessuali oppure aspetti che anche lei sia pronta per fare l’amore.
A diciotto anni sui social ridi delle battute sessiste dei tuoi amici oppure, da adulto quale sei diventato, li inviti ad evitarle.
Potrei continuare, fare tanti altri esempi per l’infanzia, l’adolescenza, l’età adulta. Basta fare un giro attento soprattutto su Instagram per leggere in questi giorni, ma non solo, commenti rivoltanti sul consenso, sulla libertà delle donne, sulla negazione stessa della violenza.
Abbiamo bisogno di uomini che prendano tutti i giorni le distanze da tutto ciò e non solo quando succede qualcosa che provoca dolore. Facile addolorarsi per Giulia, più difficile non ridere della battuta sessista sull’aspetto di una donna o chiedere di evitarla. E potrei fare mille esempi del sessismo maschile diffuso, quotidiano, becero che alimenta la cultura della violenza e dello stupro.
Noi donne continueremo a fare quello che già facciamo ma sarà abbastanza inutile finché davvero non si daranno da fare gli uomini, in modo deciso, forte, autorevole. Abbiamo bisogno che gli uomini facciano oggi quello che le donne hanno fatto negli anni Settanta del secolo scorso, una vera rivoluzione. Non sarà un percorso breve, ci vorranno anni anche perché in questo spaventoso backlash culturale che stiamo vivendo sul piano politico e sociale bisognerà andare molto controcorrente, ma è il momento di cominciare.
Mentre finisco di scrivere questo testo sul mio cellulare arriva la notifica dell’arresto di Turetta. Ogni volta che scriverete un commento duro su di lui ricordate di non ricominciare poi domani a praticare quel sessismo, anche benevolo che è pure peggio, chi ci porta a dover vivere queste tragedie.
Donatella Caione su: https://lapizzicallante.blog/2023/11/19/oppure-se-sei-un-bambino/#
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COMME UCCIDERE UN POPOLO
Una lettera sul il "Fatto Quotidiano" di oggi
Sono una 24enne studentessa universitaria, lavoratrice occasionale. E sono figlia di un padre di 59 anni, invalido, che ha ricevuto l’sms della sospensione del Rdc. Scrivere questa email è umiliante, ma vorrei chiarire le idee a chi forse non le ha chiare su chi siano le famiglie che in questi 4 anni sono riuscite ad andare avanti grazie a questo sussidio.
Vengo da una famiglia molto povera e sin dalle elementari ho avvertito il senso di inferiorità rispetto alle mie compagne. Non ho mai potuto fare sport, ricevuto regali come libri, mangiare fuori con la mia famiglia. Alle medie non avevo un euro per il panino, se non per qualche giorno quando mio padre riceveva il suo misero stipendio, ancora ringrazio la mia compagna Lucia che mi dava un pezzo del suo senza farmelo mai pesare. Non ho mai potuto fare gite di classe, legare davvero con le mie compagne: sapevano che stavo un gradino più in basso, non avevo argomenti, spesso piangevo perché mi sentivo abbandonata a me stessa e molte volte mi chiedevo se avrei mai potuto sentirmi “normale” come loro. Quando i soldi c’erano, erano per la casa, le bollette, per riempire frigo e freezer. Quando le cose andavano male, si rompeva un elettrodomestico, era anche peggio, bisognava decidere se mangiare o non lavarsi per una settimana. Più di tutto mi è pesato dover sempre scegliere la cosa che meno poteva impattare su tutti. A volte mi sembra di non aver vissuto, di non aver ricordi della mia infanzia/adolescenza, se non quelli passati a piangere chiedendomi che cosa avessi fatto di male per essere capitata in una famiglia così povera.
La povertà in Italia è una colpa, è un continuo fare la guerra alle persone che per definizione sono solo scansafatiche. Perché se sei povero, puoi solo essere questo. Non puoi studiare, oppure puoi studiare, senza libri, senza risorse, senza Internet, senza dispositivi, puoi adattarti agli orari delle biblioteche, appoggiarti sulle borse di studio regionali, quelle per cui devi avere il 90% di crediti dell’anno in corso. Ma avete una vaga idea di quanto possa essere difficile rimanere in corso senza una famiglia che ti sostenga alle spalle? L’università premia i bravi studenti, ma non i poveri studenti. E cosa c’entra con il Rdc?
Mi ha permesso di non scegliere, di avere i libri di cui avevo bisogno nell’immediato, di pagare le tasse (nonostante rientrassi in fascia 1), di vivere senza preoccuparmi mentre studiavo, di sentirmi normale, di non sentirmi in colpa per soldi in penne, quaderni, pranzi al sacco all’università. Mi ha consentito di vedere la mia famiglia felice per una spesa che ti assicura dei pasti decenti per 2-3 settimane. Mi ha privato della vergogna di dover chiedere aiuti alla chiesa o ai vicini. Di andare dal dentista quando stavo male, di comprare le lenti a contatto e non usare le mensili per 6 mesi. Mi ha permesso di vivere dignitosamente. Mi preoccupa tornare a come eravamo anni fa, quando i litigi in casa erano all’ordine del giorno, in un clima in cui è difficile studiare.
Ripongo nella mia carriera le speranze che un giorno la mia famiglia non vivrà tutto questo, che potrò raccontare ai miei figli ridendo di essere stata aggredita dalla mia professoressa per non avere 10 euro per il diario scolastico. La carriera da medico non mi farà dimenticare che cosa significa essere povera e vivere nella sfortuna, sarò presente nella vita di chi ha bisogno come me, ricordandomi di chi ha aiutato la mia famiglia quando più ne aveva bisogno. Nanni Moretti diceva: “Io non parlo di cose che non conosco”, perciò voi italiani, che puntate il dito, che avete visto la povertà solo nei film, che leggete della delinquenza sui giornali e la attribuite a noi, mettetevi una mano sulla coscienza e chiedetevi se siete consapevoli abbastanza per poterne parlare.
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demonecelestiale · 5 months
Note
parla dei tuoi ocs ●_●
(it's gonna be long and in italian. sorry)
allora anon voglio solo dirti che ne ho tipo una cinquantina e qui la cosa diventerebbe troppo lunga e cringe QUINDI ti farò un riassunto per universo narrativo che è più facile. non verranno inclusi tuttə e metterò un cut per evitare di intasare le dash
universo di Lucifer
che tipo. è il primo che ho fatto e risale al 2018 ormai. gira intorno a Lucifer, pop star e erede al trono sia del Paradiso che dell'Inferno in quanto figlio del Re dell'Inferno e della Regina del Paradiso (sì). la quest principale è incentrata su Lucifer e quattro suoi amici (Arael, Leo, Kaito e Elliott) che partono per un viaggio per fermare una minaccia livello apocalisse. funzionerebbe molto bene come videogioco jrpg ngl.
poi dovremmo anche parlare che Lucifer ha obbligato gli altri quattro a formare una boyband ma non c'è tempo.
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da sinistra a destra: Leo (demone), Kaito (kitsune), Lucifer (il protagonista, mezzo angelo e mezzo demone), Arael (angelo) e Elliott (guardiano. è una divinità diciamo). qui indossano outfit neri e rosa abbastanza kpop style
universo dei Magical Heroes
che in realtà siamo sempre nello stesso universo di prima, ma raramente i diversi personaggi si incontrano eccetto rare eccezioni. anyway qui abbiamo (quasi) tutto il mio roaster di magical girls e magical boys formato da ben cinque team + extras con l'unico problema che tipo... non ho mai disegnato metà del cast. oops
vabbé questo universo qua è ovviamente ispirato alle pretty cure con annessi cross over e trope vari. qui ogni team ha una suo storia a parte e raramente si incontrano, PERÒ si incontrano. ed è questo ciò che conta.
qui dentro troviamo le Sparkling Elegance Precure e le Forever Ad Astra Precure (che vorrei rendere delle magical girls autonome e non più dei fandom oc, ma sto fallendo), il team di Alys (ho disegnato Alys, mancano gli altri due membri), i Phantom Heroes (mai disegnati) e i Prism Knights (nome pending e anche loro mai disegnati)
(ok questo universo l'ho descritto proprio male, provo a fare meglio col prossimo)
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pic 1 abbiamo le Sparkling Elegance (Cure Dahlia la rosa, Cure Cherry la rossa, Cure Stellar la gialla e Cure Calypso la Ciano) nella pic 2 le Forever Ad Astra (Cure Solar l'arancione, Cure Lunar la viola, Cure Nebula la rosa e Cure Meteor quello blu)
universo delle mie nuove fancure
sì le nuove fancure a cui sto lavorando (i lavori procedono bene. if you care) sono in universo a parte. o per lo meno non interagiscono con gli altri personaggi. per ora
niente da dire su di loro è your average precure story e le ho create per vedere se riesco a creare delle magical girl classiche invece di modelle di Versace con uno scettro magico. per ora direi che ci sto riuscendo. farò un post su di loro appena ho finito i disegni e avrò definito meglio la lore
universo dei Pentacles
now we speak perché di loro ho tipo ZERO ARTE (up to date almeno), ma solo un mucchio di picrew e nessuno che mi soddisfa al 100%. COMUNQUE
la base della storia è che i Pentacles sono sei ragazzi di tipo 16 anni che si trovano nello stesso dormitorio a scuola e tutti e sei hanno vari poteri magici. in teoria questa nella mia testa esiste come serie di libri (o un enorme libro di 400 pagine) young adult. la parte peggiore (o migliore) è che... non ho idea di dove va la loro storia. ho solo varie tidbit di lore e scene fighe che accadono, ma non una storia seria e mi fa impazzire tbh. so chi sono i Pentacles, che poteri ha ognuno di loro, le loro famiglie, le loro passioni, le loro abilità, MA NON SO LA STORIA anche perché vengo ispirato da ogni film e serie che vedo quindi è un po' un casino qua
considero i Pentacles come la mia versione delle Winx (sono sei, tuttə con i poteri, tuttə nella stessa camera, tuttə in un mondo fantasy e sono anche entrambi gruppi multietnici)
ok anon ho finito. e ora un po' di fan fact
shippo Lucifer e Aurora perché posso
ho alcuni fandom oc, ma in genere finiscono nell'universo di Lucifer
sì ho un solo bodytipe mi spiace :(
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thebutcher-5 · 1 year
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Fantasia 2000
Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo deciso di parlare di un’opera tratta da una storia vera, una storia incentrata su un serial killer spietato e che nel corso degli anni ha fatto parlare di sé, Ted Bundy – Confessioni di un serial killer. La storia è incentrata sugli ultimi anni che Bundy trascorse nel braccio della morte e del suo rapporto con Bill Hagmaier.…
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susieporta · 8 months
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"La Babele dentro di noi".
Le Chiusure sono momenti sacri. Sono riti di passaggio.
Sono momenti di grande intimità con se stessi, dove si ripercorrono, non senza sofferenza, i momenti salienti del proprio viaggio interiore.
La Conclusione di un percorso è un passaggio fondamentale per poter accedere al livello successivo.
E' denso di significato e carico di energia destabilizzante. Può non essere compreso da chi ci circonda.
Può scardinare definitivamente chi credevi di essere. E lasciarti attonito di fronte alle tue nuove reazioni, scelte, decisioni.
E potrebbe essere accompagnato, a livello sotterraneo, da un sentimento di rabbia, di ingiustizia, di perdita.
Che non ti riesci a spiegare.
Perché dovrebbe essere bello ed arricchente accedere allo "step successivo", alla tua nuova Libertà, al tuo nuovo modo di gestire i tuoi bisogni, le tue emozioni, il tuo stare in relazione con gli altri.
Ed invece si ha la sensazione di aver "perso" qualcosa che non tornerà più, fosse anche l'ingenuità e lo stupore del tuo intercedere.
Tale ingenuità, o idealizzazione, ti rendeva forse più leggero, autentico e disinvolto.
Senza radici, senza responsabilità (tanto non capisco), senza occhi per vedere, senza "apparentemente" alcun potere di danneggiare qualcuno. Al massimo te stesso. Ma poco importava.
La Verità ti rende consapevole.
E non ti permette di insabbiare o nascondere.
Non ti chiude gli occhi quando il film è troppo crudo.
Ti lascia lì. A prendere totale coscienza che non si scappa più, che l'adolescenza è finita. Che sei un adulto. E puoi delimitare i tuoi confini, definire i tuoi limiti, avvalorare le tue scelte.
E puoi anche dire "No". Senza ansia. Senza essere costretto a spiegare e rispiegare perché.
Il Corpo è tuo, la Mente è tua, il Cuore è tuo.
Senza punirti per aver allontanato chi, anche senza saperlo, ti faceva del male.
Senza giudicarti "buono" o "cattivo".
Con amore per il tuo sacro e inviolabile confine.
Ti diranno che non hai cuore.
Che sei incapace di dare o ricevere amore. Di prenderti cura dei sentimenti dell'altro. Di voler davvero bene a qualcuno. Di essere un mostro.
Lo faranno.
E ti abbandoneranno.
E tu allora resta. E affronta. Abbracciati più forte.
Si stanno profilando all'orizzonte nuove famiglie di uomini e donne maturi. Essi hanno varcato la soglia e si sono ritrovati soli. Ma liberi. E nuovi.
Essi comprendono che la distanza non è disamore, ma rispetto. Che si può amare anche senza simbiosi. Anche senza ricatto. Senza porre i bisogni dell'altro prima dei nostri. Che la Vita e le scelte dell'altro sono inviolabili. E giuste per lui. Esse non sono "contro di noi".
Queste nuove relazioni si ascolteranno.
E si capiranno.
No. Non è ancora giunto il tempo. E' un passaggio che necessita di chiusure importanti. Ma non è nemmeno così lontana la realizzazione di questa straordinaria "Reunion di Anime".
Il 2024 sarà la prima grande sperimentazione di incontri.
Ci vorrà coraggio per riconoscersi nell'Altro.
E tanta tanta pazienza.
Ancora per un po' Vecchio e Nuovo si mescoleranno.
E creeranno spazi di ambiguità.
Ma poi ... poi avverrà il Miracolo.
E la Babele del Passato, sarà solo un antico ricordo.
Mirtilla Esmeralda
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diceriadelluntore · 1 year
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Storia Di Musica #277 - AA.VV., Romeo + Juliet (music from the motion picture), 1996
La serie maggiaiola di dischi colonna sonora volge al termine. Per mia scelta iniziale, non ho considerato i classici opere di quei grandiosi giganti che hanno fatto delle colonne sonore quasi un nuovo ramo artistico (penso a Morricone, Zimmer, Williams, Rota, Badalamenti per dire i primi che mi vengono in mente), ho considerato alcuni lavori dove l’uso del brano rock fosse alquanto innovativo, direi di costruzione delle scene e non di semplice accompagnamento, e che furono anche motore di successo sia per il film che per le canzoni che compongono la colonna sonora. La scelta di oggi è caduta sul film di Buz Luhrmann, Romeo + Juliet, del 1996, una ripresa quasi del tutto integrale del classico dramma di William Shakespeare: il regista utilizza in maniera quasi identica trama e dialoghi, cambiando solo l’ambientazione, spostando le vicende dalla splendida Verona italica a Verona Beach, sobborgo di Los Angeles, negli anni ‘90 del ‘900, dove Montecchi e Capuleti sono due potenti famiglie dedite al malaffare che si combattono non a colpi di spada ma di armi da fuoco. Luhramm affida i temi orchestrali a Nellee Hooper, Craig Armstrong e Marius De Vries e ad una serie di canzoni rock, che compongono il primo volume della colonna sonora. Infatti ne furono pubblicati due: il primo è il riferimento alla storia di oggi, il secondo uscì dopo il successo del primo, racchiudendo i temi orchestrali principali e alcune canzoni secondarie. Il disco racchiudi molteplici artisti e molteplici generi: la canzone principale, il tema d’amore, è la ballata pianistica, toccante, Kissing You di Des’ree, che in quei mesi aveva scalato le classifiche di mezzo mondo con il sound accattivante del suo singolo You Gotta Be. Hooper e De Vries remixano una b-side del primo singolo dei Garbage, #1 Crush, che inizia con i gemiti sensuali di Shirley Manson. I Butthole Surfers perdono buona parte della furia iconoclasta della loro musica, ma regalano un brano eccellente in Whatever (I Had a Dream), scritto per l’occasione. C’è molta musica indie: dagli Everclear con Local God, il duo degli One Inch Punch con Pretty Piece Of Flesh, una delle canzoni più famose di Gavin Friday, Angel, che verrà usata anche in molte pubblicità. C’è una parte che recupera due canzoni del passato: Young Hearts Run Free è una canzone scritta da David Crawford, che fu portata al successo nel 1976 da Candi Station, fino al numero 1, e che qui è ripresa da Kym Gazelle; Everybody's Free (To Feel Good) fu il brano più utilizzato nei club di Ibiza nel 1991, ed è il maggior successo di Rozalla, una artista dance dello Zimbabwe, ed è ripresa qui da Quindon Tarver, che ha pure un cameo nel film. C’è anche un trittico di canzoni di gruppi svedesi: la delicata Little Star di Stina Nordenstam, il più grande successo del gruppo The Wannadies, You And Me Song (del 1994), ma soprattutto Lovefool dei Cardigans di Nina Perssons, uscito poche settimane prima come singolo e che divenne un successo strepitoso anche per via del clamore del film. Rimangono una bellissima ballata di Mundy, un cantautore irlandese che diventerà un produttore discografico fondando una sua propria etichetta, con To You I Bestow, e una canzone dei Radiohead, Talk Show Host, una b-side del singolo Street Spirit (Fade Out), che faceva parte del disco dello stesso anno, 1996, The Bends. Thom Yorke scrisse però per il film una canzone speciale, ispirata, secondo tutte le interviste che in seguito concesse, ad un’altra famosa trasposizione del dramma del Bardo Romeo e Giulietta, quella del 1968 diretta da Franco Zeffirelli. Exit Music (For a Film) fu usata per i titoli di coda del film di Luhrmann, ma non nella colonna sonora per precisa scelta di Yorke: la canzone diventerà poi leggendaria poichè è nella scaletta di Ok Computer, lo storico capolavoro dell’anno successivo, 1997. Luhrmman userà in tutti i suoi lavori brani rock in modo particolare, e massima testimonianza di ciò sono il musical Moulin Rouge del 2001 e Elvis del 2022, dove in entrambi i casi porta a casa una nomination all’ Oscar per la miglior regia. Il film sarà un successo al botteghino, e lo fu anche la colonna sonora: arriverà al numero 2 della classifica di Billboard, e venderà solo negli USA 3 milioni di copie, fu il trampolino di lancio per gli attori (Di Caprio l’anno successivo, nel 1997, era in Titanic), per alcuni dei protagonisti di questa colonna sonora (soprattutto i Cardigans) e per lo stesso Luhrmann. 
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gregor-samsung · 1 year
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" In altri tempi non erano molte le donne che arrivavano a passare una vecchiaia serena. Le condizioni di vita erano difficili e la durata molto inferiore a quella attuale. Quando le bocche da sfamare erano tante per il capofamiglia e le risorse minime, pare ci fosse l’usanza di abbandonare le vecchie che avevano superato i settant’anni a morire sulla montagna. Era al figlio maggiore che toccava l’ingrato compito di caricarsi la madre sulla schiena e portarla fino a un luogo che gli indicava lei stessa. Questa spietatezza imposta dalla povertà in cui si trovava gran parte della popolazione non nasceva tuttavia da indifferenza nei confronti degli anziani, al contrario: il numero di poemi, opere letterarie e teatrali che si ispirano a questo tema sta a testimoniare quale profonda ferita il crudele sacrificio abbia inferto ai singoli individui e alle comunità, al punto che il dolore antico continua a turbare l’immaginario collettivo (di quest’argomento tratta ancora il racconto Obasute, di Inoue Yasushi, del ’55, e il film Narayama Bushi-ko, di Imamura Shohei, vincitore al festival di Cannes del 1983). In realtà la società giapponese, ancor oggi profondamente confuciana, tiene le persone anziane, uomini e donne, in gran rispetto, e attualmente nel mondo industrializzato è forse quella che garantisce loro la condizione meno triste. Potendo, le famiglie evitano di confinare i vecchi genitori negli ospizi, o di lasciarli in solitudine, per affetto, senso del dovere, riconoscenza. E anche per timore delle critiche. Il calendario include un giorno festivo, il 15 settembre, dedicato al «Rispetto verso le Persone Anziane».
Ad esse ci si rivolge sempre in tono deferente, e quando le loro condizioni fisiche e mentali si deteriorano la gente fa prova di grande pazienza e indulgenza nei loro riguardi (ricordo che in una famiglia del quartiere a nord di Osaka dove abitavo la nonna ultraottantenne, affetta da Alzhaimer, soleva andare al supermercato, riempire il carrello e tornare direttamente a casa senza passare dalla cassa. Ogni volta il direttore del supermercato avvisava la nuora, che al ritorno della suocera prendeva il carrello e senza farsi vedere da lei lo riportava indietro così com’era. Nessuna denuncia, nessuno scandalo). Eppure la senescenza della popolazione sta diventando anche in Giappone un problema allarmante, che rischia di mettere a dura prova la tradizionale tolleranza nei confronti degli anziani. "
Antonietta Pastore, Nel Giappone delle donne, Giulio Einaudi, 2004. [Libro elettronico]
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e-ste-tica · 11 months
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per la serie archivio queer: correte a vedere il film d'animazione Nimona!! è super anarco-queer, ci sono tantissimi temi (xenofobia, neoliberismo, costruzione di una società sulla de-umanizzazione altrui, omonazionalismo vs liberazione queer) ma il tutto posto sotto forma metaforica e di cartone animato leggero (è considerato film x famiglie quindi insomma), stra mega divertente e con disegni molto belli!
(poi io ci ho visto anche israele e tante altre nazioni come la nostra però shhh)
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