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#filmicas
juanhuayra · 2 years
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#GANGA REDONDA#ANTESALA ANIVERSARIA#44 AÑOS DEL HUAYRA#Actividades emergentes#1º. Actividad:#CLASE ABIERTA#SEMIPRESENCIAL ULTIMAS TÉCNICAS DE CONSERVACIÓN FÍLMICA PARA PROYECCIÓN Y DIITALIZACIÓN Colección 44 años del cine móvil;#De manera demostrativa las técnicas y avances en la conservación de películas en 35mm; 16mm y S8#serán con el público participante y expositivas de parte del expositor con apoyo de modelos a escala real.#2° Actividad:#EXPÓSICIÓN ABIERTA#AVACES TEMATICOS EN CONSTRUCTO EN LOS CURSOS DE CULTURA CINEMATOGRÁFICA:#cine móvil#cineclub cinemateca de base#Temática: Historia y diversidad de los cineclubismo. Modelos organizativos. Programación digital. Descripción del film y su impacto en el#3 ° Actividad:#MUESTRA FILMICA CON LAS ULTIMAS PELICUALS RECUPERADAS POR HUAYRA#Cine foros para describir el impacto en el público de filmes hoy desconocidos y nunca estrenados en salas; La experiencia en cuanto a distr#4°Actividad:#CAMINATAS PATRIMONIALES#EL CINE MÓVIL Y EL MONTAÑISMO#Experiencias cinematográficas en cuanto a técnicas de itinerarios patrimoniales de producción#REQUSITOS: voluntad disposición a colaborar en los refrigerios colectivos e incluso en los trasportes si es el caso.#NOTA: Estas actividades no tiene apoyo económico de nadie#Huayra. 58-212-8702927. E-mail: [email protected]#Síguenos por el canal experimental de TV Huayra VHF canal 11. Catia. También por Facebook: Cine Móvil Huayra. twitter: @Huayra40. You tube:#Publicado: 27/10/2022#•#CADA VEZ HAY MENOS FILMES INNOVADORES#SON DE MENOS IMPORTE Y LAS COMUNIDADES TRATAN DE CONOCERLOS BAJO MODELOS MÁS FLEXIBLES.
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killiandestroy · 7 months
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save me moka delle 23 please save me o come era il meme non ricordo
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adribosch-fan · 2 years
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El show de “Berni Gil”: El ministro destina $33 millones para producciones filmicas y de la seguridad se ocupa Magoya
La policía de Buenos Aires saca a la calle a oficiales mal formados y la mayoría de ellos solo tiraron   La policía de Buenos Aires saca a la calle a oficiales mal formados y la mayoría de ellos solo tiraron cinco tiros, así todo salen con pistola y chapa sin saber que hacer con ellas. Las comisarías cuentan con patrulleros desvencijados y computadoras en las oficinas, a las que les rezan para…
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yes-svetlana-world · 9 months
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La scena dell’addio alla stazione del treno tra Oliver ed Elio è tra le più toccanti del film, seconda forse solo al primissimo piano finale di Elio al telefono coi lacrimoni grandi quanto zaffiri. Nella finzione filmica la stazione è quella di Clusone, mentre in realtà è quella di Pizzighettone.
Una tavola bellissima di Anna Lopopolo Paintedwords cristallizza questo straziante addio. Vi piace?
Scopri di più ➔ https://tinyurl.com/cmbyn-territorio
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💙💚🔥
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dannymultipersonaje · 6 months
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OMG what's happening me? | OH dios que estoy haciendo, si se que no es la traduccion correcta
I'm thinking (I must be doing my Cinematography Theories homework) what if Transformers were actors and all we watch are series? and I'm talking about the CYBERTRONIANS ARE REAL ACTORS (like "Who Framed Roger Rabbit?" or A Prime Performance).
<<Estoy pensando (debo estar haciendo mi tarea de Teorias cinematografias) ¿y si Transformers fueran actores y todo lo que vemos son series? y hablo de que los CYBERTRONIANOS SON UNA ACTORES REALES (tipo "Quien engaño a Roger Rabit?" o A Prime Performance).>>
I still think that Orion/Optimus would argue with Megatron/us about politics and I'm especially thinking of a discussion about Cinematographic Rexibility, because apparently in the 60's the right wing of this theory believed that it was a political obligation. But that's just the tip of the iceberg. how about this:
<<Aun pienso que Orion/Optimus discutiria con Megatron/us sobre politica y especialmente estoy pensando en una discusion sobre la Rexibilidad Cinematrografia, porque al parecer en los años 60's la ala derecha de esta teoria creia que era una obligación politica. Pero eso solo es la punta del Iceberg. que tal esto:>>
Since they both read film theory, it is obvious that they have intricate discussions, but I imagine Megatron talking about structuralism and then being interrupted by Orion/Optimus who speaks from Post-structuralism, going over the dilemma of Realism or Constructuralism (which to annoy Megs would correct about using the name "Formalism" to be more correct, while OP contradicts because "Constructuralism" is correct for his argument), and somehow gets to discuss Brecht, and Brechtian criticism, on which they both agree . <<Como ambos leen teoria filmica, es obvio que tienen intrincadas discusiones, perosnalemente me imagino Megatron hablando de estructuralismo para luego ser interrumpido por Orion/Optimus que habla desde el Post-estructuralismo, pasando sobre el dilema del Realismo o Constructuralismo (que para molestar Megs corregiria sobre el uso del nombre "Formalismo" para ser mas correcto, mientras OP contradice pues "Constructuralismo" es correcto para su argumento), y de alguna forma llega a discutir sobre Brecht, y la critica Brechtiana, en el cual los dos estan de acuerdo.>>
"It is stupid to leave pleasure aside, it removes all interest and does not expand the questions, it does not distance the actor, distance the audience, it is unproductive from Brechtian criticism and Brecht would never agree, you cannot take pleasure away from it. .. debate" and yes, they say that at the same time.
<<"Es una estupides dejar el placer de lado, quita todo interes y no expande las preguntas, no da un distanciamiento del actor, distancia al publico, es improductivo desde la critica brechtiana y Brecht jamas estaria de acuerdo, no puedes quitar el placer al… debate" y si, dicen eso al mismo tiempo.>>
(SORRY I KNOW THERE ARE A LOT OF TERMS BUT I'M MAKING A READING REPORT BECAUSE I'M AN IDIOT WHO DOESN'T STUDY) I'm using Google Translate
<<(PERDON SE QUE SON MUCHOS TERMINOS PERO ESTOY HACIENDO UN REPORTE DE LECTURA PORQUE SOY UNA IDIOTA QUE NO ESTUDIA) Estoy usando google traductor>>
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chez-mimich · 10 months
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THE OLD OAK
Per il suo ultimo film (almeno secondo le stesse recenti dichiarazioni del grande regista britannico), Ken Loach ha scelto di girare un film “in purezza”, come si direbbe per il vitigno di un un vino. “The Old Oak” infatti contiene tutti i temi cari a Loach, più uno: il proletariato e il sottoproletariato urbani post-industriali, la disoccupazione, la miniera, l’alcolismo, la povertà materiale e spirituale, ai quali qui aggiunge il tema capitale dei nostri tribolati giorni, l’immigrazione. The Old Oak è il vecchio e malandato pub di Durham, paesino del nord-est dell’Inghilterra, dove la chiusura delle miniere, oltre ad essere stata una tragedia epocale per l’economia del villaggio, era altresì stato un formidabile collante per la solidarietà e le lotte sindacali dei lavoratori. La “colliery”, ovvero la miniera di carbone, è stata per anni una costante nel panorama delle lotte sindacali dei lavoratori di quella parte del paese e, attorno ad esse, sono nate forme del tutto particolari di mutuo soccorso per il sostegno tra lavoratori, insieme anche iniziative ricreative e sociali che spesso ruotavano attorno al pub del luogo. TJ Ballanthyne è il proprietario di “The Old Oak” (la vecchia quercia), luogo che tiene insieme vecchi compagni di lavoro in miniera, ormai quasi derelitti e impoveriti dalle miserabili pensioni, che si ritrovano alla sera e nei giorni di festa per una pinta di birra come s’usa da quelle parti. A rompere quel delicato equilibrio è l’arrivo di poveri ancora più poveri di loro, in questo caso un nutrito gruppo di famiglie di migranti che fuggono dalla guerra in Siria. Tj Ballanthyne e un piccolo gruppo di frequentatori del pub decidono di mettere in piedi una sorta di mensa dei poveri per i nuovi arrivati, suscitando la protesta degli storici frequentatori che, benché anch’essi figli di un proletariato misero, sembrano ostili alle nuove povertà oltre ad essere, perché no, anche un po’ razzisti.
Il film di Loach, nella sua essenziale semplicità, è tutto qui e non è una pellicola per tutti,e non lo è, non solo per i motivi che si potrebbero pensare. Non lo è perché vedere un suo film è sempre un po’ come partecipare ad un rito purificatorio: ci si sottopone ad esso per ricordare a noi stessi che la Storia che stiamo vivendo è questa, o meglio che ancora oggi molti vivono in prima persona questa Storia, fatta di sussistenza, di squallide periferie e di miseria. Loach, nella sua sempre scarna narrazione filmica, supportata dalle eccellenti sceneggiature di Paul Laverty, punta questa volta il suo sguardo sull’assurdo conflitto tra due povertà, quella degli ex-minatori e quella dei migranti. Se c’è stata una strategia vincente nella destra in Europa e nel mondo occidentale, e quindi anche in Italia, è proprio stata quella di far pensare alle classi meno abbienti che il nemico sociale fosse quello più povero di loro. Gli ex minatori inglesi, come i proletari italiani, guardano ai migranti con diffidenza, se non proprio con odio. Quello è il loro “nemico”, non certo il grande capitalista, il facoltoso commerciante, il professionista affermato o l’evasore fiscale (figure che spesso coincidono). Se in un certo senso è normale che ciò accada, poiché fasce deboli della popolazione indigena e migranti si trovano nelle città a convivere negli stessi quartieri, la cosiddetta “coscienza di classe”, grande invenzione marxiana, attende solo di essere recuperata alla sua funzione, per far, finalmente, deflagrare un sano conflitto sociale, unica barriera possibile allo strapotere del liberismo delle destre. Un manifesto politico più che un film? Sì, bisogna ammettere che Ken Loach è un regista fieramente politico, forse l’ultimo rimasto, che parrebbe aver girato sempre lo stesso film, come monito della perenne ingiustizia sociale che avvelena (e ha sempre avvelenato) la nostra Storia. Forse sarà il suo ultimo film e quindi ne rimpiangeremo per sempre la dirittura morale e la sua sete di giustizia, ma anche la sua ineguagliabile poesia cinematografica. E come il “macchinista ferroviere” di Francesco Guccini sulla locomotiva, ci piace pensarlo ancora dietro la sua macchina da presa “lanciata bomba contro l’ingiustizia”.
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carmenvicinanza · 5 months
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Marjane Satrapi
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Marjane Satrapi, fumettista, regista, sceneggiatrice e illustratrice, con il suo lavoro illustrato ha dato voce all’Iran contemporaneo. 
È l’autrice del famosissimo Persepolis, il primo fumetto autobiografico sulla storia iraniana poi diventato un film, nel quale descrive la sua infanzia in patria e la sua adolescenza in Europa. La protagonista è una bambina, i suoi giochi, la scuola e la scoperta del rock, che si svolgono in mezzo all’ascesa del fondamentalismo religioso in Medio Oriente.
Una riflessione sui comportamenti legati alla superficialità e al pregiudizio che portano a identificare un paese, un’intera civiltà, con alcuni estremi, drammatici aspetti della sua storia recente.
Scritta con l’intento di “ribattere ai pregiudizi sul mio Paese senza essere interrotta” è la saga di una famiglia iraniana a Teheran tra il 1960 e il 1990.
Sua è anche l’immagine simbolo della lotta delle donne iraniane contro il regime: Donna, Vita, Libertà.
Nata a Rasht, il 22 novembre 1969, è stata educata secondo principi progressisti da genitori illuminati, che, per evitarle il clima oppressivo ed estremista del regime di Khomeini, l’hanno fatta studiare prima al Liceo Francese di Teheran e poi, ancora giovanissima, a Vienna, dove ha dovuto fare i conti con pregiudizio e razzismo nei suoi confronti.
Nel 1988, alla fine della guerra con l’Iraq, è tornata a casa e ha frequentato la Facoltà delle Belle Arti. Incapace di reggere il clima di censura e privazione delle libertà, terminati gli studi, si è trasferita prima a Strasburgo e poi a Parigi dove, frequentando l’Atelier des Vosges, gruppo di disegnatori e disegnatrici che hanno dato vita al movimento d’avanguardia della Nouvelle bande dessinée.
Nel 2001 è nato il suo capolavoro Persepolis che ha riscosso subito un grande successo grazie allo stile semplice e immediato del disegno, volutamente naif e talvolta elementare, sempre efficace.
Il libro ha venduto oltre tre milioni di copie in tutto il mondo ed è stato tradotto in oltre venti lingue. La storia ha assunto un carattere universale grazie all’astrazione conferita dal segno in bianco e nero e alla semplificazione delle figure. La forma del romanzo grafico è riuscita magistralmente a sintetizzare specificità culturali entrando in comunicazione con culture e età diverse.
Nel 2007 ne è stato tratto l’omonimo film d’animazione candidato al Premio Oscar nel 2008. Scritto e diretto da Marjane Satrapi e Vincent Paronnaud è stato realizzato interamente a mano, secondo le tecniche più tradizionali, per ricreare il segno del fumetto.
Dopo Persepolis ha pubblicato Taglia e cuci, Pollo alle Prugne con cui ha vinto l’Oscar del fumetto al festival internazionale di Angoulême, Il sospiro, favole persiane, Il velo di Maia. Marjane Satrapi o dell’ironia dell’Iran.
La trasposizione filmica di Pollo alle prugne, in live action, del 2011, è stata presentata in anteprima alla 68ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Ha anche diretto The Voices (2014) e Radioactive (2019).
La sua ultima fatica letteraria è stata Donna, vita, libertà, in cui ha riunito esperti di storia,  politica e comunicazione e i più grandi talenti del mondo del fumetto per raccontare l’evento che ha segnato la storia contemporanea: l’uccisione di Mahsa Amini dovuta al pestaggio della polizia morale perché non indossava “correttamente” il velo. La morte della giovane ha scatenato in tutto l’Iran un’ondata di protesta che ha dato vita a un movimento femminista senza precedenti.
Marjane Satrapi  vive e lavora a Parigi, collabora con numerose riviste e cura una colonna illustrata per il The New York Times.
Nel 2024 è stata insignita del prestigioso Premio Principessa delle Asturie 2024 per la comunicazioni e gli studi umanistici per “la sua voce essenziale nella difesa dei diritti umani e della libertà“.
Nella motivazione, la giuria ha evidenziato che “è un simbolo dell’impegno civico guidato dalle donne. Per il suo coraggio e la sua produzione artistica è considerata una delle persone più influenti nel dialogo fra culture e generazioni“.
Nel ringraziare per il riconoscimento, Marjane Satrapi ha affermato: “approfitto l’opportunità per celebrare la feroce lotta del mio popolo per i diritti umani e la libertà. Oggi si onorano tutti i giovani che hanno perso la vita e a quanti continuano nella battaglia per la libertà in Iran“. E ha dedicato il premio a Toomaj Salhebi, artista di rap, condannato a morte per il suo canto alla libertà.
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multiverseofseries · 6 months
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Fabbricante di lacrime: un film che dire brutto è poco.
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Cinici, darkettoni, detrattori del romanticismo e chi di voi un minimo s’intende di cinema, state lontani dal Fabbricante di lacrime, l’adattamento del best seller di Erin Doom su Netflix dal 4 aprile, perché probabilmente lo giudicherete ridicolo. Romanticoni e fanatici di fanfiction: lo troverete poetico ed emozionante. Non posso fare un diretto paragone con il libro originale perché, ça va sans dire, non lo ho letto (ma grazie al cielo esiste internet). Tuttavia, rintracciando la storia editoriale, non posso non citare l'assoluto successo ottenuto: Fabbricante di lacrime (edito da Salani) nel 2022 ha venduto mezzo milione di copie, imponendosi come il romanzo più venduto in Italia (!). Un Traguardo clamoroso, se si pensa che l'autrice, Erin Doom (nome d'arte e viso avvolto nel mistero, almeno fino al 2023, quando si è rivelata), si sia inizialmente auto-pubblicata, prima di venir "scoperta" da Salani. Il grande successo di Fabbricante di lacrime, secondo ciò che ho potuto rintracciare in rete, proviene dal passa parola, capace di viaggiare velocissimo su TikTok (e dove altrimenti?) tra i giovanissimi. Detto questo, e visti i numeri, ecco subito l'aggancio cinematografico: perché non farne un film? Detto fatto, ecco arrivare su Netflix l'adattamento diretto da Alessandro Genovesi e scritto insieme ad Eleonora Fiorini.
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Fabbricante di lacrime: Caterina Ferioli durante una scena del film
Un adattamento che si lega al filone anglosassone del classico young-adult-drama-gotico-romantico però rivisto in chiave italiana (con un altro però: l'epoca di Twilight è sfortunatamente lontana). Un bel cortocircuito, in quanto la cornice di Fabbricante di lacrime è appunto quella tipica del Nord America (così viene immaginata da Erin Doom) con tanto di High School e nomi anglofoni. Se la letteratura non ha confini (perché è l'immaginazione a non averne), la forma filmica, invece, si scontra inevitabilmente con alcuni pre-concetti legati alla realtà (e al budget…). Soggetto, copione, regia, interpreti. In questo senso Fabbricante di lacrime finisce per scricchiolare notevolmente sotto una costante enfatizzazione della scena, delle performance e della storia, risultando eccessivamente iperbolico anche rispetto al contesto teen/young di cui fa lecitamente parte.
Fabbricante di lacrime, la trama: l'amore tra Nica e Rigel
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Fabbricante di lacrime: Simone Baldassari (Rigel) in una scena del film
Ora, la trama: Fabbricante di lacrime ha per protagonista Nica (come la nica flavilla, farfallina arancione delle foreste pluviali), che fin da piccola è cresciuta nell'orfanotrofio Grave. In queste antiche mura, rigide, fredde, austere, Nica si è lasciata andare all'empatia (ama gli animali), nonostante le venga ripetuto quanto siano le regole le uniche cose importanti della vita. Dall'altra parte, all'interno del Grave, aleggia la leggenda del Fabbricante di Lacrime. Chi è? Una misterioso individuo che pare aver modellato la paura, avvicinandola ai sentimenti umani. Quella che sembra una favola, però, influenza tanto Nica quanto le altre ragazze dell'orfanotrofio. Almeno fin quando Nica viene adottata ad un passo della maggiore età( un miracolo della burocrazia).
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Fabbricante di lacrime: una scena del film
Non sarà la sola, perché la famiglia che la ospita sceglie anche Rigel (come la stella beta della costellazione di Orione, non come il papà svitato di Venusia in Goldrake), tenebroso e fascinoso ragazzo (cliché a più non posso!) con cui Nica pare non aver nulla in comune. Figuriamoci una possibile convivenza famigliare. Però poi i loro sentimenti contrapposti finiranno per scontrarsi e, generando una tempesta (sì, c'è anche la solita scena sotto la pioggia), capiranno di essere parte integrante di un disegno passionale e rivelatorio.
Uno young adult eccessivamente caricato
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Fabbricante di lacrime: Caterina Ferioli in una scena del film
Ma a chi parla, Fabbricante di lacrime? Un dettaglio non da poco: senza dubbio si rivolge a chi ben conosce il romanzo di Erin Doom, tramutando in carne ed ossa l'amore travagliato tra Nica e Rigel (un amore derivativo, e lastricato dagli stessi cliché). Quindi, un panorama ben idealizzato dalla produzione, e chiaramente conscio del materiale originale. Ma se (teoricamente) c'è una comunicazione con i fan del libro, dall'altra parte l'intero approccio filmico risulta ben poco fluido oltre che approssimato, costruendo un climax mai davvero tormentato, e anzi frutto di una continua sottolineatura: dialoghi forzati, scambi esagerati (quasi da aforismi).Per tutta la durata del film si susseguono citazioni esilaranti (o struggenti, a seconda del punto di vista) dalla fonte letteraria come “Il suo fascino velenoso era infestante”, “Io e lui eterni e inscindibili. Lui stella io cielo”, “Noi siamo rotti, siamo scheggiati. Certe cose non si possono riparare”, “È vero, ma forse ci siamo spaccati in mille pezzi solo per incastrarci meglio”.
Una ridondanza tanto nell'estetica quanto nelle interpretazioni di Caterina Ferioli, indecisa tra canalizzare Kristen Stewart o Kaya Scodelario, e in particolare di Simone Baldasseroni, lui perennemente costipato, caricano eccessivamente ogni parola del copione, lontani dalla fluidità che richiederebbe una messa in scena filmica risultando involontariamente ridicoli ma visto il materiale a disposizione difficile non esserlo. ridondante è anche il costante e incessante accompagnamento musicale, sia originale che non, che ammicca senza mai essere veramente ammalgamata all'interno della storia (si va da George Ezra ad Olivia Rodrigo e Billie Eilish, senza una naturale continuità).
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Fabbricante di lacrime: Simone Baldassari, Caterina Ferioli in un'immagine
Più in generale, sia nel tono che nell'umore questo adattamento sembra essere la diretta traduzione delle pagine del romanzo, senza la sacrosanta re-interpretazione frutto del miglior adattamento possibile. Non faccio paragoni con le pagine di Erin Doom, tuttavia il discorso su Fabbricante di lacrime si può allargare ad un altro paragone: le piattaforme streaming, per i titoli originali, non sfidano quasi più il grande schermo, ma si affiancano alle produzioni del piccolo schermo, offrendo al pubblico lo stesso modus operandi tipico della televisione generalista: prodotto, prodotto, prodotto. E Fabbricante di lacrime ne è un altro lampante (e poco riuscito) esempio.
In conclusione Fabbricante di lacrime è un adattamento che cerca di ricalcare il grande successo del romanzo, finendo però a sfiorare i toni meno riusciti del teen-movie dagli umori gotici e tormentati. Dialoghi esagerati e svolte approssimative poco aiutano, così come la performance altalenante del cast. In questo senso, il film è un ulteriore esempio di quanto alcune produzione streaming puntino a competere con la tv generalista più che con il grande schermo.
Perché ci piace 👍🏻
Cosa non va 👎🏻
Chiaramente troppo ambizioso.
Risulta estremamente sconnesso.
La regia, mai incisiva.
I dialoghi, incredibilmente, ridicoli, enfatizzati e calcati da un cast non del tutto convincente.
P.S: rivoglio indietro i miei 105 minuti di vita persi a guardare questa treshata.
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scenariopubblico · 7 months
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BE INTERNATIONAL together
Martedì 5 marzo è iniziata a Scenario Pubblico la settimana dedicata a Be International un progetto «selezionato per la seconda volta tra i vincitori della quarta edizione del bando Boarding Pass Plus del MIC che incentiva l’internazionalizzazione delle carriere dei giovani artisti e dei giovani organizzatori italiani attraverso un percorso di formazione e di esperienze da sviluppare all’estero e in Italia».
Capofila del progetto è la Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi di Milano relazionata a partner nazionali (Bolzano Danza, Festival Ipercorpo, COORPI, Festival Prospettiva Danza, Scenario Pubblico) e internazionali (Festival KoresponDance, Nu Dance Festival, Art Republic, Chrysanthi Badeka, Machol Shalem, Quinzena de Dança, Centre de vidéo-danse de Bourgogne).
Il workshop intensivo svolto a Catania fino a domenica 10 marzo è stato dedicato alla video danza ed è stato tenuto da Chrysanthi Badeka, partner internazionale di Be International, nonché danzatrice, coreografa e video maker ateniese.
Attraversiamo brevemente in questo diario il "succo" di ogni giorno - con punti, immagini, citazioni - consapevoli che l'essenza di questa esperienza sia (giustamente) impossibile da trasmettere nella sua globalità.
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Il primo incontro si è svolto martedì pomeriggio, durante il quale tutti i partecipanti si sono presentati attraverso la condivisione di un lavoro performativo in video, sia proprio che di altri autori.
Dalle visioni video Chrysanthi ha esordito presentando la dance on screen come
un linguaggio diverso, peculiare, che non ha a che fare con la documentazione e dunque la "semplice" ripresa di un evento performativo.
mercoledì. La prima giornata si è aperta con un esercizio dei corpi nello spazio. L'obiettivo è stato quello di immaginare di essere ad una festa all'interno della quale gli occhi di ognuno dovevano concentrarsi per diventare come le ottiche di una camera. Dal lavoro è scaturita una scaletta dei movimenti degli occhi-camera per ognuno diversa. Divisi in coppie, director - camera operator, ognuno ha poi realizzato il proprio long shot (piano sequenza) immaginato con strumenti amatoriali.
dentro la grammatica. Chrysanthi ha guidato il gruppo in un percorso analitico del linguaggio filmico specifico della danza dove esistono la VIDEO DANCE o SCREEN DANCE o DANCE FOR CAMERA - ovvero un prodotto audiovisivo breve - e il DANCE FILM - cioè un prodotto audiovisivo più lungo e articolato. In entrambi i casi il corpo umano e il corpo della camera dialogano tra loro - come nella contact improvisation - collaborando per la trasmissione di una storia. Quindi, la scelta della location, insieme a ogni sua possibile angolatura, risulta importante poiché sarà la camera a guidare lo sguardo degli spettatori, un po' come è accaduto durante l'esercizio del "party", in cui ciascuno decideva attentamente dove indirizzare il proprio sguardo. Da esso vengono a svilupparsi una storia e una drammaturgia:
parole -> inquadrature frase -> scena paragrafo -> sequenza capitolo -> macro-sequenza libro -> film
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Come guardo? Cosa? A che altezza? Da quale angolatura? A quale distanza?
Prima di creare sono molto importanti le prove corpo-camera affinché possa essere deciso un movement script consapevole. Si ritorna allora alla location che, oltre ad essere scelta, deve essere visitata, studiata e vissuta più possibile per poi essere ri-mappata in studio. Dallo script dei movimenti (corpo - corpo camera) emergeranno o dovranno essere decisi tutti gli altri elementi da sviluppare: scene, costumi, musica e tutti gli altri aspetti della post-produzione.
longline synopsis script storyboard decoupage
Per poter comunicare bene con quel linguaggio tecnico Chrysanthi ha mostrato due lavori di video danza grazie al quale è stato possibile consolidare la terminologia della grammatica filmica in inglese e, allo stesso tempo, provare a estrapolare longline e synopsis da due opere a posteriori. Fare questi esercizi è servito a tutte e tutti a capire di più anche del proprio sguardo, tappa necessaria per chi vuole sviluppare propri progetti autoriali.
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giovedì. Dopo aver assistito alla performance Body Teaches della CZD Chrysanthi ha guidato le riprese del party del giorno prima stavolta con il gimbal. Ognuno ha ripreso la propria festa e dopo sono stati proiettati tutti i video: un esercizio dello sguardo attivo. Alla fine della giornata, ognuno ha presentato la propria idea di progetto, con la lettura della logline e della sinossi. Insieme poi, si è presa la decisione su quale idea realizzare.
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Il progetto che ha convinto tuttə è stato quello di Alessandra Indolfi, director, quindi, del corto realizzato.
TRE GIORNI INTENSI NEL WORKSHOP INTENSIVO.
venerdì. E' stato svolto tutto il lavoro di pre-produzione: lavoro coreografico in studio insieme alla director e al camera operator scelta dei costumi scelte del suono composizione dei soli divisi in tre gruppi con rispettivi director, cinematographer e assistenti sopralluogo a villa Bellini.
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sabato. giornata di riprese
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domenica. editing e presentazione del lavoro.
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a sinistra Lucia Carolina De Rienzo (COORPI) a destra Chrysanthi Badeka.
IL PROGETTO UNTIED HANDS
Torna sovente e prendimi, palpito amato, allora torna e prendimi, che si ridesta viva la memoria del corpo, e antiche brame trascorrono nel sangue, allora che le labbra ricordano, e le carni, e nelle mani un senso tattile raccende. Torna sovente e prendimi, la notte, allora le labbra ricordano, e le carni... (Torna di Konstantinos P. Cavafis)
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creato da Alessandra Indolfi Carmine Dipace Eros Brancaleon Mariangela Di Santo Melania Caggegi Roberta Indolfi Siria Cacco Sofia Bordieri Veronica Messinese Vanessa Lisi
Special thanks to Chrysanthi Badeka, Mara Serina, Lucia Carolina De Rienzo.
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3nding · 2 years
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Non dormo bene per almeno tre/quattro notti consecutive da anni. Il mio ritmo sonno/veglia è profondamente a puttane e mi sveglio nel cuore della notte non per necessità fisiologiche o dolori (a parte rare volte) ma perché la mia testa decide di non dover più dormire, i pensieri e le preoccupazioni si mettono a rincorrersi fin quando arriva l'alba con la sua routine e la necessità di iniziare un'altra giornata. C'è uno spartiacque temporale ben definito, che al tempo stesso assume le sembianze di una dissolvenza/assolvenza filmica: il passaggio da una certa scena, narrazione, colori a.. questo. Al presente. In quello che in un film sarebbero pochi attimi di buio ci sono ormai 4 anni fatti di ospedali-funerali-confinamenti domestici(aka lockdowns)-paure di guerra.
È come riconoscere nella propria esistenza uno di quei flashforward presenti in alcuni romanzi-anime-film.
Che cazzo è successo nel frattempo?
Al lettore/spettatore non è dato saperlo, si sa solo che in un attimo tot tempo è passato, alcune cose sono cambiate, altre non ci sono più e ce ne sono di nuove.
Questa sensazione mi accompagna da qualche tempo, da quando abbiamo ripreso una parvenza di normalità.
Stanotte mentre non dormivo ho rivisto questo film e mi sono accorto che non sono più quello che lo aveva visto la prima volta vent'anni fa. Alla prima visione mi identificavo con Bob, pur non essendo una persona religiosa,ma forte delle mie convinzioni e di quelli che credevo essere incorruttibili punti di riferimento.
Poi con gli anni pensavo che sarei diventato Phil e forse in maniera inconscia ancora ci spero.
Ma al momento sono Larry, pienamente, totalmente Larry.
Che voglia di dormire.
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Top filme care îți vor schimba viața:
1. Poți să-ți vindeci viața
De cate ori nu am auzit expresia “Poti sa-ti schimbi viata”? Dar oare de cate ori am crezut-o cu adevarat? Documentarul de mai sus ne arata cat de greoi sunt pasii nostri pana in momentul in care ne simtim din nou liberi si usori. De asemenea, prezenta unor personalitati precum Doreen Virtue, Louise Hay sau Oprah este relevanta pentru a intelege ca schimbarea interioara se poate instala indiferent cat de deprimati sau confuzi ne simtim.
2. Legea rezonanței
Legea rezonantei spune ca atragi ceea ce deja esti. In functie de gandurile si emotiile tale poti atrage binecuvantare dupa binecuvantare sau boala dupa boala. Poate ca ar trebui sa fim mai atenti la ceea ce gandim, nu-i asa?
3. The Shift- Schimbarea
Documentarul “The Shift/ Schimbarea”, in care Dr. Wayne Dyer, scriitor de talie internationala ce abordeaza teme de spiritualitate si consiliere, explica valentele unei vieti traite la un nivel mult mai profund si mai autentic, inseamna a petrece doua ore in compania unor idei care iti pot realmente, schimba viata.
Documentarul este realizat intr-o maniera filmica ce imprumuta din tehnicile cinematografiei de fictiune. Mai multi oameni experimenteaza „schimbarea”, dar fiecare in felul sau. Nu este un film pretentios: cadrele sunt simple iar povestile de viata nu ies din aria comuna.
Pe cat de simplu este insa acest film, pe atat de provocator la adresa tuturor lucrurilor pe care erai obisnuit/a sa le crezi despre viata. Sunt cu adevarat doua ore care schimba modul de a percepe viata si sensul aici.
4. Cowspiracy
Cowspiracy: The Sustainability Secret  este un documentar revoluționar de lungmetraj de mediu care urmărește pe îndrăznețul regizor Kip Andersen în timp ce descoperă cea mai distructivă industrie cu care se confruntă planeta astăzi – și investighează de ce principalele organizații de mediu din lume le este prea frică să vorbească despre asta.
Agricultura animală este principala cauză a defrișărilor, consumului de apă și poluării, este responsabilă pentru mai multe gaze cu efect de seră decât industria transporturilor și este un factor principal al distrugerii pădurilor tropicale, dispariția speciilor, pierderea habitatului, eroziunea solului vegetal, „zonele moarte” oceanice și practic orice alt bolnav de mediu. Totuși, continuă, aproape în totalitate necontestată.
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telodogratis · 1 month
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Il Signore degli Anelli: La Guerra dei Rohirrim è stato presentato con il trailer ufficiale
Il Signore degli Anelli: La Guerra dei Rohirrim è stato presentato con il trailer ufficiale Warner Bros. ha pubblicato il trailer ufficiale di Il Signore degli Anelli: La Guerra dei Rohirrim, prequel animato della trilogia filmica di Peter Jackson. Powered by WPeMatico Warner Bros. ha pubblicato il trailer ufficiale di Il Signore degli Anelli: La Guerra dei Rohirrim, prequel animato della…
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jazzluca · 3 months
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OPTIMUS PRIMAL ( Leader ) Movie Studio Series 106
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Purtroppo la piaga dei Voyager venduti per Leader tocca anche l'OPTIMUS PRIMAL di Rise of the Beasts per Studio Series, e la cosa la si palesa appena aperta la confezione dove notiamo il nostro GORILLA biomeccanico nuotare nella vastita del box che lo racchiude: sì lo so, ci sono gli accessori ( sì, ma quanti ? ) e le varie feature ( sì, ma quali ? ) nel modellino, ma il colpo d'occhio iniziale non è di certo fra i migliori, purtroppo.
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Lo scimmione cyborg si presenta bene e fedele alla controparte in CGI del film Rise of the Beasts, sempre nei limiti della trasposizione in giocattolo di un Transformer da lungometraggio, sopratutto appunto di una bestia mezza meccanica, ed infatti magari qualche dettaglio si perde, come le parti esterne degli avambracci pelosi, qui lisci, o le zampe posteriori un bel po' accrocchiate alla buona che si intuisce che diverrano le gambe del robot.
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Se le zampe posteriori sono PARECCHIO limitate potendo muovere solo le anche ed un po' le caviglie frontalmente, le braccia sono ben altra cosa, con tutto il pacchetto compreso, e sopratutto le dita delle mani apribili e separate a due a due! Certo, non è il massimo che nella parte interna delle braccia ci sia un unico pannello che parte dai polsi ed arrivi alle ascelle, praticamente, ma grazie alle svariate articolazioni alla fine non ne inficia i movimenti, dicevo, ma esteticamente magari lo si può ruotare verso l'esterno, anche se così diverrà un po' ridondante con le braccia del robot, ma tant'è!
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Anche la testa è davvero ben snodata, potendo ruotare ed alzarsi su e giù, ma non fare le due cose contemporaneamente, così come si può anche spalancare la bocca: la testa, per forza di cose, sarebbe un po' piccola per un gorilla, o al limite dovevano fare le spalle meno imponenti, per dire, ma vista la posabilità della stessa, ci si soprassiede tranquillamente a questo dettaglio.
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Come colorazione il nostro primate robot non è tendente al solo grigio generale come appariva nelle primissime foto promozionali, dato che ha il nero della pelliccia a contrastare il grigio delle parti più meccaniche, ma ha pure parecchi dettagli in argento che lo allontanano da una noiosa monocromia nerastra, per fortuna.
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Come grandezza già il gorilla è tranquillamente classificabile come Voyager, pesando praticamente solo una decina di grammi in più del suo collega Rhinox SS, e, come dicevo all'inizio, per aggiungerci qualcosa alla massa e farlo passare per Leader, ecco un bel po' di accessori, come le classiche scimitarre ( l'unico Maximal nel film ad avere le sue armi originali da Beast Wars, fra l'altro ), più un'ascia che in realtà è da dare in dote all'Optimus Prime Voyager sempre Rotb, la Transwarp Key che può dividersi in due pezzi, e due pezzi di una imitazione di catena in realtà snodata in 4 punti ciascuna.
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Quest'ultima nel film non c'è, ma compariva in una scena del teaser trailer iniziale, come accessorio per unire le due spade, ma ora può essere riciclata come aggiunta alla palla chiodata in dotazione a Battletrap. Grazie alle spine e fori delle catene, le varie armi possono unirsi fra loro in svariate combinazioni, così come la Transwarp Key una volta spezzata, MA sarebbe stato meglio, vista la piccolezza dell'accessorio, se si poteva contenere in qualche vano nascosto del robot stesso.
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Le spade invece si sistemano "classicamente" negli appositi fori sulla schiena, o meglio, così come si fa ormai nelle versione aggiornate di Primal come il Kingdom ed il MP, dato che in realtà nel giocattolo originale le due scimitarre erano NASCOSTE dentro la schiena del gorlla, ma vabbè, pure Cheetor e Rhinox hanno le armi sopra la schiena, per quel che vale….
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Con la TRASFORMAZIONE diciamo che si arriva al classico punto dove i nodi vengono al pettine, nel senso che ok l'eventuale fedeltà filmica del personaggio, ma in un robot che diventa una bestia antropomorfa, con una storia di modellini di quasi 30 anni, in un modello che è pure venduto come un Leader, si spera che qualcosa di nuovo se lo siano inventato. E diciamo che per fortuna è così, anche se giocoforza di riffa o di riffa ci sono comunque rimandi ai modellini del passato.
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La novità sta nel fatto che il robot compare innanzitutto ruotando tutto il gorilla di 180°, con le zampe posteriori che si allungano a diventar le gambe mentre i piedi finiscono dietro i polpacci, il pannello della pancia si solleva e ruota di 180°, così come il pannello del sedere per poter sollevare quello della schiena che si proietta dall'altra parte, mentre il torso si apre in due per scambiare le teste come visto ad esempio nel Kingdom, ed infine gli avambracci si aprono con un bel gioco di pannelli che slittano e ruotano facendo rientrare le mani scimmiesche ed uscire quelle robotiche.
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Ai più smaliziati il grosso di questa trasformazione ricorderà sicuramente quella dell'omonimo Transmetal del 1998, ma l'importante è avere un bel ROBOT imponente, anche se non tanto più alto di un Op Prime medio Generations, va detto. Bello è bello, per carità, e di suo è a monte una versione fedele basata sul Primal originale del 1996 ( e ci credo, direi, sempre per il discorso del design basilare di un robot / gorilla … ^^' ), così come è assai snodato e pure lui con le mani con le dita apribili.
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L'unica cosa magari fastidiosa è quel po' di gobba che si trova sulla schiena, un po' fisiologica magari, ma sopportabile. Ottimo il design della faccia, con la mascherina aperta, anche se gli occhi visti in alcune angolature sembrano dei banali puntini verdi inespressivi.
Niente male sempre la colorazione, con meno argento e più grigio scuro dele parti meccaniche, così come le spade, dimenticavo, sono con la lama argentata e l'elsa nera, e pure le parti argentate nel corpo hanno striature in stile "battle damaged".
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Le spade possono appendersi sulla schiena nei soliti forti, anche se ora sono un po' più basse: si può ipotizzare che la zainata sulla schiena possa essere una sorta di zaino a razzo, come il Biocombat originale, mentre, visto che ci sono spade classiche, peccato non vedere magari il lanciamissili sulle spalle ( presenti però nella versione Takara Ultimate ) o dei laser che escono dai polsi, visto che sempre di un Leader staremmo parlando.
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Al solito è ottimamente snodato, è ben scolpito, colorato e tutto, ma per via della scarsità dei succitati accessori, resta sempre un po' di amaro in bocca a vedere il solito grosso Voyager con poca roba al prezzo di un Leader, quindi, come ormai mi sto abituando un po' troppo spesso a dire, era meglio aggiungerci qualcosa in più per indorare la pillola, ma tant'è. Peccato che stavolta non mi è andata bene a trovarlo in offerta, che magari il rimorso del portafogli lo ammortizzavo meglio.
-Videorecensione
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pianetatrillafon49 · 3 months
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perfect, eddie alcazar
Tra un partorito 2001, Cronenberg rewind (Cosmopolis), il complesso di Edipo moglie/ragazza, Lynch ed Eraserhead, Gaspar Noé, l'arcano primordiale inconscio virato in negativo, l'albero della vita di Aronofsky, la pellicola di Eddie Alcazar poteva essere un buon film (le basi filosofiche ci sono) se non avesse completamente sbroccato (nella peggiore delle accezioni) facendo un bel pastiche di tutto nella sua personale peggiore versione. Il finale è esso stesso come il film - la perfezione ci distruggerà tutti - recita l'incipit/tesi, qui è il tentativo di raggiungerla in qualche modo a distruggere il film e farne una perfezione mostruosamente abortita. L'incessante voice over fa da spiegone per tutto il film, ma senza di esso e le sue ambizioni filosofiche, il film sarebbe solo un'accozzaglia di emulazioni di tutti i registi citati sopra, tutti insieme, un tentativo molto ambizioso e asincrono di fare un grande film. Ci voleva più tempo più capacità tecniche più mezzi più tempo sicuramente. La fine si ricongiunge con l'inizio, per ricollegarsi alle parole iniziali, un riallaccio "ok torniamo indietro alle cose semplici" alla Herzog tirato per i capelli, stiracchiato. Ci sono tante cose ma fatte male, rese male. Non basta avere l'ambizione di dimostrarci ipotesi e tesi di concetti nobili se poi rendi la narrazione filmica un macinato di scene sfiorando il ridicolo in un'accozzaglia di generi senza arte né controllo. Sicuramente ambizioso ma non quello che sarebbe potuto essere. Paroliere bruciato dal sol dell'avvenire.
[perfect, eddie alcazar, USA 2018 - voto 4,5/10]
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pikasus-artenews · 4 months
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WAEL SHAWKY: Io sono gli inni dei nuovi templi
Dopo la prima a Pompei l’artista egiziano Wael Shawky presenta a Venezia Io sono gli inni dei nuovi templi, opera filmica
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afnews7 · 4 months
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Alien: Romulus, xenomorfi e facehugger tornano a terrorizzarci nel primo trailer del film
http://www.afnews.info segnala:  È arrivato finalmente il primo trailer completo di Alien: Romulus. La nuova pellicola segna il ritorno al cinema della saga horror fantascientifica inaugurata nel 1979 da Ridley Scott. Diretto da Fede Àlvarez (La casa: Evil Dead, Man in the Dark), si tratta del settimo capitolo della serie filmica, il quale intende a ricollegarsi all’estetica originale di Scott,…
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