Tumgik
#foto strappata
raffaeleitlodeo · 1 year
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Questa foto è del 1981, forse del 1982. 
5 mesi prima oppure 7 mesi dopo quel 19 Novembre 1981 quando fui arrestata per atti osceni in luogo pubblico. 
Uscivo dalla lezione di Psicologia ore 19 a Magistero (Roma Piazza Esedra) e avevo un po' di matita agli occhi, abiti vivaci in sintonia con la vivacità dei tempi. Attraversando Piazza dei Cinquecento fui fermata durante una retata, condotta in questura e da li a Regina Coeli dove rimasi 4 giorni e 4 notti. Avevo 24 anni e quell’esperienza resta una cicatrice profonda che non potrò mai cancellare perché ignoravo le ragioni per quello che ritengo essere stato un vero e proprio sequestro. 
Non avevo fatto nulla se non essere quello che ero. Il processo per direttissima al quarto giorno sentenziò Atti Osceni. All’avvocato (De Cataldo del Partito Radicale) che mi difese dissi che non avevo fatto nulla e lui mi disse alzando le spalle: la tua parola contro la loro! 
Meglio patteggiare. 2 mesi con la condizionale e la non iscrizione al casellario giudiziario (quest’ultima risultava essere la conquista strappata a uno stato che attraverso la sua “Buon Costume” sentenziava sul mio modo di essere). 
Ieri, 42 anni dopo, il telegiornale dice che il governo Meloni vuole ripristinare il reato di Atti Osceni aggravando le pene. Un brivido mi ha scosso dal  torpore. Rabbia e incredulità per il susseguirsi di atti inquietanti (direi osceni) di questo esecutivo. Assistere alla regressione lascia attoniti. Ieri era il giorno della Memoria.
Porpora Marcasciano, Facebook
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mimicouture · 8 months
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Il perché del “SAD GIRL” aesthetic
Penso che ogni movimento, conosciuto o di nicchia che sia, ha origine da altri movimenti a loro volta conosciuti o no.
È un po’ come aprire il vaso di Pandora, o una matrioska, ed anche il più (apparentemente) sciocco e superficiale risulta essere una catena di conseguenze.
Il “sad girl aesthetic” o l’estetica della ragazza triste, è sicuramente molto più che una semplice estetica spopolata su Pinterest o Tumblr.
Che la sua popolarità sia stata dettata da Tumblr non è sicuramente un caso è che abbia preso piede nel 2023 nemmeno.
Potrebbe sembrare strano, ma per parlarne e spiegarne il perché, è necessario partire dagli anni ‘90.
Gli anni ‘90, gli anni delle più iconiche sfilate, delle più caratteristiche collezioni, del sorgere di brand ad oggi super-iper conosciuti che hanno fatto voltare pagina al mondo della moda per scriverne un nuovo capitolo, brand che hanno osato con la femminilità nelle loro collezioni.
Ma, sopratutto, gli anni di Kate Moss e dell’Heroin Chic.
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Forse qui è necessaria aprire una parentesi, è spiegare, per chi non lo sapesse, di cosa tratta l’Heroin Chic.
L’Heroin Chic potrebbe essere considerato uno standard di bellezza, un’ispirazione o una vera e propria realtà, dove il mondo della moda esigeva un’esilità ispirata proprio a quella caratteristica magrezza di chi consuma drogh3, in particolare l’Eroin4.
La magrezza doveva essere estrema, malata, una pelle giallognola/pallida, viso scavato, zigomi alti, capelli non curati e spezzati di proposito per simboleggiare la salute cagionevole.
Un movimento che impone uno standard di bellezza ci mette poco a scavalcare il recinto del mondo della moda ed approdare nel mondo reale, quello di tutti i giorni.
E così, l’heroin chic prende piede nella vita di tantissime donne, proprio in quegli anni dove non c’era nulla di più semplice ed economico che accedere alle droghe
E nonostante la tendenza sia nata dalla modella statunitense Gia Carangi, negli anni ‘90, chi sarebbe potuta essere l’idolo, il simbolo per eccellenza e la diva dell’Heroin Chic?
Non solo la sua magrezza ma anche le sue pellicce stravaganti, calza maglia strappata, sigaretta in mano, trucco sbavato, capelli secchi e deboli, viso secco, stanco ed espressione triste e malinconica. È lei e può essere solo lei: Kate Moss.
Negli anni dove gli acidi costavano un solo dollaro, Kate Moss era l’ispirazione di migliaia di ragazzine e donne.
E da quegli anni ad oggi, non sembra essere cambiato molto: il mondo della moda sembra esigere il ritorno di questa tendenza giudicando dalla passata fashion week.
Le sfilate con corpi meno canonizzati e più inclusivi non hanno avuto la ripercussione desiderata, ed il mondo della moda torna ad appartenere a quella magrezza imposta a cui non si transige.
Questa è la prima parte, la prima argomentazione e se vogliamo la prima “sotto cultura” dell’ argomento principale, e forse come introduzione non è la più azzeccata in quanto sembra non avere nulla a che vedere con l’argomento che sto cercando di affrontare, ma andando avanti, collegare i punti sarà sempre poi facile e sensato.
Senza però allontanarci troppo dal mondo della moda, credo sia necessario parlare ed introdurre il “Ballet Core” (forse è semplicemente sono semplicemente le coquette)
Capire di cosa si tratta credo sia facilmente deducibile in quanto il trend si limita a replicare l’estetica del mondo della danza classica e del ballet.
Rosa, fiocchi, tulle, ballerine che in questo 2023 sono tornate in voga, e credo di non poter parlare di Ballet Core senza nominare “MiuMiu”.
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Potrei stare ore a parlare dell’estetica e della storia di MiuMiu in quanto uno dei miei brand preferiti, ma per questa volta mi limiterò a parlare delle ultime due collezioni che hanno proposto una serie di capi d’abbigliamento ispirasti al balletto, come ad esempio le famosissime ballerine rosa con il nastro vichy.
Non a caso, cercando “Ballet Core” su Pinterest, oltre ad una serie di foto che romanticizzano ciò che veramente è il mondo della danza classica, vi usciranno foto di diversi capi di MiuMiu.
Una scala cromatica ripetitiva e monotona: rosa, bianco, nero e beige.
Toni delicati, infantili e pastello.
Tra queste migliaia di foto, appaino anche foto ritraenti vere ballerine, specialmente quelle appartenenti al balletto russo.
Non è una novità che una delle migliori scuole di danza sia appunto quella del balletto russo, ma non è nemmeno una novità la crudeltà di quel mondo.
Scoprire il mondo del balletto russo è come scoprire un iceberg dove la punta è costituita dalla triste realtà dei disturbi alimentari vissuti da 3/4 delle ballerine.
Ma questa tristezza e malinconia, sono piacevoli agli occhi se romanticizzate e colorate di rosa.
Tutto ciò si rivede anche nel cinema (di cui parlerò dopo) e nei meme e nel senso dell’umorismo.
Non è un caso che i meme di whisper (ad esempio, Bella Hadid che piange come sfondo o foto di lana del rey con scritto she raised me…di cui io stessa sono schiava , guilty) siano il pane quotidiano della generazione z e specialmente di noi ragazze.
Balletto, isteria, magrezza, colori spenti, depressione e la ricerca disperata di attenzioni. Nel mondo della moda la magrezza è dettata dagli uomini per gli uomini, nel mondo reale ognuna di noi avrà pianto per un uomo e i meme tristi di whisper sono quasi sempre per gli uomini (liberateci dalla loro esistenza).
Pensandoci fa un po’ ridere che un movimento che porta il nome di “sad GIRL” aesthetic abbia comunque come target gli uomini.
Se ci pensiamo andiamo anche a tagliarci i capelli per gli uomini quando diciamo di averlo superato e di volere un cambio.
La causa scatenante di questa estetica però non può che essere Tumblr.
Il protagonismo che ha Tumblr in ogni tendenza tossica andrebbe studiata, eppure eccolo qua, un social di nicchia ma non troppo, che hanno in molti ma non tutti.
Il trionfo della romanticizzazione dei disturbi alimentari, dell’autolesionismo, il paradiso delle pro-ana e della depressione.
Dove idealizzare la proprietà tristezza e malinconia se non su Tumblr?
Il successo di Tumblr parte nel 2010, con la moda dei blog e l’affermarsi di tendenze come l’indie sleeze.
Su Tumblr l’estetica della depressione veniva usata non come un urlo d’aiuto, bensì come un richiamo usato per richiamare user su user uguali a te, che soffrono come te o ancora meglio che soffrono più di te (se la fortuna girava dalla tua parte, finivi per diventare la Thinspo di qualche ragazzina).
La tristezza si riduce ad una semplice estetica, foto degli occhi rossi pieni di lacrime, il mascara colato, una rosa bruciata con una sigaretta, le calze a rete ed una croce al petto.
Questo è stato Tumblr fino a (circa) il 2015, quando, una corrente ed una tendenza totalmente diverse hanno iniziato a fare concorrenza non solo a questa ragazza triste, malinconica e magra, ma anche alla moda: Le sorelle Kardashian-Jenner.
Fianchi larghi, full makeup, vestiti attillati, soldi, soldi e ancora soldi.
Forse era il momento giusto per inserire dei corpi più formosi in una realtà riluttante e nel mondo della moda il cambiamento si è visto a partire da Balenciaga
l’entrare in scena di (principalmente) Kim e Kylie prometteva un cambiamento, che però ci ha messo poco a diventare ugualmente tossico.
Magrezza malata da una parte, Chirurgie esagerate dall’altra.
Ma anche chi si proclamava diverso è poi ricaduto nella tendenza dell’Heroin chic.
Il tutto a causa di due cose principalmente: l’operazione per la rimozione del buccal fat (il grasso che si concentra tra gli zigomi e la mandibola) e della “semaglutide”, un farmaco per il diabete che ha come effetto collaterale la perdita di peso.
È approdata tra le celebrità di Hollywood, causando una vera e propria dipendenza, ed è raro trovare qualcuno che non ne abbia fatto uso.
sorelle Kardashian-Jenner incluse.
Come tutto pero, anche Tumblr ha avuto il suo tramonto (2018 circa) e periodo di pausa.
Nonostante ciò, gli user accaniti di Tumblr ci hanno messo poco a trasferirsi su Twitter, l’evil twin (si, ancora più evil).
Tutto ciò che è censurato risiede su Twitter, proprio come una volta faceva su Tumblr.
Rimanendo sempre negli anni 2010 e parlando di fenomeni appartenenti a quegli anni, credo sia d’obbligo parlare della sola, unica, indiscutibile regina: Lana Del Rey.
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Lana debutta proprio nel 2010, una rivoluzione nel mondo del pop ma ancor di più una rivoluzione per le Tumblr girlies che avevano finalmente qualcosa con cui sfamarsi e sfamare le proprie fantasie idealizzate: Relazioni abusive, autolesionismo, amori abusivi alla Bonnie e Clyde, mancanza di amore materno, isteria femminile, tristezza, malinconia, alcolismo…
Peccato però Lana sia sempre stata fraintesa.
Il boom di Lana ed il vero boom di Tumblr sono avvenuti, che coincidenza, nello stesso anno.
Nel 2012 Lana lancia Born To Die, cambiando per sempre il mondo del pop ed il mondo delle ragazze tristi\pro ana.
L’intento di Lana però non è mai stato quello di romanticizzare le tematiche di cui parla nelle sue canzoni, piuttosto quello di raccontarle e raccontarsi, per sfogarsi e costruirsi una persona.
Queste situazioni risultano essere utopiche nelle sue canzoni, proprio perché accompagnate da una melodia, ma sono in realtà situazioni comuni, che sono la realtà di tantissime persone.
Il problema è nato da chi su Tumblr la usava come capro espiatorio per romanticizzare i propri problemi, cuocendole addosso una persona sbagliata.
E come Lana, anche Fiona Apple, Marina (per i più underground) e più di recente Mitski.
E quale sad girl che si rispetti non ha un film preferito?
Black Swan, Maria Antonietta, the Virgin suicides, Mia Goth, Girl Interrupted, Euphoria (solo se la tua preferita è cassie che piange davanti allo specchio).
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Il connubio perfetto tra colori pastello e tristezza.
Film quasi tutti diretti da Sofia Coppola, una regista con la R maiuscola, simbolo e totem delle ragazze tristi.
Nel film “Marie Antoinette” si parla si di tristezza, ma è una tristezza che in pochi si possono permettere: una regina triste immersa in colorati abiti stravaganti, scarpe con il tacco ed acconciature eccentriche.
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Ma Sofia si fa sempre riconoscere, e proprio in questo film fa capire la sua ostilità contro le norme cinematografiche: in una scena del film inserisce un paio di converse (ricordo che il film è ambientato nel 1789).
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Mentre Le Vergini su1cide parla di una tristezza normale, monotona.
Una casa immersa nella natura di Detroit, due genitori severi e cinque sorelle, le sorelle Lisbon.
Forse la loro tristezza non ha un perché, ma non è questa la depressione?
Non servono ragioni, non servono perché.
Tutte e cinque le sorelle finiscono per togliersi la vita.
Drammatico, triste, forse noiosi.
Ma comunque rosa, delicato, drammatico e con un concept tutto suo.
È consiglierei ad ogni ragazza di guardarlo, perché solo noi possiamo capirlo (non solo perché è il mio film preferito, ma we just get it)
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La Coppola protrae in contesti colorati, angelici ed a volte immersi nella natura, i concetti più cupi come la depressione ed il su1cidio.
Il concept di Sofia Coppola è lo stesso che quello di Lana del Rey nella musica e di MiuMiu nella moda.
Il trend della “Sad Girl” è estremamente preciso e concettuale, ha le sue icone, la sua influenza nel mondo della moda, la sua gamma di colori, i suoi meme e la sua musica.
Non è un caso che proprio quest’anno il colore più in voga sia il rosa e non è un caso che tutte noi ragazze ci sentiamo identificate in quei meme, perché ironizzare ed idealizzare tristezza e malinconia è una grande consolazione.
Aprire una pagina di meme e vedere qualcosa di “relatable” è gratificante, anche perché fortunatamente abbiamo superato gli anni dei meme di “sesso droga e pastorizia” e “siamo ragazze” (piangiamo tt notte perché siamo pretty when we cry…siamo ragazze, ma ragazze tristi💋).
Siamo continuamente mossi dal volerci rivedere in qualcosa, una canzone, un movimento, una ragione sociale.
Ed ecco qui che ci di presenta un trend dove possiamo avere tutto ciò che ha appena citato e possiamo anche ammettere di amare il rosa dopo aver passato tutta l’infanzia a dire di odiarlo (io), possiamo ammettere di essere tristi, possiamo dire “rotting in bed summer” ed esserne orgogliose, possiamo gridare di odiare gli uomini ma mettere una storia dicendo he’s so mine subito dopo, possiamo salutarci dicendo “ehi barbie” ma possiamo anche sfogare la nostra isteria femminile. Ah, possiamo anche andare fiere del mascara colato.
Possiamo piangere liberamente e possiamo pure essere belle mentre lo facciamo (e lo dice Lana Del rey!!!)
Possiamo dire di avere il ciclo e giustificare grazie a lui l’aver scritto a chi non dovevamo (ero solo un po’ silly)
Non è una consolazione?
Tutti pretendono così tanto da noi, ed tutto c’è lo zampino degli uomini, ma in questa tendenza siamo noi è solo noi.
D’altronde siamo ragazze, ragazze felici, sorridenti, malinconiche, romantiche, grandiose, intelligenti ma spesso semplicemente ragazze tristi.
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strichinina · 9 months
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Piccolo animaletto buffo, tu sei tanto pura e forse non lo sai che noi esseri umani abbiamo una cosa chiamata cervello che ci fa fare tante di quelle cazzate inenarrabili, tipo abbandonarci. Ti avevo promesso che sarei tornata, quel dicembre di inconsapevolezza, ti avevo riempita di carezze e ti avevo detto che ci saremmo viste presto. Ma poi sono successe tante cose brutte e umane e non ho più visto il tuo musetto nascosto dai tutti quei ciuffi argentati e arruffati. Ieri, dopo aver visto la tua foto, ho saputo che sei stata tanto male, e il mio cuore si è spezzato un'altra volta, come quella volta che mi sono strappata per sempre. Come se sapere di te avesse ravvivato un dolore ancora ardente, quello della perdita di ogni cosa felice. È come se ti avessi lasciata ieri, piccola buffina, ogni angolo di quella casa è marchiato dentro di me. Ho pianto dal petto, all'idea della tua sofferenza. Ho singhiozzato pensando alla paura che devi aver provato. Sei tanto amata, piccola Chuffettina, persino da me. Ti immagino in quei momenti in cui ti facevamo il bagnetto, tutto ti facevi fare. Sento i tuoi passettini sulle scale, come non fosse passato un secondo. Ti penso mentre ti pettinavo fino al punto da farti diventare una nuvola, tra una puntata e un'altra, quando rubavi i posti a sedere e pure mentre mi facevi arrabbiare la notte con il rumore incessante dei tuoi morsetti. E anche se non eri mia, eri casa per me.
Vorrei tanto accarezzarti, piccolo cuore. Vorrei tanto poterti dire e farti capire che sin da subito, uno dei miei primi pensieri sei stata tu.
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thecrow90 · 2 years
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Ho cancellato tutto..
Foto.. messaggi.. il tuo numero.. qualsiasi altra foto mi facesse ricordare te..
Sono andata via...mi sono strappata via da te...
Lontana...
Dove non puoi più farmi male...né bene...
E forse è così che si ricomincia da se stessi..
Non lo so...
Però so che sto meglio lontana da te....
- The Crow -
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pleonastico · 24 days
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[bozze accumulate nei mesi che come sassi porto nelle tasche]
#1 seduta su un treno con a fianco uno sconosciuto ascolto delle canzoni inedite. l’escursione termica freddo-caldo attiva prepotentemente la mia amigdala e mi riporta là: una gelida mattina di dicembre, in un angolo della stazione Centrale, singhiozzo come una bambina nascondendomi il volto nella sciarpa per camuffare un dolore che mi taglia in due. chissà come sono riuscita ad arrivare a casa con le mie gambe. quando sono arrivata nel mio appartamento, mi sono strappata i vestiti per togliermi l’odore di casa tua. quell’odore mi ha perseguitato per settimane: il sacchettino delle lettere di scarabeo, il pennello da trucco. non capisco come abbia fatto a ritrovarlo in così tante cose.
#2 so che esisti in una realtà a cui non mi affaccio. sei altro. schivo qualsiasi cosa ti riguardi, così quando inaspettatamente qualcosa mi ricorda della tua esistenza in qualche spazio di qualche tempo mi sento folgorata.
#3 voglio ricordare anche questo e smettere di fingere che non esista. oggi dopo tanto tempo ne ho parlato di nuovo a me stessa e ho pianto. parole e lacrime – nulla di più mio a questo mondo. per un momento ho temuto di essere dissociata perché mancava quel mio abituale senso di sopraffazione emotiva quando qualcosa mi tocca, ma poi l'ho visto di fronte a me, il dolore, e ho capito che potevo parlarne e sentirlo senza buttarmelo addosso.
e ho avuto compassione per me stessa, per quei due mesi ancora innominabili che forse un giorno riuscirò a nominare.
«your courage was a small coal that you kept swallowing»
#4 [quanto mi costa]
esiste un'area della mia memoria che non è a me più accessibile. quando ripenso a certi momenti, mi vedo dall'esterno, come se qualcuno me li avesse prestati e non fossero realmente miei. so per esempio di essere stata a Superga, ma non lo sento più. M., che ha studiato psicologia, dice essere probabilmente una forma di dissociazione messa in atto dal mio cervello per proteggermi. è il prezzo da pagare per sopravviverti: strapparsi la pelle che hai toccato.
«but I still call home that house in Nebraska»
quella casa che ora non è neanche più tua, che non è neanche più mia. quella casa disordinata piena di aghi per l'insulina, di padelle impilate malamente nel forno, di carta mischiata alla plastica. e ora tu in quest'altra nuova casa di cui non so nulla e in cui non ci sarà mai qualcosa di mio.
a lungo andare tutte queste immagini, tutti questi dettagli – il modo in cui sventolavi le mani dietro la schiena per fare cenno di seguirti; la tua voce che parlava alla mia voce; quelle foto di noi due in bianco e nero appese al tuo vecchio frigorifero – si confonderanno e io non saprò più dire il colore del maglione che portavi quell'ultima notte di dicembre. si accumulerà tutto, come si è sempre accumulato da undici anni a questa parte.
eppure se mi concentro, ti posso ancora vedere in quel lontano pomeriggio di agosto scendere ballando per quella discesa di montagna inconsapevole nei tuoi sedici anni di quello che io sarei stata per te e tu saresti stato per me.
«I'm still praying for that house in Nebraska»
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lastronzaomofoba · 1 month
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Sono le due del mattino e ho appena finito di leggere “La ragazza della neve” di Pam Jenoff, con le lacrime che mi solcano il viso. Poi decido di alzarmi mentre sto scrivendo questa disamina per dare da mangiare alla gatta, vista la sua insistente richiesta di cibo; nel farlo, mi accorgo che mi ha bagnato il letto per l’ennesima volta. Cerco di riimmergermi nello spirito della scrittrice (Dio, dammi un drago).
Il libro è magistralmente scritto. L’autrice, esperta di fiction storiche, grazie ai racconti e alle testimonianze, alle ricerche d’archivio accumulate in questi anni, riesce con estrema disinvoltura a rendere reale e credibile queste storie al femminile, toccando punte di orrore senza mai risultare splatter.
Il racconto si apre con una novantenne, simile a un personaggio di “Titanic”, che parte per la sua avventura, catapultandoci in quei terribili giorni in cui l’orrore del nazismo è ancora presente nel DNA dei discendenti di quel periodo. Il libro, come detto precedentemente, alterna i capitoli per raccontare la storia di due donne, entrambe segnate dalla guerra, con un circo realmente esistito che funge da collante e scenografia per tutta la narrazione, mettendo in luce punti di forza e debolezza delle protagoniste.
La guerra, si sa, imbruttisce gli animi creando divisioni e pregiudizi, un po’ come la politica fa oggi tra i meno fortunati.
Il circo e alcuni dei personaggi sono realmente esistiti; l’autrice ha solo cucito una storia per collegare eventi realmente accaduti. Il libro può sembrare lento, ma solo perché ho letto in precedenza “Le ragazze di Parigi”, che inizia con una valigia, delle foto e un mistero da risolvere. Man mano che la storia si sviluppa, i ricordi della mia infanzia negli anni Ottanta riaffiorano, in concomitanza con le descrizioni degli odori e del quotidiano degli abitanti del circo.
Posso dire, alla soglia dei miei quarantasette anni, che il racconto è assolutamente veritiero nei suoi dettagli, anche per un circo caduto in disgrazia in quel periodo così oscuro, in cui le diversità erano considerate aberrazioni che costringevano l’uomo alla selezione e all’omologazione. Dio, che orrore.
Naturalmente, come era d’uso in quei tempi, i circhi diventavano case di accoglienza per i diversi incontrati lungo il cammino, magari in cambio di esibizioni e nel mostrare le proprie singolarità. Non giudichiamo: erano altri tempi, necessari per sopravvivere alla strada.
Tutto accelera e diventa adrenalinico a metà del libro, i colpi di scena non mancano, così come la crudeltà del genere umano.
Qualcuno a me caro definisce i libri di Jenoff “libri da donna”. Semplicemente ritengo che Jenoff sia brava a raccontare la miseria umana, continuando a indossare i propri abiti. C’è una differenza tra raccontare la storia attraverso gli occhi attenti delle donne e definire un libro “per donne”.
Posso dirvi che non mi sono strappata i capelli, ma il finale ha compensato l’inizio lento e poco emozionante delle due protagoniste. Passo e chiudo.
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Dalla nonna al dramma di Noa, i rapiti da Hamas
 C’è il dramma di Noa, strappata dall’abbraccio del fidanzato e portata via in motocicletta da una festa che si è trasformata in un incubo. C’è l’appello disperato di una nipote per la nonna 85enne, e quello di una madre per la figlia. I social sono inondati di foto e video di rapimenti, violenze e abusi su uomini, donne e bambini portati via dalle loro case e trasferiti con la forza nella…
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motolesechloe · 1 year
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Full fathom five, Pollock, 1947
Seminare parole sulla carta. Erigere un muro di caratteri, e poi inabissarsi nelle proprie pagine come in un labirinto.
E Pollock ci è entrato dentro col corpo, con le mani, e lí è rimasto - cristallizzato, salvo, come un insetto in una goccia d'ambra.
Come se volesse assimilare la superficie orizzontale del quadro agli spazi dell'oceano o del cielo. Pollock finí per odiare ciò che gli altri apprezzavano della sua opera: il sembrare frutto del caso.
La superficie è butterata di relitti della vita materiale del pittore, bottoni, fiammiferi, puntine, monete, sigarette con la cartina strappata, tappi di tubetti di colore e chiavi.
assume una forma quasi antropomorfa: sembra di intravedere una figura prigioniera sotto lo strato di pittura.
Ed è esattamente cosí. Le foto a raggi X effettuate per il restauro hanno svelato che esiste davvero una figura, in piedi, con un braccio alzato, sotto la ragnatela di linee. È come se Pollock l'avesse seppellita dentro il suo quadro. Questo infatti significa Full Fathom Five: a cinque braccia sul fondo. giace dunque un cadavere.
Questa tecnica è stata paragonata all'orgasmo, all'inseminazione, e anche alla minzione.
Quando sono nel mio quadro, disse, non sono cosciente di quello che faccio, un quadro ha una vita propria, che devo lasciar emergere.
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lamilanomagazine · 1 year
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Genova, arrestati due saccheggiatori di auto di 18 anni
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Genova, arrestati due saccheggiatori di auto di 18 anni. I fatti si sono svolti questa notte, a seguito della chiamata di un residente che, allarmato dal rumore dei vetri infranti, si è affacciato dalla sua finestra scorgendo così due ragazzi nell’atto di rompere i finestrini delle auto parcheggiate per rovistare all’interno. Due agenti in servizio presso il Commissariato Cornigliano sentendo la nota radio si sono precipitati a piedi sul posto, che distava da loro qualche decina di metri, intercettando i due saccheggiatori. Mentre gli agenti del Commissariato Cornigliano si occupavano del ragazzo che si nascondeva nell’abitacolo di un’auto trafugata, gli operatori dell’U.P.G.S.P, giunti immediatamente sul posto, si mettevano sulle tracce del ragazzo che, imboccando via Bertolotti, si dava alla fuga. In entrambe le circostanze, i poliziotti hanno dovuto far fronte a una strenua resistenza dei due fermati: il primo, che si nascondeva nell’autovettura, alla richiesta di uscire, ha spinto con un calcio la portiera contro uno dei due agenti, procurandogli così un taglio sulla mano, per poi colpire l’altro; il secondo, in fuga, raggiunto all’altezza di un supermercato, ha spintonato la poliziotta nel tentativo di divincolarsi dalla sua presa. Le perquisizioni hanno permesso di scoprire che il primo aveva con sé un coltello con una lama di 5 cm, un cacciavite ed una pinza universale; nel suo zaino inoltre sono stati rinvenuti diversi oggetti alcuni dei quali sono stati riconosciuti come propri dai proprietari delle auto danneggiate. Il secondo invece occultava nella tasca del giubbotto un cacciavite ed un utensile appositamente modificato per forzare le serrature ed una collana d’oro strappata da un lato. I due giovani sono stati accompagnati in Questura dove uno dei due, per evitare conseguenze più gravose, ha finto di essere un minorenne nonostante le risultanze dei foto- riconoscimenti precedentemente effettuati dimostrassero tutt’altro. Il magistrato di turno, notiziato in merito, ha disposto la loro traduzione presso il carcere di Marassi in attesa della convalida. Si fa salva la presunzione di innocenza.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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“Potrai cambiare vita, potrai cambiare città Ma ovunque andremo noi saremo sempre fuori luogo Siamo frammenti di una foto che ho strappato a metà Il cielo è la cornice in un ricordo fuori fuoco.”
- @brividosopralafollia
@bluewords
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corallorosso · 3 years
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Breve storia deprimente. Da settimane Salvini rompe l’anima all’Italia chiedendo di togliere subito il coprifuoco. Giorgia Meloni, che la pensa come lui, si presenta allora oggi in Parlamento con una mozione per spostare il coprifuoco almeno dalle 22:00 alle 24:00. Salvini, dopo tanto blaterare, ha finalmente l’occasione di votare l’allungamento del coprifuoco. I suoi fan sono trepidanti. Stanno con lo spumante in mano per stapparlo al momento del voto. Ma non sanno che Salvini è Salvini. E Salvini, a votare contro il coprifuoco, non ci pensa proprio. Sa che se vota con Giorgia Meloni perde il governo. Se vota contro Giorgia Meloni, perde Giorgia Meloni. E allora ecco il colpo di genio: fa un post in cui annuncia ai suoi elettori con lo spumante in mano che non c’è più bisogno di votare la mozione di Giorgia Meloni. Perché lui ha appena ottenuto qualcosa di meglio: la promessa, da parte del governo, di “rivedere” il coprifuoco a metà maggio, dati permettendo. E nell’annunciarlo posta un foto di lui in piedi, chinato su Draghi seduto, che intimorito lo guarda mentre lui gli impartisce ordini con le dita. E giù la scritta: “Vittoria. Abbiamo ottenuto la revisione del coprifuoco da metà maggio”. Ma c’è un piccolo dettaglio: questo impegno, da parte del governo, c’è sempre stato. Sia Draghi, che Speranza, che Locatelli, che chiunque, hanno sempre detto che a metà maggio il coprifuoco sarebbe stato rivisto sulla scorta dei dati. E che non poteva essere altrimenti. Intanto perfino i suoi elettori, posato lo spumante, gli scrivono: “Ma perché non hai votato con Giorgia Meloni?”. E lui risponde spiegando tutta pagliacciata della promessa strappata. Sembra che a sto giro, persino qualche suo elettore, di solito di bocca molto buona, non se la stia bevendo tanto. Né lo spumante, né la sceneggiata. Fine della storia tristemente deprimente. Emilio Mola
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chouncazzodicasino · 3 years
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Il giorno prima del giorno più importante dell’anno, che ricordo tutti essere domani -  il mio compleanno - , ho:
- avuto un attacco allergico che mi strapperei gli occhi e li metterei a bagno col vetril,
- avuto un flash mentale per cui la mia insegna (quasi montata dopo soli 3 anni) era 10 cm più grande al lato quindi il Comune, il vincolo del centro storico e il vincolo archeologico (vincoli che veramente ho dovuto affrontare, il file del mio architetto per l’insegna era erto come il Decamerone) me l’avrebbero strappata dal muro con cattiveria spuntandoci sopra, invece poi...oddio ma dove ho letto 55? era 45 ovunque, che sbadata, scusate sono un po’ stanca e devo fare tutto da sola, vado un attimo al bagno a piangere a dopo,
- dovuto per l’ennesima volta raccogliere la mia pazienza con un pittore che non si spiega perché la sua cliente voglia prendere i colori da me (detto papale papale dalla cliente ormai mia grande fan) e non da altri. Io lo so che lui pensa così perché sono “giovane” e donna, ma faccio finta di niente,
- scritto alla mia santa commercialista chiedendole se ci sono Bonus per i negozi come me perché io non so come pagare l’affitto e lei mi ha appena risposto: no.
- rimesso in gara il sushi per la cena di domani perché ho visto delle foto interessanti ed essendo io facilmente corruttibile adesso...panino o sushi?
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nipresa · 3 years
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Matteo Salvini a Santa Maria Capua Vetere
(questo pezzo è ispirato a un monologo di Stefano Rapone su Pio e Amedeo, nel senso che cerca di applicarne il meccanismo a un'altra situazione – ovviamente il suo è un pezzo bellissimo, il mio potrebbe non esserlo) (attenzione, per sentire la voce di Rapone potreste avere bisogno di un buon subwoofer)
Matteo Salvini si presenta al carcere di Santa Maria Capua Vetere per portare la sua solidarietà alla polizia penitenziaria.
Subito, per un curioso scambio di persona, viene rinchiuso con altre sette persone in una cella. L’acqua del rubinetto non è potabile e per bere e cucinare hanno una bottiglia d’acqua da dividere in sette.
Matteo Salvini se ne impadronisce subito e chiede a un agente se gli può fare una foto mentre beve.
L’agente prende Matteo Salvini per i capelli e gli dà una ginocchiata nello stomaco. Poi lo lancia verso il corridoio, lungo il quale sono schierati altri agenti, che colpiscono Matteo Salvini con calci, schiaffi, manganellate.
Matteo Salvini cade per terra, un agente gli dice di rialzarsi e gli dà un calcio nello stomaco. Salvini dice che non c’è bisogno di spingere, che farà un selfie con tutti.
Un agente lo costringe a rialzarsi, lui non ci riesce e cade.
Allora lo costringono a camminare sulle ginocchia fino a una stanza, dove gli dicono di mettersi con la faccia al muro.
“Gli italiani sono stanchi” afferma Matteo Salvini
Un agente dice che si ricorda di lui, che era quello che cercava di tirargli dell’olio bollente e gli sbatte la testa contro il muro.
Matteo Salvini dice “No all’olio tunisino, amici, evviva le eccellenze del nostro Paese”, ma un altro agente gli strappa i peli della barba. Matteo Salvini chiede “Cosa faccio, amici, la tolgo tutta?”.
A questo punto, Matteo Salvini viene portato in infermeria e sodomizzato con un manganello. “Sono d’accordo con il principio della legge Zan, ma no all’ideologia gender nelle scuole” dice Matteo Salvini.
Matteo Salvini viene portato fuori dall’infermeria su una sedia a rotelle. In corridoio, un agente in divisa antisommossa lo picchia con il manganello. Matteo Salvini cade dalla sedia, l’agente si apre i pantaloni e gli piscia addosso.
“Il numeretto in testa a un poliziotto, che possa essere bersaglio del delinquente non ce lo metto” dice Matteo Salvini, prima di svenire.
Quando rinviene, lo fanno rialzare e lo spingono su per le scale.
Quasi al primo pianerottolo, un agente fa lo sgambetto a Matteo Salvini, che cade di faccia e si spezza un incisivo. “Mi auguro che serva per nuove assunzioni, per la revisione delle piante organiche per nuove divise nuove telecamere e nuovi strumenti di difesa e di dialogo” dice Matteo Salvini mentre un altro poliziotto gli dà dei calci.
Finalmente, la direzione del carcere si accorge dell’errore e Matteo Salvini, zoppicante, senza un dente, con la camicia sporca di sangue, la faccia pesta e la barba strappata a ciuffi, si presenta ai microfoni dei giornalisti.
“Sono qui a ricordare che chi sbaglia paga, soprattutto se indossa una divisa. Questo però non vuol dire infangare e mettere a rischio la vita di 40mila appartenenti alla polizia penitenziaria che rendono il Paese più sicuro” dichiara. “E ora, chi mi consiglia una pizzeria?”
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patrizio-t · 4 years
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Se piove
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Se piove
sarà tutto più difficile
Le vedi le nostre mani bagnate?
Come tutto diventa scivoloso
difficile da trattenere.
Hai presente quando ti sforzi di non piangere?
La pressione aumenta a dismisura
e nulla è più controllabile.
Credevi che l’estate non sarebbe mai finita
quel caldo soffocante che ti prende alla gola
quell’amore sfuggente che scappa via senza dirti ciao.
Ed invece piove
e ti senti bagnato, a disagio con questi occhi 
fuori dagli occhi
con questo cuore che deborda sul petto
rivoli di sangue come torrenti di montagna,
con questo amore che è diventato acciaio
così duro, dal sapore metallico, così lucente
che la gente incontrata pensa sia solo un riflesso.
E l’albero che hai dentro continua a crescere
che squarcia, dirompe, divampa, denuda, 
con quel sentore di vita strappata, perduta
e l’odore di pioggia, in questa fine estate,
 sempre lì, arrivato a sorprenderti.
(foto e testo di patrizioT ©)
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katherineee00 · 3 years
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Quando la violenza non è solo fisica...
Mi sto controllando con tutte le mie forze per non impazzire, le mani mi tremano, il cuore mi batte così forte che me lo sento in gola, la testa mi vaga da un pensiero all'altro alla velocità della luce, vorrei tirare un pugno così forte da spaccarmi il braccio, da scoppiare a piangere per il dolore lancinante al braccio e non sentire più il dolore che provo dentro. Io ci ho creduto davvero in questa relazione, io davvero ci ho messo tutta me stessa, ho fatto tutti gli sforzi possibili per farla funzionare, e ci tenevo, ci tenevo come a poche cose ho tenuto nella mia vita. Ma lui mi ha fatto sentire un fallimento, mi ha fatto sentire inferiore, mi ha fatto sentire brutta, mi ha fatto sentire stupida, mi ha fatto sentire la seconda scelta, mi ha costretto a cambiare il mio aspetto, a fare di tutto per piacergli esteticamente, a cambiare il mio carattere, mi ha fatto diventare una stronza che punta solo al successo, che se ne frega se agli altri non vanno bene le tua aspirazione o quello che fai. Mi ha fatto entrare in un mondo che non mi apparteneva, un mondo in cui mi sentivo inadeguata, un mondo di persone che badava solo al lusso e alle cose superficiali. Passavo giornate intere a capire come permettermi oggetti di marca che non mi facessero sfigurare in questo mondo, che non mi facessero sentire fuori luogo e giudicata, passavo giornate in cui crollavo, urlavo ai miei genitori e a mia mamma soprattutto, che proprio non se lo meritava, che era uno schifo di mamma, perché mi dava meno di quanto gli altri genitori dessero ai propri figli, perché odiavo quanto mi facesse pesare una spesa, quanto ci dovesse pensare a spendere una cifra a cui invece l'altro mondo in cui ero stata catapultata neanche faceva caso. Certe volte facevo dei pensieri, nella mia semplicità, tipo a come si potesse mettere un condizionatore in ogni stanza e lasciarlo liberamente aperto tutto il giorno senza che i genitori dicessero nulla, a come con tanta facilità si andasse sempre a cena fuori in ristoranti costosi, senza neanche porsi il problema dei prezzi e porsi il problema di avere abbastanza soldi. Pensavo queste cose ma non le dicevo, sarei sembrata una poveraccia, non volevo essere diversa dagli altri, e ho passato così anni della mia vita, come una ragazzina stupida che vuole farsi accettare per quello che non è. Ho iniziato a provar rabbia nei confronti delle mie semplici amiche che sono quelle che non mi hanno mai giudicato se un giorno avevo i capelli fuori posto, se un giorno ero giù di morale, e che ancora adesso mi sono vicine, mi faceva rabbia che avessero meno soldi di me e che non potessimo fare tutte le cose che con i soldi facevo con l'altro mondo, ma che avrei fatto con molto più piacere con loro. Mi sono trovata un lavoro, non volevo dar conto a mia mamma delle mie spese, come le potevo spiegare che avevo bisogno di 50 euro a sera per uscire con gli amici del mio fidanzato? Che avevo bisogno di una borsa di marca perlomeno, non dico tutti i vestiti, ma almeno una borsa di marca che potessi sfoggiare per sembrare a colpo d'occhio una a cui i soldi non mancano. Ora sto lavorando, un lavoro che non mi dispiace ma non si potrebbe dire neanche che mi piace, e sgobbo ogni giorno senza voglia, pensando al fatto che invece di essere là dovrei studiare e che sto perdendo di vista il mio obiettivo principale: diventare un medico. E per la seconda volta non ho passato quel maledetto test, perché ho passato le mie giornate a lavorare su un ambulanza e quando tornavo a casa ero stanca fisicamente e mentalmente e dovevo assolutamente scrivere al mio fidanzato perché sennò mi pareva capace di dimenticarsi di me. Capitava a volte che avessi degli imprevisti, che lavorassi di più o che semplicemente a casa mi mettevo a fare delle cose che non gli dicevo, magari mi guardavo un film, magari stavo a scrivermi con una certa persona ed ero online da tempo, ma lui non si chiedeva cosa stessi facendo, ritornavo sulla sua chat sperando che fosse interessato o preoccupato per quello che facevo ma lui non aveva ancora risposto ai miei messaggi di un'ora prima. Questo perché era concentrato su quello che stava facendo lui, che la maggior parte delle volte era studiare, e riusciva a rimanere concentrato o perché non gli fregava abbastanza di me o perché semplicemente  si fidava. Per lui era facile, di cosa doveva preoccuparsi? Sapeva che io ci tenevo a lui, che ero la persona più sincera di questo mondo e che anche se non ci fossimo sentiti per un po' non c'era nulla di cui preoccuparsi. E a me faceva piacere che fosse così. Dovrebbe essere così per tutte le coppie, ci si dovrebbe sempre fidare ciecamente del proprio fidanzato come se fosse tuo fratello o il tuo migliore amico che anche se non ti scrive, non ti da spiegazioni su qualcosa, o non lo vedi per qualche giorno, non ti passerebbe neanche per l'anticamera del cervello che stia facendo qualcosa che ti fa soffrire. Il problema è che io non mi fidavo di lui. E non mi fidavo non perché mi fossi svegliata un giorno e avessi deciso di fare la fidanzata possessiva e gelosa, ma perché io quando lui era partito per l'America mi ero letteralmente strappata il cuore dal petto, glielo avevo dato in mano e gli avevo detto" portalo con te, ti giuro che mi fido di te e del fatto che lo saprai tenere con cura". Avevo perso i miei amici, perché nessuno accettava come era nata la nostra relazione, forse per il mio bene alcuni o altri perché infastiditi dal fatto che era palese che stessimo prendendo in giro tutti. Ora non saprei dirvi se hanno avuto ragione, all'inizio pensavo che fosse assurdo, che non avesse un senso prendersela in sto modo per qualcosa che non li riguardava affatto, ora, se qualcuno mi venisse a dire" io non potevo sopportare di vedere quanto lui si stesse prendendo gioco di te e quanto tu gli corressi dietro come una stupida" invece di incazzarmi per avermi abbandonato lo abbraccerei e scoppierei a piangere. Se invece mi venissero a dire che eravamo irritanti, tremendi da vedere, che davamo fastidio, che avevamo detto o fatto qualcosa che non dovevamo, gli chiederei il motivo per cui non me lo ha detto prima, gli chiederei scusa se mi rendessi conto che ha ragione e scoppierei comunque a piangere. Sì piangerei un sacco, perché mi sento immensamente sola e solo chi si sente davvero solo può capire quanto, senza cattiveria, si apprezzi chiunque ti stia vicino in quel momento, anche se in  passato lo hai odiato, non ha un carattere che ti va troppo a genio e ci sarebbero questioni da risolvere. Mi sento sola perché nonostante questa persona non mi facesse sentire a mio agio, all’inizio pareva che fossi riuscita a cambiarlo un po', ad aprimi con lui, e a conoscere anche quello che non era solo apparenza di lui. Sentivo che le cose ben o male andassero bene, o meglio, per una coppia che, appena formata, si era trovata con 6 ore di fuso orario e chilometri di distanza le cose non andavano male quanto pensassi. Ogni tanto litigavamo, perché durante la settimana diceva che studiava sempre, e quando ci sentivamo in videochiamata non mi guardava neanche perché giocava alla play. Litigavamo perché tante volte diceva che andava a dormire e invece l'ultimo accesso su Instagram era ore dopo, vedevo foto con gente di cui non mi aveva mai parlato, in luoghi in cui, secondo quello che mi raccontava , non ci era mai stato. Dopo un po' ho iniziato a dubitare di quello che mi diceva, ho iniziato a non dormire la notte, mi svegliavo ogni ora perché se non gli chiedevo io che faceva, dalle sue 5 di pomeriggio che io andavo a dormire alle sue 3 di mattina lui non mi scriveva neanche un messaggio. Ho iniziato a svegliarmi prima la mattina, perché sapevo che lui era sveglio, gli scrivevo e lui mi diceva" ora vado a dormire" come se non mi volesse sentire né dare spiegazioni. E io andavo in università con l'angoscia, la pancia che mi faceva male, la testa che non sapeva a cosa pensare. Allora ho iniziato a “indagare”, controllavo sulla mappa di Snapchat durante la notte se si muoveva, ma nonostante la mappa dicesse che si era spostato dall'altra parte del corridoio del dormitorio lui continuava a dire che era solo una stupida mappa di un social. La mattina allora ho iniziato a chiamarlo in videochiamata, lui puntualmente la prima volta non rispondeva, mi diceva che non gli era arrivata la chiamata o che il telefono gli si bloccava quando cercava di rispondere. Io iniziavo a perdere la pazienza, gli scrivevo" non dire cazzate, rispondi immediatamente" e lui rispondeva, con il fiatone di chi ha appena corso, sempre sul letto, solo, in stanza e al mio" che fai?" rispondeva sempre" niente di che". Un giorno mi disse che non era possibile che io mi fidassi così poco di lui, che questo lo faceva star male e mi chiese una pausa. E da lì di pause ce ne furono altre e di litigate ancora di più. Ogni volta mi chiedevo se fossi io il problema, mi torturavo, mi ripetevo che probabilmente ero io quella che stava rovinando la relazione. Scrivevo ai mie amici, gli amici di cui parlavo prima che dopo un po' hanno preferito allontanarsi da me, chiedendogli che cosa ne pensavano e la maggior parte delle volte mi veniva detto che la dovevo smettere di stressarlo così e che comunque lui era sempre stato così, che non potevo aspettarmi da lui la gentilezza e l'amore del mio ex, e che dovevo piantarla perché come non stava scrivendo a me non stava scrivendo neanche a loro, che ci erano amici da prima che conoscessi loro e lui. E io ci provavo, ma nonostante questo le cose non andavano, io ci provavo ma mi sentivo una cretina a far finta di non vedere. I giorni passavano, lui si era trovato delle "migliori amiche" a suo dire, non sapevo niente di ste qua, non capivo come potesse definirle così se come diceva lui era sempre in stanza a studiare o a giocare alla play, era pure entrato in una confraternita,  era molto spesso là non so a far cosa, ed è pure capitato che mi scrivesse che andava in nottata ad una festa a New York, non chiusi occhio quella notte e lui non mi scrisse assolutamente niente. E vi sembrerà strano ma nonostante questo, nonostante lui mi facesse sentire inadeguata, nonostante io non sapessi quasi nulla della sua vita, nonostante fossi abbastanza sicura che mi stava nascondendo qualcosa, io ero innamorata di lui, non so perché, era come una sfida per me riuscire a far funzionare il nostro rapporto. A Natale tornò in Italia, io lo accolsi nel migliore dei modi, lo andai a prendere in aeroporto, durante quei 5 mesi avevo fatto tutto quello che potevo fare se non troppo, avevo trascurato gli esami all'università, e non voglio dare interamente la colpa a lui del mio fallimento,  ma se per un secondo voi poteste sentire la brutta sensazione che ho provato quei mesi, quando cercavo di organizzarmi con il fuso orario e lo studio, quando la mia testa non faceva altro che immaginare come stava, cosa stava facendo, il posto in cui si trovava e lo sentivo lontano e sconosciuto come puoi sentire un evento di storia che studi a scuola di anni fa, vi rendereste conto che concentrarsi sullo studio ma anche su te stessa, sugli amici, sui progetti di vita era quasi impossibile. Quel natale io scoprii che  mi aveva mentito su un miliardo di cose, che aveva fatto cose che non mi aveva detto, che si era sentito con gente di cui non mi aveva detto nulla, che si era avvicinato al mondo della droga e che ogni volta che mi diceva di essere in un posto ne era in un altro. Il problema è che non si fermò a quello, non fu una grande e unica delusione, ma queste cose son continuate, per mesi, era quasi diventato un gioco, lui mi diceva balle quasi per dispetto perché sapeva che le odiavo e io attraverso le sue frasi che magari dicevano cose diverse a distanza di settimane, i suoi accessi sui social, i suoi atteggiamenti, dovevo scoprire le sue bugie. Ho iniziato a seguire gente in America, non avevo alba di chi fossero, passavo pomeriggi a guardare le loro foto, le loro storie, a cercare lui in queste foto o addirittura nello sfondo per capire se un certo giorno che mi aveva detto che era in stanza a studiare o dormire era a qualche festa o con qualcuno, e ogni giorno scoprivo cose nuove, e ogni giorno litigavamo, ma litigavamo davvero tanto, ogni volta pareva che fosse arrivata la fine della nostra relazione, piangevo come una pazza, iniziavano a venirmi gli attacchi di panico, per quanto fosse assurda la situazione, per quanto non ci potessi credere che avesse fatto certe cose, ma soprattutto che le avesse fatte dopo che per la miliardesima volta mi aveva supplicato di fidarmi di lui. Era così assurda la situazione, che pareva avesse una malattia, perché non è che i nostri caratteri non fossero compatibili, le cose non funzionassero o cose del genere, semplicemente lui era come se avesse una vita di cui io non ero a conoscenza e non riuscisse a farne a meno,  e scoprivo cose assurde, che mi aveva mentito su cose su cui non aveva senso mentire, o che mi aveva nascosto cose che non avrei mai pensato che avrebbe avuto il coraggio di fare. Nonostante lo facesse di continuo ogni volta cascavo dalle nuvole, perché all'inizio, non c'è stato un momento in cui ho pensato che non fossi più innamorata di lui, che non andava più, era un passare da momenti di assoluta felicità che erano momenti falsissimi perché erano i momenti in cui mi mentiva, in cui io ero concentrata a riprovare a fidarmi di lui e lui si prendeva gioco di me, a momenti in cui non potevo credere di avere una persona del genere al mio fianco. Probabilmente se mi fossi semplicemente " disinnamorata "le cose sarebbero state più semplici, il problema è che io continuavo a esserlo, e continuavo a pensare che lui avesse un problema che bastava solo curare. Per mesi non sono riuscita ad aprire gli occhi sul fatto che stavo diventando pazza, che quello non poteva essere amore, che il suo era un continuo trovare scuse e che ero sempre nervosa, che stavo davvero buttando la mia vita all'aria per lui. Vivevo in un gioco, lui giocava con me, io soffrivo. Perdevo le mie giornate a pensare e a pensare, mi sono letteralmente mangiata il cervello a pensare a ogni cosa che facesse e dicesse per capire se le cose stavano funzionando davvero, lui continuava a dirmi" non mento" ma il problema è che non sapevo se stesse mentendo proprio in quel momento o se era la buona volta che cambiava davvero, ed è davvero una brutta bestia non avere fiducia e non sapere se tutto quello che stai vivendo è realtà o illusione. E il suo non rendersi conto di cosa faceva, la sua non vergogna nel ripetermi ogni volta" da oggi puoi fidarti", la sua sfacciataggine nel dirmi" dai dammi un bacio" mentre io lo guardavo come se fosse un estraneo, con il cuore e la testa in frantumi, per me era disarmante. Dopo quasi due anni, sono cambiata moltissimo, ero la ragazza più ottimista, più ingenua, con voglia di ridere, di ballare e di vivere che potessi incontrare per strada e sicuramente anche il mio essere così non è che fosse perfetto, avevo meno ambizioni, meno dedizione, e certe volte risultavo ridicola agli occhi della gente che non mi conosceva, perché mi comportavo come mi passava per la testa fregandomene del giudizio degli altri, ma almeno ero felice e la gente mi voleva bene, perché non c'era cattiveria in quel che facevo, non c'era giudizio, presunzione o altro. Ad ora penso che mi servirebbe uno psicologo, non so più chi sono, non so più come comportarmi, ho perso tutti e la gente non mi vede più con gli occhi di una volta. Ho il cuore rotto in mille pezzi, non ho fiducia in nessuno, ho capito quanto il mondo è brutto. Avrei preferito che mi picchiassero, che mi investissero con una macchina, sarebbe stato un grande dolore fisico che o mi avrebbe portato alla morte o a una guarigione definitiva poi. Questi tipi di male non ti passano, neanche con il passare degli anni, mentre ti stai divertendo ad una festa ti si attorciglia lo stomaco di colpo perché vedi uno che gli assomiglia, mentre conosci una persona hai paura che possa essere come lui, mentre dormi ti riappare in sogno e ti svegli con l'amaro in bocca e le mani che tremano. Questo male, ti rimane per sempre in un angolo del cuore.
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oradomaniepersempre · 3 years
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Ciao...
due anni che non sento la tua voce, che non vedo i tuoi occhi, le tue mani che trasmettevano sicurezza, il tuo sguardo di rimprovero su di me per qualche cazzata che potevo commettere, il tuo sorriso che tutti amavano e che ti ha reso unico, il tuo essere disponibile con tutti, anche fin troppo.
Devo essere sincera, manchi un po’ a tutti, qui sono cambiate tante cose, la situazione è molto peggiorata, spero tu stia meglio di noi quaggiù;
Ti penso spesso, quando mi sveglio la mattina, quando faccio la doccia, quando pranzo o ceno, quando mi siedo sul divano, quando vedo una tua foto, quando mi vien da piangere (soprattutto).
Quello che sento dentro è indescrivibile, non so spiegarlo, letteralmente potrei dire che sento un vuoto a livello del cuore, come se una buona parte del cuore sia stata strappata via, e io devo sopravvivere con ciò che resta, ed è difficile, te lo giuro, praticamente quando penso a te non respiro... mi manca il fiato, e resto sospesa in una specie di limbo tra la realtà e la tua immagine.
Guardo spesso le tue foto per non dimenticare mai il tuo viso, e cerco di ricordare il suono della tua voce per non farla svanire, ma passano gli anni e sento che si affievolisce anche se non vorrei.
So che sei accanto a me, altri giorni al fianco di qualcun altro che ha bisogno di te quasi quanto me, e poi ritorni da me, ed io ti sento, e per questo mi consolo della tua mancanza, anche se non ci si accontenta mai.
Ho capito di avere avuto in comune il mio cuore con te quando ho capito che non eri più reale accanto a me ma eri chissà dove, ed ho sentito per la prima volta il vuoto al petto.
Adesso so di vivere senza una parte del mio cuore che ti sei portato con te e mi va bene, l’ho accettato.
So di amarti, so che mi manchi da impazzire ma so anche che potrei avere una lunga vita felice davanti a me e che se non cogliessi l’occasione di viverla al meglio, non me lo perdoneresti mai.
Ciao stellina mia ⭐️👨‍👧
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