Tumgik
#cambiare città
theaterofstars · 1 year
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Lettera #3 Pietro
Caro Pietro,
“Se ti ostini ad andare da una riva all’altra rimarrai sempre in questa città, non importa quanti ponti diversi attraversi, andrai sempre sulle stesse due rive del fiume”. Questa tua frase mi aveva conquistato anche se non capivo a cosa ti riferissi esattamente. Ti avevo parlato di tante mie situazioni ma non ti eri mai espresso così in nessuna occasione. Te ne eri uscito così mentre parlavamo del più e del meno.
Forse ho capito a cosa facevi riferimento, tra le tante cose. Più probabilmente voglio io capire che sia quella situazione. Il tuo pensiero vale anche su quello, no? Devo solo cambiare città, questa non è la mia.
Tuo, Matteo 
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2stelle · 1 year
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Storie ig con annunci di gravidanza matrimoni relazioni felici…
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kon-igi · 2 months
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COSE UTILI CHE HO IMPARATO PIÙ O MENO RECENTEMENTE
Se tieni voltato il cartellino appeso al camice puoi rispondere in modo divertente a domande che non ti competono.
Se torci in un certo modo quei tappi di merda che rimangono attaccati alla bottiglia, questi si incastrano e ti permettono di riempire il bicchiere senza allagare il Nord Italia.
Gli hacker hanno paura di me perché uso la stessa password da anni ma ogni volta che la devo cambiare ci aggiungo sempre un punto esclamativo in più.
Deve far male essere una nonna statunitense che cerca su internet la ricetta per la torta alla crema.
Quando passeggio in una grande città, tengo sempre il telefono a portata di mano e quando una persona sospetta mi si avvicina per chiedermi una donazione contro la droga/per la pace nel mondo/problema vario, io me lo porto subito all'orecchio urlando SCOMMETTO CHE HAI SBAGLIATO IL DOSAGGIO DELL'ISOCANFOPROPANACETILFENOFTALATO E HAI UCCISO IL MIO PAZIENTE!
Non lancio più coltelli ai miei nemici perché dopo un breve calcolo balistico e fisiologico mi sono reso conto che non si conficcano per più di due centimetri.
Il sidro per sfumare il risotto è un no deciso.
L'effetto placebo mi è stato confermato quando all'università a dei tizi che mi stavano sul culo ho venduto una dado per il brodo impastato col nesquik e questi, dopo esserselo fumato, mi hanno ringraziato perché non avevano mai provato roba così buona.
Se vuoi fare un manico di coltello con corno di cervo non è necessario che quest'ultimo sia morto; di montone invece sì.
Se sei costretto a stare per lungo tempo in mezzo a un gruppo di sconosciuti sgradevoli, quando ti rivolgono la parola basta iniziare ogni frase con 'Da dove vengo io…' o 'Voi esseri umani...' e nel giro di poco il silenzio è assicurato.
Dopo aver provato il kit da scassinare serrature di Figlia Grande, mi chiedo perché le persone non lascino direttamente la porta di casa aperta e risparmino ai ladri i 5 secondi necessari per scassinarla.
Ascoltando i notiziari sul genocidio a Gaza ho imparato un sacco di sinonimi della parola 'bambino' perché 'minori coinvolti in esplosioni' è un po' più family friendly, dai.
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A lock of the hair of Lucrezia Borgia in the Ambrosian Library in Milan, Italy
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«Pinacoteca Ambrosiana, Milano.
In una piccola teca è conservato un tesoro.
Un garbuglio di sottili fili gialli che formano un intreccio ad anello verso l’estremità. Niente di che all'apparenza, forse solo una reliquia; e invece se vai a fondo scopri che dietro c'è un mondo. Una storia d'amore bellissima quanto proibita, tra un dotto umanista e una ragazza tormentata. Per viverla bisogna spostarci un po' più ad est, e tornare indietro nel tempo, tanti e tanti anni fa.
Ferrara 1502. Quel giorno, alla corte ducale, erano attesi giovani poeti e letterati.
Per il ragazzo era un'occasione d'oro. Poteva finalmente mettersi in mostra e farsi notare dalla duchessa. Se tutto fosse andato come sperava, avrebbe avuto anche l'occasione di entrare nella sua cerchia ristretta di letterati. Lei amava gli artisti, e ovviamente far parte del suo "circolo" era garanzia di fama e ricchezza. Così giunse il suo momento. Il ragazzo entrò in sala e la vide. Conosceva la duchessa solo per sentito dire, e che fosse molto bella lo sapeva già, gliel'avevano ripetuto un milione di volte. Quello che lo sbalordì e lo lasciò senza parole fu che fosse così bella. Il poeta ci mise un po' di tempo a presentarsi, letteralmente folgorato dal bagliore della giovane duchessa. I suoi capelli biondi splendevano, illuminati dai raggi del sole che filtravano dalle grandi vetrate del palazzo. Già quei capelli, come si può dimenticarli? Non ci riuscì, e continuò a pensare a lei anche le ore successive all'incontro. Anche i giorni dopo. Anche le settimane dopo.
La duchessa era il suo pensiero fisso. Si invaghì così tanto da giungere a cambiare la struttura della sua prima opera che stava per uscire in quel periodo. La modificò sulla base di quel suo nuovo invaghimento. Un uomo che apriva il suo cuore verso l'amore più sincero e appassionato. E quando l'opera, chiamata "Gli Asolani", uscì, il poeta ne regalò subito una copia alla duchessa, che rimase positivamente colpita. Cominciarono a frequentarsi sempre più spesso, i due innamorati clandestini, e intrapresero una relazione platonica ma appassionata.
Poi però arrivò la peste e il poeta fu costretto a scappare dalla città. Lei rimase. Non poteva la duchessa abbandonare il suo popolo decimato. E tanto platonicamente quanto si erano frequentati di persona, così iniziarono un rapporto epistolare a distanza fatto di bellissime lettere d'amore. Lui però aveva ancora quel pensiero fisso: i capelli di lei, e glielo scrisse. Alla fine lei non mancò di compiere un gesto fortemente simbolico: si tagliò una ciocca dei suoi amati capelli e la inviò insieme a una lettera. Quando lui la ricevette, la tenne stretta a se, e la volle conservare per sempre all'interno di uno scrigno, che ormai era il più prezioso di tutti i tesori che possedeva. Quello che conteneva le lettere d'amore della duchessa.
I due non si rividero mai più ma continuarono a scriversi ancora per sedici anni. Poi lei morì giovanissima e lui divenne Cardinale. Uomo di chiesa e personaggio di spicco dell'Umanesimo italiano, famoso ancora oggi con il nome di Pietro Bembo.
Come quella ciocca di capelli sia giunta a Milano, non lo sa nessuno. Ma forse un motivo c'è.
Se la guardi all’interno della piccola teca, noti che è ancora perfettamente conservata, liscia e fresca come se fosse stata appena recisa.
Ecco, pare che in alcune notti, se osservi bene attraverso le finestre della Pinacoteca Ambrosiana, scorgi un bagliore. Una luce intensa che proviene dalla stanza dove è conservata la bionda treccia. Dicono che sia proprio la duchessa, che arriva e legge le lettere del suo amato Pietro Bembo, non prima di aver pettinato la propria ciocca di capelli.
Poi se ne va, svanisce in un educato silenzio, ma felice perché si è sentita amata. Lei, la discussa e tormentata duchessa di Ferrara, Lucrezia Borgia»
Roberto Colombo
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Umore di oggi: voglio cambiare città e iniziare una nuova vita
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focacciato · 4 months
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Ormai è passato più di un mese in cui ho lasciato la mia famiglia e la mia terra, con tantissima amarezza, nonostante l'idea di lasciarla e vivere in una città più tranquilla o quantomeno con più possibilità e diritti è sempre stato un mio pensiero. Sarà che sono sempre stato un sognatore, ma nonostante ciò ho sempre desiderato di fare qualcosa di grande per cambiarla e renderla migliore, di renderla più civile e pulita, più organizzata e concreta. Invece è toccato anche a me andare via e non è che sia stata una scelta sbagliata, non lo penso nemmeno un po', però guardo con malinconia quello che non ho fatto e quello che avrei potuto fare. Nel momento migliore della mia carriera ho dovuto abbandonare tutto perché non basta vivere di sogni e aspirazioni e quindi eccomi qui di nuovo, da capo, come se non avessi fatto nulla prima, come se fossi appena nato in un'altra città, in un altro corpo, in un'altra vita.
Non sto male, ma non sto nemmeno bene. Mi sento fuori posto e anche se inizialmente pensavo che trovare un altro lavoro sarebbe stato decisamente più facile attualmente non è così. Mi dicono che è il periodo e che Dicembre non è mai un buon mese per trovare lavoro, vorrei convincermene, ma vorrei soprattutto campare con quel che ho, senza dovermi dannare l'anima se non trovo altro.
Eppure la vita ci mette sempre davanti a nuove sfide. Eppure a 31 anni mi sento già arrivato alla fine, nonostante la maggior parte della gente che ha fatto successo ha iniziato dai 30 in poi a fare veramente qualcosa di concreto per la propria vita. Allora perché mi sento l'ultimo degli ultimi? E soprattutto perché mi sento come se dovessi dimostrare ancora di più per essere quantomeno alla pari con gli altri? In questa città fredda e silenziosa mi sento di troppo, mi sembra come se non potessi apportare nulla di meglio. Mi dico che devo semplicemente cambiare sogni e aspirazioni, adattarle alla mia nuova casa.
Domani sarà il terzo trasloco in un mese l'1 gennaio sarà il quarto in due mesi. E sono stanco, vorrei semplicemente fermarmi e sentirmi a casa e invece non sarà così, perché dal giorno in cui entrerò di nuovo in questa casa sarò obbligato a dare di più, dare decisamente di più.
Ma come fai a dare di più quando tutto il resto non dipende da te?
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ricorditempestosi · 1 year
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umore di sempre: voglio cambiare città e iniziare una nuova vita
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abr · 2 months
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La Sardegna è una regione di centrosinistra che ha (dato qualche) vittoria anche al centrodestra. (Stavolta) una quota di elettori di centrodestra è rimasta a casa, delusa per ragioni locali (vedi dato di Cagliari, città che ha punito il suo sindaco, ndr). (...) Non ha vinto (...) “il campo largo” (...).
(S)e il centrodestra dicesse di essere maggioritario, come mostrano i voti di lista (,) sbaglierebbe, perché ai 290mila voti delle liste di centrosinistra vanno sommati i 45mila voti delle liste di Soru. Che Soru sia di sinistra è innegabile. (Anche il) voto disgiunto c'é stato (i cd. "franchi tiratori salviniani" di Ripubblica, ndr) ma non è stato determinante nella sconfitta, trattandosi di 5mila voti.
(...) Sicuramente c’è un merito della candidata vincente, su quelli dei partiti sarei più cauto (e) si, demerito dei partiti che hanno scelto di cambiare in corsa il candidato.
I Cinquestelle passano dal 21,8% delle politiche 2022 al 7,8% di queste regionali, il Pd da 18,7% al 13,8%, FI dall’8,6% al 6,3% Lega dal 6,2% al 3,7%, FdI dal 23,6% al 13,6%. I grandi colpi li hanno subiti M5s e FdI. È vero, tra politiche e regionali è un confronto sui generis, ma resta indicativo.
La lezione per i partiti al Governo la sappiamo: la strada non è mai in discesa. (Quanto alla opposizione, nemmeno loro) hanno trovato una strategia vincente (...).
Analisi di sondaggista via https://www.ilsussidiario.net/news/vista-dal-sondaggista-in-sardegna-non-ha-vinto-il-campo-largo-ma-la-todde-il-voto-disgiunto-non-ha-influito/2669522/
Aggiungo che le prime dichiarazioni LUNARI della vincitrice per una incollatura ("gli elettori sardi hanno punito i manganellatori di Pisa"), dimostrano che più che aver vinto lei, ha perso chi ha deciso di puntare su un cavallo zoppo solo perché fedelissimo.
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Tu hai il diritto di andartene da qualsiasi situazione in cui non ti trovi.
Hai il diritto di abbandonare qualsiasi storia in cui tu non ti piaci.
Hai il diritto di andartene da quella città che spegne la tua luce; hai il diritto di fare le valigie e di iniziare daccapo in un altro posto.
Hai il diritto di piantare il lavoro che odi, anche quando tutto il mondo dovesse consigliarti di non farlo. Hai il diritto di cercare ciò che ti stimoli di alzarsi dal letto al mattino, fino alla fine della vita.
Hai il diritto di lasciare colui che ami, se ti tratta male. Hai il diritto di mettere te stessa al primo posto, se non cambia mai nulla.
Hai il diritto di rompere con i cattivi amici. Hai il diritto di circondarti dall'amore, dalla gente che ti ama e ti sostiene. Hai il diritto di prendere quell'energia di cui hai bisogno nella vita.
Hai il diritto di perdonarti per gli errori piccoli e grandi, hai il diritto di essere buona con te, di guardarti allo specchio e di piacerti.
Hai il diritto di liberarti dalle tue stesse attese.
A volte pensiamo che abbandonare qualcosa significa arrendersi, calare le braccia. A volte andarsene è la cosa migliore che potresti fare per te.
Questo ti permette di cambiare il vettore della vita, di iniziare daccapo, di scoprire il mondo e te stessa.
A volte abbandonare significa non restare imprigionati in un posto sbagliato e con le persone sbagliate.
Andarsene: aprire le porte ai cambiamenti, alla crescita, alla liberazione.
Hai sempre la possibilità di andartene, finché non troverai il tuo posto e ciò che ti rende felice.
Hai persino il diritto di abbandonare te stessa del passato, e di crearti daccapo.
[Dal web]
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missviolet1847 · 3 days
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Il mondo cambiato dai ragazzi | il manifesto
25 aprile 2024
Il mondo cambiato dai ragazzi
Il corteo a Milano - Ansa
DENTRO IL CORTEO. No, non farò la cronaca della manifestazione, di cui peraltro non so neppure chi siano stati gli oratori ufficiali, perché a piazza del Duomo, pur essendo stata presente per sei […]
Pubblicato 14 ore fa
Edizione del 26 aprile 2024
Luciana Castellina, MILANO
No, non farò la cronaca della manifestazione, di cui peraltro non so neppure chi siano stati gli oratori ufficiali, perché a piazza del Duomo, pur essendo stata presente per sei ore nel corteo, non ci sono neppure arrivata, tanta era la folla che aveva riempito mezza città. Della redazione del giornale a Milano ce ne erano tantissimi, tutti dietro lo striscione del manifesto, fieri di aver dato alla consueta celebrazione milanese del 25 aprile, come fu 30 anni fa, uno slancio particolare. Scrivere spetta a loro.
Certo raccontare mi sarebbe piaciuto, perché a un evento così non capita sempre di partecipare. È stata infatti una manifestazione non solo enorme, ma partecipata nella sua stragrande maggioranza da una generazione nuovissima, mai vista prima: dai 15 anni (tanti studenti medi) ai 25, proprio giovanissimi.
È davvero un fatto politico nuovo: in particolare sulla guerra, ma non solo, i ventenni tornano ad affacciarsi sulla scena. Credo sia perché avvertono che siamo ad un mutamento epocale del mondo e sono spinti a mobilitarsi. A modo loro, naturalmente. Sono allegri, lungo il percorso a migliaia hanno ballato al ritmo della formidabile musica installata sull’enorme carro dell’Arci e offerta dal suo famoso circolo La Magnolia.
Chi sono? Per chi votano? O meglio, vanno a votare? Non lo so, i più non erano nemmeno aggregati attorno a bandiere che esibiscono l’appartenenza, sciolti. A guardarli mi viene ancora più da ridere di quanta ormai me ne viene il lunedì sera quando La7 comunica i dati del settimanale sondaggio: Fratelli d’Italia +0,07, PD -0,02, 5S o Calenda cifre di analoga rilevanza. E poi nella settimana successiva tutti i politologi impegnati a spiegare i profondi mutamenti della società italiana a partire da quegli zeri, senza nessuno che ci informi davvero su cosa pensa il 60% di giovani che pure nella politica si impegna.
Scrivo, comunque, perché a questa giovane forza politica emergente, vorrei raccomandare due cose:
1) state attenti oltre che al fascismo ufficiale, anche all’antifascismo sbandierato da chi se ne serve come copertura per proprie assai simili magagne. Non faccio nomi, ma consiglio di fare attenzione.
2) credo sia utile ricordare sempre che la guerra partigiana italiana è stata assai diversa da quella di molti altri paesi occupati dai nazisti.
La più parte di loro, a cominciare dalla Francia e dalle monarchie nordiche, hanno combattuto con le spalle coperte dalla legittimità dei governi che erano stati sconfitti e in nome dei quali la Resistenza del paese combatteva. In Italia i nostri ragazzi sono andati in montagna senza sapere cosa davvero fosse la democrazia e l’antifascismo, e senza nessuno che coprisse loro le spalle. Un azzardo incalcolabile. Ecco, oggi ce ne vuole altrettanto per fare quanto è indispensabile: cambiare il mondo. È difficile, lo so. Ma stasera sono così ottimista che penso ce la potranno fare.
( senza se e senza ma... con gli studenti che hanno manifestato)
# manifestazione 25 aprile 2024 Milano
#Giovani studenti
# Luciana Castellina
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sa-filonzana · 1 month
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Trigun - Final Fantasy VII - Crossover
AU - Dimension Travel - Crack-ish
PART 1
In un futuro lontano lontano, solo un po’ più a destra dell’impossibile, Vash da Trigun Maximun e affini finisce nell'universo di Final Fantasy 7 come un Eldritchiana Plant Creatura, tutto piume bianche e d'oro, ali frattali e intersecate tra di loro, e capace di cambiare grandezza massa a volontà. Un vero cryptido in tutto e per tutto più che mai. 
Il suo nuovo aspetto, che ricorda tantissimo la forma che Vash prende quando perde il controllo, ha anche il suo immancabile orecchino e i suoi iconici occhiali ancora testardamente attaccati al naso, così come il suo braccio prostetico che però ora fa davvero parte del suo corpo e a cui un giorno verranno aggiunti degli incavi per incastrare la Materia.
Il suo nuovo aspetto, da vera entità ultraterrena, adesso, come in Trigun Stampede, può illuminarsi d’immenso, ovvero il suo corpo e i suoi occhi sono attraversati da striature di energia che illuminano di un fluorescente verde acqua quando Vash usa le sue abilità da Plant o prova forti emozioni che gli fanno anche sbocciare fiori e gerani rossi lungo il suo corpo.
Vash sta già vivendo da qualche tempo sul pianeta Gaia da qualche tempo quando incontra Sephiroth quando il giovane generale è in missione.
Per essere precisi Vash si stava ingozzando di Mako cristallizzato quando i due hanno il loro fatidico incontro. In effetti, a un certo punto, la Plant Creatura guarderà il Generale dritto negli occhi e molto deliberatamente mangerà una delle personali Materie del SOLDIER in faccia. Magari una anche che ha Masterizzato anche. E Vash farà tutto ciò con grande sfrontatezza.
Vash ha fame, e da quando è arrivato qui non ci ha messo molto a notare che mangiare il cristallizzato viscoso liquido lo sta rimettendo in forze.
Dopo la rocambolesca avventura che sarà il motivo del loro primo incontro, Sephiroth, per qualche motivo che non sarà mai capace di veramente spiegarsi, decide di rovesciare tutti i soprusi e abusi che aveva subito durante tutta la sua corta vita.
Vash finisce per consolarlo. Per poi traumatizzarlo mangiando della Materia.
Sephiroth decide di portarlo con sé a Midgar, ed è una lotta e mezza tenerlo lontano dalle sporche grinfie del Dipartimento di Scienze. Ma dopo Vash rende perfettamente chiaro che si rifiuta di diventare l’ennesima cavia da laboratorio per dei scienziati pazzi, il che risulta in un gioco di gatto e topo andato male visto che distrugge metà dei laboratori del piano mentre gli inutili assistenti tentano invano di catturarlo gli scienziati sono costretti ad alzare la bandiera bianca in arresa.
Uno dei fattori determinanti in ciò potrebbe essere che nella confusione creatasi un certo Professor Hojo potrebbe essere finito in ospedale con tutte le ossa rotte durante il tentativo fallito di catturare Vash. Più di una persona sarà felice alla notizia. E più di qualcuno brinderà a tarda sera in onore di Vash.
Nel tempo Vash si familiarizza con la Torre e i suoi abitanti, che lo trattano come una beneamata mascotte, perché Vash sa sempre come charme le persone con la sua gentilezza, non importa la forma che ha. E probabilmente il fatto che le sue gesta hanno mandato in ospedale il Professore Hojo in ospedale per diverso tempo aiuta.
Tuttavia, una delle cose di Midgar che metteva a disagio Vash era che qui nella città la Voce del Pianeta, il canto trascendentale che sentiva fin da quando era arrivato in questo nuovo Mondo è molto flebile in questa città.
Durante questo tempo incontra anche Genesis e Angel. Per dispetto, e dopo tutto ciò che ha dovuto passare nella vita a causa di suo fratello e tutti gli altri e non più disposto a farsi mettere i piedi in testa e ciò che aveva perso dovuto a ciò, mangia una delle materie di Genesis per il divertimento degli altri due First.
Vash, nei seguenti anni, farà ciò ogni volta che Genesis lo irrita abbastanza
Vash prende l'abitudine di seguire Sephiroth dappertutto dovuto a questo trauma,  anche quando è costretto ad andare a fare una visita di controllo al dipartimento di scienze
Vash in maniera ingegnosa comunica il suo nome a Sephiroth, delicato come una piuma glielo sussurra nella mente
Passa del tempo, la guerra con Wutai è nelle sue fasi finali quando Genesis viene ferito durante un allenamento.Vash si preoccupa quando la ferita si rifiuta di guarire, così segue di nascosto il Soldier First quando va a trovare il Professor Hollander e così scopre che il corpo di Genesis sta decadendo a causa degli esperimenti 
Vash va in shock e in uno stato di negazione. Il Plant creatura si è affezionata ai Soldiers, anche se Sephiroth è il suo preferito, e non è pronto a perderli dopo così poco tempo. Sono così giovani… 
Vash si rifiuta di perdere qualcun altro di importante per lui e usando i suoi poteri da Plant, dopo aver messo all’angolo Genesis nel suo appartamento e con gli altri due presenti anche, Vash va tutto incomprensibile e biblico e immenso e facendo venire un colpo a tutti e tre i SOLDIERS First. Uno dopo l’altro li guarisce iniettando la sua saliva nel loro sistema cardiovascolare. Usando essa come medium Vash pulisce, sistema e mette in ordine le stranezze che percepiva in loro fin da quando li ha incontrati la prima volta.
Li guarisce con un morso pieno di saliva, una saliva miracolosa quanto mortifera, dalle proprietà simili al siero miracoloso usato dagli assassini del Eye of Michel e il liquido dei bulbi dove vivono le sue sorelle Plant.
Il suo intervento fa sì che i First diventino dei veri ibridi a tutti gli effetti e non facilmente suscettibili all’influenza di Jenova e facile discesa nella follia. Le loro cellule evolvono.
Continua ->
-> Trigun x FF7 - Part 2
-> Trigun x FF7 - Part 3
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autolesionistra · 9 months
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Stanotte ho sognato una rivoluzione. Detta così suona pretenzioso, diciamo che era una versione particolarmente edulcorata e lisergica di una rivoluzione. Partiva tutto da una manifestazione di piazza di quelle canoniche, con gente colorata (tendente al rosso) e consueti cordoni di polizia. Ci si parlava per un po' arrivando alla conclusione che non c'era modo di cambiare le cose quindi toccava ripartire da zero. Così ognuno andava a prendere un po' di attrezzi, chi le chiavi a brugola, chi i cacciaviti, e si smontava tutto. Smontavamo semafori, insegne, sedie, si entrava nei negozi smontando tutto e i commessi si univano agli smontaggi, invitavamo pure i celerini ad unirsi, e alcuni pure si univano, e pian piano lasciavamo in città una scia di cumuli di roba perfettamente smontata, tutta da rimontare da zero.
Preferisco non farmi troppe domande su questo sogno perché poi non so se voglio sentire le risposte; diciamo che avere una sorta di Rodari ubriaco come regista onirico è stato divertente.
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lunamarish · 27 days
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Spiego il bourn-out.
Hai la vita che ti piace, fai ciò che ami, sei realizzata. Hai i tuoi amici, la tua routine, i tuoi hobby. Vivi nella città che ami e che ti emoziona ogni volta che cammini per strada.
Ti innamori. Ti fidanzi. Lui viene trasferito per lavoro in un'altra regione. "Vieni con me?" E che fai? Non vai? Vai. "Tanto sono solo sei mesi." Tu fai sei mesi la pendolare. 2 ore di treno andata e 2 al ritorno. Ti svegli alle 5 e torni a casa alle 9. I mesi diventano 9. Poi un anno e mezzo. Poi 4.
Dopo 4 anni di pendolarità, decidi che se non c'è possibilità di ritorno e devi lasciare il tuo lavoro, i tuoi amici, la tua città. All'inizio è stimolante, poi frustrante. Non trovi nulla che sia nelle tue corde. Accetti il colloquio di una multinazionale molto famosa. Ti prendono subito. Non vorresti ma accetti lo stesso.
Dopo sei mesi di gavetta, ti promuovono subito. Odi il lavoro, ma i colleghi ti piacciono. Ti spostano di ruolo perché un collega se ne va. Ti mettono in un ufficio strategico anche se tu non vuoi. "Sono solo tre mesi". I mesi passano, il capo ti abbandona, ti riempie di attività, ti dice di andare a delle riunioni al posto suo con clienti importanti avvisandoti all'ultimo e tu vai senza avere idea di cosa dire ma qualcosa ti inventi, ti mandano all'estero da sola, ti danno altre attività. Tu lo dici, lo ammetti, "io non ce la faccio." Il CEO viene a parlare direttamente con te. "Tu ti sottovaluti, certo che ce la fai."
Inizi a dover essere reperibile 7/7. Ti scrivono dal Giappone, dal Messico, dalla Thailandia. Devi rispondere. Da te dipende il fatturato. Di giorno fai riunioni, la notte lavori. E piangi. Inizi a soffrire di coliti, gastriti, mal di testa. Non hai più voglia di niente, vuoi solo lavorare, fare tabelle. Mentre cucini controlli le mail, mentre sei a fare un aperitivo rispondi alle mail, mentre sei in spiaggia di domenica fai una call. Non vai ai compleanni dei colleghi, non fai ferie, perché sai benissimo che se non lavori mezz'ora della tua vita resti indietro e tu non puoi restare indietro.
Inizi a soffrire di insonnia, dormi tre ore a notte (se va bene) e sei contenta, perché così puoi lavorare. Prendi 10 kg in un anno, perché mangi male e ciò che mangi sono solo patatine o pane con maionese e crudo. Mangi cioccolato e biscotti. Inizi a prendere delle pastiglie per dormire. La pressione aumenta e ogni tanto ti si annebbia la vista, ma continui a rispondere alle mail. Sei stanca, vorresti solo dormire per una settimana di fila, ma non puoi. Continui a fare call, tabelle, tabelle, ancora tabelle e call. Poi le riunioni. Tabelle. Call.
Gli occhi diventano opachi, la pelle si decolora, inizi a vestirti sempre di scuro, perdi il sorriso. Ti devono operare al dente del giudizio e tu la prima cosa a cui pensi è "sì, però facciamo presto, che devo lavorare." Un'ora dopo l'intervento sei già in ufficio. "Vai a casa." dice il tuo capo, ma tu stai lì, a rispondere ai colleghi, mail, telefono, con due antidolorifici presi contemporaneamente, anche se sul foglietto illustrativo dice di non farlo assolutamente. Senti che non ti può succedere più niente. Questa non puoi essere tu, non ti riconosci più.
Vai a casa e mentre guidi hai un mancamento. Sbandi. Ti riprendi subito. La prima cosa che fai non è chiederti se stai bene, ma controllare le mail sul cellulare. Capisci che vuoi cambiare lavoro.
Inizi a cercare un lavoro che sia meno stressante. Non trovi nulla. Troppo qualificata. Troppo laureata. Troppo giovane. Troppo vecchia.
Hai un mutuo da pagare di una casa che non volevi comprare in una zona dove non volevi stare, un marito accanto felice e realizzato, amici lontani che vorresti avere vicino, una famiglia che invecchia senza che tu possa vederli ancora giovani, e inizi a pensare che l'unica soluzione sia la morte. O un miracolo. Questa non è la tua vita, ti dici, è sicuramente quella di un altro. Continui a essere sempre sul pezzo, ad essere un passo avanti a tutti, puntuale, precisa.
Iniziano a preoccuparsi per te. Sai che devi rallentare, ma non puoi, non riesci più. Sei risucchiata in un vortice e non sai come uscirne. Non ti ricordi più com'è la vita "prima", anzi, a volte dubiti che ci sia stata. Ti sei snaturata a tal punto che non sai più cosa ti piace, e quello che ti piaceva non ha più nessun gusto. Non vuoi più fare niente. L'aria aperta, il sole, la musica, non ti bastano più. Quello che ti riusciva bene, non ti riesce più. Hai la memoria più corta. Non riesci a seguire un film per più di sei minuti. Sei distratta, sei seria, sei senza energia. Non hai più paura del vuoto, perchè ci sei dentro.
Vuoi solo chiudere gli occhi. E spegnerti.
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kon-igi · 2 months
Note
Buongiorno Doc. Volevo sfruttare il volano dell'eco dei tuoi ask, per poter dare un piccolo messaggio a chi soffre di acufene. Ho notato che qui sembra essere un popolo in aumento e come tu ben sai, di questo "fischiettante" disagio, ne soffro pure io.
Quindi: "MOMENTO ESPERIENZE DA RACCONTARE"
Premesso che ci convivo da più di quattro anni e già da tre, tre e mezzo, nemmeno mi ricordo di averlo, l'altra notte ci brucia uno stop in contromano e senza casco, un signore che avrà avuto si e no una cinquantina d'anni. Lo raggiungiamo, solito cazziatone introduttivo prima di procedere, quando noto che la persona in questione stava per iniziare a piangere. Alchè, con i suoi documenti in mano gli chiedo se ci fosse qualcosa che dovevo sapere.
ACUFENE
Da dieci giorni, sto povero uomo stava impazzendo, al punto di essersi dimenticato il casco in ufficio e girare a vuoto per la città senza un ordine ben preciso. Preso da parte allora gli ho raccontato quello che ho passato, l'ho fatto sfogare, mi sembrava sollevato quando gli ho riferito che avevo passato lo stesso problema (senza infrazioni al codice della strada però) e che pian pianino, il "problema" che in realtà non è un problema ma solo una rottura di minchia, sarebbe rientrato e tra non molto tempo, ci avrebbe serenamente convissuto.
Dopo una decina di minuti ed un abbraccio poco professionale, ma molto umano, la persona aveva smesso di piangere, mi sembrava più disteso e mi aveva risposto che quella conversazione gli aveva fatto bene, ché nessuno gliel'aveva spiegata così bene.
Con questo cosa voglio dire? Parlatene o voi che sentite per tutto il giorno un treno a vapore del Far West, cercate persone che hanno sto simpatico amico di viaggio e condividete con loro il vostro INIZIALE disagio. Vedrete che le cose inizieranno a cambiare e quello che per voi può sembrare un fatto insormontabile, diventerà un fattore particolare di voi stessi.
Poi comunque la patente gliel'ho ritirata XD
Scherzo ;)
@openmindwildmind
@frauigelandtheboys
@acribiaatomica
@holdchins
@parentesidiunpassatolontano
@druzya
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ross-nekochan · 1 month
Note
Ciao, volevo dirti che il tuo blog mi piace molto. Ho una domanda, sperando non sia fastidiosa: c'è qualcosa che ti piace di Tokyo o hai mai pensato di cambiare città? Grazie per la risposta.
Le domande non sono mai fastidiose se fatte con garbo :)
Da quello che ho capito confrontandomi con altri, il primo posto dove vai a vivere ti rimane "dentro". Chi è stato per la prima volta nel Sud, Tokyo non la sopporta più di tanto; chi è stato solo a Tokyo, non riesce ad abbandonarla.
Per me l'unica città che fooooorse potrebbe farmi abbandonare Tokyo è Osaka. Ma per il resto, tutte le città giapponesi sono uguali e somigliano molto alle nostre province... sono nata e vissuta in provincia quindi mi voglio godere la vita nella metropoli per un altro (bel) po'. :)
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gregor-samsung · 2 months
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Mi ricordo
“ Mi ricordo che una volta la Valle d'Aosta aveva il mare. Era abitata dai Salassi (che in greco vuol dire «popolo del mare») che per le navi di passaggio avevano costruito sul Cervino un faro alto almeno come Mike Bongiorno. Adesso, con gli anni, il mare si è ritirato ed è rimasta soltanto la Dora Baltea, ma prima, al posto delle trote c'erano i delfini salmonati. I delfini più belli venivano catturati e portati a Cogne dove, invece delle acciaierie, c'era un acquario e se si girava cadeva la neve finta. Bisognava stare attenti, però, perché usciva tutta l'acqua e i delfini senza acqua muoiono, quasi come gli uomini. Mi ricordo che al porto di Courmayeur si arrivava in skilift. Dalla banchina partiva il motoscafo più alto del mondo; si saliva e poi via, ottocento chilometri di piste. Sci d'acqua, naturalmente. Mi ricordo che il Piccolo San Bernardo era un'isola e il Gran San Bernardo era un'altra isola, ma più grande ed era piena di cani da valanga che passavano le giornate a guardarsi in faccia e a dirsi: «Boh?» Per quello gli è venuta la bocca all'ingiù. Oggi risulta chiaro che i cani da valanga erano fuori luogo, ma oggi, col progresso, si sanno tante cose che una volta non si potevano capire.
Per esempio allora ci si chiedeva perché tutti i rifugi del Cai si chiamavano «Miramare» e perché un antico proverbio pugliese diceva più o meno: «Se Aosta avesse i monti sarebbe una piccola Sestrière». «Che cosa c'entrano i monti», pensava il guardapesca ributtando in mare un camoscio che gli era rimasto impigliato nella rete. Già allora i camosci erano una razza protetta. Li tenevano al Gran Paradiso assieme alle foche, due panda e qualche Duna giardinetta. Mi ricordo che i valdostani cantavano in coro un'antica canzone di montagna. «Giù pei ponti/ giù pei ponti che noi andremo/ coglieremo/ coglieremo le stelle marine/ per donarle/ per donarle alle bambine…» Mi ricordo che l'aquila faceva – abbastanza bene – il verso del gabbiano e tutt'intorno c'era un delizioso profumo di spaghetti alle vongole e di fontina. Erano i marinai che tornavano con le loro greggi di tonni. Passavano sotto l'Arco di Augusto (che allora era un ponte), baciavano le loro mogli e andavano a rifocillarsi al bar «Caa custa quel caa custa viva el battagliùn d'Aùsta». Era un nome un po' lungo per un semplice bar dove si beveva soltanto genepì e si mangiava soltanto genepesca. Per questo i marinai familiarmente lo chiamavano «Caa custa». Mi ricordo che fu quando il «Caa custa» venne venduto a Maria Josè (una nobildonna che aveva curiosamente il nome di Altafini ma lanciava i piatti come Suarez) che incominciarono a cambiare le cose. Al «Caa custa» prese piede irreversibilmente la Nouvelle Cuisine e nella zuppa di pesce comparvero i primi savoiardi. Era troppo. I valdostani chiesero aiuto a una città amica, Bergùm de Hura e al suo re, Mais, che a tappe forzate occupò Aosta e impose su tutta la Valle la polenta. I savoiardi vennero mandati in esilio e il mare si ritirò a Cascais. “
Gino & Michele, Saigon era Disneyland (in confronto), Milano, Baldini & Castoldi, 1991¹; pp. 107-108.
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