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#gioielli fatti a mano
tsuyahandmade · 5 months
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romy-mc · 1 year
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Berny Jewels
Gioielli Berny Jewels in acciaio inossidabile e anallergico . Ho accettato con piacere  la collaborazione con il brand Berny Jewels e ora vi svelo i motivi . I gioielli sono di qualità ma a un prezzo alla portata di tutti. La moda deve essere accessibile a tutti . Sono originali e adatti a ogni età . Ideali per un regalo o da indossare per le cerimonie che si avvicinano, io ho pensato…
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elperegrinodedios · 1 year
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Testimonianza di un convertito...
(Quarta parte)
Rimasi lì seduto tutta la serata a fare sarcasmi sul film e presi molto interesse per Nicky Cruz. Vedete, voi pensate con una mente e ora come Cristiano anch'io penso con la stessa mente ma come stregone pensavo con una mente diversa: Dave Wilkerson (Il pastore) era il nemico e Nicky Cruz (il criminale) era l'eroe. Cosi, rimasi seduto e pensavo questo tipo è in gamba e convertirà il predicatore... e poi lui si salvò! Ora, quel termine non voleva dire niente per noi ma quando poi lui cambiò dal vecchio Nicky Cruz, al nuovo Nicky Cruz, allora quello davvero significava qualcosa: era impossibile! Se Nicky Cruz era cambiato era davvero un miracolo incomprensibile a qualsiasi stregone. Veramente incomprensibile!
La pietra angolare tutto il fondamento della stregoneria è che non si può far un sortilegio non si può mescolare una pozione, non si può fare un rito senza una salda conoscenza della astrologia. E' la base, di tutte le pratiche della Stregoneria. Uno dei suoi insegnamenti è che si nasce con una tal personalità e non si può fare niente per cambiarla e la mia, era piuttosto squallida così come era.
Così uscendo da lì mi trovavo in uno stato a dire poco confusionale, di stress mentale, di grande oppressione e di un forte senso di smarrimento. La mia condizione io l'avevo ereditata e tutto ciò che avevano i miei genitori era stato trasferito a me. In altre parole avevo ereditato i loro demoni o alcuni simili a loro. E cosi, io non ero mai stato libero dal momento in cui quel dottore mi aveva dato la pacca sul sedere in sala parto, fino a tale notte del '72. Forse voi quando vi siete salvati vi siete sentiti meravigliosamente, ma non penso, che vi siate sentiti così tanto meravigliosamente di me, quando mi sono salvato io!
Per la prima volta potevo pensare da solo senza questo peso, come del cotone nella mia testa; è più o meno il solo modo per descriverlo. E la mia sensazione era quella che se mi avessero ucciso uscendo da quel posto ora io, sarei morto felice. E me ne andai senza pensare a nessun pericolo. La notte seguente tornai dicendo: "Vorrei vivere abbastanza a lungo da potermelo godere!". Ed il motivo era che non si abbandona la Stregoneria una volta che si è stati iniziati: una volta dentro, dentro per sempre! La mia vita ora, ogni giorno, è in continuo pericolo: quella di mia moglie e la mia e quella di tutte le persone che ne sono poi uscite. I Cristiani rimangono stupefatti, quando dico loro, che il più grande mago, stregone che sia mai esistito fu re Salomone. Quando tornò indietro, tornò veramente indietro! E come tutte le cose che ha scritto nella Bibbia, sono davvero grandi cosi altrettanto grandi sono quelle scritte nella Bibbia della Stregoneria!! Gli stessi riti di iniziazione e anche come preparare Bibbie della Stregoneria o come evocare demoni, sono tutte cose scritte e create da lui. Questi che seguono sono tipi di gioielli creati mediante la istruzione demoniaca per persone molto importanti.
Prima di raccontarvi cosa significano, io voglio dirvi questo: "Era impossibile comperare questi ornamenti, eccetto la croce ansata, al di fuori di un negozio di Stregoneria", fino a pochi anni fa. Erano fatti a mano, da gioiellieri appartenenti al sacerdozio, e venduti solo agli stregoni iniziati nei negozi di occultismo. "Da allora gli illuminati hanno deciso che uno degli scherzi peggiori che potevano fare ai Cristiani era mettere loro questi gioielli attorno al loro collo e sulle loro mani". E il motivo è: "Che questa roba attira i demoni" "Essi si abbarbicano nei posti dove la si trova".
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Ora, se rimanete scioccati nel vedere di seguito la Stella di David è perchè solo recentemente è stata chiamata la Stella di David. Per migliaia di anni era stata chiamata Esagramma o Sigillo di Salomone.
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Ora, quandob una strega, vuole praticare atti di Stregoneria si mette un pentacolo che è la stella a cinque punte dentro a un cerchio, che è la loro forma di protezione più forte. Dopo, depongono questa stella a sei punte, cosi detto esagramma, l'inglese "hex", che vuole dire "fare magia nera o lanciare un sortilegio su qualcuno". Cosi che, la mettono in un cerchio sul pavimento e questo fa apparire i demoni, secondo le loro istruzioni. È il segno più "maligno della Stregoneria". Lo so che forse, non riesco a farvi capire, quello che vorrei farvi capire, ma è molto pericoloso avere quell'affare. La "stella a cinque punte" dentro al cerchio, il pentacolo con una punta verso l'alto, significa Stregoneria; con due punte verso l'alto significa culto del demonio o Satanismo.
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È interessante notare, che il simbolo della stella orientale, è una stella a cinque punte con le due punte in su. Simboleggia la testa di capra, che secondo i satanisti rappresenta il diavolo ed essi usano questa testa di capra e la adorano proprio come adorassero il diavolo stesso. (Segue)
Fine quarta parte
lan ✍️
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couragescout · 2 years
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Oggi sono felice.
Nonostante tutto oggi sono felice. È tornata B, abbiamo passato tre ore insieme a raccontarci davanti una cioccolata calda ed un cappuccino, tra biscottini e risate, tra parole di conforto e strette sul ginocchio. Tra ricette non capite, berretti e gioielli fatti a mano, avventure francesi e drammi familiari.
Lei sarà sempre il mio posto sicuro, la mia metà, il mio punto di sfogo e razionalità. Il tempo lontane rende ogni secondo speso insieme qualcosa di importante e magico. Le nostre piccole tradizioni restano immutate, i nostri occhi sempre pieni di amore e quel capire i silenzi dell'altra grazie ad anni di strada fatta insieme con uno zaino sulle spalle.
Sarà sempre l'abbraccio più bello.
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umi-no-onnanoko · 2 years
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Ieri sono giunta all'ultima pagina del quadernino dove, quasi quotidianamente, cercavo di trovare 10 cose che mi piacessero in modo da essere grata per queste cose/ persone ed al contempo per fare si, una volta finito il quadernino, di comprendere cosa ricorreva di più e quindi ciò che mi piace davvero rispetto a ciò che era passeggero.
Questo è il risultato, ovviamente ci sono anche altre cose che mi piacciono, ma ciò che è rimasto nel tempo (più di un annetto) sono queste cose:
L'inverno
Il nero
Il tiramisù
La pioggia
Il mare
Il blu
Scrivere, soprattutto a mano (lettere,testi, poesie, canzoni)
Disegnare
Le lasagne
Il thè (soprattutto il thè nero e quelli alla vaniglia e all'arancia e cannella della Twinnings)
Gli abbracci
Il rosa
I fiori di ciliegio
I soffioni
I baci sulla fronte
Cantare
Il colore Tiffany
Tutto ciò che è vintage
L'antiquariato
William Shakespeare
Il cappuccino (Con molta schiuma, quello solubile della Nescafé, o quello con la cannella)
Che mi vengano accarezzati i capelli
La musica (soprattutto da giradischi)
Halloween
Natale
Le arance
Le margherite
I profumi da uomo
La cannella
I palloncini
I baci perugina
Le pesche
Il vento estivo
Il limone
Il Giappone
Vienna
La sacher
Ballare
Il verde
Harry Potter
The Mentalist
I tacchi (anche se non so camminarci)
I tulipani
I bambini che ridono
Fare la spesa
I Queen
Tiziano Ferro
Sperimentare
I braccialetti con le conchiglie
I maglioni di lana
Gli ombrelli colorati
I bomboloni alla crema
Il lillà
Le ombre degli oggetti
Il rossetto rosso
Le borse in tela
I cartoni Disney
Death note
Demon slayer
Il ramen
Gli anni 50' e 80' della moda
Emma Watson
Le canzoni italiane "vecchie"
I delfini
I pop corn
Vedere i film al cinema
Andare a teatro
Cantare quando non c'è nessuno
Inventare nuove parole
Aiutare gli altri
Il bianco
L'odore della terra bagnata quando piove
I sottobicchiere in sughero
Le parigine
Stitch
I lecca lecca alla Coca-Cola
Le candele
Le luci di Natale
Suonare il pianoforte
Gli accordi di chitarra
L'odore della bigbabol alla fragola
Riordinare
Le uova di pasqua
I libri
Il viola
I capelli puliti
Il sapone alla melagrana
Essere gentile
Gli abbracci
Ascoltare gli altri e le loro storie
Guardare fuori dal finestrino
I messaggi inaspettati
I ti voglio bene
I croissant (alla crema, alla marmellata di arancia, al miele e nocciole o integrali vuoti)
Sognare
Le farfalle
I pettirossi
Le cinciallegre
I cannoli alla crema
Gli stivali in pelle
La pizza
La mozzarella in carrozza fatta in casa
Il succo di frutta all'albicocca
L'erba mossa dal vento
La neve
I cani
Le nocciole
Il bagnoschiuma al miele
I gatti (soprattutto quelli neri)
L'alba
I peluche
Leggere
Preparare dolci
Le tartarughe
La luna e le fasi lunari
Fare sorridere gli altri
Le mongolfiere
I toast fatti in casa
I colori della natura
Il rosso
I cereali con all'interno il cioccolato fondente
I fiori
I film dello studio ghibli ( in particolare il castello errante di howll)
I fiocchi per i capelli
La generosità
Le stelle
I grilli
Argo
Latte e cioccolato
La pasta al pesto
I conigli
La rugiada
La pasta al ragù
I biscotti al cioccolato
L'arcobaleno
L'indaco
Il giallo
Il succo di frutta alla mela
Le coccole
L'azzurro
I bagni caldi
Le patatine fritte
Gioielli a tema astronomia
Le nuvole
L'arancione
Van Gogh
Fare colazione al bar
Pranzare seduta sull'erba
Scoprire e provare nuove ricette
I panini al salame
Il corallo
Il giardinaggio
La coppa del nonno al caffè
Nightmare before Christmas
Il pain au chocolat
Lo zucchero filato
Passeggiare
Curiosare tra i libri nelle librerie
Fare regali
Organizzare sorprese
Il rispetto
Il dialogo
Gli anime e manga
Le caramelle ricoperte di zucchero
Conoscere nuove persone
Le conversazioni interessanti
I musei
La letteratura italiana e straniera
I Funko-pop
I post-it
Gli oggetti in resina
I balletti
Le conchiglie
La magia
Supernatural
Le ortensie
Le tazze in vetro minimal
Le civette/ i gufi
Le sfoglie al burro
I ghiaccioli alla pesca con pezzi di frutta
Le coccinelle
L'Egitto antico
Gli scarabei
I dolcetti in pasta di mandorle
Il piccolo principe
Le frittelle di mele
Parigi
Gli aquiloni
Il profumo di pino silvestre
Il modo in cui le persone camminano
Gli occhi (Soprattutto quelli verdi, grigi o così scuri da sembrare neri)
Camminare sotto la pioggia senza ombrello
Il rumore delle foglie secche sotto le suole delle scarpe
Condividere il mio tempo con chi merita
La storia dell'arte
Le mani
Il beige
L'odore dei libri
Le trecce
Le lentiggini
I capelli ricci nei ragazzi
Le foglie d'acero
Il gelato alla pesca e cocco (il mio preferito se artigianale)
Le fotografie
Gli abiti da sposa in stile princess
Il legno
I camini
La pallavolo
La F1
L'architettura gotica
La pasta al gorgonzola
Sailor Moon
I pic nic
I marshmallow
Gli anelli da uomo
Le lucciole
I pancakes
Il romanticismo
I profumi speziati
I peperoni
I musical
Lo stile cottagecore
I disegni d' anatomia
Le rondini
Le sculture in marmo
I mercatini di Natale
Il vetro di Murano
Mangiare cubetti di parmigiano
I mozziconi di matite
Giocare a basket
I tramonti
L'autunno
Il caramello (anche salato)
L'odore del soffritto
L'eleganza
Le tazze
Le perle
Audrey Hepburn
I draghi
I balli latino-americani
L'astronomia
I soffioni
I videogiochi
I leccalecca a forma di cuore
I ricci
La camomilla
I martinpescatori
F.R.I.E.N.D.S
I cappotti
I vinili
Gli specchi
Il salice piangente
La focaccia (soprattutto alle cipolle o alle patate)
La redvelvet
Lo spazio
Il silenzio
I girasoli
Sentire parlare in francese
La marmellata/ crema di maroni
Gli schiaccianoci come quelli del balletto
Le mele cotte
I libri gialli
La torta pere e cioccolato
Le polpette
Il porridge
I pinguini
La marmellata di pesche
Il cioccolato fondente con nocciole intere
Il cioccolato con caramello della Milka
La mitologia
Grazie a chiunque avrà voglia di leggere fino qui, questa piccola sfida mi ha permesso di conoscermi meglio e quindi spero potrete conoscermi un po' meglio anche coi lettori o trovare interessante porvi la stessa sfida e scoprirvi.
-umi-no-onnanoko (@umi-no-onnanoko )
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lamilanomagazine · 4 months
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Gravina di Catania: il rapinatore dell’anziana era il suo factotum, arrestato dai Carabinieri
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Gravina di Catania: il rapinatore dell’anziana era il suo factotum, arrestato dai Carabinieri. Su delega della Procura della Repubblica di Catania, i Carabinieri della Sezione Radiomobile della Compagnia di Gravina di Catania hanno eseguito una misura cautelare in carcere, nei confronti di un 57enne di Belpasso pregiudicato, per il reato di rapina aggravata e lesioni personali. I fatti, in uno stato del procedimento nel quale non è ancora intervenuto il contraddittorio con l’indagato e che hanno dato origine all’ emissione misura, si sarebbero verificati, quando, un l’uomo incappucciato, si sarebbe introdotto a casa di un’anziana, rompendo la porta finestra della cucina, ben sapendo che la donna era solita addormentarsi a quell’ora e lasciare in quella stanza la sua borsa. La padrona di casa, però, una 79enne di Gravina che vive da sola, non solo non dormiva, ma avrebbe ben udito quel frastuono e si sarebbe precipitata nella stanza, sorprendendo il ladro con le “mani nel sacco”. Nonostante lo spavento per aver visto quell’uomo dalla fisicità imponente in casa sua, la signora non si sarebbe comunque persa d’animo e avrebbe tentato di strappargli dalle mani la borsa che conteneva i suoi documenti, denaro contante e gioielli e, nel farlo gli avrebbe tolto il cappuccio scoprendogli il volto… e riconoscendolo. Il factotum che per tanti anni sarebbe stato alle sue dipendenze, ricevendo la massima fiducia da parte di tutta la famiglia, si sarebbe trasformato in ladro e, conoscendo le sue abitudini, avrebbe tentando di rubarle la borsa. Sorpresa e amareggiata, l’anziana gli avrebbe urlato di lasciare la borsa e andarsene, rassicurandolo anche che non lo avrebbe denunciato ma lui, invece di mollare la presa, le avrebbe sferrato un calcio al fianco sinistro, facendola cadere sui cocci di vetro della finestra rotta, per poi scappare col bottino. Le urla della signora, quindi avrebbero attirato l’attenzione dei vicini di casa, che sarebbero intervenuti in suo soccorso e chiamando il 112. Una pattuglia della Radiomobile di Gravina di Catania, già in zona per un servizio di contrasto ai reati predatori, quali furti e rapine, ha pertanto raggiunto l’appartamento della donna in pochissimi minuti, dove è stata trovata ancora sotto choc, per cui sono stati allertato anche i medici del 118. In quei concitati momenti l’anziana, rassicurata dalla presenza dei Carabinieri, è riuscita a calmarsi, iniziando a raccontare la dinamica dei fatti, rivelando di aver anche riconosciuto il malvivente, identificato in un catanese di 57 anni residente a Belpasso, gravato da diversi precedenti penali, anche specifici per rapina. Sono quindi scattate subito le indagini. I Carabinieri hanno così iniziato le ricerche del factotum infedele e, contestualmente, hanno acquisito i filmati delle telecamere di videosorveglianza della zona, in modo da cercare di capire le sue possibili vie di fughe. Attraverso l’esame delle registrazioni, i militari dell’Arma hanno pertanto cristallizzato la presenza del 57 enne sul posto in cui è arrivato a piedi nei pressi dell’abitazione della signora e, dopo aver scavalcato il muro di recinzione, si è arrampicato fino al balcone. Gli eventi sono poi precipitati nel giro di pochi minuti, perché le telecamere lo hanno immortalato mentre fuggiva con la borsa della vittima in mano. Quando la vittima, ricevute le cure e ottenuta una prognosi di 20 giorni, è stata dimessa dall’ospedale dove, nel frattempo, era stata portata dai medici del 118, ha sporto formale querela e ha riconosciuto formalmente il rapinatore. Grazie alle sue dichiarazioni, e alle indagini svolte senza soluzione di continuità dai militari della Sezione Radiomobile, l’Autorità Giudiziaria ha emesso nei confronti del rapinatore un’ordinanza di applicazione di misura cautelare in carcere per i reati di rapina aggravata e lesioni personali.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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regali-di-natale · 10 months
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Regali di Natale per gli amanti della moda sostenibile: Abbigliamento e accessori eco-friendly
Il Natale è una festività speciale in cui vogliamo sorprendere i nostri cari con regali significativi e pensati appositamente per loro. Se hai amici o familiari che sono appassionati di moda sostenibile, perché non optare per regali che rispettino l'ambiente?
L'abbigliamento e gli accessori eco-friendly sono sempre più popolari tra gli amanti della moda. Questi prodotti combinano stile ed etica, offrendo un'alternativa sostenibile alla moda convenzionale.
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Quando si tratta di trovare il regali di natale perfetto per gli amanti della moda sostenibile, le opzioni sono infinite. Puoi scegliere capi d'abbigliamento realizzati con materiali riciclati o organici, come cotone biologico o fibre sintetiche ricavate da bottiglie di plastica riciclate. Inoltre, ci sono accessori come borse e scarpe realizzate con materiali eco-friendly come il sughero o la pelle vegetale.
Oltre all'impatto ambientale positivo, questi regali dimostrano anche un impegno verso uno stile di vita consapevole e responsabile. La moda sostenibile è una scelta intelligente che aiuta a ridurre l'inquinamento causato dall'industria tessile e promuove condizioni di lavoro più etiche.
Quindi quest'anno, durante le festività natalizie, considera l'opzione di regalare abbigliamento e accessori eco-friendly alle persone speciali nella tua vita. Sarà un gesto apprezzato che contribuirà a diffondere consapevolezza e sostenibilità nel mondo della moda.
Se stai cercando il regalo di Natale perfetto per gli amanti della moda sostenibile, hai fatto la scelta giusta! L'abbigliamento e gli accessori eco-friendly sono un modo fantastico per sorprendere i tuoi cari durante le festività.
I regali di Natale che promuovono uno stile di vita sostenibile sono sempre più popolari, poiché sempre più persone si preoccupano dell'impatto ambientale della moda tradizionale. Con l'abbigliamento e gli accessori eco-friendly, è possibile coniugare il desiderio di essere alla moda con la consapevolezza ecologica.
Per quanto riguarda l'abbigliamento, puoi optare per capi realizzati con materiali biologici come il cotone organico o la canapa. Inoltre, esistono anche marche che utilizzano tessuti riciclati o lavorano a stretto contatto con comunità locali per produrre abiti etici.
Gli accessori eco-friendly offrono invece una vasta gamma di opzioni: borse realizzate in pelle vegetale o con materiali riciclati, gioielli fatti a mano utilizzando materiali sostenibili come legno o pietre naturali, e orologi realizzati con cinturini in tessuto riciclato.
Quindi quest'anno, regali di natale all'insegna della moda sostenibile. I tuoi cari apprezzeranno sicuramente l'impegno verso un consumo più consapevole e rispettoso dell'ambiente.
Se stai cercando il regalo perfetto per gli amanti della moda sostenibile durante le festività natalizie, hai fatto la scelta giusta! Quest'anno, opta per regali che siano non solo di tendenza, ma anche rispettosi dell'ambiente. Abbigliamento e accessori eco-friendly sono ideali per coloro che si preoccupano dell'impatto che la moda può avere sull'ambiente.
Per quanto riguarda l'abbigliamento, puoi scegliere capi realizzati con materiali sostenibili come il cotone organico o il lino. Ci sono molti brand che producono abiti eleganti e alla moda utilizzando tessuti riciclati o provenienti da fonti etiche. Dai un'occhiata alle collezioni di abbigliamento eco-friendly e troverai sicuramente qualcosa di speciale da regalare.
Gli accessori eco-friendly sono un'altra fantastica opzione per i regali di Natale. Puoi optare per borse realizzate con materiali riciclati come plastica o pneumatici. Alcune aziende producono anche gioielli utilizzando materiali riciclati o provenienti da fonti sostenibili come argento e oro certificati.
Ricorda che i regali di Natale possono essere sia alla moda che rispettosi dell'ambiente. Scegliendo abbigliamento e accessori eco-friendly, non solo farai felice chi li riceve, ma contribuirai anche a promuovere uno stile di vita più sostenibile.
Se stai cercando il regalo di Natale perfetto per gli amanti della moda sostenibile, hai fatto la scelta giusta. L'abbigliamento e gli accessori eco-friendly sono un modo fantastico per fare una dichiarazione di stile che è anche gentile con l'ambiente.
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Quando si tratta di regali di Natale, l'abbigliamento sostenibile offre una vasta gamma di opzioni. Puoi optare per capi realizzati con materiali riciclati o biologici, come il cotone organico o la canapa. Questi tessuti non solo riducono l'impatto ambientale della produzione, ma sono anche confortevoli e di alta qualità.
Per quanto riguarda gli accessori eco-friendly, ci sono molte idee creative da considerare. Ad esempio, puoi scegliere borse realizzate in materiali riciclati o prodotte in modo etico. Gli orologi fatti con legno proveniente da foreste sostenibili rappresentano un altro ottimo regalo per gli amanti della moda green.
Inoltre, puoi prendere in considerazione l'acquisto di abbigliamento vintage o second-hand. Questo non solo riduce lo spreco e le emissioni associate alla produzione di nuovi capi, ma aggiunge anche un tocco unico al guardaroba del destinatario del regalo.
Quindi quest'anno sorprendi i tuoi cari con regali di natale che rispettano sia i loro gusti che l'ambiente. Con abbigliamento e accessori eco-friendly, farai sicuramente felici gli amanti della moda sostenibile durante questa festività speciale.
Nel periodo natalizio, la ricerca del regalo perfetto può essere un compito impegnativo. Se stai cercando un regalo di Natale per un amante della moda che tenga anche all'ambiente, l'abbigliamento e gli accessori eco-friendly sono una scelta ideale. Con l'aumento della consapevolezza sull'importanza della sostenibilità, sempre più persone si stanno avvicinando alla moda eco-friendly.
Quando si tratta di abbigliamento sostenibile, ci sono molte opzioni da prendere in considerazione. Puoi optare per capi realizzati con materiali riciclati o biodegradabili, come il cotone organico o la fibra di bambù. Inoltre, molti marchi si impegnano a utilizzare processi produttivi a basso impatto ambientale.
Ma non è solo l'abbigliamento che può essere eco-friendly; gli accessori possono far parte di un look sostenibile. Borse realizzate con materiali riciclati o provenienti da fonti sostenibili, gioielli fatti a mano utilizzando materiali naturali o occhiali da sole realizzati con plastica riciclata sono solo alcune delle opzioni disponibili.
Scegliere regali di Natale che promuovono la moda sostenibile non solo renderà felice il destinatario del regalo, ma contribuirà anche a diffondere consapevolezza e responsabilità verso l'ambiente. È possibile trovare una vasta gamma di opzioni online o presso negozi specializzati nella moda eco-friendly.
Festeggia il Natale in modo etico e responsabile, regalando abbigliamento e accessori eco-friendly agli amanti della moda che tengono all'ambiente. Sarà un modo speciale per diffondere gioia durante le festività e promuovere uno stile di vita sostenibile. Buon Natale!
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recensionisiti · 11 months
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RECENSIONE CORLU1979
CORLU1979
Negozio online specializzato nella produzione e vendita di Gioielli fatti a mano come Gioielli in acciaio della forte personalità e SWAROVSKI.
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scontomio · 1 year
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tsuyahandmade · 6 months
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passiondiyblog · 12 years
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Bracciale Tricotin https://www.passiondiy.com/bracciale-tricotin/ Questo bracciale è solo un esempio delle  meravigliose creazioni che possono realizzarsi con il tricotin. Per chi non ne sia a conoscenza, il tricotin (o caterinetta), è un piccolo attrezzo, manuale o  meccanico, utilizzato per i lavori a maglia, con il quale possono realizzarsi catenelle tubolari da impiegare in moltissimi modi. Dopo aver visto qualche […]
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writtenmemxries · 3 years
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Loving him was easier than anything I'll ever do again
Chi non muore si rivede e infatti eccomi qua. Grazie a tuttx per l'amore che lasciate sotto le mie ff. <3
Prompt: Simone chiede a Manuel di fingersi il suo ragazzo per scollarsi uno che continua a provarci, ma alla fine non devono fingere neanche troppo.
Simone non è mai stato l’anima della festa. Può contare le feste a cui è stato sulle dita di una mano. Le Feste con la F maiuscola, quelle nei locali in cui ti lasciano il timbro sul polso prima di entrare e ti offrono un drink gratuito, quelle dove ci sono i divanetti e le piste da ballo gremite di gente sudata che balla, quelle dove alla fine, non si sa come, finisci per paccarti qualcuno che a malapena conosci.
Ecco, a Simone quello non capita di frequente, però ricorda i racconti dei suoi compagni di classe, come si vantassero di essersi fatti così tante ragazze in un'unica sera da non ricordare neanche i vari volti. A Simone non è mai sembrato particolarmente allettante, non capiva cosa ci fosse di così entusiasmante nell’accumulare baci insignificanti come fossero trofei.  
L’unica persona che Simone abbia mai voluto baciare ad una festa è Manuel. E forse Laura, ma Laura non conta davvero. Non che Laura non sia importante a modo suo, ma Simone pensa di rado a quei momenti di intimità che l’hanno sempre messo un po’ a disagio.
Ai momenti di intimità con Manuel, invece, ci penserebbe di continuo, se solo ci fossero. Ed effettivamente, i suoi ormoni adolescenziali non gli fanno dimenticare con facilità cosa il suo corpo sia in grado di fargli provare quando sono le mani giuste a sfiorarlo. Quando sono mani dalla carnagione olivastra, dal dorso tanto liscio quanto sono callosi i polpastrelli; mani più piccole delle sue, ma forti e svelte. Mani che ha visto tremare, mani che ha visto sporche di grasso, mani che l’hanno abbracciato, sostenuto, accarezzato e toccato dove solo i suoi sogni potevano arrivare.
La verità è che Simone ci pensa spesso, alle mani di Manuel. Le immagina inanellate, lui che non ha mai avuto una grande passione per i gioielli. Immagina di sfilargli piano un anello e giocarci, provandolo sulle proprie dita nodose finché non trova quello in cui sta alla perfezione. Gli sventolerebbe la mano davanti alla faccia con un sorriso sornione, cantilenando sta meglio a me che a te, e Manuel farebbe spallucce disinteressato, dicendogli di tenerlo pure, se proprio ci tiene. E Simone ci terrebbe eccome. Però Manuel non ha anelli, e Simone non sa se sia il tipo da portarne.
Quindi, se c’è una persona che Simone bacerebbe ad una festa – di nuovo – è Manuel, nonostante abbia passato mesi a cercare di mettere da parte quei sentimenti e vederlo sotto una luce diversa, ovviamente fallendo miseramente, come testimoniano i pensieri che continuano a rimbalzargli da un emisfero all’altro del cervello. Tipo che bacerebbe volentieri non solo Manuel, ma anche le sue mani. E no, non come i mafiosi o come i fedeli in piazza San Pietro con il papa. Semplicemente, a volte Simone non riesce a togliersele dalla testa, insieme a tutte quelle piccole cose che riguardano Manuel, Manuel e ancora Manuel.
Ed è per questo che quella sera, appoggiato al bancone del locale in cui stanno festeggiando il compleanno di Monica, un drink in una mano e l’altra penzoloni accanto a Manuel, non ci pensa due volte prima di afferrargli le dita in una stretta impacciata, avvicinandolo a sé.
È tardi, eppure sono tutti ancora tremendamente allegri ed energici, e forse hanno bevuto un po’ troppo, come a tutte le feste, ma non tanto da stare male, non tanto da non capire cosa stia succedendo e risvegliarsi il giorno seguente con un gran mal di testa e nessun ricordo della notte passata.
“Che cazzo fai?” sibila Manuel.
Non alza la voce e Simone gliene è grato. Dà uno strattone per liberare le dita dalla sua presa, ma Simone stringe più forte, sistemandosi in modo che tutta la sua mano circondi quella di Manuel, morbida e un po’ sudata. Manuel si guarda attorno per controllare che non ci sia nessuno nei paraggi.
“Simo’, che cazzo fai?” ripete, ma non c’è traccia di rabbia nella sua voce.
Simone lo guarda con gli occhi grandi e allarmati, piega le sopracciglia in una preghiera silenziosa, e Manuel sente ogni goccia di alcol fuoriuscire dal suo sistema. Non si è mai sentito tanto sobrio in vita sua.
“Ti prego, sta’ al gioco,” sussurra Simone, e si morde il labbro con nervosismo, torturandosi una pellicina.
Manuel non fa in tempo a chiedergli a cosa si riferisca, che un ragazzo sorridente e decisamente brillo si avvicina a loro, urlando il nome di Simone con entusiasmo. È basso, ha gli occhi così scuri che è impossibile distinguere la pupilla dall’iride, e i capelli biondo ossigenato tirati indietro col gel.
Manuel sposta lo sguardo da lui a Simone, le sopracciglia corrugate e le labbra arricciate in una posa di fastidio che non riesce proprio a nascondere.
“Ciao Alberto,” dice Simone mostrando il sorriso più falso che Manuel gli abbia mai visto.
Sente la mano di Simone stringere un po’ più forte la sua, sente ogni singolo dito avvolgere il suo palmo, saldo e bollente, sente l’indice picchiettare nervosamente sulla sua pelle. D’istinto, Manuel accarezza il dorso della sua mano con il pollice, lentamente, quasi senza accorgersene. Si accorge però di come Simone si rilassi istantaneamente, vede il suo petto abbassarsi in un respiro profondo che forse stava trattenendo, sente il braccio di Simone premere contro il suo con più naturalezza, meno rigidità.
“Simone!” urla Alberto con l’enfasi di chi ha bevuto qualche bicchiere di troppo. “Cazzo, Simone, ciao! Ci continuiamo a incontrare, eh?”
La voce di Alberto è pungente, penetra indesiderata nelle orecchie di Manuel, acuta e fastidiosa come il fischietto del loro insegnante di ginnastica. Strascica le parole, pronunciando ogni sillaba lentamente, allungando le vocali. A Manuel dà già sui nervi.
Simone continua a sorridere con quel sorriso di circostanza che non raggiunge gli occhi, e sposta il peso da una gamba all’altra, come se non aspettasse altro che fuggire.
“Già,” dice solamente, e a Manuel verrebbe da ridere per la sua goffaggine se non fosse troppo impegnato a scrutare quell’Alberto in ogni suo particolare, a chiedersi chi sia, da dove diamine spunti e cosa voglia da Simone.
Alberto ride come se Simone avesse detto la cosa più divertente del mondo, e si avvicina per tirargli una pacca sulla spalla, facendolo barcollare.
“Che ci fai qui?”
“Sai, la festa di Monica…” risponde Simone, la voce monotona di chi non vede l’ora di terminare la conversazione.
Alberto sussulta come se si fosse ricordato solo in quel momento dove si trovasse. “Cazzo, Monica! Non le ho fatto gli auguri!” esclama.
Simone ridacchia imbarazzato. “Puoi sempre andare ora.”
Alberto scuote la testa con energia. “No, adesso sto qui con te!”
Poi guarda Manuel, come se l’avesse notato solo in quel momento. “E questo chi è?” urla indicandolo con un cenno del capo.
Simone lancia un’occhiata nervosa a Manuel.
“Ma chi è ‘sto cojone?” borbotta Manuel senza preoccuparsi di essere sentito.
“Piacere, Alberto!” risponde quello tendendogli la mano, il sorriso di chi è troppo ubriaco per capire di essere appena stato insultato. “Io e Simone siamo graaandi amici!”
Manuel alza un sopracciglio poco convinto e guarda Simone aspettando una spiegazione.
Simone sospira. “Poi ti spiego.”
“In realtà me lo vorrei fare, però non dirglielo,” dice Alberto avvicinandosi a Manuel, come se gli stesse rivelando un segreto. Cerca di sussurrare, ma finisce per parlare con la solita voce squillante.
La stretta di Manuel si fa più intensa intorno alla mano di Simone. Non risponde, e con la coda dell'occhio vede Simone arrossire.
Poi Alberto si rivolge di nuovo a Simone, con quell'aria sorridente e ubriaca fradicia.
“Ci beviamo qualcosa?” gli chiede, e Simone sente Manuel far schioccare infastidito la lingua contro il palato.
“Ecco, veramente… sono qui con il mio... ragazzo,” dice Simone cercando di nascondere il tremore nella voce, ma questa si incrina proprio sull’ultima parola.
Gli suda la mano e spera solo che Manuel non la ritragga all’improvviso. Invece Manuel sussulta, Simone lo sente inspirare sorpreso, ma non allenta la presa.
Col fiato corto e il cuore che batte più velocemente di Gianni Morandi che va a trovar la bimba sua, Simone aspetta che qualcuno parli, che quell’alone di sgomento si diradi, lasciandoli riprendere fiato.
La bocca di Alberto si schiude in un’espressione stupita, sbatte gli occhi rapidamente, solleva comicamente le sopracciglia. Cerca di parlare, ma boccheggia.
“Beh, non c’è bisogno che lui lo sappia,” mormora alla fine con una voce che dovrebbe essere suadente, ma che risulta pateticamente brilla.
Simone resiste all’impulso di alzare gli occhi al cielo e sbuffare. Sente Manuel fremere accanto a sé, e sa che la sua pazienza ha un limite.
“Senti,” dice infatti Manuel avvicinandosi a lui. “Te sto chiedendo de annartene in maniera educata, ma se mo non te levi dal cazzo giuro che t’allontano io con le mie mani.”
Alberto lo guarda confuso. Lo squadra per un attimo, facendosi aria con i lembi della camicia, i primi bottoni aperti. Lo scruta con gli occhi socchiusi, come se stesse cercando di metterlo a fuoco, con l’espressione un po’ persa di chi sta cercando tutti i puntini della Settimana Enigmistica da collegare tra loro.
Poi spalanca gli occhi, come se finalmente avesse capito. “Ma saresti tu il suo ragazzo?”
Manuel ha la tentazione di tirargli una capocciata. “Sì,” risponde a denti stretti.
“Sì va beh, non ci credo che te sei gay,” dice Alberto ridendo.
“Forse te conviene farte un po’ meno i cazzi degli altri, che dici?” esclama Manuel, e abbandona la mano di Simone per dargli una spinta.
“Cristo, Manuel,” sospira Simone prendendolo per le spalle.
“Famo che non rompi er cazzo al mio ragazzo e te levi dalle palle, eh?” dice Manuel ignorando Simone, resistendo all’impulso di dare un pugno ad Alberto quando questo gli mostra il dito medio.
Alberto se ne va e la musica attorno a loro continua a suonare, alta e incurante di quanto successo, rimbombando nelle loro orecchie e dando un ritmo al battito dei loro cuori.
“Ma Martin Garrix va ancora de moda?” dice Manuel dopo un po’ per stemperare la tensione che si è improvvisamente creata tra loro, mentre il remix di una canzone di cui non ricorda il titolo gli risuona in testa.
Simone lo guarda, mordendosi l’interno della guancia, pregando che Manuel non gli si scagli contro. Poi vede il suo sguardo benevolo, quel sorriso appena accennato sulle labbra, la posa un po' rigida contro il bancone del bar, e scoppia a ridere. Una risata piena, di quelle che ti fanno buttare indietro la testa, ti fanno venire le lacrime agli occhi e male alla pancia.
Simone ride e Manuel lo imita, ma si perde a guardare gli occhi chiusi di Simone e le rughe che si formano ai lati, guarda le sue fossette e il modo in cui arriccia il naso mentre cerca di riprendere fiato. E pensa che è proprio bello, con quella camicia blu leggermente sbottonata e le goccioline di sudore che gli imperlano il collo. Pensa che gli piace tenergli la mano e stare pressato contro di lui, e gli piace difenderlo almeno tanto quanto gli piace prenderlo in giro quando sono soli.
E mentre lo sguardo di Manuel segue il profilo del suo naso, immaginando di tracciarlo con le dita, il suo cuore perde un battito, e lo sente pompare il sangue frettolosamente, riscaldandogli le vene di audacia.
“Quindi io sarei il ragazzo tuo?” chiede allora con un sorrisetto.
Simone alza gli occhi al cielo senza guardarlo. “Era solo per levarmi quello di torno,” borbotta.
“Ma chi era?”
“Un mio compagno delle medie. L’ho beccato qualche giorno fa in giro, e a quanto pare è amico di Monica.”
“E perché ti sta così addosso?”
Simone sorride. “Che c’è, sei geloso?” chiede ironicamente.
Manuel gli dà una spallata. Forse un po’, pensa, ma non lo dice perché sa cosa implicherebbe, sa cosa significherebbe per Simone, e non sa se è pronto a quello che verrebbe dopo. Anche se sa di volerlo. Anche se lo sa da mesi.
“Mi sa che Monica gli ha detto qualcosa. Tipo che sono gay, o cose così. Non sapevo lo fosse anche lui.”
Manuel annuisce. “Ma ‘n te interessa, no?”
Simone ride. “Ho fatto finta di stare co’ te per mandarlo via, direi di no.”
“Meglio così,” bofonchia Manuel.
“Ah sì? E a te che te frega?” chiede Simone curioso, dando un’altra spallata a Manuel.
“Beh, so’ il tuo ragazzo, me preoccupo della gente che vedi,” risponde, e la sua testa sa che stanno solo scherzando, ma il suo corpo non è d’accordo, e le sole parole gli fanno stringere lo stomaco.
“Premuroso da parte tua,” dice Simone con un sorriso, ed è strano riuscire a scherzare così su una cosa che gli fa tanto male. Su una cosa che vuole così tanto ma che non potrà mai avere.
“Scusa se t’ho messo in una situazione scomoda,” dice poi. “Ma quello continua a scrivermi pure su Instagram e non sapevo che fare.”
Manuel scrolla le spalle. “Non m’ha dato fastidio.”
“Okay,” dice Simone.
“Okay,” risponde Manuel.
“Quindi stiamo insieme?” continua Manuel dopo un po’, e Simone quasi si strozza col suo drink. “Voglio di’, se me becca pe’ strada e me riconosce, glie devo di’ che stiamo insieme?”
Simone tossisce e Manuel gli dà qualche colpetto sulla schiena, e Dio, che voglia incredibile che ha di scappare, perché Dio lo sta senz’altro prendendo in giro, è tutta una grande farsa architettata per vedere quanto sia in grado di resistere senza fare altre cazzate imperdonabili. Poco, probabilmente.
“Sì, cioè, se vuoi, nel senso, non per forza, ma se lo incontri e te lo chiede, però pure no, voglio dire-”
“Non se capisce ‘n cazzo de quello che stai a di’,” lo interrompe Manuel ridendo. “Fatte ‘na canna, Simo’, che me pari agitato.”
Simone beve un altro po’ del suo drink e spera solo di tornare a casa presto, mentre sente la mano pizzicare al ricordo delle dita roventi di Manuel tra le sue.
E se quella sera credeva che l’universo si stesse facendo beffe di lui, qualche giorno dopo ne ha l’assoluta certezza, e vorrebbe solo scalare l’Everest e urlare fortissimo sperando di essere fulminato da Zeus, o in alternativa buttarsi di testa senza imbracatura e vedere che succede.
Perché qualche giorno dopo è in giro con Manuel, e non sanno neanche loro dove stiano andando di preciso o perché stiano bighellonando in centro a Roma, ma è primavera e il sole è tiepido ed è domenica pomeriggio, e Simone crede di non essersi mai sentito così in pace. Finché non vede una figura familiare dai capelli biondo ossigenato poco distante da loro.
“Cazzo,” mormora, e tiene lo sguardo piantato a terra facendo finta di niente, sperando che Alberto non lo noti, che non vada a parlare con lui.
“Che c’hai?” chiede Manuel, piegandosi per cercare il suo sguardo.
Sono seduti sul muretto di un’aiuola, Simone che strappa fili d’erba intrecciandoli tra loro, Manuel che scrolla annoiato su Instagram mostrandogli qualche post divertente di tanto in tanto. Sono seduti vicini, ma non abbastanza da toccarsi.
“Alberto a ore due,” risponde Simone a denti stretti, e Manuel si guarda attorno confuso.
“Simo’, non l’ho mai capita ‘sta cosa delle ore, ma ‘ndo sta?”
“Di là,” dice Simone indicando a destra con un cenno del capo.
Ed è eccolo lì, i capelli a tendina che gli ricadono soffici ai lati della fronte, maglietta grigia e giacca di pelle nera, sigaretta tra le dita. Sembra terribilmente calmo, a tratti misterioso, così diverso dalla persona dalla voce squillante che li ha importunati qualche giorno prima.
Manuel sospira, e prima che Simone possa parlare di nuovo, si avvicina a lui e gli circonda la vita con le braccia, posando la testa sulla sua spalla e continuando a guardare il telefono con aria indifferente, come se nulla fosse, come se toccarlo fosse un dovere e non un istinto che emerge ogni volta che gli è vicino, e che cerca di reprimere per non ficcarsi in casini che non riuscirebbe a gestire.
“Ma che fai?” chiede Simone in un sussurro, e i battiti del suo cuore quasi coprono la risposta di Manuel.
“Hai iniziato te co’ sta storia, Simo’, mo stacce.”
Tiene una mano sullo stomaco di Simone, le dita che giocano con la sua maglietta leggera. Simone trattiene il fiato ogni volta che la mano di Manuel gli solletica la pelle, sente il calore dei suoi polpastrelli attraverso quel sottile strato di stoffa, e nella sua mente c’è solo foschia mentre cerca di ricordarsi che non è reale, che è solo uno spettacolo per Alberto, una farsa che avrà vita breve. Ma se continua a trattenere il respiro così, anche Simone avrà vita breve.
“Non c’è bisogno che tu lo faccia.”
Manuel sorride. “So’ il tuo ragazzo o no, Simo’? Guarda che nun me dà fastidio toccarte, eh.”
E a me non dà fastidio che me tocchi, vorrebbe rispondere Simone. Se chiude gli occhi e isola i rumori della città – i passi della gente attorno a lui, le loro voci che si accavallano, una moto che sgomma – gli sembra quasi di essere in camera sua, sul suo letto, tra quelle mura famigliari e un paio di braccia che lo stringono lontano dagli occhi di tutti solo perché vogliono farlo.
Apre gli occhi, vede che Alberto è più vicino e li ha notati, li sta guardando con quell’espressione un po’ triste e un po’ rassegnata che Simone ha già visto tante volte allo specchio, e per un attimo pensa che potrebbe provarci, che dopotutto non sarebbe un male cercare l’amore in altre persone.
Ma poi sente il naso di Manuel che gli solletica il collo. Ha messo da parte il telefono e se ne sta lì, gli occhi chiusi e l’espressione beata, e forse anche lui sta ignorando il posto in cui si trovano, fingendo di non sentire ciò che li circonda, fingendo che siano solo loro due e che questa non sia una stupida pantomima.
Simone sorride e passa la mano tra i capelli di Manuel senza pensarci, dolce e delicato come solo un ragazzo innamorato sa essere.
“Che fai?” borbotta Manuel.
Simone arrossisce lievemente, ed è lieto che Manuel non lo stia guardando.
“Alberto ci sta fissando,” dice, come se fosse una scusa.
“Se sta a guarda’ vor di’ che glie piace,” commenta Manuel.
“Ne dubito.”
“A te piace?”
Simone deglutisce, preso alla sprovvista. “Cosa?”
“Questo,” risponde Manuel con un vago gesto della mano. “Quello che stiamo facendo.”
“Sì,” mormora Simone esitante, la voce piccola, le spalle curve, come a volersi nascondere.
“Okay,” dice Manuel, e si accoccola ancora di più a Simone, la faccia nascosta nel suo collo, il suo respiro che gli scalda la clavicola e gli fa venire i brividi. Tiene una mano sulla coscia di Simone, e se non fossero in pubblico, Simone vorrebbe che andasse più su, lasciando una scia bollente lungo tutto il suo corpo.
Alberto se n’è andato, ma Simone non si preoccupa di avvisare Manuel. Si lascia coccolare, lascia che la mano di Manuel disegni cerchi invisibili sulle sue braccia, sul suo fianco, su ogni parte del corpo riesca a raggiungere, lasciando una traccia di pelle d’oca ovunque vada. Lascia che il naso di Manuel gli solletichi la mandibola, mentre la sua barba gli pizzica il collo, arrossando leggermente la pelle delicata.
Non c’è nulla di erotico in quello che stanno facendo, non c’è traccia di sensualità, nessuna effusione esplicita, eppure Simone si sente avvampare.
“Manuel,” mormora.
“Mmh?” gli risponde l’altro, il respiro rilassato e gli occhi ancora chiusi, come un bambino cullato dalle braccia dell’amore.
“Alberto se n’è andato.”
Manuel apre gli occhi. “Ah, già. Alberto.”
Si schiarisce la voce imbarazzato, staccandosi da Simone. Si passa una mano tra i capelli con una goffaggine che non gli appartiene, mentre le sue orecchie si tingono di rosso. Evita gli occhi di Simone, tenendo lo sguardo fisso sulle proprie mani, ispezionandosi le unghie con finta minuziosaggine. Il suo telefono è sulla coscia di Simone, dove lo aveva poggiato un attimo prima, preso da quel momento di tenerezza che in realtà non aveva nulla di artificiale, ma non ha il coraggio di allungare la mano per prenderlo. Non ha il coraggio di sfiorare di nuovo quel corpo e fingere che per lui non sia la cosa più giusta e naturale di sempre.
“Vuoi… vuoi fermarti da me stanotte?” chiede Simone sottovoce, come se parlare normalmente potesse spaventare Manuel e farlo correre via.
Manuel lo guarda di sottecchi, cercando di nascondere le guance ancora calde di imbarazzo.
“A dormire?” chiede, e si morde la lingua all’implicazione che quella domanda nasconde.
Simone ridacchia. “Sì, certo. Se ti va. Se preferisci possiamo giocare a briscola, però.”
Manuel sbuffa dal naso. “Okay.”
“Okay?” ripete Simone con una nota di speranza che tiene il cuore di Manuel in una stretta.
“Okay.”
Simone sorride, e all’improvviso a Manuel sembra tutto più facile di quanto avesse creduto in precedenza. Più facile di quella sera alla festa di compleanno di Simone, più facile delle settimane passate fingendo che non fosse successo nulla, più facile delle litigate che continuava a cercare solo per sentire qualcosa di diverso dalla confusione che lo attanagliava.
Guardando quelle labbra, i denti appena visibili, gli occhi grandi, Manuel non può fare a meno di pensare che in realtà sia facile, e che lui sia un gran coglione. Perché amare Simone è facile, quando lui lo guarda così, pendendo dalle sue labbra, come se bastasse un suo sorriso a migliorargli la giornata. Come se fosse pronto a fare qualsiasi follia per lui, e Manuel sa che è così, perché le hanno già vissute, le follie, più di quante dovrebbero, e ne sono sempre usciti insieme.
Si rende conto che amare Simone è il problema più facile che abbia mai dovuto affrontare, e che forse gli mancava solo la formula giusta per risolverlo, ma era troppo spaventato da quell’incognita per riuscire a concentrarsi. Come quando finalmente inizi a capire la matematica, e poi si aggiungono tutte quelle lettere, e pensi che forse di matematica non ci hai mai capito un cazzo. Lui continuava a fare calcoli su calcoli, cercando una via di fuga attraverso stratagemmi inventati che farebbero rivoltare qualsiasi matematico nella tomba, eppure la formula giusta era lì davanti al suo naso.
“Che c’è?” chiede Simone, e fa quella faccia confusa, quella che fa quando corruga le sopracciglia e scuote leggermente la testa, facendo muovere i ricci accanto alle orecchie. Quella che piace tanto a Manuel.
“Niente,” risponde Manuel.
Poi lo bacia.
Su quel muretto, nel bel mezzo della piazza, con le persone che non fanno caso a loro, e loro che non fanno caso alle persone, Manuel si avvicina di nuovo, allungando le mani verso il suo viso, e il tempo sembra scorrere al rallentatore. Vede Simone strabuzzare gli occhi mentre Manuel posa le mani sulle sue guance, e le sente più fredde di quanto pensasse. Vede Simone leccarsi le labbra, facendo cadere l’occhio sulle sue, che si curvano in un sorriso appena accennato, un po’ timido ma sicuro di sé. Vede il petto di Simone alzarsi sempre più velocemente, lo sente inspirare profondamente, e Manuel si sente come un felino che gioca con la sua preda.
Continua a sorridere e avvicina piano il suo viso a quello di Simone, inclinando leggermente la testa, lasciandogli tutto il tempo di ritrarsi. Ma Simone lo anticipa e chiude gli occhi, afferrando Manuel per i lembi della felpa per tirarlo a sé come se non aspettasse altro, chiudendo quella distanza che si stava accorciando sempre di più.
Manuel chiude gli occhi, e gli sembra di perdere quel poco autocontrollo che gli era parso di avere. Non sente fuochi d’artificio o campane suonare, non vede luci stroboscopiche né le porte del paradiso spalancarsi davanti a sé, non succede nulla di quello che dicono nei film o nei libri.
Però le labbra di Simone sono morbide e sanno di dolce, un sapore simile al burrocacao che gli riporta alla mente cantieri e luci rosse. Gli ricorda di liti furiose e canne notturne, di fughe in motorino e cazzate illegali, di videochiamate e birre condivise. E gli ricorda di discorsi mai fatti e lacrime mai versate, di parole non dette, storpiate in altre più cattive, soffocate dal peso di sentimenti estranei che mai avrebbe pensato di poter provare, e che non riusciva a sopprimere.
Sente le mani di Simone ai lati del collo, sente le sue dita fredde sfiorargli la mandibola, i lobi delle orecchie, i capelli, lasciando una scia gelida che gli mozza il fiato. È il bacio più semplice che Manuel abbia mai dato in vita sua, ma Simone è in grado di renderlo terribilmente simile alla perfezione, con quel suo modo di fare che pare uscito da un film Disney.
Quando si staccano, Manuel sente già la mancanza della pressione delle labbra di Simone sulle sue, ed è tentato di baciarlo di nuovo.
“Quindi non vieni da me solo per dormire, eh?” scherza Simone.
Manuel ride, stampandogli un bacio veloce sulle labbra arricciate in una smorfia divertita. Poggia la fronte su quella di Simone, inspirando il suo respiro, mischiandolo col suo.
“La sai ‘na cosa?” chiede, e Simone scuote la testa.
“Forse so’ sempre stato un po’ il tuo ragazzo e non me ne so’ mai reso conto,” sussurra Manuel, guardandolo attraverso le ciglia lunghe.
Amarti è facile, vorrebbe dirgli Manuel. Così facile che è successo prima che me riuscissi a ferma’.
Ma non lo dice. Si limita a guardarlo negli occhi, accarezzandogli i capelli alla base del collo, dolce e delicato come solo un ragazzo innamorato sa essere.
Ed è vero, lui di matematica non ci capisce un cazzo, però forse Simone può spiegargli qualcosa.
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heresiae · 2 years
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Metodi discutibili di "perdono" genitoriale
DISCLAIMER: Post creato per cercare di accelerare lo scioglimento del nodo d'ansia e disagio che ho allo stomaco da una settimana. Qui dentro ci sono solo paranoie. Saltate pure. Però per una volta ho cercato di mettere la punteggiatura corretta.
Il mio cervello ha avuto una specie di illuminazione sulla via di Damasco su come, probabilmente, ho cominciato a perdonare mio padre negli anni seguenti alla "rivelazione" (a differenza di Madre, la lucidità di vederlo nell'interezza dei suoi difetti e colpe è arrivata fin troppo presto, mentre con Madre è arrivata veramente troppo, troppo tardi e quindi la sto ancora digerendo): ovvero, avevo trovato il modo di renderlo "utile".
No, non intendo economicamente, non esclusivamente almeno. Cioè, per Padre lo è stato, ma era anche un po' lui che si era reso disponibile solo da quel punto di vista per diversi anni e io ho dovuto tipo un attimo adattarmi (yep, I have daddy issues; mi ha causato non pochi problemi in passato).
Con Madre non lo posso fare perché, primo è sempre abbastanza al limite delle sue risorse economiche (lo stipendio di una maestra delle materne non è esattamente ricchissimo e ora ha a carico intero anche le proprietà di padre) e secondo checcazzo, ho 37 anni e uno stipendio; se deve aiutare qualcuno che sia Sorella.
Però Madre sa fare benissimo due cose:
trovare contatti utili pure in culandia (e intendo che, se Sorella avesse bisogno di qualcuno che le faccia da guida sulle Ande, lei troverebbe sicuramente qualcuno che o ci è stato e/o ci vive ancora, o che conosce qualcuno che lo può fare, non scherzo);
cucire a livello sartoriale.
Caso ha voluto che l'ultimo compito a casa della mia analista è "esci a fare nuovi amici" e mi ha anche fornito lo strumento per farlo. Secondo voi quanto ci ho messo ad iscrivermi a un evento "Cena con delitto" a tema egizio?
Mi serve il costume, ovviamente, ma io non sono cresciuta in una casa dove per travestirsi si andava al negozio e si sceglieva il miglior compromesso tra qualità e prezzo, no, ce li siamo sempre fatti da soli (indipendentemente dal fatto che farseli da soli costa di più xD. Se poi mi dici che viene premiato il miglior costume minimo mi vengono le pare per non sfigurare).
Ora, molte cose sono recuperabili separatamente tra piccoli DIY ed Etsy (no, non mi metto a fare gioielli egizi a mano; sapete quanto ci vorrebbe a mettere su tutte quelle cazzo di perline?) e la tunica va decisamente fatta. Quindi stavolta ho accettato la richiesta di aiuto di Madre per il giardino (so che è una scusa, ma forse non tutta; per lei ammettere di essere stanca è un po' come se il Papa ammettesse che la Chiesa è uno strumento di controllo delle masse; questa ha gli strascichi del covid e non lo vuole ammettere).
E quindi da una settimana ho l'ansia a palla perché la verità è che non sono pronta a vedere Madre, ma probablimente più procrastino e meno lo sarò. Quindi, come diceva la mia odiatissima insegnante di solfeggio, "ogni tanto bisogna mordere l'aglio e dire che è dolce" (che è un detto decisamente capitalista e bullo - lei lo usava per farci accettare i suoi abusi verbali e psicologici - ma in questo caso funziona).
Alla fine ho una sola Madre e Sorella non ha intenzione di discutere quello che io ero troppo cieca per vedere, quindi... il passo in qualche modo va fatto.
Tanto vale che mi porti dei benefici in qualche modo.
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ladycatastrofe · 3 years
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Se mi chiedete di seguire il vostro amico tatuatore o la vostra amica che crea gioielli fatti a mano ed io vi rispondo che lo farò dopo, non insistete: addirittura un comodino capirebbe che significa che i loro lavori mi fanno cagare.
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canadasys · 3 years
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▷Vancouver: Guida Completa 2021
Vancouver è una città del Canada davvero ricca di proposte, con architetture all’avanguardia, è tra le città più dense ed etnicamente variegate. Cosa vedere a Vancouver? Se sei capitato o capitata su questa guida, allora ti sarà sicuramente balenata per la mente questa domanda. Che tu stia progettando un viaggio a Vancouver, in Canada, o che la questione derivi dal pensiero di andare a vivere a Vancouver con un visto di lavoro, leggi questo articolo per scoprire tutto quello che c’è da sapere per visitare la città di Vancouver e le sue numerose attrazioni. Non perderti anche l’approfondimento sulle condizioni per lavorare a Vancouver, al fondo dell’articolo, dove trovi anche qualche indicazione per studiare a Vancouver.
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Vancouver cosa vedere
A seconda del periodo dell’anno e del meteo, scegliere e selezionare cosa vedere a Vancouver può rivelarsi la sfida di una vacanza. Questo perché si tratta di una città del Canada davvero ricca di proposte, a cominciare dalle architetture all’avanguardia, che caratterizzano i grattacieli come l’One Wall Centre, l’Harbour Centre e il Granville Square. Inoltre, dallo Shaw Tower si può accedere al Vancouver Lookout, punto panoramico dal quale si può osservare la skyline della città, prima di dirigersi al ristorante girevole situato nello stesso edificio.
La città di Vancouver è un vibrante porto della costa occidentale del Canada, situato nella British Columbia. È tra le città più dense ed etnicamente variegate, grazie al fatto che negli anni passati sono stati concessi molti visti per l’immigrazione. Inoltre è una zona popolare per le riprese cinematografiche, dal momento che è circondata da vaste montagne. La città ha, inoltre, una scena vibrante sia per quanto riguarda la musica e gli spettacoli teatrali, sia per il mondo dell’arte in generale. Lo dimostra la Vancouver Art Gallery, un museo dalla fama consolidata che ospita le opere degli artisti locali e della West Coast.
Se cerchi cosa Vedere a Vancouver, devi sapere che il Museo dell’Antropologia di Vancouver conserva collezioni canadesi indigene. Invece il Vancouver Aquarium è la sede in cui vivono delle specie rare di ciclidi, ovvero dei pesci d’acqua dolce diffusi in diverse zone del pianeta. In questa struttura sono ospitate più di 300 specie di pesci, più di 1000 invertebrati, anfibi di tutti i tipi e perfino mammiferi. Tra questi sono inclusi i delfini, le lontre e le balene beluga, le attrazioni più amate del centro.
Se sei un amante della natura, Vancouver è un posto perfetto per te. Dal punto di vista paesaggistico, le montagne circondano la città e si possono organizzare delle escursioni per andare a esplorarle. Mentre sei in visita a Vancouver, assicurati di andare a fare un giro tra le montagne più importanti, dal momento che la loro fama ha raggiunto il livello mondiale, anche grazie alla grande quantità di film che sono stati realizzati in questa zona.
Tra le vette imperdibili, rientrano il Mount Spencer e il Mount Baker, che distano soltanto un’ora o due dal centro della città. Se invece si preferisce il mare, oltre al meraviglioso tramonto Vancouver offre le sue maestose spiagge di sabbia. Inoltre la città e il territorio di Vancouver vantano alcune delle migliori terme naturali del mondo, dove potersi rilassare concedendosi un momento tutto per sé.
Dove si trova Vancouver
Vancouver è la città più grande della costa pacifica del Canada, nonché una delle sue destinazioni più vivaci. Situato nell’angolo sud-occidentale della British Columbia, è un aeroporto internazionale e un importante porto marittimo.
La temperatura di Vancouver è una delle più miti della nazione canadese, con estati che toccano i 26° C e inverni che di rado scendono sotto gli 0° C. Infatti, il mese più freddo è gennaio, ma in questo periodo la media della temperatura di Vancouver, parlando delle minime invernali, si attesta sui 2,7° C. Il meteo, invece, è estremamente variabile. Non a caso si dice “”A Vancouver quando esci di casa al mattino ti porti l’ombrello e gli occhiali da sole“.
Per quanto riguarda il fuso orario di Vancouver, quello valido è l’UTC -8, che rispetto all’Italia genera una differenza di 9 ore. Quindi, alle 19 del pomeriggio di Milano o Roma, corrispondono le 10 della mattinata di Vancouver. In molti si chiedono, rispetto a questa città, cosa vedere a Vancouver e, oltre tutto, cosa significa vivere a Vancouver, dal momento che si tratta di una località differente da quelle mediterranee.
Come si vive a Vancouver
Vivere a Vancouver significa risiedere nella sede della terza regione urbana più grande in Canada, con una popolazione stimata di quasi sette milioni. Vancouver ha visto un abbondante afflusso di immigrati ed expat, che sono approdati in questo territorio grazie a un visto per il lavoro o lo studio, ma la sua storia e il suo carattere rimangono immersi nel passato. Nel centro storico, dove ha avuto inizio la città di Vancouver a partire dal XIX secolo, si trova un gran numero di boutique, ristoranti e bar in cui rifugiarsi, se il meteo di Vancouver non è quello estivo.
Questo quartiere è noto con il nome di Gastown e ospita un famoso orologio a vapore tutt’ora funzionante, ovvero il Gastown Steam Tower, per l’appunto. Nonostante l’aspetto vittoriano quello che è diventato in breve tempo un’attrazione per i turisti di Vancouver risale solamente all’anno 1977 ed è stato realizzato dall’orologiaio Raymond Saunders.
Alcuni degli esercizi commerciali e punti di ristoro di Gastown sono stati aperti negli ultimi anni, creando e rinnovando una comunità di visitatori stranieri e locali. Però, piuttosto che costruire nuovi edifici, i proprietari di queste imprese hanno ristrutturato e restaurato alcuni dei punti di riferimento più antichi del quartiere, oltre ad aggiungere nuovi elementi. Il risultato è una commistione tra passato e presente, con lo sguardo rivolto verso il futuro della città di Vancouver, in Canada.
Nonostante la temperatura di Vancouver, che in inverno è piuttosto rigida, si tratta di una città internazionale con innumerevoli attrazioni culturali. La natura cosmopolita di Vancouver e del Canada si riflette nel suo stile di vita. Un ritrovo popolare per i visitatori e gli abitanti di Vancouver è il pub. Qui è possibile arrivare a esplorare la vita notturna, scegliendo tra le differenti opzioni proposte dalla ristorazione locale, che durante il giorno affianca le aperture dei negozi in cui si può fare shopping a Vancouver.
Punteggiato da una moltitudine di boutique prestigiose, il centro di Vancouver è un punto focale di incontro dello shopping urbano. Ma se c’è una cosa da vedere a Vancouver, soprattutto per chi ama curiosare per le bancarelle e scoprire le ricette locali, è sicuramente il mercato di Granville Island. Infatti due delle aree principali dello shopping di Vancouver sono Granville, per l’appunto, e Chinatown.
Il noto mercato Granville su Gastown Avenue è rinomato per il suo assortimento di rivenditori internazionali, di negozi antichi e di boutique. Situato alla base del Ponte Granville, questo mercato è stato una delle principali attrazioni nella regione per decenni. Anche il mercato internazionale di Chinatown merita una visita. Fusione della cultura tradizionale asiatica con l’innovazione occidentale, questo mercato internazionale ha davvero di tutto, dagli alimenti esotici ai gioielli fatti a mano, per arrivare all'abbigliamento.
Un altro modo per godersi la bellezza di Vancouver è prendendo parte ai vari eventi all’aperto, come quelli che sono ospitati nello Stanley Park ogni anno. Alcuni di questi eventi includono avventure escursionistiche, attraverso il pattinaggio e l’uso della bicicletta, strumenti perfetti per percorrere i 9 km del Vancouver Seawall. Da qui la vista sulla città di Vancouver è semplicemente mozzafiato.
Lavorare a Vancouver
Vancouver è una città estremamente interessante per diversi fattori. Oltre alla qualità della vita, favorita da un sistema sanitario e sociale all’avanguardia, anche il sistema scolastico gioca un ruolo fondamentale, per apportare prestigio a questa città. Inoltre il clima di Vancouver, particolarmente mite rispetto ad altre zone del Canada, attira nel suo territorio moltissimi turisti ed expat.
In linea generale, il Canada è una nazione che si è dimostrata estremamente aperta all’immigrazione, motivo per cui oggi giorno accoglie nel suo territorio e nella città di Vancouver persone che sono arrivate da ogni parte del globo. Non è un caso, che i suoi abitanti siano estremamente tolleranti e, oltretutto, molto civili.
Di questa situazione hanno saputo approfittare molti italiani, che hanno cercato un futuro non soltanto a Vancouver, ma anche a Toronto e Montreal. In quest’ultima città, per giunta, esiste un quartiere chiamato Little Italy che fa comprendere in modo perfetto la dimensione del fenomeno migratorio.
Pertanto, oltre a poter trovare lavoro a Vancouver e in Canada semplicemente cercando “italian job” sui principali motori di ricerca, ci sono alcuni aspetti che è bene conoscere. Innanzitutto, ovunque nel mondo, gli italiani sono estremamente richiesti nell’ambito della ristorazione, dal momento che la tradizione gastronomica della penisola mediterranea è molto amata anche all’estero.
Anche per quanto riguarda il prendersi cura delle persone anziane, in particolare di coloro che sono emigrati in Canada prima di te, può essere un modo per tirare su uno stipendio. Infine, uno dei campi in cui si può lavorare se si arriva dall’Italia può essere quello legato all’importazione dei prodotti made in Italy, soprattutto per quanto riguarda l’alimentazione.
Se stai pensando di trasferirti e studiare a Vancouver, così come se la tua intenzione è quella di tentare la fortuna e iniziare a lavorare a Vancouver, devi tenere bene a mente che si tratta di una città situata in Canada. Questo significa, basicamente, che la legge non permette a nessun cittadino straniero di poter trascorrere a Vancouver più di 6 mesi, senza che sia munito del visto apposito.
D’altra parte, è altresì vero che lavorare a Vancouver con un contratto, anziché in maniera illegale, è possibile solamente grazie a un visto di lavoro o un visto per studiare e lavorare. Se invece vuoi goderti la città per un periodo non superiore a 180 giorni, ti basta fare la richiesta per ottenere la Electronic Travel Authorization, abbreviata con la sigla eTA.
Studiare a Vancouver
Se stai pensando di proseguire il tuo percorso di formazione in una città fuori dai confini dell’Italia, allora potresti valutare l’opzione di andare a studiare a Vancouver. Questa città cosmopolita, che non dimentica il proprio passato, è comunque piuttosto giovane e proiettata verso mete future. All’interno della città di Vancouver, in Canada, esistono 2 università differenti. Questo ha fatto sì che, al giorno d’oggi, il capoluogo canadese sia un polo universitario riconosciuto a livello mondiale.
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macramarthe · 3 years
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