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#lavoro salariato
marcogiovenale · 1 year
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angeli a pordenone (come in tante altre città) - in difesa del lavoro salariato
Comunque questa pagina https://www.pordenonelegge.it/fondazione/angeli io per non saper né leggere né scrivere l’ho salvata nella Wayback Machine di archive.org, e più esattamente qui: https://web.archive.org/web/20230722084711/https://www.pordenonelegge.it/fondazione/angeli Una qualche memoria della concezione del lavoro in Italia deve rimanere anche per i posteri. Quando si dice “fare poesia…
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C’è stato un mondo in cui esistevano organizzazioni politiche che volevano abbattere il lavoro, in cui gli intellettuali cantavano l’ozio e la pigrizia come condizioni uniche di libertà, in cui le menti credevano che la tecnologia avesse una sola direzione: liberare l’umanità dalla fatica e dal lavoro salariato. Ora tutto questo sembra non sia mai esistito e l’unico destino è esser travolti da una fatica sempre più grande e sempre più fatale. Più lavoro e meno risorse, meno tempo, meno vita. Roberto Saviano
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malcontentoundiario · 22 days
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Mercoledì 27 dicembre 2023
Ieri sera L ha discusso con il padre per avere una macchina con cui andare a Roma. Tanto non si fidava che lo ha sottoposto a un giro di prova per il paese, per controllare che si ricordasse ancora le regole della guida. Non aveva considerato che le automobili sono ingranaggi studiatissimi, fatti a posta per essere usati con estrema facilità da qualsiasi idiota, in senso clinico. Tanto Lorenzo non avrebbe corso e non ha corso. A mala pena ha il coraggio di superare in autostrada, così infatti per un mezzo è stato dietro a una macchina che andava a 80. In ogni caso, che grave mancanza di fiducia! Meglio non pensarci.
Simone come tra i buoni propositi per il nuovo anno ha messo l'astemia totale, l'astensione dalla masturbazione e chi si ricorda che altro. In un'epoca passata avrebbe fatto il monaco o il beghino, perché è quella la condotta di vita che sta imboccando, una via certo laica, ma con le stesse privazioni e gli stessi doveri. Queste le sue castità. Invece delle veglie, degli angelus, dei vespri, è ligio alla liturgia del lavoro salariato da impiegato. D'altronde se quello è richiesto, la totale sottomissione invece che al papa, al datore di lavoro, se la sua Regula è questa, e ci crede, fa solo bene a seguirla. Questa la sua obbedienza. Vorrebbe poi arrivare a una stabilità lavorativa, che gli dia la possibilità di accumulare risparmi su risparmi, per mettere su casa, e forse famiglia. Questa la sua povertà?
E allora Simone ha preso alla sprovvista L, chiedendogli i suoi buoni propositi. Proprio non si sentiva in grado di dirne uno. Se non si sente un motivo, se non si riesce proprio a immaginarsi, immaginare se stesso, a capire cosa si voglia fare, per pudore, cosa si vuol diventare, non vengono le parole, neanche recitate. Niente. Qualcosa pian piano però è risalito, dei piccoli malumori. L sulla carta conduce già una settimana, con orari giorni impegni, ben strutturata, equilibrata tra lavoro, attività fisica, tempo per sè, tempo per la cura della casa, per gli amici. Eppure perché tanta stanchezza arrivato alle ultime settimane di dicembre; una stanchezza di lunga durata, in realtà, dagli ultimi giorni di novembre; una nausea a magiare il suo cibo già cotto la domenica, una nausea nel viaggio verso la piscina, e poi ora si ricordava della nausea che casa sua gli dava, che finora non è riuscito a capire se fosse per l'odore di chiuso che normalmente ha, o per le sostanze tossiche che pareti e parquet hanno assorbito tutti questi anni con la zaccagnosa precedente, che riescono alla superficie e lo avvelenano, gli tolgono energie, volontà e motivazione; l'animo infiacchito dall'ansia che non vuole pensare ad altro, basta la ricerca che non esiste, basta con gli altri obblighi. 
Qualcosa è risalito di insoddisfazione, di atteggiamenti che danno dipendenza, sollievo al momento, ma grande disperazione dopo, perché ci si accorge del tempo che si è perso sullo schermo, perché si è coscienti della distanza da quello che vorrebbe essere, una persona colta, uno scrittore. Si perché L vorrebbe scrivere, scrivere non la qualunque ma opere di letteratura, dei pezzi da canone e da museo, vorrebbe scrivere della grande malattia dei suoi anni, la Solitudine, nella convinzione che tutti si sentono alla fine soli. e si sentono soli e producono i più disparati atteggiamenti per fuggirvi; vorrebbe scrivere la commedia umana degli anni venti, dove protagonista non è più l'egoismo e l'individualismo borghese, ma questa seconda anima, il destino dell'umanità, la solitudine; L non vuole negare l'importanza dell'amicizia e della socialità, anzi importantissime perché la solitudine fisica prolungata porta alla pazzia o all'idiozia; la solitudine è una disperazione nel tempo, cioè l'inciapacit�� di essere se stessi alla prova del tempo reso materiale, cioè l'esperienza. Di questo L vorrebbe narrare le vicende umane, di questo Mane imponente. 
I buoni propositi si è poi detto, una volta solo, potrebbero essere viaggiare di più, mettere massa, perché non riesce a piacere il proprio corpo, con questo alto ventre sempre proteso, la pancina all'ombelico, due gambe secche che non riesce a ingrandire e le braccia sottilissime. 66 chili di non si capisce cosa. Come fa ad avere un corpo prestante chi ha il corpo lento, chi ha il corpo che non sopporta il dolore della fatica? È come se fosse un blocco, ha già pensato altre volte L, non gli impedisce di avere certe velocità. E pensa a questa estate sul monte bianco con Eleonora, quando non riusciva starle dietro. Come è possibile, si domandava, forse le scarpe, forse lo zaino più pesante? pensa. 
Quindi viaggiare di più. Dove? bisogna che scegliere delle mete e dei periodi precisi, ha pensato. Beh c'è Berlino, ci sono i castelli intorno a Parigi, ci sono i percorsi della prima guerra mondiale tra Veneto e Trentino, e poi c'è Rita a Bruxelles, Simone a Leida. Già qualcosa. La Sicilia quando?
Mettere massa. Quanto? arrivare a 70 chili di muscoli veri. E quindi continuare con nuoto? oppure andare in palestra? oppure tutte e due? E chi è, un nababbo che si può permettere entrambi? Deve vedere anche come sarà sistemato a Parigi. Se continua con nuoto allora vuole arrivare a nuotare due chilometri fissi.
Non aprire mai più youtube shorts, il suo incubo. Forse ridurre anche la masturbazione?
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ermatmblr · 2 months
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Il turismo però è anche un’esperienza democratica, un’attività collegata al riposo, al piacere, è l’estensione di un diritto conquistato a caro prezzo da generazioni precedenti, quello di fuggire dal lavoro. Nasce come antidoto alla schiavitù del tempo salariato, è diventato la più predatoria delle industrie, la perfetta espressione del realismo capitalista in cui siamo tutti prede o predatori a seconda del ritmo circadiano della produzione. In realtà ho scritto una cosa non del tutto vera: l’estrazione dei metalli che ci sono dentro questo computer è più predatoria del turismo, lo è anche la produzione della maggior parte del cibo che mangiamo e lo è ancora una gigantesca fetta della creazione di energia, quella da combustibili fossili. La predazione turistica però è più vistosa: non si può delocalizzare, non si può nascondere, è sempre lì davanti ai tuoi occhi. Il turismo è in un certo senso un errore del capitalismo, un bug del suo principio cardine. Il sistema si regge sull’idea che i costi veri di un prodotto o di un servizio si possano occultare, in paesi remoti, nella nostra psiche, nell’atmosfera o nell’oceano, ma quelli del turismo sono impossibili da nascondere. Non serve particolare elaborazione politica nel registrare che la sua espansione non governata rende impossibile affittare un appartamento, né per notare la sparizione dei servizi base, la metamorfosi dei quartieri, e la bruttezza dell’esperienza turistica in generale, quando non ne siamo noi i fruitori.
L'anno in cui si è rotto il turismo
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incamminoblog · 5 months
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fra Damiano Angelucci"Con-vocati e con-corporati in Cristo buon pastore"
IV Domenica di Pasqua (Anno B)  (21/04/2024) Liturgia: Atti 2,14-36-41; 1Pietro 2,20-25; Giovanni 10,1-10 Gesù è un buon pastore, o meglio il buon pastore, per almeno due motivi.  1 Non solo non è mercenario, cioè un operaio salariato che si interessa solo di prendere la paga e fare le sue ore di lavoro, al di là della resa del gregge, ma addirittura sacrifica la sua vita per il bene del…
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bergamorisvegliata · 6 months
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STUDIO DELLA COSTITUZIONE ITALIANA
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L'ultima volta siamo entrati nello studio del "Titolo III - Rapporti economici", vediamo ora alcune situazioni che possono farci affrontare e volgere a nostro favore a condizione di mettere mano alla Costituzione.
L'articolo 35 dice che "la Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni.
Cura la formazione e l'elevazione professionale dei lavoratori.
Promuove e favorisce gli accordi e le organizzazioni internazionali intesi ad affermare e regolare i diritti del lavoro.
Riconosce la libertà di emigrazione, salvo gli obblighi stabiliti dalla legge nell'interesse generale, e tutela il lavoro italiano all'estero."
Quindi ogni forma di lavoro e ogni categoria lavoratoriale sono comunque da tutelare pur rispettando accordi tra organizzazioni internazionali (governativi, ecc...) che rispettino i dettati costituzionali e va salvaguardato il diritto a trasferirsi all'estero, fatti salvi i diritti acquisiti dal singolo lavoratore."
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Per l'articolo 36 " il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa.
La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge.
Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi."
Articolo di pochi equivoci: in correlazione alla mansione adibita dal lavoratore, a egli dovrà essere corrisposto un salario adeguato anche alla sua necessità e della sua famiglia, oltre che poter godere di periodi di riposo, vedi "ferie"...
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L'articolo 37 "La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l'adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione.
La legge stabilisce il limite minimo di età per il lavoro salariato.
La Repubblica tutela il lavoro dei minori con speciali norme e garantisce ad essi, a parità di lavoro, il diritto alla parità di retribuzione."
Dunque lavoro assicurato per le donne che ne facciano richiesta, e soprattutto tutela per la condizione di donna e madre della lavoratrice. C'è anche un riferimento ai minori che dovranno essere protetti da leggi speciali che salvaguardino la loro retribuzione".
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Infine, all'articolo 38, " ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all'assistenza sociale.
I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria.
Gli inabili ed i minorati hanno diritto all'educazione e all'avviamento professionale.
Ai compiti previsti in questo articolo provvedono organi ed istituti predisposti o integrati dallo Stato.
L'assistenza privata è libera."
In particolare questo articolo, dedicato agli invalidi, fa comprendere come il lavoro degli stessi disabili sia assistito socialmente ma soprattutto abbiano diritto a qualsiasi progetto educativo e professionale.
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Per altre informazioni, accedete al seguente link:
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cinquecolonnemagazine · 10 months
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Donne lavoratrici: cosa dice la costituzione?
ll tema delle donne lavoratrici è da sempre in primo piano all'interno della nostro vita quotidiana. Cosa ci dice su questo argomento la nostra costituzione? L'articolo in questione è il numero 37 dove viene scritto che: La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l'adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione. La legge stabilisce il limite minimo di età per il lavoro salariato. La Repubblica tutela il lavoro dei minori con speciali norme e garantisce ad essi, a parità di lavoro, il diritto alla parità di retribuzione. L'art'37 è il secondo articolo del titolo III, dedicato ai rapporti economici. Donne lavoratrici e l'articolo 37 della costituzione Il primo comma sancisce il principio di uguaglianza tra uomini e donne nel mondo del lavoro, sia per quanto riguarda i diritti che le retribuzioni. Il secondo comma afferma che le condizioni di lavoro devono consentire alle donne di adempiere alla loro funzione familiare, che è considerata essenziale per la società. La Repubblica deve quindi tutelare la maternità e l'infanzia con speciali norme, che garantiscano alle donne lavoratrici una particolare protezione. Il terzo comma stabilisce che la legge deve stabilire il limite minimo di età per il lavoro salariato. La Repubblica tutela inoltre il lavoro dei minori con speciali norme, che garantiscano loro, a parità di lavoro, il diritto alla parità di retribuzione. L'importanza dell'art. 37 L'articolo 37 è uno dei più importanti articoli della Costituzione italiana, in quanto riconosce e tutela i diritti dei lavoratori, in particolare quelli delle donne e dei minori. In particolare, il primo comma ha rappresentato un importante passo avanti nella lotta per la parità di genere, sancendo il principio secondo cui le donne hanno gli stessi diritti e le stesse retribuzioni degli uomini. Il secondo comma ha contribuito a migliorare la condizione delle donne lavoratrici, riconoscendo la loro funzione familiare e tutelando la maternità e l'infanzia. Il terzo comma ha contribuito a garantire la tutela dei minori sul lavoro, stabilendo un limite minimo di età per l'accesso al lavoro salariato e tutelando i minori con speciali norme. L'articolo 37 ha avuto un impatto significativo sulla società italiana, contribuendo a migliorare la condizione dei lavoratori e a garantire la tutela dei loro diritti. Foto di Werner Heiber da Pixabay Read the full article
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lamilanomagazine · 2 years
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Trento, "Semplicemente donne" in mostra al Palazzo della Regione
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Trento, "Semplicemente donne" in mostra al Palazzo della Regione. Si tratta di una riflessione sulla figura femminile attraverso 39 artisti trentini, alto-atesini e ladini che hanno rappresentato e celebrato le donne nelle diverse correnti artistiche e tempèrie culturali lungo tutto il Novecento e fino ai giorni nostri. Sono circa 70 opere, tra dipinti e sculture, provenienti dalla collezioni d’arte della Regione che documentano come l’universo femminile sia stato sempre oggetto prediletto dell’attenzione artistica, da oggetto da ammirare, in veste di angelo o di tentatrice, a soggetto misterioso che s’interroga sulla propria identità fino alla nuova immagine nata dalla contestazione degli anni sessanta. Nella serie dei ritratti esposti spiccano, tra gli altri le donne di Rita Vivori, ritratte in varie situazioni. Il valore iconico dell’immagine è racchiuso nello sguardo che muta lo stupore in seduzione e curiosità trasformando il ritratto delle giovani donne da oggetto da ammirare a soggetto misterioso. Rita Vivori ha insistito molto nel corso della sua carriera artistica sull’importanza e la centralità della donna,e sulla condizione femminile e più in generale “il femminile”, inteso come rappresentazione e autorappresentazione di un’identità che era in forte trasformazione nell’Italia di quell’epoca, tra solidarietà sororale, contestazione dei ruoli e rivendicazione di un’alterità rispetto al mondo maschile. La semplicità della donna di Conrad Bergman, che spazia dal ritratto dallo sguardo sfuggente all’espressione del dolore più cupo e profondo. Sarà il “saper aspettare” il tema che Guido Polo ci ha vuole trasmettere attraverso i suoi dipinti? Case, palazzi e finestre attendono sullo sfondo un aiuto, dietro a quell’immagine, a quella figura singolare che ognuno di noi rivede nelle seriose foto dei propri cari. Paura, violenza, attesa, sono queste le sensazioni che incarnano e immortalano le singolari donne di Guido Polo. Grazie a Polo, queste opere ci fanno pensare. Le donne senza volto di Paolo Dalponte, di Michelangelo Perghem Gelmi, di Ilaria Montixi ci ricordano quante donne sono invisibili agli occhi di chi guarda e quante donne sono segregate nel mondo da un ruolo di fantasmi viventi. La donna tentatrice è, in Bepi Debiasi scacciata dall’angelo, mentre è esaltata da Franco Murer che la colloca nel giardino degli dei. Il Belli compone una saga di 10 opere che raccontano i miti del Mediterraneo con Elena di Troia, Fedra, Ippocrito. “Nel 2023, viviamo ancora in strutture patriarcali, le donne si fanno carico di gran parte del lavoro di cura non retribuito e sono anche meno pagate nel lavoro salariato – ha spiegato Deeg – antichi cliché travestiti e riproposti da nuove strategie comunicative, rientrano subdoli nelle modalità quotidiane delle nostre vite lavorative e famigliari. Per aiutare a superare gli stereotipi si deve partire dalla famiglia e dalla scuola, con una dichiarata in-formazione alla consapevolezza di genere. Varie e diverse possono essere le strategie di comunicazione di una criticità sociale, che da sempre permea tutte le relazioni pubbliche e private, come le politiche con e per le donne. L’arte ha una capacità di comunicazione attraverso canali emozionali che vanno al di là del valore dell’opera – ha concluso Deeg – e toccano sfere di gusto e apprezzamento che con modalità diverse appagano, impressionano o stupiscono e fanno interpretare il messaggio con gli strumenti propri di ognuno. L’Arte è la prima strategia comunicativa veramente democratica e mai come in questa occasione se ne sente veramente la necessità”.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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morganadiavalon · 2 years
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I sistemi indigeni relativi all'identità sessuale erano assai più ampi e inclusivi di quelli portati sin lì dall'Europa, ma erano incompatibili con l'ecologia del capitalismo. Affinché fosse creato l'ordine della natura cheap e del lavoro cheap, occorreva che s'inverasse altro lavoro da non pagare affatto, soprattutto la creazione e gestione dei corpi che svolgessero quel lavoro: il lavoro riproduttivo, quello dell'assistenza, dell'educazione e della crescita delle comunità umane. Esso è sottopagato in una percentuale preponderante perché in questo modo rende possibile l'intero sistema del lavoro salariato. Senza il lavoro non pagato in particolare di assistenza, il lavoro salariato sarebbe banalmente troppo costoso.
Alle origini del capitalismo le strategie utilizzate per rinchiudere le popolazioni indigene nel recinto della Natura furono usate anche per creare e gestire una categoria di esseri umani che svolgesse il lavoro di assistenza non pagato: le donne. I corpi umani Furono costretti, talvolta dalla medicina e sempre dalla legge, all'interno di due categorie ineludibili: uomo e donna. Le risultanti coppie intrecciate Società-Natura, Uomo-Donna e lavoro pagato-lavoro gratuito, ci hanno lasciato una mentalità che ha costretto gli umani nell'ecologia-mondo capitalista a prendere uno spettacolare abbaglio: continuiamo a ritenere che il "lavoro vero" sia quello salariato, dimenticando il lavoro di assistenza che rende tutto questo possibile. Notate che non significa argomentare che tutte le donne forniscono assistenza o che il lavoro di assistenza è svolto solo da donne. Significa invece gettare luce sulla storia di come l'ecologia-mondo del capitalismo ha tentato di far sembrare normale questa combinazione.
da Una storia del mondo a buon mercato
Raj Patel e Jason W. Moore
Non c'è motivo di credere che non mutando la struttura possano mutare (o essere durevoli i mutamenti) le sovrastrutture.
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corallorosso · 3 years
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Fonte Censis. Il dato italiano (- 2,9) è semplicemente agghiacciante. E' la prova che tutto ciò che viene chiamato "ripresa", "ripresina", "locomotiva Italia" (vedi il titolo di prima di Repubblica di qualche giorno fa) si basa principalmente sui bassi salari e un incremento devastante dello sfruttamento del lavoro salariato. È il risultato di 30 anni senza sinistra con delle persone che si dicevano di sinistra e con Berlusconi che li chiamava comunisti. E il governo Draghi, Letta, Salvini, Renzi, Berlusconi, Conte ecc. si dice stupito per la proclamazione di CGIL e UIL dello Sciopero Generale (il 16 dicembre). I lavoratori e le organizzazioni sindacali dovrebbero secondo loro subire in silenzio e senza fiatare le loro ingiuste manovre economiche. Quanta arroganza, quanta insolenza Saleh Zaghloul
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rideretremando · 3 years
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Nadia Urbinati
"Tassare le ricchezze puo' essere l'inizio dell'uscita dal nuovo feudalesimo"
"Ci abbiamo mai fatto caso che il discorso sulla crisi ha in questi anni marciato su due binari paralleli? Crisi della democrazia e crisi del capitalismo. Sulla prima si è accumulato materiale che potrebbe riempire alcuni scaffali. Sulla seconda, la produzione è meno abbondante ma non se si include la trattistica sulla disuguaglianza. Recentemente Carlo Trigilia ha curato un volume per il Mulino, Capitalismi e democrazie che offre un’analisi comparativa di come le democrazie elettorali hanno risposto alla crisi economica; il bilancio non è necessariamente negativo: i percorsi dei paesi europei mostrano come la “macchina complessa” della democrazia possa rispondere alla sfida “durissima” che viene dalle relazioni tra lo stato e il mercato. Proviamo a fare un esperimento mentale: che cosa succede se invece di tener distinti i due termini – capitalismo e democrazia, mercato e stato—li trattiamo come parti di un sistema integrato? E’ questo che Albena Azmanova si propone di fare nel suo ambizioso e, dice Claus Offe, potenzialmente sovversivo, Capitalism on Edge: How Fighting Precarity Can Achieve Radical Change Without Crisis of Utopia (Columbia University Press, 2020). L’autrice, docente nell’università di Kent, con una biografia di attivista e dissidente negli anni della caduta del regime comunista in Bulgaria, ha studiato a New School e ad Harvard e ha una formazione francofortese. Il quadro teorico e concettuale nel quale situa la sua ricerca socio-politica è quello del realismo critico, che potremmo sintetizzare con le parole di Paul Valery: “Il modo migliore per far sì che i sogni diventino realtà è svegliarsi”. Realismo critico significa in questo caso evitare di guardare il capitalismo da un punto di vista morale o desiderativo. Per questo, parlare di crisi ha poco senso, perchè presume che vi sia una condizione stabile o di buona salute (ma buona per chi?) alla quale riportare il capitalismo. Secondo Azmanova non di crisi si dovrebbe parlare ma di cicli di mutamento delle condizioni di generazione del profitto. Il capitalismo che molti dipingono in agonia o propongono di rendere “buono” sta benissimo come motore di prosperità selettiva. Ed è l’attenzione al problema “sistemico” che consente di vedere i segni delle trasformazioni epocali: nel nostro tempo, il populismo xenofobo o le rivolte dei disperati segnalano una “pena crescente” di molte persone che la retorica del benessere generalizzato e della crescita aveva per qualche decennio alleviato. Conservatori e progressisti trattano il capitalismo come un fenomeno morale che può essere piegato alle ragioni della giustizia che stanno prima e sopra di esso. Secondo Azmanova questa lettura non aiuta a capire il nostro tempo e neppure la logica di sistema. I discorsi sulla crisi derivano da una teoria della giustizia che si propone di lenire le grandi sofferenze con i mezzi che il capitalismo offre, muovendo cioè le leve o della liberalizzazione o dell’intervento statale. E’ possibile uscire da questo circolo chiuso?
Secondo Azmanova è possibile se si resta marxianamente all’interno del processo immanente del capitalismo, che non è istigato da menti o volontà perverse o esterne ad esso. Si tratta di una pratica di pensiero radicale. Primo passo: trattare le nostre società come ordini istituzionali che combinano la democrazia come sistema politico al capitalismo come sistema sociale. La democrazia capitalistica comprende due ordini, economico e politico, che si sostengono a vicenda perchè azionati dalla stessa logica, come diceva Schumpeter: generazione competitiva del profitto e generazione competitiva della classe politica. Alcuni anni fa, Francesco Galgano tracciò la storia del principio di maggioranza a partire dalla Compagnia delle Indie, della quale John Locke era un azionista. L’evoluzione delle democrazie come del capitale azionario è da allora andato da soluzioni di eguaglianza orizzontale a soluzioni miste di oligarchia e democrazia. O l’elettore è un uguale in senso aritmetico (una testa/un voto) o invece la sua ugualianza è proporzionale all’interesse o al potere da rappresentare (peso del voto secondo le quote di capitale). Democrazia e capitalismo hanno seguito un andamento dall’uguaglianza all’oligarchia, pur restando l’eguaglianza degli individui il principio che giustifica la competizione.
Azmanova propone una lettura simile: la democrazia elettorale attuale, dice, è generatrice di oligarchia proprio per le pratiche competitive che la muovono. E offre valvole di sfogo, lasciando aperti spazi di contestazione della disuguaglianza, come con Occupy Wall Street o gli Indignados. Secondo Azmanova queste sono reazioni innocue anche perchè traducono le afflizioni e le condizioni di assoluta precarietà in una denuncia fuori tiro, sbagliata -- la disuguaglianza -- senza mai andare alla radice dell’ordine che la genera. Quindi il capitalismo continua a prosperare a dispetto della insoddisfazione pubblica che genera.
Del resto, nonostante le dichiarazioni di crisi del capitalismo c’è generale consenso sulle strategie di intervento (alternanza di deregolamentazione e liberalizzazione e di ciclici di intervento pubblico in momenti di instabilità). Fino ad ora, tutti i governi democratici, di destra o di sinistra, hanno perseguito l’obiettivo di salvare il capitale finanziario e il “big business” implementando programmi di austerità con il risultato di generare più povertà e più precarietà. E le rivolte, a tratti anche violente, come quella dei gilets jaunes francesi o le reazione populiste, non cambiano questa situazione: sono allenamenti alla resistenza al peggio, cioè resilienza. Incanalare la frustrazione contro i poveri non nostri e contro i super-ricchi del mondo: xenofobia e invidia sociale. Due strade che non portano a nulla se non a restare dove si è.
Ha scritto Harry Frankfurt in Inequality (2015) che siamo fuori tiro quando lamentiamo la disuguaglianza. Dovremmo in effetti preoccuparci della povertà: il povero soffre perchè non ha abbastanza di che vivere. Dargli di che vivere è l’obiettivo materiale, anche a costo di togliere a chi ha più. L’obbligo morale sarebbe quindi non quello di conquistare più eguaglianza ma di eliminare la povertà. L’oscena accumulazione della ricchiezza è offensiva non rispetto all’uguaglianza (di che cosa? In relazione a che cosa? Tra chi?) ma alla poverà, al fatto empirico ed evidente della miseria che non consente sofismi. Eppure tutti parlano della disuguaglianza, dai presidenti delle banche e degli organismi economici internazionali ai riformatori liberal.
Perchè la disuguaglianza, che è una caratteristica delle società di mercato da sempre, all’improvviso è tanto discussa da tutti? Perchè siamo disturbati più da chi è ricco che da chi è povero? Se insistessimo sulla povertà saremmo meno inconcludenti e daremmo più spazio ai discorsi materiali; se cessassimo di parlare di crisi del capitalismo vedremmo meglio che questo sistema è basato sulla produzione di povertà, di ingiustizie e di dominio. Nella Favola delle api (1723) di Bernard de Mandeville, si legge che la ricchezza nasce dalla povertà, la prosperità dal lavoro salariato; il benessere delle nazioni è misurato dalla massa dei poveri laboriosi che faticano senza aspirare ad investire in bellezza e cultura, merci di lusso non a buon mercato. La religione della sopportazione e il mito della condizione umana sempre uguale a se stessa sono servite per secoli a lenire il senso disperante di non aver altro che la propria miseria. Nel nostro tempo che sembra aver eternizzato il capitalismo, quale risposta si può dare a Mandeville per il quale la storia è storia di sfruttamento e di ricchezza che si ripete sempre uguale perchè l’antropologia non cambia? Si può in effetti rispondere che questa storia non si ripete mai sempre uguale perchè gli esseri umani, dopo tutto, non sanno rinunciare, diceva Jean-Jacques Rousseau, a perfezionarsi e, così facendo, scompaginano la loro stessa antropologia e il corso delle cose, creano senza premeditazione crepe nel sistema. Non c’è nessuna regia della storia, sono gli umani a non poter essere addomesticati. Per tanto, pur senza un disegno che determina il corso delle cose, vale il detto che il diavolo si annida nei dettagli. E la libertà è il dettaglio sovversivo. Qualche scintilla qui è là, manifestazioni di scontento sempre meno sporadiche valgono a mettere in circolo l’idea che si può interrompere la legge ferrea della povertà e della perversa ideologia della precarietà come condizione che meritiamo. Il movimento del 68 fu un assaggio della possibilità sempre aperta di scompaginare l’ordine della gerarchia. Oggi l’insoddisfazione per la massiccia ed espansa precarietà può aprire una nuova possibilità. Segni ne sono anche le reazioni xenofobe e protezionistiche, risposte alla precarietà e alla povertà inadeguate e capaci di mettere la democrazia a rischio. Tassare le ricchezze è invece il punto da cui partire, scrive Azmanova, non per invidia di chi ha molto o per rendere tutti ugualmente ricchi, ma perchè esse sono disfunzionali in quanto rappresentanto un feudalesimo di ritorno e un’oligarchia autoprotetta, condizioni che stridono con le premesse competitive del sistema capitalismo e della democrazia."
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aitan · 4 years
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Come lavoratore della conoscenza, non mi spaventa tanto l’idea di essere sostituito da un robot o da un algoritmo che faccia al mio posto le operazioni più manuali e ripetitive che attengono alla mia attività lavorativa, quanto il pensiero che qualcuno monetizzi il tempo libero che deriva dalla digitalizzazione senza che io ne tragga alcun vantaggio.
Il digitale è un mezzo di per sé innocente che va im-piegato a vantaggio dell’uomo. Non è dannoso di per sé, può essere dannoso un suo uso distorto, acritico o non consapevole. Un po’ come l’acqua, che la puoi usare per bere, per lavarti, per sguazzarci dentro o per affogare.
In questi termini la digitalizzazione del lavoro dipendente può essere perfino intesa come uno strumento di liberazione, un modo per affrancarsi dall’alienazione e dalle catene (non solo quelle di montaggio…).
Se, per esempio, posso creare un test autocorrettivo che mi fa risparmiare il tempo e la scocciatura di passare in rosso decine e decine di errori dei miei alunni, non può che farmi piacere, visto che il tempo che dedico a un’attenta realizzazione di una prova digitale contenente le chiavi di risposta è ampiamente compensato dal tempo che risparmio nella correzione. Oltre al fatto che, a lavoro concluso, ho maggiore agio nell’analizzare gli errori singoli e quelli ricorrenti e concepire strategie per mettere a punto quello che non è arrivato ai ragazzi nel processo di apprendimento. Inoltre, credo che anche gli alunni si avvantaggino dei test autocorrettivi, dal momento che possono ricevere il risultato della loro produzione in modo più rapido e oggettivo.
E poi, restando nell’ambito dei vantaggi offerti dal mezzo, può risultare utile anche la possibilità di registrare lezioni per proporre una visione asincrona e replicabile, oppure usare lavagne interattive, preparare presentazioni multimediali, creare spazi di condivisione, aprire le mura di casa e di scuola alla realtà esterna, avere a disposizione un mare sterminato di dati in cui imparare a navigare, organizzare cacce al tesoro online…
Insomma, entro certi limiti, ben venga la digitalizzazione dell’insegnamento e di altre attività lavorative di tipo intellettuale.
L’importante, però, è che il tempo che si risparmia e la possibilità di replica delle attività salvate si trasformi in tempo libero per il dipendente salariato e non in ulteriore profitto per il datore di lavoro o in una diminuzione (ulteriore) dei posti di lavoro disponibili.
Se i padroni della ferriera vogliono per loro la capra dell’algoritmo e il cavolo del nostro tempo, ci dobbiamo far sentire e affermare con forza i nostri sacrosanti diritti. Cosa che nel mondo della scuola siamo piuttosto incapaci di fare.
______
Da Il mio tempo ai tempi della digitalizzazione del lavoro
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donaruz · 4 years
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Guarda "99 Posse - Rigurgito Antifascista" su YouTube
youtube
Fichettini inamidati tutti turgidi e induriti,
se ne vanno per la strada tutti fieri ed impettiti
e si sentono virili, atletici e puristi
sono merda secca al sole, sono luridi fascisti!
Domenica allo stadio tutti a sfogare,
frustrazioni accumulate in settimane ad obbedire
obbedire ad un potere strumentale al capitale
tutto il giorno: sissignore, mi dispiace ho fatto male.
Cala la notte e messe a posto le cartelle
reggono i calzoni con due comode bretelle
rasano la testa, l'anfibio bene in mostra
coltello nella tasca, e incomincia la giostra.
Drogato, negro, frocio, comunista, pervertito
terrone, punk 'a bestia, sadomaso, travestito
è inutile nasconderti sarai individuato
e nel cuore della notte sarai sprangato.
perchè una è la tua forza fascio infame
ti nascondi ed alle spalle mi colpisci con le lame
non ti fai vedere in faccia, non serve a niente
con la tua puzza di merda ti distinguo tra la gente.
C'ho un rigurgito antifascista
se vedo un punto nero ci sparo a vista
C'ho un rigurgito antifascista
se vedo un punto nero ci sparo a vista
C'ho un rigurgito antifascista..
se vedo un punto nero ci sparo a vista..
Sta' a sentire verme schifoso
tu non mi campi a lungo ti mando a riposo
c'è una sola violenza che posso accettare
lotta di classe contropotere.
Violenza dettata da necessità
necessità oggettiva quella di poter campare
Campare liberato dal lavoro salariato
ma la tua violenza l'ho già spiegato
è l'azione più eclatante miserabile e impotente
di chi non può far niente disprezzato dalla gente
C'ho un rigurgito antifascista
se vedo un punto nero ci sparo a vista
C'ho un rigurgito antifascista
se vedo un punto nero ci sparo a vista
C'ho un rigurgito antifascista..
se vedo un punto nero ci sparo a vista..
Sei il braccio armato del padronato
che ti succhia fino all'osso e poi sei sei licenziato
miserabile servo dei servi di potere
tu, questo lo sai bene, e ti fa incazzare
vuoto come un cesso non ti sai organizzare
vigliacco depresso ed incominci a picchiare
dite rivoluzione fottutissimi vermi
ma siete solo servi dei servi dei servi
"Servi, dei servi, dei servi
nulla può smentire la natura dei bastardi
generati come automi o peggio bene di consumo
sistematicamente MERDA!
per chi vende immagini ricicla stereotipi
a reti unificate per la brava gente
l'informazione di regime non vede e non sente niente
non si parla di chi è picchiato, bruciato
mentre il fascista oggi è guardia dello stato
in nome di un valore finto uccide per istinto
come bestie feroci accecate dalla tua idiozia
99 POSSE e ZOU antifascismo militante
senza tregua la sola costante
in culo alla gente che pensa incoerentemente
per questo chi mi ascolta non mi darà ascolto
L'unico fascista buono è il fascista morto"
C'ho un rigurgito antifascista
se vedo un punto nero ci sparo a vista
C'ho un rigurgito antifascista
se vedo un punto nero ci sparo a vista
C'ho un rigurgito antifascista..
se vedo un punto nero ci sparo a vista..
Dico non mi provocare, dico non mi disturbare
dico stammi lontano, dico vattene a cacare
dico se mi incontri per la strada, incomincia a scappare
tieni bene a mente dico non dimenticare.
Tocca i compagni e sò' cazzi da cacare
mi puoi fare l'agguato mi puoi sprangare
ma i compagni sono tanti ti verranno a cercare
in massa di giorno per fartela pagare
E allora non si scappa non c'è niente da fare
la rabbia dei compagni non la si può fermare
come non si può fermare il proprio stesso respirare
lottare e respirare perché è quello che siamo
respiri per non morire
lotti per continuare a campare
La lotta continua va avanti si evolve
e dopo tanti anni di infamie e di vergogne
sarete ricacciati per sempre nelle fogne!
C'ho un rigurgito antifascista
se vedo un punto nero ci sparo a vista
C'ho un rigurgito antifascista
se vedo un punto nero ci sparo a vista
C'ho un rigurgito antifascista..
se vedo un punto nero ci sparo a vista..
C'ho un rigurgito antifascista..
se vedo un punto nero ci sparo a vista..
C'ho un rigurgito antifascista..
C'ho un rigurgito antifascista..
C'ho un rigurgito antifascista..
C'ho un rigurgito antifascista.
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fairycele95 · 3 years
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Not so Berry Challenge 2.0
Oggi vi propongo la traduzione italiana (credo l’unica esistente) della challenge di SIMMER-EMSIE Sfida Not So Berry 2Non ne hai avuto abbastanza dell'originale Not So Berry Legacy Challenge? Vorresti poter giocare una sfida con tutti i nuovi pacchetti, carriere e aspirazioni? Se hai sognato ad occhi aperti una Not So Berry Challenge aggiornata (2020), non cercare oltre!Benvenuti alla Not So Berry Legacy Challenge 2, una legacy di 10 generazioni da straccione a ricco con eredi a tema colore. Nota: Questa sfida richiede praticamente tutti i pacchetti tranne My First Pet Stuff e Journey to Batuu (...sapete tutti perché).Grazie a @lilsimsie e @alwaysimming per l'ispirazione (e le regole!).Regole di base:
- Ogni erede deve rappresentare il colore della generazione (come i capelli, il trucco, l'abbigliamento), ma non è necessario avere la pelle dai colori vivaci. - I colori dei coniugi non hanno importanza perché non fanno parte della sfida. A meno che non sia indicato diversamente, potete fare quello che volete con loro.I trucchi possono essere usati, ma non eccessivamente. - Si può vivere dove si vuole, a meno che non sia specificato qualcosa nelle regole di una generazione. - Ogni generazione deve completare sia la carriera che l'aspirazione dell'erede, a meno che non sia esplicitamente indicato altrimenti.Mantenere la durata della vita su normale.
Generazione uno: Onice
Per farla breve, la tua famiglia ti ha cacciato di casa. Non importa. Non te ne può fregare di meno! Sei sempre stato la pecora nera della famiglia, e ora devi andare per conto tuo, proprio come hai sempre pianificato. Fai strani lavori per sbarcare il lunario, ma sembra che tu non riesca mai ad andare avanti. Tratti: Sciatto, Malvagio, Freegano Aspirazioni: Vita da spiaggia Carriera: Solo lavori strani Regole: -Completa l'aspirazione Vita da spiaggia.-Inizia su un lotto vuoto con 100 Simoleon. Modalità difficile: Inizia come adolescente.-Sposa il primo Sim adulto che ti valuta 5 stelle per un lavoro. -Massimizza le abilità di pesca e di fabbricazione.-Il tuo unico amico è il tuo coniuge.
Seconda generazione: Zaffiro
Crescendo, hai avuto una vita difficile. I tuoi genitori erano sempre in difficoltà e raramente avevano tempo per crescerti. Passavi molto tempo a mangiare spuntini invece che a mangiare e ad andare in giro per il parco. Onestamente? Ce l'hai un po' con loro per questo. Sai che non tratterai mai i tuoi figli in quel modo. Infatti, faresti qualsiasi cosa per i tuoi figli... compreso indulgere in un piccolo sconto a cinque dita a casa del vicino. Tratti: Orientato alla famiglia, cleptomane, ama l'aria aperta Aspirazioni: Grande famiglia felice Carriera: Babysitter (Teen), Business Regole:-Completa l'aspirazione grande famiglia felice e raggiungi il livello 10 della carriera Affaristica.-Massimizza la logica, la malizia e l'abilità di genitore.-Avere un rapporto negativo con entrambi i tuoi genitori.-Ogni volta che fai fiki fiki, deve essere "prova per un bambino". -Aggiungi un nuovo piercing o tatuaggio per ogni nuovo figlio che hai.
Terza generazione: Morganite
Sei cresciuto in una famiglia frenetica. Hai condiviso una stanza con tutti i tuoi fratelli e non hai mai avuto un grammo di privacy. Per sfuggire a tutto questo, hai trascorso le tue giornate sulle palestrine e più tardi sulla parete da arrampicata. Appena sei abbastanza grande ti prendi un appartamento per conto tuo in una città lontana, e impari rapidamente che sei molto più speciale di quanto la tua educazione ti faccia credere. Tratti: Avventuroso, Corretto, Egocentrico Aspirazioni: Appassionato di sport estremi Carriera: Influencer di stili Regole:-Completa l'aspirazione appassionato di sport estremi e raggiungi il livello 10 della carriera influencer di stili.-Massimizza il fitness, l'arrampicata e le abilità di sci o snowboard.-Trasferisciti sul monte Komorebi da giovane adulto.-Sposare un Sim che incontri sulle piste.-Avere un solo figlio (puoi barare per questo).
Generazione Quattro: Quarzo
Uno dei tuoi genitore era un po' un personaggio pubblico, ma hai sempre evitato le luci della ribalta. Ti piacciono i gatti e i romanzi d'amore, e tutto quello che vuoi fare è lavorare a maglia per beneficenza. Conduci un club del libro e a volte suoni il piano quando gli altri membri del club del libro te lo chiedono. Tratti: Amante dei gatti, Creativo, Topo da biblioteca Aspirazioni: Signora o signore degli orpelli Carriera: Politico (ramo organizzatore di beneficenza) Regole:-Completa l'aspirazione Signore/a degli orpelli e raggiungi il livello 10 della carriera politica nel ramo Charity Organizer.-Massimizza le abilità di lavoro a maglia, carisma e pianoforte.-Adotta almeno due gatti dal rifugio e un gatto randagio.-Guidare un club del libro.-Avere una relazione tira e molla con un membro del club del libro.-Non sposarti mai.
Generazione cinque: Citrino
Hai sempre voluto essere il migliore in tutto. Vuoi davvero, davvero impressionare i tuoi genitori, ma sembra che non abbiano tempo per te tra la cura di tutti i gatti e il club del libro. Ottieni i migliori voti a scuola, partecipi alle attività extracurricolari e sei anche quello che si diverte di più all'università. Non vuoi mai sistemarti, ma non puoi impedire all'amore di germogliare quando un giorno il tuo rivale accademico ti fa l'occhiolino invece di ringhiare. Inoltre, odi davvero tanto i gatti. Tratti: Ambizioso, Genio, Perfezionista Aspirazioni: Accademico Carriera: Scout (bambino/adolescente), Ingegnere Regole:-Completa l'aspirazione Accademico/a e raggiungi il livello 10 della carriera Ingegnere.-Massimizza le abilità di robotica, ricerca e dibattito, ballo e mixaggio DJ.-Vai all'università, vivi nel campus e prendi una laurea (Informatica o Fisica).-Sposare un Sim dell'università rivale.-Come anziano, prendi una seconda laurea.
Generazione sei: Giada
Come figlio di un ingegnere, hai familiarità con la meccanica e l'elettricità e gli inevitabili pennacchi scuri di fumo. Man mano che diventi grande, ti rendi conto che vuoi compensare l'impronta di carbonio dei tuoi genitori vivendo una vita completamente verde. Essendo vegetariano, ami pensare a ricette nuove e creative, e il canale di cucina è la colonna sonora della tua vita. Tratti: Vegetariano, Pazzo per il verde, Discepolo del riciclo Aspirazioni: Innovatore ecologico Carriera: Progettista civile Regole:-Completa l'aspirazione Innovatore ecologico e raggiungi il livello 10 della carriera Progettista civile.-Massimizza le abilità di cucina, cucina gourmet e friggere succhi di frutta.-Avere un lotto "verde" con bollette estremamente ridotte.-Mantenere un orto di erbe aromatiche per la tua cucina.-Ospitare un barbecue comunitario ogni sabato pomeriggio.
Generazione Sette: Ambra
Dopo essere cresciuta a base di cime di cavolo e tofu, non puoi fare a meno di mangiare il più possibile di tutto ciò che puoi. I tuoi genitori erano del tutto disinteressati, ma tutto quello che hai sempre voluto era essere viziato. La tua missione nella vita è quella di essere il più ricco possibile e di diventare super famoso attraverso la recitazione. Poco prima della tua morte, sei sopraffatto dall'altruismo e dai la fortuna di famiglia in beneficenza. Tratti: Sicuro di sé, Odia i bambini, Ghiottone Aspirazioni: Favolosamente ricco Carriera: Attore Regole:- Completa l'aspirazione Favolosamente ricco e raggiungi il livello 10 della carriera di Attore.-Massimizza le abilità di recitazione e di mixologia.-Sposa un attore più famoso di te.-Come anziano, padroneggia l'abilità benessere.-Nell'ultimo giorno di vita del tuo Sim, usa il cheat "soldi 100".
Generazione Otto: Amazonite
Ok, allora, il tuo genitore è andato fuori di testa e ora non hai soldi. Non preoccuparti! Sei sempre stato interessato alla vita all'aria aperta e ai viaggi, quindi decidi di diventare un archeologo. Questo porterà un po' di soldi... giusto? Prendi anche un lavoro di giardinaggio, non si sa mai. Tratti: Goffo, Buono, Instabile Aspirazioni: Studioso di Archeologia Carriera: Giardiniere Regole:-Completa l'aspirazione Studioso di archeologia e raggiungi il livello 10 della carriera Giardiniere.-Massimizza le abilità archeologia, giardinaggio e cultura selvadoregna.-Raccogli tutte le 9 reliquie.-Avere i gemelli qualche giorno prima di diventare un anziano (si può barare per questo).
Generazione Nove: Topazio
Sei una persona molto importante nella tua carriera, il che fa un po' schifo perché sei anche segretamente un mago! Quando eri molto giovane, hai cercato di usare la magia per impedire ai tuoi anziani genitori di morire. Attenzione allo spoiler: non ha funzionato, ma hai continuato il tuo percorso di incantatore. Usi l'umorismo per sviare le domande sugli avvenimenti ultraterreni che ti circondano. Il tuo fedele cane è il tuo compagno più vicino, ma anche troppo intelligente per un cane normale... Speriamo che nessuno al lavoro se ne accorga. Tratti: Goffo, Solitario, Allegro Aspirazioni: Incantamento e stregoneria Carriera: Lavoratore Salariato Regole:- Completa l'aspirazione Incantamento e stregoneria e raggiungi il livello 10 della carriera Lavoratore Salariato.-Massimizza le abilità di commedia e addestramento degli animali.-Avere un famiglio (preferibilmente il tuo cane, ma dipende da te!).-Rompi con il tuo partner quando si accorgono che sei un mago. Poi, sposalo per assicurarti che mantengano il segreto.
Generazione Dieci: Rubino
La tua famiglia ha una storia lunga e brillante. Ti è stato detto che il tuo più vecchio antenato non aveva altro che 100 Simoleon a suo nome. Ebbene, non hai alcun interesse a lasciare che il tuo buon nome finisca. Cerchi di mantenere la linea di sangue per sempre con l'immortalità (...e i social media). Tratti: Snob, amante dell'arte, testa calda Aspirazioni: Famiglia di vampiri Carriera: Social Media (ramo della personalità di Internet) Regole:-Completa l'aspirazione Famiglia di vampiri e raggiungi il livello 10 della carriera Social Media nel ramo Personalità Internet.- Raggiungi al massimo le abilità di pittura, organo a canne, produzione di media e conoscenza dei vampiri.-Diventa un maestro vampiro.-Diventa una celebrità a 5 stelle.-Trasforma il tuo coniuge in un vampiro*.*Puoi, se lo desideri, chiamare l'erede Ruby Carlisle. Non puoi, in nessun caso, chiamarli Edward.
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bergamorisvegliata · 6 months
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STUDIO DELLA COSTITUZIONE ITALIANA
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Apriamo lo studio del "Titolo III - Rapporti economici" con gli articoli dal 35 al 38...
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Art. 35.
La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni.
Cura la formazione e l'elevazione professionale dei lavoratori.
Promuove e favorisce gli accordi e le organizzazioni internazionali intesi ad affermare e regolare i diritti del lavoro.
Riconosce la libertà di emigrazione, salvo gli obblighi stabiliti dalla legge nell'interesse generale, e tutela il lavoro italiano all'estero.
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Art. 36.
Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa.
La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge.
Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi.
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Art. 37.
La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l'adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione.
La legge stabilisce il limite minimo di età per il lavoro salariato.
La Repubblica tutela il lavoro dei minori con speciali norme e garantisce ad essi, a parità di lavoro, il diritto alla parità di retribuzione.
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Art. 38.
Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all'assistenza sociale.
I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria.
Gli inabili ed i minorati hanno diritto all'educazione e all'avviamento professionale.
Ai compiti previsti in questo articolo provvedono organi ed istituti predisposti o integrati dallo Stato.
L'assistenza privata è libera.
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Per altre informazioni consultate il link
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paoloxl · 3 years
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eccidio di Via Fracchia | LA STORIA PERDUTA
Voci soffocate
occhi torbidi
pugni chiusi
Niente luce
Lampi da qualche parte
dentro i cuori
ma di luce non ne esce
tuoni singhiozzi
Fuoco si accenderà
verrà il tempo
da carne e sangue
nasce la luce
[Alekos Panagulis Agosto 1971]
Alle 2.42 di quel maledetto 28 marzo 1980 Lorenzo Betassa, Riccardo Dura, Annamaria Ludmann e Piero Panciarelli stavano dormendo all’interno 1 del civico 12 di via Fracchia, quando i carabinieri del nucleo speciale antiterrorismo del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa fecero irruzione sfondando la porta dell’appartamento.
I quattro compagni trucidati costituivano la colonna genovese delle Brigate Rosse ed i mercenari di Dalla Chiesa scoprirono il loro covo in seguito alle informazioni fornite al giudice Gian Carlo Caselli e a Dalla Chiesa da Patrizio Peci (ex militante pentito delle BR), dopo che questo si era ufficialmente rivolto al comandante dei servizi segreti Incandela di Cuneo, mentre era ancora nell’isolamento successivo all’arresto “coperto” da due mesi.
Erano gli anni in cui il pentitismo (e ancor peggio la dissociazione) mietevano tante vittime fra i compagni, alimentando un clima persecutorio, che era fondato spesso su accuse giudiziarie infondate e su teoremi inquisitori il cui scopo era terrorizzare e distruggere il movimento antagonista. Sul fronte della lotta di classe, le delazioni portarono all’arresto, alla tortura ed al massacro di molti militanti ad opera dei corpi speciali dei carabinieri dell’antiterrorismo, comandati da un generale senza scrupoli, Carlo Alberto Dalla Chiesa, orrida figura degna solo di essere paragonata ad un Pinochet.
Quella di via Fracchia non fu un’operazione di polizia, fu un eccidio, una mattanza: non ci furono arresti. solo esecuzioni.
Il comunicato ufficiale dei carabinieri parlò genericamente di conflitto a fuoco, ma l’ingresso nell’abitazione, dopo “l’operazione”, fu vietato alla stampa e alla televisione per diversi giorni.
Anche i giornalisti furono ammessi per la prima volta nell’appartamento il giorno 8 aprile. La “visita” permessa poteva durare solo tre minuti, i giornalisti poterono entrare uno solo alla volta, accompagnati da un ufficiale dell’arma. Molti di loro rilevarono che non tutte le cose riferite in forma ufficiale dai carabinieri combaciavano con ciò che i loro occhi poterono vedere.
Il 30 marzo con una telefonata all’ANSA, le BR avevano fatto trovare il volantino di commemorazione, datato sabato 29 marzo 1980.
Copie del volantino furono diffuse, nello stesso giorno, nelle maggiori città e, nei giorni successivi, a Genova, nell’Oregina, in via Napoli, a Granarolo e a Sampierdarena.
In un reparto dell’officina 76 dello stabilimento Fiat di Mirafiori, a Torino, nei giorni successivi la strage, comparve una stella a cinque punte con la scritta rossa: “Onore ai compagni caduti a Genova”.
I compagni assassinati erano:
– Annamaria Ludmann, nata a Chiavari (GE), 32 anni , di professione segretaria( in quanto intestataria dell’appartamento fu la prima ad essere identificata). Nel volantino commemorativo i compagni la ricordano col nome di battaglia “Cecilia”. La colonna veneta delle BR prese il suo nome: “Colonna Annamaria Ludmann”.
– Lorenzo Betassa, nato a Torino, 28 anni, di professione operaio. Nel volantino viene ricordato col nome di battaglia “Antonio”.
– Piero Panciarelli, “Pasquale”, nato a Torino, 25 anni, faceva l’operaio alla Lancia. Fu il penultimo dei quattro militanti uccisi in via Fracchia ad essere identificato.
-Riccardo Dura, “Roberto”, era nato a Roccalumera (ME), 30 anni, faceva anche lui l’operaio. Non fu identificato per molti giorni, e furono le Brigate Rosse, il 3 aprile 1980, con una telefonata all’Ansa, a dare pubblicamente il suo nome. Il 5 aprile ad accompagnare Riccardo Dura nel cimitero di Staglieno c’era soltanto la madre.
A PUGNO CHIUSO COMPAGNI. LA TERRA VI SIA LIEVE, QUANTO A NOI, NOI CHE SIAMO RIMASTI, NON DIMENTICHEREMO E NON PERDONEREMO FINO AL GIORNO DEL RISCATTO.
“Volantino di commemorazione dei quattro militanti uccisi in Via Fracchia a Genova”
Venerdì 28 marzo 1980 quattro compagni delle Brigate Rosse sono stati uccisi dai mercenari di Dalla Chiesa. Dopo aver combattuto, e trovandosi nell’impossibilità di rompere l’accerchiamento, dopo essersi arresi, sono stati trucidati. Sono caduti sotto le raffiche di mitra della sbirraglia prezzolata di regime i compagni:
* Roberto: operaio marittimo, militante rivoluzionario praticamente da sempre, membro della direzione strategica della nostra organizzazione. Impareggiabile è stato il suo contributo nelle guerra di classe che i proletari in questi anni hanno sviluppato a Genova. Dirigente dell’organizzazione dall’inizio della costruzione della colonna che oggi è intitolata alla memoria di Francesco Berardi, con generosità e dedizione totale ha saputo fornire a tutti i compagni che hanno avuto il privilegio di averlo accanto nella lotta un esempio di militanza rivoluzionaria fatta di intelligenza politica, sensibilità, solidarietà , vera umanità, che le vigliacche pallottole dei carabinieri non potranno distruggere.
*Cecilia: si guadagnava da vivere facendo la segretaria. Come tutte le donne proletarie la borghesia aveva destinato una vita doppiamente sfruttata, doppiamente subalterna e meschina. Non ha accettato questo ruolo aderendo e militando nella nostra organizzazione, dando con tutte le sue forze un enorme contributo per costruire una società diversa, dove la parola donna e la parola proletario non significano sfruttamento.
*Pasquale: operaio della Lancia di Chivasso.
*Antonio: operaio Fiat e dirigente della nostra organizzazione.
Sempre alla testa delle lotte della fabbrica e dei quartieri nei quali vivevano. Li hanno conosciuti tutti quegli operai e proletari che non si sono piegati all’attacco scatenato dalla multinazionale di Agnelli e dal suo Stato. Proprio perché  vere avanguardie avevano capito che lottare per uscire dalla miseria, dalla cassa integrazione, dai ritmi, dai cottimi, dal lavoro salariato, vuol dire imbracciare il fucile e organizzare il potere proletario che sappia liberare le forze per una società comunista. Imbracciare il fucile e combattere. Questi compagni erano consapevoli che decidendo di combattere avrebbero affrontato la furia omicida della borghesia e che avrebbero potuto essere uccisi. Ma la certezza per combattere per la vita, per la libertà in una posizione d’avanguardia, in prima fila, è un compito che i figli migliori, più consapevoli, del popolo devono assumere su di sé  per poter rompere gli argini da cui il movimento proletario spezzerà via la società voluta dai padroni. Per loro, come per molti altri operai, la scelta è stata precisa: combattere e vincere con la possibilità  di morire; anziché subire e morire a poco a poco da servi e da strumenti usati da un pugno di sciacalli per accumulare profitti. Oggi Roberto, Pasquale, Cecilia, Antonio, sono caduti combattendo. E’ grande il dolore per la loro morte, non riusciamo ad esprimere come vorremmo quel che sentiamo perché li hanno uccisi e non li avremo più tra noi. Ma nessuno di noi ha pianto, come sempre quando ammazzano dei nostri fratelli, e la ragione è una sola: altri hanno già occupato il loro posto nella battaglia. Proprio mentre ci tocca lo strazio della loro scomparsa e onoriamo la loro memoria, si rinsalda in noi la convinzione che non sono caduti invano come non sono morti invano tutti i compagni che per il comunismo hanno dato la vita.
Alla fine niente resterà impunito.
Brigate Rosse
29 Marzo 1980
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