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#lorenzo perego
lamilanomagazine · 2 years
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La Consulta degli Studenti stipula un protocollo d’intesa con i nove municipi di Milano
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La Consulta degli Studenti stipula un protocollo d’intesa con i nove municipi di Milano. Sono stati firmati, lunedì mattina, alla presenza dell'assessora ai Servizi civici, con deleghe alle Politiche di partecipazione e Decentramento, Gaia Romani, nove protocolli d'intesa fra la Consulta Provinciale degli Studenti di Milano (CPS), l'organismo istituzionale di rappresentanza studentesca, e i municipi della città. I presidenti Mattia Abdu (Municipio 1), Simone Locatelli (Municipio 2), Caterina Antola (Municipio 3), Natale Carapellese (Municipio 5), Santo Minniti (Municipio 6), Silvia Fossati (Municipio 7), Giulia Pelucchi (Municipio 8), Anita Pirovano (Municipio 9) e l'assessore del Municipio 4 Giacomo Perego hanno incontrato le studentesse e gli studenti della Consulta nell'Aula Magna dell'IIS “Cremona” di viale Marche, al termine di un lavoro di intermediazione promosso dagli assessorati alle Politiche Giovanili e al Decentramento. Gli accordi siglati impegnano per due anni le parti coinvolte, i municipi e la CPS, a promuovere un maggiore dialogo tra gli studenti e le studentesse e le istituzioni del territorio, a stimolare un confronto su temi come l'edilizia scolastica, l'educazione civica e i percorsi per le Competenze Trasversali e l'Orientamento, a incentivare eventi dedicati ai giovani, a favorire un aiuto reciproco nella realizzazione di progetti che riguardano la comunità studentesca oppure di comune interesse col Municipio. «Questi protocolli – dichiara l'assessora Romani – arrivano a valle di un percorso che abbiamo promosso per rinforzare una proficua sinergia fra giovani e istituzioni. Questo risultato racconta l'esigenza di un cambio di prospettiva all'interno della nostra Amministrazione, al fine di contrastare la scarsa partecipazione giovanile e la sfiducia crescente nei confronti delle istituzioni. Se da una parte, infatti, dobbiamo implementare modalità e strumenti nuovi, come lo sono questi accordi, dall'altra dobbiamo impegnarci a riaccendere entusiasmo e fiducia proprio in quella comunità ancora troppo inascoltata e sottorappresentata. La sfida ora è fare in modo che queste energie e questa voglia di portare cambiamento possano essere incanalate e diventino linfa per costruire politiche e risposte ai bisogni e alle domande dei giovani». «Per la prima volta nella vita della Consulta Provinciale degli Studenti di Milano – afferma il Presidente Lorenzo Fiorelli – siamo riusciti a stipulare dei protocolli d'intesa con i nove municipi del Comune. Siamo felici di dar seguito al nostro mandato istituzionale, garantendo la partecipazione attiva degli studenti alla vita civile e sociale, anche mediante la formulazione di pareri agli enti locali relativi alle politiche giovanili. Questi protocolli d'intesa, oltre a permetterci di istituire dei tavoli di confronto permanenti nei quali poter affrontare le tematiche più care a noi giovani nei municipi, rappresentano solide fondamenta per il dialogo tra i giovani e le istituzioni democratiche. Siamo molto contenti di intraprendere questo percorso di collaborazione con i municipi del Comune di Milano, che ringraziamo a nome di tutti gli studenti». «I protocolli firmati oggi sanciscono il ruolo strategico che i giovani, gli studenti e le studentesse possono e devono giocare nella costruzione e nella crescita della nostra città, a partire dal quartiere in cui abitano – commenta l'assessora alle Politiche Giovanili Martina Riva –. Ciò che come Amministrazione vogliamo è che i ragazzi e le ragazze si sentano sempre più parte attiva dei cambiamenti e delle trasformazioni sociali e culturali di Milano. La collaborazione tra i municipi e la Consulta Provinciale degli Studenti deve essere vissuta come luogo e strumento di un dialogo che sarà tanto più proficuo e costruttivo quanto più riuscirà a contribuire alla definizione di politiche urbane “a misura di giovane”».... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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fulviomaianiblog · 3 years
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Feel The Rhythm - Cellotape Magazine from fulvio maiani on Vimeo.
Pull up to the bumper baby, Dressing to impress when your feminine side takes a turn at the masculine mixing and matching tailoring with a female softness and a true sense of the avant-garde.
Photographer Director: Fulvio Maiani @therealfulviomaiani Sitting editor: Michael Dye @michaelpeterdye Music & Editing: Luca DeGiuli Fashion Editor: Ella Barton Buchanan @_princessella Fashion editor assistant: Miriam Perego @mirystonem Makeup artist: Lorenzo Zavatta using @we.makeup Model: Embene Syll @embenesyll agency @fashionmodel.it Photographer Assistant: Enya Marmori Producer: Stefano Jesi Ferrari Production: Coolpixel Studio
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giuliocatelli · 3 years
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b. 1982, in Rome Education:
2006-2008 MA , Accademia Belle Arti Macerata. 2001-2005 Bachelor Degree History of Art, Sapienza Università di Rome
Solo and Two-person Exhibitions:
2019 Fiore aperto / fiore chiuso, Maurizio Bongiovanni / Giulio Catelli, Galleria Richter, Roma;
Cats love birds, Giulio Catelli / Alessandro Finocchiaro, MARS a cura di Fabio Carnaghi, Milano.
2018 Quotidiano emozionale, a cura di Marta Silenzi, con un contributo di Mercede Auteri, Galleria Centofiorini, Civitanova Marche (Mc);
1 luglio 2014, a cura di Giuseppe Raso con un testo di Maria Pia Bonanate, Cantine De Gregorio, Sciacca (Ag);
2016 Giulio Catelli e Roma, testi di Fabrizio D’Amico, Guido Giuffrè, Antonio Mercadante, Galleria Lombardi, Roma
Group exhibitions (selection):
2020
Mistici, sensuali, contemplativi, a cura di Nicola Nitido, Metodo Milano, Milano;
Le altre opere. Artisti che collezionano artisti, a cura di Lucilla Catania e Daniela Perego Museo Carlo Bilotti, Roma.
2019
Antonio Mercadante, un critico irregolare in mostra. Paesaggi umani, Accademia di Belle Arti di Roma, Roma.
2018
Landina 2018, esperienze di Pittura en plein air , a cura di Lorenza Boisi, Museo Tornielli, Ameno (NO);
Painters – painting – painters, MARS a cura di Lorenza Boisi, Milano;
Birds, a cura di Enrico Mitrovich, L’Officina Arte Contemporanea / Galleria Ghelfi, Vicenza;
Eros, dal mito al contemporaneo, a cura di Alba Romano Pace, con la collaborazione di Angelo Mondo, Ennio Turco, Museo Archeologico di Gela (Cl)
2017
Selvatico [dodici]/ foresta. Pittura Natura Animale, a cura di Massimiliano Fabbri e Lorenzo di Lucido, Galleria Marcolini Forlì (FC).
2016
Civica raccolta del disegno di Salò, nuove acquisizioni 2011-2016, a cura di Marcello Riccioni, MuSa, Salò (BS);
Open eleven for GAP, a cura di Luca Scandurra, GAP Arte, Acireale (CT);
66° Rassegna Internazionale D’Arte G. B. Salvi, a cura di Nunzio Giustozzi e Daniela Simoni, varie sedi, Sassoferrato Ancona;
Erranti, Erotici, Eretici, a cura di Marco Tonelli, Fondazione Sergio Vacchi, Castello di Grotti, Siena;
Still Nature, Giulio Catelli – Alessandro Finocchiaro, a cura di Chiara Palozza, Ostello Santa Maria delle Grazie, Magliano Sabina (Roma);
Testo a Fronte 2, a cura di Tiziana D’Acchille, Galleria Porta Latina, Roma;
Katten Kabinet, a cura di Lorenza Boisi, Mars, Milano.
2015
"Ecce Homo" Immagini da Antonello, a cura di Gianfranco Centenari e Claudio Cerritelli, Galleria Alberoni, Piacenza.
Residency:
2019 Cartografia Sensibile curated by di Lorenza Boisi, Verbania Cusio Ossola, IT.
2017 Timisoara (Romania), International artist residency, Painting Colony / Krchedin (Serbia), 10th International Artistic and Poetry Colony “Krchedin 2017”.
2017 Landina, Esperienze di pittura en plein air, curated by Lorenza Boisi, Verbania Cusio Ossola, IT.
2012 Denizli (Turkey), Intercultural Painting Camp, Cafer Sadik Abalioglu Education and Culture Foundation.
2011 Hangzhou (China), Follwing the footsteps of Marco Polo: Italian Artist painting Hangzhou, Hangzhou Cultural Brand Promotion Organization
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paoloxl · 4 years
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Qui caddero fucilati dai fascisti i martiri della Resistenza Piemontese. La loro morte salvò la vita e l’onore d’Italia. 1943-1945“.
Queste le parole riportate sulla lapide posta al centro del Sacrario del Martinetto, piccolo poligono di tiro nella IV Circoscrizione del Comune di Torino, scelto dai repubblichini dopo l’8 settembre 1943 come luogo d’esecuzione delle sentenze capitali.
Qui, nel giro di venti mesi, vennero fucilati sessantuno partigiani e resistenti piemontesi.
Lunedì, 31 marzo 1944, la Resistenza piemontese subisce un durissimo colpo: nella mattinata, sulla sagrestia del Duomo, vengono catturati quasi tutti i componenti del Comitato Regionale Militare Piemontese (Crmp): Franco Balbis, Quinto Bevilacqua, Giulio Biglieri, Paolo Braccini, Errico Giachino, Eusebio Giambone, Massimo Montano e Giuseppe Perotti.
Il Crmp era stato costituito clandestinamente a Torino nell’ottobre del 1943, come organo del Comitato di Liberazione Nazionale, con il compito di coordinare le azioni delle bande partigiane già esistenti.
Gli otto vengono condotti alle Carceri Nuove, e il 2 aprile, in gran fretta, viene dato il via al processo alla presenza dei massimi vertici fascisti. Già il giorno successivo, e nonostante le trattative intavolate dal Cln, viene pronunciata la sentenza: fucilazione.
All’alba di mercoledì 5 aprile gli otto condannati vengono condotti all’interno del poligono di tiro, ammanettati: ci sono decine di militi della Guardia Nazionale, che li legano alle sedie poste all’estremità del poligono, schiena rivolta al plotone di esecuzione. Passa ancora qualche minuto, il tempo per Padre Carlo Masera, che ne ricorderà il coraggio, di benedirli, quindi viene letta la sentenza, ed infine il plotone spara. Una sola voce, quella di Franco, Quinto, Giulio, Paolo, Errico, Eusebio, Massimo e Giuseppe grida “Viva l’Italia libera!”
Con queste parole, Eusebio Giambone si rivolge alla moglie,qualche ora prima di essere fucilato:
“fra poche ore io certamente non sarò più, ma sta pur certa che sarò calmo e tranquillo di fronte al plotone di esecuzione come lo sono attualmente, (…)come lo fui alla lettura della sentenza, perché sapevo già all’inizio di questo simulacro di processo che la conclusione sarebbe stata la condanna a morte. Sono così tranquilli coloro che ci hanno condannati? Certamente no! Essi credono con le nostre condanne di arrestare il corso della storia. Si sbagliano! Nulla arresterà il trionfo del nostro Ideale,essi pensano forse di arrestare la schiera di innumerevoli combattenti della Libertà con il terrore? Essi si sbagliano!“
 
La grande lapide dedicata “Ai nuovi martiri della libertà” è collocata nel recinto delle fucilazioni, unica parte sopravvissuta del grande poligono di tiro del Martinetto, destinato tra l’8 settembre 1943 e il 25 aprile 1945 a luogo di esecuzione dei condannati a morte dai tribunali speciali e militari istituiti dalla Repubblica sociale, e di fucilazioni per rappresaglia. Il luogo è oggi il sacrario cittadino della resistenza, sede di una commemorazione civica che ogni anno si svolge il 5 aprile, nell’anniversario della fucilazione di otto dei componenti del primo Comitato militare regionale. La lapide venne scoperta con una solenne cerimonia l’8 luglio 1945, con la partecipazione del cardinal Maurilio Fossati, del ministro Giuseppe Romita, del sindaco Giovanni Roveda e del presidente del Cln regionale piemontese Franco Antonicelli che ricordò la decisione del Clnrp, presa ancora nella clandestinità, di costituire il luogo in sacrario: «Il Martinetto». Le generazioni più antiche delle nostre avevano, in tutta Italia, un nome per i loro fremiti di sdegno e di carità: Belfiore. Le generazioni nostre hanno creduto a lungo che l’età dei martirii fosse conclusa per sempre nella nostra storia e nella storia civile del mondo. Invece, col dramma della libertà, si è riaperta la serie dei grandi olocausti e delle solenni testimonianze. E così abbiamo compreso che per la nostra esperienza di uomini tutto va riedificato: l’amore e il dolore, la colpa e il riscatto, l’infamia e la purezza, l’arco di trionfo e il Martinetto. […] Io leggo l’elenco, non ancora forse completo, dei 61 martiri, e vedo, l’uno dopo l’altro, tra il 16 gennaio 1944 e il 15 aprile 1945 succedersi un operaio e un impiegato, un artigiano e un ingegnere, un geometra e un bibliotecario, uno studente e un professore d’Università, un generale e un sottufficiale, un soldato e un partigiano. Ma partigiani tutti; tutti degni di quel nome che da noi va adoperato non come tessera di privilegi ma come titolo di onore, quel nome – e quella realtà – che per noi è la maggiore, la più straordinaria realtà di questa nostra veramente sacra e veramente civile guerra italiana». La lapide riporta i nomi di 59 fucilati, senza date, con incisa accanto l’indicazione della professione, come spesso nelle targhe dedicate ai singoli caduti. Sono invece 61 i nomi riportati nell’Elenco detenuti giustiziati al Martinetto, custodito tra le carte della presidenza del Cln, Giunta consultiva regionale. I nomi sono trascritti in ordine cronologico per data di morte e vi figura al primo posto Ruggero Vitrani, la cui esecuzione è erroneamente datata 16.1.1944, in luogo di 1945; è questo certamente l’elenco a cui Antonicelli fa riferimento nel suo discorso. Nel documento, oltre ai nomi incisi sulla lapide, si trovano anche quelli di Brunone Gambino, Carlo Jori, Aldo Camera, Giustino Bettazzi, e Maurizio Mosso, fucilati per rappresaglia all’attentato di via Sacchi 14; Domenico Binelli e Ferdinando Conti, due dei cinque fucilati per rappresaglia in seguito all’uccisione di Ather Capelli; Dario Musso e Carlo Brero, fucilati il 27 luglio 1944; Aldo Salvatori, fucilato il 22 settembre 1944; Luciano Politi, fucilato il 15 aprile 1945. Alessandro Teagno e Matteo De Bona sono registrati sotto il falso nome usato in missione, rispettivamente Luciano Lupi e Carlo Lari. Non sono compresi i nomi di Secondo Brignolo, Giovanni Bruno, Pedro Ferreira, Paolo Perego, Pietro Enrico, Dario Girardi, Giuseppe Padovan, Remo Pane, Paolo Tripodi. Un altro elenco pubblicato da don Giuseppe Marabotto (1953) Fucilati dalla R.s.i. provenienti dal carcere comprende 93 nomi disposti in ordine cronologico, con data e luogo di fucilazione e l’indicazione dei sacerdoti che fecero assistenza spirituale: per quanto riguarda i caduti del Martinetto, pur con imprecisioni, non si discosta dalla lapide.
Brignolo Secondo meccanico
Bruno Giovanni commerciante
Perotti Giuseppe Paolo generale
Giachino Errico (Erich) geometra
Montano Massimo studente
Biglieri Giulio bibliotecario
Balbis Franco capitano
Giambone Eusebio meccanico
Braccini Paolo professore universitario
Bevilacqua Quinto mosaicista
Perego Paolo meccanico
Enrico Pietro studente
Girardi Dario contadino
Padovan Giuseppe calderaio
Pane Remo meccanico
Tripodi Paolo operaio
Pizzorno Carlo studente universitario
Bocchiotti Giuseppe tipografo
Caramellino Walter impiegato
Armano Oreste studente
Massai Landi Francesco studente
Farinati Gianfranco studente
Valobra Ferruccio impiegato
Gippone Giuseppe maresciallo d’aviazione
Galvagni Aimone sergente maggiore
Mecca Ferroglio Giovanni elettricista
Giardini Mario bersagliere
Cormelli Luigi impiegato
Zucca Claudio verniciatore
Bergamaschi Pompeo muratore
Marconi Vasco tubista
Bianciotto Lorenzo meccanico
Testa Alessandro contadino
Berta Giuseppe meccanico
Attardi Alfredo studente
Amprino Armando meccanico
Dovis Candido manovale
Vitrani Ruggero meccanico
Cipolla Francesco pasticcere
Ferreira Pedro tenente
Duò Almerigo meccanico
Savergnini Luigi impiegato
Barbero Orazio impiegato
Mesi Ulisse impiegato
Moncalero Giovanni verniciatore
Del Col Dino fotografo
Cibrario Bruno disegnatore
Migliavacca Luigi apprendista tornitore
Zumaglino Battista carpentiere
Martino Enrico contadino
Viale Lorenzo ingegnere
Gindro Alfonso meccanico
Meneghini Nello nichelatore
Canepa Giovanni motorista
Fattorelli Rubens meccanico
Teagno Alessandro tenente
De Bona Matteo perito agrario
Simonetti Donato impiegato
Cursot Giuseppe muratore
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solosucci · 7 years
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#ConGhiaccio al mondo.
Una copia al nipote che pare non avrai. Ma se mai l'avessi, sei a posto. #Succi #Conghiaccio.
È il 22, sembra. Di settembre, 2017. Il tempo cambia, l’asse terrestre è stabile. L’universo tutto sommato è a posto. Esce il mio album “Con ghiaccio”, finalmente direbbero Ivan Rossi e il sottoscritto! Abbiamo da digerire un sacco.
Mangiatene pure pesante e bevetene tutti.
Il disco adesso è fuori. Due video sono fuori. Io sono abbastanza fuori. Ho la mia band, Tristan Martinelli e Giovanni…
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stepanzeri · 4 years
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Ci siamo quasi, Quasi finisce la guerra, Quasi si torna a casa o Quasi si muore. Dacau-Lecco venerdì sera alle 21 su Resistibileteatro in diretta streaming IL SESTO E ULTIMO EPISODIO DEL DIARIO DI SERGIO DE MEO. Sergio ci manca già. Ci siamo quasi, ancora una manciata di ore e si accende il fuoco nel bidone e si inizia a raccontare. Procurati il link per la diretta scrivendo a [email protected] Riccardo Cogliati ti racconterà che é successo sinora e poi con la chitarra di Simone Riva via, per l’ultimo viaggio... e chissà che alla fine non ci sia pure una bella sorpresa Grazie sin da ora a tutti quelli che da tre continenti hanno seguito questa storia grazie a Michela Mannari che mi ha spinto a raccontarla mettendomi in mano ResistibileTeatro, a Vale Ciceri che ci ha regalato il suo sapere grafico e la sua pazienza, a Laura Massironi, Piero Pezzoni, Claudio Corbetta, Corinna Ravasi per la loro attenzione e i loro feedback durante le prove di trasmissione, a Paolo Ferrario , a Lorenzo Perego e a Marco Scarpa per tutta la logistica, ad Anna Maria, Angela, Piero, alla famiglia Guzzoni per aver prestato le location degli spettatori, ai beolchesi tutti che in qualche maniera ci hanno aiutato e sopportato in queste settimane. Grazie a Simone e a Riccardo che mi hanno seguito e sostenuto con la loro arte, il loro entusiasmo e la loro professionalità. GRAZIE alla famiglia De Meo tutta, al mio amico Enrico De Meo che mi ha fatto conoscere questa storia e a Roberta Moretti che l’ha trascritta,“sfilandola di mano all’oblio” come direbbe Sergio. Bon, adesso non resta che vedere come va a finire A VENERDÌ AMICI! #narrazione #memoria #teatroinstreaming #autobiography #autobiografia #dacau #lecco #beolcofest #steacasaperstorie https://www.instagram.com/p/CI4FdC6Afuv/?igshid=140npgxea31m
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freedomtripitaly · 4 years
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L’Italia è forse il paese al mondo con la maggior concentrazione di bellezza, di arte, di storia e di cultura. Che si tratti di un borgo, una città, un museo, un sito archeologico o una chiesa, in Italia esistono manciate di luoghi che sarebbe davvero un peccato non visitare almeno una volta nella vita. Di seguito abbiamo provato a elencare i monumenti più importanti d’Italia, undici monumenti italiani unici al mondo più uno, la Basilica di San Pietro in Vaticano. Più uno perché il Vaticano tecnicamente non è Italia, ma poco ci manca. Il Duomo di Milano Se si considera che la Basilica di San Pietro si trova nel territorio della città del Vaticano, il Duomo di Milano, la basilica cattedrale di Santa Maria Nascente, è la chiesa più grande d’Italia e la quarta nel mondo per superficie. Un progetto mastodontico di arte neogotica e tradizione lombarda cominciato sul finire del Quattrocento e terminato definitivamente nel 1892. La celebre Madunina in rame dorato realizzata da Giuseppe Perego trova la sua inconfondibile collocazione sulla guglia maggiore nel 1774 e, da allora, come i celebri versi della canzone popolare a lei dedicata, domina incontrastata su Milano. Da visitare assolutamente l’interno, dove nel 1805 Napoleone fu incoronato re d’Italia, ricco di capolavori assoluti dell’arte rinascimentale e barocca, e le suggestive terrazze che si aprono tra le guglie e il loro panorama mozzafiato sulla città. Viste le grandi folle che il Duomo di Milano richiama potrebbe essere utile dotarsi preventivamente di un ingresso prioritario oppure prendere parte a un tour organizzato. La Mole Antonelliana Con i suoi 167,5 metri di altezza, è uno degli edifici più alti d’Italia, nonché la costruzione in muratura più alta d’Europa. L’ascensore panoramico installato al suo interno nel 1961, permette di raggiungere il tempietto, dal quale si gode di un’impareggiabile vista sulla città di Torino. Dal 2000 la mole ospita il museo Nazionale del Cinema, uno dei più visitati d’Italia, che raccoglie nei suggestivi spazi interni di questo curioso edificio numerose macchine pre-cinematografiche e altrettanti oggetti provenienti dal mondo del cinema (film, libri, manifesti, stampe, locandine ecc.). La maggior parte dei tour di Torino comprendono la visita al museo, nonché l’accesso all’ascensore panoramico della Mole. La Basilica di San Marco Simbolo indiscusso di Venezia, dell’arte veneta nonché di tutta la cristianità, la storica basilica cattedrale di Venezia, dedicata a San Marco patrono cittadino, è spesso chiamata anche chiesa d’Oro, per via del tesoro e le reliquie del Santo custodite all’interno e per i preziosi dettagli dorati che ornano i suoi magnifici mosaici duecenteschi e trecenteschi, presenti sia in facciata sia all’interno. La chiesa è accessibile liberamente, ma vista la consueta folla di persone può venire in aiuto acquistare preventivamente un accesso prioritario magari accompagnati da una guida. L’Arena di Verona Lo storico anfiteatro romano che impreziosisce il centro storico di Verona, patria dell’immortale e tragico amore di Romeo e Giulietta, si può sicuramente annoverare tra quei monumenti simbolo dell’Italia nel mondo. Grazie a sistematici restauri eseguiti sulla struttura a partire già dal Cinquecento, l’arena di Verona è uno degli anfiteatri romani meglio conservati del mondo e risale probabilmente al I secolo d.C. Negli ultimi decenni l’Arena di Verona, oltre a essere uno dei monumenti più visitati d’Italia, è diventata la straordinaria cornice di eventi, spettacoli teatrali, opere liriche, concerti e trasmissioni televisive. Si può decidere, come gli altri monumenti presentati, di esplorarla autonomamente o con l’aiuto di una guida. La Cattedrale di Santa Maria del Fiore Santa Maria del Fiore, il Duomo di Firenze, è di certo una delle chiese più famose d’Italia. Apoteosi dell’arte rinascimentale fiorentina, con la sua cupola a pianta ottagonale riconoscibile a km di distanza e l’elegante decorazione a bande di marmi policromi che ne avvolge l’esterno, è davvero uno dei fiori all’occhiello della città di Firenze. L’interno, sobrio e decisamente austero, custodisce tra numerose opere d’arte alcuni capolavori di Donatello, Lorenzo Ghiberti, Luca della Robbia, Paolo Uccello e del Poliziano. Anche qui non sarebbe male prenotare un tour guidato o prioritario per evitare inutili code. La Torre di Pisa La Torre pendente di Pisa, simbolo della città toscana, non è altro che il campanile della cattedrale di Santa Maria situato nella celebre piazza del Duomo, detta anche piazza dei Miracoli, oggi patrimonio Unesco. Alto circa 57 m e costruito tra la fine dell’XI e il XIV secolo, nel 2007 la sua pendenza ha sfiorato i 4° rispetto all’asse verticale. Un capolavoro di arte rinascimentale che può essere percorsa sino in cima per ammirare uno splendido panorama della città e delle colline che fanno da cornice a Pisa. Piazza dei Miracoli, con la torre, il Duomo e il Battistero costituiscono un unicum architettonico di rara bellezza che merita sicuramente di essere visitato nella sua completezza, magari con il supporto di una guida. Il Colosseo In un articolo sui monumenti più importanti d’Italia non può di certo mancare l’intramontabile Colosseo di Roma, simbolo della capitale ma anche icona internazionale del nostro paese e patrimonio dell’umanità Unesco dal 1980. L’anfiteatro Flavio è il più grande anfiteatro del mondo, nonché il più imponente romano giunto sino a noi. La sua struttura inconfondibile ha più di mille anni di storia e recentemente è stato inserito tra le nuove sette meraviglie del mondo. La storia dell’antica Roma rivive letteralmente passeggiando tra le sue arcate, oltre le quali si sfidavano i celebri gladiatori provenienti dalle più remote province dell’impero. Il circuito archeologico di Colosseo, Foro Romano e Palatino è insieme al Pantheon tra i siti più visitati d’Italia e, vista l’enorme affluenza di pubblico in ogni periodo dell’anno, anche qui è consigliabile ottenere quantomeno un ingresso prioritario, se non addirittura una visita guidata. Castel del Monte La fortezza sveva di Castel del Monte, voluta da Federico II e risalente alla metà del Duecento circa, è uno dei monumenti italiani più visitati e celebri del mondo, dal 1996 patrimonio Unesco, sito nell’area delle murge occidentali in Puglia, nei pressi della cittadina di Andria. La perfetta pianta ottagonale dell’edificio, eretto su di una collina isolata a circa 500 m di altezza, permette al castello di essere visibile da km di distanza e, a sua volta, di controllare vaste porzioni di territorio circostante. Ogni angolo della struttura è occupato da una torretta, a sua volta ottagonale, alta circa 23 m. All’interno la fortezza, disposta su due piani comunicanti tra loro mediante scale a chiocciola in muratura, si presenta in tutta la sua semplicità e perfezione architettonica. Vale davvero la pena visitarlo, magari organizzando un tour con la luce del tramonto, momento in cui la candida pietra calcarea e il marmo bianco di cui è composto si accende di calde tinte che variano dal rosa, al bianco e al giallo. La reggia di Caserta La reggia di Caserta, dal 1997 patrimonio dell’Unesco insieme all’acquedotto del Vanvitelli e il complesso di San Leucio, è la residenza reale più grande al mondo per volume, fortemente voluta da Carlo di Borbone verso la metà del Settecento e disegnata dal celebre architetto napoletano Luigi Vanvitelli. Apoteosi, nonché ultimo grande capolavoro, del barocco italiano, la reggia di Caserta fu definitivamente terminata un secolo dopo coprendo un’area di circa 47 mila mq. Da non perdere il magnifico scalone reale a doppia rampa immortalato in numerosi film tra i quali in ben due episodi della saga di Guerre Stellari, la cappella Palatina, la sala del Trono e lo stupefacente parco che si sviluppa alle spalle della reggia per circa 3 km di lunghezza. La reggia può essere visitata autonomamente oppure con tour guidati comprensivi di transfert privato da Napoli. Il teatro di Taormina Il teatro greco-romano di Taormina, al pari dell’arena di Verona, è una delle cornici più apprezzate per grandi eventi dal vivo, musicali e non tra cui la cerimonia di premiazione del David di Donatello, e inoltre rappresenta uno dei simboli culturali d’Italia. Risalente al III secolo a.C. la tribuna è stata scavata direttamente della roccia e l’intero complesso ha come sfondo la suggestiva cartolina del mar Ionio e dell’Etna. Dei 10 mila spettatori che poteva accogliere in età augustea, oggi ne può contenere circa 4500 ed è una delle tappe fondamentali di qualsiasi tour della splendida città di Taormina. Il villaggio nuragico di Su Nuraxi Nei presso di Barumini, in Sardegna, si erge il più grande nuraghe che sia mai stato eretto, dal 1997 fa parte del patrimonio Unesco e vi si accede solo accompagnati da una guida. Numerosi tour del nuraghe di Barumini partono inoltre da Cagliari e possono coinvolgere l’antichissimo territorio circostante, detto della giara di Gesturi. La suggestiva e imponente struttura quadrilobata, alta 18 m circa e completamente visitabile anche all’interno, risale al XVI-XIV secolo a.C., mentre il vasto villaggio nuragico che si sviluppa ai suoi piedi è sorto tra il XIII e il VI secolo a.C. La Basilica di San Pietro in Vaticano La Basilica di San Pietro, cuore della città del Vaticano e del mondo cattolico, sebbene non sia compreso nel territorio nazionale è certamente da annoverare tra i monumenti italiani più visitati. Questa enorme chiesa raccoglie infatti la massima espressione artistica che l’Italia ha lasciato al mondo e all’umanità intera, ovvero quella meraviglia di ingegno e di estro artistico che è stato il Rinascimento. A partire dalla struttura della chiesa, l’ambizioso progetto di papa Giulio II, cominciato nel 1506, culmina nell’immensa cupola disegnata da Michelangelo, sotto alla quale si celano alcuni tra i capolavori assoluti dell’arte italiana, come la Pietà di Michelangelo (1499) e il monumentale Baldacchino di Gian Lorenzo Bernini (1624-1633), realizzato con il bronzo del pantheon romano e le quattro inconfondibili colonne tortili che riprendono direttamente il tempio di Salomone. Bernini è anche l’artefice, tra il 1657 e il 1667, della monumentale piazza e il relativo colonnato che introduce la basilica, come se fosse un lungo e simbolico abbraccio. La visita della basilica e la salita alla cupola di San Pietro possono essere tranquillamente svolte in totale autonomia. Il consiglio, vista l’enorme quantità di turisti che in ogni momento dell’anno affollano la chiesa, è quello di preordinare i biglietti con ingresso dedicato o addirittura prenotare un tour guidato, magari abbinato alla visita dell’adiacente e celebre cappella Sistina con il Giudizio Universale di Michelangelo. @Shutterstock https://ift.tt/2W0Y6Db I più importanti monumenti d’Italia L’Italia è forse il paese al mondo con la maggior concentrazione di bellezza, di arte, di storia e di cultura. Che si tratti di un borgo, una città, un museo, un sito archeologico o una chiesa, in Italia esistono manciate di luoghi che sarebbe davvero un peccato non visitare almeno una volta nella vita. Di seguito abbiamo provato a elencare i monumenti più importanti d’Italia, undici monumenti italiani unici al mondo più uno, la Basilica di San Pietro in Vaticano. Più uno perché il Vaticano tecnicamente non è Italia, ma poco ci manca. Il Duomo di Milano Se si considera che la Basilica di San Pietro si trova nel territorio della città del Vaticano, il Duomo di Milano, la basilica cattedrale di Santa Maria Nascente, è la chiesa più grande d’Italia e la quarta nel mondo per superficie. Un progetto mastodontico di arte neogotica e tradizione lombarda cominciato sul finire del Quattrocento e terminato definitivamente nel 1892. La celebre Madunina in rame dorato realizzata da Giuseppe Perego trova la sua inconfondibile collocazione sulla guglia maggiore nel 1774 e, da allora, come i celebri versi della canzone popolare a lei dedicata, domina incontrastata su Milano. Da visitare assolutamente l’interno, dove nel 1805 Napoleone fu incoronato re d’Italia, ricco di capolavori assoluti dell’arte rinascimentale e barocca, e le suggestive terrazze che si aprono tra le guglie e il loro panorama mozzafiato sulla città. Viste le grandi folle che il Duomo di Milano richiama potrebbe essere utile dotarsi preventivamente di un ingresso prioritario oppure prendere parte a un tour organizzato. La Mole Antonelliana Con i suoi 167,5 metri di altezza, è uno degli edifici più alti d’Italia, nonché la costruzione in muratura più alta d’Europa. L’ascensore panoramico installato al suo interno nel 1961, permette di raggiungere il tempietto, dal quale si gode di un’impareggiabile vista sulla città di Torino. Dal 2000 la mole ospita il museo Nazionale del Cinema, uno dei più visitati d’Italia, che raccoglie nei suggestivi spazi interni di questo curioso edificio numerose macchine pre-cinematografiche e altrettanti oggetti provenienti dal mondo del cinema (film, libri, manifesti, stampe, locandine ecc.). La maggior parte dei tour di Torino comprendono la visita al museo, nonché l’accesso all’ascensore panoramico della Mole. La Basilica di San Marco Simbolo indiscusso di Venezia, dell’arte veneta nonché di tutta la cristianità, la storica basilica cattedrale di Venezia, dedicata a San Marco patrono cittadino, è spesso chiamata anche chiesa d’Oro, per via del tesoro e le reliquie del Santo custodite all’interno e per i preziosi dettagli dorati che ornano i suoi magnifici mosaici duecenteschi e trecenteschi, presenti sia in facciata sia all’interno. La chiesa è accessibile liberamente, ma vista la consueta folla di persone può venire in aiuto acquistare preventivamente un accesso prioritario magari accompagnati da una guida. L’Arena di Verona Lo storico anfiteatro romano che impreziosisce il centro storico di Verona, patria dell’immortale e tragico amore di Romeo e Giulietta, si può sicuramente annoverare tra quei monumenti simbolo dell’Italia nel mondo. Grazie a sistematici restauri eseguiti sulla struttura a partire già dal Cinquecento, l’arena di Verona è uno degli anfiteatri romani meglio conservati del mondo e risale probabilmente al I secolo d.C. Negli ultimi decenni l’Arena di Verona, oltre a essere uno dei monumenti più visitati d’Italia, è diventata la straordinaria cornice di eventi, spettacoli teatrali, opere liriche, concerti e trasmissioni televisive. Si può decidere, come gli altri monumenti presentati, di esplorarla autonomamente o con l’aiuto di una guida. La Cattedrale di Santa Maria del Fiore Santa Maria del Fiore, il Duomo di Firenze, è di certo una delle chiese più famose d’Italia. Apoteosi dell’arte rinascimentale fiorentina, con la sua cupola a pianta ottagonale riconoscibile a km di distanza e l’elegante decorazione a bande di marmi policromi che ne avvolge l’esterno, è davvero uno dei fiori all’occhiello della città di Firenze. L’interno, sobrio e decisamente austero, custodisce tra numerose opere d’arte alcuni capolavori di Donatello, Lorenzo Ghiberti, Luca della Robbia, Paolo Uccello e del Poliziano. Anche qui non sarebbe male prenotare un tour guidato o prioritario per evitare inutili code. La Torre di Pisa La Torre pendente di Pisa, simbolo della città toscana, non è altro che il campanile della cattedrale di Santa Maria situato nella celebre piazza del Duomo, detta anche piazza dei Miracoli, oggi patrimonio Unesco. Alto circa 57 m e costruito tra la fine dell’XI e il XIV secolo, nel 2007 la sua pendenza ha sfiorato i 4° rispetto all’asse verticale. Un capolavoro di arte rinascimentale che può essere percorsa sino in cima per ammirare uno splendido panorama della città e delle colline che fanno da cornice a Pisa. Piazza dei Miracoli, con la torre, il Duomo e il Battistero costituiscono un unicum architettonico di rara bellezza che merita sicuramente di essere visitato nella sua completezza, magari con il supporto di una guida. Il Colosseo In un articolo sui monumenti più importanti d’Italia non può di certo mancare l’intramontabile Colosseo di Roma, simbolo della capitale ma anche icona internazionale del nostro paese e patrimonio dell’umanità Unesco dal 1980. L’anfiteatro Flavio è il più grande anfiteatro del mondo, nonché il più imponente romano giunto sino a noi. La sua struttura inconfondibile ha più di mille anni di storia e recentemente è stato inserito tra le nuove sette meraviglie del mondo. La storia dell’antica Roma rivive letteralmente passeggiando tra le sue arcate, oltre le quali si sfidavano i celebri gladiatori provenienti dalle più remote province dell’impero. Il circuito archeologico di Colosseo, Foro Romano e Palatino è insieme al Pantheon tra i siti più visitati d’Italia e, vista l’enorme affluenza di pubblico in ogni periodo dell’anno, anche qui è consigliabile ottenere quantomeno un ingresso prioritario, se non addirittura una visita guidata. Castel del Monte La fortezza sveva di Castel del Monte, voluta da Federico II e risalente alla metà del Duecento circa, è uno dei monumenti italiani più visitati e celebri del mondo, dal 1996 patrimonio Unesco, sito nell’area delle murge occidentali in Puglia, nei pressi della cittadina di Andria. La perfetta pianta ottagonale dell’edificio, eretto su di una collina isolata a circa 500 m di altezza, permette al castello di essere visibile da km di distanza e, a sua volta, di controllare vaste porzioni di territorio circostante. Ogni angolo della struttura è occupato da una torretta, a sua volta ottagonale, alta circa 23 m. All’interno la fortezza, disposta su due piani comunicanti tra loro mediante scale a chiocciola in muratura, si presenta in tutta la sua semplicità e perfezione architettonica. Vale davvero la pena visitarlo, magari organizzando un tour con la luce del tramonto, momento in cui la candida pietra calcarea e il marmo bianco di cui è composto si accende di calde tinte che variano dal rosa, al bianco e al giallo. La reggia di Caserta La reggia di Caserta, dal 1997 patrimonio dell’Unesco insieme all’acquedotto del Vanvitelli e il complesso di San Leucio, è la residenza reale più grande al mondo per volume, fortemente voluta da Carlo di Borbone verso la metà del Settecento e disegnata dal celebre architetto napoletano Luigi Vanvitelli. Apoteosi, nonché ultimo grande capolavoro, del barocco italiano, la reggia di Caserta fu definitivamente terminata un secolo dopo coprendo un’area di circa 47 mila mq. Da non perdere il magnifico scalone reale a doppia rampa immortalato in numerosi film tra i quali in ben due episodi della saga di Guerre Stellari, la cappella Palatina, la sala del Trono e lo stupefacente parco che si sviluppa alle spalle della reggia per circa 3 km di lunghezza. La reggia può essere visitata autonomamente oppure con tour guidati comprensivi di transfert privato da Napoli. Il teatro di Taormina Il teatro greco-romano di Taormina, al pari dell’arena di Verona, è una delle cornici più apprezzate per grandi eventi dal vivo, musicali e non tra cui la cerimonia di premiazione del David di Donatello, e inoltre rappresenta uno dei simboli culturali d’Italia. Risalente al III secolo a.C. la tribuna è stata scavata direttamente della roccia e l’intero complesso ha come sfondo la suggestiva cartolina del mar Ionio e dell’Etna. Dei 10 mila spettatori che poteva accogliere in età augustea, oggi ne può contenere circa 4500 ed è una delle tappe fondamentali di qualsiasi tour della splendida città di Taormina. Il villaggio nuragico di Su Nuraxi Nei presso di Barumini, in Sardegna, si erge il più grande nuraghe che sia mai stato eretto, dal 1997 fa parte del patrimonio Unesco e vi si accede solo accompagnati da una guida. Numerosi tour del nuraghe di Barumini partono inoltre da Cagliari e possono coinvolgere l’antichissimo territorio circostante, detto della giara di Gesturi. La suggestiva e imponente struttura quadrilobata, alta 18 m circa e completamente visitabile anche all’interno, risale al XVI-XIV secolo a.C., mentre il vasto villaggio nuragico che si sviluppa ai suoi piedi è sorto tra il XIII e il VI secolo a.C. La Basilica di San Pietro in Vaticano La Basilica di San Pietro, cuore della città del Vaticano e del mondo cattolico, sebbene non sia compreso nel territorio nazionale è certamente da annoverare tra i monumenti italiani più visitati. Questa enorme chiesa raccoglie infatti la massima espressione artistica che l’Italia ha lasciato al mondo e all’umanità intera, ovvero quella meraviglia di ingegno e di estro artistico che è stato il Rinascimento. A partire dalla struttura della chiesa, l’ambizioso progetto di papa Giulio II, cominciato nel 1506, culmina nell’immensa cupola disegnata da Michelangelo, sotto alla quale si celano alcuni tra i capolavori assoluti dell’arte italiana, come la Pietà di Michelangelo (1499) e il monumentale Baldacchino di Gian Lorenzo Bernini (1624-1633), realizzato con il bronzo del pantheon romano e le quattro inconfondibili colonne tortili che riprendono direttamente il tempio di Salomone. Bernini è anche l’artefice, tra il 1657 e il 1667, della monumentale piazza e il relativo colonnato che introduce la basilica, come se fosse un lungo e simbolico abbraccio. La visita della basilica e la salita alla cupola di San Pietro possono essere tranquillamente svolte in totale autonomia. Il consiglio, vista l’enorme quantità di turisti che in ogni momento dell’anno affollano la chiesa, è quello di preordinare i biglietti con ingresso dedicato o addirittura prenotare un tour guidato, magari abbinato alla visita dell’adiacente e celebre cappella Sistina con il Giudizio Universale di Michelangelo. @Shutterstock L’Italia è ricca di arte e cultura e non mancano i monumenti storici da visitare assolutamente per il loro immenso patrimonio storico e artistico.
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partapotso · 7 years
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So who's the best/worst artist?
(This is gonna be a long post, so I’m posting most under the read more option. But hey, you asked for it! And probably regret it now. This isn’t as serious as it probably should have been considering the length of this post, though.)
There are plenty of great artists that have done decent or even amazing work drawing John, and I’m mainly going to concentrate on them because every Rockerduck is beautiful deep within. 
So, let’s begin: some of the official artists who have successfully drawn him - a.k.a the only relevant ones - are…
Francesco Guerrini
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Excellent fluffy sideburns and he either looks very handsome or utterly adorable. Guerrini has a very beautiful style overall, I mean, even the brush strokes make me sigh in adoration.
Salvatore Deiana
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I really like the way Deiana draws John’s hair and glasses. They’re much closer to his eyes and on top of how good it looks it’s probably more convenient too - I’d imagine they sit better closer to the face. His shoes look so small though. I wonder how his feet fit in there? Nevertheless Deiana’s John is one of my favourites. His inking is also lively and clean, which I appreciate a lot.
Alessandro Perina
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Starting this with something completely unrelated, but one of the many reasons why I liked Scrooge’s Last Adventure was the way Perina drew the backgrounds, more specifically the buildings and how they were decorated. Obviously that’s not the reason why he’s on this list, even if I also adore the way he draws expressions and how dynamic the characters can look… cough, anyway, he draws a very adorable Johnny and that’s what matters the most to me.
Giorgio Cavazzano
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… except that what I just said was a big lie, because this mean man on the left is what makes Cavazzano one of my biggest favourites on this list. His style has changed a lot during his career and, in all honesty, I liked his old style a lot more. (Both of the first pictures are from the 70’s, the third one is from 2002). The 70’s Johnny’s hair was actually quite perfect and he generally looked great just like all Cavazzano’s ducks did, if you ask me. He still remains one of my favourites despite the changes in his style. (I even have his autograph and a sketch of John by him! Sometimes life sucks but then I remember that drawing and everything’s suddenly better.)
Romano Scarpa
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Sometimes his ducks look oddly rubbery and bouncy, but that doesn’t make his John any worse. Excellent hair, I wonder why he only gets so few of them in the comics today? ((Let this man have more than six hairs on his head now that Scarpa isn’t here anymore to do it himself, goddangit)) One big difference between Scarpa’s and most artists’ style was that his John had hair growing not only on the cheeks but in the back as well. I wish I could draw John’s hair as nicely as he did.
Massimo De Vita
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I always associate Massimo’s Rockerduck to his, well, a bit more criminal tendencies, especially because Massimo was perfect at making his ducks look so cunning (which, ironically, isn’t pictured here). A 5/5 Rockerduck with the Good kind of hair™, also drawn by one of the greatest duck artists there are. (That is obviously just my humble opinion. I guess old Italian ducks just mean a lot to me.)
Giovan Battista Carpi
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Just like Cavazzano, Carpi drew ducks for decades and that means his style varied a lot during that time as well. I only included here my favourite looks, because even if the hairdo with a bald patch on top was pretty much the same as which Scarpa drew, it, uh, didn’t have the same appeal as the ones shown above. For once he’s been given more than small tufts of hair and he looks absolutely great. Okay, that hair was a bit out of control and all over the place sometimes but it’s still one of my favourite hairdos for him, it’s a pity it always looks bad when I try drawing it.
Other great examples of quality Rockerducks, pictured below, are by Lara Molinari, Carl Barks, Guido Scala, Flemming Andersen, an artist remaining a mystery from the comic studio Staff di IF (even inducks couldn’t help me identify the artist) and no other than Silvia Ziche.
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… and let’s not forget these two boys that I love despite their strange or silly looks. The one on the left by Pier Lorenzo De Vita deserves to be mentioned just for his excellent dandy looks - he even wears a bowtie and gloves, he kinda looks more like a cartoon penguin, if you ask me. On the other side we have Jan Gulbransson’s, erm, more original version of the character, which definitely deserves to be on this list simply because he has a special place in my heart, even if it’s true that he doesn’t look much like himself, hah.
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Those two unfortunately aren’t really good compared to many above them, but they have my special permission to be counted in the good ones instead of the bad and the ugly. Actually I have a hard time calling any Rockerduck either one of those. Sure there are some I don’t find as interesting or nice-looking as others, but even when I look Giuseppe Perego’s Johnny in the eye I can’t tell it that it’s ugly. 
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Like, Perego is far from the best, but there isn’t really much wrong with the way he draws John..? He looks much older than he usually does, though, that I have to say. He looks like he’s actually losing hair.(Btw, check this panel out, he is SO SMALL)
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 I’m struggling to come up with any particular artist that makes him look really BAD to me, there hardly is any and I definitely can’t remember any even if I try my hardest, but I have to say that one thing that really makes a difference to me is his hair. The way most artists nowadays draw it looks a bit funny compared to the ones I praised earlier (but as you can see, some of my favourites gave him only like ten separate hairs anyway, so it isn’t that black-and-white either). Some artists that didn’t impress me with their Johnny first were, among the few that I haven’t bothered learning the names of, Stefano Intini, and more recently Donald Soffritti, whose way of drawing ducks never really appealed to me, but the more I look at his ducks, the more I tolerate them. I mean, look at Soffritti’s John (on the right), he’s absolutely adorable even if I’m not a huge fan of his style in most cases.
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Conclusion: every Rockerduck is beautiful to me and I am a bad critic. I can’t say a bad word about any of these artists after this all. There’s always something positive about them that I see after looking at their works for a while. I’m planning on practicing drawing his hair some day (hopefully) soon and I’m going to try different styles, so that will probably result in some stronger opinions about his hair because, seriously, otherwise there’s hardly anything in him that could look weird or wrong to me. Thanks for asking and I’m sorry for my messy answer!!
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redazionecultura · 6 years
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èStoria - Festival Internazionale della Storia: Migrazioni
èStoria – Festival Internazionale della Storia: Migrazioni
Sono un tema cruciale della quotidianità. Rappresentano il dramma e la speranza per milioni di persone, dominano la conversazione pubblica, animano la polemica sui social network e influenzano la discussione politica. Eppure, le migrazioni non sono un’invenzione o una novità del XXI secolo: hanno interessato più o meno l’intero percorso dell’umanità sulla Terra. Ecco perché a questo tema è…
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giallofever2 · 7 years
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1975 L'esorciccio aka The Exorciccio Also Known As (AKA) Greece (transliterated) Ciccio, o exorkistis Italy (closing credits title) The Exorciccio USA The Exorcist: Italian Style
L'esorciccio (internationally released as The Exorcist: Italian Style and The Exorciccio) is a 1975 Italian horror-comedy film written, directed, produced and starring Ciccio Ingrassia. A parody of William Friedkin’s The Exorcist (1973)
Anno 1975
Regia Ciccio Ingrassia
Musiche Franco Godi
Soggetto Ciccio Ingrassia
Sceneggiatura Marino Onorati
Cast Lino Banfi: Pasqualino Abate Ciccio Ingrassia: l'Esorciccio Didi Perego: Annunziata, moglie di Pasqualino Mimmo Baldi: Satanetto Tano Cimarosa: Turi Randazzo Ubaldo Lay: il Tenente Sheridan Salvatore Biondo: Il diavolo dell'amuleto Barbara Nascimbene: Barbara Abate Romano Sebenello: Luigino Abate Gigi Bonos: dottor Schnautzer Salvatore Baccaro: la madre di Satanetto Dante Cleri: Antonio Sgrò Renato Malavasi: monsignor Evaristo Franca Haas: Margherita Ada Pometti: la domestica Lorenzo Piani: Armando Roberto Messina: uno degli uomini malmenati da Luigino Abate Jimmy il Fenomeno (accreditato come Origene Soffrano): il matto del segnale Ciccio Pasticcio: l'uomo scaraventato fuori dalla finestra dall'esorciccio
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ioprimadime · 5 years
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Sabato 6 aprile 2019 viene inaugurata la nuova caserma dei Carabinieri in Trezzo, trasferendone a titolo definitivo la stazione da via Medici a via Nenni. Invocata fin dal 1860 e personalmente richiesta a Giovanni Giolitti, l’Arma s’insedia in paese nel 1908. A oltre un secolo da quella data così antica, hanno presenziato alla nuova inaugurazione: il Generale di Brigata Antonio De Vita, Comandante la Legione dei Carabinieri “Lombardia”; il Colonnello Luca De Marchis, Comandante Provinciale dei Carabinieri di Milano; il Dott. Giacomo Pintus, Vice Prefetto di Monza e il Dott. Francesco Aldo Umberto Garsia, Vice Prefetto di Milano; il Capitano Antonio Stanizzi, Comandante la stazione di Vimercate; il Tenente Colonnello Simone Pacione, oggi Comandante del Comando Provinciale di Monza; il Deputato Massimiliano Capitanio, nativo di Vimercate e già apprezzato Caporedattore in alcune testate locali.
Uno scatto dell’inaugurazione (Foto Rino Tinelli)
Con decreto ministeriale del 22 agosto 1862, la caserma dei Reali Carabinieri di Vaprio è trasferita a Trezzo, dove i pubblici Amministratori lamentano «lo spirito litigioso e sovversivo di questa popolazione». Il 26 marzo dell’anno dopo, il provvedimento viene sospeso: l’Arma si concentra al Sud nella lotta al brigantaggio e, per scarsità di uomini, non può riformare al nord le proprie stazioni. Il comune trezzese offre comunque alcuni locali all’insediamento dei Carabinieri, perché in paese la Guardia Nazionale non basta più a garantire la pubblica sicurezza. «Nel mentre i Militi si pigliavano la ricompensa, non badavano al loro dovere, e ciò pel motivo semplicissimo che essendo tutti o parenti od amici, nessun voleva denunciare per non essere denunciato alla sua volta – riferisce il consiglio comunale nel 1864 – La giunta cercò sempre che i Reali Carabinieri fossero stazionati nel Comune […] e in questo soltanto vede un’ancora di salvezza contro la crescente immoralità». Solo l’imparzialità dell’Arma può rimediare al servizio dei Militi, tanto domestico e parziale che «i reati si moltiplicarono, semplici furti divennero grassazioni e rapine a mano armata, le minacce passarono a gravi e pericolosi ferimenti con attentati benanche alla vita dell’autorità nell’esercizio delle sue funzioni».
AsMi, Dettaglio di carteggio con la Divisione di Milano circa l’erezione della caserma trezzese (Fondo Prefettura)
La crisi agraria degli anni Settanta e l’avvio delle industrie paesane muovono masse tali da compromettere la tenuta dell’ordine pubblico. Con instancabile fiducia, dal 1862 al 1908 il municipio invoca perciò che l’Arma insedi a Trezzo una stazione. Ogni sindaco percorre ipotesi diverse: il paese abbia almeno una caserma provvisoria; traslochi altrimenti qui la brigata di San Gervasio, quella di Cassano o Vaprio. La politica locale ottiene solo che quest’ultima rinforzi l’organico per esercitare una speciale sorveglianza sulla vicina Trezzo. Nel giugno 1901, giungono qui da Vaprio alcuni agenti «durante il non breve periodo dello sciopero scoppiato in questi contadini, a scanso di disordini ed a salvaguardia della privata proprietà». Ai Carabinieri il comune ospitante provvede due vetturali, Antonio Ciocca e Luigi Minelli, oltre al vitto con alloggio presso il «Tre Re» di Enrico Presezzi o l’«Albergo Trezzo» di Rinaldo Redaelli. Anche l’11 e il 7 agosto seguente, solennità patronale di San Gaetano, «vi fu tale affluenza di forestieri in Comune da rendere necessario l’intervento di 5 Carabinieri», cui il consiglio comunale approva 40 Lire di spesa per i pasti e l’accoglienza.
Rinaldo Redaelli
Trezzo rivolge a Giolitti la richiesta di una stazione dei Carabinieri
«Passarono infruttuosamente ormai 42 anni […] – il sindaco trezzese lamenta al prefetto nel 1902 – Se in questo comune il desiderio di avere la stazione dei Reali Carabinieri era fortemente sentito fin dal 1860 (abitanti 3.500), oggi che la popolazione è salita a 5.353 abitanti, un tale desiderio si è trasformato in imperiosa necessità». Per indurre l’apertura di caserma, il primo cittadino espone come Trezzo ferva di industrie, negozi, tram e mercato; inoltre, il breve trasporto a Brembate della stazione di San Gervasio sguarnisce la sorveglianza del ponte sull’Adda. «L’acqua potabile, la luce elettrica e i Carabinieri sono tre problemi che da molto tempo si impongono a questa autorità comunale». La caserma è ormai un servizio indispensabile ma le possibilità di installarla sono talmente basse che il nuovo sindaco Luigi Galbiati decide di mirare alto: ricorre al deputato conte Andrea Sola Cabiati, perché illustri confidenzialmente in Roma la questione trezzese al sottosegretario Scipione Ronchetti e persino a Giovanni Giolitti, presidente del consiglio dei ministri. Già il 18 dicembre 1904, votando per integrare 3.000 uomini all’Arma, Sola incontra il leader politico in aula e gli caldeggia l’istituenda caserma di Trezzo. Mancano tuttavia gli estremi d’urgenza per una nuova stazione dei Carabinieri. Quella vapriese si allaccia intanto al centralino di Cassano, cui Trezzo deve rivolgersi telefonicamente, aggravando le tariffe di chiamata.
Giuseppe Rolla
È infine Giuseppe Rolla (1850-1918), imprenditore tessile e sindaco, a ottenere la sospirata caserma nel 1908. Già dal gennaio 1907 rivolge parole irrevocabili alla prefettura milanese: «Coll’erezione del nuovo ponte e col sorgere di nuove industrie, i vicini comuni di Capriate, San Gervasio e Grignano (abitanti 3.773) vennero per infiniti interessi di lavoro e negozio, a formare con Trezzo, si può dire, una sola borgata (abitanti 9.116) co’ suoi vantaggi, è vero, ma altresì co’ suoi danni per la pubblica sicurezza […] Il grandioso impianto idroelettrico [oggi Enel “Alessandro Taccani”], lo sviluppo preso da altre industrie, piccole e grandi, la linea tramviaria, chiamarono in luogo uno straordinario numero d’operai dal contado milanese e veneto, cosicché la popolazione ascese ad oggi a 6.800». In paese si censiscono 180 esercizi, di cui 49 pubblici: oltre i due terzi della cittadinanza sono operai, benché all’anagrafe figurino contadini.
Documento della stazione dei Carabinieri di Trezzo (Raccolta Rino Tinelli)
«Qui c’è il convegno di tutti i birichini, i scavezzacolli d’ambo i sessi, e dei pregiudicati anche dei paesi vicini. A far fronte a tutta questa accozzaglia di gente non vi sono – quando vi sono, al sabato, alla festa ed al lunedì sera – che due poveri diavoli di Carabinieri, i quali già stanchi all’arrivo – perché la stazione dista 5 chilometri circa e sono sprovvisti di bicicletta – devono affaticarsi per l’ampio abitato e far l’impossibile […] Non solo, nella seconda metà dell’anno 1905 avvennero due grandiosi incendi, non si potette avere un Carabiniere […] Ma ciò che rattrista ed impensierisce sono i furti, i ferimenti (di cui 5 noti ed impuniti dall’8 settembre al 3 dicembre del corrente anno) e delitti d’ogni genere che restano ignoti […] è umiliante che una popolazione buona ed attiva, come quella di questo paese, sia quasi alla mercé di un manipolo di teppisti e di pochi farabutti».
L’ex-oratorio di Santa Marta, sede storia dei Carabinieri a Trezzo (Foto Rino Tinelli)
Malgrado le rassicurazioni prefettizie, la caserma non viene accordata: Giuseppe Rolla e l’intera giunta comunale minacciano allora le dimissioni, informandone l’onorevole Sola con l’appoggio del senatore Silvio Benigno Crespi. Il timore di uno scandalo politico smuove finalmente la pratica, aperta da quasi mezzo secolo: la stazione dei Reali Carabinieri si insedia a Trezzo entro il 20 giugno 1908 quando, in esito alla nuova apertura, viene abolita la vecchia caserma di Cornate. Nel 1911 «per quanto un costruendo impianto della Edison [oggi “Carlo Esterle”] possa portare un aumento di operai in quella plaga, non si ritiene per nessuna ragione il caso di ripristinare la soppressa stazione di Cornate. A tale proposito venne sino dall’inizio dei lavori disposto che quasi giornalmente due militari si rechino di servizio sui luoghi del nuovo impianto tanto più che la forza della stazione di Trezzo è di otto militari compresi due sottufficiali». Così nel 1911 scrive al ministro il capitano comandante la divisione di Milano esterna, quando la caserma trezzese è ancora retta da un brigadiere.
Il maresciallo Giuseppe Minella
Promossa a sede di maresciallo, Trezzo accoglie in questa dignità: Gennari entro il 1924; Giuseppe Minella (1889-1936) prima del 1928; e più tardi Salvatore Migliaccio. Oltre che presso la dismessa Casa del Fascio (già casa dell’ing. Agostino Perego e oggi sede della Polizia Locale), la stazione tiene storico domicilio nell’oratorio sconsacrato di Santa Marta, presso l’omonima porta del borgo. L’edificio conferma l’uso militare lungo la Seconda guerra mondiale quando, nel novembre 1943, alcuni partigiani sono imputati di aver affisso manifesti antifascisti. L’intervento di un appuntato dei Carabinieri, contrario al regime, riduce a multa per schiamazzi notturni l’accusa altrimenti pendente di attività sovversiva. Sulla via che porta oggi il suo nome, l’avvocato poeta Luigi Medici (1888-1965) devolve pubblicamente la proprietà dove progetta una struttura per anziani. Sospeso, il cantiere si compie a uso di nuova caserma, da cui i Carabinieri trezzesi trasferiscono all’attuale sede di via Nenni.
Luigi Medici con la madre Teresa Crespi
Fonti. Archivio Comunale di Trezzo: Storico, 26/508; Moderno, 191. Archivio di Stato di Milano: Prefettura, Gabinetto, I versamento, 187 e 188. Cristian Bonomi, Laura Businaro, Gabriele Perlini, Incroci di vite, Trezzo 2019, edizione on-line, pp. 97-98; Romano Leoni (a cura di), Antifascismo e Resistenza a Trezzo 1943-1945, Vaprio d’Adda 2000, p. 68. Bollettino ufficiale dei carabinieri reali, Roma 1908, p. 58. Giornale militare ufficiale, Roma 1874, p. 306. Carlo Giacomo Boisio, Luigi Medici, Milano s.d., pp. 172-174. Ringrazio Lorenzo Bassi; il Luogotenente Marco Bennati, comandante la stazione di Trezzo; Silvia Bonomi (Archivio Comunale di Trezzo sull’Adda), Alberto Rolla (Archivio famiglia Rolla) e Rino Tinelli (Raccolta Tinelli).
Dall’Informatore Comunale La Città di Trezzo sull’Adda – Notizie, 2019, I
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Il Comandante Marco Bennati davanti alla nuova stazione dell’Arma di Trezzo su via Nenni (Foto Rino Tinelli)
La nuova caserma dell’Arma di Trezzo su via Nenni (Foto Rino Tinelli)
Da sinistra: il Luogetente Marco Bennati, il dott. Francesco Aldo Umberto Garsia (Vicario-Coordinatore del Prefetto di Milano), il sindaco trezzese Danilo Villa, il Generale di Brigata Antonio De Vita (Comandante la Legione dei Carabinieri “Lombardia”) e il prevosto Don Alberto Cereda convenuti alla cerimonia (Foto Rino Tinelli)
La consegna di rito tra sindaco e Comandante della stazione (Foto Rino Tinelli)
Il taglio del nastro: da sinistra il prevosto trezzese Don Alberto Cereda, il Generale di Brigata Antonio De Vita (Comandante la Legione dei Carabinieri “Lombardia”), il dott. Francesco Aldo Umberto Garsia (Vicario-Coordinatore del Prefetto di Milano) e il sindaco trezzese Danilo Villa (Foto Rino Tinelli)
La benedizione (Foto Rino Tinelli)
Tra le autorità intervenute alla cerimonia: da sinistra, il Deputato Massimo Capitanio, il Generale di Brigata Antonio De Vita (Comandante la Legione dei Carabinieri “Lombardia”), il sindaco Danilo Villa e il Luogotenente Marco Bennati (Foto Rino Tinelli)
La refezione presso le scuole medie di Trezzo (Foto Rino Tinelli)
Uno scatto dell’inaugurazione (Foto Rino Tinelli)
Carabinieri, dal 1908 un’Arma per la pace dei Trezzesi Sabato 6 aprile 2019 viene inaugurata la nuova caserma dei Carabinieri in Trezzo, trasferendone a titolo definitivo la stazione da via Medici a via Nenni.
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tmnotizie · 5 years
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SAN BENEDETTO – Trentotto edizioni e non sentirle. Anzi Incontri con l’Autore è come il vino di una certà età, più invecchia e più diventa buono. Sterili e strumentali polemiche sono state messe in giro sui social nei confronti di una kermesse letteraria che non ha uguali in Italia e che viene presa come punto di riferimento da altre città.
Il fatto di ospitare i cinque finalisti del Premi Strega e poi il suo vincitore ma anche scrittori del calibro di Maurizio De Giovanni, Giulio Perrone, Gianrico Carofiglio. Antonella Boralevi tanto per fare qualche nome o personaggi del mondo del giornalismo e della televisione come Mario Giordano, Federico Fubini, Massimo Giletti, Emma D’Aquino, Cristiano Militello, Enzo Iachetti , Andrea Biavardi, Alessandro Bonan, Marco Bonini, Fabio Canino la dicono lunga sulla qualità degli Incontri con l’Autore, organizzato dall’ associazione I luoghi della scrittura presieduta da Mimmo Minuto.
“Ci sono sempre i bastian contrari –afferma Minuto- che invece di vedere il calendario degli eventi per partito preso, fanno polemica gratuita. Incontri con l’autore è stata definita dagli esperti del settore come la manifestazione più gettonata. Abbiamo ricevuto ben 987 proposte di presentazione di libri e a cartellone chiuso ne sono arrivate altre 600. La cosa importante è che tutti coloro che verranno quest’estate a San Benedetto lo fanno senza ricevere alcun gettone di presenza”.
“Sono trentacinque incontri con autori di primissimo livello –aggiunge l’avv. Silvio Venieri. Nonostante la longevità della manifestazione non c’è stata acquiescenza o abitudine, ma ogni anno grazie a Mimmo Minuto e alle associazioni che collaborano con noi abbiamo un calendario di prestigio. Abbiamo anche ospitato i finalisti del Premio Strega. Dispiace che le pagine locali non abbiano dato rilevanza all’evento o nel commento abbiano sottolineato solo pseudo note di colore. Fortunatamente ci ha pensato la Rai a dare risalto a questo evento”.
“Incontri con l’autore –è l’assessore alla cultura Annalisa Ruggieri che parla- si riconferma come l’appuntamento clou dell’ estate culturale sambenedettese. Per la location abbiamo convolto il nostro territorio  raggiungendo tutti gli spazi possibili della città da Piazza Sacconi, alla Palazzina Azzurra, al giardino dell’ Asilo Merlini, Circolo Nautico Sambenedettese ed anche Porto d’Ascoli. Grazie a Mimmo Minuto come amministrazione comunale siamo stati presenti al Salone Internazionale del Libro di Torino che è stato per San Benedetto un veicolo promozionale di assoluto valore”.
Questi tutti gli appuntamenti a partire da Massimo Bisotti con Karma City, venerdì 21 giugno alla ore 21.30 alla Palazzina Azzurra. 23 giugno Paolo Roversi al Circolo Nautico con “Addicted”; 27 giugno Loreta Minutilli in Palazzina Azzurra con “Elena di Sparta”; 28 giugno Lorenzo Marone nella sede di comitato di quartiere Mare con “Tutto sarà perfetto”;  29 giugno Giuseppe Culicchia al Giardino dell’Asilo Merlini con “Il cuore e la tenebra”.
Diego Fusaro in Palazzina Azzurra il 3 luglio con “Il nuovo ordine erotico”; 7 luglio Marco Gollini in Palazzina Azzurra con “Il 9 sulla schiena”; 9 luglio Massimo Giletti in Palazzina Azzurra con “Le dannate”; 10 luglio Emanuele Trevi con “Sogni e favole”, di nuovo in Palazzina Azzurra; 11 luglio Ludovica Casellati al Circolo Nautico con “La bici della felicità”; 13 luglio Paolo Colagrande con “La vita dispari” in Palazzina Azzurra; 14 luglio Andrea Purgatori in Piazza Sacconi con “Quattro piccole ostriche”; 18 luglio Pablo Trincia in sede del comitato di quartiere Mare con “Veleno; 19 luglio Pierfrancesco Poggi in Piazza Sacconi con “La banda del tamburello”; 21 luglio Marco Bonini al Circolo Nautico con “Se ami qualcuno dillo”; 22 luglio Marco Martani in Piazza Sacconi con “Come un padre”; 23 luglio Fabio Canino con “Le parole che mancano al cuore” in Palazzina Azzurra; 25 luglio Alberto Pellai con “Da uomo a padre” al Circolo Nautico; 26 luglio Giulio Perroneall’Asilo Merlini con “L’amore finché resta”; 27 luglio Maurizio De Giovanni in Palazzina Azzurra con “Le parole di Sara”; 29 luglio Mario Giordano con “L’Italia non è più italiana” in Palazzina Azzurra; 30 luglio Federico Fubini con “Per amor proprio” sempre in Palazzina Azzurra.
3 agosto ci sarà Emma D’Aquino al Circolo Nautico con “Ancora un giro di chiave”; 6 agosto Marta Perego al Circolo Nautico con “Le grandi donne del cinema”; 11 agosto Giulia Ciarapica al Circolo Nautico con “Una volta è abbastanza”; 13 agosto Simona Sparaco in Palazzina Azzurra con “Nel silenzio delle nostre parole”; 14 agosto Enzo Iacchetti in Palazzina Azzurra presenterà “Diamo tempo al tempo…” di Alessandro Pagnotti; 17 agosto Loredana Lipperini al Circolo Nautico presenta il suo “Magia nera”; 20 agosto Antonella Boralevi in Palazzina Azzurra con “Chiedi alla notte”; 22 agosto Annalisa Frontalini con “La nota imperfetta” presso il Circolo Nautico; 23 agosto Cristiano Militello all’Asilo Merlini con “Cartelli d’Italia”; 25 agosto Gianrico Carofiglio in Piazza Sacconi con “La versione di Fenoglio”; 27 agosto Daniela Missaglia con “Crimini d’amore” al Circolo Nautico; 30 agosto Eliana Enne all’Asilo Merlini con “Ricordi d’Inverno”.
Infine, il 4 settembre Alessandro Bonan sarà in Palazzina Azzurra con “La giusta parte” e il 7 settembre Andrea Biavardi in Palazzina Azzurra con “Sangue del tuo sangue”.
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giallofever2 · 7 years
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1975 L'esorciccio aka The Exorciccio Also Known As (AKA) Greece (transliterated) Ciccio, o exorkistis Italy (closing credits title) The Exorciccio USA The Exorcist: Italian Style
L'esorciccio (internationally released as The Exorcist: Italian Style and The Exorciccio) is a 1975 Italian horror-comedy film written, directed, produced and starring Ciccio Ingrassia. A parody of William Friedkin’s The Exorcist (1973)
Anno 1975
Regia Ciccio Ingrassia
Musiche Franco Godi
Soggetto Ciccio Ingrassia
Sceneggiatura Marino Onorati
Cast Lino Banfi: Pasqualino Abate Ciccio Ingrassia: l'Esorciccio Didi Perego: Annunziata, moglie di Pasqualino Mimmo Baldi: Satanetto Tano Cimarosa: Turi Randazzo Ubaldo Lay: il Tenente Sheridan Salvatore Biondo: Il diavolo dell'amuleto Barbara Nascimbene: Barbara Abate Romano Sebenello: Luigino Abate Gigi Bonos: dottor Schnautzer Salvatore Baccaro: la madre di Satanetto Dante Cleri: Antonio Sgrò Renato Malavasi: monsignor Evaristo Franca Haas: Margherita Ada Pometti: la domestica Lorenzo Piani: Armando Roberto Messina: uno degli uomini malmenati da Luigino Abate Jimmy il Fenomeno (accreditato come Origene Soffrano): il matto del segnale Ciccio Pasticcio: l'uomo scaraventato fuori dalla finestra dall'esorciccio
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tmnotizie · 6 years
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LIGNANO SABBIADORO – La Happy Car Samb beach soccer sale sull’ottovolante e ora è a un passo dalla qualificazione alla final eight del campionato di serie A-On 2018. I campioni d’Italia hanno regolato agevolmente la matricola Unione Bragno per 8-3, grazie a una partenza sprint e a un secondo acuto nella ripresa che hanno consentito ai rossoblù di segnare altre tre reti. Ciliegina sulla torta la marcatura finale di Simone Del Mestre, portiere della Samb e della nazionale italiana.
«Abbiamo fatto qualcosa di meglio della prima partita – commenta il tecnico Oliviero Di Lorenzo – nella fase iniziale della gara, ma poi nel finale abbiamo avuto troppe distrazioni. Non sono soddisfatto, perché se giocheremo così, in modo troppo individuale, contro le avversarie più forti non avremo vita facile. Sono esigente per natura, lo so, ma adesso ne parlerò con la squadra e probabilmente dovrò usare i toni forti. Questa tappa – prosegue – ci serve anche per preparare la finale di Coppa Italia di Viareggio, visto che tra rientro a casa e partenza per la Versilia, avremo sì e no un paio di giorni e peraltro ci mancherà ancora Bruno Novo. Giochiamo troppo a strappi e non riesco a comprenderne la motivazione e spero contro il Romagna di poter vedere qualche ulteriore miglioramento, visto che, pur con tutto il rispetto, è una formazione alla nostra portata. Mi aspettavo di più da alcuni giocatori che invece vedo usare troppa superficialità in alcune situazioni, specialmente nell’ultimo tocco. Costruiamo molto, segniamo molto, ma sbagliamo troppo sotto porta».
Domenica alla 16.30 contro il Romagna, la Happy Car Samb cercherà di conquistare con una giornata di anticipo l’aritmetica qualificazione per la finalissima di Catania.
Unione Bragno: Binello, Tosques, Perego, Cosentino, Ventura, Montalto, Bottinelli, Cattardico, Gaspari, Sassari, Mao, Stefanz. All: Cattardico
Happy Car Sambenedettese: Pastore, Di Palma, Soares, Gentilini Joseph, Ietri, Palma, Perez, Novo, Di Tullio, Addarii, Moran, Del Mestre, Chiodi. All: Di Lorenzo
 Arbitri: Gosetto (Schio), Tranchina (Udine), Musumeci (Catania)
Reti: 4’ pt Di Tullio (S), 7’ pt Moran (S), 8’ pt Jordan (S), 1’ st rig. Cattardico (UB), 6’ st Jordan (S), 9’ st Jordan (S), 10’ st Ietri (S), 4’ tt Cattardico (UB), 5’tt Cattardico (UB), 8’ tt Gentilini Joseph (S), 10’ tt Del Mestre (S).
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pasqualepace-blog · 7 years
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I Tre Bicchieri della Lombardia per la Guida “Vini d’Italia 2018” del Gambero Rosso. Con Lorenzo Ruggeri, Isabella Pelizzatti Perego, Guido Pelizzatti Perego, Emanuele Pelizzatti Perego, Stefano Calatroni, Cavalleri, Giulia Cavalleri Nember, Diletta Nember Cavalleri, Paola Gatti, Marco Bertelegni, Dirupi e Lucia Barzanò. Il Gourmet Errante.
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