Tumgik
#mangiatori
popolodipekino · 4 months
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spleen
una moltitudine di teste senza corpi come quelle dei cherubini, con espressioni così comiche, fisionomie così gioviali e così profondamente felici, che non potevo fare a meno di condividere la loro ilarità. Strizzavano gli occhi, allargavano le bocche, dilatavano le narici: con le loro smorfie avrebbero rallegrato lo spleen in persona. (da T. Gautier, Il club dei mangiatori di hascisc, in Racconti fantastici)
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ilpianistasultetto · 15 days
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" I MIGRANTI MANGIANO I CANI E I GATTI DOMESTICI".
Cosi Trump sugli immigrati. Ed ecco che penso agli italiani che apprezzano Trump. Tifano uno che considera i loro nonni e bisnonni emigrati, dei mangiatori di cani e gatti.
Io saro' uno all'antica ma se qualcuno parlasse cosi dei miei genitori o dei miei nonni gli sputerei in un occhio.
@ilpianistasultetto
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alsupiol · 6 months
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A Sbindlòn
A penzoloni, che pende, appeso al soffitto o ad altre appendici, come un salame, un prosciutto o la borsa dei maroni (quaion) e relativo pene (usel).
Più sbrigativamente "a sbindèl".
[AAA Attenzione: il testo seguente non è adatto per mangiatori d'erba]
Termini che riportano al passato, quando il maiale (porz o ninèn) veniva acquistato da piccolino, allevato e cresciuto in casa (si fa per dire) e definitivamente trasformato in garage.
Il suino veniva accudito teneramente durante l'anno e con l'arrivo dell'inverno mio padre o mio zio, non ricordo bene chi, gli sparava una palla di piombo sul e nel cranio, in modo da rendere la sua dipartita la più rapida possibile.
Che fosse indolore non sono pronto a scommettere, ma sempre meglio quel cilindro di metallo color bronzo, dei coltellacci usati nei decenni precedenti gli anni settanta.
Una volta resa l'anima al cielo dei suini, l'animale veniva trasformato in tante belle robine commestibili, alcune immediatamente, altre con la dovuta pazienza.
Direttamente sul bancone di legno su cui era adagiato per essere trasformato, si poteva assaggiare la coppa di testa appena fatta, ancora calda e fumante.
I ciccioli venivano schiacciati in una morsa di legno e lì restavano a spurgare il grasso (sunzon) per giorni, dopodiché venivano fatti rinsecchire.
Si doveva attendere un po' invece per la salsiccia (suzezza), i salami e i prosciutti (parsött), di spalla e di coscia.
Solo la salsiccia matta si poteva mangiare nei giorni successivi senza attenderne la maturazione.
Era fatta con le interiora del porco, unite a una piccola parte di carne buona, il tutto irrorato da robuste dosi di aglio, pepe, sale e se ricordo bene anche di vino, oltre ad aromi vari.
Insomma, una squisitezza per stomaci forti.
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falcemartello · 1 year
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+++Breaking News+++
Italiani, popolo di santi, poeti, viaggiatori e di atleti con cittadinanza italiana, mangiatori di riso con platano fritto dai genitori angloafricani.
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the---hermit · 1 year
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Quando il segnalibro é perfettamente in tema con il romanzo >>>>
07|05|2023
In onore dello speak your language day questo sarà il primo post (ask esclusi) in cui scrivo in italiano. Devo ammettere che mi fa un po' strano come cosa, ma alla fine scrivere nella peopeia lingua per un giorno é una bella idea. Oggi come tutte le domeniche è stato una giornata di riposo in cui ho principalmente letto. (Motivo per cui non lo considero parte dei miei 50 giorni di produttività). Non credo di aver ancora espresso grandi opinioni su Jurassic Park ma in generale mi sta piacendo. Non l'avevo mai letto prima, ma non é il primo libro di Crichton che leggo, e Mangiatori Di Morte mi era piaciuto tantissimo. Non ricordo neanche troppo il film perché non lo vedo da anni, quindi si sta rivelando un'esperienza di lettura parecchio interessante. Ovviamente darò opinioni più strutturate quando avrò finito il libro.
Produttività e self care (ci sarà certamente un termine italiano corretto ma non mi viene in mente mannaggia):
Letto di prima mattina
Giornata di riposo
Fatto delle parole crociate
Fatto un paio di lezioni di ripasso di irlandese su duolingo
📖: Jurassic Park di Michael Crichton
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alle00 · 1 year
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Théophile Gautier, L’hascisc (da “Il Club dei mangiatori di hascisc”)
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crazy-so-na-sega · 8 months
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i mangiatori di loto
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"E chi d’essi gustava quel frutto piú dolce del miele,
piú non voleva tornare, recar non voleva il messaggio;
ma rimanere lí volea coi Lotòfagi, e loto
perennemente gustare, né darsi pensier del ritorno.
Io li condussi a forza, che pianto versavano, al lido,
li trascinai su le navi, li spinsi e legai sotto i banchi.
Poi diedi súbito l’ordine agli altri diletti compagni
d’entrare senza indugio nei rapidi legni, ché alcuno
piú non cibasse loto, ponendo il ritorno in oblio."
Odissea
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noi qui, a cibarci di loto....e nessun "rapido legno" all'orizzonte.
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sour-reality · 1 year
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Il primo ricordo che ho di te, è nella culla  quando ancora infante vedevo dalle barre volare i pupazzi,quanto poteva essere divertente lasciarsi sommergere dai peluche morbidi,e lentamente addormentarsi tra le carezze e il calore della casa.
Mi ricordo di te e le storie che mi raccontavi, della Fata Caruba, di flap e flappino i mangiatori di orecchie, del bambino Lucio che grazie alla sua particolare torcia salvò tutti durante la spedizione nel bosco.
Ti raccontavano come una persona forte, sicura, estrosa, un bravo padre, un complice marito, uno stimabile agente penitenziario.
Poi un giorno come il vetro, ti sei spaccato.
La crepa forse si era formata da tempo ma non si vedeva, o almeno fino a quel momento nessuno gli aveva dato tanta importanza.
In fondo chi lo sapeva cosa conteneva quel vaso?
A me non sei mai sembrato un semplice contenitore, nonostante fossi piccola e non avessi possibilità di fare grandi comparazioni.
Eppure tu non eri la semplice natura morta che ora potrei dipingere in un quadro.
Eri più un reperto storico,un anfora antica dalla grande storia.
E fu così che
Scheggiato dall'esperienza, rotto da una società nella quale forse non ti riconoscevi ti sei spaccato..
Tutto ciò che contenevi é fuoriuscito mischiandosi ai frammenti di te che inevitabilmente si sono ricomposti a creare un nuovo oggetto , qualcosa di veramente scomposto, dal tono cubista,  che non si può vedere in un unica direzione ma che va visto da più punti di vista per essere osservato nella sua interezza (se così si può definire).
Per anni mi sono chiesta
Cosa scatena l'accusa nella testa di chi é Vittima di calunnia?
Forse ero affascinata così tanto dai dipinti di Botticelli che quando andai in visita agli Uffizi rimasi folgorata dalla "Claunnia".
Quasi ti rivedevo in mezzo archi,trascinato dalla bellissima protagonista, pettinata e sistemata dall'insidia e dalla frode,al cospetto di Re Mida.
Forse avrei dovuto capirti, cercare di contestualizzare il malessere che sentivi, di darmi una spiegazione logica a ciò che stava accadendo, ma purtroppo non ci sono riuscita.
Le mie risposte avevano il suono vuoto dei ripetuti tentativi d'una pietra focaia,che umida di pianto , generava scintille per un fuoco alimentato di aspro rancore.
Perché io le vedevo quelle sbarre che ti trattenevano,  e notavo il tuo dimenarti, lo sapevo che tu avevi bisogno di vagare libero, di non essere trattenuto da niente
Ma questo era il riflesso dei tuoi occhi, che sempre ti tradisce.
D'aspetto sembravi un uomo tutto d'un pezzo, e il personaggio che avevi creato ti vestiva come seconda pelle.
Cosa nascondevi così segretamente?
Forse la Fantasia, l'estro,la rivalutazione del genio individuale
Tutto ciò che la società aveva represso , tutto ciò che la società aveva etichettato come sbagliato
Tu eri un uomo, e come tale dovevi arruolarti, essere educato alla vita di sforzi e sacrifici rivolti alla famiglia, essere sposato con una donna dalle grandi doti e soprattutto provare solo sentimenti che potessero definirsi virili
Eri sempre stato un ragazzino un po solitario, di certo non il più ricercato dalle donne( non che ti interessasse) , ti eri costruito una radiolina per collegarti  alle varie radio dall'altra parte del mondo, etutte le volte che ne raggiungevi una, ti arrivava la cartolina dal posto con saluti e ringraziamenti per aver ascoltato.
Costruivi insieme a tuo fratello i vostri mondi immaginari , dove il tempo scorreva in modo diverso e tutto diventava paradosso, quasi a sfuggire da quella realtà ,così schematicada essere soffocante.
Però forse crescendo ti sei sentito tanto distante dalla società,hai imparato a mimetizzarti quando dovevi averci a che fare,così nel lavoro ti sei impegnato, ti sei racchiuso nei lati di un quadrato perfetto, coprendo le irregolarità rendendoti conforme a ciò che stavi per vivere.
Alla fine quello era il posto dove eri nato, dove tuo padre prima di te era stato capo, il luogo dove avresti passato otto ore della tua vita per molti molti anni.
Allora hai dedicato tutto te stesso in questo, fino al giorno in cui le persone che definivi famiglia,  ti hanno tradito puntandoti il dito contro.
Per anni ho provato ad immaginare la sensazione che potevi aver sentito il quel momento, ti ho sempre visto come un emarginato, ai confini del mondo, in quel momento ti ho visto precipitare al di là del confine , ti ho visto sparire oltre l'orizzonte, abbandonarci per un po' e riemergendo in un altra forma.
Una forma come dicevo prima, veramente scomposta e irrazionale, espressione di ciò che provavi.
Gli schemi non esistevano più, e anche se la questione si risolse non ci fu mai un vero e proprio ritorno all'ordine.
Giorno dopo giorno, ti sei alimentato di disordine , hai trovato pace nello stato di alterazione,  dell'alcool, delle fantasie erotiche, nell abbandono musicale
Credimi, se ti dico che vorrei dirti
"Immagina di essere ciò che sei"
"E fallo liberamente"
Perché penso di aver capito cosa ha portato il fiume a strabordare..e forse ti preferisco così come un torrente distruttivo ma libero, anzi che  racchiuso nei tuoi argini.
Ma il tuo essere mi manda in confusione, e anche se crescendo impariamo a rimanere in equilibrio so che nel profondo non ho basi bilanciate so che tutto è sempre molto vacillante , e quest'imprevedibilitá forse  genera molta agitazione.
Non mi fa aggiungere nuovi pezzi alla composizione.
Continuo a domandarmi compulisivamente
Riuscirò a finire il dipinto prima che crolli?
La mia intenzione non è mai stata quella di cambiarti
Ma di sperare in un accettazione a cui non sono mai arrivata.
Ti voglio bene
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ross-nekochan · 1 year
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Oh beh per il cibo forse ho male interpretato il tuo ultimo post in cui dici addio a tante cose che ti piacciono! Però senza dubbio ce ne saranno altre diverse e buone lì. A dire il vero quando ne parli si capisce bene che ti infastidisce l'immagine distorta occidentale del Giappone, non capisco però se a te piace quella realtà, quanto ti ci trovi bene, perché l'hai più volte descritta con veemenza quasi. Ma se riparti è evidente che ti piaccia più di Rovigo! Buona fortuna 🍀
Ci sta che tu abbia mal interpretato, forse mi segui da meno di 5 anni (che è da quando sono tornata)!
Diciamo che mi dà molto fastidio la loro arretratezza anche sul cibo: le alternative vegetali ormai sono ovunque in tutto il mondo, tranne che lì. E anche in questo caso, la visione distorta che li vuole mangiatori di pesce e tofu/soia è completamente errata ed opposta alla realtà.
In definitiva, è un realtà che mi è piaciuta ma che è indubbiamente anche "pesante" da accettare a volte. Molto credo sarà sicuramente determinato dalla cerchia di persone strette che mi farò (e che 5 anni fa hanno reso quell'anno superbello) e dall'ambiente lavorativo.
Non so se mi piacerà più di Rovigo. 😂 Però, di certo una cosa è poter dire di lavorare a Rovigo e un'altra è di lavorare a Tokyo, no?! 😜
In definitiva... boh, vediamo! Quel che sarà, sarà! :)
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randomciabatta724 · 18 hours
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Due idee di merda che ho deciso di condividere perché sì
Epic ma i mangiatori di Loto sono Maranza
Epic ma con i Minions
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giusepperavera · 10 days
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🍤 LA LAMPARA. LIVORNO. 💶 21.50 € Ieri sera abbiamo mangiato alla Lampara a Livorno. Fra appartamenti e parcheggi livornesi si nasconde questa piccola trattoria che propone due menù a prezzo fisso da 15 € che comprendono due portate a scelta dal menù con caffè, acqua e coperto compresi e uno da 20 € con tre portate sempre con caffè, acqua e coperto. (Vino 3 €). Si mangia sia terra che mare, noi abbiamo optato per il mare. In estate si mangia in una corte interna, in un ambiente famigliare e rilassante. Cucina semplice, porzioni da mangiatori. Servizio gentile e simpatico. Se non ce la fate a prendere tre piatti vi consiglio di prendere un primo e secondo piatto. Ottime le seppie con le bietole. Eravamo in due quanto in foto con mezzo litro di vino 21.50 € a persona. Ah mi scordavo, è anche Pizzeria. 🇬🇧 Last night we dined at La Lampara in Livorno. Tucked away among Livornese apartments and parking lots, this small trattoria offers two fixed-price menus: one for €15, which includes two courses of your choice from the menu, plus coffee, water, and cover charge; and another for €20, which includes three courses, also with coffee, water, and cover charge. (Wine is €3). They serve both land and sea dishes, and we opted for the sea. In the summer, you can dine in an internal courtyard, enjoying a family-friendly and relaxing atmosphere. The cuisine is simple, with hearty portions. The service is friendly and pleasant. If you can’t manage three courses, I recommend getting a first and second course. The cuttlefish with chard is excellent. There were two of us, and with half a liter of wine, the total came to €21.50 per person, as shown in the photo. Oh I forgot, it's also a Pizzeria. 👉 La Lampara 📍 Via della Bastia 57, 57127 Livorno LI ☎ 345 935 2768 💶 Menù fisso da 20 € 🍷
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barbaraincucina · 4 months
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I Sarmati: chi sono
I Sarmati sono una popolazione nomade asiatica che dal Caucaso arriva in Europa orientale passando dall'attuale Ucraina. La loro storia non è ben definita e ha un alone misterioso e leggendario. Di loro sappiamo che sono abili nelle tecniche belliche ed equestri (sono infatti proprio i Sarmati ad insegnare ai Romani il combattimento a cavallo, nello specifico la cavalleria pesante e l’uso dei catafratti, armature per il cavaliere e per il cavallo). La loro società è di stampo matriarcale e le donne hanno estrema libertà, sono considerate al pari degli uomini e partecipano alle attività belliche (da cui il mito delle amazzoni). Vivono nei boschi in tende di feltro. Essendo nomadi non coltivano nè allevano, si cibano quindi di frutti spontanei, di selvaggina e di latte di cavalla, tanto da esseri definiti dai Romani i “mangiatori di latte”. La loro pietanza distintiva è il latte fermentato in sacche di pelle, molto simile all’attuale kefir, che anche oggi è un prodotto tipico proprio della zona del Caucaso. Il kefir assomiglia allo yogurt ma è più acido e pungente, con un punta alcolica tanto da risultare quasi effervescente. Quella dei Sarmati, rispetto all’Impero, non è mai stata un’invasione e non sono annoverati tra gli invasori barbarici perché vengono direttamente importati dai romani in quanto utili non solo nel combattimento ma anche per il lavoro nei campi. Si stima che Costantino ne faccia arrivare in pianura padana circa 300.000 proprio perché servono dei coloni (in provincia di Piacenza c’è un comune che si chiama Sarmato).
La cucina romana e le fonti
Siccome i Sarmati hanno lasciato poche testimonianze su come si cibano e non hanno influenzato le nostre abitudini alimentari quanto i Longobardi, quest'anno faremo un'operazione inversa, andremo a scoprire la cucina trovata dai Sarmati quando sono arrivati nella penisola italica, ossia la cucina romana. 
Fortunatamente rispetto al medioevo abbiamo a disposizione molti documenti scritti in cui si parla di cucina, alimentazione e tutto ciò che vi ruota attorno, abbiamo anche un dettagliato ricettario, il De Re Coquinaria di Apicio, composto da ben 10 libri suddivisi per argomenti (I segreti dello chef, Le carni tritate, I segreti dell’ortolano, La raccolta gastronomica, I legumi, I volatili, I piatti più prelibati, I quadrupedi, Il mare, Il pescatore): un vero e proprio manuale di gastronomia che conta circa 470 ricette.
Apicio
Apicio più che uno chef è un ricco romano vissuto nel I sec d.C., appassionato del buon cibo che fa della cucina l’unica sua ragione di vita. Seneca lo accusa addirittura di aver avvelenato un'intera epoca con le sue idee perché i giovani fanno a gara ad iscriversi alla sua scuola di cucina anziché frequentare le lezioni di filosofia e retorica. Insomma si scatena un vero e proprio boom come ciclicamente accade anche ai giorni nostri (vedi Masterchef!). Si diffonde l’idea che un cibo è tanto più gustoso quanto più lontana è la sua provenienza e che se un cibo è buono lo si deve pagare caro. Esiste già la figura del “gourmet”, colui il quale non solo è in grado di capire ed apprezzare il valore di quanto gli è offerto, ma di riconoscerne al primo assaggio la provenienza. Viene stilata addirittura una “categoria d’origine“, in base alla quale le tartarughe devono provenire esclusivamente dall’Arabia, le ostriche dalla Britannia, le melagrane dall’Egitto, il prosciutto dalle Gallie e le verdure dalla Spagna. Curiosità: Apicio è solito ingrassare le oche e le anatre con i fichi da cui ricavare il prelibato fois gras. Ed è proprio in questo periodo che il fegato, fino ad allora chiamato icatur, viene definito ficatum, ossia “trattato con i fichi”.
Purtroppo non è semplice replicare le ricette lasciateci da Apicio, perchè spesso sono indicati gli ingredienti senza le quantità e quando ci sono queste sono indicate in unità di misura diverse dalle nostre, come la libbra (327 grammi) e l’oncia (27 gr), oppure molti ingredienti sono diventati introvabili (certe spezie, ad esempio) o non sono per noi commestibili (come gru, pappagalli e ghiri), ma anche perché alcuni ingredienti oggi sono usati in modo diverso (ad es per i romani il riso è un addensante). Ovviamente anche i metodi di cottura moderni sono molto diversi quindi oggi, come l'anno scorso, vedremo alcune ricette di ispirazione romana che saranno riadattate ai gusti, agli ingredienti e ai metodi di cottura attuali.
L'anno scorso abbiamo visto nel dettaglio gli ingredienti base, quest'anno per non ripetermi preferisco concentrarmi sui pasti. Gli ingredienti a disposizione sono circa gli stessi, perchè fino alla scoperta dell'America ci saranno poche novità.
I pasti
Quella romana è una dieta mediterranea quasi vegetariana a base di olio, vino e grano che si evolve nel tempo. In epoca regia e repubblicana la cucina è semplice e povera (parola d’ordine: frugalità, da fruges, prodotti della terra). In epoca imperiale, con lo sviluppo del commercio, arrivano nuovi generi alimentari e la cucina, almeno per i ceti sociali più abbienti, diventa ricca, a volte quasi esagerata (parola d’ordine: lusso), difatti tutti noi se immaginiamo i romani a tavola li vediamo impegnati in pantagruelici banchetti. 
I pasti che scandiscono la giornata degli antichi romani sono 3, come oggi: colazione, pranzo e cena (ientaculum, prandium, coena). La colazione è abbondante ed energetica, oggi diremmo “all’americana”, a base di latte appena munto, pane, formaggio (soprattutto ricotta), salumi, avanzi del giorno prima, dolci (ad esempio le adipata, paragonabili alle nostre brioche o meglio ancora ai maritozzi, cucinate dai fornai, pistor, e vendute a pochi soldi). La colazione si consuma sine mensa, ovvero senza apparecchiare la tavola, o per strada. Rispetto alla nostra colazione manca ovviamente il caffè. Il pranzo, si consuma in piedi e velocemente, spesso nelle osterie e taverne, i thermopolia, che potremmo paragonare ai nostri fast food, dove non solo è più comodo e sbrigativo che mangiare a casa, ma spesso anche più economico (dobbiamo anche considerare che non tutte le case avevano una cucina come oggi). Il pasto più importante della giornata è quindi la cena, che si consuma a casa propria o di altri, con familiari e amici, e che riflette il piacere dei romani per lo stare a tavola (ci riferiamo ai ceti più abbienti). I banchetti diventano uno status symbol e un'occasione sociale per accordi politici ed economici, per vedere e farsi vedere, per tessere relazioni sociali e ostentare la propria ricchezza. I romani ricchi organizzano banchetti molto di frequente, ma non è solo un’abitudine, è piuttosto una regola sociale. Col tempo diventano così esagerati che vengono varate addirittura delle leggi, le Leggi Suntuarie o cibarie, proprio con lo scopo di limitare gli eccessi e l’ostentazione anche sul piano alimentare (regole sul numero massimo di commensali, di spesa, di ingredienti, che però non vengono mai rispettate). Lucullo ancora oggi viene ricordato come simbolo di questo sfarzo sfacciato da cui l’aggettivo luculliano.
Il banchetto e il triclinio
Il banchetto si consuma prima del calar del sole, quindi l’ora cambia a seconda delle stagioni, nel triclinium ossia nel locale dedicato al consumo della cena che prende il nome dal suo arredo principale, il triclinium appunto, un letto a 3 posti su cui stanno sdraiati i commensali. I triclini sono disposti a ferro di cavallo e nel centro viene servito il cibo già porzionato su grandi vassoi. Gli ospiti stanno stesi appoggiati al gomito sinistro e si servono con la mano destra. Quella di cenare sdraiati è una moda greca importata nel II sec. a. C. che resta comunque prerogativa dei ricchi, i poveri mangiano seduti. Inutile ricordare che l’alimentazione è fortemente differenziata in base al ceto sociale e alla disponibilità economica (vale il detto del filosofo greco Diogene: “il momento migliore per mangiare è, se uno è ricco, quando vuole, se uno è povero, quando può”). Le ville più sontuose hanno più sale da banchetto, ad esempio triclinium estivo, invernale, esterno o interno, tutti riccamente decorati e impreziositi. Il triclinium rappresenta la gerarchia sociale anche nell'assegnazione dei posti a tavola che non è mai casuale; perfino il cibo o il vino possono essere diversi a seconda dei commensali, il che non è assolutamente considerato discriminatorio, è semplicemente lo specchio della società. I commensali indossano una veste comoda, stanno scalzi ed entrano nella stanza sempre col piede destro (gli antichi romani sono molto scaramantici). Spesso si portano il proprio tovagliolo che serve anche per portare via gli avanzi (una doggy bag ante litteram!). Si mangia con le mani quindi sono previste coppe di acqua profumata per lavarsele tra una portata e l'altra. Sono messe a disposizione anche alcune posate, come cucchiai, coltelli e stuzzicadenti di argento (con un lato appuntito per i denti e uno ricurvo… per le orecchie!) ma non le forchette (ancora non esistono). Il vino è sempre molto abbondante e bevuto in grandi quantità, viene servito in brocche e bicchieri, è corretto con miele, spezie, frutti rossi, petali di rosa, aghi di pino e anche allungato con acqua. Il banchetto può durare dalle 6 alle 8 ore, prevede infatti molte portate, che tra poco vedremo nel dettaglio, e termina con la commissatio ossia un fine pasto di musica, danze, fiaccolate, ancora vino e, a volte, anche orge.
Il galateo
Il galateo è abbastanza disdicevole tant'è che sono concessi, anzi graditi, rutti e flatulenze, che sono considerati salutari. Siccome il banchetto dura molte ore può capitare che i commensali si facciano portare un pitale “a tavola” per fare pipì o che schiaccino un pisolino. Briciole, ossa, gusci, lische e tutte le parti non commestibili vengono buttate sul pavimento che non è mai spazzato, sempre per scaramanzia (lo possiamo vedere in molti dipinti e mosaici). Infine, per poter mangiare il più possibile, a volte ci si provoca il vomito con una piuma per poter ricominciare a mangiare (Seneca nel I sec con disappunto scrive: “mangiano per vomitare, vomitano per mangiare”). Alla lunga queste abitudini non sono affatto salutari infatti soffrono di indigestione, alitosi, ulcere, ittero ma anche tumori e saturnismo ossia avvelenamento da piombo (usato per le pentole e per dolcificare il vino).
La cucina
Il cibo viene preparato e servito dai servi. La cucina è separata dal resto della casa, per sicurezza (incendi) e per gli odori. E' dimensionata in base alla ricchezza e alla dimensione della famiglia. Il fulcro è il banco di cottura di pietra sul quale vengono poste delle tegole, che trattengono il calore, e quindi le braci. Le pentole vengono poste a contatto o su dei treppiedi. Sotto al bancone è posta la legna da ardere. Questa non brucia nel focolare ma in un forno apposito, usato anche per il pane, i dolci e gli arrosti. E' sempre presente anche un bacino circolare con acqua corrente. I corrispondenti dei nostri piccoli elettrodomestici sono una macina manuale ad andamento rotatorio (per legumi e cereali) e il mortaio. Le pentole sono di terracotta o di bronzo e quelle fondamentali sono l'olla con coperchio (un vaso di terracotta dalla forma panciuta, usato soprattutto per bollire le verdure), la pentola (un paiolo metallico di grandi dimensioni) e il tegame, basso e largo spesso rivestito di argilla per renderlo antiaderente. Le cotture sono sempre lunghe e ripetute, passando spesso da una pentola all'altra.
Il cibo viene acquistato nei negozi alimentari attorno al foro, la piazza, nei mercati specializzati (il forum boarium per il bestiame, pescarium per il pesce, olitorium per frutta e verdura) e nei granai (per cereali e legumi). Tra gli esercizi commerciali vale la pena annoverare il pistrinium, il panificio, per pane, focacce e dolci. Il pane è di varie qualità, impastato con varie tipologie di frumento, soprattutto col farro, con aggiunta di semi, frutta secca, miele, latte, ricotta. Il pane ha sempre una forma rotonda a spicchi perchè viene “segnato” prima di essere infornato così da poter essere poi comodamente spezzato con le mani (questo cibo non deve mai essere toccato da una lama tagliente, sempre per scaramanzia). Il pane dura molti giorni quindi viene poi intinto in olio, vino o nella zuppa. Tra i pani più famosi vale la pena ricordare il libum, a base di ricotta e cotto su foglie di alloro, e il panis artolaganus, un pane delle feste molto ricco, con miele, mandorle e uvetta. Una curiosità: esiste anche un pane destinato ai cani, fatto con la crusca, il panis furfureus. Nel foro è presente anche la mensa ponderaria (pesa pubblica) con una bilancia e/o una stadera per verificare i pesi delle merci così da prevenire le frodi commerciali, ma anche sanitarie e alimentari. L'olio, proprio come oggi, è uno dei beni più adulterati: spesso è allungato con lardo liquefatto e “aggiustato” con spezie e radici.
Il menù del banchetto
Roma ha creato la prima grande cultura europea del cibo, ha inventato la ristorazione veloce (l’antenato del fast food coi thermopolia) e l’aperitivo con le gustatio (vedi oltre), ha fatto fiorire la tradizione dei grandi cuochi ponendo le basi della raffinata cucina italiana. Ricostruire oggi un banchetto romano è un’operazione multidisciplinare nella quale rientrano gli scavi archeologici e i loro reperti, le rappresentazioni da affreschi e mosaici, i testi letterari, gli epigrammi e i poemi, i trattati di agricoltura e i ricettari veri e propri, come appunto quello di Apicio.
Il banchetto prevede di norma 7 portate suddivise in antipasti e stuzzichini (gustatio), i primi, le carni e i pesci e quindi i dolci (secunda mensa, così chiamata perché a questo punto si cambia il piatto). Inoltre una cena che si rispetti va “ab ovo usque ad mala” (Orazio), ossia dall'uovo fino alle mele, alla frutta (che è diventato anche un proverbio per dire “dall’inizio alla fine”). Il gusto prevalente è agrodolce, una cucina mimetica, una commistione di sapori, soprattutto aceto e miele. Sono largamente utilizzate le spezie e le erbe aromatiche, per impreziosire e arricchire tutte le pietanze (ma anche per camuffare i sapori di ingredienti mal conservati). E’ una cucina curiosa e sperimentale che sfrutta tutti gli ingredienti commestibili a disposizione, tra i più particolari vale la pena ricordare le tartarughe, le mammelle e le vulve di scrofa, i ghiri e qualsiasi tipo di volatile, cigni, fenicotteri, aironi, pavoni, pappagalli. In questa ottica le salse assumono un ruolo centrale perché con esse si possono ottenere una varietà infinita di pietanze. Le salse vengono chiamate ius, nel significato di mescolanza e guazzabuglio, la stessa parola che viene usata per le leggi (...). Si preparano salse per la carne, per il pesce, per le fritture, salse calde, salse fredde a base di numerosi ingredienti e spezie esotiche, rare e costose. La salsa non ha soltanto lo scopo di stupire per la varietà e la combinazione dei sapori ma anche evidenziare l’agiatezza dell'organizzatore del banchetto. Tutte le salse hanno tre ingredienti comuni: il miele, il pepe e il garum. Il garum è un condimento, l'antenato della nostra colatura di alici, ha origine greca, è prodotto dalla fermentazione del pesce azzurro e delle sue interiora sotto sale (per molti giorni al sole), quindi ha un sapore forte e pungente, molto sapido e intenso. Si utilizza puro o miscelato con acqua, vino o aceto. Viene aggiunto per dare sapidità a tutti gli altri ingredienti.
Le ricette
Dopo questa lunga ma necessaria introduzione arriviamo al dettaglio delle ricette che ho scelto per oggi. Non potendo dilungarmi per 7 ore come in un banchetto romano, ho deciso di illustrare 4 ricette: un antipasto, un primo, un secondo e un dolce.
Come antipasto ho pensato ad un’insalata di uova sode (molto usate e considerate inizio obbligato di ogni banchetto) e cicoria (una della verdure più apprezzate perché considerata curativa) condita con una salsa a base di acciughe (garum), olio di oliva, aceto, miele, pepe.
Come primo le lagane, le antenate delle nostre lasagne, costituite da strati di pasta di farina e acqua tirata molto sottile a mattarello e cotta al forno (simili al pan carasau sardo) poi farcita a strati con verdure e legumi (porri e ceci) e ripassata in forno (a proposito di primi bisogna tener presente che i romani non usano la pasta secca nè la pasta all’uovo bollite in acqua, il primo più diffuso resta la zuppa, puls). Curiosità: in alcune regioni del sud italia il matterello si chiama ancora oggi laganaturo e si cucinano ancora lagane e ciceri (ceci).
Come secondo un volatile, non un pappagallo o un cigno, ma un’anatra accompagnata da una salsa apiciana agrodolce a base di spezie e datteri (l’antenata della Worcester, una salsa dolce e salata che può accompagnare qualsiasi cosa, carne e pesce). I datteri sono i frutti più antichi coltivati dall’uomo, fondamentali perché molto energetici. (Si narra che Alessandro Magno durante la sua spedizione in Asia fu costretto a fermarsi in un’oasi nel deserto con i soldati stremati. Un saggio locale offrì loro dei datteri e questi si sentirono subito rinvigoriti tanto che Alessandro Magno ordinò che palme da dattero fossero piantate in tutte le sue provincie.)
Per finire un dolce con un ingrediente importato dai sarmati. Mi sono divertita a immaginare che nella cucina per il nostro banchetto ci sia un cuoco di origine sarmata che cucina secondo le sue tradizioni una frittella a base di kefir, un pancake ante litteram accompagnato da miele, semi di papavero e mele. Ab ovo usque ad mala!
Con queste parole tratte dalle Satire II 8, il poeta Orazio descrive un banchetto per un’occasione importante, poco prima della fine del I secolo a.C.
“Come antipasto cinghiale lucano:
era stato cacciato al levarsi dello scirocco,
così diceva il padrone di casa;
A far da contorno ravanelli piccanti, lattuga, radici, cose da stuzzicare
Lo stomaco svogliato, raperonzoli, salsa di pesce e vino di Coo.
Sparecchiata questa portata,
Un valletto in veste succinta
Deterse con uno straccio color porpora
Il piano d’acero della mensa…
…. Mangiavamo uccelli, frutti di mare, pesci,
Che nascondevano un gusto diverso da quello consueto…
… come quando mi furono serviti
Filetti di rombo e di pesce passero
Di un sapore per me inusitato…
… Viene allora servita, lunga distesa nel piatto,
Una murena, guarnita di gamberetti in umido.
E subito l’anfitrione: “E’ stata presa gravida,
Perchè una volta deposte le uova,
La sua carne sarebbe peggiorata”.
(Orazio, Satire II 8, Mario Ramous, Garzanti, 1987)
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newsnoshonline · 5 months
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Piante intelligenti? Studi controversi sull'intelligenza delle piante esplorati in un nuovo libro Un nuovo approccio alla comprensione delle piante Durante la pandemia di COVID-19, cresce l’interesse per le piante e la loro presunta intelligenza, tema affrontato con passione da Zoë Schlanger nel libro “I Mangiatori di Luce”. L’autore si interroga sulle capacità cognitive delle piante e sulla loro reattività all’ambiente circostante. Controversie e studi sulla vita vegetale Schlanger fa riferimento al libro del 1973 “La vita segreta delle piante”, che ha suscitato polemiche tra botanici e scienziati per le sue tesi considerate pseudoscientifiche. Tuttavia, negli anni sono emersi studi che dimostrano la capacità delle piante di rispondere a stimoli esterni e interagire
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gaetaniu · 6 months
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I paleontologi riscoprono l'enigmatico Pareiasauro nano
Ricostruzione artistica di Nanoparia luckhoffi. I Pareiasauri erano un gruppo enigmatico e diversificato di animali mangiatori di piante del medio e tardo Permiano. Il pareiasauro nano Nanoparia luckhoffi viveva nell’attuale Sudafrica circa 255 milioni di anni fa. Fino ad oggi, questa specie era sfuggita a una descrizione anatomica completa sin dalla sua iniziale individuazione da parte del…
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saazrestobar · 6 months
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Deliziosi piatti indiani senza glutine per stuzzicare le tue papille gustative
La richiesta di piatti indiani senza glutine è cresciuta notevolmente negli ultimi anni, una volta che molte persone hanno acquisito conoscenze sulle intolleranze al glutine e sulla celiachia. Fortunatamente, la cucina indiana ha un ampio elenco di alternative senza glutine che stuzzicheranno le tue papille gustative.
Travolti da spezie saporite, colori vivaci e gusto abbondante, i pasti indiani senza farina non solo soddisfano il desiderio della pancia, ma forniscono anche nutrienti elevati. In questo blog, il nostro obiettivo sarà quello di accompagnarvi in un gustoso tour dei piatti indiani senza glutine di Saaz Restobar. Ciò metterà un fuoco di sapori nella tua bocca e ti aprirà gli occhi sulle spezie di questa cucina.
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Chana Masala
Il chana masala è un piatto popolare dell'India settentrionale preparato con ceci bolliti con spezie, pomodori, cipolle ed erbe aromatiche. È intrinsecamente privo di glutine e contiene tonnellate di proteine e fibre, il che gli conferisce un po' di peso e benefici nutrizionali. Servilo con riso basmati al vapore o naan senza glutine per un pasto abbondante.
Palak Paneer Il Palak paneer è un piatto dalla consistenza calda e dall'odore gradevole a base di spinaci cotti con spezie indiane e paneer a dadini (ricotta indiana). Questo piatto vegetariano è uno dei preferiti sia dai vegetariani che dai mangiatori di carne. Abbinalo a roti o riso senza glutine e diventa una ricca crema spalmabile.
Dal Tadka Dal tadka è un curry di lenticchie che appaga l'anima con tadka masala stagionato composto da cumino, semi di senape e peperoncini rossi. Il pasto senza glutine che è anche gustoso è oltre che nutriente e contiene buone quantità di proteine, vitamine e minerali. Accompagnalo con riso al vapore o focaccia senza glutine a tua scelta per un piatto abbondante.
Baigan Bharta La bharta di melanzane affumicate e piccanti è un piatto preparato arrostendo melanzane con pomodori, cipolle e alcune spezie. I fagioli neri senza glutine daranno al tuo piatto un sapore pieno e si abbineranno bene con riso integrale/quinoa. È un posto assolutamente unico per coloro che apprezzano il gusto autentico di un diverso tipo di cucina indiana.
Avvolgendo I piatti indiani senza glutine ci regalano una ricca cultura alimentare in cui sono disponibili diversi piatti gustosi e salutari per soddisfare diverse preferenze e diete. Che tu preferisca il curry delicato, medio o piccante, puoi assaggiare un piatto che farà cantare il tuo palato. Attraverso l'induzione dei gusti e delle spezie culinari indiani, puoi esplorare una varietà di piatti senza glutine che portano più gioia alle tue papille gustative e una vita più sana.
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