Tumgik
#metamoro ship
misskyeyes · 2 years
Text
Tumblr media
“Siete sempre stati ossessivi, tutti e tre. Tu, lui, Pietro e questo maledetto rapporto inestricabile che vi legava. Sempre a ruotare uno intorno all'altro, a proteggervi a vicenda. Sai pure tu che le cose tra voi non erano proprio normali. Vi siete amati in un modo che... tu non sai quanto è stato difficile accettarlo. Accettare di non essere la seconda scelta, addirittura la terza. Prima veniva Pietro, poi tu, e solo dopo di voi venivo io. E ha ripetuto lo schema con quella povera stronza di Marisa, solo che lei non se n'è accorta, perché non vi ha conosciuto come vi ho conosciuto io. Pensa che Nadir sia fatto così e basta, ma non sa che è in grado di amare poco per volta, che deve sacrificare qualcuno per fare spazio a qualcun altro. E non ha mai sacrificato voi due. Tu e Pietro siete stati le uniche persone a cui lui abbia mai dato tutto.”
Inspired by Valentina D'Urbano, Tre Gocce d'Acqua.
Elisa as Celeste / Fabrizio as Pietro / Ermal as Nadir
8 notes · View notes
enter-the-bear-circle · 8 months
Text
Ok last poll and then I'm back to radio silence or ghaliposting
126 notes · View notes
breaddo · 1 year
Note
I didn't know there is an official stance on eurovision rpf from Ermal Meta and now I'm kinda scared to ask. (please tell me more 😳)
dear anon, i am ALWAYS happy to share my knowledge as an amateur nonitalian metamoro scholar with you 💛
Tumblr media
i don't think he ever had any sort of Official Statement™️on the matter. pre-2020 the most I remember is him writing his masterpiece "avete rotto il cazzo" tweet back in Ye Old (2018) which I believe was in response to a "scusa ma ti chiamo amore" movie poster edited so that the couple shown was ermal and fabrizio, so at that point the lot of us assumed he was not a fan of the whole thing. i get him though because i watched that movie solely for The Bit and it was not even worth the commitment to The Bit
he DID since bring it up again when he did his birthday instagram live in 2020 when he brought up the shipping thing to fabrizio directly, telling him there were people who thought they were secretly in a relationship, to which both of them were kinda just like "yeah it's whatever lol"
so theoretical stance is he didn't like it at first but has since become more cool with it👍❓but he's forever to me the guy in my mind whose dick will break within 100 miles of a metamoro shipper
8 notes · View notes
avenger-hawk · 2 years
Note
hi! would you mind sharing the ship you were referring to in the ask? you got me curious and want to look them up, maybe i could get interested in them too
Oh it's embarrassing hahaha. It's Metamoro, a Real Person Ship of an obscure duo of italian singers loool, if you're European you can look for them, they participated in Eurovision 2018. There was a relatively active fandom in Europe, in the beginning it looked like they really had feelings for each other but ofc it was just fans discussing moments and interactions between them at first, then writing fanfics. But, Italy is homophobic so even fans started bitching and the fandom died down, or rather, ppl still ship them and look for clues every time they make a new song (spoiler: there are lol) but they don't say it openly anymore.
Anyway if you look for Metamoro in Sanremo 2018 there is a lot of shipper material hahah. I even wrote fics for them, I'm kind of proud they're cool lol
2 notes · View notes
Metamoro, Amadello, Blamhood. The great Sanremo ships. But what about Ghali x Ricciolino. When are we gonna recognise the clear gay couple of this Sanremo edition.
1 note · View note
Text
Dolcetto o Scherzetto aka la notte del citofono maledetto
Inzomma, ormai mi odierete tutty ma ecco qua, così, un po’ di sano quel-che-mi-è-quasi-successo-ieri e di metamoro. Au con ambientazione bolognese perché sì.
Enjoy
Come ogni anno, i giorni si ripetono, quasi tutti uguali. Lezioni, esami, Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi, ultimo dell’anno organizzato per l’appunto all'ultimo minuto, mare in estate, freddo bolognese in inverno e siamo tutti contenti insomma.
Questo significa che, una volta all’anno, si ripete però anche una delle notti che Ermal Meta più odia al mondo : la notte del 31 Ottobre.
Ah, Halloween.
La notte in cui le strade si riempiono di gente in costume troppo grande per fare stronzate del genere, mentre gli universitari si stipano in discoteche e bar e case a bere.
La notte dove orde di bambini con costumi ridicoli si muove in branco sorvegliata da pattuglie di genitori per suonare campanelli al grido di “dolcetto o scherzetto?” e dove, passeggiando per strada e incontrando i gruppi di adolescenti che si collocano a metà tra le due categorie di adulti e bambini e che quindi non hanno esattamente un passatempo predefinito, sorge spontanea la domanda:
“Ma questi dannati petardi non se li possono infilare nel-eh scusa ti ascolto!”
Ed eccolo lì: telefono appoggiato all’orecchio e sguardo torvo rivolto a un gruppo di suddetti adolescenti, Ermal si aggira per le strade umide della stramaledetta Bologna, cercando il loco designato per la festa.
Festa a cui non voleva andare ma a cui è obbligato a partecipare a causa della perdita di una scommessa con il suo coinquilino.
In costume, peraltro.
In costume, a una festa a cui non voleva andare, organizzata da un tipo che non conosce, per di più.
Buon Halloween, Ermal.
E la cosa migliore di tutte è che si è anche perso perché, in tutto questo, ha finito pure i giga a furia di usare il telefono causa modem rotto che nessuno si è ancora preso la briga di venire a sostituire nonostante le assillanti chiamate e mail.
Come se in quanto universitario a lui non servisse internet eh.
Perciò è da venti minuti al telefono con Marco che, da tutt’altra parte, sta cercando di guidarlo nella direzione giusta.
Ad Ermal stanno venendo i nervi
E parecchio anche.
Il fatto è che, come al solito, gli altri sono andati a sistemarsi per la festa tutti insieme e, come al solito, hanno finito ad essere in ritardo clamoroso.
L’unico più o meno in orario è lui che dopo aver passato un pomeriggio a studiare è tornato a casa, si è fatto la doccia e si è infilato il costume, costituito dal massimo che è stato disposto a mettersi: camicia bianca-ridicola a suo parere, con le maniche a sbuffo e i cordini, ma almeno è una camicia- pantaloni neri, scarpe scure e un mantello nero. La dentiera si è rifiutata di metterla.
“E per il pallore e le occhiaie sei già apposto di tuo!” aveva detto Francesco soddisfatto, guadagnandosi un’occhiataccia che avrebbe potuto ucciderlo e tumularlo seduta stante.
“Senti Dracula, svolta a destra e prova a vedere se c’è la via” si sente dire al telefono ed è sbuffando e rabbrividendo che svolta, sospirando di sollievo quando finalmente il cartello rispecchia la sua destinazione
“Sì, ci sono” afferma, iniziando a camminare “ora ce la faccio. Ci  vediamo dopo. E muovetevi” dice, prima di chiudere la chiamata e proseguire a passo di marcia verso il numero 104
Quando ci arriva, si accorge con orrore di non sapere a che campanello suonare.
O meglio, dovrebbe saperlo, ma non se lo ricorda perché non stava prestando attenzione.
Ma, a dire il vero, i campanelli provvisori sono solo due e dato che gli pare di aver capito che gli altri sono tutti fuorisede come loro, è probabile che sia uno di quelli, no?
Li osserva, cercando di decidere cosa fare, fino a che non legge un nome che gli pare di ricordare e suona
Mal che vada, sbaglia
Niente
Nessuno risponde
Irritato, suona di nuovo ed ecco che mezzo minuto dopo una voce risponde “Siiii?” in maniera scazzata mentre una musica in sottofondo quasi copre le sue parole
Ok, musica uguale festa quindi forse ha azzeccato
“Emmmm...” balbetta piano “Sono Ermal?” dice titubante “Sono un amico di Francesco lui-sono qui per la festa” spiega infine
“Si.... cesco..... esta!” risponde la voce, in quello che pensa sia un assenso alle sue parole “certo...ali pure....to piano!”
“Aspetta non ho-” cerca di dire, ma prima che possa dire che non ha capito a che cazzo di piano deve andare il citofono si chiude e il portone scatta, lasciandolo al suo destino.
Sbuffa, infreddolito, spingendolo ed entrando
Di citofonare di nuovo non ne ha voglia e poi, in teoria, non sarà difficile trovare la festa, no?
To piano. Quindi... quarto, quinto o sesto, immagina. Beh, basterà provarli tutti e tre.
Così sale in ascensore e preme il pulsante per il quarto, lanciandosi un’occhiata allo specchio e sbuffando al suo riflesso che trova piuttosto ridicolo così, mentre sembra venuto fuori da un romanzo del milleduecento. Che palle.
Al quarto piano, trova il nulla.
Fortunatamente, quando le porte dell’ascensore si aprono al quinto, sente una musica provenire da li e, sbirciando, trova una porta aperta da cui proviene suddetta musica.
Bene, ecco qua.
Esce sul pianerottolo, titubante, avvicinandosi piano alla porta, non sapendo cosa fare, se entrare o bussare o cosa, ma per fortuna ecco che dopo pochi secondi di stallo in cui si sente un coglione, qualcuno compare sulla soglia
Tale qualcuno è un ragazzo, un poco più grande di lui, le braccia nude ricoperte di tatuaggi e un buffo cappello in testa, che lo guarda, inclinando appena il capo.
Si fissano, in silenzio, prima che lui si illumini con un sorriso enorme “Sei qui per la festa tu, sì?”
Ed Ermal sospira e annuisce, sentendosi appena in imbarazzo
“Si... sono... cioè... un mio amico...io... sono Ermal” si risolve a dire, dandosi dell’idiota perché ha balbettato, tendendo la mano al ragazzo che gli sorride ancora di più mentre gliela stringe e si fa da parte per farlo passare “Fabbbbrizio, entra entra” gli fa cenno, mentre dietro di lui, dalle scale, sbucano altre persone, che sorridono e salutano entrando subito nella casa al suo seguito, Fabrizio che a sua volta ricambia strette di mani e nuovi convenevoli
Ermal si guarda attorno, appena imbarazzato, prendendo il telefono per controllare se gli altri sono in cammino, ma trova solo un messaggio di Marco che lo avvisa che sono super in ritardo. Ecco qua.
“Vieni accomodati” gli dice Fabrizio e lui, appena in imbarazzo, lo segue: guardandosi attorno si rende conto che alla festa sono quasi tutti più grandi di lui, ma non è un problema questo. Solo... non conosce nessuno
La musica suona mentre Fabrizio lo conduce in una stanza, dove sono ammucchiati zaini e cappotti vari
“Lascia pure la giacca qua” gli dice, sorridendo “il padrone di casa si sta a fa’ la doccia, però poi arriva” gli spiega poi mentre Ermal annuisce, posando la giacca
Non ha cuore di dirgli che lui, il padrone di casa, manco lo conosce
Quando ha finito segue Fabrizio in un’altra stanza, dove c’è molta più gente e un tavolo ricolmo di cibo e bevande.
“Serviti pure” raccomanda Fabrizio prima di sparire, rincorrendo un amico che lo richiama con un gesto, senza lasciare la possibilità di chiedere qualcosa
Ed eccolo la, fermo come un coglione in una stanza piena di gente sconosciuta.
Beh, tanto vale aspettare gli altri seduto su una sedia.
Ne adocchia una libera in fondo alla stanza, e ci si dirige.
Qualcuno gli fa un cenno di saluto mentre passa, qualcuno lo ignora.
Comunque, va a schiantarsi sulla sedia e guarda ancora il cellulare, senza trovarvi nulla se non la batteria quasi scarica.
Sospira, preparandosi a una lunga, lunghissima attesa
E infatti, mezz’ora dopo è ancora la, seduto sulla sedia, senza nessuno che gli parli, senza nessuno che conosce
Guarda nervosamente il telefono, con il “Prima o poi arriviamo” di Marco che risale a un quarto d’ora prima e sospira, massaggiandosi piano la base del naso
“Nun te stai a divertì molto eh?”
Alza gli occhi a quella frase, ritrovandosi davanti il ragazzo di prima, Fabrizio, che lo osserva con una birra in mano, che gli tende
“No” ammette piano “Non molto” dice sconsolato, guardandolo sedersi accanto a lui mentre recupera la birra con un “grazie” leggero
“’O vedo” risponde l’altro “non ti sei mosso da qua da quando sei arrivato... com’è che non conosci nessuno?” gli domanda cosa a cui Ermal risponde con uno sbuffo
“I miei amici devono ancora arrivare” spiega, alzando gli occhi al cielo “Sono sempre in ritardo” spiega poi, irritato, mentre la risata di Fabrizio si fa appena sentire, leggera, a quelle parole
“Un classico” dice, prima di voltarsi, per guardarlo meglio “Che dovresti essere tu?” domanda poi, indicando il suo costume
“Dracula, in teoria” replica Ermal, grattandosi appena il collo, che prude per colpa di quella camicia mentre Fabrizio lo guarda annuendo
“Il vampiro. Giusto?” chiede ed Ermal annuisce anche se è un po’ perplesso che ci sia stato bisogno di precisarlo
“E tu?” chiede poi, confuso dal suo abbigliamento: ha addosso un paio di jeans scuri e una maglia con le maniche tagliate, in vita una camicia a scacchi neri e rossi, e quello stupido cappello ancora in testa a nascondere dei ciuffi scuri. Anche sforzandosi, non riesce a capire cosa sia
A parte un gran fregno
“Io so me stesso” ride l’altro, bevendo un sorso di birra “Nun me piace molto Halloween” spiega poi mentre Ermal annuisce entusiasta
“Nemmeno a me” conferma “Mi sono dovuto vestire perché ho perso una scommessa ma sto odiando ogni minuto, credimi” dice, prima di prendere un sorso di birra a sua volta, socchiudendo gli occhi
Almeno ha da bere, ora
Voleva aspettare almeno gli altri ma... a questo punto, tanto vale. Meglio l’alcol che la solitudine.
Mentre beve, si sente lo sguardo di Fabrizio addosso per cui si rivolta per osservarlo meglio, sorridendo
“Che c’è?” chiede, allungando appena una gamba davanti a se con noncuranza, stiracchiandosi
Lo osserva, mordendosi piano il labbro, cercando di valutare le proprie opzioni
Ok forse è decisamente troppo sobrio per iniziare a flirtare pesantemente ma Fabrizio è un bel ragazzo e quantomeno gli sta parlando quindi può tastare un po’ il terreno, no?
Beh, sì.
Mal che vada... chissenefrega
E poi o è parlare con lui o è morire di noia quindi tanto vale tentarla
Anche perché, pensa, Fabrizio non gli avrà offerto una birra per pura e semplice gentilezza giusto?
“Niente” replica l’altro, scrollando le spalle e leccandosi piano le labbra “Allora...tu non sei di qui vero?” gli chiede
E così, Ermal si volta del tutto e inizia a parlare con lui, avendo cura, ogni tanto, di rivolgergli qualche piccolo gesto: leccarsi le labbra, scostarsi piano i ricci, inclinare appena il capo, sorridere.
E Fabrizio, c’è da dirlo, gli da corda.
Parla con lui, sporgendosi appena per ascoltarlo meglio, sorridendogli, il viso che pur nella penombra della stanza si rivela bello, con quella barba appena accennata e le lentiggini
Parlano di tutto: da dove vengono, cosa fanno, cosa gli piace. Di musica, di cinema, di studi e lavori.
Tanto che Ermal, a dire il vero, si dimentica anche che devono arrivare i suoi amici
Il tempo scorre e la birra scende mentre le aspettative di una serata piacevole si alzano sempre di più ed è solo quando si alza per andare in bagno che si accorge che è passata più di un’ora da quando ha guardato il telefono
Perplesso, si guarda attorno.
Nessuno: di Marco o Francesco o qualcuno degli altri non c’è assolutamente traccia.
Corruga la fronte in una ruga di preoccupazione, dirigendosi verso il bagno e tirando fuori il telefono che trova spento.
Sbuffa, irritato: non si dovrebbe preoccupare troppo, eh, ma l’essere ancora solo e la batteria scarica gli hanno rovinato un po’ l’umore che la birra e Fabrizio gli avevano tirato su.
E’ brillo, si, ma non abbastanza da non capire che c’è qualcosa che non va in quasi due ore di ritardo
Perciò, quando torna indietro, si avvicina a Fabrizio e chiede “senti non è che hai una presa?” sventolando il telefono scarico
“Si, vieni” annuisce l’altro, alzandosi, accompagnandolo nella stanza di prima e facendogli un cenno verso il muro
“Grazie” sospira Ermal, attaccando il telefono, chinandosi per farlo “I miei amici non sono ancora arrivati e io-” inizia a dire, interrompendosi però quando si volta
Fabrizio è appoggiato allo stipite della porta ora chiusa, e lo guarda, il viso appena arrossato per l’alcol e un sorriso sottile sulle labbra
Inclina appena il capo Ermal, arrossendo appena di fronte a quello sguardo che non sembra solo vederlo, ma studiarlo e quasi... spogliarlo.
Non che se ne stupisca troppo: è dall’inizio della loro conversazione che stanno giocando a quel gioco e evidentemente ha fatto centro perché se ora sono lì e si osservano in quel modo vuol dire che sono ambedue sulla stessa lunghezza d’onda.
Deglutisce, le dita ancora premute ad accendere il telefono, ma lo sguardo rivolto solo a lui, che lo osserva, indeciso su cosa fare apparentemente
Perciò, si morde piano il labbro, guardandolo intensamente come a dire, vieni avanti dai
Non che non sia più preoccupato ma l’alcol e il modo di Fabrizio di guardarlo gli fanno mettere da parte momentaneamente l’urgenza
Per un paio di minuti... non succede nulla, giusto?
Fabrizio si tira su, iniziando a camminare e posando la birra che ha ancora in mano su una scrivania, mettendosi poi le mani in tasca
“Toglimi una curiosità” dice Fabrizio, avvicinandosi a lui lentamente “Com’è che funzionava con i vampiri? Ti devono mordere per trasformati, giusto?” chiede, cosa che spinge Ermal ad annuire, un ghigno che gli si dipinge piano in faccia a quella domanda
“Perché” chiede piano, leccandosi le labbra quasi senza accorgersene “Hai paura che ti morda?” scherza, guardando Fabrizio farsi sempre più vicino, arretrando più per istinto che per altro
“Mh” risponde solo l’altro, arrivando a mezzo passo da lui, i loro respiri che si mischiano nell’aria immobile e fresca della stanza “Ma che succede se invece un vampiro ti bacia?” chiede, cosa che fa aumentare il ghigno sul viso di Ermal, che si inclina appena mentre si sporge delicatamente verso di lui
“Non saprei” dice, ponderando la cosa come se fosse una domanda seria prima di dire “vuoi scoprirlo?”
Fabrizio ride piano a quella cosa, annuendo appena “scopriamolo” dice, ma non fa in tempo a finire di dirlo perché Ermal decide di sporgersi verso di lui
Con tutta la razionalità del mondo eh, non perché Fabrizio è un fregno paura no no
I loro nasi si sfiorano, piano, e poi le loro bocche si incontrano, in maniera dolce, leggera, delicata
Un bacio che sembra quasi fin troppo giusto, naturale, cosa che porta Ermal a sospirare sulla sua bocca, un sorriso che gli si allarga sulle labbra che fa per schiudere per approfondire quel bacio che già non è più abbastanza...
...se non fosse che il telefono che ha in mano inizia a suonare, facendolo sobbalzare dalle spavento ed è a tanto così *gesto delle dita che si toccano* dal lasciarlo cadere di prepotenza
Guarda lo schermo, notando il nome di Marco - ovvio che era lui dato che la suoneria è quella di una sirena di emergenza - e subito guarda Fabrizio con aria di scuse
“Un secondo” gli chiede, facendo cenno di alzare il dito mentre l’altro annuisce
“Sì?” risponde, sussultando di nuovo quando la voce di Marco gli urla nell’orecchio “ERMAL BRUTTA TESTA DI CAZZO MI HAI FATTO PRENDERE UN COLPO”
Sbatte le palpebre, perplesso da quel commento “Scusa, mi si era spento il telefono... ma tanto non siete ancora arrivati, no? Siete voi che avete fatto prendere un colpo a me” ribatte
“Non ancora arrivati? Ma se è mezz’ora che siamo qui e ti cerchiamo! Pensavamo fossi svenuto da qualche parte” ringhia l’altro, cosa che fa inarcare le sopracciglia ad Ermal dallo sdegno e dallo stupore
“Mezz’ora? Ma non dire cazzate! Ho fatto un giro nelle stanze due minuti fa e nessuno di voi c’era!” replica stizzito dall’essere anche preso in giro oltre che interrotto nel corso di un bacio
“Ma che stai dicendo!” sbotta Marco “Ma si può sapere dove cazzo sei?!”
“ALLA FESTA!” sbotta a sua volta, scoccando uno sguardo a Fabrizio che si è messo una mano sulla bocca come a nascondere una risata alla sua esasperazione “In questo stracazzo di vicolo, al numero 104, alla stracazzo di festa di Halloween allo stramaledettissimo quinto piano!” ulula contro al telefono
Sclero a cui segue un minuto di silenzio, pieno, denso, che nemmeno lui osa rompere sentendo che qualcosa di imprevedibile e terribilmente divertente nel suo orrore deve essere accaduta
“Al sesto” dice solo Marco, piano, tanto piano che quasi non lo sente “La festa è al sesto piano”
“Sesto? Ma allora io a che cazzo di festa-” dice prima di interrompersi
Rimane immobile, congelato quasi sul posto, Fabrizio che lo guarda come in cerca di una spiegazione ed è così che mormora “Scusa un secondo” a Marco prima di tirare giù il telefono dall’orecchio per guardarlo “Questo è il quinto piano, vero?” chiede, guardandolo poi annuire “Ok. E la festa è di...?”
“...Roberto?” chiede piano Fabrizio, confuso dal fatto che il ragazzo davanti a lui abbia prima peso poi perso colore e che ora stia tornando di una sfumatura tendente al viola mentre un attacco improvviso di risa lo scuote
“Ho sbagliato piano” ride, nella cornetta, non riuscendo a trattenersi per quanto assurdo sembri “Macco ho sbagliato piano. Sono alla festa sotto di... Roberto, apparentemente” dice, scuotendo la testa, imbarazzato ma anche troppo incredulo per trattenersi
E anche Fabrizio, accanto a lui, ride
Ride forte, lasciandosi andare su una sedia, cosa che lo fa ridere ancora di più a sua volta
“SEI UN COGLIONE MA COME CAZZO PUOI SBAGLIARE PIANO” sbraita Marco dall’altro lato, anche se Ermal può sentire che, in fondo, sta ridendo anche lui “Ci hai fatto morire di paura” spiega prima di dire  “Ci raggiungi? Aspetta, ma sei con qualcuno?”
“Succede, se il citofono fa schifo e non si sente nulla” replica prima di guardare Fabrizio alla domanda “Si” dice, scuotendo poi la testa “No. Cioè... si, c’è. E sai cosa? Credo proprio che rimarrò qui” replica, spegnendo pian piano la risata per guardare Fabrizio con malizia “Ci vediamo a casa Macco” dice, chiudendo poi il telefono che abbandona a terra, avvicinandosi di nuovo a Fabrizio che, rosso in viso, è ancora scosso da brevi sprazzi di risata
“E così” gli dice, guardandolo mentre si avvicina “Hai sbagliato piano”
“Già” replica, sorridendo mentre si sistema piano su di lui, inclinando appena il capo “Solo mi chiedo... com’è che c’era la porta aperta?”
Fabrizio scuote la testa a quella domanda, posandogli piano una mano sul fianco e l’altra sulla schiena, andando poi ad affondarla tra i ricci “I ragazzi che sono sbucati dopo di te. Loro hanno suonato. Probabilmente mentre tu salivi loro so arrivati ed è successo” cerca di spiegare, mentre Ermal annuisce
Probabile, sì
“Beh” dice, leccandosi piano le labbra “in fondo, meglio così” sussurra, avvicinandosi piano a lui, un brivido leggero che lo percorre quando sente il suo respiro caldo sul viso “Dove eravamo?” domanda, poi, avvicinandosi appena a lui
“Al cosa succede se baci un vampiro” replica Fabrizio, sorridendogli, guardandolo, per nulla contrario alla svolta degli eventi
“Mh giusto” replica Ermal, sfregando appena il naso contro al suo “Però sappi che questo vampiro potrebbe anche decidere di morderti, prima o poi” lo prende appena in giro, sorridendo quando lo sente ridere appena, una risata bassa e roca che lascia sul suo collo che lui inclina appena indietro per lasciargli spazio
“E se volessi morderti io?” chiede poi, posando piano le labbra sulla sua pelle pallida e accaldata “Cosa succede, mh? Che succede se mordi un vampiro?” domanda
Ermal sospira, rabbrividendo appena mentre socchiude gli occhi, le labbra schiuse in un sorriso e lo sguardo che, rivolto al soffitto, pensa a cosa si sarebbe perso se avesse imbroccato il piano giusto
“Non saprei. Scopriamolo”
Ed ecco va beh è una cazzata ma insomma si abbiamo pensato per un buon periodo di tempo di aver sbagliato piano solo che io e i miei amici eravamo infine alla festa giusta xD
Spero ve lo siate goduto!
100 notes · View notes
a---fire---inside · 4 years
Text
Tumblr media
Ok sorry for posting this twice, both as a reblog of an old post, and as a new post, and sorry for posting gossip that I usually don’t follow but I liked this thing very much and idk why no one is talking about this. I mean, abroad they might not be known at all but in Italy it’s a pretty big thing and probably the biggest gossip for this summer. Francesca Pascale and Paola Turci!
Like I said idk why no one is talking about it cause the first was Berlusconi’s ex (that Silvio Berlusconi!) for more than 10 years and Paola Turci is, well, a famous and talented singer since the 90s, kinda like Fiorella Mannoia. Maybe you remember Ermal kissing her ass posting something about her or her presence commenting smth during one of Fabri’s dirette. Also, Francesca Pascale was with Berlusconi, so she kinda shared his ‘political views’ (ugh), let’s say so, even tho she kinda tried to steer him towards lgbt rights, with no result but ok she tried, and since 2014 she is an lgbt rights activist anyway. But the fun part is that Paola Turci was totally anti-Berlusconi (I mean, ofc right?) so it’s like they come from different directions, they are from different generations cause one is 35 and the other 50 kinda, and apparently the only thing they had in common was supporting lgbt rights (but not defining their orientation!) and liking dogs lol.
Tumblr media
I like this total black lol. And I like the dogs <3
Tumblr media Tumblr media
Soooo it’s like ‘enemies’ to lovers AU and also if I were Paola I’d constantly be caught staring at her and asking how tf did she do things with berlusconi and how tf did she support him in general lol, and from her kinda ‘first lady’ look now Francesca changed her style into a totally badass look. And since she got a load of money from her ex she’s living the life with her girl now, like, currently they’re on vacation on a rented yacht somewhere in Italy, not paying attentions to haters or ppl in general. 
Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Also, now we have a ‘confirmation’ from ppl close to them, but before that when they were caught by paparazzi, the articles about them spoke of ‘inseparable friends’, special friends, tender friendship and all that jazz that uh, I read and heard somewhere else in the past lol
17 notes · View notes
recklessclo · 5 years
Text
Scemine gialloblù e varie cazzatine
Non sono solita scrivere qui. Anzi, credo di averlo fatto davvero pochissime volte, ma sono arrivata ad un punto di rottura totale. Shippare MetaMoro (espressione che odio perché secondo il MIO PERSONALISSIMO punto di vista si parla di una coppia che esiste davvero e non una coppia di sola fantasia) non è un obbligo. Se vuoi li shippi altrimenti fa uguale, ma questo non deve essere motivo di diffamazione e denigrazione. No, assolutamente no. Chi vuole credere in loro deve sentirsi libero di farlo nella più totale serenità, così come chi non ci crede deve sentirsi libero di non farlo. Ma quando una delle due fazione cerca di prevalere sull'altra c'è evidentemente qualcosa che non va. Spesso le 'shipper' sono state avventate (facendo parte di questa 'fazione' posso affermarlo senza alcun problema) nei confronti di chi non shippa, ma altrettante volte -se non addirittura MOLTE PIÙ VOLTE- le/gli anti MetaMoro sono stati maligni. E maligni è dire poco. Chi li shippa da una parte e poi dall'altra li denigra, chi scrive di loro che scopano e si soffocano coi cazzi e poi si nasconde dietro la scusa infondata del 'fanon', chi da una parte rimane neutro e dall'altra è sempre pronto a diffamare e tirare merda. Ecco, questo non è normale, questo è malsano, davvero troppo malsano. E allora mi chiedo: è peggio credere nell'amore tra due uomini ed essere sereni nell'ammetterlo oppure nascondersi per paura di essere giudicato e di essere lasciati da parte dal branco?
Io una risposta ce l'avrei.
29 notes · View notes
gloriabourne · 5 years
Text
Lasciatemi dire due parole su tutto il casino che è successo in questi giorni tra Tumblr e Twitter.
Ah, e prima che ci siano equivoci, lo scrivo qui semplicemente perché Tumblr mi dà più spazio rispetto ai 240 caratteri cagati di Twitter (mannaggia a loro, ce la faranno prima o poi ad aumentare i caratteri e a darmi la possibilità di scrivere quello che voglio).
Partendo dal presupposto che io sono d'accordissimo con il fatto che ciò che è relativo al fandom (fanfiction e headcanon vari) debba resta nel fandom. Su questo non ci piove. Sono la prima a muovere delle critiche contro chi pubblica determinate cose su piattaforme in cui rimangono visibili ai diretti interessati o addirittura li tagga. Quello assolutamente non si deve fare, è una mancanza di rispetto enorme.
Ma il rispetto non si deve portare solo in una direzione. Il rispetto deve esserci anche e soprattutto tra i membri di un fandom. E io ultimamente di rispetto ne ho visto poco.
Io sono la prima che pubblica fanfiction qui, su wattpad e su ao3 e che invece su Twitter si limita a scrivere post innocui o condividere foto senza particolari riferimenti. Nonostante tutto, non mi sono mai permessa di deridere chi invece usava Twitter per altri scopi. Ognuno è padrone della propria vita e gestisce le cose come meglio crede. Posso non essere d'accordo con alcune scelte, posso criticarle, ma sempre rispettando l'altra persona.
Se qualcuno del fandom decide di pubblicare cose inerenti il fandom su una piattaforma più pubblica, posso considerarlo un comportamento sbagliato, avventato, tutto quello che volete... Ma non mi permetterei mai e poi mai di deriderlo. Cosa che invece ultimamente è successa.
Sentirmi dare della scema (perché sì, visto che faccio parte del fandom mi sento toccata) da gente che nemmeno conosco e che non sa nulla di me, mi urta parecchio. Mancare di rispetto a qualcuno non rende più furbi degli altri, quindi se io sono scema le persone da cui escono queste parole cosa sono? Lo dico senza fare critiche, è semplicemente un dubbio che mi assilla.
Scrivere fanfiction mi rende una scema gialloblu? Beh, meno male!
Meno male perché grazie alle fanfiction che scrivo ho conosciuto tante belle persone che probabilmente in altre circostanze non mi avrebbero mai rivolto la parola. Quindi meno male che esistono le fanfiction, meno male che le scrivo.
Detto questo, io continuo a non capire quale sia il problema. Le ship sono sempre esistite. Perché noi siamo sceme e chi invece ha shippato persone reali prima di noi non lo è?
Comunque sia, consiglio spassionato da una che nonostante tutto si preoccupa per gli altri: se vi danno fastidio le sceme gialloblu, ignoratele. Perché anche quando noi non facciamo niente, voi ne parlate. E non è poi così piacevole parlare di qualcosa che, a quanto pare, vi da così fastidio.
Comunque pace e amore. Sì, amore, perché nonostante tutto - nonostante mi venga dato della scema un giorno sì è l'altro pure - continuo a pensare che bisognerebbe volersi bene un po' di più. Altrimenti ha poco senso seguire due cantanti che cantano contro la guerra, se la guerra ce la facciamo noi per primi.
15 notes · View notes
misskyeyes · 2 years
Photo
Tumblr media
... rispolverare account defunti per pubblicare le mie nefandezze/prodezze del fotosciòp lontano da occhi indiscreti.<3
2 notes · View notes
summernightdream70 · 5 years
Video
undefined
tumblr
Mara ‘You two are very good together!’ 
70 notes · View notes
Text
Tumblr media
Post muto
-S.
36 notes · View notes
breaddo · 1 year
Text
esc rpf girlies (gn) where was this shitpost and crackfic potential when the ship of the hour was metamoro. where were you
4 notes · View notes
Link
Chapters: 1/1 Fandom: Eurovision Song Contest RPF, Festival di Sanremo RPF Rating: Not Rated Warnings: Creator Chose Not To Use Archive Warnings Relationships: Ermal Meta/Fabrizio Moro, Ermal Meta & Fabrizio Moro Characters: Ermal Meta, Fabrizio Moro Additional Tags: Alternate Universe - Dystopia, Dystopia, Distopia, AU, alternative universe, Magic, Alternate Universe - Magic, Oneshot, non so cosa sto facendo, il setting mi è venuto così, Unspecified Setting, War, fantasia portami via, Love, Hurt/Comfort, Healing, angst ma non troppo, sono piccoli per questo mondo, ho mandato in guerra i miei figli, ditemi voi cosa sto a fa Summary:
“Ti avevo chiesto di non farlo” “Lo so” “Ti avevo chiesto di restare in casa!” “Lo so!” “Ti avevo chiesto di rimanere al sicuro! Perché, perché non puoi mai-” Le sue parole vennero interrotte improvvisamente dalla mano altrui che rapidamente si era posata sulla sua bocca per zittirlo, mentre il suo braccio era corso a intrecciarsi al proprio per tirarlo dietro a un angolo annerito e semidistrutto di una costruzione che sembrava stare in piedi per miracolo, forata com’era dagli attacchi ricevuti, via cielo e via terra. Una groviera, pensò guardandola, come tutta la città ormai. Sarebbe stato quasi divertente immaginare di vivere su un’enorme forma di formaggio. Se non fossero stati in guerra, lo sarebbe certamente stato.
Una oneshot che magari un giorno espanderò, ma per ora prendetela così, con un po' di distopia e un po' di magia a condire il tutto.
13 notes · View notes
metamoromemes · 6 years
Text
Metamoro:
Tumblr media
Antis:
Tumblr media
Oh well, what can I say, denial is not just a river in Egypt 🤷🏻‍♀️
41 notes · View notes
a---fire---inside · 6 years
Text
metamoro futuristic police! au (parte 5)
aesthetic parte 1 parte 2  parte 3 (+aesthetic+soundtrack) parte 4 (aesthetic +soundtrack) aesthetic parte 5
(warning: ‘na cifra di angst e riferimenti ad abusi passati e presenti. Inutile aggiungere don’t like, don’t read che già lo fate lol, invece aggiungo un grazie a chi la legge. A chi viene da twitter con scopi antipatici, lasciate perdere sta fic, che non si capisce un c*zzo)
Lavorando con Fabrizio, Ermal si rende conto di quanto sia efficiente e di quanto siano preziosi il suo intuito, il suo spirito di osservazione ed il suo modo di pensare fuori dagli schemi -simile e allo stesso tempo diverso dal suo- che gli permettono di collegare elementi apparentemente senza legame, nonché di quanto sia utile la sua capacità fisica ora che, come Ispettore, è al suo Esecutore deve delegare inseguimenti e lotta corpo a corpo.
E’ strano per Ermal, che lavorava in laboratorio e non sul campo, trovarsi assegnato qualcuno che si occupa della parte più impegnativa di un’operazione.
E’ strano per Ermal, che mettendosi davanti ai fratelli e alla madre per difenderli aveva imparato ad incassare i colpi, vedere la schiena del suo Esecutore indietreggiare quando viene colpita al suo posto, per poi girarsi verso di lui e accertarsi che stia bene invece di pensare a sé stesso. Proprio come faceva lui anni prima, anche se nel suo caso era per scelta e non per una condanna.
E’ strano per Ermal, che lasciava che suo fratello si occupasse delle sue ferite, fare lo stesso quando quelle di Fabrizio non richiedono cure ospedaliere.
A volte si sente in colpa guardando i lividi sul più grande. A volte, invece, pensa che sarebbe stato bello averlo avuto davanti in altri momenti, in un altro paese.
Se sul piano professionale Fabrizio non esita mai, sul piano personale è meno sicuro di sé di quanto non ci si aspetterebbe: quando gli vengono fatti complimenti sorride coprendosi la bocca o gli occhi, segno di una timidezza mai del tutto superata, e si sminuisce con una battuta. Come la volta in cui Ermal aveva raccontato ai presenti della sala ricreativa il rocambolesco recupero di un criminale, che l’Esecutore aveva inseguito fin sul tetto di un palazzo, dove era riuscito a prenderlo. L’Ispettore aveva scherzato sul suo essersi fermato a metà scalinata per cercare il polmone che aveva perso, e Fabrizio era intervenuto con un “Sò pratico perché da ragazzo ho fatto l’operaio sui tetti...Allora sì che ce la facevo, ora sto a diventà troppo vecchio pe ‘ste cose”. Fiorella gli aveva dato uno schiaffetto ridendo e commentando che stava meglio adesso che da giovane e tutti erano così d’accordo che Ermal, incuriosito, gli aveva chiesto com’era, e l’altro aveva risposto con un laconico ‘un casino’.
Una volta arrestato il criminale -effettivo o potenziale, importa solo che il suo CC sia alterato in modo critico, perché come viene insegnato sin dalle scuole elementari, ‘pensare male è la stessa cosa che agire male’- le Forze di Pubblica Sicurezza lo consegnano alla Polizia, e siccome il rapporto va scritto e consegnato entro 24 ore, possono restare in giro e rilassarsi.
Avendo sentito aneddoti tragicomici su tali occasioni e non tollerando troppo l’alcol, temendo di mettersi in ridicolo e compromettere la sua reputazione, Ermal preferisce tornare subito al Quartier Generale, talvolta trattenendovisi con Fabrizio e gli altri. Finché, una sera, l’Ispettore Capo gli telefona appositamente per ordinargli scherzosamente di non tornare subito -“Eddai rilassati un po’, pensa al resto della squadra che si sente nullafacente al tuo confronto, pensa al povero Fabrizietto che lavora tanto bene e si merita una birretta o tre”- e offrire da bere al suo Esecutore.
Lontano dal Quartier Generale Fabrizio è più loquace. Anche il suo senso dell’umorismo, irriverente e goliardico, è più evidente, e i suoi sorrisi più aperti. Allo stesso modo, Ermal mette da parte i suoi modi impeccabili in favore di una sincerità disarmante, ma più spesso di un umorismo sarcastico e pungente che stupisce e diverte l’Esecutore.
E’ bello vederlo così, per qualche ora apparentemente non inchiodato da una condanna di schiavitù a vita, illuminato da luci soffuse o troppo forti, circondato da musica e gente sconosciuta che, non conoscendolo, gli lancia degli sguardi casuali, spesso soffermandosi più del dovuto sui tratti scolpiti del suo viso incorniciato da un filo di barba, e non solo.
Si soffermano anche su Ermal, alto, slanciato, il viso dai tratti affilati circondato da riccioli scuri, ma lui non se ne rende conto. E’ troppo intento a chiedersi se ad un osservatore più attento l’atteggiamento dell’Esecutore che, pur seguendolo, appena può gli si para davanti, potrebbe sembrare quello di una guardia del corpo, di suo fratello maggiore o di un compagno protettivo.
Così, anche per loro diventa quasi una consuetudine andare a bere insieme dopo un’operazione riuscita, e chiacchierare del più e del meno, commentando colleghi e superiori e casualmente lasciandosi scappare frammenti delle loro vite.
Fabrizio non fa mai domande personali, ma quando ad Ermal sfugge qualcosa di personale si comporta sempre con tatto e delicatezza, a volte fingendo di non aver sentito, se percepisce imbarazzo nell'improvviso irrigidimento dell’altro, a volte facendo una battuta per sdrammatizzare, o un complimento. Ermal viene a sapere che a Fabrizio non piace solo la birra ma anche il vino, che sua sorella fa la tatuatrice e lui è stato la sua prima cavia, e gli viene naturale raccontargli che sua sorella fa la barista e si intende anche di vini, mentre lui, che le ha fatto da cavia quando imparava a preparare i cocktail, beve tutto ma non capisce niente.
Il più grande ride, accarezzandogli i capelli con tenerezza.
I cellulari da polso in dotazione agli Esecutori servono principalmente per comunicazioni di servizio. Per il resto -memoria, accesso alla rete, contatti e chiamate- sono soggetti a limitazioni e blocchi dell’utilizzo, nonché controlli e censura dei contenuti. Una sera il discorso cade sui bambini, e dalle foto della nipotina di Ermal, si passa a quelle dei figli di Fabrizio, che sorridendo racconta che qualche volta gli Analisti hanno permesso alle chiamate dei suoi bimbi di raggiungerlo anche lontano dagli orari consentiti.
Una sezione speciale di Analisti controlla solo Ispettori ed Esecutori; entrambi sono a conoscenza di informazioni riservatissime, ma i primi come membri di un’élite da proteggere, i secondi come proprietà dello Stato.
“Non metto in dubbio che i tuoi figli siano adorabili,” scherza Ermal, “Ma non sarà perché l’Analista D’Ospina ha una cotta per te?”
E’ Fiorella, esperta in spionaggio ad ogni livello, che glielo ha raccontato.  Fabrizio scoppia a ridere.
“Oh, se con du’ moine posso parlare coi miei figli e ascoltare qualche canzone bella...”
Dopo l’ultima guerra e soprattutto durante la successiva guerra fredda, la maggior parte degli stati europei si è chiuso in regimi più o meno autoritari, più o meno autarchici. L’Italia ha interrotto i rapporti commerciali e diplomatici con ex nemici e loro alleati, e pur non avendo ufficialmente bandito musica, film e libri stranieri a differenza di altri stati, ne ha limitato la circolazione nei mezzi di comunicazione e nei luoghi pubblici statali. Gli Esecutori, considerati giuridicamente proprietà dello Stato, ne sono esclusi, con grande rammarico di Fabrizio che ha sempre amato vecchi pezzi rock il cui inglese nemmeno capisce, a differenza di Ermal, uno dei pochi che conosce quella lingua un tempo molto utile.
E’ bello vedere il volto di Fabrizio illuminarsi quando parla dei suoi figli. E’ diverso da quella prima volta in cui Ermal li aveva sentiti nominare dall’Ispettore Capo Castoldi, anche se nel suo sguardo c’è sempre un fondo di tristezza.
Una sera in cui, complice un bicchiere in più, Ermal si sente particolarmente coraggioso, gli chiede della madre. Anzi, dell’altro genitore: una delle differenze tra il suo paese d’origine e quello d’adozione è che da una cinquantina d’anni in Italia l’orientamento sessuale non costituisce impedimento per matrimonio e famiglia.
Il più grande risponde con la sincerità che lo contraddistingue nonostante la sua indole chiusa e schiva.
Ermal si rende conto che probabilmente, se gli chiedesse del suo passato Fabrizio gli risponderebbe con la stessa onestà. O forse eviterebbe la domanda con tatto, facendolo involontariamente sentire inopportuno, quasi rifiutato. Per gestire una cosa del genere gli ci vorrebbe più di un bicchiere di troppo allora.
Con lei era finita da tempo, il suo imprigionamento li aveva solo costretti ad ammetterlo. Lei si è rifatta una vita con qualcuno che ama lei e i bambini, questo lo rende felice. Quasi gli dispiace costringerli a portarli qua e là, aggiunge a bassa voce, spiegando al suo Ispettore che come tutti coloro che vengono arrestati, e nonostante come Esecutore gli sia concessa più libertà di chi è in prigione, lo Stato gli ha sequestrato casa e beni di valore. Gli unici momenti in cui riesce a vedere i figli -gli unici giorni di sole in una vita buia, non c’è bisogno di dirlo, si vede dai suoi occhi- sono i due giorni al mese di libertà, durante i quali è ospite di sua sorella. Dopo il suo arresto i suoi genitori sono tornati al loro paese del Sud e suo fratello, pur non ammettendo che si vergogna di lui, cerca di evitarlo. A volte, quando è libero in occasioni di feste e riunioni di famiglia, sapendo che la sua presenza lo metterebbe a disagio, si fa ospitare da un vecchio amico pianista, oppure da un dj che, a suo dire, non capisce perché sia ancora tanto legato a lui, che lo aveva frequentato quando era giovane e incasinato. Anche adesso lo è ma in modo diverso, ridacchia amaramente, coprendosi gli occhi senza rendersene conto.
Ermal non conosce quella persona ma, guardando Fabrizio parlare, muovere le mani, semplicemente essere sé stesso, crede di capirla.
Una mattinata tranquilla viene interrotta dalla segnalazione di un quindicenne il cui CC variabile, monitorato dagli analisti per settimane, sembrava essersi stabilizzato in positivo, ma qualche minuto prima era salito al massimo della negatività, contagiando quello di suo fratello gemello, che, trovandosi ancora a livelli accettabili, andava protetto.
L’Ispettore Capo Venditti assegna il caso ad Ermal e Fabrizio. Mentre il primo, come da procedura, passa la sua pistola sotto lo scanner per evitare malfunzionamenti durante l’operazione, a bassa voce Fabrizio chiede al capo se è sicuro di questa scelta. Venditti risponde che ormai sono tre mesi che lavora con loro ed è sempre andato bene. E’ il momento di aumentare la difficoltà. “E poi ci sei tu con lui, no?” Conclude.
Mentre la Polizia si occupa di reati commessi senza premeditazione, le Forze di Pubblica Sicurezza lavorano per fermare i crimini prima che avvengano, quando sono ancora nella mente del potenziale criminale. Per questo è stato stabilito il Coefficiente Criminale, un’unità di misura della condizione psicologica, compresa di tendenze caratteriali, pensieri e stati d’animo, che, se ottimale, deve essere fermo su valori bassi.
Per fermare un potenziale criminale si può negoziare o ricorrere alle maniere forti; l’importante è impedirgli di agire e mettere in sicurezza le potenziali vittime. Anche la pena viene stabilita caso per caso, a seconda della storia del criminale e dell’entità dei danni reali o immaginati. Se lievi, ci sono percorsi di rieducazione da compiere in centri specializzati -vetrate luminose, esperti di neurolinguistica e discipline orientali per i più ricchi; sbarre e pratiche simili al lavaggio del cervello per i meno abbienti- se gravi c’è la prigione, nelle quali si svolgono lavori socialmente utili o si viene sottoposti ad esperimenti di ricerca farmaceutica e non. Se il criminale ha delle potenzialità invece, lo Stato lo trasforma in Esecutore.
Per carcerati ed Esecutori lo standard di CC è diverso, in modo da considerare l’inevitabile effetto psicologico della loro condizione di cavie umane e schiavi legalizzati.
Gli Ispettori sono dotati di una pistola intelligente il cui nome intero sarebbe Dominatrix9HZ66, che agisce solo sul cervello di chi ha il CC alterato e che si può regolare in modo da provocare un dolore tale da distrarre, immobilizzare o tramortire il criminale. La Dom, come viene chiamata da tutti, spara anche proiettili normali, ma per quello ci sono gli Esecutori. Basta solo dare loro l’ordine.
La pistola degli Esecutori (Ancilla9HZ68, nessuno tra coloro che la utilizza ha interesse a chiamarla con un nome proprio) ha le stesse funzioni, ma è programmata in modo da non funzionare su Ispettori, forze dell’ordine e pezzi grossi vari, indipendentemente dal loro CC.
Tra le colonne bianche e aquile di marmo che sembrano guardarsi intorno con aria di disapprovazione del Ponte Flaminio si trovano i gemelli identici Alex e Vale C, che se non fosse per il fatto che uno ha un occhio nero e gli esce il sangue dal naso, non si distinguerebbero affatto. Il ferito tiene fermo l’altro che si agita per liberarsi; gli agenti delle FPS intimano al primo di mollare la presa e ad entrambi di alzare le mani, ma quello bloccato si mette a urlare: “Questo bastardo ha ucciso nostro padre!”
Ermal prova a negoziare -voce calma e ferma, movimenti lenti ma non esitanti, come insegna il manuale- mentre Fabrizio si stacca leggermente da lui, posizionandosi in modo da tenere d’occhio Ispettore e ragazzi, i quali, presi dal loro violento confronto, quasi non si rendono conto di essere sotto tiro. Hai ucciso nostro padre, continua a ripetere Vale, e Alex continua a rispondergli che lo ha fatto perché li picchiava, che gli ha dato quello che si meritava.
Fabrizio approfitta della loro distrazione per avvicinarsi, puntando la pistola contro il criminale e ordinandogli di lasciare l’altro e arrendersi -pur sapendo che non lo farà, che lo sta tenendo stretto a sé non per farsi colpire ma per proteggerlo dalle FPS. Le stesse forze che, in fondo, tengono prigioniero anche lui.
“Fermo Fabrizio!” gli intima Ermal.
“Ma ce li ho sotto tiro!” Fabrizio risponde con la sicurezza di chi sa cosa fare, essendosi trovato in situazioni del genere più volte, ma per Ermal è diverso. Un fratello ha ucciso il padre per proteggere l’altro; chissà quante botte si è preso al suo posto, chissà quante volte non ci è riuscito, finché non ha reagito in modo tragico, inesorabile, condannando sé stesso e ferendo il gemello, che nonostante tutto amava quel mostro.
E’ difficile per Ermal mettere da parte la sua storia, lui che ha protetto la sua famiglia, lui che si è preso le botte destinate al fratello, lui che è riuscito a far dimenticare alla sorella quei terribili momenti.
E’ difficile anche se il suo CC è stato sempre immacolato.  Così risulta dal costante monitoraggio. Così fu registrato al suo arrivo in Italia, quando, insieme a sua madre e ai fratelli, fu sottoposto alla sua prima scannerizzazione del coefficiente criminale. Proveniendo da uno dei pochi paesi alleati, i controlli furono sbrigativi, ma nonostante tutto, durante il viaggio in traghetto sua madre non fece che ripetergli: “Pensa alla musica, Ermal; non come melodia ma come matematica,” perché sapeva che sia la paura dell’ignoto che la curiosità verso le nuove esperienze avrebbero lasciato un segno sul suo stato d’animo, che, se invece fosse stato registrato come impassibile, quindi perfettamente sotto controllo, gli avrebbe aperto le porte di un futuro radioso.  Forse anche per questo, pur amando la musica, Ermal l’ha sempre considerata solo un passatempo, una sorta di meditazione, di metodo per tenere sotto controllo la sua mente e il suo cuore, invece che per esprimerne il contenuto.
E’ difficile anche se si è fatto strada nello studio e poi nel lavoro, se è riuscito a diventare un Ispettore delle FPS, ad abitare nel prestigioso Quartiere Coppedé e ad avere a disposizione il miglior Esecutore.
Lo stesso che lo sta guardando perché ha capito, in fondo è tutto nel suo dossier, che come quello degli altri è accessibile a tutti, a differenza di quello di Fabrizio, che tutti sembrano conoscere tranne lui.
A quel pensiero, irrazionale e tanto penetrante quanto le voci dei gemelli che si urlano addosso, Ermal punta la sua Dom contro il suo sottoposto: “Ho detto fermo”.
Fabrizio lo interrompe, quasi non ascoltando le sue parole: “Se non ci sbrighiamo dovremo arrestarli entrambi”. Ha un brutto presentimento e vuole concludere l’operazione al più presto.
“Ascoltami Vale!” Ermal si rivolge al più arrabbiato, “Alex ha infranto la legge e pagherà per questo, ma se adesso lasci che la rabbia si impadronisca di te il suo sacrificio non sarà servito a niente!”
“Che cazzo dici? Di che cazzo di sacrificio parli? Ha ammazzato nostro padre! Arrestate questo bastardo o lo ucciderò con le mie mani!” Urla il ragazzo, cercando di liberarsi dalla stretta del fratello, lottando con lui in un groviglio di braccia e gambe e visi identici, rendendo difficile l’identificazione del criminale da quello salvabile.
Fabrizio fa un balzo in avanti per dividerli ma un suono acuto gli perfora i timpani, costringendolo a fermarsi portandosi, inutilmente, le mani alle orecchie.
“Vale, io voglio aiutarti...le vittime di abusi spesso non si rendono conto di esserlo, specialmente quando è un genitore a far loro del male, specialmente quando hanno qualcuno che li protegge, subendone la parte peggiore. Come tuo fratello...Alex ti vuole bene, ha cercato di proteggerti, lo sta facendo anche adesso!” Gli grida Ermal, mentre Alex lo tiene stretto a sé.
“Cazzo Ermal non vedi che non funziona?” Fabrizio lo interrompe ancora; sotto shock, Vale non lo ascolta e continua a blaterare frasi senza senso, mentre Alex ha lo sguardo sempre più vuoto.
“Stai zitto Fabrizio, non capisci! Posso farcela...Posso salvarlo!” La voce di Ermal è troppo nervosa per negoziare. Fabrizio si avvicina ai fratelli tanto da prendere il braccio di Vale puntando la pistola su Alex.
Se non fosse per la testa che improvvisamente gli scoppia, la mano non gli tremerebbe e la presa sull’arma sarebbe ancora salda. Ermal ha regolato la Dom sul livello successivo, e nonostante ciò, approfittando della loro confusione, Fabrizio riesce a mettersi in mezzo ai ragazzi e a dividerli.
“Sei tu che non capisci...Sono una causa persa ormai. Lo sono entrambi.”
“Esecutore Moro, ti ordino di fermarti,” intima Ermal inamovibile, azionando nuovamente l’arma e regolandola sul livello 3. Fabrizio crolla in ginocchio, senza mollare la presa sul ragazzo.
Il dolore è lancinante; voltarsi, sollevare la pistola e puntarla contro Alex gli costa una fatica immensa, così guardare l’Ispettore mostrando fierezza. Sembra una sfida e in un certo senso lo è, ma è anche l’opposto, è per fargli capire che sta sbagliando e che dovrebbe fidarsi del suo giudizio.
L’aveva detto lo stesso Ermal quando era venuto a trovarlo in ospedale: avrebbero lavorato insieme, dovevano fidarsi l’uno dell’altro. Fabrizio non gli aveva obbedito allora, per il suo bene: non aveva nessun diritto di mostrare il lato oscuro delle FPS ad un novellino così puro e destinato al successo, specialmente quando l’oscurità aveva a che fare con un essere spregevole come l’Ispettore Capo Castoldi.
“Apri gli occhi Ermal...E’ troppo tardi!”  Non solo l’omicida ma anche suo fratello è compromesso per sempre, Fabrizio glielo legge nello sguardo.
“Sono io che decido se è tardi,” ringhia l’Ispettore Meta, facendosi forza dell’autorità conferitagli dal suo ruolo.
Se avesse ucciso il bastardo che gli aveva distrutto l’infanzia suo fratello non l’avrebbe odiato ma sua sorella, che più volte, quando era ancora una bambina, aveva espresso nostalgia del padre, non lo avrebbe amato di certo. Come avrebbe reagito in tal caso?
“Stai sbagliando,” insiste l’Esecutore con la voce spezzata, “Ti senti coinvolto per via del tuo passato, ma loro non hanno niente a che vedere con te...Loro sono la regola...Tu sei un’eccezione!”
Non gli dice ‘tu sei migliore di loro’ perché non giudica le persone in quel modo, ma ciò non toglie che Ermal, col suo CC immacolato, i suoi risultati accademici e professionali e soprattutto con i suoi modi, i suoi sguardi, le sue parole, la sua gentilezza, la sua arguzia, e ancora di più con la luce calda che emana, sia davvero speciale per Fabrizio.
In un altro momento Ermal non avrebbe preso le parole dell’altro come un’accusa, proprio contro di lui che non sbaglia mai niente, che fin da bambino era il più bravo della classe, che ha sempre ottenuto i migliori risultati in ogni campo, tanto da essere stato notato e richiesto dalle Forze di Pubblica Sicurezza.
In un altro momento Ermal non si sarebbe sentito insultato, proprio lui che conosce la situazione di quei ragazzi meglio di chiunque altro, proprio lui che ha sempre il controllo su tutto, anche se in questo momento sa benissimo di non averne affatto e che dovrebbe ammetterlo ma non ci riesce. Specialmente non davanti a Fabrizio, che ha letto il suo dossier e parla come se sapesse tutto di lui, che invece non sa niente del suo Esecutore e questo lo fa sentire vergognosamente esposto e rabbiosamente vulnerabile.
“Come ti permetti...Che ne sai tu di me eh?” Urla, regolando la Dom sul livello 4, “Che ne sa un criminale senza possibilità di recupero di cosa significhi cercare di proteggere chi si ama e non riuscirci, perché il mostro è troppo forte, perché è troppo radicato nei loro cuori?”
Che ne sai se sono davvero un’eccezione, o se ho avuto la fortuna di subire controlli blandi che mi hanno permesso di riprendermi e riprendere in mano la mia vita? E se è capitato a me non potrebbe capitare anche a loro? Ermal vorrebbe gridargli ma quella è l’unica informazione fuori dal suo dossier ed è l’unica cosa che può davvero controllare al momento.
Proprio perché tengo a te e alla tua carriera mi permetto; proprio perché sono un criminale senza possibilità di recupero capisco certe cose, Fabrizio vorrebbe dirgli, ma riesce a malapena a lanciargli un breve sguardo, tra l’incredulo e l’amaro, che si sente attraversare da una specie di scarica elettrica, così dolorosa da non lasciargli scampo.
L’Ispettore quasi non si accorge che la vibrazione che gli si trasmette sul polso non ha niente a che vedere con quella che al suo Esecutore provoca una specie di crisi epilettica. E’ una comunicazione del Quartier Generale: secondo gli analisti anche il CC dell’altro gemello è compromesso. Il nuovo ordine è di procedere all’arresto di entrambi.
Come aveva detto Fabrizio.
Intanto Vale ha preso la pistola dell’Esecutore. Rassegnato, Alex lascia che colui che tanto voleva proteggere abbia la sua vendetta. Ormai diventato un assassino, disgustato ma allo stesso tempo esaltato dalla vista del sangue del suo gemello [j]identico, il giovane punta l’arma contro Fabrizio.
“Vi ammazzo tutti, maledetti!” grida.
Resosi perfettamente conto di quanto fatale sia stato il suo errore e quanto ancora potrebbe esserlo, Ermal sta per premere il grilletto -se regolasse la pistola sul livello 5 lo eliminerebbe ma potrebbe partirgli un colpo e Fabrizio sta già soffrendo abbastanza per le sue scelte sbagliate- quando un proiettile colpisce il ragazzo al petto.
Con la stessa velocità con cui ha sparato, lo Sceriffo si affretta da Fabrizio, riverso a terra.
Ermal lo aveva sentito vantarsi di essere non solo il più veloce a sparare ma anche il più preciso. Proprio per quello lo chiamavano Sceriffo, non solo nelle FPS ma anche nella sua vita passata, la cui attività non era difficile indovinare.
Dando istruzioni a scientifica e paramedici, l’Ispettore Gazzé raggiunge Ermal e gli spiega che erano già in macchina quando avevano ricevuto la comunicazione del Quartier Generale sull’altro gemello. Allertati da Fabrizio mentre lui negoziava, evidentemente.
“Non avrete mica litigato perché ha chiamato rinforzi?” gli chiede Gazzé, mentre il suo Esecutore, lancia uno sguardo eloquente ad Ermal, prima che il suo amico venga caricato in una barella.
“Dai, scherzavo,” continua l’Ispettore, appoggiandogli la mano sulla spalla, “Perché ora starai pensando che entrambi i ragazzini erano sia vittime che carnefici, e ti starai chiedendo che diritto si ha di condannare qualcuno in questo caso e in questo modo, no? Ci siamo passati tutti...o quasi. Abbiamo fatto un errore e poi abbiamo fatto i filosofi per dargli un senso, per sentirci meno in colpa.”
Sempre in bilico tra il serio ed il faceto, tra il consiglio di un collega più anziano e la burla, l’uomo conclude: “Stai tranquillo Meta, la cazzata che hai fatto non è così grave.”
Lo è invece, pensa Ermal, guardando l’ambulanza portare via il suo Esecutore.
24 notes · View notes