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#mio dolore
w-i-wendy · 1 year
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E’ normale odiare il compleanno?
Il giorno prima dei miei diciotto anni sono scoppiata in lacrime. Sentivo una profonda tristezza ed una totale incapacità nell’affrontare la vita adulta.
Col passare dei compleanni la situazione peggiorava sempre di più.
Ogni anno mi ritrovo a fare i conti con i miei progressi ed i miei fallimenti. 
Pochi giorni prima del fatidico giorno entro in un loop di negatività che mi fa dubitare di ogni legame, scelta o destinazione della mia vita. Dubito di me stessa e delle mie capacità.
Mi dico “Un altro anno inconcludente. Sono proprio una merda!” 
La cosa “divertente” è che non mi smuovo dalla situazione in cui mi ritrovo, annego nel mio dolore ed autocommiserazione senza fine. 
Immagina che rottura di coglioni essere uno dei miei neuroni che devono assistere a questo pietoso spettacolino ogni anno tutto l’anno sino al periodo apice poco prima del mese della mia nascita.
Quest’anno di anni ne ho fatti 26.
Sono viva ( e la cosa mi stupisce ).
Non ho voglia di arrivare ai 27 trascinandomi. 
Non ho voglia di passare 12 mesi di lamentele e sopravvivenza alla vita.
Voglio prendere decisioni importanti per la mia vita e percorrerle tra ostacoli e vittorie; assaporandone ogni istante perché da questo dipenderà dalla mia vita.
Voglio un cambiamento sincero e concreto. Non voglio più giustificarmi. Voglio amarmi davvero e smettere di usare le problematiche altrui per non affrontarmi.
A costi di prendermi a calci nel culo ... 
Lo dico a te, che leggi queste parole. Tu sarai testimone di questa promessa che faccio a me stessa.
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non solo forte…
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volevoimparareavolare · 9 months
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Forse
“per sempre”
é una parola inventata per
i ricordi,
non le persone.
-tradotta
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ragazzoarcano · 3 months
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“Prima di giudicare la mia vita o il mio carattere mettiti le mie scarpe, percorri il cammino che ho percorso io. Vivi il mio dolore, i miei dubbi, le mie risate. Vivi gli anni che ho vissuto io e cadi là dove sono caduto io e rialzati come ho fatto io.”
— Luigi Pirandello
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sleephappy-15 · 5 months
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Espero que algún día me digas todas esas cosas que te guardaste y jamás me dijiste. Estaré esperando ese día.
Ferts.
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dana--07 · 21 days
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Sentí que me miraba con amor, un amor que seguramente me invente yo😔
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mattacomeuncappellaio · 4 months
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La cosa peggiore è non sapere con chi sfogarsi, perché sai che in fondo a nessuno importa davvero di te
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carlo27 · 4 days
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#uncieloestrellado
Quiéreme, quiéreme de a poquito pero constante, quiéreme, sin la intención de abandonarme.
Carlo27
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pedrodearagon · 11 days
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Yo fui, soy y seré feliz con el simple hecho de amar a una mujer maravillosa, por qué para mí fuiste, eres y serás lo más bello que me llegó como un regalo divino. No sé cuándo dejaré de pensarte, más sin embargo te llevaré conmigo en cada latir de mi corazón y en cada respirar de mi alma.
Pedro de Aragón
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pezzi-rotti · 9 months
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" Magari manchi solo un po a te stessa ."
@pezzi-rotti
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come stai?
come stai davvero?
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Tu ti prendi cura delle persone
al punto da ammalarti per loro.
-La mia psicologa.
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ragazzoarcano · 1 year
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“Mi duole la mente
dal tanto immaginarti qui,
al mio fianco.”
— Pablo Neruda
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sleephappy-15 · 6 months
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somos-amor-luz · 9 months
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«A tus padres no los puedes cambiar, pero sí puedes cambiar el modo en que los tienes dentro de ti»
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lunamarish · 28 days
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Spiego il bourn-out.
Hai la vita che ti piace, fai ciò che ami, sei realizzata. Hai i tuoi amici, la tua routine, i tuoi hobby. Vivi nella città che ami e che ti emoziona ogni volta che cammini per strada.
Ti innamori. Ti fidanzi. Lui viene trasferito per lavoro in un'altra regione. "Vieni con me?" E che fai? Non vai? Vai. "Tanto sono solo sei mesi." Tu fai sei mesi la pendolare. 2 ore di treno andata e 2 al ritorno. Ti svegli alle 5 e torni a casa alle 9. I mesi diventano 9. Poi un anno e mezzo. Poi 4.
Dopo 4 anni di pendolarità, decidi che se non c'è possibilità di ritorno e devi lasciare il tuo lavoro, i tuoi amici, la tua città. All'inizio è stimolante, poi frustrante. Non trovi nulla che sia nelle tue corde. Accetti il colloquio di una multinazionale molto famosa. Ti prendono subito. Non vorresti ma accetti lo stesso.
Dopo sei mesi di gavetta, ti promuovono subito. Odi il lavoro, ma i colleghi ti piacciono. Ti spostano di ruolo perché un collega se ne va. Ti mettono in un ufficio strategico anche se tu non vuoi. "Sono solo tre mesi". I mesi passano, il capo ti abbandona, ti riempie di attività, ti dice di andare a delle riunioni al posto suo con clienti importanti avvisandoti all'ultimo e tu vai senza avere idea di cosa dire ma qualcosa ti inventi, ti mandano all'estero da sola, ti danno altre attività. Tu lo dici, lo ammetti, "io non ce la faccio." Il CEO viene a parlare direttamente con te. "Tu ti sottovaluti, certo che ce la fai."
Inizi a dover essere reperibile 7/7. Ti scrivono dal Giappone, dal Messico, dalla Thailandia. Devi rispondere. Da te dipende il fatturato. Di giorno fai riunioni, la notte lavori. E piangi. Inizi a soffrire di coliti, gastriti, mal di testa. Non hai più voglia di niente, vuoi solo lavorare, fare tabelle. Mentre cucini controlli le mail, mentre sei a fare un aperitivo rispondi alle mail, mentre sei in spiaggia di domenica fai una call. Non vai ai compleanni dei colleghi, non fai ferie, perché sai benissimo che se non lavori mezz'ora della tua vita resti indietro e tu non puoi restare indietro.
Inizi a soffrire di insonnia, dormi tre ore a notte (se va bene) e sei contenta, perché così puoi lavorare. Prendi 10 kg in un anno, perché mangi male e ciò che mangi sono solo patatine o pane con maionese e crudo. Mangi cioccolato e biscotti. Inizi a prendere delle pastiglie per dormire. La pressione aumenta e ogni tanto ti si annebbia la vista, ma continui a rispondere alle mail. Sei stanca, vorresti solo dormire per una settimana di fila, ma non puoi. Continui a fare call, tabelle, tabelle, ancora tabelle e call. Poi le riunioni. Tabelle. Call.
Gli occhi diventano opachi, la pelle si decolora, inizi a vestirti sempre di scuro, perdi il sorriso. Ti devono operare al dente del giudizio e tu la prima cosa a cui pensi è "sì, però facciamo presto, che devo lavorare." Un'ora dopo l'intervento sei già in ufficio. "Vai a casa." dice il tuo capo, ma tu stai lì, a rispondere ai colleghi, mail, telefono, con due antidolorifici presi contemporaneamente, anche se sul foglietto illustrativo dice di non farlo assolutamente. Senti che non ti può succedere più niente. Questa non puoi essere tu, non ti riconosci più.
Vai a casa e mentre guidi hai un mancamento. Sbandi. Ti riprendi subito. La prima cosa che fai non è chiederti se stai bene, ma controllare le mail sul cellulare. Capisci che vuoi cambiare lavoro.
Inizi a cercare un lavoro che sia meno stressante. Non trovi nulla. Troppo qualificata. Troppo laureata. Troppo giovane. Troppo vecchia.
Hai un mutuo da pagare di una casa che non volevi comprare in una zona dove non volevi stare, un marito accanto felice e realizzato, amici lontani che vorresti avere vicino, una famiglia che invecchia senza che tu possa vederli ancora giovani, e inizi a pensare che l'unica soluzione sia la morte. O un miracolo. Questa non è la tua vita, ti dici, è sicuramente quella di un altro. Continui a essere sempre sul pezzo, ad essere un passo avanti a tutti, puntuale, precisa.
Iniziano a preoccuparsi per te. Sai che devi rallentare, ma non puoi, non riesci più. Sei risucchiata in un vortice e non sai come uscirne. Non ti ricordi più com'è la vita "prima", anzi, a volte dubiti che ci sia stata. Ti sei snaturata a tal punto che non sai più cosa ti piace, e quello che ti piaceva non ha più nessun gusto. Non vuoi più fare niente. L'aria aperta, il sole, la musica, non ti bastano più. Quello che ti riusciva bene, non ti riesce più. Hai la memoria più corta. Non riesci a seguire un film per più di sei minuti. Sei distratta, sei seria, sei senza energia. Non hai più paura del vuoto, perchè ci sei dentro.
Vuoi solo chiudere gli occhi. E spegnerti.
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