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#movimento studentesco
gregor-samsung · 9 months
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" È fondamentale interrogarci su quanto la paura stia deformando la nostra vita e le nostre scelte, e se quel che temiamo di perdere valga veramente la pena che proviamo nel chinare la testa, nel rinunciare a seguire quello che crediamo giusto o che desideriamo. Il personaggio principale di Storia di un impiegato, l’album di Fabrizio De André dedicato ai movimenti giovanili che dal ’68 alla fine degli anni settanta hanno scosso la vita politica italiana, è un uomo che si pone queste domande in ritardo. L’album è uscito [il 2 ottobre] 1973, ed è stato il primo in cui De André abbia dichiarato il proprio orientamento politico; prima di allora le sue canzoni erano uno splendido riflesso del cantautorato francese, elegante e popolare allo stesso tempo. Adesso l’autore genovese affronta direttamente il tema della rivoluzione giovanile, della lotta al sistema: il protagonista dell’album è un uomo ordinario, che non si trova a vivere la sua vita dove vuole che sia, ma dove la pista della proprietà e dei ruoli l’ha portato. È la paura ad aver costruito le sue scelte, e nulla di quello che vive è realmente frutto di una sua decisione. È un uomo realmente così distante dalle nostre esistenze? In quale rigagnolo galleggia la realtà di questo trentenne e fin dove tiene nascosta la faccia, a rischio d’annegare?
Da quanti anni il suo e il nostro mondo s’è ristretto nel bugigattolo dell’ufficio, tra la scrivania ingombra e il muro dall’intonaco ingrigito? Con quanta cura, la mattina, scivola fuori dal letto per non svegliare la compagna? (E una sveglia non gli serve da anni: ormai è la ripetizione di ogni cosa a farlo alzare puntuale.) Quante volte ha fissato il suo volto allo specchio, controllato la rasatura, indossato la camicia stirata la sera precedente, la solita giacca, il solito nodo alla cravatta? Potremmo essere noi. Fuori il Maggio francese non vuole smettere di riscaldare l’aria: da tempo le donne hanno strani monili tra i capelli, sorridono con tranquillità e guardano negli occhi gli uomini. L’impiegato di De André le osserva sulla metropolitana, tiene le mani raccolte tra le cosce, le spalle curve, conta gli anni che lo distanziano da quel mondo: e non ne trova molti, ma ne trova abbastanza. «Eppure i miei trent’anni sono pochi più dei loro», pensa, e questo non gli dà alcun sollievo. L’ufficio è ancora al suo posto, nello stesso quartiere di sempre, allo stesso piano del medesimo edificio. Sarà così anche negli anni successivi, per ogni singolo giorno della sua giovinezza, inoltrandosi nella maturità, fino a costeggiare la vecchiaia: allora la gita sarà finita ed ecco il momento di scendere al molo. Avrà una buona, sicura vecchiaia. È questo che si dice salendo le scale e incrociando gli sguardi dei colleghi. Qualcosa da condividere con i figli, quando ne vorrà avere. Ha ottenuto un buon posto di lavoro. L’ha ottenuto molto presto. Di che dovrebbe lamentarsi? Mentre regola l’altezza della sedia e dispone le pratiche sulla scrivania, mentre comincia a «contare i denti ai francobolli», sente cantare in strada, oltre la finestra dell’ufficio. Un corteo, colori, slogan e intorno la cinta scura della polizia, gli scudi e i manganelli sollevati, le spalle affiancate e i fumogeni. Guarda i manifestanti e pensa che soprattutto le donne, coraggiose e indipendenti, sono bellissime. Prova a immaginarsi in mezzo a loro, e si sente ridicolo: in piazza dietro la muraglia di caschi, schiacciato dai corpi di chi fugge alle cariche. Sarebbe letteralmente «fuori luogo». Nessuno tra quei ragazzi lo conosce e poi, come dovrebbe vestirsi? In mezzo al corteo sembrerebbe un infiltrato della Digos. Ovviamente verrebbe licenziato: come fare a lasciare il posto di lavoro per un motivo simile? E come spiegarsi, più tardi, con la compagna? "
Salvatore La Porta, Less is more. Sull’arte di non avere niente, Il Saggiatore (collana La Cultura, n° 1134), 2018¹. [Libro elettronico]
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thifiell · 8 months
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threemouthedcanine · 5 months
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""Rossa Palestine" (Red Palestine) is an Italian anti-Zionist and pro-Palestinian song written during the Years of Lead in Italy in 1973 by Umberto Fiori. Performed here by the Edizioni Movimento Studentesco."
Please check out this song if you haven't already, I tried multiple times to post the mp4 directly (with a link to the original upload) but tumblr continued to shit the bed so here's the link. It's a rousing call for revolution and liberation and personally gives me shivers everytime i listen to it. We as colonized people have seen and felt the struggles of Palestinians for generations. Across decades, across languages and oceans, we carry the same love for Palestinians as the leftists who came before us in the same anticolonialist tradition.
Our calls for liberation will no longer be crushed and suppressed. The bravery and beauty of the Palestinian people shines brighter than ever, and we will see an end to the genocidal occupation in our lifetimes.
From the river to the sea, Palestine will be free.
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criptochecca · 8 months
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In 1973 Umberto Fiori, son of a socialist partisan and historical lead vocalist of the rock band Stormy Six, wrote the song Palestina (here performed by the Edizioni Movimento Studentesco)
Li chiamano banditi i giornali dei padroni (The lord's newspapers call them "bandits")
Che chiamavano assassini i partigiani (The same ones who called the partisans "killers")
Noi non crederemo ai bollettini israeliani, (We won't believe the israeli bullettins)
Al tiranno giordano traditore (Or the traitorous Jordanian tyrant)
Quante volte ci hanno detto "è finita in Palestina" (How many times have they told us "it's over in Palestine")
E ancora cantavamo la canzone (And yet we were still singing the same song)
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mucillo · 1 year
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Ai partigiani di ieri, di oggi e di domani… Buon 25 Aprile!
La Resistenza e il Movimento Studentesco sono le due uniche esperienze democratico-rivoluzionarie del popolo italiano. Intorno c’è silenzio e deserto: il qualunquismo, la degenerazione statalistica, le orrende tradizioni sabaude, borboniche, papaline.
(Pier Paolo Pasolini)
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ultimaedizione · 1 year
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Se tornasse don Milani
Cent’ anni fa – 27 maggio 1923 – nasceva a Firenze Don Lorenzo Milani. Ed a Firenze, dopo aver trascorso molti anni di vita e di studio a Milano, morì a soli 44 anni. Nel momento in cui la contestazione giovanile era in incubazione e nasceva il Movimento Studentesco. Don Milani, nato e cresciuto in un ambiente colto, soffriva l’umiliazione de poveri e la deprivazione culturale degli ultimi. Da…
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charlievigorous · 2 years
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È tutto così grottesco. Ci sarebbe da farsi grandi risate se non fosse che qui si sta discutendo della salute delle persone e ancora in molti affidano la propria vita e le proprie scelte a questi personaggi. 🤡
La scorsa settimana ho pubblicato uno spezzone di video tratto da una trasmissione su LA7 in cui il dott. Crisanti dichiarava che “Muoiono persone vaccinate e fragili”. Il video è diventato virale e sono dovuti correre ai ripari i super eroi di OPEN, i fact-checkers "indipendenti" (😂) ingaggiati da Facebook, che hanno cercato di limitare i danni bollando il video come “fuori contesto”.
Altro non potevano fare, poracci.
Ma ecco un nuovo video, fresco fresco, che arriva da Rete4 e in cui Crisanti torna sul tema e ripete la stessa identica cosa. Questa volta però si va oltre perché in studio c’è anche il virologo-star Bassetti che (udite udite) si candida come nuovo leader del movimento studentesco no-mask! Daje. ✊
E allora via con un nuovo giro di giostra tra supercazzole e frasi balbettate per cercare di tenere in piedi un castello di sabbia che, in maniera lenta ma inesorabile, sta miseramente crollando. 🔨
Alzate il volume e godetevi questo nuovo spettacolo.
Vediamo sto giro i fact-checkers cosa si inventeranno! 🤹
by Matteo Gracis
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pastrufazio · 2 years
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Era il marzo 1972. Il primo numero di “Robinud. Da qualche parte nella foresta di Sesto”. Sesto è Sesto San Giovanni. Situazionismo in purezza. Non ripercorro il mio personale contributo al foglio murale. Mi costò in Statale minacce da parte del Movimento studentesco, una delle formazioni politiche più stupide di tutti i 68 - e 69 – isole comprese. La critica alla politica rivoluzionaria plana leggera come una piuma e pesante come un pugno dalle pagine degli “Albi di Topolino” (n. 962, pag. 3, seconda vignetta a s.). Lungimiranza.
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nando161mando · 2 months
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Il Movimento Studentesco di Kobanê ha tenuto un incontro di gruppo
KOBANÊ - Ieri nella città di Kobanê, il Movimento Studentesco Democratico ha tenuto un incontro di gruoppo per tutti i suoi membri delle università e delle scuole presso il Centro di cultura e arte Baqî Xido.
Innanzitutto si è tenuto un minuto di rispetto in memoria dei martiri della rivoluzione. Inoltre, sono stati valutati e spiegati la situazione politica, il ruolo e la missione degli studenti nella società.
Successivamente si è discusso della preparazione del congresso generale dell'Unione Studentesca Democratica.
The Kobanê Student Movement held a group meeting
KOBANÊ - Yesterday in the city of Kobanê, the Democratic Student Movement held a group meeting for all its members from universities and schools at the Baqî Xido Culture and Art Center.
First of all, a minute of respect was held in memory of the martyrs of the revolution. Furthermore, the political situation, role and mission of students in society were assessed and explained.
Subsequently, the preparation of the general congress of the Democratic Student Union was discussed.
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laconteaveneto · 7 months
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Come un messaggio può cambiare una vita
Dalla solitudine alla comunità: come un messaggio può cambiare una vita, trascinandola alla scoperta di un nuovo modo di vivere le idee. Ultima tappa del viaggio dedicato alla militanza.
È iniziato tutto da un messaggio su Instagram: “Saresti interessato ad entrare in contatto con il nostro responsabile di Padova?”. A scrivere era una ragazza di un movimento studentesco che avevo iniziato a seguire sui social ed ad apprezzare per il loro impegno: Azione Studentesca. Ho iniziato in prima superiore ad appassionarmi alla politica; a differenza di molti miei coetanei leggevo i…
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paoloferrario · 7 months
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Longo Luigi, Amendola Giorgio, prefazione di Gianni Cuperlo, Il Sessantotto. Il confronto fra Pci e movimento studentesco, Passigli editore, 2023
Longo Luigi, Amendola Giorgio, prefazione di Gianni Cuperlo, Il Sessantotto. Il confronto fra Pci e movimento studentesco, Passigli editore, 2023
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'Palestina libera', striscione di Blocco Studentesco a Roma
Il Blocco Studentesco ha esposto nella notte a Roma uno striscione rivolto al raduno internazionale delle “destre europee” che vede tra gli invitati membri del Partito Repubblicano degli Stati Uniti e del Lykud Israeliano.     “Free Palestine, free Golan, free Artsakh” è lo striscione comparso vicino al Colosseo, come biglietto da visita ai rappresentanti di governi che secondo il movimento…
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threemouthedcanine · 5 months
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I got tagged by @incinerated to post 5 songs in no particular order :3
💗. You Give Me Something - Jamiroquai
💗. I Killed Your Dog ‐ L'Rain
💗. The Greatest Living Show ‐ Itoki Hana & Toby Fox
💗. Rossa Palestina - Edizioni Movimento Studentesco
💗. thicc - Shygirl
I'm tagging @mechanicalsatanical @yourbitchystudentartist @kihningcries @thottybrucewayne @butchmiles @cryptobranchids @nuclearsplatter @2bu and anyone else who wants to do it :3 tag me so I can see your picks ✌🏽😌
Songs are youtube links also check them out (if you want)
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carmenvicinanza · 8 months
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Narges Mohammadi
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Narges Mohammadi, attivista iraniana leader del movimento per i diritti umani che da anni si batte per l’abolizione della pena di morte.
Nel 2023, mentre ancora detenuta nel famigerato carcere di Evin, è stata insignita del Premio Nobel per la Pace per la sua lotta contro l’oppressione delle donne in Iran e per i suoi sforzi nella promozione dei diritti umani e della libertà per tutti e tutte.
Nata a Zanjan il 21 aprile 1972, è laureata in fisica all‘Imam Khomeini International University.Attiva già dai tempi dell’università, scriveva articoli a sostegno dei diritti delle donne e faceva parte del Gruppo studentesco illuminato. Ha scritto per diversi giornali riformisti e pubblicato un saggio politico dal titolo Le riforme, la strategia e la tattica. È la vicepresidente del DHRC, Defenders of Human Rights Center, guidato da Shirin Ebadi,Premio Nobel per la Pace, nel 2003.Nel 1999, dopo aver passato un anno in prigione per le sue critiche al governo iraniano, si è sposata con il collega giornalista Taghi Rahmani, anch’egli arrestato più volte e attualmente rifugiato in Francia.Nel 2009 ha vinto il premio Alexander Langer per il suo impegno per un ”altro” Iran. Non ha potuto partecipare alla cerimonia perché, all’epoca, era priva del passaporto.
Nell’aprile 2010 è stata detenuta nella prigione di Evin, a Teheran, per la sua appartenenza al DHRC. Dopo un mese è stata rilasciata per i suoi gravi problemi di salute, aveva contratto una malattia simile all’epilessia che le ha fatto perdere il controllo muscolare. 
Nel luglio dell’anno successivo è stata nuovamente perseguita con l’accusa di aver attentato alla sicurezza nazionale e aver fatto propaganda contro il regime. Condannata a 11 anni di reclusione, ha appreso del verdetto solo attraverso i suoi avvocati. In corte d’appello la detenzione è stata ridotta a sei anni. 
Il caso ha attivato le critiche di mezzo mondo, anche il Ministero degli Esteri britannico e una delegazione di politici internazionali si sono espressi in suo favore.
Amnesty International l’ha designata prigioniera di coscienza chiedendone l’immediato rilascio, avvenuto il 31 luglio 2012. 
Il 5 maggio 2015 Narges Mohammadi è stata nuovamente arrestata con l’accusa di aver fondato un gruppo illegale che si batte contro la pena di morte, assemblea e collusione contro la sicurezza nazionale, propaganda contro il sistema per le sue interviste ai media internazionali e per il suo incontro con Catherine Ashton, l’allora Alta Rappresentante dell’UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza.
Nel gennaio 2019 ha iniziato uno sciopero della fame in carcere per protestare contro il divieto di accesso alle cure mediche e, in ottobre dell’anno dopo, è stata rilasciata. 
Nel marzo 2021 ha scritto la prefazione all’Iran Human Rights, il rapporto annuale sulla pena di morte in Iran.
In un post del 24 maggio 2021 su Instagram, ha raccontato di essere stata condannata a due anni e mezzo di prigione, 80 frustate e a due multe per avere svolto attività pacifiche sui diritti umani, mentre si trovava detenuta ingiustamente. Il tribunale ha emesso la condanna perché ha partecipato, nel dicembre 2019, a un sit-in con le altre prigioniere del carcere di Evin, per protestare contro le uccisioni di manifestanti avvenute durante le rivolte scoppiate in tutto il paese nel novembre 2019.
Il 16 novembre 2021 è stata arrestata mentre partecipava a un memoriale per Ebrahim Ketabdar, ucciso dalle forze dell’ordine durante le proteste del 2019.
Questa indomita attivista che continua a entrare e uscire dalle prigioni dell’Iran senza mai retrocedere, continuando a denunciare tutti i soprusi sulla popolazione, è stata insignita di vari premi internazionali, tra cui il Premio Per Anger e il Premio Andrei Sacharov e, nell’ottobre 2023, l’Accademia di Oslo ha annunciato che è la vincitrice del Nobel per la Pace 2023.
Il comitato del prestigioso premio ha affermato che “la coraggiosa lotta di Narges Mohammadi ha comportato enormi costi personali. Il regime iraniano l’ha arrestata 13 volte, condannata cinque volte e condannata a un totale di 31 anni di carcere e 154 frustate“.
Il riconoscimento è considerato rivolto a un intero movimento in Iran di cui è leader indiscussa, con l’auspicio che sia di incoraggiamento a continuare l’incessante lavoro in qualunque forma.
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tempi-dispari · 9 months
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Gaznevada, una voce da non dimenticare
Contesto storico
Il 1977 è stato un anno difficile per il nostro paese, caratterizzato da un diffuso malessere sociale. Un anno ricco di eventi, spesso tragici, legati ad episodi di violenza e terrorismo.
A febbraio esplode, infatti, la protesta delle frange estremiste del Movimento Studentesco, che si muove dalla protesta contro la riforma scolastica del ministro Malfatti: all’Università di Roma scoppiano scontri e violenze. Successivamente, durante un’altra manifestazione a Bologna, viene ucciso lo studente Francesco Lorusso. E ancora, durante gli scontri che continuano in città, le forze dell’ordine fanno irruzione nella radio locale “Radio Alice”, imponendo la fine alle trasmissioni.
A maggio perde la vita la giovane Giorgiana Masi, durante un corteo radicale dove avvengono degli scontri violenti. Si verificano anche altri attentati terroristici nei quali vengono uccisi Fulvio Croce, presidente degli avvocati di Torino, e Carlo Casalegno, direttore del quotidiano “La Stampa”.
Ma il 1977 è anche un anno di novità:
nel campo dell’informatica: il computer diventa personal ed il primo personal computer per il mercato di massa è stato il Commodore PET introdotto nel gennaio del 1977; in TV: il primo gennaio 1977 è andata in onda l’ultima puntata di Carosello, il programma televisivo andato in onda per 20 anni a partire dal 3 febbraio 1957 che conteneva dei filmati, spesso comici, o intermezzi musicali seguiti da messaggi pubblicitari. È anche un anno molto interessante dal punto di vista letterario: ricordiamo la pubblicazione di Avere o essere, dello psicanalista Erich From.
In questo contesto nacquero i Gaznevada
Underground è la parola chiave per parlare dei Gaznevada. Innanzitutto “Going Underground” è il titolo di uno dei loro brani più famosi, tratto dal secondo disco Sick Soundtrack (è il 1980), ma soprattutto è una parola che racchiude tutto il percorso musicale e culturale che i Gaznevada hanno attraversato, in Italia, come una cometa caleidoscopica.
1977-1979: Dalla nascita al Bologna Rock Il gruppo si forma a Bologna verso la fine del 1977 nell’ambito della scena musicale locale e come evoluzione del Centro d’Urlo Metropolitano, formazione rock movimentista autrice di un unico brano Mamma dammi la benza (album: Sarabanda” etichetta: “Humpty Dumpty” produzione: Radio Alice), registrato in Fonoprint e pubblicato su cassetta in occasione del Convegno sulla Repressione del settembre 1977. Nel corso di questa manifestazione si esibiscono dal vivo con il brano “Mamma dammi la benza” dando vita a quello che verrà definito il “Rock demenziale” e che vedrà negli Skiantos i maggiori esponenti del genere.
Il loro ritrovo è la casa occupata, in Via Clavature 20, al primo piano, a Bologna denominata “Traumfabrik”, nome ideato dal fumettista Filippo Scozzari che diviene ben presto una sorta di Factory frequentata da fumettisti, disegnatori, scrittori, musicisti, fotografi e video maker, nonché sede del fan-club della band.
Due mesi dopo l’esibizione al Convegno sulla Repressione, nel novembre del 1977, di ritorno da un viaggio a Londra di alcuni componenti della band, il gruppo decide di cambiare il nome in “Gaznevada”, ispirandosi ad un racconto di Raymond Chandler dal titolo Nevada Gas. La formazione originaria era costituita da sette elementi: Alessandro Raffini (Billy Blade), Ciro Pagano (Robert Squibb), Giorgio Lavagna (Andy Droid, successivamente Andrew Nevada), Marco Dondini (Bat Matic), Gianpietro Huber (Johnny Tramonta) e Gianluca Galliani (Nico Gamma).
Nei primi anni frequenti sono i fraintendimenti ideologici da parte della sinistra italiana, che non vedeva di buon occhio l’ondata punk che stava investendo l’Italia di allora e i Gaznevada che con spirito situazionista ostentavano vestiti neri, spille e catene, non ne furono immuni.
È di questo periodo, marzo 1978, il concerto “Gaznevada sing Ramones”, svoltosi per tre serate consecutive al Punkreas di Bologna, uno scantinato nel centro storico della città, nel quale la band si esibì suonando per ore solo “cover” dei brani dei Ramones con brevi pause tra un pezzo e l’altro come sui dischi originali, senza sosta e a ritmo velocizzato rispetto ai brani della band americana..
Fu proprio in quell’occasione che furono avvicinati dal neo-produttore Oderso Rubini che propose loro di registrare una serie di brani inediti, alcuni già eseguiti dal vivo, e che furono registrati negli studi, approntati in un garage della centrale via San Felice a Bologna, della neonata Harpo’s Bazar, poi Italian Records. Nel marzo del 1979 viene pubblicato il primo album dei Gaznevada su supporto cassetta k7 e dal titolo Gaznevada. Da lì a breve Gianluca Galliani abbandona la band.
Il 2 aprile 1979 i Gaznevada partecipano al Bologna Rock, un festival che si svolse al palasport di Bologna e che vide sul palco i migliori gruppi dell’allora scena punk rock e new wave bolognese. Fra questi vi erano Windopen, Luti Chroma, Skiantos, Bieki, Naphta, Confusional Quartet, Andy J. Forest, Frigos e Cheaters
Nella primavera del 1979, anche Gianpietro Huber abbandona il gruppo e viene sostituito al basso da Marco Bongiovanni (Chainsaw Sally, in seguito Marco Nevada)
Con l’arrivo del nuovo bassista i Gaznevada tornano in studio per registrare, nell’autunno del 1979, il loro primo singolo Nevadagaz, contenente nel lato B l’inedito presentato al Bologna Rock Blue TV Set.
1980-1981: Sick Soundtrack e Dressed to Kill Il secondo album Sick Soundtrack (1980), anticipato dal singolo Nevada Gaz/Blue TV Set, li impone all’attenzione della critica come una band innovativa, capace di accogliere e rielaborare le nuove sonorità in arrivo dagli Stati Uniti e dal Regno Unito[4]. Lo stile del disco era fatto di suoni nevrotici, sax molto ruvidi, ritmi quasi funk, influenze new wave (Talking Heads) e no wave, ma anche elettroniche, influenze rielaborate e fatte proprie in modo del tutto originale.
La loro immagine noir/fantascientifica accresce la curiosità e il successo in alcuni ambienti della critica musicale dell’epoca e nella audience di nicchia legata alla new wave e al punk. Nel 2012 l’album Sick Soundtrack verrà inserito da Rolling Stone Italia tra i migliori 100 dischi di rock italiano. Alle prime mille copie del 33 giri era allegato un singolo 7″ inciso su una sola facciata, con il brano I See My Baby Standing on a Plane eseguito dagli stessi Gaznevada con lo pseudonimo “Billy Blade and the Electric Razors”, gruppo rockabilly che successivamente si esibirà in alcune occasioni dal vivo con membri dei Gaznevada e dei Confusional Quartet. Dall’album Sick Soundtrack viene anche prodotto un video per il brano “Shock Antistatico”.
È di questo periodo la vignetta di Andrea Pazienza pubblicata sul Male che li ritrae in concerto su un asteroide piatto che fluttua nello spazio. Molti anni dopo, nel 2002, il regista Renato De Maria, anch’egli frequentatore della Traumfabrik di quegli anni, realizzerà il film “Paz!”, sulla vita e l’arte di Andrea Pazienza, e inserì nella colonna sonora il brano Japanese Girls estratto dall’album Sick Soundtrack.
Nel 1980 Ciro Pagano (Robert Squibb), Marco Bongiovanni (Chainsaw Sally), Marco Dondini (Bat Matic) suonano rispettivamente chitarra, basso e batteria per Edoardo Bennato nel brano Uffà! Uffà!, all’interno dell’album omonimo, partecipando anche al videoclip realizzato per il brano. Nello stesso anno compaiono nel film Si salvi chi vuole per la regia di Roberto Faenza con Claudia Cardinale.
Nel 1981 i Gaznevada pubblicano sempre con l’etichetta Italian Records e la produzione di Oderso Rubini il mini-LP Dressed to Kill, che si può considerare la continuazione del percorso musicale/artistico intrapreso dalla band con Sick Soundtrack e allo stesso tempo la sua conclusione. Il disco, ispirato all’omonimo film di Brian De Palma, è un “concept” dalle influenze no wave ed elettroniche dominanti di quel periodo. L’intero album sarà registrato e mixato a Bologna negli studi della Fonoprint.
Nell’estate del 1981 i Gaznevada partecipano, con vestiti e trucco ispirati ai samurai giapponesi, al festival “Electra 1. Festival per i Fantasmi del Futuro”, che si svolse a Bologna tra il 17 e il 21 luglio e al quale, oltre ai Gaznevada parteciparono diversi artisti di spicco della scena musicale new wave internazionale: Bauhaus, DNA, Brian Eno, Peter Gordon, Chrome, The Lounge Lizards e gli italiani: N.O.I.A., Rats, Band Aid oltre al gruppo teatrale Magazzini Criminali.
Nel 1982 Giorgio Lavagna (aka Andy Nevada) lascia la band per proseguire la sua esperienza musicale con il gruppo elettronico “The Stupid Set” dei quali fu fondatore e i Gaznevada iniziano un percorso sonoro diverso, che rompe in qualche modo gli schemi con il proprio passato.
Escono contemporaneamente il singolo 7” Ragazzi dello Spazio e il Mix 12” (Black Dressed) White Wild Boys, quest’ultimo dalle sonorità funky ed entrambi cantati in italiano. Successivamente partecipano con il brano inedito Detectives che interpreteranno anche nel ruolo di attori, al musical cinematografico Pirata!, per la regia di Paolo Ricagno e presentato l’anno successivo alla Biennale di Venezia.
1983: Svolta pop e italo disco La vera svolta musicale avviene nel 1983 con il brano I.C. Love Affair contenuto nell’album Psicopatico Party. Il brano, ad oggi considerato una “cult track” della musica clubbing, e suonata da numerosi dj di levatura internazionale, ottiene un notevole successo e proietta il gruppo nelle classifiche di vendita e di gradimento. Nel frattempo, poco dopo l’uscita dell’album, anche Marco Dondini (Bat Matic) abbandonerà il gruppo sostituito da Gianni Cuoghi (ex batterista dei Confusional Quartet).
Grazie al successo di I.C. Love Affair firmano un nuovo contratto con la casa discografica EMI e partecipano ospiti a numerosi programmi televisivi tra cui il Festivalbar. Successivamente usciranno altri due singoli Special Agent Man e nel 1984 Ticket To Los Angeles prima di realizzare nel 1985 Back To The Jungle il primo album per la EMI. L’album conteneva il brano Living in The Jungle che fu pubblicato come singolo ed ebbe un discreto successo di vendita e di pubblico.
Dal singolo venne prodotto un video per conto della RAI che divenne sigla del programma per ragazzi Cartoni magici in onda tutti i giorni su Rai 1. La regia era di Renzo Martinelli e gli inserti di animazione curati da Bruno Bozzetto. Living in the Jungle arrivò al 1º posto nella categoria ‘Video-clip’ del mensile Musica e dischi e venne premiato per la sua realizzazione e gli effetti speciali. Dall’album Back to the Jungle sarà estratto anche il singolo Mary is a Clerk.
Lo stesso anno compaiono nel film Dolce Assenza di Claudio Sestieri con Jo Champa e Sergio Castellitto. Per la colonna sonora del film realizzano anche una versione ad hoc del brano Railway Station Boy contenuto nell’album Back To The Jungle. L’anno successivo nel 1986 viene realizzato il singolo Sex Sister primo ed unico disco interamente prodotto dai Gaznevada.
Nel 1987 con l’uscita di Gianni Cuoghi e di Alessandro Raffini (Billy Blade) e l’ingresso, alla voce, di Nicola Guiducci, dj e fondatore del Plastic, storico locale di Milano, la formazione subisce un’ultima e definitiva variazione di organico e della band originale restano solo Ciro Pagano e Marco Bongiovanni. Lo stesso anno i Gaznevada entrano nuovamente in studio e realizzano un nuovo album per conto della CBS e prodotto da Guido Elmi, storico produttore di Vasco Rossi.
Al termine del 1987 viene pubblicato il singolo Thrill Of The Night contenuto nell’album Strange Life il quarto ed ultimo album della band in uscita nel 1988 e da cui verranno estratti altri due singoli, Sometimes e Jimmy Boy.
Dopo i Gaznevada Terminata l’esperienza Gaznevada, nel 1988, Ciro Pagano si dedicherà a diverse produzioni nell’ambito della dance e successivamente darà vita al gruppo techno Datura mentre Marco Bongiovanni produrrà, tra gli altri, il progetto italo house “DJ H feat.Stefy” Successivamente, dopo anni di silenzio, nel 2002 esce per la EMI Dance Factory un nuovo inedito dei Gaznevada: il singolo di matrice elettronica Dance no Dance. La produzione artistica è dei Datura mentre la copertina, che richiama la grafica di Sick Soundtrack, è curata da Giorgio Lavagna, primo cantante del gruppo.
Nel 2020 a quarant’anni dalla prima pubblicazione viene ristampato, su etichetta Italian Records, e per conto di Expanded Music, l’album Sick Soundtrack in versione limitata e remasterizzata. Da lì a breve viene anche pubblicata su vinile la cassetta Gaznevada, primo lavoro della band.
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chez-mimich · 1 year
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TOPOGRAFIA POLITICO-SENTIMENTALE PER FLÂNEUR D’ALTRI TEMPI
Di solito andavo a piedi, qualche volta in bicicletta o in autobus, mai in auto, anche perché non ce l’avevo. Se l’avessi avuta non sarei diventato un inguaribile flâneur. Da adolescente e da giovane ero anche un “flâneur politico”, (era la seconda metà degli anni Settanta), perché la politica si faceva anche per la strada, nella strada e comunque i luoghi della politica erano topograficamente tangibili e non “virtuali”. Io li ho frequentati tutti o quasi dall’età di tredici-quattordici anni in avanti, ma anche prima con mio nonno Giovanni che qualche volta mi portava da qualche suo amico nella sede del Partito Socialista Italiano in Largo Buscaglia a Novara. Un palazzo austero che esponeva un cartello dipinto a mano con la falce e martello sopra la quale campeggiava la scritta: P.S.I. (il simbolo del garofano venne molto tempo dopo). Lì vicino, c’era un altro luogo che qualche anno dopo, frequentai assiduamente, la sede del Circolo Anarchico di Via dei Mille. Spesso, dopo qualche riunione del “movimento studentesco”, ci si trasferiva in Via Dolores Bello, appena in cima alla scala che portava sul Baluardo, nella sede del P.C.I., al primo piano di un palazzo antico e allora un po’ trascurato. In Corso Cavour c’era la Sede dell’ANPI e in Piazza Tornielli Bellini aveva la sua sede l’M.L.S. (Movimento Lavoratori per il Socialismo), molto organizzato ed efficiente, in cui si andava a “ciclostilare” i volantini (cfr. La voce “Ciclostile” su Wikipedia). In Via Mossotti, all’incrocio con Via Canobio, ha avuto la sua sede per pochi mesi il periodico politico “Brontentola” (nome nato dall’unione di “Brontola” e “La pentola”) giornale degli studenti di sinistra di Novara, cioè praticamente tutti. Non tutte strettamente sedi di movimenti politici, ma ascrivibili ai luoghi di ritrovo di “compagni” (termine che una volta designava le persone di “sinistra”), erano la sede della CIGL, in Via Marconi, ma anche bar e circoli, come il “Mombaruzzo” di Via Fratelli Rosselli o il “Ramlin” di Via dei Gautieri, ma pure la legatoria di Marco Peressi , che diventò per qualche tempo la redazione di un’altra rivista post-movimentista, “Macedonia”, o radio libere come Radio Kabouter in Via dei Cattaneo o Radio Voce Popolare di Via Pontida, la Libreria “La Talpa” di Via Solaroli (mia seconda casa). E la periferia? Semplicemente era periferia solo topografica: in Corso della Vittoria aveva una delle sue sedi Lotta Comunista, l’altra era in Corso Milano. Lotta Continua aveva sede in un locale prospiciente il sottopassaggio di Corso Risorgimento. E poi tutti i “circoli” a cominciare dal “25 Aprile” di Corso Cavour, ma anche la Soms (Società Operaia di Mutuo Soccorso) della Piazza di San Martino, il Circolo Operaio della Bicocca, la Fratellanza, il Circolo del Cascinone… La politica era per la strada. La politica, almeno quella della sinistra, era un tutt’uno con le strade: i comizi si facevano in piazza, i cortei percorrevano le strade, i volantini si distribuivano davanti alle fabbriche e alle scuole, i sit-in si facevano sui marciapiedi, i blocchi stradali si facevano in mezzo alla strada, insomma i luoghi della politica insistevano “sulle strade”. Oggi la politica non è più nelle strade, la politica è solo “virtuale”, lontano dal “reale” e la sinistra ha perso e continua a perdere. Un caso?
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