Tumgik
#non essere notati
ilfascinodelvago · 2 years
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Molti di noi vivono come se ci aspettassimo un giorno di essere riconosciuti per le nostre eccezionali qualità, ma Kafka sottolinea che potremmo essere notati solo per la nostra ordinarietà, per il fatto che non siamo molto più di niente nell'universo, anche se possiamo essere importanti l'uno per l'altro, se siamo fortunati.
Hanif Kureishi
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gojobait · 8 months
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quest'anno i fuorisede secchi con la zazzera e gli occhiali da sole che cantano il cambiamento climatico e il mal de vivre non hanno speranza di essere notati perché siamo tuttə arrapatə per ghali, non c'è proprio storia
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telefonamitra20anni · 10 months
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Uomo del '20, autoritratto.
È un giorno fra tanti, una sigaretta si lascia consumare fra gesti quotidiani, Marcello è seduto nel suo camerino, il suo riflesso che lo osserva. Cerca il prismatico esempio di un uomo da rispettare, un tipo d'uomo, che sente un po' lontano. Lo osserva, lo invita ad accomodarsi, tra tutti quei perché. Ma è solo un attimo. Uno smarrimento necessario di coscienza. Marcello, nel suo specchio ci scruta un uomo, capace di leggere attraverso un prisma di fragilità, intelligenza cinica e aspra ironia, ci vede un uomo delicato e gentile, un'anima che gioca e ha le ginocchia un po' sbucciate, a cui avrà detto, stai attenta, non correre! ma che a volte, avrà fatto orecchie da mercante. Il suo riflesso gli parla attraverso, anche sotto quel trucco di scena che aspetta il suo ciak e che non esita a farsi riconoscere, a lasciare che sia speculare esempio di un autoritratto, trasposto, trasfigurato, rimesso in immagine, esito di un un qualcosa da rivedere, rimescolare, rigenerare per poi migliorare. Marcello è un uomo del '20, antico e moderno, che ha conquistato il suo posto, il giusto centro, con quella fatica che comporta l'insegure un sogno, il cercar se stessi e l'identità anacronistica di quell'uomo del '20, che cammina nel suo oggi. Nel suo riflesso il rumore e il silenzio, il vanesio e il modesto, il superficiale e l'onesto e di fianco una cartolina, messa lì per ricordare che, tra tutti quei perché, non ci si debba sentire soli, sebbene nel suo camerino venga sempre qualcuno. Uno sguardo al telefono, un tiro alla sigaretta per sbuffare via un po' di fumo e preoccupazioni e l'uomo del '20 va in scena per essere medico, marito, professore, barone, casanova, per provare ad essere chiunque e tenersi un po' da parte, per non scrutarsi, per accendersi in colori vivacissimi, istrionici, malinconici, complessi e mai uguali lasciati lì apposta per essere visti, letti, notati. Marcello è un uomo del '20, determinato ad essere vivo, vitale e sognatore, un uomo da guardare nel suo vero riflesso, una vetrina di semplicità e meraviglia. Un'identità distaccata, complessa, rivelata, bellissima, proiettata come ieri "nell'oggi, domani e dopodomani", anche tra quelli più consumati.
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dilebe06 · 10 months
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High and Low The Worst Episode 0 + High and Low the Worst
Il nemico del mio nemico è mio amico
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Sono tornati. E più belli che mai.
Non mentirò: fino a quando non ho ripreso in mano la Saga di High and Low non avevo idea di tutti questi nuovi drama/film.
D'altronde dopo High and Low: the story of SWORD, High and Low 2, Road to High&Low, High&Low The Movie e High&Low The Red Rain e gli ultimi due film High & Low: End Of Sky e The Final Mission, uno pensa che finiranno ad una certa!
Ero rimasta alla fine di High and Low e la vittoria dei Nostri contro i cattivi e sapevo che mi mancava solo la serie DTC per chiudere il cerchio di tutta la storia. Certo, avevo adocchiato anche la presenza di The Worst - sia drama che film - ma l'avevo preso più come uno spin-off di High and Low, facilmente saltabile poiché non si parlava più delle vicende dello SWORD.
La mia presa di posizione era centrata In virtù anche del fattore emotivo: nessuno avrebbe mai potuto prendere il posto di Cobra, Rocky, HYUGA... sono personaggi così amati e così entrati nel profondo del mio cuore che pensare di poter affezionarmi ad altri personaggi, ad un altra storia, pareva pura utopia.
Pareva.
Perché dopo la serie ad a metà del film successivo, mi sono ritrovata a commentare sorridendo:- " alla fine ti ci affezioni a questi piccoli mostri."
Ma andiamo con ordine:
La serie - tra i due prodotti - è quella che mi è piaciuta meno. Fondamentalmente è una presentazione dei ragazzi che andranno poi ad essere i futuri protagonisti della storia ( esattamente come la prima stagione di HIGH and LOW presentava i propri componenti e basta!) e che almeno qui, non mi hanno fatto morire, onestamente.
Nota a margine per Todoroki, gemma che splende tra la bigiotteria tutta uguale.
Questo infatti è stato il mio problema con i personaggi presentati: mi sembravano tutti uguali. Nessuna particolarità, mania o caratterizzazione che potesse distinguerlo dalla massa di ragazzini intenti a conquistare la posizione di leader.
In High and Low, ogni gruppo aveva delle particolarità che li differenziava dagli altri: I Rude Boy praticavano parkur e proteggevano la loro baraccopoli, i White Rascal si vestivano tutti di bianco e proteggevano le donne ed i bambini e così via... erano talmente diversificati che li inquadravi subito.
In The Worst invece, oltre all'ambizione di conquistare la vetta dell'Oya, di questi personaggi poco si è parlato.
Ed ecco che allora Todoroki splende. Un po' perché l'ho visto leggere un libro - oggetto mistico al pari del Santo Graal - ed un po' perché la sua determinazione a sconfiggere Murayama e prenderle sempre, era davvero ammirevole.
Ho apprezzato come la sua forza non significasse necessariamente la sua posizione di leader - come ci ricorda Murayama - ma è necessario il carisma per conquistare tutti gli studenti e che questo, lo stesso Todoroki lo capisca nel finale, quando accetta Fujio come capo.
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Tra questi baldi giovani alla conquista del trono, vanno notati Tsukasa e Fujio. Se il primo - uno dei più belli, esteticamente parlando - si mostra "dormiente" per gran parte della serie, il secondo passa il tempo con il nonno, facendoci sì vedere il suo buon cuore e l'essere un bravo guaglione ma d'altra parte togliendolo dall'azione per tutta la storia. Infatti Fujio entrerà in scena solo nel film.
Tsukasa poi è quello che mi ha lasciata più perplessa: chiaramente si era iscritto all'Oya per conquistare la vetta al fianco dell'amico ed è bello che si sia "fatto da parte" per amicizia accettando un ruolo "secondario." La perplessità nasce quando lo vedo andare a far a botte con Fujio per superare i propri limiti ed ho pensato che alla fine volesse anche lui partecipare alla corsa per il trono.
Ed invece no.
E la scazzottata allora? che ci siamo andati a fare?!
Va bene, non importa.
Ho visto così tante botte in testa, sediate nei reni e cazzotti in faccia che una rissa in più o una in meno ormai non mi sconvolge manco più.
E finisce così la serie di The Worst, con questi ragazzi che si presentano nelle classi, distruggendo porte, sedie, facce... mentre si urlano addosso imprecazioni ed intanto progettano la conquista del trono.
Ma.
Ma se c'è un trono vuol dire che c'è un RE.
E mi spiace per tutti loro, ma L'UNICO VERO RE è e sarà per sempre Murayama. #stacce
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tutta la sua sobrietà in questa gif XD
Che qui, con questa serie e film si conferma uno dei personaggi più belli ed il mio migliore dell'intera saga.
Potrei scrivere un ode su questo personaggio, facendo notare come abbia preso un liceo di ragazzini e l'abbia trasformato in un gruppo capace di stare sullo stesso piano dello SWORD, di poter sedersi allo stesso tavolo con "i grandi " della città. Come ci ricorda la voce narrante nell'intro " Il Liceo Oya contribuisce alla forza dello SWORD".
Oppure potrei parlare della sua evoluzione da tizio forte che sa solo menar le mani a leader capace sotto i consigli di Cobra. Trasformazione che trova il suo apice sul finire di questa serie, quando Murayama nega agli studenti del tempo pieno la partecipazione agli affari dello SWORD. Capolavoro.
Ed infine potrei parlare della sua maturità sul finale del film, quando ormai diventato uomo, lascia il Liceo per diventare finalmente "grande" ed andare avanti con la sua vita, lasciando il passo alla generazione che verrà.
Perché High and Low, tra botte e amicizia, parla anche di cambiamento e crescita e nessuno più di Murayama ha saputo racchiudere questa tematica.
VOTO: 7+
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E poi c'è il film.
Solo dopo averlo visto si capisce l'intento della serie precedente: un conto è vedere un centinaio di ragazzi sconosciuti che se la suonano di santa ragione. Un altro è vedere i ragazzi a cui un minimo ti sei affezionata, vederli spaccarsi teste, rotule e ginocchi in maxi risse sotto i ponti.
Ed in effetti, funziona. Funziona perché ho onestamente seguito con attenzione questi combattimenti, preoccupandomi un po' per tutti, riconoscendoli e facendo il tifo per ognuno di loro.
Il film segue diversi filoni che si riuniscono poi nel finale:
Mentre lo SWORD è in guerra con i Doubt e la yakuza, gli studenti a tempo pieno della Oya High sono combattuti tra la guerra delle fazioni all'interno della scuola, il conflitto con la Housen Academy e il tentativo di sconfiggere Kidra, una banda di spacciatori che stanno cercando di infiltrarsi nelle scuole locali.
(la vita impegnatissima degli studenti dell'Oya. E' per questo che non studiano. C'hanno da fa'!)
Murayama, che è il leader della Oya High, trova la sua posizione messa alla prova da un gruppo di ambiziosi nuovi arrivati, soprattutto lo studente trasferito Hanaoka Fujio. ( fonte mydramalist)
Ora, questa è un po' una cazzata perché tranne Todoroki, NESSUNO di questi pretendenti al trono ha mai avuto le palle di sfidare in combattimento Murayama. XD
Ovviamente i più attenti hanno già rizzato le orecchie perché leggendo questa trama c'è una parola che immediatamente dovrebbe far alzare in piedi la gente a festeggiare gasata come un furetto sotto steroidi.
Housen.
La Housen.
Ma io infatti vedevo questi ragazzi pelati con l'uniforme e pensavo:-" io questi lo ho già visti. Ma dove? sto nome non mi è nuovo."
Crows Zero docet.
Ed infatti sono proprio loro: la scuola che nel secondo film di Crows Zero si scontrò contro il Suzuran in un epica guerriglia fatta di pugni, calci, risse e mani in faccia.
Aggiungo che vengono presentati con una delle OST più belle e azzeccate di sempre. Appena ascoltata la loro canzone mi sono precipitata a scaricarla!
In questo film si presentano in una veste nuova, con nuovi attori ovviamente, ma sempre ordinati e preparati come piccoli soldatini super efficienti. e ovviamente pelati
Ma c'è di più: se nel film di Crows Zero, loro erano i "cattivi", i rivali da abbattere, questa volta sono dalla "parte nostra" ... nostri alleati. Ed è un piacere conoscerli in questa veste.
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Ho dato il mio cuore a Odajima Yuken, sappiatelo. Con l'addio di Murayama ho trovato una nuova fonte di gioia.
I ragazzi dell'Housen si dimostrano dei delinquenti dal cuore d'oro ( più o meno). Degli specchi dei nostri Oya e vederli combattere tutti assieme è una gioia per gli occhi. Il film infatti, ne approfitta per delinearli e caratterizzarli un po', prima come avversari e poi come alleati.
Tra l'altro, mentre vedevo i ragazzi dell'Housen assaltare un palazzo con delle scale, dopo averle usate a mo' di scudo, pensavo:-" ed io che mi sono emozionata per la battaglia la Fosso di Helm! Guarda questi che stanno a fa'!!! "
Nota di merito poi per Fujio che finalmente viene messo in primo piano ed in relazione con gli altri: come prevedibile risulta avere quel carisma necessario ad unire l'Oya ed in più - per diversificarlo da Murayama - ha quella vena di pazzia ingenua dei bambini che ti lascia piacevolmente sbigottita.
Perché andare sotto casa del Suzuran per spiarne i ragazzi e vedere quanto sono forti è follia.
Mi ricorda un personaggio come Rufy di One Piece: quella sconsideratezza gioiosa che porta il sorriso ovunque vada.
Ma se con l'Housen di toccano i cuori degli amanti di questo genere di drama/film, è con il nome Suzuran che The Worst tocca l'epicità. Prima solo nominato - con riverenza - e poi fattaci vedere solo l'entrata, il film ti alza l'hype a livelli atomici facendoti supporre uno scontro/ sfida / incontro futuro contro i ragazzi del Suzuran.
E ma qui giochi troppo facile! mi sono gasata peggio dei bambini!
Ed infatti andando ai trailer dei prossimi drama/film di High and Low, indovina chi ci sta?!
Tornano i ragazzi della scuola più malfamata del circondario! E l'effetto nostalgia vola altissimo. Io ero anche convinta che non avrei visto più prodotti di High and Low! Ma non si può dir di no all'Housen e al Suzuran.
Tornando al film in questione, due sono le cose che mi hanno lasciata invece più freddina: la prima è la questione di Arata.
L'amico di Fujio che spaccia droga per pagare le spese ospedialiere della madre e tutto il contorno degli amici che si conoscono da bambini è idealmente molto bello. Ma devi farmelo vedere.
Il film e la serie prima ci dicono che Fujio e Takeshi ad esempio sono amicissimi, tanto che il secondo fa da braccio destro al primo, ma non viene mai mostrata questa grande amicizia nata a quanto pare in passato.
Idem per i ragazzi del bar della Nonna. Non basta farmeli vedere da bambini mangiare tutti assieme una volta per farmi percepire la grande amicizia che dovrebbe legarli. Soprattutto se poi ognuno di loro è andato e va per la sua strada.
L'altro problema è lo stesso che riscontro sempre nei drama di High and Low: i villain sono piatti come tavole da surf. Cattivi perché sì, senza nessuna introspezione o profondità che fanno cose malvagie perché gli va. Sono tutti uguali, tanto che da Ranmaru alla yakuza, per passare ai Dubt e adesso a questi Kidra, se ci metti dei cartonati al loro posto, sarebbe uguale.
Detto questo, The Worst è un bel film per chi piace veder menar le mani in modo coreografico:
ha un buon ritmo, una storia un po' contorta per gli standard di questo genere ma che poi si semplifica verso il finale, due grandi ritorni che toccano il cuore dei nostalgici come me e belle scene d'azione.
Il combattimento contro l'Housen prima e il Kidra poi è spettacolare: musiche, inquadrature, montaggio... una bella visione che non può non emozionare gli amanti delle scazzottate.
Con questo film, High and Low di apre a nuovi protagonisti che hanno un ardua missione: non far rimpiangere le colonne portanti di High and Low. Ci riusciranno? Per me è ancora troppo presto per giudicare, avendo visto solo un drama e un film ma voglio dargli fiducia.
Il pezzo forte di High and Low, oltre alle botte e ai bei messaggi d'amicizia, erano i personaggi, le loro personalità e le loro introspezioni.
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Fujio può essere un buon protagonista, diverso da tutti gli altri dello SWORD. Todoroki può interpretare il freddo ma costante contraltare del leader, così come Tsukasa e Jamuo possono diventare interessanti.
Va capito se anche gli altri prodotti di The Worst prenderanno i ragazzi dell'Housen come "protagonisti" o li lasceranno in secondo piano. Ricordo che in High and Low, la serie era iniziata con Cobra ed i suoi amici come protagonisti, per poi virare sugli altri leader dello SWORD, fino ad arrivare ad approfondire Murayama, per dire. Faranno una cosa simile anche per questa storia?
Oh, a me, se mi mettono l'Housen come "protagonisti" mi va benissimo, eh!
Ed infine l'ultima cosa che ci tengo a dire:
per quanto io ami alla follia le storie di ragazzi - di cui il 99% ha superato l'adolescenza da anni - che si gonfiano per diventare il capo della scuola e le storie di scuole VS scuole, onestamente non vorrei vedere di nuovo questa dinamica.
In Crow Zero assistevamo alla scalata di Genji e nel secondo film alla battaglia del Suzuran contro l'Housen. In High and Low The Worst episode 0, seppure in misura minore, abbiamo avuto lotte per la conquista della vetta e con il film, una lotta contro un altra scuola.
Qua si è differenziato con le scuole che si univano contro gli spacciatori ed ho apprezzato il cambio di mood e vorrei che rimanesse così.
Ho un po' paura infatti, di vedere sempre la stessa dinamica sapendo già che la versione di Crow Zero rimarrà imbattibile.
Vedremo cosa accadrà.
Anche perché risulterebbe inevitabile. Con la divisione dei ragazzi dell'Oya in studenti a tempo pieno e part-time, questi ultimi non possono più partecipare agli affari dello SWORD. Ciò significa che se anche i ragazzi di High And Low si trovassero ad affrontare nemici da ogni parte, Fujio e compagnia non potrebbero essere presenti.
Ed ecco quindi che per loro, l'unica possibilità di scontro è con le altre scuole.
Boh, vedremo...
Per adesso...
VOTO: 8
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francescacammisa1 · 2 months
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…isolarsi all'interno di un gruppo non è certo il modo migliore per non essere notati. Al contrario: più uno si isola, più si espone; più uno sta zitto, più ci si chiede cos'è che non dice.
Vitaliano Trevisan - Works
Ph Claude Gassian
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finoaqituttobene · 1 year
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Una vita in bilico tra la voglia di non essere visti e la speranza di essere notati
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sciatu · 1 year
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Madam Effie e la formula della felicità - seconda parte
I NOSTRI INCUBI CI CONOSCONO MEGLIO DI CHI AMIAMO
Il professore Ferdinando Gugliotta illustre, rinomato professore di matematica in uno dei licei più rinomati di Messina, era confuso. Malgrado ateo, e convinto assertore della logica e del raziocinio, tanto che teneva sempre sul comodino il Candido di Voltaire e i libri di Beltrand Russel, era stato convinto dalla cugina, l’unica persona di cui avesse un qualche rispetto, a visitare Madam Effie, una cartomante che secondo i registri del comune non esisteva. Madam aveva fatto qualcosa ai suoi occhiali dicendogli che da quel momento avrebbe potuto vedere sua figlia Beatrice, la figlia che non era mai nata. Uscito dal caseggiato vivente di Madam, si fermò a guardare le sue mani. Non capiva perché ma ci vedeva meglio. Le rughe, i peli delle mani gli apparivano nitidissimi, pieni dj particolari mai notati. Alzò gli occhi al cielo e vide le nuvole come volare, scivolando velocemente da un capo all’altro del cielo. Uno stormo di fenicotteri passo velocemente nella direzione opposta alla corsa delle nuvole. Guardò per strada e vide che vi erano tanti passanti. Alcuni camminavano lentamente, altri apparivano e sparivano in un lampo. Altri ancora attraversavano alberi e macchine come se questi non esistessero. Si levò gli occhiali. La strada era semivuota, con le case dai colori anonimi e qualche raro passante. Il cielo era senza nuvole e nessun uccello, in quelle calde ore del pomeriggio, si azzardava a mostrarsi. Si mise di nuovo gli occhiali e le case diventarono subito di un colore intenso, la strada tornò a ripopolarsi di figure e ombre sfuggenti, riapparvero le nuvole che si inseguivano in un cielo dal colore mutevole. Si sentì disorientato, con la testa che gli girava. Doveva sedersi. Vide un bar con dei tavolini sul marciapiede. Si sedette in quello più isolato e cercò di raccogliere le idee. Cosa era successo? Pensava di poter controllare la situazione e smascherare Madam Effie come una delle solite false maghe. Invece … “Prende qualcosa ?” Disse improvvisamente una figura bianca accanto a lui “Un’acqua tonica con dentro della granita al limone.” L’ombra bianca si dileguò. Anche la storia del tempo che nella stanza di Madam si fermava poteva essere spiegato – si disse convito – bastava creare un campo magnetico e tutti gli orologi si sarebbero fermati. Poi la storia che aveva tradito la moglie, chissà quanti andavano li perché avevano tradito. Non ci voleva molto a capire chi aveva capito e chi no … Insomma tutto si poteva spiegare, tutto poteva essere ricondotto a dati e situazioni tangibili e concrete. Fu soddisfatto della sua valutazione. “Buongiorno Gugliotta tutto bene?” Una persona con un impermeabile grigio, e un cappello alla Borsalino passò velocemente salutandolo “Buongiorno – rispose velocemente il professore cercando di capire chi fosse e riconosciutolo aggiunse – Buongiorno signor preside tutto bene grazie” Rispose contento di vedere il professore Saija, che aveva avuto come dirigente molti anni prima La sua contentezza duro ben poco, ricordando che il preside forse era venuto a mancare anni prima. Non ne era sicuro, ma gli sembrava di essere stato anche al funerale. Si appoggiò allo schienale della sedia, osservando i passanti, cercando di capire se fossero reali o meno. Osservò un vecchio alto e allampanato che gli sembrava reale e due signore camminare lentamente impegnate in una discussione intensa che le obbligava a fermarsi ogni tre passi per spiegare dettagliatamente il loro pensiero sottolineandoli con gesti degni di un direttore d’orchestra. Notò una ragazza che camminava sul marciapiede opposto, avvolta in un elegante soprabito rosso. Stava parlando al cellulare e sorrideva felice muovendo i suoi lunghi capelli rossicci che le coprivano le spalle con lunghe e morbide onde. Il professore sottolineò con un sorriso quella bellezza fresca e gioiosa così diversa dall’inverno che sentiva nella sua anima. Guardò meglio e notò che la ragazza aveva dei tratti che gli ricordavano qualcuno, forse un’ alunna degli anni passati o una parente della moglie. La ragazza si fermò dall’altro lato della strada, guardò nella sua direzione e sorrise. Continuò a parlare velocemente al cellulare, poi chiuse la chiamata e mettendosi il telefono in tasca attraversò la strada. Il professore girò la testa per non dare l’impressione che la stesse fissando come un maleducato, ma la ragazza si diresse verso di lui e spostando la sedia che aveva di fronte si sedette sorridendo. “Ciao – gli disse felice – come stai?” Lui l’osservò stupito “Ci conosciamo?” Chiese disorientato “Certo papà, sono io, …, Beatrice, tua figlia.” Lui la guardò stupito “Ma …” Cercò di dire che non era possibile, che sua figlia era morta nella pancia di sua madre ed il suo corpo era stato bruciato. Era stato lui a chiedere che fosse trasformato in cenere. quello che nella vita non sarebbe più stata una primavera. Ma ora la primavera lo guardava. Sorridendo. Felice di vederlo, come se da sempre lo avesse quotidianamente frequentato restituendogli quegli incontri che lui aveva con lei nei suoi pensieri più tristi.  In quei pensieri senza speranza e voglie in cui riassumeva in modo impietoso e cattivo, tutta la sua vita. Ma lei ora era li e di fronte a lui, occhi simili a quelli di sua moglie e labbra tenere come quelle di sua madre chiuse dentro un ovale del volto che era il suo, lo guardavano felici, mentre i capelli oscillavano rossicci e mossi come quelli che sua moglie aveva quando si erano conosciuti. Era Beatrice, sua figlia, ne aveva l’assoluta certezza e tutta la sua logica, il raziocino illuminato che aveva scelto come senso della sua vita, non riuscivano a spiegare perché lei fosse li, non riusciva a trovare una valida, lucida e fredda ipotesi che chiarisse perché la stesse osservando. La sua razionalità, come stava capitando alle sue emozioni, era in silenzio e non voleva fare alcuna valutazione: silenziosamente ammirava l’imponderabile e l’inspiegabile fatto che Beatrice, la figlia che non era mai nata, fosse li, di fronte a lui. “Beatrice” Disse di getto e allungò la mano per toccare quella che lei teneva sul tavolino ma sentì solo il freddo della nera lava con cui era fatto il tavolino. Lei sorrise “Papà, io esisto solo nel tuo Karma, non puoi toccarmi” “Scusa non lo sapevo rispose sorridendo - ma lasciò la sua mano dove vedeva quella della figlia. -Vuoi dire che sei una mia illusione?” “No, sono tua figlia, la tua vita unita a quella della mamma, per questo non sono ne una tua, ne una sua illusione, ma quel destino che poteva essere e non è stato” “Ma ci sono migliaia di destini che si possono sviluppare da un singolo evento” “Ma io sono solo quello che tu e la mamma avete pensato, immaginato, desiderato,  e che vive nell’Akasha. Io sono una parte di voi e voi, pensandomi e immaginandomi, mi fate vivere. Non perdere tempo però, non posso essere presente a lungo di fronte a te, alle volte la tua energia emotiva non è sufficiente a far si che tu mi veda a lungo” “Sei razionale e precisa come a me – disse orgoglioso il professore – ecco, in breve: mi sento perso. Con tua madre non riesco più a parlare anche lo vorrei. Ora mi manca, ma quando è con me, mi da fastidio. E lo stesso sentimento ho con me stesso, con la vita, con il lavoro. Non riesco pensare più a niente, ripeto gli stessi gesti ogni giorno e la sera, quando vado a dormire mi rendo conto che non mi ha lasciato nulla se non la fatica e l’inutilità di vivere” Si fermò stupendosi di  aver detto tutte quelle cose d’un fiato. La faccia di Beatrice lo guardava seria, quasi arrabbiata “Papà per favore, finiscila di dire tutte queste minchiate! Mi fai incazzare quando ti metti a fare l’esistenzialista sfigato!! Come puoi pensate di dire tutte queste cose quando sai che sono solo i pensieri di un borghese idealista frustrato.” Vide le labbra della figlia diventare una fessura e quasi impallidire dalla rabbia “Tu sai che dici queste cose solo per non affrontare il problema vero” Lui la guardò seccato che sua figlia potesse avere un pensiero diverso dal suo “E qual è allora il problema vero?” “Che tu e la mamma non vi parlate! Da quando io sono morta vi siete chiusi nei vostri silenzi e avete fatto solo casini” “Beatrice, per favore: stai esagerando!” “Non sto esagerando – fece lei piccata con la stessa passione e cipiglio con cui lui difendeva le sue idee nelle discussioni politiche della sezione di partito – È così! Lei si sente una donna fallita, tu hai pensato bene di consolarti altrove” Lui arrossì “Che ne sai tu? Non puoi giudicare….” “Perché? Perché non sono viva? O perché sono giovane e per te essere giovane vuol dire non poter giudicare.” Si girò sulla sedia guardando da un'altra parte e continuò “Io posso giudicarvi, perché sono la parte migliore di entrambi. Se fossi nata, la vita mi avrebbe corrotto, avrei imparato le ipocrisie, i compromessi, i giudizi egoistici con cui vivete. Ma sono rimasta come voi mi desideravate, con l’amore,  il coraggio e la chiarezza che voi avete perso giorno dopo giorno per poter vivere la follia dei vivi.” Si voltò di nuovo a guardarlo “Papà pensaci: secondo te la mamma non sapeva nulla di te e di quell’altra? Secondo te ha tentato di fuggire nella morte alla sensazione di fallimento della sua vita solo perché io ero morta? Secondo te, adesso si stordisce di liquore perché pensa a me o è angosciata, come lo sei tu, di vivere con te senza però sentire di vivere nei tuoi pensieri, nel tuo amore?” Il Professore la guardò e dopo qualche secondo abbassando la testa disse semplicemente “Ho capito, ho capito, abbiamo fatto un errore dietro l’altro. E ora cosa dovremmo fare se siamo ormai alla fine di tutto” Appoggio una mano sulla fronte, quasi a coprire gli occhi che si stavano riempiendo di lacrime e con il gomito appoggiato sul tavolino quasi come se stesse pensando continuò “Io ti volevo. Tua mamma ti voleva, avevamo rinunciato a tante cose, e avevamo fatto tanti progetti e ora tu non c’eri più. A stare insieme, anche nella stessa stanza sentivamo e sentiamo ancora l’uno il dolore dell’altra. Tu non eri una semplice figlia era la vita che si manifestava, eri il nostro amore che si incarnava. Morta tu sono morti entrambi” “Papà non rincominciare a compatirti, non serve a niente - disse lei con dolcezza – la vita non può finire è parte del fluire dell’Akasha, l’amore non è morto: perché hai fatto questa cosa per te assurda di andare da Madam se non per amore? Dovevi essere disperato per farlo” “Lo sono ancora” “E allora usa questa tua disperazione alzati e vai contro questo vuoto che provi. Sei andato contro i padroni, la mafia, i dittatori, a maggior ragione puoi andare contro quella tua parte che si nasconde dietro questo vostro vivere l’uno nascosto all’altra. Parlale. Finche vi parlate sarete vivi. Io sono qui perché entrambi mi avete parlato ogni giorno della vostra vita. Per questo puoi vedermi, gli occhiali, sono solo un mezzo non il motivo per cui sono ancora con voi.” Lui la guardò. Si, era sua figlia, quella che avrebbe voluto vivere. Aveva la sua logica e la tenerezza di sua madre. Pensava queste cose il professore e capì che avrebbe fatto quello che lei gli aveva detto. La vide sfuocarsi. “Cosa succede, non ti vedo bene … gli occhiali …?” “No, non ti preoccupare, è la tua energia emotiva che mi materializza. Ora dentro di te hai deciso e questa decisione ti rassicura, ti calma, per questo l’energia sta diminuendo, non mi vedrai, ma sarò sempre accanto a te.” Scomparve “Va bene, ti aspetto. Dobbiamo parlare ancora.” Disse il professore come se vedesse ancora Beatrice di fronte a se Non si mosse. Sentiva che lei era ancora li intorno a lui. Voleva gustare l’idea che sua figlia non era morta, che non fosse finita, persa per sempre. Ma che invece fosse sempre accanto a lui e con lui vivesse una vita parallela, al di la della materia e del senso consolatorio che gli poteva dare il pensarla presente. Presente e viva grazie ad un sentimento quale l’amore, a  cui aveva creduto in modo marginale, un sentimento funzionale per la riproduzione, che non si poteva pesare o misurare e che nessun grande matematico aveva tradotto in una formula matematica. Uno di quei sentimenti piccolo borghesi che aveva sempre contestato, un illusione o un sogno che ora gli dimostrava che comandava le vite e ignorava la morte. Si alzò e si incamminò verso casa pensando a cosa doveva dire a sua moglie Maria, in che modo iniziare nuovamente a parlarle, parlarle veramente, non come fino ad allora avevano evitato di fare “Devi dirle la verità” Gli disse improvvisamene una voce dentro di se. Tanto improvvisamente che gli sembrò strano averlo pensato. Poi capi. Era stata Beatrice a dirglielo, a far nascere in lui un’idea che non arrivava dopo nessun altro suo pensiero. “Ma allora sei ancora qui” Le disse e capi che non poteva essere altrimenti, che lei non lo aveva mai lasciato e che sarebbe stata con loro anche a casa. Per un attimo, piccolo e intenso, fu felice.
Entrò in casa fischiettando e andò in cucina per mettere in frigo un vassoio di dolci che aveva comprato. La moglie era seduta vicino la porta finestra ad osservare il cortile dove alcuni bambini giocavano. Lo guardò sorpresa. “Come mai?” Chiese stupita “Ho pensato che era tanto che non ne mangiavamo, cosi li ho presi” Si levo il soprabito e tornando in cucina disse “Lo sai? Mi è sembrato di vedere il preside Saija, quello del ciclo precedente, ma mi devo essere sbagliato perché è morto mi sembra, te lo ricordi” “Si è morto tre anni fa, sei andato al funerale con la scuola” “Ecco vedi, questo non me lo ricordavo e per un po' mi sono chiesto se fosse proprio lui …” E continuò a parlare, tranquillamente ricordando il giorno del funerale, e quindi dei colleghi, passò poi a parlare della figlia del collega Carmelo che gli avevano detto si fosse sposata a Milano e di come dovevano andare anche loro a Milano a vedere il Duomo e il Cenacolo, come avevano sempre desiderato. E continuava a parlare, a parlare, mentre tagliava i pomodorini e aggiungeva le zucchine e la menta. Mentre metteva su la pasta e disponeva sul tavolo della cucina la tovaglia per cenare. La moglie lo ascoltava senza guardarlo. Metteva dritte le posate e piegava i tovaglioli di carta ma non lo guardava ne rispondeva alle sue domande, ne commentava i suoi pensieri. Il professore dentro di sé era contento di sentire la sua voce, di rivolgersi a sua moglie riuscendo a stare nella stessa stanza con lei senza sentirsi disperato a angosciato. Non accese neanche il televisore, tanto era il piacere di parlarle, di aver cambiato qualcosa che sembrava ormai tristemente eterno. Mise la pasta nei piatti e si sedette di fronte alla moglie e augurandole buon appetito incominciò a zappare nel piatto con la forchetta. La moglie spostò a destra e a sinistra qualche filo di pasta e poi lo guardò seria in volto “Cosa vuoi dirmi?” “Come?” “Tutta questa sceneggiata, i cannoli, il preside, tutto questo tuo parlare, a quale scopo? Per quale motivo?” La guardò finendo di masticare la pasta. Non la vedeva com’era il giorno prima, con le rughe intorno agli occhi e la ricrescita bianca dei capelli poco curati. La vedeva come era anni prima, gli occhi nocciola pieni di luce, i capelli lunghi ed ordinati, le labbra rosse come se avesse passato poco prima il rossetto. Appoggiò la forchetta al piatto “Volevo solo parlarti, scambiare con te qualche parola, riuscire a vincere la solitudine che ci circonda.” Lei lo guardò seria e diffidente “E perché? - Chiese acida – perché dovremmo parlare? Cosa dobbiamo dirci?” “Ad esempio che in fondo ci vogliamo bene” “Proprio tu parli di volere bene, tu che in tutti questi anni mi hai ignorato, che hai pensato solo a te stesso” “ci è successo qualcosa di brutto, all’inizio di questi anni. Qualcosa che per noi è stato tanto terribile che non l’abbiamo saputo gestire. Ora dobbiamo reagire, dobbiamo trovare un’altra strada, un altro modo di stare insieme. Io ho fatto tanti errori, tanti sbagli che mi hanno allontanato ma che non mi hanno mai fatto andare via da te. Mi sono chiesto cosa potevo fare e mi sono risposto che dovevo ricominciare almeno a parlarti” “Per dirmi cosa? Per giustificarti? Ma come puoi essere cosi … cosi ipocrita e falso da dirmi queste stupidate, queste banalità inutili, mentre dentro di noi tutto è già morto.” La guardò. Non era una cosa semplice come diceva Beatrice. Nel pensarla lei apparve, entrò in cucina e si sedette tra di loro, guardando preoccupata la madre. Capì che era preoccupata per lei, perchè sua moglie, anche chiusa nel silenzio e in una sprezzante indifferenza, stava soffrendo e che quello era, come gli aveva detto Beatrice, il momento di dire la verità. “Non devo giustificarmi, non servirebbe a niente – rispose il professore lentamente – devo chiederti scusa, è vero, ma anche questo, non servirebbe a niente.” Restò qualche secondo in silenzio “È inutile che ci giriamo attorno, abbiamo fatto degli sbagli enormi, tu hai cercato di …. – per quanto si sforzasse non riusciva a dire che aveva cercato di morire – io ho fatto i miei errori facendomi illudere e cercando una illusione consolatoria. Alla fine siamo diventati dei sopravvissuti incapaci di ricostruire una nuova vita.” “Sei tu che mi hai lasciato tra dolore e sangue, tu non mi hai fatto piangere sulla tomba di mia figlia e ora te ne vieni, a fare il brillante a dirmi, è finito tutto, rincominciamo come se nulla fosse, come se nostra figlia non fosse mai morta e tu non mi avessi fatto le corna” “Lei vorrebbe cosi!” “Ah lei vorrebbe cosi? E te lo ha detto lei?” “Si, me lo ha detto lei” Lei lo guardò seria “Tu sei pazzo, pazzo ora è tutto chiaro” Il professore scosse la testa “Io non posso vivere senza di te per questo ho fatto una cosa che non avrei mai fatto ne mai pensato – esitò nel continuare – sono andato da Madam Effie” “Non dire quel nome – disse subito spaventata la moglie – attira il diavolo” Poi si fermo a ragionare e seriamente gli chiese “E che ti ha detto?” “Che dovevo parlare con Beatrice” “E come? se lei non c’è mai stata” Il professore esitò ancora poi lentamente si levò gli occhiali e li mise sul tavolo “Con questi … con questi la vedo … e vedo tante altre cose che non dovrebbero esistere” “La vedi? e dove?” “Dove devo vederla, - fece seccato di doverle spiegare tutto – ora è qui, seduta di fronte a te” Maria lo guardo poi afferrò gli occhiali e tenendoli per le aste li osservo e quindi li indossò guardando le sue mani. “Ma ..  vedo bene” fece stupita ed alzò la testa guardando la sedia dove era seduta la figlia. Trasalì nel vedere qualcuno che in realtà non c’era Il professore sentì come in sibilo o un fruscio e capì che Beatrice stava salutando sua madre “Ma ….” Fece la donna e dopo qualche attimo si lanciò ad abbracciare il vuoto piangendo. Da madre non si era chiesta chi fosse quella ragazza che non aveva mai visto. Il suo parlarle ogni giorno, ogni ora del giorno, ogni istante che creava il passare del tempo, le avevano fatto capire che davanti a lei c’era la figlia che non aveva mai conosciuto. Il professore avrebbe voluto dire qualcosa ma vedendo la moglie abbracciare il vuoto e piangere decise che non era necessario, che in quel momento, in cui l’impossibile era reale, non bisognava fare e dire nulla e bisognava lasciare che venisse vissuto, amato e ricordato. “Come sei bella” disse la moglie distaccandosi e guardando il vuoto attraverso gli occhiali del marito “Si, è vero” Continuò mettendosi a posto una ciocca dietro l’orecchio come per cercare di rendersi presentabile “Ma sono successe tante cose per questo … Lo so, … ma… “ Abbasso la testa e cattiva fece dandogli un’ occhiata obliqua piena di ostilità. ”è colpa sua … lo sai che lui …ah si?” Alzò la testa a guardare la sedia con un’aria stupita “Davvero? …. “ Sorrise “È sempre il solito” Scosse la testa e lo guardò sorridendo. Si rasserenò, poi continuò verso l’angolo vuoto del tavolo “È che senza di te ….” Si fece seria ascoltando il vuoto che aveva davanti “Hai ragione è proprio così “ Abbassò la testa “ mi sentivo sola e abbandonata” Restò ancora ad ascoltare con il viso serio finché non sorrise “come dall’inizio … che vuoi dire?” I suoi occhi erano fissi sulla sedia vuota “Si, anch’io, ma tu…” Fece una faccia felice “Veramente? …. Ma allora …” Ascoltò ancora in silenzio poi abbraccio il vuoto “Anch’io, tantissimo  .. mi manchi .. sempre …” E da dietro gli occhiali uscirono delle lunghe lacrime. Il professore osservava la moglie parlare con quel vuoto che l’amore di madre aveva riempito. Quando vide che lentamente si levava gli occhiali e con cautela li appoggiava sul tavolo le si avvicinò e le diede un tovagliolo di carta per asciugarsi gli occhi “Hai visto che bella ragazza che è” Lei sorrise “Con me era una bambina. Ma lei cambia mi ha detto, a seconda di chi la guarda. Aveva i miei capelli lunghi e rossicci – gli disse felice – era come l’ho sempre immaginata: allegra, positiva, volitiva.” “E che ti ha detto ?” Chiese curioso il professore “Mi ha detto …. – si fermò e sorrise gli prese la mano – vieni” E se lo portò dietro in salotto, fermandosi al centro della grande stanza. Lo lasciò li in piedi e corse dove c’era lo stereo, cercò qualche secondo e poi fece partire un lento degli anni sessanta. Tornò da lui e lo abbraccio e incominciò a muoversi come a ballare un lento “Ha detto che dobbiamo rincominciare da capo. … Ti ricordi? Tutto è  iniziato così” Lui la guardò. Ora lei aveva sedici anni, i capelli raccolti in una lunga coda, una gonna che arrivava sotto il ginocchio e un maglioncino rosa. Intorno a loro lo stanzone vuoto e buio si popolò dei loro compagni di classe e di luci soffuse. Sentiva anche l’odore di qualche spinello. Ma era lei, lei per come gli era entrata la prima volta nel cuore che riempiva tutta la stanza. “Cosa vedi ?” Chiese lei curiosa “Tu che ha sedici anni, i compagni di classe, la stanza come era allora” Lei lo strinse e appoggiò la testa contro il suo petto, chiudendo gli occhi e facendosi portare dalla musica. Quando la musica finì lei gli prese ancora la mano “Vieni” Ripetè andando verso la zona notte. Entrò in quella che era la sua stanza quando era ragazza e si sedette sul piccolo letto con lui e l’osservò nella penombra “E ora?” “Ora sei vestita come la prima volta che abbiamo fatto l’amore, con la camicetta e i jeans” E la guardò stupito sentendo persino il profumo di limoni che usava allora. A quel punto fece quello che aveva fatto allora, si avvicinò lentamente e appoggiò le sue labbra su quelle di lei, aspettando che la sua lingua andasse incontro alla sua per raccogliere il miele della vita. Incominciò a sbottonarle la camicia, e lei incominciò a fare lo stesso. Quando le levò la camicia lei gli levò gli occhiali e lui l’osservò stupito. Era quella che vedeva ogni giorno, con i capelli scomposti, piccole rughe intorno agli occhi, il corpo smagrito e la pelle ringrinzita e con le prime macchie Lei notò il suo sguardo. “Cosa c’è? Come mi vedi ora?” “Come sempre, bellissima” Sorrise “Beatrice ha ragione: non sai dire le bugie” “Dico solo la verità allora” Rispose sorridendo. Si misero sotto le coperte e lei si strinse a lui. “Tu dici che ci sta vedendo?” “Probabilmente” Lei sorrise. “Mi ha detto che ti ha visto anche con quell’altra” “Ha visto ben poco allora” “Ha detto che le parlavi sempre di Marx - E sorrise di gusto – poverina l’avrai annoiata a morte” Si fece serio “Perché dobbiamo parlarne, mi fa sentire a disagio” “Dobbiamo farlo, dice Bea, dobbiamo ricostruire gli anni in cui ci siamo persi.” “Che senso ha parlare del passato?” “Perché dobbiamo vivere il presente e dobbiamo evitare gli errori di allora” “Parli come la collega che insegna storia” Sorrise “Domani mi porti da qualche parte?” “Domani andiamo a Taormina, ci sediamo al caffè dei tedeschi e ci prendiamo un aperitivo” “Non l’abbiamo mai fatto” “Infatti, dobbiamo fare tutto quello che abbiamo perso “ ed incominciarono ad elencare cose che avrebbero voluto fare finchè lei non si addormentò stretta a lui.
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ognitantoscriv0 · 10 months
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Regola Dell 50 e 50
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A volte penso che sia tutto una questione di vedersi bene da soli, di imparare a stare bene da soli, so che anche tu delle volte finge che tutte quelle coppie che si vedono in giro ti disgustano, ma in realtà un po' le invidi secondo me tutti lo fanno, ma nessuno lo ammette veramente, si fantastica sul "se magari un giorno ti potrebbe mai capitare"
la verità che si ha il bisogno costante di essere notati da qualcuno.... Per quanto tu ci provi inizi comunque a sentir il bisogno di ricevere e dare amore ...
Allora ci si
Accontenta delle cosiddette "briciole"
Come dice la mia psicologa
anche quanto in realtà è solo una tua fantasia.....
"si pensa che ciò che era pura gentiezza sia amore", si inzia a romanticizzare, fantasticare, accontentarci, delle volte ciò che provi è reale, altre invece no....
forse è più un tuo bisogno di essere vista.....
"dai stupidamente il tuo cuore agli altri e ti aspetti che gli altri facciano lo stesso" magari e giusto .. Se è ciò che sentivi di fare... va bene così,
bisogna solo imparare ad equilibrarsi a non superare la linea che potrebbe far crollare te stesso per gli'altri.
Facciomo un esempio a chiunque stia leggendo: tu ti fidanzi, inizi una relazione, c'è una buona probabilità che vada bene, magari le cose funzionano per davvero e finalmente trovi la felicità.... ma se l'altra persona un giorno non ci fosse più? Se finisse? se in realta dall'altra parte ci fosse solo interesse?
Bhe in quel caso tu starai male, sentirai tutto amplificato, tutto crollerà, e ti sentirai sotto querlle macerie...
perché magari tu davi 100, perché tu hai ceduto tutto ciò che avevi, non hai tenuto nulla per te
.............................................................
Hai dato 100? In che senso?
Penso che........
in una relazione, o in qualsiasi rapporto che sia di amicizia o famigliare si da 50 e l'altra metà la si conserva per se stessi, si vive quel legame sensa oscurarsi....
Se non non hai fiducia in te, crederai sempre 100, non vedendoti più, mettendo da parte il rispetto che ogniuno di noi deve avere per sé e finiresti nel così detto autosabotaggio
Distruggendo tutto.
Bisogna applicare la famosa frase
"per amare qualcuno bisogna amare prima se stessi"
Pensavo che fosse una cazzata, ma invece è proprio così perché poi
Pur di essere vista ti accontenterai anche di 20, un 30 un 5...
ed giusto così? Ti accontenterai delle maleddette briciole!?
So quanto è frustrante sentirsi dire: "sei una bella persona" per poi non essere mai notati.
Fa male..... Ti senti morire dentro, sapere che l'altra persona non ti appartiene, sapere che a sua volta penserà a qualcun'altro.
Ma sono cose che fanno crescere,
bisogna vedere il bicchiere sempre mezzo pieno, no?!
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Oggi se penso come ho reagito tempo fa per una persona, mi viene da ridere.... Ogni volta mia madre veniva sapere di una nuova cotta.... Sempre così....
penso, a quanto sono stata cretina, quanto poco rispetto mi sono data
Ricordo che una volta un ragazzo mi disse "e carina peccato che è grassa" percepire solo il "è carina ma...."
Beh di colpo decisi di dimagrire per lui... E poi? ....
A che conclusione?....
E poi, alla fine? .....
Lui non mi vide comunque.
Ed è così, sarà così molte altre volte.
A meno che tu non decida di vederti tu per prima....
Di conoscerti, migliorarti, accettarti, e amarti, ma per te.
Magari non mi vedrà mai in quel modo.. come oggi non lo vedo più io in quel modo.
Forse se avessi dato quel 50 che aspettava a me
A quest'ora non starei rimpiangendo.... Ancora un'altra volta......
Anche oggi.... Mi capita di: accontentarmi sempre di quei 10 secondo si eye contact.....
Di frasi mai completate e di gesti di pura gentilezza.... e romanticizzarli come una bambina .....
E quando te ne accorgi.... è lì che poi tutto crolla a pezzi, tutto sopra di te...
ti senti una stupida, una cretina per esserti immaginata ancora e ancora un'altra volta tutto, essere l'ennesimo rifiuto, l'ennesimo scarto, l'ennesima amicizia spezzata, l'ennesima persona della famiglia a non essere inclusa ancora e ancora.....
"Era tutto nel tua testa."
E allora poi ti guardi allo specchio e comprendi e ti chiedi, c'è qualcosa che non va? Alla fine dici al tuo cervello di non nascondere la tua più grande paura
Non nasconderla con "no ma io sono apatica, non provo nulla"
perché infondo sai che non è la verità
"Hai un bisogno costante di sentirti speciale, di essere qualcosa per qualcuno, e che qualcuno sia qualcosa per te"
DI ESSERE VISTA.
E se ciò non succede, tutte le tue forze sembrano risucchiare tutte le tue energie, improvvisamente ciò che ti piace diventa ai tuoi occhi brutto.
"Leghi stupidamente la presenza delle persone alla tua di VITA".
Improvvisamente perdi l'appetito, non dormi, smetti di fare quelle piccole cose che ti facevano stare bene,
e poi comprendi..... e accogli il motivo per cui le facevi....
capisci che: tutte quelle cose non le facevi più per te stessa ma per qualcun'altro che non vedeva te.
Ed è questa la verità,
Continuavi a dare 100 a chi non lo accettava pensando che dovessi leggere "fra le righe"
quando in realtà c'è sempre stato un punto
era un "NO" secco.
e perciò non puoi fargliene una colpa...
Non puoi dare delle colpe a qualcuno solo perché "hai deciso stupidamente di dare la tua anima"
la vera colpevole sei tu.
E poi arriveranno quelle domande:
-Come hai potuto legarti così? Sulla base di cosa?
-Come hai potute essere così stupida?
-Come hai potuto far uscire quel lato che hai nascosto per così tanto tempo?
-Come hai potuto pensare che mettendo la maglia viola piuttosto di quella verde avrebbe potuto notarti?
-Come hai fatto ad essere così sciocca?
"Non vedi? continui a farlo
Continuerai......"
Ogni cosa brutta che ci capita è un continuo insegnamento, almeno questo è ciò che ci diciamo per non scoppiare in un pianto isterico, però se ci penso e proprio così,
io tempo fa non l'avevo capito e questo si è ripresentato e ora ne
sono consapevole
E MI AUGURO
di non fare li stessi errori
Bisogna capire che per noi stessi dobbiamo essere sempre disposti a dare 100
perché gli altri faranno la stessa cosa per loro, ed è giusto, proteggere la propria persona....
Il genere umano delle volte è così egoista così superficiale....
Però in una cosa è brava a "proteggersi, difendersi dalle minacce"
Perché tu non lo dovresti fare?
Che dici impariamo, e iniziamo a volerci bene?!
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caoticoflusso · 1 year
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stamattina ho voluto dedicare un pensiero alla me di molti anni fa, quella incosciente ed immatura che quasi per timore di venire ferita, faceva di tutto per prevedere una possibile mossa esterna buttando tutto all’aria. quella me che la solitudine la temeva e pur di non averci a che fare s’accontentava della presenza di chiunque dimostrasse un briciolo di bene, talvolta ignorando i comportamenti tossici da cui puntualmente dipendeva. quella me che pur di evitare l’esclusione sociale modificava o addirittura mutava i lati del suo carattere convertendoli in quelli altrui, preveniva l’accettazione e la volontà d’esser visti, notati. quella me che non sapeva dir di no, diceva sempre si, anche quando aveva paura, anche quando non voleva, apriva le labbra e mormorava un faticosissimo “si” recitandone un sorriso divertito. volevo dirle che non c’era niente di male nell’essere lei, che non c’era bisogno che correggessi questi atteggiamenti perché non sbagliavo, non si sbaglia ad essere se stessi e non si sbaglia nel fare errori. infine, voglio dirmi che resterò sempre lei, con qualche alterazione di troppo, ed altri sbagli che faranno sempre parte di me. infine volevo dire a voi, che giudicare le scelte altrui non vi rende migliori, che le persone cambiano e crescono dalle proprie scelte sbagliate e che venire riconosciute solo per quelle, non farà altro che fermarle nei loro passi in avanti e ributtarle indietro, nella vecchia versione di loro che cercavano di allontanare. infine, volevo dire che ci sono troppi infine.
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umi-no-onnanoko · 2 years
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Cosa riesce a farti innamorare di una persona?
Bella domanda anon.
Ritengo ogni persona sia un soggetto a sé stante ed in quanto tale essa sia unica e speciale, non potranno mai esistere due individui uguali in tutto e per tutto, nemmeno i gemelli lo sono, eppure a livello estetico spesso possono apparire tali ai molti, ma ad un occhi attento o a quello dei loro cari nemmeno in questo caso lo sono e ciò poiché vi sarà sempre quel particolare che contraddistinguerà uno piuttosto che l'altro: una pagliuzza in più o in meno nell'occhio, una voglia in un punto particolare del corpo e così via e così anche chi dovrebbe essere identificato non lo è mai realmente.
È proprio questa unicità che contraddistingue una persona la prima caratteristica che mi affascina e che mi può portare a voler conoscere una persona in maniera più approfondita e non superficialmente. Non vi sono infatti caratteristiche che possiede solo una persona nello specifico, ma al contempo una caratteristica che in 100 possiedono può venire sviluppata in altrettanti modi di essere ed esprimersi, proprio per questo risultare insipida in alcuni soggetti ed invece sapida al punto giusto in altro casi e perciò suscitare la mia curiosità.
Non ritengo di essere una persona difficile in ambito amoroso quindi per farmi innamorare non occorre ricoprirmi di doni, che ritengo anche divenire superflui se continui e non necessari, oppure di parole e lusinghe cuore di sentimento e di dimostrazioni volte più ad esibire sé stessi che l'amore che si può provare per l'altro.
La prima "regola" che tutti dovremmo ricordarci per far innamorare una persona di noi, e non di una maschera oppure di un personaggio che ci siamo creati per conformarci alla convenzione sociale, è quella di essere noi stessi: belli, brutti, emotivi, riservati, studiosi, sportivi, eccentrici, timidi e così via. Se una persona riesce ad essere sé stessa e mi mostra il suo vero io già questa qualità può farmi innamorare, ciò dal momento in cui noto i suoi particolari, i cosiddetti pregi e difetti che plasmano quella persona e non un'altra.
Trovo i difetti particolarmente interessanti. Tutti siamo capaci di bearci dei pregi di una persona per la quale proviamo interesse e altresì siamo tutti soddisfatti quando in noi vengono notati e poi riconosciuti dei pregi, infatti facciamo di tutti perché siano ben visibili o pronti all'occorrenza; tuttavia, tutti, nessuno escluso, possediamo dei difetti che vogliamo sia nascondere, per paura del giudizio altrui,( sebbene io ritenga che il giudizio che temiamo di più e ci porti a nasconderli sia proprio il nostro) sia far amare all'altro in quanto ciò equivarrebbe per noi al riconoscimento del fatto di essere giusti. Osservando i difetti di una persona io posso innamorarmi di lei, sì perché in primis ciò che può risultare un difetto o una caratteristica negativa per l'altro può invece essere un particolare interessante o una caratteristica positiva per me; ad esempio: se una persona ritiene essere un difetto la timidezza, per me invece può risultare un pregio se mi piace che la persona con la quale interagisco arrossisca a un complimento. Al tempo stesso, come detto, anche una persona che riesce ad accettare i miei difetti, valorizzandoli e rendendoli belli può farmi cambiare idea su me stessa, farmi innamorare iniziando da farmi amare da me.
Stabilità,presenza,rispetto,lealtà,fedeltà, complicità, sincerità e fiducia sono caratteristiche che se combinate, equilibrate tra loro nel giusto mix mi fanno innamorare di una persona la quale dimostra di essere in qualche modo solida e matura abbastanza per poter far battere il mio cuore ad un ritmo maggiore e farmi pensare di poter costruire qualcosa di solido e duraturo,non sono fatta per lo stare insieme un giorno e lasciarsi il successivo.
Mi fanno innamorare le dimostrazioni d'affetto, di interesse e la voglia di farmi sentire apprezzata, voluta e cercata. Mi piace se mi si chiede come sto e si ascolta con vero interesse la risposta, ed ancora di più se coglie che magari dietro alle parole sto bene in realtà c'è della tristezza; se ricevo il messaggio del buongiorno o della buonanotte perché la persona fa caso ai miei orari e decide di mandarmeli per farmi svegliare col sorriso o se ha deciso di ricordarmi che mi pensa anche se occupata; mi strappa un sorriso sentire la voce di una persona che mi chiama o mi manda un vocale senza un motivo preciso, ma solo per farmi sapere che mi pensa.
Mi fanno innamorare i "mi manchi", i "ho visto questa o quella cosa ed ho pensato a te", i "ti penso", i "appena torno voglio stare con te", i "sei importante" e così via; mi fanno innamorare i gesti spontanei, farti senza bisogno che vengano chiesto: gli abbracci, stringere una mano, offrire ascolto se mi si vede triste, una coperta o una giacca se sento freddo, compagnia per la solitudine, un fiore colto da un prato, una lettera ecc.
Il modo di parlare o quello di camminare di una persona mi intrigano e possono suscitare in me curiosità, possono farmi innamorare se particolari,se noto una cadenza o un avvento particolare, se si aprono o chiudono le vocali, se mentre cammina prima muove il piede destro o il sinistro se sta scritto oppure no e tutti altri dettagli che possono diventare speciali per me e farmi riconoscere una persona tra le altre come unica al mondo.
Mi fanno innamorare due occhi che cercano i miei, che non hanno paura di sostenere il mio sguardo, che come io scruto il loro colore, la loro luce, la loro storia abbiano voglia di fare altrettanto con i miei; due mani calde o fredde, più o meno grande oppure più o meno morbide che però sanno stringere al momento giusto e mai per forza; un profumo scelto apposta per essere quello con il quale potrei identificare il suo arrivo o riconoscerlo in mezzo ad altri.
Le sorprese sono gesti che mi regalano ricordi ed esperienze che posso continuare a riportare alla mente e rivivere sempre con gioia, non serve esse siano di grande portata, perché quelle che apprezzo di più sono quelle semplici, creative e fantasiose, quelle che vengono dal cuore e dalla voglia del momento di vedermi sorridere non dettate dal fatto di dovermi stupire ad ogni costo o da convenzioni sociali per le quali per sorprendere il gesto deve essere estremo o ina qualche modo eclatante.
La premura mi fa innamorare, la complicità mi fa innamorare, la simpatia mi fa innamorare se non estremizzata al ridicolo, la cura, ma soprattutto la bellezza interiore, la sua essenza, il suo colore, la sua luce.
Per questo motivo ci sono caratteristiche che mi fanno innamorare di una persona, ma ogni persona in quanto unica potrebbe averne che non conosco e che potrebbero farmi innamorare e farmi dire in seguito che è stato merito loro se ho sviluppato questo sentimento.
Grazie della domanda.
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sorrisicollaterali · 2 years
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Una domanda difficile, come possiamo fermare la guerra in corso?
Noi? Siamo troppo invisibili per essere notati e troppo pochi per avere voce in capitolo. Quante persone servono in piazza perché una sola riesca a cambiare idea? Quali azioni sono davvero valide per far sì che un gesto non rimanga solo tale?
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spirito-libero199 · 13 days
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che differenza c'è tra civetteria e love bombing?
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La **civetteria** e il **love bombing** sono comportamenti legati alle dinamiche affettive e relazionali, ma differiscono profondamente per intenzioni, modalità e conseguenze.
1. **Civetteria**:
- **Definizione**: Si riferisce a un comportamento leggero e giocoso, spesso finalizzato ad attirare l'attenzione o suscitare interesse, senza necessariamente avere intenzioni serie o profonde. Può essere un modo di flirtare o di mostrare vanità.
- **Intenzione**: Generalmente, la civetteria è innocua e nasce da un desiderio di piacere o di essere notati. Non è necessariamente manipolatoria e può essere fatta con spirito giocoso e senza cattiveria.
- **Contesto**: Viene spesso associata a contesti sociali, in cui una persona cerca di sentirsi attraente o di sedurre, ma senza l'intenzione di creare un forte coinvolgimento emotivo. È più superficiale e momentanea.
2. **Love bombing**:
- **Definizione**: Si riferisce a un comportamento manipolatorio in cui una persona "bombarda" l'altro di attenzioni, affetto, complimenti e gesti d'amore esagerati per conquistare rapidamente la fiducia e il coinvolgimento emotivo della vittima.
- **Intenzione**: Il love bombing ha spesso intenzioni manipolatorie. Dopo aver fatto innamorare la persona bersaglio, chi pratica il love bombing tende a esercitare controllo e potere su di lei. È una strategia per creare dipendenza emotiva e poi, a volte, destabilizzare la vittima.
- **Contesto**: È tipico di dinamiche tossiche, in cui una persona usa affetto e amore come strumenti di controllo. A differenza della civetteria, il love bombing è più pericoloso perché mira a destabilizzare l'altra persona emotivamente.
**In sintesi**, la civetteria è un gioco leggero e superficiale che punta ad attirare attenzioni, mentre il love bombing è un comportamento manipolativo e tossico, che mira a controllare e creare dipendenza emotiva nell'altro.
io
da che necessità nascono entrambi?
Le necessità alla base della **civetteria** e del **love bombing** sono molto diverse, poiché derivano da motivazioni e bisogni psicologici distinti.
### **Civetteria**
La civetteria nasce da necessità legate principalmente all'**autostima**, all'**affermazione personale** e al **desiderio di attenzione**. Ecco le principali motivazioni:
- **Bisogno di sentirsi apprezzati o desiderati**: Chi si comporta in modo civettuolo potrebbe cercare conferme del proprio valore, della propria attrattività o fascino. Vuole sentirsi visto e desiderato.
- **Gioco sociale**: La civetteria può essere un modo per giocare con i ruoli sociali e relazionali, senza però l'intenzione di impegnarsi seriamente. Può derivare da un desiderio di divertirsi e di interagire con leggerezza.
- **Autoconferma e sicurezza**: Spesso, la civetteria è un modo per sentirsi sicuri di sé, un comportamento che permette di ottenere validazione esterna. È una forma di comunicazione affettiva che non sempre ha un fine romantico o seduttivo serio, ma può semplicemente rispondere al bisogno di sentirsi considerati.
### **Love Bombing**
Il love bombing, invece, nasce da necessità più **complesse** e **problematiche**, legate spesso al controllo e all'insicurezza profonda. Le motivazioni principali sono:
- **Bisogno di controllo e potere**: Chi pratica il love bombing vuole rapidamente creare una relazione di dipendenza emotiva, per poi esercitare controllo sulla persona. Questo comportamento nasce da un bisogno di sentirsi in posizione dominante, manipolando le emozioni altrui.
- **Paura dell'abbandono o insicurezza**: Alcuni love bombers hanno profonde insicurezze e una paura irrazionale di essere rifiutati o abbandonati. Per contrastare questa paura, sovraccaricano l'altra persona di attenzioni e affetto, sperando di legarla emotivamente.
- **Manipolazione emotiva**: Il love bombing viene utilizzato come strumento per destabilizzare l'altro, spesso in relazioni tossiche o abusanti. Dopo la fase iniziale di grande affetto, la manipolazione continua con comportamenti più dannosi, come indifferenza o svalutazione.
### Differenze nelle necessità
- La **civetteria** è spesso legata al **bisogno di gratificazione personale** e a una ricerca di conferme superficiali, che rimangono sul piano del gioco sociale e dell'autostima.
- Il **love bombing** è più **profondo e manipolativo**, nascendo da insicurezze personali e dal bisogno di **controllo e potere** sull'altro, rendendo l'altra persona dipendente dal bombardamento di affetto iniziale.
In sintesi, mentre la civetteria risponde a necessità di leggerezza e autostima, il love bombing è radicato in bisogni più profondi di controllo, insicurezza e manipolazione.
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webproseo · 3 months
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Agenzia SEO Cagliari: Scopri Come Posizionare il Tuo Business in Prima Pagina su Google
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Scopriamolo insieme in questa guida completa.
Introduzione SEO e l’importanza per le aziende a Cagliari
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La SEO, o Search Engine Optimization, è l’arte e la scienza di ottimizzare un sito web per migliorarne la visibilità nei risultati dei motori di ricerca.
Questa pratica non si limita solo all’aspetto tecnico, come la velocità del sito e la struttura dei link, ma abbraccia anche la creazione di contenuti di valore che rispondano agli interessi e alle esigenze del pubblico target.
In una città dinamica come Cagliari, dove il panorama digitale è in rapida crescita, implementare una strategia SEO efficace può significare la differenza tra essere notati o rimanere invisibili.
Il mercato di Cagliari offre molteplici opportunità grazie alla sua economia diversificata che spazia dal turismo alla tecnologia.
Per le aziende locali, investire in SEO significa non solo attrarre turisti ma anche stabilire una presenza solida e riconosciuta nel mercato locale e, potenzialmente, internazionale.
Le agenzie SEO di Cagliari sono specializzate nell’adattare le strategie alle specificità della regione, garantendo che il tuo business non solo venga trovato ma anche preferito dai potenziali clienti.
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djs-party-edm-italia · 5 months
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Parla Alejandra, ecco  River - "We Are The Tok"  (Atomika - Jaywork) 
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Abbiamo incontrato Alejandra. Il suo nuovo singolo da solista come River è "We Are The Tok"  (Atomika - Jaywork)  ed è decisamente pieno d'energia.
Ci racconti che sound ha  "We Are The Tok" , il nuovo singolo che stai per pubblicare con Atomika? 
Il sound di "We Are The Tok" è fresco, non è il solito disco. Vogliamo esser nuovi, sia come gruppo, sia come suono. Oramai si sente sempre lo stesso "disco". Noi invece cerchiamo di esser diversi, nello stile musicale, e nelle voci.
Chi sei, musicalmente parlando? 
Come gruppo River&Lopez abbiamo prodotto "Ritmo Eterno", "La Fiesta no Termina", e "Fuego" (che uscirà a breve). Da solista, come River, ho pubblicato "River Of Stars: Summer", e oggi "We Are The Tok". Il sound di River&Lopez è vicino al reggaeton. Siamo messicani, quindi abbiamo sangue caliente, latino, sentiamo il ritmo nelle vene, che ci trasporta e continua a farlo, dandoci sempre idee su idee. Come River invece propongo musica House Progressive e Pop. Mi piace viaggiare, sapere e non ho schemi prestabiliti. 
Com'è far parte del gruppo Jaywork?
Stanno uscendo su Jaywork bei progetti, freschi. Crediamo che collaborando con Jaywork ci siano buoni presupposti per raggiungere risultati. Siamo all'inizio del nostro rapporto con questa realtà, per cui vedremo tutto con il tempo. Ci sembra che crescere con Jaywork sia un passo importante per far conoscere la nostra musica.
Le nuove tecnologie come hanno cambiato l'approccio alla musica?
L'hanno rovinata. Adesso si usa molto L'intelligenza Artificiale, basta scrivere un testo, ed essa fa tutto, voce e musica… ma dov'è il bello? Purtroppo, più andiamo avanti e più trovi l'AI ovunque. Ci sono, su Amazon, libri scritti da CHATGPT o simili. Addirittura i master si fanno con L'AI. 
Da che parte sta andando la musica dance nel mondo? E il pop?
Il panorama pop sta diventando sempre più diversificato e inclusivo. Ci sono artisti provenienti da contesti e culture diverse che portano le loro voci uniche alla scena. La musica dance sta incorporando influenze da tutto il mondo, creando un mix eclettico di generi e ritmi. Accenti latini, africani e asiatici che si fondono con l'elettronica e i suoni dance tradizionali, dando vita a sonorità nuove ed entusiasmanti.
Oggi le canzoni le ascoltiamo gratis o quasi su Spotify o YouTube... Forse per questo il livello di complessità musicale (melodia, armonia, sonorità ritmi) della musica si successo è sempre più elementare. Oppure no?  
Oggi la fruizione della musica avviene principalmente attraverso le piattaforme. il che democratizzato l'accesso alla musica. Permette a chiunque di scoprire nuovi artisti e generi con facilità. Se la musica di successo di oggi sia "più elementare" è una questione di opinione personale. Non c'è una risposta univoca. Inoltre, la complessità non è l'unico fattore da considerare quando si valuta la qualità della musica. 
Che consigli dareste a chi sta intraprendendo una professione artistica? 
Se vi piace la musica, ma non siete mai stati sulla scena, create, fatevi vedere.  Oggi i social aiutano tanto. Noi, ad esempio, siamo stati notati  da Marco D'Angelo, che ci ha conosciuti su Instagram perché postavamo video di nostre produzioni. Ed è nato tutto da li. Altrimenti avremmo continuato a suonare nella nostra camera e nel nostro studio.
Cosa ti piace e cosa non ti piace della della scena musicale attuale?
Mi piace tutto ciò che è latino. La musica per me deve esser innovazione. La scena italiana mi sembra un po' ferma, mentre all'estero la musica e i suoi generi viaggiano più velocemente. Preferisco di gran lunga l'hip hop alla trap, ma non è così importante. LA MUSICA DEVE UNIRE E FAR DIVERTIRE, non dividere.
A che punto della tua vita professionale e personale ti senti? 
Credo che Jaywork stia pensando a come costruire la nostra vita professionale e che prima o poi arriveranno belle news su di noi. Forse, più prima che poi!
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sounds-right · 5 months
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Parla Alejandra, ecco  River - "We Are The Tok"  (Atomika - Jaywork) 
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Abbiamo incontrato Alejandra. Il suo nuovo singolo da solista come River è "We Are The Tok"  (Atomika - Jaywork)  ed è decisamente pieno d'energia.
Ci racconti che sound ha  "We Are The Tok" , il nuovo singolo che stai per pubblicare con Atomika? 
Il sound di "We Are The Tok" è fresco, non è il solito disco. Vogliamo esser nuovi, sia come gruppo, sia come suono. Oramai si sente sempre lo stesso "disco". Noi invece cerchiamo di esser diversi, nello stile musicale, e nelle voci.
Chi sei, musicalmente parlando? 
Come gruppo River&Lopez abbiamo prodotto "Ritmo Eterno", "La Fiesta no Termina", e "Fuego" (che uscirà a breve). Da solista, come River, ho pubblicato "River Of Stars: Summer", e oggi "We Are The Tok". Il sound di River&Lopez è vicino al reggaeton. Siamo messicani, quindi abbiamo sangue caliente, latino, sentiamo il ritmo nelle vene, che ci trasporta e continua a farlo, dandoci sempre idee su idee. Come River invece propongo musica House Progressive e Pop. Mi piace viaggiare, sapere e non ho schemi prestabiliti. 
Com'è far parte del gruppo Jaywork?
Stanno uscendo su Jaywork bei progetti, freschi. Crediamo che collaborando con Jaywork ci siano buoni presupposti per raggiungere risultati. Siamo all'inizio del nostro rapporto con questa realtà, per cui vedremo tutto con il tempo. Ci sembra che crescere con Jaywork sia un passo importante per far conoscere la nostra musica.
Le nuove tecnologie come hanno cambiato l'approccio alla musica?
L'hanno rovinata. Adesso si usa molto L'intelligenza Artificiale, basta scrivere un testo, ed essa fa tutto, voce e musica… ma dov'è il bello? Purtroppo, più andiamo avanti e più trovi l'AI ovunque. Ci sono, su Amazon, libri scritti da CHATGPT o simili. Addirittura i master si fanno con L'AI. 
Da che parte sta andando la musica dance nel mondo? E il pop?
Il panorama pop sta diventando sempre più diversificato e inclusivo. Ci sono artisti provenienti da contesti e culture diverse che portano le loro voci uniche alla scena. La musica dance sta incorporando influenze da tutto il mondo, creando un mix eclettico di generi e ritmi. Accenti latini, africani e asiatici che si fondono con l'elettronica e i suoni dance tradizionali, dando vita a sonorità nuove ed entusiasmanti.
Oggi le canzoni le ascoltiamo gratis o quasi su Spotify o YouTube... Forse per questo il livello di complessità musicale (melodia, armonia, sonorità ritmi) della musica si successo è sempre più elementare. Oppure no?  
Oggi la fruizione della musica avviene principalmente attraverso le piattaforme. il che democratizzato l'accesso alla musica. Permette a chiunque di scoprire nuovi artisti e generi con facilità. Se la musica di successo di oggi sia "più elementare" è una questione di opinione personale. Non c'è una risposta univoca. Inoltre, la complessità non è l'unico fattore da considerare quando si valuta la qualità della musica. 
Che consigli dareste a chi sta intraprendendo una professione artistica? 
Se vi piace la musica, ma non siete mai stati sulla scena, create, fatevi vedere.  Oggi i social aiutano tanto. Noi, ad esempio, siamo stati notati  da Marco D'Angelo, che ci ha conosciuti su Instagram perché postavamo video di nostre produzioni. Ed è nato tutto da li. Altrimenti avremmo continuato a suonare nella nostra camera e nel nostro studio.
Cosa ti piace e cosa non ti piace della della scena musicale attuale?
Mi piace tutto ciò che è latino. La musica per me deve esser innovazione. La scena italiana mi sembra un po' ferma, mentre all'estero la musica e i suoi generi viaggiano più velocemente. Preferisco di gran lunga l'hip hop alla trap, ma non è così importante. LA MUSICA DEVE UNIRE E FAR DIVERTIRE, non dividere.
A che punto della tua vita professionale e personale ti senti? 
Credo che Jaywork stia pensando a come costruire la nostra vita professionale e che prima o poi arriveranno belle news su di noi. Forse, più prima che poi!
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m2024a · 7 months
Video
https://notizieoggi2023.blogspot.com/2024/03/i-guai-col-podcast-lex-fidanzata-e-il.html I guai col podcast, l'ex fidanzata e il centro sociale: così Fedez "dimentica" Ferragni Non è un periodo facile per Fedez. O meglio, da quasi due anni il rapper è entrato in un tunnel nero, iniziato con la scoperta del tumore al pancreas nell'aprile 2022. Da quel momento si sono succeduti una serie di eventi, più o meno importanti, che hanno senz'altro influito sulla sua vita, tanto che ora sembra voler ritrovare se stesso ripartendo dalle origini. Il periodo a cavallo tra il vecchio e il nuovo anno ha senz'altro segnato uno spartiacque definitivo nella sua vita, con l'allontanamento definitivo da Chiara Ferragni che è culminato con l'andata via di casa di febbraio. E Fedez, adesso, riparte proprio da qui, da una casa molto più modesta rispetto all'attico opulento, tutto marmi e rifiniture dorate, in cui continua a vivere sua moglie. "Ti vorrei dire che va tutto bene", scrive Fedez, condividendo nelle sue storie uno dei suoi primi videoclip, riferendosi al sé 22enne che cantava circondato dai palazzi della periferia milanese. Era il 2011 e il rapper stava muovendo i suoi primi passi nella musica. Figlio dell'hinterland della metropoli, Fedez è stato uno dei fenomeni del rap italiano che in quegli anni nascevano su YouTube, dove poi venivano notati dalle case discografiche. "Più chiedi aiuto e più non arriva nessuno, mi sa che sei spacciato come un tocco di fumo", cantava Fedez in "Ti vorrei dire", canzone che ha scelto di condividere nel suo profilo per fare un salto nel passato a quando tutto ha avuto origine. Qualcuno ci legge un riferimento alla sua vita attuale, perché quando iniziano i problemi in tanti poi si defilano. E di problemi, il rapper, ne ha. A partire dalla separazione dalla moglie, con quello sfogo, sempre in musica, affidato ai social appena pochi giorni fa. E poi la chiusura di Muschio Selvaggio per le acredini con Luis Sal, che l'ha portato in tribunale. Per non parlare di una produzione musicale di livello che latita da tempo, se si escludono i soliti tormentoni estivi in featuring. Da quando la sua vita si è legata a quella di Ferragni, accantonando l'idea di essere un rapper anti-sistema per entrare a far parte del quel sistema, Fedez ha perso la sua connotazione originaria. Diventato a sua volta influencer, da molti considerato solo come il "marito di", ora vuole forse ritrovare la sua natura, che è quella del cantante di provincia che canta nei centri sociali. Ed è proprio a questo che fa riferimento e guarda con nostalgia, quando in un video pubblicato questa mattina ricorda il primo concerto al Leoncavallo, uno dei centri sociali storici di Milano, "mia mamma e mio papà vendeva i cd e le magliette con un baracchino. Fu un concerto vermente fico". La sua voce sembra incrinarsi quando ricorda quel periodo, così distante da ciò che poi è diventato negli anni successivi. "Avevo speso tutti i soldi che avevo per registrare il disco e non ne avevo più per girare dei video. Quindi mi sono comprato una telecamerina, risparmiando soldi, e ho imparato a montare video. Imparai a farlo per necesità e i primi video che uscirono erano girati e montati da me. Girati no, perché li girava la mia ex fidanzata, che taggo e saluto, Silvia", scrive il rapper taggando Silvia Brigatti, tatuatrice nota di Milano. Un dettaglio che non è sfuggito ai più e che allontana Fedez dalla moglie, che continua a condividere contenuti patinati dal suo viaggio a New York.
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