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#non negare gli errori
umbriajournal · 6 months
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Il Fronte del Dissenso ha attaccato Roberto Speranza, l'ex ministro della sanità from Umbria Journal TV on Vimeo.
Il Fronte del Dissenso ha attaccato Roberto Speranza, l'ex ministro della sanità Contestazioni a Roberto Speranza, le vittime del vaccino assediano ex ministro Contestazioni a Roberto Speranza – Il tour promozionale del libro autocelebrativo di Roberto Speranza, intitolato “Perché Guariremo“, si trasforma in un’esperienza travagliata e carica di tensione e un vero e proprio autogol per lui e per chi ha organizzato l’evento. Da San Benedetto del Tronto a Perugia, le voci delle vittime degli effetti avversi del vaccino si fanno sentire, chiedendo risposte e responsabilità.
Le Voci Discordanti Intorno a Roberto Speranza: L’Ex Ministro Contestato dalle Vittime del Vaccino L’ex Ministro della Salute, attivo durante i governi Conte II e Draghi, si trova ad affrontare una serie di contestazioni e critiche mentre cerca di promuovere il suo libro in giro per l’Italia. A San Benedetto, Forlì e ieri a Perugia, persone danneggiate dagli effetti collaterali del vaccino, compreso un uomo rimasto paralizzato, si sono fatte avanti per chiedere spiegazioni e rendiconti.
Tuttavia, Speranza sembra preferire evitare o eludere queste richieste, rifugiandosi dietro la dichiarazione “Non sono più ministro“. Le sue apparizioni pubbliche sono state accolte da cori di protesta e insulti, con persone che scandivano slogan come “In galera, in galera”.
Anche a Perugia, mentre Speranza cercava di promuovere il suo libro, le voci dissenzienti non hanno smesso di farsi sentire. All’esterno del Palazzo Cesaroni, sede del Consiglio regionale dell’Umbria, si potevano udire grida come “Speranza vai via, sei tu la pandemia“.
Le contestazioni non si limitano solo alla sua presenza fisica, ma riguardano anche il contenuto del suo libro. Alcuni lo accusano di non assumersi la responsabilità degli errori commessi durante la gestione della pandemia da Covid-19. Un gruppo denominato Fronte del Dissenso dell’Umbria ha dichiarato che Speranza è colpevole di aver causato danni economici e sociali enormi, oltre a aver istituito politiche liberticide e terroristiche durante il suo mandato.
Le critiche, come riporta La Verità di oggi, sono state particolarmente aspre da parte di coloro che hanno subito gravi conseguenze a causa del vaccino anti-Covid. Daniela Di Marco, insieme ad altri manifestanti, ha espresso indignazione per il fatto che Speranza continui a promuovere il suo libro anziché chiedere scusa per gli errori commessi. Anche Floriano Innocenzi di Foligno ha sollevato interrogativi sulla condotta di Speranza e ha messo in discussione il finanziamento del suo tour politico-letterario.
Tra le voci dissonanti, emerge il racconto di Niccolò Conti, uno studente universitario colpito da neuropatia delle piccole fibre dopo la vaccinazione. Conti, insieme ad altri danneggiati, ha chiesto a Speranza di assumersi la responsabilità di quanto accaduto anziché negare o minimizzare i problemi causati dal vaccino.
Tuttavia, Speranza sembra restare saldo nella sua difesa dei vaccini anti-Covid, sottolineando il ruolo positivo che hanno avuto nel salvare vite durante la pandemia. Nonostante le critiche e le contestazioni, l’ex ministro continua a sostenere la sicurezza e l’efficacia dei vaccini, nonostante le voci contrarie che si fanno sempre più forti.
In conclusione, il tour di Speranza si trasforma in un confronto acceso tra sostenitori e critici dei vaccini anti-Covid, mettendo in evidenza le profonde divisioni e preoccupazioni riguardanti la salute pubblica e le politiche sanitarie del paese.
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agrpress-blog · 11 months
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La voce proibita. Testimonianze dal carcere Spaç durante il regime comunista in Albania è un viaggio a ritroso fra gli errori di un popolo schiacciato fra una democrazia distante solo un braccio di mare e una dittatura persa nei meandri di un Est troppo lontano per esser davvero presente. La ricerca rigorosa dell’autore restituisce al lettore/lettrice un libro splendidamente documentato, denso di avvenimenti e di dolore, realizzato con il preciso obiettivo di far chiarezza su un periodo storico soggetto, come sovente capita, al vento del negazionismo. E se negare ciò che è accaduto è un cancro che tenta di uccidere la libertà, allora il libro di Elvis Dona è senza dubbio una cura. Ciò che rende il libro di E. Dona vincente è la presenza di numerose interviste, le quali regalano uno spessore umano ad un lavoro svolto con la minuzia del caso. Le interviste che pagina dopo pagina si avvicendano danno voce a chi ha vissuto in maniera diretta le tragedie di quegli anni, a chi ha visto la morte passargli accanto, a chi ha visto uccidere uomini e donne per un capriccio. I dialoghi con questi uomini sono rapidi ed emozionanti; se taluno viene tradito dall’emozione, qualcun altro è deciso nel condannare uno Stato incapace di proteggere i deboli. Una fra le storie più emozionanti è senz’altro quella di Don Gjergj Simoni, la cui unica colpa è quella di aver scritto poesie. La poesia diviene quindi la causa scatenante della sua detenzione. I suoi scritti, per paura, verranno sotterrati da lui stesso in giardino, all’interno di barattoli di vetro. È un’immagine forte, che Dona regala ai suoi lettori nella pienezza concreta di un’intimità violata. Il lavoro nel campo di Spac è raccontato in maniera efficace. Nel libro, infatti, ben si evincono le condizioni di lavoro pessime in cui versavano i detenuti. Se in un primo momento il campo di Spac era destinato a uomini liberi pronti al lavoro, successivamente, esso diviene un vero e proprio campo di lavoro, simile a quelli di concentramento tedeschi. Il lavoro raccontato dallo scrittore non è dignitoso e non nobilita l’uomo, bensì, al contrario, lo schernisce e lo mette in pericolo, a tratti sembra svuotarlo da dentro. I tempi di lavoro erano dilatati e spietati; taluni a volte vi trovavano persino la morte. La vita di campo raccontata da Dona non esclude dettagli mortificanti: chi veniva aiutato dalle proprie famiglie con consegne esterne aveva maggiore possibilità di sopravvivere, gli altri andavano incontro ad una morte quasi certa. Il cibo scarseggiava, le camerate erano molto affollate. Il lettore/lettrice sembra come esser trasportato/trasportata in maniera fisica in quei luoghi pregni di morte e miseria. Perfino i legami familiari e d’amicizia sembrano venir meno se il premio è la libertà o la vita. Nel suo testo non solo testimonianze emozionanti di vita vera, ma anche l’identikit di personaggi controversi, come quello di Enver Hoxha (1908-1985), il premier albanese di quegli anni. Dal suo potere derivano grandi privazioni come la condanna al burocratismo, il decurtamento degli stipendi, l’obbligo del lavoro dei campi da parte degli studenti, e molto altro. Un testo d’inchiesta, quindi, il libro di Elvis Dona, il quale non intende innescare alcun risentimento, ma, al contrario, disarcionarlo, e al tempo stesso raccontare una storia vera, in cui un popolo intero ha vissuto in silenzio un periodo complesso e mortificante. Un libro coinvolgente, in grado di inglobare le voci di chi si è salvato, e le figure controverse dei personaggi di quegli anni, per cui è impossibile provare alcun tipo di pietà. La voce proibita. Testimonianze dal carcere Spaç durante il regime comunista in Albania di Elvis Dona - genere: libro d’inchiesta; pp. 130 -, pubblicato da Jolly Roger, è disponibile in libreria e online da marzo 2023. https://www.amazon.it/proibita-Testimonianze-comunista-Albania-segnalibro/dp/8831938770 https://www.facebook.com/elvis.dona
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http-sixfaces · 1 year
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Forse sono troppo buono per questo mondo. Faccio anche io le mie cazzate, i miei errori e a volte mi contraddico, ma in tutto ciò faccio sempre di tutto per non rompere le palle a chi mi sta intorno. Eppure continuano a trattarmi come la peggio merda che esista. Mi sento dire indirettamente che sono opportunista quando chiedo un favore al mese e me lo fanno pesare come se avessi chiesto tutto l'oro del mondo. Tutto ciò solo perchè non mi ascoltano e spariscono per una settimana, per poi tornare quella dopo dicendomi "eh, bastava chiedere".
Di tre amici che avevo ne è rimasto uno in pratica. Mi impegno per programmare qualcosa per le vacanze ma per loro non mi impegno e aspetto che facciano tutto gli altri. Stessa cosa per i pochi weekend che riusciamo a passare in compagnia. Sono stanco di sentire cazzate, e la cosa che mi fa più rabbia è che anche dicendo le cose in faccia continuano a negare, darmi torto e farmi passare per scemo. La cosa peggiore è che non ho abbastanza soldi. Abbastanza per averne da parte per mettere l'apparecchio (che avrei dovuto mettere da piccolo ma ovviamente dovevo nascere povero), per la macchina e per prendere una casa lontano da sto posto di merda in modo da sparire per sempre.
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staipa · 1 year
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Un nuovo post è stato pubblicato su https://www.staipa.it/blog/le-sfide-dellintelligenza-artificiale-sfide-tecniche-e-sociali/?feed_id=858&_unique_id=64808a5d1ed54 %TITLE% L'intelligenza artificiale sta rapidamente trasformando il modo in cui viviamo, lavoriamo e interagiamo con la tecnologia. Mentre le sue potenzialità sono entusiasmanti, è importante riconoscere che l'IA affronta anche diverse sfide tecniche e sociali lungo il percorso. Il bias algoritmico Una delle prime sfide, in parte tecnologica e in parte sociale è quella del cosiddetto bias algoritmico, probabilmente una delle più rilevanti e complesse che l'intelligenza artificiale e i suoi sviluppatori debbano affrontare. L'Intelligenza Artificiale si basa su algoritmi di apprendimento automatico, e questo apprendimento si basa sull'analisi di dati storici per identificare pattern e prendere decisioni. In maniera molto semplificata è quello che fa ogni essere umano per distinguere un gatto da una tigre o un altro felino: ne deve vedere un certo numero e riconoscerne le caratteristiche specifiche per essere poi in futuro in grado di distinguerle con un rischio di errore ragionevolmente basso. Gatto Toyger: quattrozampe.online Tuttavia, se questi dati contengono errori, pregiudizi o discriminazioni inconsapevoli, gli algoritmi possono perpetuare e amplificare tali bias, portando a risultati ingiusti o discriminatori. Il bias algoritmico può manifestarsi in diversi modi. Per esempio, potrebbe esserci un bias di selezione dei dati se il set di addestramento non rappresenta in modo equo la diversità presente nella popolazione. Se i dati fossero sbilanciati o mancassero di rappresentatività, gli algoritmi potrebbero apprendere informazioni distorte o basate su stereotipi, generando risultati discriminatori. Andando più nello specifico, se i dati di addestramento per un algoritmo di selezione del personale sono dominati da candidati di un certo genere o provenienza etnica, l'algoritmo potrebbe imparare a favorire automaticamente tali candidati, perpetuando così disuguaglianze di genere o razziali. Questo indipendentemente dal desiderio di chi scrive l'algoritmo o dell'utilizzatore finale. Un altro tipo di bias algoritmico è il bias di etichettatura, che si verifica quando i dati di addestramento contengono etichette errate o soggettive. Questo può influenzare l'apprendimento dell'algoritmo e condizionare le sue decisioni. Per esempio, se un algoritmo di riconoscimento facciale viene addestrato principalmente su immagini di persone di un certo gruppo etnico, potrebbe avere difficoltà a riconoscere correttamente volti di altre etnie, generando errori di identificazione e discriminazione. (Vedi "L’intelligenza artificiale non riesce ancora a riconoscere i gorilla, ed è un problema di razzismo" https://short.staipa.it/j26y3) Il bias algoritmico è particolarmente preoccupante quando l'IA viene utilizzata in settori sensibili, come la giustizia penale, le assicurazioni, l'erogazione di prestiti o l'occupazione. Decisioni importanti che riguardano la vita delle persone possono essere influenzate dagli algoritmi, e se questi algoritmi contengono bias, il risultato può essere ingiusto e discriminatorio. Per esempio, se un algoritmo di valutazione del credito è influenzato da bias razziali o di genere, può negare prestiti a individui idonei o offrire loro condizioni sfavorevoli basate su caratteristiche demografiche invece che su una valutazione accurata della loro affidabilità finanziaria. Negli esempi che ho fatto ho citato più volte il rischio di razzismo, e non è per questioni di moda o di particolare interesse o gusto personale, è semplicemente uno dei bias che più spesso si presentano, dovuto al semplice fatto che chi fornisce i dati da elaborare, per semplice abitudine tende a fornire materiale che conosce con cui ha quotidiana dimestichezza e spesso ancora l'integrazione etnica non è particolarmente avanzata. Ne ho parlato più approfonditamente in "L’intelligenza artificiale può essere razzista?" (www.short.staipa.it/uljf5)
Per affrontare il bias algoritmico, è necessario un approccio multidisciplinare, è fondamentale investire nella raccolta e nell'elaborazione di dati di alta qualità e rappresentativi. Questo richiede un'attenta selezione dei dati e una valutazione continua delle possibili fonti di bias. Inoltre, è importante sviluppare algoritmi che siano etici e imparziali, con meccanismi integrati per la rilevazione e la mitigazione del bias. L'interpretabilità degli algoritmi può essere utile per identificare eventuali bias e comprendere come le decisioni sono state prese. Inoltre, è essenziale coinvolgere esperti di diversi settori, come l'etica, le scienze sociali e la giurisprudenza nella progettazione e nella valutazione degli algoritmi; un dialogo aperto e inclusivo con la società civile, le organizzazioni non governative e le comunità colpite dal bias algoritmico è fondamentale per comprendere i bisogni e le preoccupazioni degli individui e garantire un utilizzo responsabile e giusto dell'IA. Sarebbe fondamentale anche in altri settori che stanno andando ognuno in una propria direzione su questi temi causando talvolta dissapori e aspre critiche. Affrontare il bias algoritmico richiede un impegno continuo da parte di tutti gli attori coinvolti nell'ecosistema dell'IA. Solo attraverso un approccio consapevole, collaborativo e inclusivo possiamo creare sistemi intelligenti e giusti che rispettino la diversità, l'equità e i diritti umani. Sarebbe interessante se si riuscissero a introdurre normative e regolamentazioni per promuovere la trasparenza nelle applicazioni dell'Intelligenza Artificiale, definire standard etici e legali per mitigare il bias algoritmico e garantire la responsabilità delle organizzazioni che utilizzano l'IA. Gli enti regolatori dovrebbero collaborare con gli sviluppatori e gli utenti dell'IA per garantire che le applicazioni siano conformi a tali standard e che i diritti e le libertà delle persone siano protetti. Purtroppo, nella nostra società c'è un'ignoranza e una paura riguardo alle nuove tecnologie che spesso va a incidere anche sulle valutazioni di chi dovrebbe occuparsi di questi temi per proteggerci. L'impatto sul mondo del lavoro dell'Intelligenza Artificiale Un'altra sfida legata all'Intelligenza Artificiale è l'impatto che sta avendo sull'occupazione trasformando il modo in cui le persone lavorano e creando nuove opportunità e sfide. Alcuni temono che l'IA possa sostituire gli esseri umani sul posto di lavoro, in realtà è importante considerare un'analisi più approfondita dell'impatto sull'occupazione. Da un lato, l'IA può automatizzare determinate attività e compiti ripetitivi, migliorando l'efficienza e la produttività in molti settori. Per esempio, nella logistica i robot autonomi possono svolgere attività di magazzino e movimentazione delle merci, riducendo la necessità di lavoro manuale. Nell'assistenza clienti, gli assistenti virtuali basati sull'IA possono rispondere a domande frequenti e fornire supporto di base, liberando il personale umano per attività più complesse e interazioni personalizzate. D'altra parte, può anche creare nuove opportunità di lavoro. L'implementazione dell'Intelligenza Artificiale richiede competenze specializzate nella progettazione, nello sviluppo e nell'implementazione di soluzioni basate su essa. Sono nate molte nuove professioni legate alle data-science, all'ingegneria dell'apprendimento automatico, all'etica dell'IA. Inoltre, l'Intelligenza Artificiale può stimolare l'innovazione e la creazione di nuove imprese e industrie, generando nuovi posti di lavoro e opportunità imprenditoriali. Resta innegabile che l'IA avrà un impatto sulla domanda di determinate competenze lavorative. Alcuni lavori che coinvolgono attività ripetitive e regolamentate possono essere automatizzati, portando a una riduzione della richiesta di manodopera in quei settori specifici. È probabile che i lavoratori siano chiamati a sviluppare competenze più avanzate e adattabili
per svolgere ruoli che richiedono una maggiore creatività, pensiero critico, capacità di problem solving e competenze sociali ed emotive, ma sono cose che accadono fin dalla prima rivoluzione industriale, o probabilmente da molto prima quando sono nate l'agricoltura e l'allevamento e un numero ridotto di persone ha iniziato a produrre quello che prima ognuno era costretto a produrre da sé: se da un lato molti smisero di cacciare o di raccogliere probabilmente fu in quel momento che nacque la possibilità di diventare artisti, o imprenditori, o commercianti, o inventori, o miriadi di altri ruoli che prima non erano neppure pensabili. È importante prepararsi e adattarsi all'era dell'IA. Chi si sente essere a rischio lavorativo dovrebbe investire nella formazione continua e nell'aggiornamento delle proprie competenze per essere pronto a occupare nuovi ruoli che emergeranno. Le competenze trasversali come il pensiero critico, la creatività, la capacità di adattarsi al cambiamento e la collaborazione interdisciplinare saranno sempre più importanti per affrontare l'impatto dell'IA sull'occupazione. Al contempo i governi e le organizzazioni dovrebbero svolgere un ruolo attivo nella promozione della transizione verso un'economia basata sull'Intelligenza Artificiale con l'implementazione di politiche di formazione e riqualificazione, la promozione dell'innovazione e dell'imprenditorialità nell'ambito dell'IA, la creazione di un ambiente normativo che tuteli i diritti dei lavoratori e affronti le questioni di equità e sicurezza legate all'utilizzo dell'IA nel contesto occupazionale. L'Intelligenza Artificiale sta cambiando il panorama dell'occupazione in modi complessi. Mentre alcune attività saranno automatizzate, nuove opportunità di lavoro e ruoli specializzati emergeranno. La preparazione, l'aggiornamento delle competenze e la promozione di politiche e iniziative di supporto sono fondamentali per affrontarne l'impatto e creare un futuro lavorativo sostenibile ed equo. Il problema della Privacy nell'Intelligenza Artificiale Le tematiche etiche e sulla privacy sono di fondamentale importanza nel contesto dell'Intelligenza Artificiale. L'IA mentre offre molteplici vantaggi e opportunità, solleva questioni complesse che richiedono una riflessione approfondita e un'adeguata regolamentazione. Un primo aspetto è quello legato alla responsabilità delle decisioni automatizzate. Quando affidiamo decisioni critiche a sistemi automatizzati, è importante garantire che tali sistemi siano trasparenti e che le decisioni adottate siano comprensibili. Ciò significa che i modelli e gli algoritmi utilizzati dovrebbero essere aperti all'ispezione e comprensibili agli esperti e agli utenti. Inoltre, è necessario garantire che l'IA sia progettata per rispettare i principi dell'equità, dell'imparzialità e dei diritti umani, evitando discriminazioni e pregiudizi sistematici. Accettare di prendere una decisione a partire dalla risposta di una black box in cui inserisci un'informazione e ne esce una risposta priva di una spiegazione non sarebbe molto diverso dall'affidarsi a un oracolo dei tempi antichi e in molti settori sarebbe completamente inaccettabile. Un altro aspetto etico riguarda la privacy dei dati. L'Intelligenza Artificiale si basa sull'elaborazione di grandi quantità di dati, spesso di natura personale. È fondamentale garantire che i dati siano raccolti, utilizzati e conservati nel rispetto della privacy e delle leggi vigenti. Le organizzazioni devono implementare misure di sicurezza adeguate a proteggere i dati sensibili e informare gli utenti sulle finalità e sulle modalità di utilizzo dei loro dati. Inoltre, è essenziale consentire agli individui di esercitare il controllo su di essi e dare il consenso informato per la loro utilizzazione. Altre questioni etiche riguardano l'utilizzo dell'Intelligenza Artificiale in settori come la sorveglianza e l'identificazione biometrica. L'IA può consentire un monitoraggio continuo
e invasivo delle persone, sollevando preoccupazioni riguardo alla violazione della privacy e alla limitazione delle libertà individuali. È necessario bilanciare l'utilità delle tecnologie basate sull'IA con il rispetto dei diritti individuali e la protezione della sfera personale. Per affrontare queste sfide etiche e sulla privacy, è fondamentale un approccio multilaterale che coinvolga governi, organizzazioni, professionisti dell'Intelligenza Artificiale e la società nel suo complesso. Anche in questo caso sono necessarie politiche e normative chiare e aggiornate che stabiliscano linee guida etiche e standard di protezione dei dati per l'implementazione dell'IA. Inoltre, sia gli sviluppatori e che gli utenti devono essere resi consapevoli delle implicazioni etiche delle loro azioni e assumersi la responsabilità di adottare decisioni etiche garantendo la tutela dei diritti individuali.
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nonlodireanessuno · 1 year
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Cose degli ultimi 5 giorni:
- Quei dieci minuti in cui la febbre è stata così alta che mi è sembrato di non essere più al mondo, bensì all’interno di una bolla trascendentale in cui c’ero solo io e avevo intorno finalmente la pace
- Gli istanti in cui ho realizzato di essere guarita
- Il double cheeseburger con patatine di Chuck’s
- Roma-Siviglia in tv, stasera, con papà
- “Capire il perché delle emozioni che provi non è il primo passo, ma una scelta consapevole; riconoscerle, accettarle e non etichettarle come sbagliate o eccessive è il primo passo. Tu sai chi (anche solo il suo nome mi ferisce troppo al momento) te le ha fatte percepire ingombranti, fuori luogo, troppe in tutti i sensi, inutili, insignificanti, come se non dovessi ascoltarle, perché la voce della verità, quella da ascoltare, era la sua”
- Avrei voluto rispondere “Dentro di me lo è ancora”
- 444 alle 4:44
- Le domande anonime
- Ronci (e la sua sulla Fiorentina)
- “Se n’è andato non perché è felice, o magari sì, chi lo sa; se n’è andato, magari, perché vuole negare a sé stesso e agli altri nella sua realtà ciò che è successo, o perché vuole scappare; la depressione non è solo non riuscire ad alzarsi dal letto, a volte è non fermarsi mai, cercando di riempire un vuoto (anche temporale) a tutti i costi.”
- “Forse tu, fermandoti, stai facendo molto più di quanto pensi”
- “Una persona che è andata avanti non ti tempesta di email”
- Avrei voluto rispondere: “Lui non mi tempesta, nella mia testa mi abbandona, ogni giorno, e torna ogni tanto a osservare da lontano il gran bel lavoro che è riuscito a fare e di cui va fiero, distruggermi, mentre io piango e lo aspetto ancora. La piccola Aurora che ho dentro si dispera ogni istante da quasi tre mesi, è diventata incontrollabile, imprevedibile, come quando mamma e papà si sono lasciati e mi hanno lasciata sola”
- La pizza con Elena, Marco, Claudio, Fra e Aspe
- Gli avanti di prosciutto a Dylan
- Mangiavo ma non ne ne fregava niente del cibo, solo di stare in compagnia
- “È violenza, e siamo tutti d’accordo. Quello che è successo è gravissimo” scandito lentamente
- Le mie emozioni sono tutte valide
- La visita alla scuola di pasticceria, quell’istante che mi porterò dentro per sempre: lo chef dietro a quel vetro che cucina con calma, pazienza, naturalezza e sicurezza, la tecnica intrinseca nei suoi movimenti, la maestria che ho sempre invidiato e che qualcuno, molto tempo fa, mi ha detto all’orecchio che non sarei mai stata in grado di avere. Quel cuore spezzato da mia madre che mi ha fermato in tutto nella vita. Non essere abbastanza, mai, non essere all’altezza, pensare di non arrivare mai da nessuna parte. Vi prego, vi prego, questa volta datemi il coraggio e la forza di poterci arrivare da sola
- 2 e 3 errori al mio primo facsimile di patente
- Essere riusciti ad uscire dall’escape room più complicata, averla fatta con i miei amici
- “Pilota numero 1 e 2”
- Cercare di stamparmi in testa che stare nel mondo con le persone non è così pauroso…
- …e che l’ansia va bene, voglio ascoltarla, voglio capire cos’ha da dirmi, e così il dolore, anche su un tram in centro a Milano, ma non voglio più che mi fermino dal vivere finalmente questa vita
- Le persone non sono nemiche. Voglio diventare curiosa di conoscerle e sincera nel farmi scoprire
- Cerco la mia strada senza sosta, mi cerco e mi ritrovo dentro me. Mi distruggo, mi ricostruisco, mi riconosco, piano piano e senza alcuna fretta
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sarcastic---girl · 2 years
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allora (lo so che non si inizia un discorso così) so che leggi i miei post ogni tanto e spero che questo lo leggerai.(ho già scritto questo testo nelle note ma ora lo riscriverò meglio e senza troppi particolari)
mi manchi, certo se no non ti starei dedicando un post hahaha. non è la prima volta che ti scrivo per dirtelo, ora non ho più la forza di accettare un rifiuto quindi se non riceverò un tuo messaggio mi convincerò che non l’hai letto. mi manca parlare con te, so che in passato non ti ho trattato come meritavi ma come ti ho già spiegato non era a causa mia ma del mio disturbo e non è una scusa è solo un dato di fatto. dici di non avere tempo okk ci sta,non posso ribattere perché non sono lì a poter guardare ciò che fai e non fai nella tua vita. una parte di me ti vorrebbe di nuovo nella mia vita l’altra ha paura, paura perché è un periodo di merda dove mi rifiuto di prendere la terapia quindi i miei comportamenti sbagliati ci sono non lo posso negare, ancora oggi scompaio per giorni o mi allontano dalle persone senza un motivo valido per poi tornare come se nulla fosse, ma lo faccio per difendermi non per fare del male. beh il messaggio che vorrei inviarti non parla di me,no non è vero in realtà parla di me non lo posso negare lol ma è molto ironico, scritto male però e non aggiusterò gli errori perché mi fa ridere,ah e poi parlo di una foto, avrei dovuto parlare anche del fatto che alcune volte apro la cartella sul mio telefono con le nostre foto e sorrido come na scema, perché sono scema non capisco mai quando mettere da parte la paura, ma non voglio parlare di questo. vorrei solo che tornasse tutto come prima, impossibile lo so. mi manca parlare con te dei complotti, giocare con te a fortnite (odio quel gioco però con te diventa speciale),i tuoi messaggi a mezzanotte,forse mi manchi semplicemente tu. boh vabbè ciao se un giorno mi chiederai quel messaggio te lo invierò hahaha
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lospalatoredinuvole · 2 years
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Negare gli errori non ti fa andare oltre.
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b0ringasfuck · 2 years
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Per sottolineare ciò che evidentemente non era ovvio, aveva visto anche a sinistra un deficit di attenzione verso le ragioni e le sofferenze ucraine? "Per chi ha una formazione di operatore umanitario come la mia quello era ed è un pensiero scontato, ma in generale vedevo due estremi figli dello stesso errore: la santificazione di Zelensky, oppure il ditino alzato per ricordarci continuamente i nazisti nel battaglione Azov. Perché hai bisogno di rappresentare la vittima in un certo modo immacolato per stare al suo fianco? Le vittime si difendono anche se imperfette. E perché all'opposto riproporre su scala geopolitica lo schema della minigonna, dicendo in pratica "se l'è cercata"?".
...
Si aspettava che la sua riflessione scatenasse così tanti distinguo? "Ripeto banalità da una vita, cose tipo 'se una persona annega in mare va salvata'. Capisco che non lo sono più. Però mi hanno stupito le super colombe, che hanno letto le mie parole come se fossi favorevole all'invio di armi. Mi pare sia l'effetto di questo clima di guerra, con "proteggere e difendere" che vengono viste esclusivamente in chiave militare".
...
Tanti le chiederanno cosa direbbe oggi suo padre. Per come la conosceva cosa penserebbe invece sua madre, Teresa Sarti, di questo conflitto? "Era un'insegnante ed è stata tutta la vita fautrice del dialogo, anche quando costava fatica, e cercando soluzioni partendo dagli errori del passato. Quindi immagino sarebbe stata abbastanza d'accordo con me, sull'idea che bisogna smetterla di svegliarci quando vediamo un'emergenza, quando ci accorgiamo di una fossa comune perché è vicina a casa nostra. Il lavoro da fare è prima che avvengano gli orrori come Bucha. Come possiamo aumentare la nostra sicurezza, quindi? Dipende anche a chi lo si chiede, se ai cittadini o a chi produce armamenti. E dico che la corsa al riarmo non sarà la giusta risposta".
Qua altro che prima, manco dopo. Abbiamo bisogno di 8439205 Afghanistan, Libia, Iraq, Yugoslavia prima di capire che non voler dare carta bianca agli esportatori di democrazia non è filoputinismo.
E questo non vuol dire sottovalutare le sofferenze degli ucraini, ma vi svegliate oggi a vedere le sofferenze che provocano politiche a cazzo per arricchire la solita gente?
Eh ma quelli che arrivano con i barconi mica sono vittime di una vera™ guerra signora mia...
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corallorosso · 3 years
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Report, quanto conta la libertà di stampa in Germania e nell’Italia diversamente democratica di Vittorio De Vecchi Lajolo Qualche giorno fa in Germania ha occupato le prime pagine dei giornali la notizia dell’aggressione verbale perpetrata in diretta televisiva da Thomas Hornung, assessore della città di Mannheim in quota Cdu (centrodestra), ai danni dell’inviata di Swr (la rete pubblica dei Länder del Baden Württemberg e della Renania) al punto da costringerla a interrompere la trasmissione. Natalie Akbari stava commentando lo svolgimento del congresso della Cdu del Baden Württemberg – un congresso particolarmente delicato, poiché conseguente alle dimissioni del deputato al Bundestag nonché capo della CDU di Mannheim Nikolas Löbel, travolto da una serie di scandali, tra cui una provvigione di 250.000 euro incassata per aver facilitato la conclusione di contratti di fornitura di mascherine FFP2 cinesi a due aziende di Heidelberg. Naturale che il racconto della giornalista non fosse propriamente lusinghiero per la Cdu, motivo per cui Hornung ha ritenuto di zittirla con alcuni dei più popolari trucchi tratti dal manuale del Piccolo Censore: “questa è sfacciataggine pura”, “io so come si fa il giornalista”, “lei non fa un lavoro serio, distorce i fatti”. Diretta interrotta, stracci che volano e poi unanime condanna da parte non solo degli altri partiti e dei commentatori terzi, ma anche da parte di alcuni colleghi di partito che chiedono l’espulsione di Hornung. Su un punto in particolare concordano tutti (compresa la stessa Cdu): libertà ed indipendenza della stampa sono beni sacri in una democrazia – guai a intaccarli. Sembra un ragionamento logico? Bene, nell’Italia diversamente democratica le cose non funzionano così, e lo si è visto nel caso di Report. Il fatto stesso che un gruppo di parlamentari della Commissione di Vigilanza Rai chieda ufficialmente chiarimenti sul contenuto di un servizio giornalistico è sintomo di una profonda crisi d’identità: la Commissione di Vigilanza è fatta per garantire il pluralismo dell’informazione e “l’indipendenza, l’obiettività e l’apertura alle diverse tendenze politiche, sociali e culturali, nel rispetto delle libertà garantite dalla Costituzione”. Non è nata per valutare o addirittura giudicare il contenuto editoriale dei programmi della Rai: in un sistema liberale la stampa si commenta, si critica, ma non si manipola, zittisce, né tantomeno punisce (a meno che non sussistano gli elementi costitutivi di un reato, s’intende). Perciò, anche se Sigfrido Ranucci avesse davvero “esaltato i no-VAX” – come sostiene qualche barbagianni che la puntata di lunedì 1 novembre evidentemente non l’ha vista – sarebbe una gravissima violazione della libertà di stampa se venisse punito o costretto a rettificare. Paradossalmente, la Commissione di Vigilanza dovrebbe invece garantire che persino i no-vax abbiano accesso alla rete pubblica, in quanto espressione di una “certa” tendenza sociale. Comunque, non è davvero necessario fare ipotesi di scuola, perché basta aver visto la puntata incriminata per sapere che non c’è stata alcuna esaltazione di posizioni no-vax o antiscientifiche, bensì esattamente il contrario: una disamina seria e onesta delle diverse posizioni scientifiche e politiche variamente sostenute sulla gestione della pandemia, che inevitabilmente ha messo anche in luce le storture, gli errori e le indecenze commesse in Italia ed altrove. Insomma, ci sarebbe solo da fare i complimenti a Ranucci per aver fatto informazione di qualità e per aver portato all’attenzione del grande pubblico problemi seri che, una volta noti, potrebbero anche essere affrontati. Invece no: per un manipolo di valorosi parlamentari di Pd e PdL (più Renzi), si tratta di “un lungo compendio delle più irresponsabili tesi No Vax e No Green Pass”. L’aspetto più tragicomico è che non si capisce proprio perché siano disposti a negare l’evidenza a costo di coprirsi di ridicolo. Fossero personaggi notoriamente legati al mondo delle case farmaceutiche, uno potrebbe anche capire (non giustificare) un’iniziativa figlia di un conflitto d’interessi – ma non è questo il caso. Resta il sospetto che non sia altro che una delle innumerevoli espressioni di profonda insofferenza verso i principi fondamentali della democrazia liberale che nutre larga parte della classe politica e dirigente italiana. Basta pensare al prefetto di Trieste Valenti, che ritiene che vada “compressa” la libertà di manifestare, o a chi equipara i non vaccinati a “disertori” (per citare solo la cronaca più fresca) per rendersi conto di come, mutuando le parole del presidente dell’ordine degli avvocati di Milano, sia necessario “recuperare i punti fermi di uno Stato democratico”. Punti che in un paese, come la Germania, sono “fermi” proprio perché non possono muoversi neanche in situazioni di emergenza. Speaker's corner
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gglamour · 3 years
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Tendenze della moda: cosa dovresti fare e cosa non dovresti fare
La moda sembra essere qualcosa in continua evoluzione. Come individui che vivono nella società moderna, sarà utile per noi seguire le tendenze della moda che ci sono. Quando segui le tendenze della moda, sarai in grado di creare molte impressioni positive, trovare molte soddisfazioni in te stesso e fare molto di più!
Tuttavia, ci sono anche alcuni errori che molte persone commettono quando si tratta di moda. Nel fare un uso ideale delle tendenze della moda esistenti, sarà utile per te acquisire una buona comprensione di ciò che dovresti fare e di ciò che non dovresti fare al riguardo.
Di seguito è riportata un’utile guida su cosa dovresti fare e non dovresti fare riguardo alle tendenze della moda esistenti.
Rimani aggiornato su di loro
In primo luogo, sarà essenziale per te rimanere aggiornato sulle tendenze della moda che stanno arrivando. Come accennato in precedenza, la moda è qualcosa in continua evoluzione e se non riesci a rimanere aggiornato su di loro, ti stai perdendo molto. In ogni caso, rimanere aggiornati sulla moda è qualcosa che è piuttosto interessante da fare.
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Non seguire stili che non ti stanno bene
Ci saranno così tante tendenze e stili di moda là fuori nel mondo moderno. Tuttavia, questo non significa che puoi seguirli tutti e migliorare il tuo aspetto idealmente. In effetti, seguire la moda sbagliata può farti sembrare piuttosto poco attraente. Quindi, non dovresti seguire gli stili e le tendenze della moda che non sono adatti a te. Se non seimoda, puoi provare attento alla Lisa kott o Blugaya. Quando effettuerai una ricerca online, scoprirai anche che ci sono alcuni negozi a doppio senso dove puoi conoscere l’ultima moda.
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Sii coerente nel modo in cui segui la moda
Anche se la moda è qualcosa che cambia costantemente, non è impossibile per te essere coerente nel modo in cui segui la moda. Quando sarai coerente con le tendenze della moda che adatti, sarai in grado di costruirti un’identità adeguata attraverso i tuoi vestiti.
Vai da buoni fornitori
Quando si tratta dell’acquisto effettivo didi capiabbigliamentocurvy e accessori, non si può negare che i fornitori di servizi che scegli svolgeranno un ruolo cruciale. Pertanto, devi assicurarti di scegliere i migliori fornitori di servizi possibili che possono offrirti una vasta gamma didi abbigliamento carla ferroni articoli die accessoria prezzi ragionevoli. Sarà utile se esegui una ricerca e confronti le cose online.
Usa la moda giusta per l’occasione giusta
A volte, ci sarà più di una tendenza di moda in atto. In tali occasioni, è necessario scegliere la tendenza della moda in base alle proprie esigenze. Una volta compiuti i passi giusti, sarai in grado di essere nei tuoi migliori look per le occasioni rilevanti seguendo la moda ideale.
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lafotografaindie · 4 years
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RACCONTI PER RITROVARMI - 19 - ALICE
Questa è solo una lettera ad un’amica. Io senza di lei non sarei chi sono, però lei non c’è più. 
Ci sono parti del nostro passato che non vogliamo mai lasciare andare, ed io questa parte l’ho sempre voluta tenere stretta e nascosta. 
“Ti prego non andare via!”, “Torna nei miei sogni la notte, più che puoi, ti prego vediamoci ancora!!”. 
Non lasciare andare, significa solo negare e soffrire e non amare abbastanza. 
Ciò che meritiamo davvero, io e lei, è che i nostri ricordi vengano vissuti e celebrati.
“Quante volte abbiamo varcato quel cancello.  
Quante volte correndo in ritardo? Quasi sempre.
Abbiamo fumato un sacco di sigarette nel giardino, nel parcheggio. 
In questo parcheggio mi ricordo la mattina che m’hai insegnato a girare i drummini e mi prendevi in giro perché ero una pippa. 
Mi ricordo il motorino tuo parcheggiato davanti a quel cancello verde e i passaggi verso casa, che mi cagavo sotto perché correvi. 
Mi ricordi le litigate, gli sbrocchi per i voti bassi, le feste per quelli alti.
Mi ricordo le telefonate fino a sera tardi e i milioni di messaggi a tutte le ore.
Le dediche sul diario, gli aperitivi, le feste e le sorprese sotto casa.
Io e te eravamo uguali, per questo ci volevamo così bene, però non lo sapeva nessuno. La nostra confidenza e i nostri segreti, rimanevano solo nostri. E così ci raccontavamo tutte le paure, gli errori e i pensieri che non condividevamo neanche con le nostre rispettive migliori amiche. 
Mi ricordo l’ultimo ciao che t’ho detto, oltrepassando quel cazzo di cancello. 
Quella volta che t’ho detto pure “ti voglio bene!”, che non lo dico mai ma quella volta per fortuna si, perchè tu me lo avevi scritto di nascosto su una pagina del libro di Italiano che stavamo studiando qual giorno, sullo stesso banco verde che avevamo diviso per tanto tempo. 
Era l’ultimo giorno prima delle vacanze di pasqua.
Mi dispiace non essere venuta a trovarti. Avrei dovuto. Avrei voluto, ma era tutto così difficile, ed ero così sola.
Questo pensiero mi tortura costantemente, io non c’ero.
Una volta in un sogno mi hai detto che andava bene così, e io ho deciso di crederci, che mi vuoi bene comunque, anche se non c’ero vicino a quel letto di ospedale. 
Quanto è assurda la vita. Era l’anno della maturità. Era l’anno che ci portava al futuro. Il futuro che ci faceva tanta paura.  
Sai una cosa Ali? 
Il futuro fa ancora paura, pure oggi che so passati 6 anni e io sono grande.
E poi, sinceramente, sto futuro non me lo immaginavo senza de te. 
Sappi comunque, che ti penso sempre. Faccio tutto, anche per te.
Ti voglio bene. Sei un pezzo di me e lo sarai sempre.”
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Prometti a te stesso di essere così forte che nulla possa
disturbare la tua pace mentale.
Prometti a te stesso di parlare di salute, felicità e prosperità a
ogni persona che incontrerai.
Prometti a te stesso che farai sentire
tutti i tuoi amici persone speciali.
Prometti a te stesso di guardare sempre il lato positivo delle cose,
così da rendere l’ottimismo realtà.
Prometti a te stesso di pensare solo al meglio, di lavorare solo al meglio,
e di aspettarti solo il meglio.
Prometti a te stesso di essere altrettanto entusiasta del successo degli altri
come lo sarai dei tuoi successi.
Prometti a te stesso di dimenticare gli errori del passato e di concentrarti solo
sui successi futuri.
Prometti a te stesso di indossare il tuo volto più allegro in ogni momento e di non negare
ad ogni persona che incontrerai un sorriso.
Prometti a te stesso di spendere così tanto tempo nel migliorare te stesso
da non aver tempo per criticare gli altri.
Ed infine, prometti a te stesso di essere troppo grande per le preoccupazioni,
troppo nobile per la rabbia, troppo forte per la paura,
e troppo felice per lasciare che i problemi occupino la tua mente
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cerchiofirenze77 · 5 years
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A chi ha perso una persona cara
Rivolgo queste mie parole a coloro che si avvicinano a noi addolorati dalla cosiddetta perdita di una persona a loro cara, sperando di mettersi in comunicazione con lei per lenire il loro dolore col trovare la prova della sua sopravvivenza.
Quello che io spero di riuscire a darvi non è tanto il sollievo alla vostra sofferenza quanto farvi comprendere che quello che vi è accaduto deve essere il fermento per la vostra trasformazione, che deve condurvi a vedere la vita da un nuovo punto di vista. Uno degli interessi che spingono l'uomo ad accostarsi e ricercare il fenomeno medianico è quello di trovare una conferma della sopravvivenza dell'essere alla morte del corpo. Tale conferma può essere ricercata, fra l'altro, per fugare la propria paura di cessare di esistere, oppure per lenire il dolore che la morte di persone amate ha determinato.
In più occasioni ci siamo espressi sulla validità del fenomeno medianico, che si può chiamare spiritico solo di rado, quando raggiunge il contatto con un essere disincarnato. Infatti, anche nei casi in cui non c'è frode cosciente, il che è abbastanza raro, la comunicazione può avere origine nella psiche dei presenti, che dirige le facoltà paranormali del soggetto medianico.
La ragione della frode involontaria sovente risiede nel desiderio di mettersi in contatto con chi non vive più fisicamente, oppure di avere la prova della sopravvivenza, cioè nel desiderio che la realtà sia quale si vorrebbe che fosse. Tuttavia, anche la prova che il raro fenomeno realmente spiritico costituisce ha, quasi sempre, valore soggettivo, cioè non è assolutamente probatoria per chi non ha vissuto di persona l'esperienza; perciò non dà alla scienza umana, costituita da certezze oggettive, un arricchimento, un punto fermo per la conquista di ulteriori mete. D'altra parte, siccome le azioni degli uomini non traggono origine solo e sempre dalle certezze oggettive, tutto questo non deve impedire all'uomo di avere una sua opinione in merito e, conseguentemente, un suo comportamento.
Il fatto che noi rappresentiamo costituisce una proposta di opinione e, conseguentemente, una proposta di vita, nella quale l'uomo è consapevole di far parte di una collettività in cui i più dotati che detengono un qualsiasi potere non sopraffanno i deboli, ma colmano le loro deficienze; in cui si invocano maggiori diritti solo quando si adempiono nel miglior modo tutti i propri doveri; in cui gli errori degli altri non diventano giustificazione dei propri ed invito ad errare, ma incentivo a perseguire un mondo migliore cominciando a migliorare se stessi. Non è, questa, una comoda concezione della vita; tutt'altro; però è una concezione che ha il pregio di rispecchiare l'ordine naturale delle cose; che non chiude la realtà in schemi fissi sacrificando l'individuo ma, via via, l'adatta alle sue reali esigenze evolutive. Chi si rivolge a noi, più che la prova della sopravvivenza trova una simile concezione della vita, che è molto di più della certezza che l'essere non cessa di esistere. Chi, invece, cercasse solo tale conferma, o la comunicazione con qualche caro trapassato, perderebbe il suo tempo. Anzi, vi dirò di più: esorto a diffidare dei medium che si dichiarano capaci di evocare a piacimento i disincarnati. Acciocché il contatto avvenga non basta che vi sia il tramite: la comunicazione deve essere prevista dall'ordine generale secondo cui si svolgono le cose.
Chi conosce la storia dello spiritismo sa che vi sono stati medium che hanno servito da tramite per le comunicazioni di molte entità e non sono essi riusciti a mettersi in contatto con una che, più delle altre, amavano e desideravano sentire. Noi siamo una delusione per chi avesse tali aspettative. Tuttavia, non possiamo ignorare la dolorosa aspirazione di chi soffre per il trapasso di una persona amata. Con tutto ciò, più che permettere il contatto con essa, invitiamo chi soffre di questo a riflettere sul suo dolore. Naturalmente, parlo nel presupposto che chi mi ascolta sia una persona ragionevole perché, altrimenti, a nulla servirebbe il mio dire.
Comincerò il mio discorso invitando a riflettere sul fatto che la vita dell'uomo deve avere uno scopo, che non può essere quello di soddisfare tutti i desideri umani e di pensare o preoccuparsi solo per se stessi. La vita sociale e di relazione in cui l'uomo viene a trovarsi, gli avvenimenti stessi che gli accadono, il suo stesso modo di reagire agli stimoli, lo inducono a dedicare uno spazio più o meno grande agli altri. E gli altri sono - almeno in principio dell'evoluzione della coscienza - coloro la cui vita in qualche modo si riflette sulla propria, in qualche maniera la condiziona. E un dedicarsi egoistico, quindi, allorché il legame non sia stabilito dall'affetto; ma anche quando l'interesse all'altro è originato dall'amore, non sempre è spoglio di egoismo; anzi, spesso si tratta di amore possessivo. Il vero amore desidera il bene di colui che si ama anche se ciò si concretizza in una situazione in cui l'amato non si può più avere vicino come prima. Credo che nessuna persona ragionevole possa contraddire tale affermazione. La vita presenta degli avvenimenti che non sono conseguenza della volontà di alcuno ed altri che, pur essendo conseguenza del comportamento di qualcuno, coinvolgono certi che non vi parteciperebbero se non fosse il caso che li ha messi a tiro.
Di fronte a tali eventi si ripropone il quesito che indubbiamente ogni uomo si è posto nel corso della sua vita, e cioè se l'esistenza di tutto abbia un suo significato, oppure se tutto sia un non-senso. Quelli che non accettano il significato trascendente della vita si giustificano dicendo che non è dimostrato questo significato trascendente della vita; tuttavia, quando la loro esistenza li mette di fronte a dover accettare o no qualcosa di indimostrabile, suppliscono alla mancanza di certezza con la plausibilità offerta da un ragionamento logico. E non si può certo affermare che logico sia pensare che all'origine di tutto quanto esiste vi sia una fortuita circostanza che dal nulla - in senso organico - non solo avrebbe creato la materia e la vita, ma avrebbe soprattutto composto quel codice genetico secondo cui tutto si sviluppa ordinatamente. Cioè, è assurdo pensare che dal caos il caso abbia creato, o quanto meno avviato, il procedere ordinato, ossia l'ordine e il fine.
Se, invece, si volesse supplire a tale mancanza di logica pensando che tutto quanto esiste, esiste da sempre - cioè senza origine -, allora ne conseguirebbe che tutto sarebbe eterno, al di là della caducità delle singole forme, e quindi l'esistere sarebbe eterno, al di là della caducità delle singole esistenze: ossia si affermerebbe, implicitamente, ciò che si vuol negare. Perciò, il negatore del senso trascendente della vita in nessun caso fonda la sua opinione sulla logica, come fa invece tranquillamente quando nella vita deve prendere partito di una cosa inaccertabile oggettivamente.
La logica conforta, invece, l'opinione di chi crede che l'esistenza del Tutto abbia un significato trascendente. Non è certo il caso di addentrarci in dispute religiose o filosofiche, che nascono da una simile convinzione; tuttavia credo che si possano accettare, senza scomodare troppo la fede, alcune plausibili affermazioni come, per esempio, che se l'esistenza del cosmo ubbidisce a precise leggi, cioè ha un ordine, lo stesso ordine non può mancare nella vita dell'uomo, elemento di tale cosmo; e che al di là dell'incomprensibile, per noi, significato degli avvenimenti che ci capitano, a cui prima facevo cenno, vi sia un preciso significato, una profonda ragione. In altre parole: o Dio non esiste, ma è illogico; oppure, se esiste, non può essere dispettoso e crudele. Cosicché quello che si reputa un castigo, una cattiveria della vita, al di là del suo sapore immediato deve nascondere un fine degno della Divinità, cioè un fine di amore e di vero bene per chi lo subisce. Tutto ciò è quanto suggerisce la logica e il buon senso.
Allora, voi che siete schiantati dal dolore per la perdita di una persona amata, se siete creature ragionevoli, se veramente amate chi è trapassato, dovete arginare il vostro dolore nel pensiero che la sofferenza che state vivendo ha un senso per la vostra vita, e che la morte di chi amate è un evento necessario al suo vero bene. Se veramente amate chi è trapassato non potete essere tanto egoisti da pensare che sarebbe stato meglio che il suo bene non si fosse compiuto.
Ripeto: tutto questo è quanto una persona di buon senso può accettare senza scomodare la fede, semplicemente seguendo il raziocinio, strumento che appunto è dato all'uomo per fargli capire il senso della realtà nella quale vive. Se poi, per bontà vostra, credete che la voce che vi parla giunga da quella dimensione di cui prende coscienza l'essere dopo la morte del suo corpo fisico, e se ancora credete che questa voce conosca, se non tutto, almeno parte della Verità, perché non basta essere trapassati per essere nel Vero; allora vi dico, sapendo che mi credete, che la separazione dai vostri cari trapassati è solo per voi, che rimanete nel mondo fisico, perché loro vi sentono e vi vedono in forza del legame amoroso che vi unisce. Non pensateli quindi con dolore, perché li rattristereste; ricordateli nei momenti in cui erano sereni, nella certezza che li ritroverete, perché il legame creato dall'amore è un legame che non si spezza mai e che, nelle future esistenze, conduce chi si ama a ritrovarsi in amore.
Come l'esistenza di chi è trapassato continua, così la vostra deve proseguire a beneficio di coloro che vi sono vicini fisicamente. Se vi sembra che il destino sia stato crudele con voi, avete un motivo di più per non essere crudeli con gli altri facendo pesare su loro il vostro dolore.
Ora mi fo' portavoce di un ideale messaggio che tutti i vostri amati, che hanno lasciato il piano fisico, potrebbero rivolgervi. Accoglietelo nella convinzione che corrisponde al loro sentire:
« Amore mio, non potermi vedere più fisicamente ti ha lasciato in un dolore che ti fa rifiutare la vita. Sappi che questa è l'unica cosa che può farmi soffrire, e perciò promettimi che troverai la forza necessaria per reagire e continuare a vivere come quando mi vedevi, mi toccavi, mi interrogavi, ed io ti rispondevo. Sappi che sono egualmente vicino a te; anzi, più di prima; e che l'amore che ci unisce ci lega indissolubilmente e ti condurrà a rivedermi, riabbracciarmi, riavermi. Le nostre strade sono solo momentaneamente ed apparentemente divise, ma al di là del velo che ti separa da me, e che dà corpo al romanzo della vita, noi siamo una cosa sola. Ora tu non puoi più dedicarti a me fisicamente, e se rimpiangi di non averlo fatto in passato più di quanto potevi, promettimi che da ora in poi ti dedicherai di più agli altri a cui sei vicino, ed offrimi quel di più che farai. Un giorno, quando tutto questo anche per te sarà compiuto e trascorso, volgendoti indietro nel ricordo tutto ti sembrerà un brevissimo sogno, quasi non vissuto, e solamente la pienezza data dalla consapevolezza di aver pagato un debito, la gioia della comprensione del perché è potuto accadere, la felicità di ritrovarsi quale frutto del tuo dolore, saranno ciò che ne rimane.   Ti amo. Per sempre tuo »                                                                                                                                            DALI
Qui c'è il link di questa comunicazione registrata in voce: http://www.cerchiofirenze77.org/Voci/A%20chi%20ha%20perso%20una%20persona%20cara.mp3
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clacclo · 5 years
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La lettera
“Tu dici spesso che sono bravo con le parole, che dovrei sfruttare il mio talento, eppure mi riesce così difficile trovare le parole per dire quello che ho dentro, quello che penso. Credi che io non sappia cosa voglia dalla vita, che non sappia nemmeno chi realmente sono. È strano, me lo chiedo anche io, ogni giorno. Ogni giorno mi domando se sto facendo quello che voglio o mi sto adagiando su scelte comode, magari fatte da altri. Mi chiedo spesso se le spiegazioni che do alle mie scelte siano veramente tali o sono giustificazioni di comodo. Cerco di essere presente in ogni momento, di essere consapevole di quello che faccio. Poi, capita che scopra di essermi sbagliato nelle interpretazioni, di accorgermi di non aver considerato un sacco di cose, di averne date per scontate delle altre… Sono sempre disposto a riconoscere di essere in errore, anche se mi viene fatto notare dagli altri, perché ci lavoro su ogni giorno, perché odio ripetere due volte gli stessi errori.
Chi sono? Questa è un’altra bella domanda a cui cerco di rispondere ogni giorno. Sono una persona che cerca l’armonia, la serenità. Mi hai detto che mi sono isolato in campagna per fuggire dal confronto con gli altri e dalle responsabilità. Volevi ferirmi, e ci sei riuscita. Ma la realtà dei fatti è che volevo talmente isolarmi da aprire una libreria in paese! La realtà dei fatti è che ho scelto uno stile di vita che non sono disposto a cambiare. La natura, per me, deve essere una presenza essenziale del mio habitat. Questo non vuol dire che la casa non possa essere frequentata continuamente o che io non possa uscire. Frequento poche persone perché sono poche le persone che sopporto e ancora meno quelle che mi sopportano, ma non giudico gli altri se fanno scelte diverse dalle mie. Le persone che non tollero sono quelle che non inseguono i loro sogni, quelle che si sono rassegnate all’idea di vivere sacrificandosi per gli altri (in tutti i sensi, compreso temere il giudizio dei genitori…). Forse perché mi ricordano un lato di me che tento di negare, che mi fa soffrire di più, quello che chiamo mentalità da impiegato statale. In realtà io non mi lascio condizionare tanto dai giudizi altrui, anche se cerco sempre gratificazioni e conferme, è più la paura di fare brutta figura, di deludere le aspettative, di non farcela. E questo dipende da una mentalità in cui vige la regola che chi lascia la strada vecchia per quella nuova, sa quello che lascia e non sa quello che trova, una mentalità generata dalla sicurezza del posto fisso e dalla paura dell’autorità. Per me l’autorità è incarnata dallo sguardo deluso di mio padre che mi sognava sistemato ed ancora si preoccupa per il mio futuro, senza scordarsi di stroncare sul nascere ogni mia proposta o entusiasmo col suo fatalismo pessimista. Il posto fisso, invece, è mia madre: sempre pronta ad aiutarmi (questo va bene), è anche solerte nel prevedere qualunque mia esigenza e scegliere per me prima ancora che io sappia di avere un’esigenza ed una possibilità di scelta. Questo, unito al suo immenso amore materno per il primogenito maschio, fanno sì che sia molto invitante il cedere qualunque responsabilità e potere decisionale a qualcuno che farà tutto il lavoro (sporco e non) per te. La chiamano pigrizia, ma è un comportamento naturale, soprattutto se vieni allevato così.
Messa così, sembra che io non abbia responsabilità, che la colpa di tutti i miei errori dipenda dagli altri. Non penso che sia così, almeno da quando ho questa consapevolezza. Prima potevo appellarmi alla psicanalisi, ora sono responsabile delle mie scelte. Anche se ho paura e sono pigro, nessuno mi impedisce di agire e superare la paura! È tutto nelle mie mani. Le guardo, queste mani, e ci vedo i calli, le schegge, i graffi, i tagli che mi faccio da nove anni per curare il mio terreno, i miei alberi, il mio orto. Guardo le mani e penso che dieci anni fa vivevo in città e non avevo mai fatto un lavoro di campagna, guardo fuori e penso a quante cose ho imparato partendo da zero. Questa è stata una mia scelta, lavorare la terra anziché lavorare per uno stipendio. È stata una scelta coerente con i miei bisogni e di cui sono ancora convinto. In questi 9 anni ho provato anche ad inseguire un sogno, la libreria. Per quale motivo dovrei sentirmi un fallito? Perché ora ho difficoltà economiche? Non le ho sempre avute, però. Le ho da 3 mesi, da quando sono single. Non mi hanno ancora staccato nessuna utenza, quindi in qualche modo me la sono cavata… Certo, dover rendere conto solo di se stessi facilita certe scelte, non lo discuto, ma non sono poche le famiglie che le hanno fatte lo stesso. E quindi, dove sono i miei errori? Finora ho parlato solo delle mie conquiste perché i miei errori sono tutti dovuti al fatto che non sempre vedo le mie conquiste ma, piuttosto, vedo solo quello che non ho. Mi capita di giudicare me stesso con i parametri dell’impiegato statale, dimenticando che io non sono così ma sono solo stato educato così. I miei valori, i miei ideali, le mie conoscenze e le mie esperienze: sono queste le cose che mi hanno portato a vivere così, a fare le scelte che ho fatto. Ho cercato di ascoltare il mio cuore e di essere coerente con il mio pensiero e sono arrivato qui. Certo, avrei potuto fare di più e meglio, ma ho anche scelto di avere tempo libero dal lavoro, ho scelto di avere la possibilità di essere pigro, di assecondare il mio fisico e il mio umore. E poi, non sempre c’è stata la possibilità di fare le cose, sia in termini di impegni che economici.
Ma ci sono momenti in cui è come se vedessi il negativo di una pellicola, in cui vedo tutto nero e solo quello che mi manca, lamentandomi della mancanza senza fare nulla per colmarla. In questi momenti, prevale il senso di inadeguatezza, la mancanza di fiducia nelle mie possibilità, mi paralizzo e riesco solo a lamentarmi…
Sono quindici anni che scrivo queste cose. Ho riletto il diario ed ho scoperto che ho fatto queste considerazioni, o analoghe, già varie volte. Ogni volta ho sempre pensato e promesso di aver superato le paure. Anche stavolta credo di aver raggiunto un ulteriore livello di consapevolezza, mi sento sereno, tranquillo e fiducioso ma non faccio nulla lo stesso. Aspettare il momento giusto per fare le cose è una strategia vincente o il mio istinto mi sta solo facendo perdere tempo e rimandare? Passare le giornate a ragionare, ad analizzare, a farsi domande e a cercare risposte come va considerato? È un’attività considerata lecita o è una perdita di tempo, un rimandare l’azione? In altre parole, devo lasciarti in pace o farmi vivo? Ecco, vedi cosa intendo? Non riesco a prendere una decisione e lo chiedo direttamente a te! Non corro il rischio di prendere la decisione sbagliata, piuttosto non prendo decisioni… Questa paura, questo blocco, mi vengono solo con le persone importanti, quelle da cui vorrei essere amato e accettato. Non è la prima volta che una ragazza mi mette in soggezione, mi fa sentire inadeguato, non all’altezza. Ovviamente non è quasi mai così, ma non me ne rendo conto mai prima di aver rovinato tutto…
Anche ora, mi sto aprendo o mi sto, in qualche maniera, giustificando? Di sicuro sono riuscito a dire solo un quarto delle cose che avrei voluto dire. Avrei voluto… un verbo e un modo verbale che non devo più usare: avrei voluto dirti/fare cose, vorrei dirti/fare… NO! Ho fatto quello che sentivo di fare al momento, giusto o sbagliato che si sia rivelato io ci ho messo buone intenzioni. E non vorrei, voglio! Vorrei implica l’impossibilità di ottenere le cose da soli o, addirittura, la rinuncia preventiva del vorrei ma non posso… NO! Lo ripeto! Non voglio vivere così. Ho imparato ad accettare il passato per quello che è stato e non è più, ad accettare gli errori miei ed altrui senza colpevolizzare nessuno ed evitando di ripeterli. Ho imparato a vivere il presente facendo quello che mi dice il cuore e mi fa stare bene, a vivere per me senza sensi di colpa nei confronti di mio padre (mi viene in mente lo sguardo di disapprovazione quando ci incontravamo la mattina, io che rincasavo e lui che si alzava… tipico rapporto figlio/padre pre-sessantottino!). Però, poi, cado in questi baratri profondi e neri in cui tutto questo svanisce. La consapevolezza di quello che sono, che so fare e che ho fatto scompare e mi vedo con gli occhi severi di mio padre e mi sento di non essere all’altezza di nessuno, di essere una delusione annunciata… Questo capita, chiaramente, nei momenti in cui sono più fragile, in cui stento a trovare gratificazioni a quello che faccio, quando lo sforzo non ottiene risultati. Insomma, mi deprimo nel senso clinico del termine: entro in depressione. Ne sono sempre uscito da solo ed ogni volta ci ho messo sempre meno tempo. La novità è che stavolta sembra che ne abbia anche individuato la causa, abbia capito l’origine della paura. Questo mi ha fatto cambiare? Mi ha fatto prendere una qualche iniziativa? Mi ha fatto compiere qualche scelta o decidere qualcosa? Non aver paura di fare una cosa e non farla lo stesso, cosa significa? Nascondo la paura, mi auto-illudo? Se devo dar retta al diario, non sono cambiato molto negli ultimi 15 anni, ma sarà vero o è solo la considerazione che ho di me che è rimasta invariata nonostante i tanti risultati positivi ottenuti negli anni? Magari è migliorata la qualità delle persone che mi circondano, magari è migliorata la qualità delle relazioni o magari è migliorata solo la qualità della mia vita e, di conseguenza, anche gli ostacoli sono più grandi e continuo a sentirmi inadeguato. Quel che so è che sono consapevole del mio valore, cosa che quindici anni fa (e neanche dieci) non avevo. Ho imparato più cose nuove in questi dieci anni di quante ne avevo imparate nei venti precedenti e questo mi rende orgoglioso e fiero di me: trovo che sia importante non perdere mai la capacità di imparare e la curiosità per farlo. Nelle relazioni interpersonali ho maturato una maggiore consapevolezza e attenzione agli altri, anche se questo non mi impedisce di essere cieco con chi mi sta vicino. Diciamo che quando sono coinvolto non sono immediatamente obbiettivo ma riesco a cambiare idea… Insomma, alla fine sembra che quindici anni fa avevo una generica paura che mi paralizzava, ora so che ne conosco il motivo e non mi sento più paralizzato. Certo, non sentirsi paralizzato e non essere paralizzato non sono la stessa cosa, ma basta saperlo e verificare ogni volta che non faccio qualcosa. Ecco una bella illuminazione! Vedo sempre quello che NON faccio e non considero mai abbastanza ciò che in realtà faccio. Stare qui a parlare con te invece di decespugliare è una perdita di tempo o un impiego del tempo in maniera immateriale? Per me la qualità delle relazioni è importante più di qualunque cosa pratica, emergenze mediche a parte. Spiegarmi, discutere, cercare di capire, per me non sono mai perdite di tempo ma un’esigenza primaria che non posso rimandare, non posso fare finta di nulla e andare avanti.
Per sempre tuo, F.”
Quando finì di leggere la lettera che suo padre aveva scritto a sua madre, molto prima che lei nascesse, decise di chiamare Mario e lasciarlo.
@clacclo
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3nding · 4 years
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PILLOLE DI OTTIMISMO
[mini-bollettino del 26 maggio 2020]
Mentre la squadra della fase 2.0 delle PILLOLE DI OTTIMISMO si riunirà presto per definire la strategia organizzativa (per ora vi dico solo che siamo tanti, entusiasti e ci divertiremo tantissimo!) posto queste breve bollettino.
1. LA RITIRATA CONTINUA
Siamo al CINQUANTADUESIMO giorno consecutivo di calo dei ricoveri in terapia intensiva per COVID-19 in Italia – da 553 a 541, e siamo ormai al 13.26% del picco. Come mi fanno notare i colleghi intensivisti, è possibile che la fase finale di questo declino sia lenta se queste degenze residuali sono lunghe. Scende anche il numero dei ricoveri totali (da 8.613 a 8.185, quindi di ben 428 unità) e dei casi attivi (da 55.695 a 55.300, quindi di altre 1.395 unità, vedi grafico sotto). Siamo al giorno VENTIDUE dalla riapertura del 4 maggio, e non ci sono segni di ritorno di fiamma del virus.
2. LA RITIRATA IN EUROPA E NEL MONDO
Segnali incoraggianti anche da fuori Italia. In Germania si registra una progressiva attenuazione dell’impatto sanitario di COVID-19, con 298 casi (ieri 431) e solo 10 morti – le famose dichiarazioni di certi soggetti sul R0 che era magicamente diventato >1 il giorno dopo la “riapertura” erano, come dire, non esattamente tra le più sagaci. In Francia solo 35 morti, uno dei conteggi più bassi da diverse settimane, mentre si segnalano solo 6 decessi in Svezia. Nel mondo ieri il numero dei morti/giorno è il più basso da marzo (vedi grafico). Ho la vaga sensazione che il mestiere del catastrofista stia diventando faticoso.
3. EFFETTO DEL CALDO NEGLI USA
Negli USA il 79% dei morti da COVID-19 è avvenuto nel Nord del paese dove vive il 44% della popolazione, e solo il 21% è avvenuto nel Sud dove vive il 56% degli abitanti. Questo nonostante al Sud abbiano "chiuso" meno (esempio clamoroso la Florida). Eppure c'è chi, curiosamente, continua a negare l'effetto della temperatura sulla diffusione di SARS-CoV-2 e sulla gravità di COVID-19. Insisto su questo punto perché credo che il non considerare a fondo questo parametro sia alla base di certi errori spettacolari nel prevedere l’andamento della pandemia (tipo i 151.000 pazienti italiani in terapia intensiva entro l’8 giugno). Ricordo però come l’altra faccia della medaglia sulla stagionalità sia il possibile RITORNO del virus verso dicembre/gennaio prossimi. Questo è un punto su cui sono io il pessimista, ed è lì che monitoraggio e preparazione saranno fondamentali.
4. DISAGIO BAMBINI E ADOLESCENTI
Ogni tanto qualcuno mi chiede letteratura sul disagio sperimentato da bambini e adolescenti a causa del lock-down. Ecco qua alcuni articoli interessanti: Xie X, Jama Pediatrics 2020; Liu JJ Lancet CAH 2020; Poletti Euro Surv 2020; Lee J Lancet CAH 2020.
5. SEGNALI POSITIVI SUL FRONTE VACCINI
Non ho tempo per fare una descrizione in dettaglio, ma andatevi a vedere Zhu FC et al., Lancet 2020 (phase I nell’uomo del Ad5-based vaccine della CanSino Biologicals) e Yu G et al., Science 2020 (studio pre-clinico nel macaco di un vaccino a DNA). In entrambi gli studi i vaccini inducono la produzione di anticorpi che neutralizzano il virus, e nello studio di Yu, proteggono dalla malattia. L’OTTIMISMO viene dalla SCIENZA, remember? :)
Guido Silvestri, fb
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toscanoirriverente · 5 years
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L’aggressione alla credibilità democratica
Craxi, Berlusconi, Renzi. E la libido delendi, il desiderio di trovare un modo per eliminare una stagione dall’opinione pubblica. Controindagine sul modo in cui viene aggredita la libertà della politica in una repubblica democratica e liberale
Ora di Renzi si può pensare tutto quello che si vuole, opposizione politica e opposizione estetica, e il renzismo può essere giudicato come un vizio esibizionistico, parolaio, un percorso politico insincero e sleale. D’accordo, io non la penso così, ma ci sta. Nessuno però può negare che il cv di Renzi è in chiaro. Vuole il potere prima a Firenze e poi a Roma, organizza la sua cordata con mezzi aperti e leciti, partecipa a elezioni municipali e poi a primarie che perde e vince, diventa segretario del primo partito, poi capo del governo, e governa per tre anni facendo cose che aveva promesso di fare nel quadro di un programma di innovazione, di riforma e modernizzazione di una società aperta. I suoi errori, i suoi difetti, le sue curvature tattiche sono la sua fierezza e la sua dannazione, nella visione di sostenitori e avversari, e anche questo ci sta, dal 40 per cento alla sconfitta in un referendum di riforma costituzionale.
Ma qui è un altro discorso. Qui, come per Craxi prima e per Berlusconi poi, c’è altro. C’è la libido delendi, il desiderio spasmodico di trovare comunque un modo di cancellare anche solo dal ricordo dell’opinione pubblica un tipo politico che ha scommesso sulla propria leadership, sulle proprie idee, su metodi di potere e di governo sotto gli occhi di tutti, e che per questo è stato prima imputato di piduismo, perché era andato bene alle primarie di Arezzo, poi di chissà quant’altro, uomo solo al comando, guru di un inner circle di cui diffidare, politico disinvolto e responsabile di quello che non va nel rapporto tra classi dirigenti e pancia del paese. Il suo status di incensurato è uno scandalo. E’ o deve essere presentato come il capo di una banda di profittatori. Un intruso. Un usurpatore. Uno da eliminare. Come prima di lui, in altre situazioni, altri due titolari di cv e di progetti intrattabili e scorretti che si chiamavano appunto Craxi o Berlusconi.
Non solo non è una cosa sensata, è un attentato alle libertà democratiche e civili del paese. Accusare di gravi reati criminali una fondazione che si chiama Open in richiamo allo stile culturale del giro politico che intende sostenere, che era composta da amici e collaboratori di Renzi, e finanziata da gente di denari e di impresa ora sotto scacco giudiziario e inquisitorio per aver fatto un passo tipico delle democrazie moderne, i versamenti per il finanziamento di attività politiche, e tutto questo sulla base di una interpretazione insinuante della sua funzione, intesa come “un’articolazione del Pd”, ovvero una cosca familista che si fa gli affari suoi, è semplicemente aberrante. I magistrati inquirenti non affermano, tantomeno provano anche solo indiziariamente o incidentalmente, che i fondi sono stati stornati a fini di arricchimento personale o che azioni politiche illegali hanno fatto da riscontro ai contributi privati che la fondazione ha accolto e canalizzato, si limitano a indagare su “un’articolazione del Pd” che ha raccolto quattrini impiegati per gli eventi pubblici e politici di un gruppo che con quel partito si è legalmente e apertamente identificato. Questa materia dell’indagine, con la ovvia campagna mediatica d’accompagno, è in sé un modo per aggredire la libertà della politica e della sua concreta organizzazione in una repubblica democratica e liberale.
(...) So poco o niente delle ambizioni del dottor Creazzo per la procura di Roma e delle mene dei renziani per frustrarle; non so dello scandalo Consip e delle fatture di casa Renzi altro che quanto basta a capire che cosa è l’accanimento; non conosco e non voglio conoscere la legge sulle fondazioni, mi limito a constatare che l’esercizio dell’attività pubblica essendo costoso o lo si finanzia a carico della fiscalità generale o si costruisce e si benedice un sistema di finanziamenti privati nelle forme possibili, e Bloomberg è una vivente e opulenta Fondazione Open, come ItalianiEuropei o la Casaleggio per non sbagliarsi (salvo dettagli e dissimulazioni ulteriori), e se contribuisci per un milione alla campagna elettorale il presidente eletto ti fa ambasciatore a Kiev, se di più becchi Londra o Roma o Parigi, sedi altrimenti confortevoli, e questo a proposito di traffico di influenze, che con l’autoriciclaggio e altre diavolerie come il voto di scambio è uno dei grimaldelli per le inchieste politicizzate e per il dilagare dell’ipocrisia sul potere e sulla sua natura. Ora vabbè, abbiamo fiducia nella magistratura, si dice così e così sia. Amen.E siamo tutti garantiti e presunti innocenti, compresi gli amministratori della fondazione che ha finanziato e organizzato i congressi della Leopolda e le primarie e altro di natura politica, e viviamo nella certezza che ci sarà un giudice a Berlino e i media ridaranno la reputazione perduta in un’orgia di pettegolezzi e insinuazioni al giglio magico cosiddetto e a Renzi e agli imprenditori e finanzieri indagati perquisiti e sputtanati come potenziali delinquenti perché hanno versato quattrini per la politica in forma legale e tracciabile allo scopo di costituire un blocco sociale e di influenza capace di realizzare certe cose in Italia, ricavandone uno svantaggio (versamenti, rischi) e un vantaggio (essere dalle parti di una battaglia vinta in nome di obiettivi comuni). Perquisiscono Davide Serra, uno che ha fatto i soldi e i versamenti, e da tempo mette in rete un milione di tuìt al giorno per significare che a lui piacciono politici e programmi ispirati alla competenza e alla gestione sana dell’economia e dispiacciono, e quanto, gli incompetenti aggressivi parolai e nazipop che hanno rovinato quel progetto e rischiavano di rovinare il paese e danneggiare l’Europa."
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