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#opera aperta
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Arte vs. Intrattenimento: Rick DuFer e l'irrigidimento dello spirito critico
Arte e intrattenimento sono sempre in antitesi? Siamo sicuri di saperli riconoscere e distinguere in ogni contesto?
Più una risposta ad un video di DuFer il mio vuole essere un compendio di natura critica. Siamo bravissimi a dare etichette, definizioni, sottogeneri, a fare distinzioni tra folk, alt-folk e art-folk, ma siamo sempre sicuri che questi confini non siano pregiudiziali invece che qualitativi? (more…) “”
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donaruz · 2 months
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13 LUGLIO 1954 moriva FRIDA KAHLO
Un corpo fragile e uno spirito indomito.
Una vita difficile, quella di Frida Kahlo, segnata dalla lunga malattia e da grandi passioni, vissute senza remore, incondizionatamente con tutta sé stessa, abbandonano al cuore la razionalità.
La passione per l’arte, quella per il suo Messico e l’amore tormentato per Diego Rivera, il compagno di una vita.
Quella di Frida è stata una vita breve ma ricchissima perché vivere col cuore non significa limitarsi a contare i giorni, i mesi o gli anni, ma significa contare le emozioni, perché la vita non è mera sopravvivenza. E non è vero che chi vive più a lungo vive di più.
Frida Kahlo è stata un’artista coraggiosa, capace di trasformare la sofferenza in ispirazione, le sconfitte in capolavori, plasmando opere che sono un urlo orgoglioso e potente alla sfida del vivere.
LA VITA E LE OPERE DI FRIDA KAHLO:
RIASSUNTO IN DUE MINUTI (DI ARTE)
1. Frida Kahlo (Coyoacán 1907 – 1954) è considerata una delle più importanti pittrici messicane. Molti la annoverano tra gli artisti legati al movimento surrealista, ma lei non confermerà mai l’adesione a tale corrente.
Fin da bambina dimostra di avere un carattere forte, passionale, unito ad un talento e a delle capacità fuori dalla norma. Purtroppo la sua forza di carattere compensa un fisico debole: è infatti affetta da spina bifida, che i genitori e le persone intorno a lei scambiano per poliomielite, non riuscendola così a curare nel modo adeguato.
2. La prova più dura per Frida arriva però nel 1925. Un giorno, mentre torna da scuola in autobus viene coinvolta in un terribile incidente che le causa la frattura multipla della spina dorsale, di parecchie vertebre e del bacino. Rischia di morire e si salva solo sottoponendosi a 32 interventi chirurgici che la costringono a letto per mesi.
Ha solo 18 anni e le ferite al fisico la faranno soffrire per tutta la vita, compromettendo irrimediabilmente la sua mobilità.
3. Durante i mesi a letto immobilizzata da busti di metallo e gessi, i genitori le regalano colori e pennelli per aiutarla a passare le lunghe giornate. Questo regalo darà avvio ad una sfolgorante carriera artistica.
La prima opera di Frida è un autoritratto (a cui ne seguiranno molti altri) che dona ad un ragazzo di cui è innamorata.
4. I genitori incoraggiano sin da subito questa passione per l’arte, tanto da istallare uno specchio sul soffitto della camera di Frida, così che possa ritrarsi nei lunghi pomeriggi solitari. È questo il motivo dei numerosi autoritratti dell’artista. Lei stessa dirà: “Dipingo autoritratti perché sono spesso sola, perché sono la persona che conosco meglio”.
5. Frida Kahlo nel 1928, a 21 anni, si iscrive al partito comunista messicano, diventando una convinta attivista. È in quell’anno che conosce Diego Rivera, il pittore più famoso del Messico rivoluzionario. Lo aveva incontrato per la prima volta quando aveva solo quindici anni (e lui trentasei), sotto i ponteggi della scuola nazionale preparatoria, mentre Diego stava dipingendo un murale per l’auditorium della scuola.
6. Nel 1929 sposa Diego, nonostante lui abbia 21 anni più di lei e sia già al terzo matrimonio. Inoltre Diego ha fama di “donnaiolo” e marito infedele. Il loro sarà un rapporto fatto di arte, tradimenti, passione e pistole. Lei stessa dirà: “Ho subito due gravi incidenti nella mia vita… il primo è stato quando un tram mi ha travolto e il secondo è stato Diego Rivera.”
7. Frida Kahlo ha avuto molti amanti (uomini e donne), tra cui il rivoluzionario russo Lev Trotsky e il poeta André Breton, ma non riuscì mai ad avere figli, a causa del suo fisico compromesso dall’incidente. Quando rimase incinta del primo figlio, Frida fece di tutto per portare avanti la gravidanza. Si dovette arrendere solo quando i medici la costrinsero ad abortire per evitare che perdessero la vita sia lei che il bambino.
8. Frida Kahlo e Diego potevano considerarsi una “coppia aperta”, più per le infedeltà di Diego che per scelta di Frida, che soffrì molto per i tradimenti del marito che ebbe persino una relazione con la sorella minore di Frida, Cristina.
Vista l’impossibilità di fare affidamento sulla fedeltà di Diego, i due decisero di vivere in case separate, unite tra loro da un piccolo ponte, in modo che ognuno di loro potesse avere il proprio spazio “artistico”.
9. Le opere di Frida kahlo sono spesso state accostate al movimento Surrealista, ma Frida ha sempre rifiutato tale vicinanza sostenendo: “Ho sempre dipinto la mia realtà, non i miei sogni”.
10. L’album dei Coldplay Viva la vida or Death and All His Friends (2008) si ispira ad una celebre frase che la Kahlo scrisse sul suo ultimo quadro, otto giorni prima della sua morte a soli 47 anni per cause ancora non del tutto certe.
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lunamagicablu · 2 months
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“Dove si crea un'opera, dove si continua un sogno, si pianta un albero, si partorisce un bimbo, là opera la vita e si è aperta una breccia nell'oscurità del tempo.” Hermann Hesse ************ “Where a work is created, where a dream is continued, a tree is planted, a child is born, there life is at work and a breach has been opened in the darkness of time.” Hermann Hesse
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crazy-so-na-sega · 2 months
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Lettera aperta - Olimpiadi
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La cerimonia inaugurale delle Olimpiadi di Parigi è la rappresentazione plastica di come certi eventi di caratura internazionale siano un’operazione di indottrinamento delle masse, volta ad attuare una riformattazione dei costumi, se non antropologica, delle cosiddette società occidentali.
Malgrado il dietro front di chi lancia il sasso per poi nascondere la mano con l’incalzare delle polemiche, alludendo a margine delle scuse ufficiali che la disposizione attorno a un tavolo di transessuali agghindati ad arte per l’occasione, manco le Olimpiadi siano il Carnevale di Rio de Janeiro, non sia una caricatura blasfema dell’Ultima Cena rappresentata dal Da Vinci, ma secondo la direttrice della comunicazione delle Olimpiadi Anne Descamps e Thomas Jolly, il direttore artistico (se così possiamo definirlo) della cerimonia, si voleva invece educare alla tolleranza e alla comunione.
Le Olimpiadi quali giochi che si svolgevano in Grecia iniziavano con celebrazioni religiose in favore di Zeus e si concludevano con la premiazione degli atleti vincitori, vennero riprese in epoca moderna a fine ‘800, ma sempre hanno conservato un universo estetico e simbolico arcaico proprio di quella civiltà ellenica che ha permeato l’Europa: dalla fiamma olimpica alla traslazione in altre nazioni a testimoniarne l’universalità.
E con la competizione insita nella natura dell’essere umano di confrontarsi con avversari al proprio pari, si veicolava un’immagine di sé salubre, forte ed atletica. E quindi indiscutibilmente bella. Perché nonostante le infezioni culturali contemporanee che propinano un relativismo tout court, esiste un canone oggettivo della bellezza, che la classicità ci suggerisce da tempi immemori che è rappresentato dall’armonia delle forme e da un ordine che è sintesi dell’unità che domina la diversità.
Bellezza, ordine, sostanza e FORMA. Ciò che abbiamo interpretato e riprodotto in tutti gli ambiti e in ogni epoca. Fino ad oggi. Perché noi siamo europei e proveniamo da una Civiltà.
Di contro, ciò che più di ogni altra cosa mina l’esistenza di una civiltà è l’informe. Perché l’assenza di Forma genera una sostanza malata. E là dove la sostanza è malata, la bellezza non può trovare posto e si finisce inesorabilmente per imbruttirsi. Prima nel singolo, poi nella moltitudine e infine nella società. E quindi si avvia il declino di una civiltà in decadenza.
E quando una società è decadente si può arrivare ad assistere all’esibizione della cerimonia inaugurale delle Olimpiadi con un personaggio come Barbara Butch investita dal ruolo di frontman. 
Conferitole recentemente il premio di personalità LGBT dell’anno per via della moltitudine di battaglie coraggiosissime a difesa delle minoranze arcobaleno condotte temerariamente al fianco di pressoché tutte le multinazionali, dei magnati della finanza e del mainstream globale. Allora comprendiamo perfettamente che il concetto di Forma quale riflesso di bellezza e di un ordine superiore suggeritoci dalla classicità dei greci, quegli europei che hanno dato vita alle Olimpiadi nel 776 a.C., difficilmente possa attecchire su chi come Barbara Butch conduce audacemente crociate in difesa de “l’accettazione dei grassi”. 
Perché l’immagine della cerimonia inaugurale in salsa woke è la più fulgida rappresentazione di come sia ripugnante l’esaltazione delle devianze promosse da chi essendo informe per natura, ha in spregio tutto ciò che essendo bello e giusto secondo natura, costituisce saldezza e ancoraggio: la famiglia e la Nazione, la Cultura e l’identità.
L’agenda cosmopolita della società aperta in fase di consolidamento mira alla distruzione di questi cardini e opera attraverso il condizionamento sociale di una propaganda che si fa sempre più spinta e pervasiva.
Nell’industria dell’intrattenimento, quella cinematografica, musicale o sportiva come in questo caso, ormai è prassi ordinaria rendere espliciti aspetti occulti di un certo misticismo sinistro: dall’ostentazione di modelli devianti per giungere all’esposizione di immagini sempre più spesso esplicitamente sataniste.
Ci chiediamo se eventi come Eurovision, Berlin Fashion Show e Super Bowl ad esempio attraverso performance altamente simboliche, non siano rivelatrici di un retroterra “esclusivo” che rappresenta egregiamente Sodoma e Gomorra: costumi BDSM, ballerini vestiti da donna in perizoma, cantanti che si esibiscono nudi, sesso omosessuale di gruppo praticato in un bagno sporco, croci rovesciate, streghe e demoni che si accoppiano al centro di un pentagramma, adulti che posano davanti alle cineprese con genitali esposti in presenza di bambini.
Vorremmo esimerci anche solo dal pronunciare certe oscenità per via della natura scabrosa di certi contenuti, se non fosse che vengono trasmesse in mondovisione sintonizzando centinaia di milioni di ascoltatori, sdoganando e normalizzando un passo alla volta le più infime degenerazioni dell’uomo mascherate da creatività, arte e inclusività.
Una poderosa macchina di propaganda mondiale che aspira a cancellare le identità nazionali e sovvertendo le religioni, i costumi e le tradizioni dei popoli, mira a scalzare ciò a cui siamo profondamente legati con lo squallore di una “cultura” globale indifferenziata che si esibisce in tutta la sua ripugnanza.
Ferocemente
-Kulturaeuropa
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⚠️ NOVITÀ IN LIBRERIA ⚠️
Michel Le Maire
L’ORDINE INGIUSTO
Guida al sovvertimento dell’oligarchia globale
Edificato attorno all’unipolarismo americano, l’attuale Occidente è dominato da un “ordine ingiusto” fondato sul consumo compulsivo e sulla totale assenza di riferimenti verticali. Questa “cloaca maxima” – che ha sussunto le identità nel verbo apolide del mercato – opera il sistematico sradicamento di ogni orizzonte di senso: la persona si abbassa ad “individuo astratto”, la famiglia retrocede ad “unione fluida”, la Nazione si riduce ad “espressione geografica”, lo Stato si fa “governance tecnica” e la realtà cede il passo virtualità “social”. Spogliato delle sovranità e orfano delle Comunità, questo sistema è plasmato da una narrazione isterica e atomizzante – frutto dell’abbraccio mortale tra le utopie del marxismo culturale e i meccanismi della società liberale – che trova spazio nel quotidiano delirio del progressismo cosmopolita: la chimera della “società aperta”, la violenza del multiculturalismo, il livore femminista, la decostruzione “gender” e la martellante dittatura rivendicativa delle presunte minoranze a caccia di nuovi “diritti”. Un vuoto teorico dagli effetti devastanti, il cui trionfo – però – è tutt’altro che definitivo.
Storia, filosofia, economia, politica, attualità e cultura: questo pamphlet – coraggioso e per nulla fatalista – intende denunciare senza mezzi termini le perversioni e le idiozie di questa distopia del brutto, del basso e del vile, senza abbandonarsi alla rassegnazione del “tutto è perduto”. Perché dinanzi alla tirannia del deforme e dell’informe, alle anime libere spetta il dovere del riscatto. Queste pagine, allora, vogliono suscitare la fierezza e la speranza: per la decisiva riaffermazione della Civiltà europea, senza indugi e senza pentimenti.
INFO & ORDINI:
www.passaggioalbosco.it
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valentina-lauricella · 2 months
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Vita e libertà interiore
(Da Il diavolo sulle colline)
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(La profondità del piacere, opera di René Magritte)
A volte, disse Poli, - mi chiedo se le donne capiscono. Se capiscono che cos'è un uomo… Le donne o gli corrono addosso o scappano per farsi rincorrere. Nessuna donna sa stare sola. - All'una di notte ne incontri, disse Pieretto. - C'è stato un tempo che le credevo sensuali, disse Poli guardando a terra, - credevo sapessero almeno questo. Macché. Non vanno oltre la pelle. Nessuna donna vale un pizzico di droga. - Ma non dipende anche dall'uomo? - brontolai. - Il fatto, disse Poli, è che mancano di vita interiore. Mancano di libertà. Per questo, rincorrono sempre qualcuno, che non trovano. Le piú interessanti sono le disperate, quelle che non sanno godere… Non le soddisfa nessun uomo. Ci sono vere femmes damnées. - Dans les couvents, - disse Pieretto. - Macché, - disse Poli, - sui treni, negli alberghi, per il mondo. Nelle migliori famiglie. Le donne chiuse in convento e in prigione sono donne che han trovato un amante… Il dio che pregano o l'uomo che hanno ucciso non le lascia un momento, e stanno in pace…
[…]
Adesso Poli aveva preso a dire […] che se Dio era dentro di noi, non si vedeva il motivo di cercarlo nel mondo, nell'azione, nelle opere. Se ci è dato di somigliargli, a chi tocca se non all'uomo interiore? […] - Sei sicuro che non sia una vecchia eresia? (disse Pieretto, n.d.r.) - Non m'interessa, - brontolò. - Mi basta che sia vero - disse Poli brusco. - Tanto ci tieni, disse Pieretto, - a somigliare al Padre Eterno? - Che altro c'è? - disse Poli convinto. Ti fanno paura le parole? Dàgli il nome che vuoi. Io chiamo Dio l'assoluta libertà e certezza. Non mi chiedo se Dio esiste: mi basta esser libero, certo e felice, come Lui. E per arrivarci, per essere Dio, basta che un uomo tocchi il fondo, si conosca fino in fondo.
[…] Chi può dire di conoscersi se non è stato nella stretta? La coscienza è soltanto una fogna; la salute è all'aria aperta, tra la gente. - (disse Pieretto, n.d.r.) - Ci sono stato tra la gente, disse Poli a fronte bassa, - è da ragazzo che ci sto. Prima il collegio, poi Milano, poi la vita con lei. Mi sono divertito, non dico di no. Suppongo che succeda a tutti. Mi conosco. E conosco la gente… Non è questa la strada.
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sguardimora · 1 year
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Nei giorni scorsi ho assistito a una prova aperta di The Garden, il nuovo lavoro di Gaetano Palermo, con Sara Bertolucci e Luca Gallio, che quest’anno è stato selezionato per la quarta edizione di ERetici_le strade dei teatri, il progetto di accoglienza, sostegno e accompagnamento critico, ideato e curato dal Centro di Residenza dell’Emilia Romagna.
In scena una black box ospita al suo interno un unico fermo immagine che solo alla fine si smaterializza lasciando lo spazio vuoto. Una donna, vestita con una sottoveste rosso mattone, è riversa a terra sul fondo destro del palcoscenico e lì resterà immobile, mossa solo da un respiro lento e profondo.
 La dimensione immaginifica e di spaesamento che si crea per lo spettatore è dettata dalla drammaturgia sonora, che ad ogni cambio di brano amplia l’immaginario in nuove visioni, e dall’impianto luminoso, che resta statico dopo una prima accensione a lampi di neon. Per rifarci al titolo ci troviamo davanti a una natura morta, che fa però permeare di vita quell’immagine statica in ogni attimo che passa.
Fotografia o cinema? Teatro o dj set? Installazione o durational performance? O tutto questo insieme? L’impianto del lavoro è decisamente teatrale: come si diceva in principio, c’è una scena nera che si illumina quasi cinematograficamente per restare così, con la stessa tonalità di colore e luce, fino alla fine. Poi c’è la drammaturgia sonora che è ciò che da movimento a un’immagine altrimenti immobile e fa sì che lo spettatore proceda nella giustapposizione di immaginari e di significati. 
Il dispositivo che il collettivo artistico mette in opera viene così definito da un crash mediale che fa collasse il cinema nel teatro, il teatro nel dj set, la fotografia nell’installazione e così via. Questo meccanismo inoltre sembra operare su quel piano di reinvenzione del medium di cui parla Rosalind Krauss (2005): facendo collassare sulla scena molteplici media il collettivo porta lo spettatore dentro il processo stesso, rendendo percettibile, grazie alla ripetizione all’infinito della stessa immagine, la finzione della rappresentazione e il funzionamento dell’immaginazione. 
La mente così vaga tra le immagini della memoria: da un’apparizione lynchiana a una classica vittima del cinema di Hitchcock, da un corpo collassato durante un rave party al corpo a terra di Babbo Natale nella clip de La Verità di Brunori sas, dai corpi della cronaca nera a quello di Aylan riverso sulla spiaggia greca e così via, continuamente si creano e distruggono immagini nella mente di chi guarda.
In questa pratica mediante la quale si crea un ibrido, per restare anche nella metafora naturale, che incrocia più media, si assiste a una sorta di Iconoclash (Latour, 2005): accade allora che chi guarda si ritrova in una sorta di terra di mezzo, di indecisione dove non sa l’esatto ruolo di un’immagine, di un azione perché, nel caso di The Garden, questo si modifica non appena viene assimilato dell’occhio di chi guarda; e su questa scena ciò che accade è proprio questo: lo spettatore è messo davanti ad un’immagine iconica che cambia costantemente di significato e senso, passando dal sentimento del tragico a quello del comico fino a dissolversi svanendo ironicamente, rompendo il quadro della rappresentazione.
Una delle caratteristiche fondamentali delle immagini è, sempre per Bruno Latour, la loro capacità di scatenare passioni ed è proprio su questo meccanismo che sembra lavorare il collettivo guidato da Palermo che a settembre presenterà al pubblico una prova aperta di questo lavoro presso la Corte Ospitale di Rubiera dove si chiuderà il progetto ERetici.
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*Krauss, R. (2005). Reinventare il medium. Cinque saggi sull'arte d'oggi, a cura di Grazioli E., Mondadori, Milano. 
* Latour, B. (2002). What is iconoclash? Or is there a world beyond the image wars. Iconoclash: Beyond the image wars in science, religion, and art, 14-37.
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fashionbooksmilano · 1 year
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Francesco Clemente : Frontiera di immagini
a cura di Achille Bonito Oliva
Palazzo Sant’Elia Palermo 24 novembre 2013-2 marzo 2014
Prearo Editore, Milano 2013,  140 pagine, 62 foto a colori, 21,5 x 24, ISBN  9788873481034
euro 25,00
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Dal 24 novembre 2013 si è aperta al pubblico la personale di Francesco Clemente " Frontiera di Immagini", opera di uno degli artisti italiani più noti e apprezzati a livello internazionale,  una sessantina di opere tra cui il trittico Crown, e i quadri della serie Tandoori Satori, rappresentative di temi, scelte iconografiche, problematiche linguistiche con cui l’artista si è confrontato.  Il percorso espositivo segue la riflessione dell’artista e il suo procedere per cicli successivi di lavoro, nei quali i lunghi soggiorni in India e i viaggi in Europa, nei Caraibi, Egitto, Sud America, Giamaica danno vita a un vocabolario costantemente in divenire. Un grande laboratorio di ideogrammi ed emblemi apotropaici, in cui gli opposti convivono, di simbologie e associazioni spesso messe in scena dall'artista attraverso il proprio autoritratto, che dalla fine degli anni 70 costituisce la cifra della sua poetica.
25/04/23
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chez-mimich · 2 years
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FONDAZIONE ANGELO BOZZOLA
Secondo il grande poeta francese Paul Valery la massima libertà deriva solo dal massimo rigore. Questa riflessione mi è tornata alla mente visitando la magnifica Fondazione Angelo Bozzola di Galliate, ad una manciata di chilometri da Novara, aperta per le giornate di primavera del FAI e curata da quello spirito indomito che è Giorgia Bozzola che con il fratello, non solo ha conservato il patrimonio artistico del nonno, ma lo ha reso visitabile e ne sta facendo un centro di attrazione per molte iniziative. Ma chi era Angelo Bozzola? Potremmo dire che è stato un grande poeta della forma, un artista alla ricerca dell’unicità nella ripetizione. Bozzola la cui attività ha inizio negli anni Cinquanta come artigiano del legno, si persuade dell’idea non già di trovare la forma perfetta in pittura, nel disegno e nella scultura, ma di coniugare una forma dalla irregolare lirica geometrica, come il “trapezio ovoidale” e di poterla poi variare in una combinatoria pressoché infinita, senza mutarne il presupposto geometrico. Cos’è il trapezio ovoidale? È, naturalmente, un trapezio scaleno irregolare inscritto in una sorta di ogiva, anch’essa irregolare. Questa forma, disegnata, fotografata, sbalzata, fusa, scolpita diverrà non già o non solo una cifra stilistica, ma un limite dato. Questo limite, grazie alle sue infinite variazioni, secondo Angelo Bozzola, avrebbe potuto diventare, grazie alla continua sperimentazione e ad abbinamenti seriali mutanti, bellezza “in purezza”. E così è stato, solo che Angelo Bozzola non ci ha donato il frutto finale e definitivo di questa ricerca, ma ci ha dimostrato che la bellezza (o la verità) è, un po’ hegelianamente, il movimento della bellezza (o della verità) stessa. Nell’edificio principale, su diversi piani, sono conservate le piccole sculture, i bassorilievi, i dipinti, i bozzetti, mentre all’esterno le sculture di grandi dimensioni. Angelo Bozzola fu esponente del MAC, il Movimento Arte Concreta fondato a Milano nel 1948 da Atanasio Soldati, Bruno Munari, Gianni Monnet, Gillo Dorfles e che annoverò tra le proprie fila, tra gli altri, anche architetti e designer come Ettore Sottsass, Vittoriano Viganò, Carlo Perogalli, Marco Zanuso. Influenzò i giovani artisti di allora come Carla Accardi, Piero Dorazio e tanti altri. Una magnifica opera di Angelo Bozzola è ancora esposta al Palazzo della Triennale di Milano, fucina di idee e progetti e sempre uno dei cuori pulsanti dell’architettura e del design milanese ed italiano. Ci potremmo anche fermare qui, ma mi piace sottolineare come l’Italia sia davvero il paese delle “isole del tesoro” per riprendere il titolo di un famoso volume di Allemandi scritto da Umberto Eco, Renzo Piano, Augusto Graziani e Federico Zeri. Questo piccolo gioiello che è la Fondazione Angelo Bozzola è stata ampliato e abbellito con un magnifico giardino che ospita le grandi sculture in pietra e impreziosito, spiritualmente e architettonicamente, da una microscopica cappella voluta dagli indomiti nipoti dell’artista, dove si può ammirare uno dei più bei Crocifissi dell’arte contemporanea (e non è cosa semplice trovarne di raffinati). La bellezza è spesso, molto spesso, a portata di mano, basta cercarla e volerne la sua verità.
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viragfold · 1 year
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La rinascita di Leopold Bloom
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Chiamata internazionale aperta agli artisti di tutto il mondo.
Il bellissimo borgo antico di Sant'Ilario, nell’Isola d'Elba (Toscana), con le sue stradine di granito arrampicate sulle verdi colline, si era gradualmente spopolato negli ultimi anni a causa dell’abbandono delle attività agricole, perdendo il suo sapere antico, a causa dell’avvento del turismo di massa. Ultimamente questo borgo ha finalmente iniziato un lento processo di rinascita grazie soprattutto all'Arte. Nel 2022, nell’ambito di un più ampio progetto di riqualificazione, che comprende sia il recupero dei terreni ormai abbandonati ed invasi dai rovi, che il miglioramento dell'accoglienza turistica, diciannove artisti hanno infatti donato alla comunità che popola il borgo una loro opera d'arte. I dipinti, le opere grafiche e le sculture pervenuti fanno ora parte della collezione di una galleria civica sita nel centro di Sant'Ilario. Questo grande avvenimento ha preso il via il 25 agosto 2022 con l’evento “Voltine, una visione contemporanea”, con il patrocinio del comune di Campo nell’Elba (LI), una mostra a cura di Nico Carone e Federica Frati, in cui le opere donate a Sant'Ilario sono state allestite per una sera nei tipici elementi architettonici del paese, le Voltine appunto, nuovamente illuminate per l’occasione.
Questo evento ha restituito a Sant'Ilario l’antico splendore per una sera, amplificando l’enorme bellezza di questo luogo attraverso la cultura. In questa occasione si è formato il gruppo “Voltine”, con lo scopo di realizzare ulteriori eventi artistico-culturali nell’ambito del paese. Per l’estate 2023 stiamo creando un evento basato sulla Mail Art, stiamo per cui chiedendo ad artisti di tutto il mondo di inviare una o più immagini sul tema della Rinascita. Le opere pervenute saranno esposte nell’ambito della mostra “Voltine 2023”, nuovamente a cura di Nico Carone e Federica Frati, e gli artisti saranno menzionati in tutto il materiale promozionale dell’evento.
Crediamo che la Mail Art possa aiutarci a ricostruire un altro tassello della nuova vita di Sant'Ilario. L'arte è energia creativa, cambiamento, è la via per rinascere.
Regolamento:
1) Non è prevista alcuna tassa di iscrizione, non ci sarà una giuria. 2) Le opere non verranno restituite. 3) Scadenza 24 luglio 2023 – fa fede il timbro postale. 4) Tecnica libera. 5) Devono essere presentati solo lavori originali. 6) Sul retro della cartolina è necessario indicare: nome/cognome, data, titolo, indirizzo postale e indirizzo mail. 7) E’ possibile, anzi consigliato, inviare più di un’opera, con un massimo di 5 opere, cm 10x15 minimo ciascuna. 8) Le opere dovranno pervenire in forma cartacea via posta al seguente indirizzo: Gruppo Voltine c/o Elisabetta Pelleriti, via degli alberi 80, fraz. Sant’Ilario, 57034 Campo nell’Elba, Livorno. 9) Si lascia libera scelta se spedire le cartoline direttamente affrancate o affrancarle in busta chiusa. 10) Le opere non dovranno avere contenuti pubblicitari, immagini o testi che possano nuocere ai fruitori, trattare tematiche che offendano la moralità, presentare contenuti xenofobi, pornografici o lesivi della dignità pena l’esclusione. 11) Voltine si impegnerà a dare il massimo risalto all’evento con un’esposizione nel borgo di Sant’Ilario del materiale ricevuto nel mese di agosto 2023 (data da definire a breve) 12) Come in ogni progetto di Mail-Art le opere conformi alle regole di questo bando verranno tutte esposte. 13) Le opere non verranno restituite e si intendono donate per entrare a far parte della galleria civica del borgo di Sant’Ilario, libere di essere usate, così come la loro immagine, per promuovere e documentare il progetto. 14) I diritti d’autore sulle composizioni, le immagini delle opere, i testi inviati resteranno comunque di libero uso da parte degli autori per ogni ulteriore utilizzo. 15) Le/i partecipanti, spedendo le loro opere, acconsentono automaticamente all’utilizzo dei propri dati personali, dell’opera e delle immagini dell’opera, inviate ai sensi e per gli effetti degli artt. 13 e 23 del D.L.gs. n. 196/2003, per l’eventuale loro pubblicazione su catalogo, stampa, web, social e per ogni altra iniziativa ufficiale utile a promuovere l’evento ed eventi successivi. 16) L’invio delle opere implica l’accettazione del bando in ogni suo punto.
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blogexperiences · 26 days
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Sistiana: Laboratorio esperienziale di scultura/modellato alla Casa Atelier di Mascherini
Sperimentare la materia attraverso la realizzazione di una vera opera di modellato ispirata alle sculture di Marcello Mascherini, uno dei più grandi maestri del Novecento. Con questa nuova proposta, aperta a tutte le persone creative, l’anteprima della X edizione della rassegna “L’Energia dei Luoghi. Festival del vento e della Pietra / Polifonia carsica” avvia la sua attività di laboratorio…
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donaruz · 1 year
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13 LUGLIO 1954 moriva FRIDA KAHLO
Un corpo fragile e uno spirito indomito.
Una vita difficile, quella di Frida Kahlo, segnata dalla lunga malattia e da grandi passioni, vissute senza remore, incondizionatamente con tutta sé stessa, abbandonano al cuore la razionalità.
La passione per l’arte, quella per il suo Messico e l’amore tormentato per Diego Rivera, il compagno di una vita.
Quella di Frida è stata una vita breve ma ricchissima perché vivere col cuore non significa limitarsi a contare i giorni, i mesi o gli anni, ma significa contare le emozioni, perché la vita non è mera sopravvivenza. E non è vero che chi vive più a lungo vive di più.
Frida Kahlo è stata un’artista coraggiosa, capace di trasformare la sofferenza in ispirazione, le sconfitte in capolavori, plasmando opere che sono un urlo orgoglioso e potente alla sfida del vivere.
LA VITA E LE OPERE DI FRIDA KAHLO:
RIASSUNTO IN DUE MINUTI (DI ARTE)
1. Frida Kahlo (Coyoacán 1907 – 1954) è considerata una delle più importanti pittrici messicane. Molti la annoverano tra gli artisti legati al movimento surrealista, ma lei non confermerà mai l’adesione a tale corrente.
Fin da bambina dimostra di avere un carattere forte, passionale, unito ad un talento e a delle capacità fuori dalla norma. Purtroppo la sua forza di carattere compensa un fisico debole: è infatti affetta da spina bifida, che i genitori e le persone intorno a lei scambiano per poliomielite, non riuscendola così a curare nel modo adeguato.
2. La prova più dura per Frida arriva però nel 1925. Un giorno, mentre torna da scuola in autobus viene coinvolta in un terribile incidente che le causa la frattura multipla della spina dorsale, di parecchie vertebre e del bacino. Rischia di morire e si salva solo sottoponendosi a 32 interventi chirurgici che la costringono a letto per mesi.
Ha solo 18 anni e le ferite al fisico la faranno soffrire per tutta la vita, compromettendo irrimediabilmente la sua mobilità.
3. Durante i mesi a letto immobilizzata da busti di metallo e gessi, i genitori le regalano colori e pennelli per aiutarla a passare le lunghe giornate. Questo regalo darà avvio ad una sfolgorante carriera artistica.
La prima opera di Frida è un autoritratto (a cui ne seguiranno molti altri) che dona ad un ragazzo di cui è innamorata.
4. I genitori incoraggiano sin da subito questa passione per l’arte, tanto da istallare uno specchio sul soffitto della camera di Frida, così che possa ritrarsi nei lunghi pomeriggi solitari. È questo il motivo dei numerosi autoritratti dell’artista. Lei stessa dirà: “Dipingo autoritratti perché sono spesso sola, perché sono la persona che conosco meglio”.
5. Frida Kahlo nel 1928, a 21 anni, si iscrive al partito comunista messicano, diventando una convinta attivista. È in quell’anno che conosce Diego Rivera, il pittore più famoso del Messico rivoluzionario. Lo aveva incontrato per la prima volta quando aveva solo quindici anni (e lui trentasei), sotto i ponteggi della scuola nazionale preparatoria, mentre Diego stava dipingendo un murale per l’auditorium della scuola.
6. Nel 1929 sposa Diego, nonostante lui abbia 21 anni più di lei e sia già al terzo matrimonio. Inoltre Diego ha fama di “donnaiolo” e marito infedele. Il loro sarà un rapporto fatto di arte, tradimenti, passione e pistole. Lei stessa dirà: “Ho subito due gravi incidenti nella mia vita… il primo è stato quando un tram mi ha travolto e il secondo è stato Diego Rivera.”
7. Frida Kahlo ha avuto molti amanti (uomini e donne), tra cui il rivoluzionario russo Lev Trotsky e il poeta André Breton, ma non riuscì mai ad avere figli, a causa del suo fisico compromesso dall’incidente. Quando rimase incinta del primo figlio, Frida fece di tutto per portare avanti la gravidanza. Si dovette arrendere solo quando i medici la costrinsero ad abortire per evitare che perdessero la vita sia lei che il bambino.
8. Frida Kahlo e Diego potevano considerarsi una “coppia aperta”, più per le infedeltà di Diego che per scelta di Frida, che soffrì molto per i tradimenti del marito che ebbe persino una relazione con la sorella minore di Frida, Cristina.
Vista l’impossibilità di fare affidamento sulla fedeltà di Diego, i due decisero di vivere in case separate, unite tra loro da un piccolo ponte, in modo che ognuno di loro potesse avere il proprio spazio “artistico”.
9. Le opere di Frida kahlo sono spesso state accostate al movimento Surrealista, ma Frida ha sempre rifiutato tale vicinanza sostenendo: “Ho sempre dipinto la mia realtà, non i miei sogni”.
10. L’album dei Coldplay Viva la vida or Death and All His Friends (2008) si ispira ad una celebre frase che la Kahlo scrisse sul suo ultimo quadro, otto giorni prima della sua morte a soli 47 anni per cause ancora non del tutto certe.
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lunamagicablu · 3 months
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“Dove si crea un'opera, dove si continua un sogno, si pianta un albero, si partorisce un bimbo, là opera la vita e si è aperta una breccia nell'oscurità del tempo.” HERMANN HESSE ************************** “Where a work is created, where a dream is continued, a tree is planted, a child is born, there life operates and a breach has opened in the darkness of time.” HERMANN HESSE 
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cinquecolonnemagazine · 2 months
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In musica, il fumetto Manga di Ken il Guerriero
(Adnkronos) - Gabriele Crisafulli, in arte Gabriels, è un'insegnante di musica e un autore raffinato. Il suo ultimo disco è il quarto atto di una saga che è incentrata su un fumetto Manga che, in Italia, è noto come Ken il Guerriero: "Si tratta -spiega Crisafulli- di una rock opera, una sorta di musical dove i cantanti sono i personaggi del fumetto e le tracce non sono altro che le scene di ogni puntata. Ken il Guerriero... in musica Saranno sette i dischi previsti dal progetto che nasce da una passione che ho da sempre coltivato per i Manga. Un ritorno al passato, con l'obiettivo di rispolverare la memoria di chi, negli anni Ottanta, era giovane ma anche per chi giovane lo è adesso e vuole avvicinarsi a questo mondo affascinante". Sette dischi come le sette stelle dell'Orsa Maggiore. "La musica sta seguendo una moda decisamente diversa -sottolinea Crisafulli- e ai miei alunni voglio far comprendere che esistono inclinazioni diverse da quelle che ascoltano oggi. Io insegno in un liceo musicale e i miei ragazzi saranno i professionisti del futuro ed è bene che abbiano una vasta conoscenza del panorama artistico. Un musicista deve avere la mente aperta, guardare certo al futuro ma non dimenticando il passato che comunque fa parte della storia e non può andare in soffitta. Il progetto di musicare i fumetti Manga va proprio in questa direzione e sono fiero di contribuire, in questo modo, alla cultura di genere". Il quarto atto Il quarto atto della saga dunque aiuta a diffondere il progetto che si avvale di importanti collaborazioni. La voce di Ken è di Wild Stell, quella di Yuza di Roberto Tiranti, quella di Ryuga di Gandolfo Ferro, quella di Ryaku di Fabio Carmotti, quella di Toky di Stefano Sbrignadello. Weinn è interpretato da Mayo Marian Petranin, Raoul da Antonio Pecere, Fudo da Dave Dell'Orto e Shuren da Andrea Marchisio: "Tutti artisti di grande calibro -commenta Crisafulli. Ringrazio Brantley Rogers per la batteria e per le chitarre Franco Caruso, Davide Perruzza, Fabiel Perez, Leo Gatti, Patrick Fisichella, Glauber Oliveira, Antonello Giliberto e Tristan Harders. Ai bassi, infine, Dino Fiorenza, Adrian Hansen, Maletoth e Beto Vazquez".  [email protected] (Web Info) Foto di Jovem Voodo da Pixabay Read the full article
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jacopocioni · 2 months
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Asilo Comandi per fanciulli in difficoltà
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Nel 1876 a Firenze, in Via Gioberti (all'epoca via Aretina) tra Via Villari e Via Scipione Ammirato, esisteva l'Asilo Professionale, a completamento di un progetto di volontariato che mirava a prendersi cura dei ragazzi abbandonati. Venne creato da Giuseppe Comandi che, dopo una crisi mistica era approdato al protestantesimo, aderendo alla chiesa valdese. A nove anni dalla sua fondazione, l'Asilo accoglieva circa 100 allievi interni e moltissimi esterni. Vi erano ospitati giovani che andavano dai pochissimi anni di età fino ai vent'anni. La struttura interna prevedeva una suddivisione in "famiglie", gestite da alcune "madri" coadiuvante da sorveglianti. Lo scopo era quello di ricreare per i ragazzi un'atmosfera familiare. L' Asilo era dotato di scuole elementari interne e di botteghe artigiane ed officine che dovevano servire a preparare i ragazzi ad entrare nel mondo del lavoro. Nel 1895 venne acquistata una proprietà agricola verso Monteloro, dando avvio anche ad una scuola di agricoltura. Successivamente venne aperta una scuola normale per la preparazione di maestri. Nella stessa strada, a pochissima distanza, anche i Salesiani avevano aperto la loro sede ed iniziato la propria opera nel 1881, con lo scopo di bloccare l'espansione dell'Asilo, ma nonostante questo l'Asilo continuò la propria attività fino al 1910, dopo la morte del suo creatore. La vedova non riuscì però a sobbarcarsi il carico di responsabilità derivanti dalla gestione dell'Asilo e dell'azienda agricola, che decise di vendere per acquistare una villa in Via Trieste che è rimasta in attività per molti anni ancora come Asilo Comandi per fanciulli in difficoltà.
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Gabriella Bazzani Madonna delle Cerimonie Read the full article
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agrpress-blog · 3 months
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Resti archeologici rinvenuti nel cantiere di piazza Pia Nel corso dei lavori di scavo stratigra... #alessiodecristofaro #danielaporro #doracirone #piazzapia #restiarcheologici #roma https://agrpress.it/resti-archeologici-rinvenuti-nel-cantiere-di-piazza-pia/?feed_id=6055&_unique_id=668779a9d1db5
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