Tumgik
#scrittori siciliani
sofysta · 1 year
Text
Tumblr media
Avete voi riso della favola della volpe e dell’uva? Io no, mai. Perché nessuna saggezza m’è apparsa più saggia di questa, che insegna a guarir d’ogni voglia disprezzandola.
(Luigi Pirandello)
117 notes · View notes
gregor-samsung · 4 months
Text
" Dopo un’assenza quasi totale di cinquanta anni il senatore conservava un ricordo singolarmente preciso di alcuni fatti minimi. «Il mare: il mare di Sicilia è il più colorito, il più aromatico di quanti ne abbia visti; sarà la sola cosa che non riuscirete a guastare, fuori delle città, s’intende. Nelle trattorie a mare si servono ancora i ‘rizzi’ spinosi spaccati a metà?» Lo rassicurai aggiungendo però che pochi li mangiano adesso, per timore del tifo. «Eppure sono la più bella cosa che avete laggiù, quelle cartilagini sanguigne, quei simulacri di organi femminili, profumati di sale e di alghe. Che tifo e tifo! Saranno pericolosi come tutti i doni del mare che dà la morte insieme all'immortalità. A Siracusa li ho perentoriamente richiesti a Orsi. Che sapore, che aspetto divino! Il più bel ricordo dei miei ultimi cinquanta anni!» Ero confuso ed affascinato; un uomo simile che si abbandonasse a metafore quasi oscene, che esibiva una golosità infantile per le, dopo tutto mediocri, delizie dei ricci di mare! Parlammo ancora a lungo e lui, quando se ne andò, tenne a pagarmi l’espresso, non senza manifestare la sua singolare rozzezza («Si sa, questi ragazzi di buona famiglia non hanno mai un soldo in tasca»), e ci separammo amici se non si vogliono considerare i cinquanta anni che dividevano le nostre età e le migliaia di anni luce che separavano le nostre culture. "
Giuseppe Tomasi di Lampedusa, La sirena. Prima pubblicazione nel volume Racconti, Prefazione di Giorgio Bassani, Collana Biblioteca di Letteratura: I Contemporanei n.26, Milano, Feltrinelli, 1961.
4 notes · View notes
dovevonascerequadro · 2 years
Text
Dopo di che c'erano stati giorni e notti celesti. Lui sapeva parole che nessun altro sapeva e gliele soffiava fra i capelli, nei due padiglioni di carne rosea, come un respiro recondito, quasi inudibile, che però dentro di lei cresceva subito in tuono e rombo d'amore. Era un paese di nuvole e fiori, la Tracia dove abitavano, e lei non ne ricordava nient'altro, nessuna sodaglia o radura o petraia, solo nuvole in corsa sulla sua fronte e manciate di petali, quando li strappava dal terreno con i pugni, nel momento del piacere. Giaceva con lui sotto un'ampia coppa di cielo, su un letto di foglie e di vento, mirando fra le ciglia in lacrime profili d'alberi vacillare, udendo un frangente lontano battere la scogliera, una cerva bramire nel sottobosco. Si asciugava gli occhi col dorso della mano, li riapriva. Lui glieli chiudeva con un dito e cantava. Ecco già si fa sera, ora negli orti l'oro dei vespri s'imbruna, la luna s'elargisce dai monti, palpita intirizzita fra le dita verdi dell'araucaria… Euridice, Euridice! E lei gli posava la guancia sul petto, vi origliava uno stormire di radici, e battiti, battiti lunghi d'un cuore da animale o di dio.
Gesualdo Bufalino
21 notes · View notes
rinaesciuri · 2 years
Text
Marilena Osserva e Scrive
Guarda cosa ho condiviso: Marilena Osserva e Scrive @MIUI| http://marilenaosservaescrive.blogspot.com/?m=1
0 notes
siciliatv · 10 months
Text
Palermo, artisti favaresi premiati alla Biennale Internazionale Sicily Trinacria
Tumblr media
Sabato scorso 24 giugno si è svolta l'inaugurazione della Biennale Internazionale Sicily Trinacria presso il Complesso Monumentale ex Reale Albergo delle Povere a Palermo. L'evento, dal titolo "L'arte: la freccia che sfonda le nuvole in cerca di luce", ha visto la partecipazione di oltre cento artisti provenienti da diverse discipline. Durante la serata di inaugurazione, sono stati presentati più di un centinaio di artisti provenienti da diverse discipline, tra cui pittori, scultori, scrittori, poeti, fotografi, giornalisti, registi, installatori, musicisti, ballerini e critici d'arte. Ogni partecipante ha portato il proprio contributo artistico unico, creando un'atmosfera di ispirazione e scoperta. Tra i premiati, spiccano Alberto Crapanzano e suo figlio Francesco, entrambi di Favara, per le loro opere pittoriche dal titolo “Racina”, “A pirrera”, “Aria di Sicilia” e “Limoni di Sicilia” che rappresentano il territorio di Agrigento. La loro arte riflette la vita semplice e laboriosa dei contadini siciliani, evidenziando la bellezza e i valori delle tradizioni locali. La Biennale Internazionale Sicily Trinacria offre l'opportunità di scoprire e apprezzare l'arte contemporanea internazionale, con particolare attenzione ai talenti locali. L'evento sarà aperto al pubblico fino al 7 luglio, presso il Complesso Monumentale ex Reale Albergo delle Povere, offrendo una straordinaria esperienza culturale per gli appassionati d'arte. Read the full article
0 notes
carmenvicinanza · 1 year
Text
Laura Gonzenbach
https://www.unadonnalgiorno.it/laura-gonzenbach/
Tumblr media
Laura Gonzenbach è stata una scrittrice e etnologa che ha raccolto racconti storici, fiabe e leggende delle classi popolari della Sicilia del diciannovesimo secolo.
Il suo titanico lavoro di raccolta delle tradizioni orali dell’isola è stata una delle rare opere folcloristiche ottocentesche realizzate da una donna.
Nata a Messina, il 26 dicembre 1842, era figlia di Peter Victor, colto mercante e banchiere svizzero che fu, per quarant’anni, console della Confederazione Elvetica a Messina, la madre, che proveniva da una piccola città tedesca, morì quando lei aveva solo cinque anni. Da quel momento venne accudita e seguita negli studi dalla sorella Magdalena, donna di grande cultura che, nel 1874, fondò una scuola femminile, l’Istituto-Convitto Gonzenbach destinato alle giovani desiderose, in barba alle convenzioni del tempo, di intraprendere una carriera scientifica e accademica. Insieme alla sorella ha seguito il dibattito europeo sull’emancipazione femminile.
Laura Gonzenbach è stata una delle pioniere della ricerca antropologica nel mondo. Dopo inesauste esplorazioni linguistiche e storiche tra persone di diversi ceti e tante donne, nel 1870 ha pubblicato a Lipsia il suo libro in due volumi dal titolo Sicilianische Märchen ovvero Racconti popolari siciliani.
Un’opera monumentale per dimensioni e rilevanza, che ha influenzato scrittori come Giovanni Verga che se ne servì nella stesura dei materiali preparatori de I Malavoglia per l’inesauribile ricchezza di proverbi e espressioni idiomatiche e Luigi Capuana che ne fece il fondamento della sua produzione fiabesca.
Un libro composto in una lingua stratificata che riporta il caleidoscopico dipanarsi dell’inventiva isolana insieme alle pratiche più deteriori e controverse messe alla berlina con pungente ironia. Racconti di miseria e di bontà fiaccata da eventi tragici. Storie senza censura di un popolo che, con una battuta, ha sempre addolcito i tanti rospi amari ingoiati.
L’edizione completa comprende 92 racconti in versione tedesca, due racconti in versione originale in dialetto messinese e note comparative. Una fedele narrazione che, attenendosi alle fonti, comprende anche episodi brutali e sessuali.
Laura Gonzenbach è morta il 16 luglio 1878 a Messina.
Il suo lavoro è stato a lungo dimenticato fuori dalla Germania fino al 1964, quando che una riedizione parziale, una traduzione di 38 dei suoi racconti, è stata pubblicata in Italia, seguita nel 1999 dall’edizione completa, di Luisa Rubini. Nel 2006 è seguita anche un’edizione in inglese a cura di Jack Zipes dal titolo Beautiful Angiola.
Alcuni dei manoscritti originali sono andati durante il terremoto di Messina del 1908.
Grazie a Laura Gonzenbach, il patrimonio folcloristico e storico dei racconti siciliani è stato sottratto alla semplice tradizione orale e consegnato per sempre alla memoria di un intero popolo.
1 note · View note
Tumblr media
Tra la fine del 1988 e quella del 1989 Leonardo Sciascia ha una serie di incontri, a Palermo e a Milano, con Domenico Porzio. Le loro conversazioni, divagando liberamente sui temi che attirano il loro interesse, vengono registrate per essere trascritte in un libro. Ma la scomparsa prima di Sciascia e poi di Porzio impedisce la realizzazione del progetto. Ora Michele Porzio, ultimando e raccordando la stesura dei testi, lo ha portato a compimento. Raramente conversazioni così motti e aperte all'imprevedibile conservano sulla pagina tanta immediatezza e intensità. Da una parte la curiosità vitale di Porzio, felice nell'individuare i temi più vicini a Sciascia, ma pronto ad allargare a ogni occasione l'orizzonte umano. Dall'altra la concentrazione laconica di Sciascia, lucido nella sua amarezza disincantata e instancabile nella sua analisi insofferente di compromessi. Giudizi inaspettati sulla Chiesa si alternano a ricognizioni sulle origini e le metamorfosi della mafia. Immagini sulle usanze più antiche del popolo siciliano si sovrappongono ai ricordi delle letture giovanili.Affiorano esperienze tragiche di anni lontani: il suicidio del fratello, la follia senile del padre. Altrettanto preziose sono le riflessioni sugli scrittori dalla intelligenza «indipendente», sempre guardata con sospetto , così come gli scorci sugli autori che hanno contrassegnato il secolo. Né mancano confidenze sulla felicità del collezionismo, variazioni sull'eros dei siciliani e perentori bilanci sull'Ottocento e sulla psicanalisi, sinceri nella loro faziosità quanto importanti nella loro genesi. Sollecitato dall'intelligenza anche affettiva di Porzio, Sciascia svela un pathos che la sua razionalità ha spesso dissimulato. E all'ascolto dell'amico affida parole che il lettore non può dimenticare. ( Giuseppe Pontiggia) #ravenna #booklovers #instabook #igersravenna #instaravenna #ig_books #consiglidilettura #librerieaperte #narrativa #leonardosciascia (at Libreria ScattiSparsi Ravenna) https://www.instagram.com/p/CieYHE9oWz_/?igshid=NGJjMDIxMWI=
0 notes
telodogratis · 2 years
Text
“Nel confine tra mare e cielo”, Leonardo Lodato presenta il suo libro al Sicilia Jazz Festival
“Nel confine tra mare e cielo”, Leonardo Lodato presenta il suo libro al Sicilia Jazz Festival
Read More Al Sicilia Jazz Festival 2022 presenti anche giornalisti e scrittori di fama internazionale, tra questi Leonardo Lodato. Appuntamento al JazzVillage per “Incontri al Jazz Club” venerdì 01 luglio alle ore 19.30 ad ingresso gratuito, dove Lodato presenterà il suo volume “Nel Confine tra Mare e Cielo. 12 musicisti siciliani si raccontano”. The post “Nel confine tra mare e cielo”, Leonardo…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
gardenofkore · 3 years
Text
Tumblr media
- E lo princep respos al almirall: -Ques aço que vos volets que yo hi faça? que si fer yo puch , -volenters ho fare.- Yo , dix lalmirall , quem façats ades venir la filla del rey Manfre, germana de madona la regina Darago, que vos tenits en vostra preso aci el castell del Hou , ab aquelles dones e donzelles qui soes bi sien ; e quem façats lo castell e la vila Discle retre . - E lo princep respos , queu faria volenters. E tantost trames un seu cavaller en terra ab un leny armat, e amena madona la infanta , germana de madona la regina , ab quatre donzelles e dues dones viudes.  E lalmirall reebe les ab gran goig e ab gran alegre , e ajenollas, e besa la ma a madona la infanta.
Ramon Muntaner,  CRÓNICA CATALANA, p. 221
Beatrice was born (probably) in Palermo around 1260. She was the first child and only daughter of Manfredi I of Sicily and his second wife, the Epirote princess Helena Angelina Doukaina (“[…] et idem helenam despoti regis emathie filiam sibi matrimonialiter coppulavit, ex quibus nata fuit Beatrix.”, Bartholomaeus de Neocastro, Historia Sicula, in Giuseppe Del Re, Cronisti e Scrittori sincroni Napoletani editi ed inediti, p. 419). It’s quite plausible the baby had been named after Manfredi’s first wife, Beatrice of Savoy (mother of Costanza, who will later become Queen consort of Aragon and co-regnant of Sicily). The little princess would soon be followed by three brothers: Enrico, Federico and Enzo (also called Anselmo or Azzolino). With three sons, Manfredi must have thought his succession was secured.
Beatrice’s father was one Federico II of Sicily’s many illegitimate children, although born from his most beloved mistress (and possibly fourth and last wife), Bianca Lancia. Since his father’s death in 1250, Manfredi had governed the Kingdom of Sicily on behalf firstly of his (legitimate) half-brother Corrado and, after his death in 1254, of Corrado’s son, Corradino. In 1258, two years prior Beatrice’s birth, Manfredi had been crowned King of Sicily in Palermo’s Cathedral, de facto usurping his half-nephew’s rights.
Like it had happened with Federico, Manfredi was soon opposed by the Papacy, which didn’t approve of the Hohenstaufen’s rule over Sicily (and Southern Italy with it) and the role of the King as the champion of the Ghibellines faction. In 1263, Urban VI managed to convince Charles of Anjou, younger brother of Louis IX the Saint, to present himself as a contender to the Sicilian throne. Three years later, on January 6th 1266, the French duke was crowned King of Sicily by the Pope in Rome, thus overthrowing Manfredi. On February 26th, in Benevento, the usurped King then tried to get back his kingdom by facing Charles in the open field, but failed and lost his life while fighting.
The now widowed Queen Helena had previously fled to Lucera (in Apulia) with her children (Beatrice was now six), her sister-in-law Costanza, and her step-daughter, the illegitimate Flordelis, where she thought they would be safer. When they got news of the disaster of Benevento and Manfredi’s death, they fled to Trani from where they planned to set off to Epirus. The unfortunate party was instead betrayed and handed off to the Angevin. On March 6th night, Helena and the children were taken hostage and later separated. The Queen was sent at first to Lagopesole (in Basilicata) and finally to Nocera Christianorum (now Nocera Inferiore), where she would die still in captivity in 1271.
Enrico, Federico and Enzo were taken to Castel del Monte. Following Corradino’s death in 1268, Manfredi’s young sons (the oldest, Enrico, was just four at the time of his capture) were, to all effects, the rightful heirs to the Sicilian throne. It’s undoubtful Charles must have wanted them gone, or at least forgotten. In 1300 they were moved to Naples, in Castel dell’Ovo (which, at that time, was called San Salvatore a mare), under the order of the new Angevin king, Charles II. According to some sources, Federico and Enzo died there within the short span of a year. As for Enrico, he died alone and miserable in October 1318, he was 56.
As for Beatrice, her fate was more merciful compared to that of her mother and brothers and, for that, she had to thank her sex, which made her harmless in Charles’ eyes (as long as she was left unmarried). After being separated from her family (she will never see them again), the six years old princess was, like her brothers, held captive (although not together) in Castel del Monte. In 1271, she was moved to Naples, in Castel dell’Ovo, under the guardianship of its keeper, a French nobleman called either Landolfo or Radolfo Ytolant. Manfredi’s daughter is mentioned in a rescript of Charles dated March 5th 1272, from which we learn she had been granted at least a maid (“V Marcii xv indictionis. Neapoli. Scriptum est Iustitiario et erario Terre laboris etc. Cum ex computo facto per magistrum rationalem Nicolaum Buccellum etc. cum Landulfo milite castellano castri nostri Salvatoris ad mare de Neapoli pro expensis filie quondam Manfridi Principis Tarentini et damicelle sue. ac filie quondam comitis Iordani et damicelle sue dicto castellano in unc. auri novem et taren. sex de pecunia presentis generalis subventionis residuorum quolibet vel qua canque alia etc. persolvatis. non obstante etc. Recepturus etc.”, Monumenti n. XLIV. in Domenico Forges Davanzati, Dissertazione sulla seconda moglie del re Manfredi e su’ loro figliuoli, p. XLIII-XLIV). Like it had happened with her mother, and unlike her brothers, it appears Beatrice was treated with courtesy and respect. In her misfortune, she could count on the company of a fellow prisoner and distant relative, the daughter of Giordano Lancia d’Agliano, who was her grandmother Bianca Lancia’s cousin and had been a loyal supporter of her father, Manfredi.
On Easter Day of 1282, an anti-Angevin rebellion sparkled in Palermo would soon transform itself into a war to get rid of the so much hated Frenchmen, the so-called War of the Sicilian Vespers. It’s dubious that, close in her prison, Beatrice came to know about it. She might have also been surprised to know that her half-sister, Costanza, had been asked by a delegation of fellow Sicilians to take possession of what was hers by right (the throne) as she was their “naturalis domina”. Her rights were shared with her husband, Pedro III of Aragon, who would personally take part in the war and be rewarded with a joint coronation in November 1282.
For Beatrice, everything changed in 1284. On June 4th, Italian Admiral Ruggero di Lauria, at the service of the Aragonese King (he was also Costanza’s milk brother), defeated the Angevin fleet just offshore from Naples and took Carlo II prisoner. Being in clear superiority, the Sicilians could now demand (among many requests) the release of Princess Beatrice. Carlo’s eldest son and heir, Carlo Martello Prince of Salerno, could nothing other than obliging them. (“Siciliani autem , & omnes faventes Petro Aragonum, incontinenti de ipsorum victoria plurimum exultantes, Nuncios, & Legatos ad quoddam Castrum ex parte Principis direxerunt , ubi quaedam filia quondam Domini Regis Manfredi sub custodia tenebatur , ut dicta filia fine ullo remedio laxaretur , quae statim fuit antedictis Legatis , & Nunciis restituta.”, Anonimo Regiense, Memoriale Potestatum Regiensium. Gestorumque iis Temporibus. Ab anno 1154 usque ad Annum 1290, in Ludovico Antonio Muratori, Rerum Italicarum scriptores ab anno aerae christianae quingentesimo ad millesimumquingentesimum, vol. VIII, p. 1158). 
Beatrice, finally free, left Castel dell’Ovo headed for Capri, where the Admiral was waiting for her. She had spent 18 long years in captivity and was now 24. From Capri she reached Sicily, where she was warmly welcomed and with a lot of enthusiasm, to meet her half-sister Costanza. 
As the Queen’s closest free relative (both Pedro and Costanza had no interest in asking for Enrico’s release since, as a male, he had more rights than Costanza to inherit the throne), Beatrice had a great political value. At first, Ranieri Della Gherardesca’s name came up. He was the son of that Count Gherardo who had fought together with the unfortunate Corradino (the sisters’ royal cousin), and for that had been beheaded in Naples in 1268 alongside his liege. Finally the perfect candidate was found. Manfredo of Saluzzo was born in 1262 and was the son of Marquis Tommaso I and his wife Luigia of Ceva. Like Beatrice, Manfredo was strongly related to Costanza, specifically, he was her nephew since Tommaso and the Sicilian Queen were half-siblings (they were both Beatrice of Savoy’s children).
The marriage contract between the two is dated July 3rd 1286 and the contracting parties are on one side “la serenissima signora constanza regina dy aragon e dy sicilia e dil ducato de puglia principato di capua” and, on the other side “il marchexe thomas di sa lucio signore de conio una cum mạdona alexia soa moglie”. Tommaso declares that Manfredi will inherit his title, privileges and possession upon his death. If, after the marriage is celebrated, Manfredi were to die first, Beatrice would enjoy possession of the castle and some properties. The Marquise Luisa declares to agree with her husband’s decision (“[…] e a tuto questo la marchexa aloysia madre dy manfredo consenty”, Gioffredo Della Chiesa, Cronaca di Saluzzo, p. 165-166). The union was formally celebrated the year after.
Beatrice bore Manfredi two children: Caterina and Federico, born presumably in 1287 (“Et da questa beatrix haue uno figlolo chiamato fredericho et una figlola chiamata Kterina” Gioffredo Della Chiesa, Cronaca di Saluzzo, p. 185). In 1296 Tommaso died, so Manfredi inherited the marquisate and Beatrice became Marquise consort of Saluzzo. She will die eleven years later at 47, on November 19th 1307 (“Venne a morte nel dì 19 novembre di quest’anno Beatrice di Sicilia moglie del nostro marchese Manfredo, e noi ne accertiamo il segnato giorno col mezzo del rituale del monastero di Revello , nel quale leggesi annotato: 19 novembris anniversarium d. Beatricis filiae quondam d. Manfredi regis Ceciliae et uxoris d. Manfredi primogeniti d. Thomae marchionis Saluciarum, quae huic monasterio quingen- tas untias in suo testamento legavit.” Delfino Muletti, Memorie storico-diplomatiche appartenenti alla città ed ai marchesi di Saluzzo, vol III, p. 76). Her husband would quickly remarry with Isabella Doria, daughter of Genoese patricians Bernabò Doria and Eleonora Fieschi. Isabella would give birth to five more children: Manfredi, Bonifacio, Teodoro, Violante and Eleonora. 
As of Beatrice’s children, Caterina would marry Guglielmo Enganna, Lord of Barge (“Catherina figlola dy manfredo e de la prima moglie fu sorella dy padre e dy madre dy fede rico e fu moglie duno missere gulielmo ingana capo dy parte gebellina in questy cartiery dil pie monty verso bargie.”, Gioffredo Della Chiesa, Cronaca di Saluzzo, p. 256). Federico’s fate would be more complicated. Like many mothers before and after her, Isabella Doria wished to see her own firstborn, Manfredi, succeeded his father rather than her step-son. The new Marchioness of Saluzzo successfully instigated her husband against his son to the point the Marquis. in a donatio mortis causa dated 1325, disinherited Federico in favour of the second son (Federico would have settled with just his late mother’s belongings), Manfredi (“Et questo faceua a instigatione de la moglie che lo infestaua a cossi fare.” Gioffredo Della Chiesa, Cronaca di Saluzzo, p. 224). Federico’s natural rights were later acknowledged by an arbitral award proclaimed in 1329 by his paternal uncles Giovanni and Giorgio of Saluzzo, and finally, an arbitration verdict dated 1334 and issued by Guglielmo Earl of Biandrate and Aimone of Savoy. As a condition of peace, the future Marquis should have granted his younger brother the castle and villa of Cardè as a fief. Stung by this defeat, Manfredi IV, his wife Isabella and beloved son Manfredi retired to Cortemilla. Federico died in 1336 and was succeeded by his son Tommaso, who would inherit his father’s rights and feud with the two Manfredi's. After being defeated by his half-uncle in 1341 (the older Manfredi, his grandfather, had died the year before), resulting in losing his titles, possessions and freedom, Tommaso would later regain what was of his right and rule as Marquis of Saluzzo.
Sources
-ANONIMO REGIENSE, Memoriale Potestatum Regiensium. Gestorumque iis Temporibus. Ab anno 1154 usque ad Annum 1290, in Ludovico Antonio Muratori, Rerum Italicarum scriptores ab anno aerae christianae quingentesimo ad millesimumquingentesimum, vol. VIII
-BARTHOLOMAEUS DE NEOCASTRO, Historia Sicula, in Giuseppe Del Re, Cronisti e Scrittori sincroni Napoletani editi ed inediti
- DEL GIUDICE GIUSEPPE, La famiglia di Re Manfredi
- DELLA CHIESA, GIOFFREDO, Cronaca di Saluzzo
-FORGES DAVANZATI, DOMENICO, Dissertazione sulla seconda moglie del re Manfredi e su’ loro figliuoli
- LANCIA, MANFREDI, Il complicato matrimonio di Beatrice di Sicilia
-Monferrato. Saluzzo
-MULETTI, DELFINO, Memorie storico-diplomatiche appartenenti alla città ed ai marchesi di Saluzzo, vol II-III
- MUNTANER, RAMON, Crónica catalana
- SABA MALASPINA, Rerum Sicularum
- SAVIO, CARLO FEDELE, Cardè. Cenni storici (1207-1922)
-Sicily/Naples: Counts & Kings
45 notes · View notes
sofysta · 5 months
Text
Finalmente si parla non di mafia, ma della nostra storia gloriosa. Perchè la Sicilia, comunque si veda, è un cardine della cultura italiana. E sicuramente verrà la narrazione dell'800, del 900, della grande letteratura, mille storie ideate dai piu' grandi scrittori italiani...Capuana, Verga, De Roberto, Pirandello, Quasimodo, Sciascia, Vittorini, Bufalino, Consolo, Camilleri...quanta ispirazione.
E alle storie, si affiancano gli edifici meravigliosi, i luoghi. Verrà Basile, il grande liberty di un'epoca stupefacente.
Questa nuova visione della Sicilia andrà indietro nel tempo, quando la sopraffina corte imperiale di Federico II cullava le prime rime poetiche in italiano.
E il mondo greco, secoli prima, di questi imperiosi teatri dove si misurava la tragedia, e vicende meravigliose.
Quante storie deve ancora raccontare, questa terra.
Tumblr media
F. Ferla
31 notes · View notes
gregor-samsung · 3 years
Text
“ Dopo un’assenza quasi totale di cinquanta anni il senatore conservava un ricordo singolarmente preciso di alcuni fatti minimi. “Il mare: il mare di Sicilia è il più colorito, il più aromatico di quanti ne abbia visti; sarà la sola cosa che non riuscirete a guastare, fuori delle città, s’intende. Nelle trattorie a mare si servono ancora i ‘rizzi’ spinosi spaccati a metà?” Lo rassicurai aggiungendo però che pochi li mangiano adesso, per timore del tifo. “Eppure sono la più bella cosa che avete laggiù, quelle cartilagini sanguigne, quei simulacri di organi femminili, profumati di sale e di alghe. Che tifo e tifo! Saranno pericolosi come tutti i doni del mare che dà la morte insieme all’immortalità. A Siracusa li ho perentoriamente richiesti a Orsi. Che sapore, che aspetto divino! Il più bel ricordo dei miei ultimi cinquanta anni!” Ero confuso ed affascinato; un uomo simile che si abbandonasse a metafore quasi oscene, che esibiva una golosità infantile per le, dopo tutto mediocri, delizie dei ricci di mare! Parlammo ancora a lungo e lui, quando se ne andò, tenne a pagarmi l’espresso, non senza manifestare la sua singolare rozzezza (“Si sa, questi ragazzi di buona famiglia non hanno mai un soldo in tasca”), e ci separammo amici se non si vogliono considerare i cinquanta anni che dividevano le nostre età e le migliaia di anni luce che separavano le nostre culture.“
Giuseppe Tomasi di Lampedusa, La sirena. Prima pubblicazione nel volume Racconti, Prefazione di Giorgio Bassani, Collana Biblioteca di Letteratura: I Contemporanei n.26, Milano, Feltrinelli, 1961.
5 notes · View notes
abatelunare · 3 years
Text
Densa e accurata
Da ragazzo ho provato a leggere Simonetta Agnello Hornby. Ma evidentemente non ero pronto. Ci riprovo adesso, riuscendovi. La scrittura di questa autrice è densa come poche altre. Perché veicola una miriade di informazioni. Segue persone e oggetti con rara accuratezza. Descrivendo le scene corali con quell’abilità che solo gli scrittori siciliani hanno. Non è barocca - per lo meno nel romanzo che sto leggendo ora - ma lo stile risuona alto. L’andirivieni fra passato e presente è gestito con grande padronanza. Tra le sue pagine nulla si perde. Nemmeno uno spillo.
9 notes · View notes
siciliatv · 2 years
Text
Al teatro del Tempio Giunone consegnati i “Premi di Arte e Cultura Siciliana Ignazio Buttitta”
Il  “Premio di Arte e Cultura Siciliana Ignazio Buttitta” 23^ edizione,  è approdato quest’anno nella prestigiosa ed unica location del Teatro Tempio di Giunone, grazie alla disponibilità del Parco Archeologico Valle dei Templi di Agrigento. Il prestigioso Premio letterario, promosso dal  Centro artistico culturale “Renato Guttuso” di Favara, presieduto da Lina Urso Gucciardino, ha visto la presenza di un folto ed interessato pubblico. https://www.youtube.com/watch?v=_6DtS2xJyPg La manifestazione, presentata dai giornalisti Daniela Spalanca e Giuseppe Moscato, che ha curato anche la direzione artistica, ha visto anche l’esibizione della pianista Rita Capodicasa, della giovane promessa del canto Elisea Sciacca, dei musicisti e cantautori Antonio Zarcone e Giuseppe Maurizio Piscopo, e del chitarrista Tom Sinatra.  Sono stati oltre 500 i poeti e gli scrittori che, amanti dell’arte e della cultura siciliana, hanno partecipato al Concorso letterario, elaborati provenienti da ogni parte d’Italia ed anche dall’estero. Ecco i vincitori:   PREMI LETTERARI  -    Sezione Poesia:  1° ex aequo: “Vecchiu” di Graziella Torrisi - “Sciumi di paroli” di Rosa Di Martino;   2° ex aequo: “Scinni ca ti vasu” di Giuseppe Mallia - “Nivica” di Salvatore Amico;  3°  “Ogni pena passa” di Grazia Dottore.   Sezione Cuntu:  1° ex aequo: “E la pazienza finì” di Clementina Rotolo - “U misteri di nonni” di Vincenzo Campo; 2° “U miraculu di Rocca di Surfaru” di Maria Rosa Vicari;  3° ex aequo: “Ricordu u passatu” di Maria Assunta Maglio -  “Nfernu” di Giovanni Macrì.   LIBRI   Poesie in italiano:  1° “Stille Fugaci” di Gioacchino Di Giovanni;  2° “Il restauro delle linee” di Lorenzo Spurio.    Poesie in siciliano:  1° ex aequo: “Petri senza tempu” di Nino Barone -  “Li cosi semplici” di Giovanni Grasso;  2° “In anno pestilentie” di Mario G. Tamburello;  3° “U cuntu da nascita de Dei”  di Alfonso Craparo.   Saggi letterari:  1° “Una rilettura del Gattopardo” di Federico Guastella;  2° “La lingua di Koine”  di Nino Barone;  3° “Mario Gori” di Marco Scalabrino.   Saggi storici:  1° “Quando i Rangers vennero in Sicilia” di Pasquale Cucchiara;  2° “Al destino non si sfugge” di Santina Paradiso.   Sezione Folklore.  1° “La Pasqua a Lucca Sicula”  di Antonio Oliveri   Sezione Musica:  1° ex aequo: “La Sagra del Signore della nave da Luigi Pirandello a Michele Lizzi” di Rita Capodicasa -   “Vitti na crozza – La storia della musica dei Fratelli Li Causi”  di  Giuseppe Maurizio Piscopo e Antonio Zarcone.  Sezione Fotografia:  1° “Gente Mia” di Gianfranco Jannuzzo. Sezione Narrativa:  1° ex aequo: “Le Siciliane” di Gaetano Savatteri -  “L’arte della salvezza- Storia di Marck Art” di Carmelo Sardo;  2° “Tempo dell’anima, variabile e incerto”-  di Peppe Zambito.   Accanto alla Concorso letterario, sono stati consegnati anche i “Premi Speciali” destinati a siciliani che si sono particolarmente distinti nel campo lavorativo, sociale, artistico, sportivo, culturale, del volontariato, del giornalismo. Questi i premiati: Salvatore Urso (alla memoria), presidente del Gruppo comunale AIDO di Favara;  Lorenzo Reina artista-pastore creatore del Teatro Andromeda;  Giuseppe Cacocciola architetto, virtuoso della fotografia;  Salvatore Fazio giornalista RAI;  Salvatore Marullo collezionista di strumenti di comunicazione, radio storiche e strumenti musicali;  Tom Sinatra musicista, virtuoso della chitarra;  Franco Fasulo artista poliedrico, pittore.  Domenico Centamore attore protagonista di “Makari”;  Read the full article
0 notes
sciatu · 4 years
Photo
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Scrittori Siciliani - Giuseppe Tomasi di Lampedusa, suo cugino  Lucio Piccolo, Ignazio Buttitta, Vitaliano Brancati, Elio Vittorini, Salvatore Quasimodo, Giuseppe Consolo,Gesualdo Bufalino, Gesualdo Bufalino e Leonardo Sciascia, Leonardo Sciascia, Andrea Camilleri
Quando incominciai a leggere l’Ulisse di Joyce, mi sentii immediatamente in Irlanda. Non so esattamente perché ma parole descrizioni e situazione non potevano essere che Irlandesi, per non parlare poi di quando mr. Bloom mangia il rognone stufato con la birra! Non potevano non essere che nella verde Irlanda. Lo stesso mi accadde quando incominciai Cent’anni di solitudine. Ero ovviamente in un sud America, afoso, lussureggiante e irreale. Lo stesso leggendo Isabella Allende e il suo affabulante mondo onirico, colorato ed esuberante più di una chiesa barocca, mentre Thomas Mann aveva quella stretta, chiarissima logica nord europea anche quando parlava di Giuseppe in Egitto. Tutto questo per me fu una rivelazione. “Ognuno nasce con la sua cultura” mi sono detto allora. Conrad scriveva in inglese anche se polacco, ma leggendolo si comprende che chi scrive non è un perfetto gentleman inglese: la lingua è un vestito, ma già rivela quello che sei. Per cui, quel senso di limitato provincialismo che mi prendeva quando leggevo gli scrittori siciliani, scomparve. Non erano diversi in fondo dagli scrittori che nelle loro pagine rappresentavano quello che erano pur assumendo un valore, un senso universale. Per questo motivo non mi vergognai più di quel filo sottile e dominante che univa i vari scrittori alla prima madre, alla Sicilia. Pensare e scrivere in siciliano non fu più dotto vernacolo, ma letteratura. Il porre al centro del proprio mondo la propria origine, non era un rapporto limitato e limitante, era una similitudine del mondo. Il principe Tomasi nel suo Gattopardo, non era solo un principe siciliano, ma anche la decadenza di una classe sociale che non aveva mai dovuto lottare per sopravvivere. Quasimodo nelle sue poesie dove la Sicilia appare continuamente anche se lui è altrove, non è un poeta in esilio, ma un figlio che parla della madre, la ricerca della propria matrice e l’ostensione del proprio essere. Sciascia non ha scritto di cose siciliane ma ha rappresentato in Sicilia situazioni nazionali. Ignazio Buttitta, il più esplicitamente siciliano dei grandi poeti isolani, parlava degli emigranti siciliani morti nelle miniere del Belgio allo stesso modo di come un poeta Nordafricano potrebbe parlare oggi degli emigranti morti nel mediterraneo. In Sicilia poi, l’universalità nel particolare è facilitata dalla storia, dal mosaico culturale che l’isola è, dal continuo essere quello che siamo noi siciliani, dalla nostra capacità o necessità di essere uno, nessuno, centomila.
When I started reading Joyce's Ulysses, I immediately felt in Ireland. I don't know exactly why but words, descriptions and situation could only be Irish, not to mention when mr. Bloom eats kidney stew with beer! They could only be in green Ireland. The same happened to me when I began One hundred years of solitude. I was obviously in a South America, sultry, lush and unreal. The same when reading Isabella Allende and her dreaming, colorful and exuberant dreamlike world more than a baroque church, while Thomas Mann had that close, very clear Northern European logic even when he spoke of Joseph in Egypt. All of this was a revelation for me. "Everyone is how his culture born" I said to myself then. Conrad wrote in English although Polish, but reading his books we understand that the writer is not a perfect English gentleman: the language is a suit, but already reveals what you are. So that sense of limited provincialism that took me when I read the Sicilian writers disappeared. They were no different, after all, from the writers who represented in their pages what they were while assuming a value, a universal sense. For this reason I was no longer ashamed of that subtle and dominant thread that united the various writers to their first mother, to Sicily. Thinking and writing in Sicilian was no longer learned vernacular, but literature. Putting one's origin at the center of one's world was not a limited and limiting relationship, it was a similitude of the world. Prince Tomasi in his Leopard was not only a Sicilian prince, but also the decadence of a social class that had never had to struggle to survive. Quasimodo in his poems where Sicily appears continuously even if he is elsewhere, he is not a poet in exile, but a son who speaks of the mother, the search for one's own matrix and the ostension of one's being. Sciascia did not write about Sicilian things but represented national situations in Sicily. Ignazio Buttitta, the most explicitly Sicilian of the great island poets, spoke of Sicilian emigrants who died in the mines of Belgium in the same way as a North African poet could speak today of emigrants who died in the Mediterranean. In Sicily, universality in one particular is facilitated by history, by the cultural mosaic that the island is, by the continuous being that we are, by our ability or necessity to be one, nobody, one hundred thousand.
37 notes · View notes
Text
Montalbano sono!!
Tumblr media
Con te, si spegne una pagina di sicilianità pura.
Tu ci hai raccontati e riscattati da un'immagine cinematografica fatta di donne sotto scialli di lana e uomini con la lupara sotto braccio.
Hai creato nuove parole, nuovi volti, nuovi tempi e nuovi spazi.
Con te, il nostro dialetto è diventato una lingua nazionale. Si è trasformato da scarna pietra a capitello barocco.
Barocco come barocco è il cuore pulsante dei tuoi personaggi e come barocca è la natura dei luoghi che hanno ospitato le tue narrazioni.
Tu con la tua Sicilia ci hai fatto l'amore come un uomo fa l'amore con la sua sposa.
Ce l'hai consegnata pura ed elegante come solo i più grandi hanno saputo fare.
Non l'hai mai trattata come una prostituta che, per pochi spicci, si vendeva al tuo genio. No.
Tu hai disegnato una terra, bella e testarda; intrigante e colorata; tagliente e sinuosa; scoscesa e sorniona; sensuale e timida; cattiva e onesta; accorata e vera.
Una Sicilia che era una femmina speciale, alla quale portare rispetto e da trattare con devozione immacolata.
Con una penna, hai ricreato un universo diverso fatto di sole che non brucia, fichi d'india che non pungono e mare che non annega.
Hai colorato arancini e zagare; hai intrecciato reti di pescatori e trame; hai ucciso personaggi e preconcetti.
Tu, andando fuori dalla nostra isola, ne hai potuto fotografare i contorni più nitidi e puliti.
Hai potuto guardarla con l'autorevolezza e il rigore di un padre che ama la sua creatura.
Sei stato irremovibile ma non caino.
Duro ma mai feroce.
E ci hai regalato dignità diversa, nuove tonalità di caldo estivo e nuove piogge all'odore di salsedine.
Tu sei andato via da Girgenti ma sei sempre rimasto un siciliano, ancorato alla sua terra.
L'hai esplorata da lontano, affidandola al cuore di un figlio che avevi plasmato con l'inchiostro e con la cellulosa.
C'eri tu dietro gli occhi severi e limpidi del tuo amato Montalbano. C'eri tu dietro le sue gambe forti e scattanti.
C'eri tu dietro i suoi modi duri e la sua pelata cotta al sole.
Ci sei sempre stato tu su quella terrazza a guardare le onde, solo che lo hai fatto con gli occhi di Salvo, più lucidi dei tuoi, e ci sei sempre stato tu anche dentro un piatto di sarde a beccafico e un vassoio di cannoli.
Non lo so cosa pensa il commissario ora che tu non puoi suggerirgli più le parole ma, di sicuro, se esiste un universo parallelo che accoglie i personaggi che rimangono senza il loro creatore, so che lui è lì: a sentire, per te, "u scrusciu d'u mari" e ad ascoltare silenzi pieni di gratitudine e viscerale, immenso amore da destinarti, Andrea.
Senza di te, se ne va un pezzo del suo amore più grande: se ne va un pezzo della sua Tipo; un pezzo di Punta Secca; un pezzo delle sue scarpe logorate dalla polvere.
Si perdono i confini del suo volto, delle sue azioni, delle sue voglie.
Se ne va Adelina, un faro sulla sabbia, una trattoria sul mare, Livia e tutte le vite che si sono intrecciate alla sua, fino a ora.
Io lo immagino Montalbano in questo limbo senza Dio.
È sulla battigia.
Guarda l'andirivieni delle onde.
È un Adamo senza un padre al quale somigliare; un uomo creato da una penna che non può più aggrapparsi ai capoversi; un insieme di righe e spazi bianchi senza una pagina su cui distendersi.
Accanto al tuo primogenito, ci sono tutti gli altri.
C'è Mimì Augello, ad esempio.
In qualche modo, sei stato anche lui.
Ti sei innestato nella sua passione sconfinata per la bellezza; nelle sue risposte pungenti, nella sua vanità sarcastica e nella sua eleganza semplice e senza tempo.
E poi, ti sei fatto piccolo piccolo e ti sei rannicchiato nell' arguzia di Fazio, nel suo prevedere le domande, nella sua sapiente e quasi fastidiosa preparazione che però, mai sconfinava in saccenza.
Eri anche in Catarella.
Eri dentro la lingua strampalata del tuo personaggio più buffo.
C'eri tu dentro le porte chiuse male, le telefonate improbabili e quei simpatici fraintendimenti che tante risate ci hanno lasciato.
Loro erano te e tu eri loro e, tramite loro, ti sei regalato un'eterna Genesi dentro il tempo.
Grazie Camilleri.
Per essere stato il cantore di una Sicilia nuova e per averci regalato un nuovo orgoglio e una nuova consapevolezza su tutto il bello di cui siamo capaci, come siciliani.
Grazie mille per aver fatto un lavoro di scrittura che ci riscattati da anni di fiction ignobili e inutili volte a deturpare persino la nobile lingua che parliamo, fino a farla diventare una macchietta.
Grazie per aver ridato il giusto colore ai limoni e alle arance, alle ginestre e alle spine, al male e al bene.
Grazie per aver protetto le nostre radici e le nostre contraddizioni, senza giustificarle ma, semplicemente, raccontandole nella verità delle loro origini.
Grazie maestro e custode della nostra verace gioia, per averci voluto così bene.
Noi siciliani, parlando di te, avremo sempre un rispetto raro perché oggi la Sicilia perde un cantore della sua essenza, un poeta della sua semplicità e due occhi saggi e fieri che, anche al buio, hanno saputo vedere più lontano e più in profondità di tanti altri.
Perdonaci se qualcuno qui ti ha rotto i cabbasisi; salutaci il dottor Pasquano che tanto hai amato e, adesso, con nuove pupille, goditi il meritato cielo.
So che saprai raccontarlo con parole, originali e bellissime, anche agli angeli che già lo conoscono e, magari, tra una storia su una nuvola e un aneddoto sul sole, troverai un momento per parlare ai cherubini di un certo Salvo che, adesso, lavora, col cuore spezzato, in un commissariato di Vigata.
Gli parlerai di quanto ti somigli e di quanto coraggio hai avuto a lasciarlo andare perché ti sopravvivesse.
A riprova che gli scrittori non muoiono mai, veramente e i Re di Girgenti, come te, segnano profondamente la storia camminando su passi lievi e pensieri leggeri come la brezza marina.
Sofia Muscato
10 notes · View notes
Text
Un sogno fatto in Sicilia
Prendiamo lo spunto da un anniversario, per consigliarvi libri di scrittori siciliani: nel 1959, 60 anni fa, il Premio Strega fu assegnato postumo a Il gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Un caso davvero clamoroso per uno dei vertici della nostra letteratura, tradotto in tutte le lingue, celebrato con un film dal cast stellare, letto ancora oggi nelle scuole; eppure non solo fu premiato postumo (battendo Una vita violenta di Pasolini, anch’esso in lizza per il premio), ma fu anche pubblicato postumo, grazie all’impegno di Giorgio Bassani che convinse l’editore Feltrinelli, dopo la bocciatura di Einaudi e Mondadori, determinata dal parere negativo di Elio Vittorini, l’allora direttore della collana «I gettoni» (aliquando dormitat Homerus…): magra consolazione per noi miseri mortali che mietiamo insuccessi pur senza aver composto un tale capolavoro.
Destino simile anche per un altro siciliano illustre: Andrea Camilleri, candidato con Il birraio di Preston (che a mio avviso resta fra i suoi libri più belli), non entrò nemmeno nella cinquina dei finalisti allo Strega!
Tumblr media
Uno dei modi più efficaci per comprendere un popolo è sicuramente quello di conoscerne la letteratura, e per un paese complesso come la Sicilia questo passaggio è quasi indispensabile. A parte gli intramontabili classici come Verga, Pirandello (consiglio sempre le novelle, pillole di acuta introspezione), De Roberto, Capuana (non mi stanco mai di raccomandare Il marchese di Roccaverdina), Brancati, Sciascia (chi non ricorda il ‘quaquaraqua’ de Il giorno della civetta?), vogliamo citare anche Gesulado Bufalino che, nel racconto Sicilia plurale, tratto dalla raccolta Cere perse, parla appunto della pluralità delle Sicilie, dovuta a diversi fattori: geografici (la varietà del territorio), storici (le numerose dominazioni che hanno lasciato il segno), umani: “Vi è una Sicilia ‘babba’, cioè mite, fino a sembrare stupida; una Sicilia ‘sperta’, cioè furba, dedita alle più utilitarie pratiche della violenza e della frode. Vi è una Sicilia pigra, una frenetica; una che si estenua nell’angoscia della roba, una che recita la vita come un copione di carnevale”.
Per non parlare del meraviglioso Rubè di Giuseppe Antonio Borgese: si affretti chi non l’ha ancora letto ad affrontare questa bellissima storia ambientata durante la prima guerra mondiale, scritta con sapiente retorica, insospettate metafore, sottile ironia, lessico lussureggiante. Non solo una trama accattivante, ma un autentico diletto per gli amanti della buona lingua. Intriso di retorica futurista, il protagonista è un acceso interventista, fanatico militarista: “‘Anche s’io sono un uomo della misura comune, la guerra mi solleva. Con un atto volontario ho rinunziato alla mia volontà in favore dello Stato, ed esso in compenso mi moltiplica incarnando anche in me una decisione augusta della storia e facendomi partecipe della maestà dei tempi’. Musiche militari, misurate dal rullío del treno, gli passarono nell’immaginazione comentando quello slancio oratorio e frustandogli il sangue con la voluttà della marcia per quattro. L’amor di patria, ch’era stato passione nella sua adolescenza popolata di memorie romane e napoleoniche … gli diveniva sensuale … La guerra … gli appariva sempre più mirabile nella sua divina necessità e nel suo purificante splendore”.
Tumblr media
E ancora: lo scrittore-poliziotto Antonio Pizzuto, stimato nientemeno che da Gianfranco Contini, Vincenzo Consolo (Il sorriso dell’ignoto marinaio), Giosuè Calaciura, Matteo Collura.
Tumblr media
Sulla nuova “scuderia” di purosangue, allevati soprattutto da Sellerio, abbiamo scritto spesso nei nostri blog, ma vi suggerisco anche questo articolo di Repubblica: “Prolifica come poche, visionaria, bacino rassicurante di follia, un panorama vivacissimo che sta facendo i conti con la sua tradizione importante, spostando avanti gli obiettivi linguistici e stilistici, capace di anacronismi attuali e flash forward aristocratici: così gli editor della narrativa italiana descrivono le produzioni dei nuovi talenti siciliani”. L’articolo cita numerosi nomi, noi vogliamo ricordare: Davide Enia (il romanzo autobiografico, Appunti per un naufragio, ambientato a Lampedusa, è il suo libro più venduto), Gaetano Savatteri (milanese per nascita, ma siciliano per stirpe, il suo ultimo giallo Il delitto di Kolymbetra mette nuovamente alla prova il ‘detective per caso’ Saverio Lamanna), Giuseppe Bonaviri, Gian Mauro Costa, Roberto Alajmo, Giorgio Frasca Polara.
Tumblr media
Vogliamo chiudere questa breve (certo insufficiente) carrellata con una frase del pittore Renato Guttuso (il quadro raffigurato è la Vucciria, cioè il mercato di Palermo):
Anche se dipingo una mela, c'è la Sicilia.
Tumblr media
9 notes · View notes