Tumgik
#ti viene lo schifo
deathshallbenomore · 2 years
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yomersapiens · 7 months
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La pizzeria è gremita e i tavoli sono occupati da precoci coppiette giunte ben prima dell'ora più consona alla cena, forse per finire velocemente e correre in casa ad accoppiarsi. O forse perché vivo a Vienna e qua cenano quando i comuni mortali normalmente fanno merenda. Inutile che sfotto, se sono entrato in pizzeria a quest'ora è perché pure io sto morendo di fame. Conosco la capo sala, ha letto il mio libro e dato che mi saluta ancora devo dedurre che non le ha fatto schifo. Le chiedo se posso mettermi al bancone, sono da solo, fuori fa freddo e ho fame, che mi basta una margherita e me ne vado. Annuisce e i suoi occhi si fanno compassionevoli. Non faccio in tempo a sedermi che il ragazzo al bancone, notando la mia condizone solitaria, mi porge una birra che non avevo ordinato. Mi sorprendo e dico che ci deve essere stato un errore, che ancora non ho chiesto nulla. Mi risponde che fa lui, posso stare tranquillo. Io desideravo una coca-cola e ora mi tocca bere una birra offerta accidenti. C'è una seggiola di fianco a me con una giacca poggiata, la proprietaria mi chiede se desidero che la sposti, le dico che non serve, tanto non arriva nessuno. Mi sorride e torna a limonare con un barbuto uomo di quasi due metri. Più passa il tempo più gli alti mi stanno sul cazzo e vorrei segargli le gambe mentre dormono. Poi mi ricordo di essere sopra la media in Italia (e anche in Sud America) e torno a concentrarmi sulla sala. Ci sono davvero solo coppie, uscite per festeggiare la ricorrenza amorosa. Noto con piacere un cospicuo numero di tavoli occupati da persone dello stesso sesso che si tengono per mano. Sorrido per loro. Che belli che siete, godetevi questo momento, vi lascerete anche voi, non temete. Il volume della musica è troppo alto, decido di mettere le cuffiette e ascoltare qualcosa di diverso, un concerto per orchestra a tema videogiochi giapponesi, tanto sono da solo, non devo interloquire con nessuno. Mentre divoro la mia margherita penso a San Valentino. Al fatto che come festa non serva a molto, a meno che tu non abbia 16 anni e bisogno di un pretesto per scopare. Ma è utile per chi come me la vede come un post-it, messo per ricordardati di essere grato a chi ti vuole bene. Anche se non te lo meriti perché fai schifo come essere umano. Anche se dovresti ricordartelo ogni giorno ma tra una cosa e l'altra ti passa per la testa e allora eccoti una data. Una volta all'anno, fai sto sforzo e scrivi a chi ti vuole bene, scrivi quanto ti ritieni fortunato ad avere qualcuno che ti sopporta. Servono a questo le feste. Natale per ricordarti di ringraziare la famiglia. Il compleanno per ricordarti dell'esistenza di qualcuno. L'onomastico per ricordarti pure come si chiama. Ferragosto per ricordarti che l'estate sta finendo. Pasqua boh, non lo so, per ricordarti che è possibile uccidere una divinità forse. Finisco la pizza e mi arriva un'altra birra che ancora non ho ordinato. Mi giro in sala per capire a chi ho fatto pena stavolta. Nessuno mi guarda. La finisco contro la mia volontà e mi dirigo a pagare il conto. Mi viene detto dalla capo sala che oramai faccio parte della famiglia, che posso considerarmi un cugino acquisito e che quindi mi basta darle la metà della metà di quello che avrei dovuto dare. Quanto adoro fare pena. È il mio superpotere. Birra gratis, pizza scontata e posso andare a letto con la pancia piena. Una coppia mi avrà notato e ora sarà nata una discussione, prima di fare l'amore. "Tesoro, voglio adottare un triste italiano solitario, hai visto quanto era carino mentre mangiava la sua pizza, starebbe così bene con il nostro arredamento". Qualcun altro avrà girato un video che diventerà virale su tiktok e dove magari vengo insultato. Poco mi interessa. Torno a casa dal mio gatto, gli dico che lo amo e che sono grato ci sia lui a volermi bene. Lui, per tutta risposta, vomita sul tappeto. L'amore è un linguaggio variopinto e maleodorante talvolta.
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kon-igi · 5 months
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Ciao Kon,
Tu forse non ti ricorderai di me ma io invece ricordo un liquore alla liquirizia, più di un meet up e quello che doveva essere un incontro al Lucca Comics finito "male" per il troppo casino (non siamo riusciti a beccarci).
Ti scrivo in anonimo perché penso tu sia una grande cassa di risonanza perché nonostante tumblr sia diventato -non per noi nostalgici- un po' obsoleto vedo che continui ad essere un punto di riferimento per questa comunità e che forse tu con il tuo cinico dissezionare la situazione possa in qualche modo riuscire a scuotere i più, ma ahimè vige il segreto professionale, cose firmate e quant'altro che mi impediscono di esprimere questo disagio pubblicamente.
REGÀ I SORRISI DEI COMMESSI SONO FALSI. Non perché non abbiamo più voglia di fare questo lavoro, ma perché è diventato tutto uno schifo, le aziende e anche i clienti se vogliamo dirla tutta.
Cosa si cela dietro la vita del commesso?
Conta persone agli ingressi, voi non li vedete ma è così e di recente c'è anche il contapersone del passaggio esterno, quindi se non ti cazziano perché non hai venduto, ti cazzieranno perché non è entrata gente.
Statistiche: pezzi per vendita, scontrino medio, media di scontrino per ingressi. Voi non lo sapete, ma ogni giorni ci sono storici e budget da raggiungere in base anche solo ad un singolo ingresso che voi fate "per dare un'occhiata" - ora capite perché non è facile sorridere quando i vostri figli giocano ad acchiappino correndo fuori e dentro i negozi? Perché per quei venti ingressi senza scontrino ci sarà un area manager pronto a far il culo allo staff.
Se sei fortunato e capiti in una squadra in cui ci si spalleggia bene, altrimenti è l'azienda stessa a incentivare la lotta e l'invidia tra colleghi in una lotta tra poveri per mantenersi il posto al miglior venditore.
Non abbiamo mai abbastanza personale, MAI. Siamo spesso contati, se ci ammaliamo almeno nel mio caso ci si mette una mano sul cuore e per non mettere i colleghi in difficoltà si va a lavoro con due bombardoni di tachipirina col rischio di portarsi dietro il malanno per un mese.
Le ferie saltano perché decidono di aprire più punti vendita ma non di assumere gente che non soccomba al "gioco degli stagisti".
Turni del cazzo, spezzati e il più delle volte tutto quello che fai oltre l'orario di lavoro (anche la semplice chiusura) è straordinario che non viene contabilizzato.
Reperibilità quasi totale, manco fossimo in un ospedale. Nel tuo giorno libero è un miracolo non venir contattati dal gruppo di lavoro.
E poi vogliamo parlare dei vari festivi in negozio? Io ho dovuto combattere per avere un cazzo di permesso per la comunione di mia sorella.
È domenica, sono le 15 sono in turno da un'ora in un piccolo centro commerciale di due clienti entrate, una mi ha salutato e trattato come se le avessi offeso l'intero albero genealogico con uno sdegno tale che fa tanto lotta di classe quando siamo tutti nella stessa sudicia barca.
Quindi Kon, per favore aiutami a diffondere il verbo, io sono disposta a rispondere a tutte le domande di questo magico mondo cercando di farvi entrare in empatia con i commessi, ma per favore se non è proprio questione di vita o di morte: SMETTETE DI ANDARE A GIRO PER CENTRI COMMERCIALI, TANTO LA DOMENIC SIETE TUTTI SCOGLIONATI A PRESCINDERE E ALLORA STATE COI VOSTRI CARI, MAGARI È LA VOLTA BUONA CHE SMETTERANNO DI LUCRARE A VUOTO SU STO MONDO.
Ps: stare fino alle 18 fuori e poi riversarvi alle 20 nei negozi non funziona, mettetevi una cazzo di mano sulla coscienza.
Per me i centri commerciali sono un aberrazione sociale che riesce a darmi claustrofobia e agorafobia al contempo ma dopo essere stato a quello di Orio al Serio (aspettavamo che le figlie scendessero dall'aereo... direttamente nel centro commerciale!), ho fatto la tessera di iscrizione ai terroristi.
Non sono un nostalgico della bottega sotto casa, anche perché erano altri tempi e altri modi di vivere... mi basta il supermercato ma il centro commerciale è concepito perché la gente sia invogliata A VIVERLO e questo lo trovo demotivante.
Mi spiace per te ma alla fine mi spiace per tutte quelle persone - non schiavi ma servi - che devono sacrificare se stessi per il benessere superfluo di gente che dà tutto per scontato, quasi se lo meritassero.
E invece sono solo nati dalla parte giusta della società. E del mondo.
EDIT
Non mi ricordo di te al Meetup perché probabilmente ero già ubriaco <3
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scogito · 11 months
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Alle medie ho volutamente svolto un tema andando fuori traccia. Ci fu qualcosa nella tematica proposta che mi fece pensare al pianto e parlai di quello. Visto che stavo in una classe di merda e detestavo anche la prof d'italiano, tutto pensavo tranne che ai voti, e poiché a quell'epoca avrei solo voluto piangere il tema sgorgò in tutti i sensi come d'impulso.
Feci un errore catastrofico perché la stronza della prof lo trovò molto bello e nonostante il mio palese rifiuto di seguire la traccia, lo lesse a tutti.
I giorni che seguirono furono per me un inferno aggiunto a quello in cui già stavo e solo a distanza di anni appresi una grande lezione.
Si ignora il dolore e ci si rifiuta di capire quale senso e quale scopo abbia. Siamo abituati a farlo di default, per gli uomini è un senso di vergogna, per le donne è debolezza. Tutte cavolate.
Se oggi dovessi consigliare a qualcuno che per un motivo o per l'altro sta soffocando una sofferenza per mostrarsi forte, fare finta di niente e credere che il tempo la cancelli, direi solo di piangere. Tanto e senza freni. Libera subito tutto lo schifo che hai accumulato e guardalo bene.
Il pianto purifica i pensieri inutili ed è capace di portarti subito dentro al nucleo del problema. Ti strappa le maschere, ti distrugge le bugie. Non nasconde niente, non ha paura di niente.
Per questo ha un valore fondamentale per l'essere umano e per questo ti insegnano a non prendertene cura. A non ascoltarlo nemmeno.
Eppure al mondo si viene piangendo... Eppure si passa il resto dei giorni a evitare di farlo, come fosse una colpa, un puntino nel corso della vita da non far quadrare mai con tutti gli altri.
Quando invece la verità che ti serve sapere è lá dentro.
È dal tuo primo respiro che nel pianto c'è la tua evoluzione.
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lacyscabinet · 10 months
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Again.
Another femicide in Italy in a span of months and people still don't recognize that we have a problem.
Earlier this year a pregnant woman was brutally murdered by her partner.
A couple of months ago a nineteen year old girl was raped almost to death by a group of guys, and this is the translation of one of their declarations after the event (it won't be a hundred percent accurate because it's a translation but you'll get the point):
«Se ci penso mi viene lo schifo perché eravamo cento cani sopra una gatta, una cosa così l’avevo vista solo nei porno, eravamo troppi e sinceramente mi sono schifato un poco, però che devo fare la carne è carne, ma ti giuro dopo che si è sentita pure male, piegata a terra, ha chiamato l’ambulanza, l’abbiamo lasciata lì e siamo andati via. Voleva farsi a tutti, alla fine gli abbiamo fatto passare il capriccio»
"If I think about it I get disgusted we were a hundred dogs hovering over a cat, that was something we only saw in porn, we were too many and honestly I got a bit disgusted, but what do I have to do, meat is meat, but I swear after that she even felt sick, bending over on the ground, she called an ambulance, we left her there and went away. She wanted to do it with everyone, we just made her tantrum go away"
I have no words.
And now just days ago 22 year old Giulia Cecchettin was murdered by her ex-boyfriend and thrown in a lake. All because she was about to graduate from university while he wasn't.
He escaped and went to Germany but was luckily found by authorities, now he's waiting to be processed and (I hope with all my heart) get all the punishment he deserves, but I'm sure that whatever sentence he'll get won't be enough.
Kids, teenage girls and women don't feel safe here.
Rest in peace Giulia 🤍🕊️
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ideeperscrittori · 8 months
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10 MOTIVI PER CUI NON VORREI DIVENTARE FAMOSO
1. Quando sei famoso ti chiedono di rivelare il segreto del tuo successo, inventi una cosa sul momento e il giorno dopo su Libero fanno un titolo clickbait in cui ti attribuiscono la seguente frase: «Ha ragione Briatore. I giovani non hanno voglia di lavorare».
2. Siamo tutti protagonisti di almeno trenta foto poco edificanti scattate durante una gita scolastica. La nostra mente rimuove l'esistenza di quelle foto, ma loro sono da qualche parte e possono spuntare fuori all'apice della fama.
3. Chi è famoso non può neanche dire «forse non faccio del tutto schifo» e subito ribattono: «Ecco, lo sapevo. Si è montato la testa».
4. A una persona meticolosa potrebbe venire in mente di scrivere una biografia su di me per colpa della mia fama. Non voglio deludere aspiranti biografi mettendoli davanti alla triste realtà del mio rapporto simbiotico col divano.
5. Lo stile delle persone famose fa tendenza. E so già come va a finire. Un giorno indosso scarpe spaiate per la fretta, qualcuno lo nota, i salotti milanesi gridano al miracolo, la cosa sfugge di mano un po' a tutti, e mi ritrovo circondato da gente che sfoggia un sandalo e uno stivale da montagna.
6. I giornali mi stanno addosso. Ogni mia dichiarazione diventa un editoriale su Libero contro di me. Andrea Scanzi mi difende dicendo che sono un grande ma non quanto lui. Smetto di fare dichiarazioni. E su Libero cominciano a dire che il mio silenzio è un chiaro indizio di malafede.
7. Quando sei famoso non puoi dirti: «Ok, interessante, ma ora basta». Ogni tentativo di ridiventare sconosciuto si scontra con l'esistenza di una pagina su Wikipedia che parla di te. E quella pagina non può mica contenere elogi, altrimenti la gente pensa che te la sia scritta da solo.
8. Ho una giornata storta. Penso: «Domani andrà meglio». E invece il giorno dopo l'inviato di Striscia la Notizia mi bracca sotto casa, gira il coltello nella piaga con giochi di parole raggelanti e mi consegna il Tapiro d'Oro.
9. I famosi non possono salutare nessuno in uno spazio aperto perché qualsiasi loro gesto non ostile verso una persona viene interpretato come indizio di focosa relazione sentimentale. E su "Chi" i soliti ben informati rilasciano dichiarazioni tipo: «Si frequentano da un anno. È amore vero».
10. Dopo un bicchiere di troppo potrei accettare la proposta di fare un discorso motivazionale a Sanremo. Non voglio diventare astemio per evitare questo rischio.
FINE
[L'Ideota]
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greenbor · 3 months
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È una specie di gioco. Serve quando hai lo schifo addosso, che proprio non c'è verso di togliertelo. Allora ti rannicchi da qualche parte, chiudi gli occhi, e inizi ad inventarti delle storie. Quel che ti viene.
Ma lo devi fare bene. Con tutti i particolari. E quello che la gente dice, e i colori, e i suoni. Tutto. E lo schifo a poco a poco se ne va. Poi torna, è ovvio, ma intanto, per un po', l'hai fregato.
— Alessandro Baricco; Castelli di Rabbia
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shinynymph · 5 months
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Ho aperto una bottiglia di vino, non lo facevo da settimane.
Ho aperto una bottiglia di vino perché scrivere questa consegna m’irretisce: che ne so, io, del futuro? Che ne so, io, del mio, di futuro?
La mia psicologa m’ha detto di pormi domande anche fuori dalla stanza delle parole; allora, mi chiedo: sarà sempre così? Avrò sempre bisogno dell’ausilio di uno stato psicofisico alterato per guardarmi dentro? Per scovarmi?
Dove sono finita?
Non sarà poesia questa volta, se poesia possiamo definire quelle masse informi delle volte scorse. Non sarà logico, razionale, non seguirà un andamento lineare: questa sono io che scrivo di getto un flusso di coscienza che odierò dover rileggere per editare.
Probabilmente lo lascerò così: grezzo, magmatico, inusuale.
Io non so neanche cosa sia, il futuro. Treccani m’informa: futuro è
s. m. Il tempo che verrà o gli avvenimenti che in esso si succederanno.
Il tempo che verrà. Quando verrà?
Io procrastino il mio futuro, lo faccio da anni: congelata per decenni nello stato della studentessa che non vuole crescere, divenire adulta.
Il tempo che verrà, gli avvenimenti che in esso si succederanno:
allora il futuro è anche questo momento? Questo preciso ed esatto istante?
Il mio futuro di oggi prevede la sopravvivenza a questa giornata logorante, solitaria, alcolica, per poter andare a lavorare, poi, alle 23, staccare alle 3, andare a dormire.
È questo il mio futuro? È questo quello che mi aspetta una volta uscita dal nido sicuro, limbo lenitivo, che è la Holden?
Per anni ho procrastinato la mia laurea perché l’idea di lasciare la calda certezza dell’Università mi dilaniava.
Ora mi sono laureata, ma non l’ho fatto prima d’aver trovato già un morbido rimpiazzo.
Questa scuola.
Con le sue pareti dai colori caldi, i divanetti nei corridoi. Le consegne che ti obbligano a guardarti allo specchio. Mi viene in mente Elisa, di Menzogna e sortilegio:
E mi aggrappo agli specchi per ritrovarmi. Per non dissolvermi.
            Come Elisa
            Medusa
            Fluttuo nell'aria e
            L'avvolgo
            Questa stanza è piena di me;
           In me
           L'aria. -
si guardava allo specchio e lo specchio le rifletteva l’immagine informe di una medusa incorporea. Questo sono anch’io: non ho contorni, non ho definizioni, non mi lascio incasellare: sono magma, come lo è la mia scrittura schizofrenica; sono fluido, informe e scrosciante, flusso che pretende di divenire, vento che soffia frusciante.
L’eterno ritorno.
Futuro, il tempo che verrà o gli avvenimenti che in esso si succederanno. Io, nel mio futuro, voglio vivere. Nel mio futuro è la vita che voglio: è la tenacia, l’ostinata, imperitura, tenacia di vivere che voglio, nel mio futuro.
Sarebbe troppo semplice scrivere il manifesto politico e indignato: oh, sì, il pianeta va in fiamme; le disuguaglianze? Non c’è modo alcuno di eliminarle; il lavoro è precario, il lavoro fa schifo – sono una fiera anti-lavorista impenitente – come si può metter su famiglia in uno scenario apocalittico tale? Apocalittico ‘sto cazzo: questo è il nostro presente. Ma, poi, io voglio davvero mettere su famiglia?
Io,
nel mio futuro,
voglio vivere.
E nel mio presente io mi domando, mi imploro persino: Federica, risolvi te stessa, perché sei dipendente da ogni dipendenza, e cerchi costantemente la sofferenza perché altrimenti non senti niente; e tu devi sentire, devi sentire di esistere e non solo esistere;
Federica tu vuoi vivere e non semplicemente esistere.
Come si fa, allora, ad immaginare un futuro se è già il presente ad essere così precario?
Futuro. Il tempo che verrà o gli avvenimenti che in esso si succederanno. Talvolta ho desiderato non ci fosse alcun futuro per me. Talvolta, guidando, un pensiero intrusivo ha tentato d’ammaliarmi: non frenare, continua così, col pedale schiacciato sull’acceleratore, ai 100 all’ora contro quell’albero: in fondo, che hai da perdere?
Niente.
Sono qui.
Quel pensiero intrusivo sono sempre riuscita a riporlo in un cassetto.
Chiuso a chiave,
due mandate,
per sicurezza. Quanto m’ha spaventato, quanto ancora mi spaventa quando tenta, con le sue lunghe dita affusolate, d’aprirsi un varco nel mio conscio.
Ma io è vivere che voglio.
Nel mio futuro, è vivere che voglio
Fanculo al mondo che cade a pezzi: non riesco a tenere insieme neanche me stessa.
Fanculo al mondo che brucia: io ho bisogno del fuoco per sentirmi esistere.
Fanculo alle ingiustizie: di cosa scriverei, se questo mondo indecente fosse perfetto?
E, poi, di cosa parlerei, se io fossi una persona risolta?
Futuro: Il tempo che verrà o gli avvenimenti che in esso si succederanno.
Io nel mio futuro voglio succedermi.
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smokingago · 6 months
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🍀
Ci sono momenti in cui mi viene solo voglia di dirti che ti voglio bene. Non perché tu non lo sappia, ma perché straborda talmente il cuore di bene per te che, a tenerlo dentro, mi pare che esploda. Il solo pensiero che tu ci sia nella mia vita mi regala, ogni giorno, pensieri di gioia. Mi riconcilia con lo schifo che spesso vedo intorno e mi fa sentire grato alla vita per averci concesso questo incontro così arricchente e di crescita. Il solo sapere che ci sei crea in me uno scudo di Bellezza verso tutto quello che non funziona ed è come essere SuperEroi in un mondo di persone normali. Funziona così il voler bene reciproco: ci rende migliori. Ci fa stare bene. È antidoto a ogni solitudine. Ci sono momenti in cui mi viene solo voglia di dirti che ti voglio bene. È uno di quei momenti.
Letizia Cherubino
#smokingago
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ross-nekochan · 6 months
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Pubblico questo commento di @voracita perché voglio mettere in chiaro una cosa, dato che mi viene detto sia da sconosciuti arrabbiati nei commenti di IG, sia dai miei amici più intimi (e che penso quasi tutti qui sopra pure pensano) ed è:
TORNARE IN ITALIA NON È UN'OPZIONE
Non sono pazza, ho i miei buoni motivi:
1. Sono in una METROPOLI che è tipo 15/20 volte Milano con delle possibilità (potenzialmente) INFINITE - un posto come si deve per me ci deve pur essere
2. Me ne torno in Italia e che faccio? A casa dei miei non ci vado e non ho intenzione di farmi mantenere da uno di quei 2 idioti (e non perché non voglio fare la mantenuta ma proprio perché non voglio vedere la loro faccia manco da un binocolo)
3. Pure se tornassi, ci ho messo 1 anno dopo la laurea per trovare un lavoro che mi prometteva l'indeterminato... torno per passare un altro anno a fare un cazzo?
4. Il mio obiettivo principale qui è diventare ancora più brava in giapponese fino a diventare ancora più fluente a livelli anche lavorativi perché poi questa è l'unica skill seria che potrò spendere in Europa, anche perché...
5. Qui sanno talmente male l'inglese che un europeo qualunque è considerato dieci volte meglio per un lavoro in cui serve l'inglese. In Europa siamo delle schiappe atomiche (e mi ci metto dentro io per prima, sebbene laureata pure in inglese) rispetto a molti altri paesi europei;
6. Ci sono mille altre soluzioni che potrei prendere: cambiare casa, cambiare lavoro nella stessa azienda (facendo sempre IT), cambiare dipartimento nella stessa azienda (facendo qualcosa fuori IT). Quindi diciamocela tutta: sono pure io cogliona perché ancora devo prendere una decisione perché preferisco piangere piuttosto che spendere un capitale per traslocare + l'IT mi fa solo schifo e me ne voglio andare quanto prima ecc ecc
7. Bonus: il progetto temporaneo è cercare lavoro come una pazza fino a Luglio. Se non lo trovo e sono ancora a lavorare qui, cambio casa costi quel che costi.
Detto ciò, questo post NON È una sorta di polemica o attacco direttamente rivolto a chi ha fatto il commento sotto al mio post, ma è rivolto a TUTTI, pure ai miei amici (a cui alcune cose sono state già dette) che mi menzionano il ritornare in Italia.
No, no e NO. Non adesso, almeno.
Concludo con: questi malati mentali ti danno 10 giorni di ferie pagate all'anno... ti pare possa esistere la malattia come la intendiamo noi? Peggio di un lusso.
Posso solo stringere i denti e augurarmi buona fortuna.
(Buonanotte che qui è già mezzanotte~)
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chantallazzaretti · 5 months
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Viviamo in un mondo dove essere buoni e rispettosi viene considerato un difetto, dove empatizzare con gli altri viene considerata una debolezza, dove i cattivi vincono sempre e le ingiustizie spuntano come funghi.
Viviamo in un mondo dove bisogna sempre prevalere sull’altro, dove la propria voce spesso non vale nulla, dove l’impegno e la costanza nel lavorare su sé stessi ogni giorno non è mai abbastanza e dove l’egoismo è un vanto.
Non c’è spazio per le persone timide e introverse, ancora meno per chi ha sviluppato un mondo interiore fantastico e creativo. C’è solo spazio per persone che promettono tanto e poi non mantengono nulla.
Crescendo migliorerà. No, crescendo sarai solo più pieno di rabbia e rancore perché nonostante l’età sei sempre quel bambino piccolo e indifeso che non viene ascoltato.
Sei pessimista, ti dicono, sei depresso, ti dicono, devi lavorare su te stesso, ti dicono. No, la verità è che la vita fa schifo, a volte può addirittura essere brutale e senza pietà, e prima lo si capisce, prima lo si accetta, prima in quest’accettazione puoi trovare la pace e il conforto che meriti.
Un abbraccio a tutti noi, bambini incompresi.
@chantallazzaretti
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mermaidemilystuff · 1 year
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Sono stufa di quello che, sotto notizia, viene esaltato e elogiato. In questi giorni è stato dedicato (più di) un articolo ad un ragazzo, benestante figlio unico con entrambi genitori lavoratori, che andrà alla Normale di Pisa. Credo siamo arrivati a dei livelli davvero assurdi su queste glorificazioni: uno perché sinceramente ok bravo grande ma andare alla normale di Pisa non mi pare sia un evento così straordinario da ricevere titoli sul giornale, due perché credo sia profondamente ingiusto guardare solo alle "grandiosità" di persone che fin'ora nella vita avere una difficoltà non sanno nemmeno cosa significhi e per di più esaltando al massimo dei risultati che non sono nemmeno così eclatanti.
Così questo post voglio dedicarlo innanzitutto a mio cugino. Ragazzo dislessico e probabilmente con diverse altre difficoltà che non sono mai state approfondite, dopo la morte del padre ha finito con molta fatica le superiori ritrovandosi solo con sua madre Miss Testa di Cazzo che non lo aiuta men che meno supporta in nulla. Bravissimo con la musica, un quasi orecchio assoluto, si è finalmente diplomato al musicale dopo esser stato bocciato due volte e l'unica cosa che gli ha lasciato la scuola è un rigetto per gli strumenti. Nonostante tutto, nonostante a Natale quando l'ha detto quasi tutti sono scoppiati a ridere, lui quest'anno inizia informatica all'università. Ti voglio bene da impazzire, mai avrei pensato di vederti così felice e elettrizzato all'idea di continuare gli studi, grazie di esistere, mi insegni tantissimo, sono orgogliosa di te.
Voglio dedicare questo post a tutte le persone che nonostante le mille difficoltà della vita sono riuscite a raggiungere i propri scopi. Voglio dedicarlo a tutte le persone che sono dovute scendere a compromessi e a quelle che hanno dovuto rinunciare. Voglio dedicare questo post alle persone che vivono di quello che ormai passa per normalità o addirittura banalità.
In fine, vorrei dedicare questo post anche a me. Non sarò riuscita a prendere una laurea, non sarò diventata la prima italiana o la più giovane a fare qualcosa, non sono diventata ricca, non ho aperto un'attività progressista, non sarò un genio, non avrò fatto tutte le scelte giuste, non sono chissà chi o chissà cosa.
Ma sono qui. Dopo tutto quello che ho passato sono qui, sono viva e mando avanti la mia vita anche in modo funzionale. E ora dirò anche qualcosa che mi fa strano e un po' schifo perché stride molto col mio modo di affrontare e pensare le cose, ma: al mio posto il ragazzino neonormalista probabilmente si sarebbe sparato in testa a 19 anni, io al suo posto probabilmente sarei riuscita almeno a entrare come lui alla normale di pisa. Gli auguro il meglio, ma a me faccio anche i complimenti.
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donaruz · 1 month
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E TUTTO IL RESTO.
Ci ritroveremo fra sette minuti, caro Nicola e rifaremo tutto da capo. Avevamo detto così, no? Tutto da capo, cristo santo, non vedo l’ora di tornare a Villafalletto, fra quei campi che profumano di olivi e vigneti e terra bagnata e zolle leggere. Roba che quando la tieni fra le mani non puoi fare meno di baciarla, ti viene voglia di amarla davvero, quella terra.
Quando me ne andai presi una manciata e la misi in tasca, è una roba strana da fare, lo so, ma volevo portarmi dietro un ricordo concreto mentre partivo per la maledetta America. Già, la maledetta America, uno se la immagina smisurata e felice e disposta ad amarti. Ci pensi e ti vedi in una casa da muri bianchi e il tetto rosso e spiovente, che deve essere proprio uno spettacolo quando viene Natale. E poi il giardino e la strada alla fine del prato, ma non quelle polverose di Cuneo, no, strade pulite e lisce e infinite. Uno se la immagina piena di possibilità, la maledetta America, una roba che di giorno fai un lavoro dignitoso e la sera te ne stai seduto nel portico a chiacchierare e a bere un vino strano e magari a fumarti una sigaretta e guardi dentro casa la luce oltre la finestra e pensi che forse te la sei meritata davvero quella felicità. Uno se la immagina come il posto ideale in cui mettere radici e incontrare una donna e costruirci insieme un figlio nuovo di zecca e sentire che quello è il migliore dei mondi possibile, è il mondo di quelli che vanno là e ci restano per sempre, perché quella è l’America, amico mio, la maledetta America.
Un giorno l’ho fatto, sono saltato su una nave e sono venuto qui, “La providence” si chiamava, il nome prometteva bene. Uno schifo di viaggio, onde che sembravano uscite dal culo dell’inferno, e noi giù in terza classe a vomitare l’anima, fra le valigie di cartone e i mocciosi con i calzoni corti e le gabbie con le galline e le donne a pregare e i mariti a tirare giù bestemmie come sassate. Che poi un paio di volte l’avevo visto, il mare, e non sembrava così insopportabile, ma qui era un’altra faccenda, qui si trattava del fottuto Atlantico, amico mio, e quello quando ci si mette sa essere davvero cattivo. Me l’aveva detto mio padre una volta: “Attento Trômlin che quell’oceano lì è un gran figlio di puttana”, mi disse così, una volta soltanto e quello fu l’unico tentativo che fece per trattenermi.
Era frenetica, era urlante, era grande, cristo santo se lo era, smisurata da non rendersi conto quanto avresti dovuto camminare per vederne la fine, era ruvida, era diffidente, era fredda. Era New York.
Avrebbero dovuto dircelo, prima di farci rischiare la pelle sul fottuto Atlantico, intendo, doveva venire qualcuno a spiegarci com’era davvero, la maledetta America. Dovevano dirci che se sbarchi da emigrante ti trattano da pezzente e ti smistano insieme alle gabbie delle galline e a tutto il resto. Ti parcheggiano lì e ti urlano contro e tu non capisci una parola e quelli urlano ancora di più e ti spintonando come a ricacciartela in gola la tua dignità. Dovevano dirci che no, non c’è niente da fare, se sbarchi da emigrante non c’è modo di uscire da quel sobborgo popolato da valigie di cartone e gabbie e galline. E pezzenti. Era questa, la maledetta America.
E ci ho provato, amico mio, a tirarmi fuori da quello schifo di sobborgo. Ho dormito per strada, cristo santo se l’ho fatto, con il treno della sopraelevata che mi sferragliava sulla testa e le macchine che neanche si fermavano e la gente che rispondeva e il freddo e il tram e la maledetta America. E tutto il resto.
Ci ho provato, ho servito ai tavoli della gente che sta bene, mi sono bruciato i polmoni nella cave e logorato le mani in quella fottuta fabbrica di cordami. Alla fine mi sono stancato di prendere spintoni, penso sia normale incazzarsi un po’ e ho scoperto di non essere l’unico e che potevamo fare qualcosa e poi ho incontrato te. E tutto il resto.
Ma questo posto non li sopporta i pezzenti che alzano la voce, qui devi stare al posto tuo, fare la tua parte e crepare senza disturbare nessuno. Avrebbero dovuto dircelo, amico mio, che qui vincono sempre loro, questi sono capaci di metterti in casa una rivoltella e convincere il mondo intero che sei un delinquente e che mesi prima hai ammazzato un tizio di una banca e devi pagarla cara. E tutto il resto.
Dovevano dircelo di non pensarci neanche alla dignità, che se provi a farti rispettare va a finire che qui qualcuno si indispettisce e si mette a starnazzare frasi cattive sugli stranieri, come se essere emigranti fosse una colpa. Dovevano dircelo che per sentirsi migliori un sistema l’avrebbero trovato e che saremmo finiti su questa fottuta sedia, a farci friggere come stronzi, per un crimine che neanche abbiamo capito bene quale sia. Il tizio della banca, hanno detto che siamo stati noi, mi pare di aver capito così, che poi neanche sappiamo dove sia quella diavolo di banca. Ma dice che questo non importa, siamo stati noi e dobbiamo pagarla cara e gli emigranti sono tutti delinquenti e l’America ha il diritto di dormire tranquilla e che questo è in assoluto il migliore dei mondi. La maledetta America.
Sono passati sette minuti caro Nicola e sto arrivando, hanno appena dato il segnale, sto tornando lì, fatti trovare pronto che dobbiamo fare tutto da capo. Con questa manciata di terra nella tasca che mi porto dietro da tutta la vita e il fottuto Atlantico e la maledetta America. E tutto il resto.
“Io non augurerei a un cane o a un serpente, alla più bassa e disgraziata creatura della Terra, non augurerei a nessuna di queste creature ciò che ho dovuto soffrire per cose di cui non sono colpevole. Ma la mia convinzione è che ho sofferto per cose di cui sono colpevole. Sto soffrendo perché sono un anarchico, e davvero io sono un anarchico, ho sofferto perché sono un italiano, e davvero io sono un italiano. Se voi poteste giustiziarmi due volte, e se potessi rinascere altre due volte, vivrei di nuovo per fare quello che ho fatto già”. (dal discorso di Bartolomeo Vanzetti prima di essere giustiziato sulla sedia elettrica a sette minuti di distanza da Nicola Sacco. Questo brano è per loro e per tutti quelli che sono calpestati).
Francesco Lollerini
23 Agosto 1927
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chouncazzodicasino · 7 months
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Qual è la cosa più bella che ti ha mai detto un cliente? e la più brutta?
La cosa più brutta? Mmmm, non penso che se dei clienti pensassero delle cose brutte me le verrebbero a dire in faccia. Io mi auguro che non abbiano cose brutte da dire sul mio operato, credo di essere molto brava e "accudente" con loro. Di sicuro può non piacere il prodotto che vendo e quello me lo dicono senza filtri, anche senza il filtro dell'educazione e della decenza aahahahah. Dicono che le carte da parati che vendo fanno schifo, che costano troppo, che le pitture sono costose e non le trovano di qualità (questa però è una cosa oggettivamente sbagliata perché la qualità è molto alta), cose così. Una volta sono stata molto male per una cosa che mi ha detto una cliente, continuava a dire che avevo sbagliato a fare il conto della carta da parati ma non era vero e quando ho provato a spiegarglielo lei mi ha detto con un tono di superiorità "Guarda, ho ragione io. Sono ingegnere." ecco questo mi ha fatto molto male. Le ho risposto che visto che è ingegnere doveva capire con molta facilità il mio calcolo ma alla fine non è riuscita proprio a dire che avevo ragione, non era fisicamente fattibile per lei dirlo. Il modo in cui mi è stato detta quella frase e tutte quelle intorno è stato molto brutto, ho pianto tanto.
La cosa più bella? Tante, sono sincera. Quando mi viene detto che la casa è come la sognavano, come la volevano, che si sentono felici quando vedono le cose che abbiamo fatto insieme, che si sentono tranquilli, a me queste cose mi fanno esplodere il cuore. Per me vivere bene la propria casa è fondamentale. Una cosa che porterò sempre nel cuore è una signora che ho accompagnato nella scelta delle finiture della casa. Una ritrutturazione lunghissima e problematica. E' arrivata da me devastata, psicologicamente e fisicamente, aveva ogni giorno nuovi tic nervosi e la tensione era davvero tanta (le ristrutturazioni possono devastare le persone). A fine lavori mi ha abbracciata piangendo di gioia, sorridendo, senza più tic e mi ha detto che ero stata il suo "angelo custode". So che non era una frase di circostanza e questo evento ogni tanto me lo ricordo per coccolarmi.
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Solo che siamo in Italia...
Solo che siamo in Italia e il carcere non ti riforma, soggetti simili meritano il peggio, se non la morte. Sì, a questi pezzi di merda auguro di morire in carcere, solo che siamo in Italia e vai con pene di 6 anni o poco più.
La carne è carne? Bene, spero che in carcere qualcuno decida di far vivere loro un'esperienza simile. Pagare tasse e tasse per tenere in carcere soggetti come questi perché "dobbiamo dargli una seconda opportunità ", ma anche no! Soggetti simili sono parassiti, se a 20 anni arrivi a tanto, se arrivi a giustificare uno stupro con frasi aberranti non credo che a 25, 30 o 40 sarai migliore.
"Ieri sera niente, se ci penso un po' mi viene lo schifo perché eravamo ti giuro 100 cani sopra una gatta, una cosa di questa l'avevo vista solo nei video porno, eravamo troppi, sinceramente mi sono schifiato un po', ma che dovevo fare? La carne è carne, gliel'ho abbagnato pure io il discorso..."
Queste merde non si pentiranno mai di cosa hanno fatto, basti pensare che la madre di uno degli aggressori ha aggiunto che la ragazza era una poco di buono, ha consigliato al figlio di nascondere il telefono e rimuovere il video dell'abuso. È una frase di fatto ormai, ma "educate i vostri figli " perché merda del genere viene cagata da stronzi ancora più grandi di loro.
Inoltre questa notizie arriva subito dopo quella di Firenze dove due 19enni accusati di stupro sono stati ASSOLTI per "aver frainteso il no della ragazza". Certo, sono solo fraintendimenti questi. Poverini loro hanno solo capito male, lei semplicemente doveva essere più convincente a dire di no.
Se si arriva a tanto allora non ditemi che pensare alla castrazione chimica sia da folli o che la pena di morte non serva a nulla. Come rovini o poni alla fine la vita di qualcuno, forse nemmeno tu meriti di restare qui, non meriti una seconda opportunità, non meriti di respirare quest'aria, non meriti di rifarti la vita mentre la vita delle vittime finisce quel giorno stesso.
La carne è carne, ecco a voi i nomi della carne da macello:
- Angelo Flores, 22 anni
- Gabriele Di Trapani, 19 anni
- Cristian Barone, 18 anni
- Christian Maronia, 19 anni
- Samuele La Grassa, 20 anni
- Elio Arnao, 20 anni
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laragazzafortesworld2 · 8 months
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No rega seriamente, voi state davvero male, ma serio serio.
Chi ama non tradisce, indipendentemente da tutto, se si è lontani, se si hanno dei problemi, ecc...
L'amore è una cosa seria, il divertimento si fa quando si è single non quando si sta con un'altra persona, perché è mancanza di rispetto, fiducia ed empatia, ma soprattutto di tempo.
Se devi giocare con i sentimenti di una persona, comprati la play piuttosto.
È come quando mi vengono a dire " Eh vabbè si ci ho scopato ma non provavo niente per lei, quindi non è tradimento"💀, cioè raga ma seri? Riprendetevi per favore.
Poi mi chiedono "Ma perché sei così diffidente e hai così tante paranoie?" , basta guardare sti soggetti raga.
Oppure "sono fidanzata" e ti rispondono con "Vabbè ma tanto mica sono geloso"💀💀💀, oppure "e che fa? Nessuno lo viene a sapere, rimane tra di noi".
Non avete dei cazzo di valori ne una cazzo di dignità, fate schifo.
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