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#Comici di strada
State organizzando un evento davvero speciale?
State organizzando il vostro matrimonio? Avete già scelto la chiesa per il vostro rito religioso? Oppure il ristorante per il ricevimento? non avete tempo per scegliere la musica e o l’animazione per il vostro matrimonio? Ci pensiamo noi. Il nostro lavoro consiste nel proporvi i migliori musicisti in base al vostro budget di spesa, oppure a consigliarvi la migliore idea per stupire i vostri…
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ilquadernodelgiallo · 8 months
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Ah, i vecchi, quando ricordano, non fanno altro che mentire! Idealizzano il passato non avendo più alcun futuro, perciò mentono a sé stessi in maniera spudorata. Illusione e menzogna, sono queste le assi su cui si recita la commedia umana, è sempre stato così. [...] Ecco cosa rimane di tutti i nostri furori ideologici e amorosi!, ho pensato, nient'altro che una buffonata recitata da vecchie carampane, senza neppure un briciolo di vergogna o di compassione. [...] è naturale che pensi a chi ero io a quel tempo, al tempo perduto della giovinezza. E a quel punto è inevitabile che riveda agitarsi nella memoria un fantoccio tremendamente stupido e frenetico. Un pagliaccio che si ostina ancor oggi a tenere aggiornato - con implacabile e funereo masochismo - questa specie di diario dell'infamia e del disinganno. [Le scarpe di Joyce] _______________
Avvolto da fili di nebbia e pioggia, cammino attraverso l'autunno con la sensazione di camminare in compagnia di fantasmi. Di notte, li vedo nei sogni. Di giorno, mi seguono per strada indossando gli abiti delle persone più comuni. Invisibili a tutti, ma non ai miei occhi. A volte, quando me li sento alle spalle, con il fiato già sul collo, mi metto a correre all'impazzata in mezzo alla gente. Corro per sfuggire ai demoni che mi perseguitano camuffati da individui normali, ben sapendo che dietro alle loro maschere bonarie, da uomini qualunque, si celano in realtà delle terribili sfingi con la testa di falco. [Unghie sporche di sangue] _______________
I saluti che ci scambiamo all'uscita dal ristorante, le promesse assurde di incontrarci di nuovo e al più presto (addirittura di «non perderci mai più di vista»!), sono in realtà  degli addii definitivi, vere e proprie epigrafi scolpite sulla tomba del nostro comune passato. E in effetti, dopo aver guardato in faccia il passato, non resta nient'altro che ammutolire mentre gli occhi si riempiono di lacrime e di cenere. [Compagni di classe] _______________ «Tutto questo rumore assordante, lo senti? Tutto questo chiasso infernale, ti assicuro, è niente in confronto alla voce da femminuccia del mio carnefice», aveva detto al momento di salutarmi. [Una voce da femminuccia] _______________
Un petulante balbettio letterario sale molesto da ogni parte d'Italia, è quella marea di grafomani incontinenti che non hanno nulla in comune con la letteratura (cantanti, comici, politici, magistrati, alienisti, maghi, casalinghe, prostitute, conduttori televisivi, ballerine e onanisti vari) e che producono quotidianamente tonnellate di mucillagine cartacea. Tonnellate di porcherie che ammorbano l'aria e ti investono in faccia appena ci si arrischia a mettere il naso in una libreria. [...] Fortini ci confessò che quei pennini gli ricordavano un viaggio in Russia di tanti anni addietro: accogliendo lo scrittore italiano a Leningrado, alla stazione ferroviaria Finlandia, un addetto culturale russo si era sfilato dal taschino della giacca la penna e, donandogliela, gli aveva detto: «Scrivi sempre la verità!». [I pennini di Fortini] _______________
Conservo ancora una copia di La croce e il nulla, forse il suo [di Sergio Quinzio] libro più illuminante e profetico, sul cui frontespizio aveva scritto per me questa dedica speciale: caro Francesco, non conosciamo fino in fondo neppure la sofferenza e la morte se non le confrontiamo con un disperato bisogno di giustizia, di consolazione e di pace. Non perdiamolo, a qualunque costo, cerchiamo, se non altro per questo, di serbare anche la più esile memoria della gioia e della speranza. Il nulla dissolve anche la sofferenza e la morte di chi ha sofferto e di chi è morto. [Fra l'immondezzaio e l'eternità] _______________
Adesso che sono diventata cieca, io non vedrò più il demonio. Al contrario di me, tu sei condannato invece a vedere ancora a lungo i tuoi fantasmi. Ti accompagneranno fino alla tomba, te l'assicuro, i tuoi dannati incubi diurni e notturni. Perché la questione in fondo è molto semplice. Per non dire banale, ed è che tu sei vissuto finora murato vivo dentro il carcere della memoria. Sepolto sotto un cumulo di ricordi e con la mente sempre rivolta verso l'infanzia, alla fine sei diventato pazzo di nostalgia. La nostalgia dell'infanzia, è questo il tuo dramma. La tua malattia. «Una malattia subdola e regressiva che ti obbliga a rielaborare ossessivamente il lutto per la perdita della tua innocenza puerile, conservandoti così al riparo dal terrore della morte. Una malattia incurabile che ti costringe a tenere lo sguardo puntato non verso il futuro, di cui non ti è mai interessato un accidente, bensì verso il passato. Verso quei fasti inceneriti della nostra infanzia in comune, come ti ostini a chiamare con ridicola enfasi i nostri giochi infantili sulle rive verdeggianti del Tartaro, in quel piccolo eden di nome Ca' Labia.» [Negli occhi del diavolo]
Francesco Permunian, Il gabinetto del dottor Kafka
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gregor-samsung · 2 years
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“ Il male oscuro di Giuseppe Berto esce nello stesso anno di Frost, di Thomas Bernhard. Erano gli anni sessanta e la prosa di moda era per lo più sperimentale, poesia in prosa, tentativi di estenuare le ultime avanguardie, in Europa dico. Entrambi esordiscono in un anno difficile, presi tra ansie ideologiche e spinte neo-neorealistiche (come si diceva allora), con due romanzi curiosamente accordati vicendevolmente: poco drammatici, anzi per nulla; estremamente tragici, e furiosamente comici. L’italiano prenderà una strada poi raccolta da altri e non mantenuta. L’austriaco, invece, comincerà un attraversamento ossessivo delle sue compulsioni, dei suoi pensieri e dei suoi fantasmi, diventando uno dei più grandi scrittori del Novecento. Berto ogni cinque anni viene riscoperto, la gente compra la nuova edizione ma comunque alla fine non lo legge. Vi inviterei a raggiungere la vostra biblioteca, a prendere la copia che avete (lo so che ce l’avete) e a leggere le prime dieci pagine del Male oscuro. Un assoluto capolavoro di lirica, di tono e di equilibrio della dismisura. Con Berto si ride tanto, come con Bernhard, e si ride a denti stretti, ma si ride soprattutto col cervello. Bernhard diventa gigantesco per me quando ne scopro il teatro, ma è un dato biografico. Ma visto che non sto scrivendo un saggio va bene anche il dato biografico, no? “
Giovanni Spadaccini, Compro libri - anche in grandi quantità. Taccuino di un libraio d’occasione, UTET, 2021. [Libro elettronico]  
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londranotizie24 · 6 months
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francyfan-bukowsky · 9 months
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non importa con chi sto
la gente mi dice sempre,
stai ancora con lei?
la mia relazione tipo dura
due anni e mezzo.
nonostante guerre
inflazione
disoccupazione
alcolismo
gioco d'azzardo
e il mio nervosismo degenerato,
penso di cavarmela abbastanza bene.
mi piace leggere il giornale della domenica a letto.
mi piacciono i nastri arancioni legati intorno al collo del gatto.
mi piace dormire addosso a un corpo che conosco bene.
mi piacciono ciabatte nere ai piedi del letto
alle 2 del pomeriggio.
mi piace vedere come sono venute le fotografie.
mi piace che mi aiutino a superare le feste:
4 Luglio, Festa dei Lavoratori, Halloween, il Ringraziamento,
Natale, Capodanno.
sanno come scendere queste rapide
e sono meno impaurite dall'amore di quanto lo sia io.
riescono a farmi ridere quando comici professionisti non ce la fanno.
e poi a uscire a comprare il giornale insieme.
ha i suoi vantaggi essere soli
ma si avverte un calore insolito nel non esserlo.
mi piacciono le patate rosse bollite.
mi piacciono dita e occhi migliori dei miei che sanno sciogliere i nodi delle stringhe.
mi piace lasciarle guidare l'auto nelle sere buie
quando la strada e il tragitto mi pesano,
l'autoradio che va
accendiamo sigarette e parliamo un po'
e ogni tanto
stiamo zitti.
mi piacciono le forcine sui tavoli.
mi piace vedere le solite pareti
la solita gente.
non mi piacciono le litigate folli e inutili che scoppiano sempre
e non mi piacciono in queste occasioni
quando non do nulla
quando non capisco nulla.
mi piacciono gli asparagi bolliti
mi piacciono i ravanelli
i porri.
mi piace portare la macchina all'autolavaggio.
mi piace quando vinco dieci dollari per una giocata data sei a uno.
mi piace la mia radio che suona continuamente
Sostakovic, Brahms, Beethoven, Mahler.
mi piace quando sento bussare alla porta ed è lei.
non importa con chi sto
la gente mi dice sempre,
stai ancora con lei?
magari pensano che le seppellisco tutte
sulle colline di Hollywood.
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Da: Sull'amore
Charles Buk🖤wski
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50 KM ALL'ORA
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✔️ 𝐒𝐓𝐑𝐄𝐀𝐌𝐈𝐍𝐆 𝐎𝐑𝐀 𝐐𝐔𝐈 ▶ https://t.co/IfSUPbiS0M
:: Trama 50 km all'ora ::
Rocco e Guido sono fratelli, ma non potrebbero essere più diversi. Tanto Rocco è silenzioso, pacato e timoroso, quanto Guido è chiassoso, incontenibile e spericolato. Trent'anni dopo la sua partenza, Guido torna sulle natie colline dell'Emilia-Romagna per partecipare al funerale del padre, che gli ha lasciato una lettera di commiato in cui gli chiede di andare a spargere le sue ceneri sulla tomba della madre, nel cimitero di Cervia. I due fratelli partiranno così per questa insolita missione, e lungo la strada - fra un battibecco e l'altro - scopriranno di avere ancora molto in comune, e qualche segreto da rivelarsi (o no) a vicenda. Per i suoi scopi e le sue intenzioni è centratissimo e, cosa non scontata, fa ridere spesso, a volte di gusto, grazie a una serie di gag ben scritte e ben interpretate dal duo centrale. 50 km all'ora sta all'Emilia-Romagna come Basilicata coast to coast sta alla Lucania. La chimica di coppia tra De Luigi e Accorsi, ricca di improvvisazioni momentanee, funziona soprattutto grazie ai tempi comici di Accorsi, cui il ricongiungimento con le radici emiliane fa sempre un gran bene
Un film (in Italiano anche pellicola) è una serie di immagini che, dopo essere state registrate su uno o più supporti cinematografici e una volta proiettate su uno schermo, creano l'illusione di un'immagine in movimento.[1] Questa illusione ottica permette a colui che guarda lo schermo, nonostante siano diverse immagini che scorrono in rapida successione, di percepire un movimento continuo.
Il processo di produzione cinematografica viene considerato ad oggi sia come arte che come un settore industriale. Un film viene materialmente creato in diversi metodi: riprendendo una scena con una macchina da presa, oppure fotografando diversi disegni o modelli in miniatura utilizzando le tecniche tradizionali dell'animazione, oppure ancora utilizzando tecnologie moderne come la CGI e l'animazione al computer, o infine grazie ad una combinazione di queste tecniche.
L'immagine in movimento può eventualmente essere accompagnata dal suono. In tale caso il suono può essere registrato sul supporto cinematografico, assieme all'immagine, oppure può essere registrato, separatamente dall'immagine, su uno o più supporti fonografici.
Con la parola cinema (abbreviazione del termine inglese cinematography, "cinematografia") ci si è spesso normalmente riferiti all'attività di produzione dei film o all'arte a cui si riferisce. Ad oggi con questo termine si definisce l'arte di stimolare delle esperienze per comunicare idee, storie, percezioni, sensazioni, il bello o l'atmosfera attraverso la registrazione o il movimento programmato di immagini insieme ad altre stimolazioni sensoriali.[2]
In origine i film venivano registrati su pellicole di materiale plastico attraverso un processo fotochimico che poi, grazie ad un proiettore, si rendevano visibili su un grande schermo. Attualmente i film sono spesso concepiti in formato digitale attraverso tutto l'intero processo di produzione, distribuzione e proiezione.
Il film è un artefatto culturale creato da una specifica cultura, riflettendola e, al tempo stesso, influenzandola. È per questo motivo che il film viene considerato come un'importante forma d'arte, una fonte di intrattenimento popolare ed un potente mezzo per educare (o indottrinare) la popolazione. Il fatto che sia fruibile attraverso la vista rende questa forma d'arte una potente forma di comunicazione universale. Alcuni film sono diventati popolari in tutto il mondo grazie all'uso del doppiaggio o dei sottotitoli per tradurre i dialoghi del film stesso in lingue diverse da quella (o quelle) utilizzata nella sua produzione.
Le singole immagini che formano il film sono chiamate "fotogrammi". Durante la proiezione delle tradizionali pellicole di celluloide, un otturatore rotante muove la pellicola per posizionare ogni fotogramma nella posizione giusta per essere proiettato. Durante il processo, fra un frammento e l'altro vengono creati degli intervalli scuri, di cui però lo spettatore non nota la loro presenza per via del cosiddetto effetto della persistenza della visione: per un breve periodo di tempo l'immagine permane a livello della retina. La percezione del movimento è dovuta ad un effetto psicologico definito come "fenomeno Phi".
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micro961 · 9 months
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Stefano Napolitano - Il singolo d’esordio è “Cadendo”
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Una profonda crisi esistenziale, un testo del passatoe la sua personale rinascita artistica
Nel giro di due anni escono tre libri, una web series e questo primo singolo un po' controcorrente, specialmente in un momento critico in cui la musica delle nuove generazioni sembra aver preso la strada del pettegolezzo, dell’estetica peggiore e del gossip. Stefano Napolitano pubblica “Cadendo”, esordio con un brano dalle atmosfere wave/dark, dal sottofondo velato di elettronica, firmato dalla collaborazione con il producer di Alex Gaydou:
«Una canzone che inizialmente nacque come testo nel 1993 a seguito del ricordo di una profonda crisi esistenziale vissuta anni prima. Venne successivamente inserita nel primo libro “Pensieri di seconda scelta” uscito nel 2021. Nel 2003 compongo la parte musicale. Ricordo un giorno di essermi trovato da solo in casa ad ascoltare il cd di un gruppo milanese La Sintesi dal titolo “Un curioso caso”. Lo ascoltai ripetutamente per diverse ore e, a un certo punto, sentii arrivarmi in testa l’ispirazione. Spensi lo stereo di colpo, abbracciai la mia chitarra e cominciai ad eseguire un giro di accordi un po' inconsueti con una melodia articolata che mi arrivò all’improvviso. Mi ricordai di quel testo scritto dieci anni prima e, straordinariamente, mi accorsi che quella melodia era perfetta per quelle parole. La registrai su un nastro e poi lo conservai in un baule insieme al resto delle cose che scrivevo. Passarono altri due decenni». Stefano Napolitano
Stefano Napolitano nasce a Torino il 15 febbraio del 1966.A 18 anni lavora presso un’agenzia pubblicitaria che si occupa di sondaggi per l’allora nascente Mediaset. Comincia a scrivere articoli musicali e culturali per alcune testate giornalistiche della sua città. Nel 1998 Giorgio Gaber gli concede un’intervista presso il Teatro Alfieri di Torino un’esperienza che descrive tra le più emozionanti della sua vita. Poi è la volta di Morgan e dei Bluvertigo, di Nicolò Fabi, dei comici della rassegna Zelig come Giobbe Covatta, Paolo Hendel e Raul Cremona fino ad arrivare a Valerio Liboni, Alberto Fortis, Johnson dei Righeira, Natalino Balasso, Walter Rolfo e il mago Alexander. Dopo un’esperienza con Publitalia, nel 2000 decide di abbandonare definitivamente l’ambiente perché nocivo e troppo politicizzato.Nel 2021 con la pubblicazione del suo primo libro “Pensieri di seconda scelta”, una raccolta di brani sull’amore, la vita e la morte.L’anno successivo pubblica una web series dal titolo “A Real and Reactionary Resurrection” che fa da ponte all’uscita del suo nuovo libro “Lucifero si racconta” scatenando una serie di reazioni sul web al punto che nell’aprile del 2023 conduce insieme ad Ivana Posti un programma su GRP, emittente televisiva torinese, che porta il titolo omonimo del libro, per spiegare le motivazioni che lo hanno spinto a scrivere quell’opera. Durante la programmazione delle 4 puntate vengono invitati giornalisti del calibro di Anna Tamburini Torre e scrittori come Laura Fezia, oltre ad attori e pensatori.È stato ospite fisso per un anno, tutti i mercoledì mattina, nel programma di Wlady Tallini “Cosa succede” trasmesso da Primantenna Tv nel quale recitava alcune sue poesie partecipando anche come opinionista sui fatti del giorno.In questo 2023 esce il suo terzo lavoro letterario dal titolo “Inseguendo L’aura” e il 1 dicembre 2023 viene pubblicato il suo primo singolo dal titolo “Cadendo” il cui testo era già presente nel primo libro “Pensieri di seconda scelta” (2021).
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lamilanomagazine · 1 year
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Continua il "PeM! Festival - Parole e Musica in Monferrato", attesi Gene Gnocchi, Flaco Biondini, il Pem Music Contest, Mauro Pagani e altro ancora
Continua il "PeM! Festival - Parole e Musica in Monferrato", attesi Gene Gnocchi, Flaco Biondini, il Pem Music Contest, Mauro Pagani e altro ancora. È in pieno svolgimento il "PeM! Festival - Parole e Musica in Monferrato", la rassegna piemontese di incontri, racconti e canzoni che farà tappa in dieci comuni, a partire dal capofila San Salvatore Monferrato, con la direzione artistica di Enrico Deregibus. Dopo gli appuntamenti con Paola Turci, Eugenio Cesaro degli Eugenio in Via Di Gioia, Manuel Agnelli, Filippo Gambetta/ Fabio Vernizzi, l'omaggio a Rosetta Loy, Emma Nolde, Matteo Bordone, il Conciorto di Biagio Bagini e Gian Luigi Carlone, si continua con una serie di serate decisamente variegate, come sempre a ingresso gratuito. Gene Gnocchi: Si comincia giovedì 14 settembre, alle 21,con un incontro/spettacolo con Gene Gnocchi a Balzola, per proseguire il 17 alle 18 con un incontro/concerto con Flaco Biondini a Camagna Monferrato. Il 20 settembre alle 21 ci sarà invece l'attesissima finale del Pem Music Contest al Country Sport Village di Mirabello Monferrato con Camilla Baraggia, Carolina Piola, Linn e Filippo Repetto e con ospiti i due vincitori dello scorso anno: Nicola Project e Roma. Il 22 settembre, alle ore 21, a San Salvatore Monferrato sarà la volta di Mauro Pagani. Si proseguirà poi fino all'8 ottobre per un totale di 18 gli appuntamenti per un festival diffuso che tocca San Salvatore Monferrato, Lu Cuccaro Monferrato, Balzola, Valenza, Mirabello Monferrato con il Country Sport Village, Alessandria, Pontestura, Rive, Camagna Monferrato e l'Ecomuseo della Pietra da Cantoni con il comune di Cella Monte. Un percorso tra le colline, le risaie e il Po, nel Monferrato, sito Unesco, e attorno al Monferrato, a un'ora da Torino, Milano e Genova. Il cartellone che propone musica ma anche letteratura, spettacolo, società. Una sorta di live journalism con spettacolo, che vedrà prossimamente protagonisti anche Guido Catalano, Ditonellapiaga, Madreblu, Marinella Venegoni e un evento dedicato al Lucio Battisti meno noto, quello dei dischi con Pasquale Panella. SCHEDE DELLE PROSSIME DATE: 14 settembre, ore 21, Piazza Papa Giovanni XXIII, Balzola (Al). Incontro/spettacolo con Gene Gnocchi. Una serata in due parti. Nella prima, l'intervista di Enrico Deregibus a uno dei comici più surreali e divertenti degli ultimi decenni, che ha fatto l'avvocato e il calciatore e ora si divide tra la carriera di comico, conduttore, cantante e scrittore. Nella seconda Gnocchi darà vita ad uno dei suoi monologhi esilaranti, con Diego Cassani alla chitarra. 17 settembre, ore 18 Piazza Piazza Sant'Eusebio, Camagna Monferrato (Al) Incontro/concerto con Flaco Biondini Argentino, arriva in Italia nel 1974 e dopo poco diventa il leggendario chitarrista (e seconda voce) di Francesco Guccini, con cui scrive anche canzoni come "Cencio" e "Scirocco". Ma ha collaborato anche con Paolo Conte, Lauzi, Capossela e vari altri. Si racconterà a Enrico Deregibus ma farà sentire anche molte canzoni, comprese alcune chicche. La serata è in collaborazione con il festival "Sut la cupola". 20 settembre, ore 21 Country Sport Village (Strada Comunia 30), Mirabello Monferrato (Al) Pem Music Contest: la finale Seconda edizione del concorso musicale per giovani cantautori della provincia di Alessandria, al Country Sport Village di Mirabello, che è anche l'organizzatore del contest. In finale si confronteranno: Camilla Baraggia, Carolina Piola, Linn e Filippo Repetto. Una occasione importante per scoprire le nuove proposte musicali che offre il territorio. Il vincitore verrà stabilito da una folta giuria di giornalisti e addetti ai lavori. 22 settembre, ore 21 Parco torre storica (via Sottotorre), San Salvatore Monferrato (Al) Incontro con Mauro Pagani Cercare accordi, andare a tempo con gli altri, improvvisare, questo fa un buon bluesman. Così Pagani ha sempre cercato nella sua vita – nelle sue vite – di andare a tempo con il mondo, di volta in volta ricominciando, rivisitando, reinventando. Lo stesso ha fatto con il suo passato in una autobiografia, "Nove vite e dieci blues" (Bompiani), di cui parlerà con Enrico Deregibus, tra video e ricordi. TUTTO IL CALENDARIO: 14 settembre, ore 21, Incontro/spettacolo con Gene Gnocchi Piazza Papa Giovanni XXIII, Balzola (Al) 17 settembre, ore 18, Incontro/concerto con Flaco Biondini ((in collaborazione con "Sut la Cupola") Piazza Piazza Sant'Eusebio, Camagna Monferrato (Al) 20 settembre, ore 21,Pem Music Contest con Camilla Baraggia, Carolina Piola, Linn, Filippo Repetto Country Sport Village (Strada Comunia 30), Mirabello Monferrato (Al) 22 settembre, ore 21, Incontro con Mauro Pagani Parco torre storica (via Sottotorre), San Salvatore Monferrato (Al) 24 settembre, ore 18, Incontro/concerto con i Madreblu (Raffaella Destefano) Ecomuseo della Pietra da Cantoni, piazza Vallino, Cella Monte (Al) 26 settembre, ore 21, Incontro con Ditonellapiaga Parco torre storica (via Sottotorre), San Salvatore Monferrato (Al) 28 settembre, ore 21, "Battisti, l'altro", omaggio a Lucio Battisti e Pasquale Panella Centro comunale di cultura, piazza XXXI Martiri 1, Valenza (Al) 30 settembre, ore 21, Incontro/reading con Guido Catalano Teatro Verdi, Piazza Castello 19, Pontestura (Al) 3 ottobre, ore 21, Incontro con Marinella Venegoni Sala polifunzionale, piazza Caduti, San Salvatore Monferrato (Al) 8 ottobre, ore 16, Passeggiata sulle Strade di polvere di Rosetta Loy e premiazione Pem Writing Contest Village, Fosseto, San Salvatore Monferrato (Al) Corrado Tagliabue, sindaco di San Salvatore Monferrato, comune capofila della rassegna, dichiara: "Oggi lo chiamiamo PeM! ma il suo nome per esteso contiene la parola "Monferrato". Per chi come me crede nel territorio e nelle sinergie che possono nascere dall'obiettivo condiviso di valorizzare questo meraviglioso angolo di mondo, significa moltissimo. Quando nel 2006 con Riccardo Massola abbiamo dato vita a PeM siamo partiti da San Salvatore e già dal nome il festival dimostrava di voler guardare lontano. Così abbiamo coinvolto tanti Comuni e insieme abbiamo creato occasioni originali per far scoprire angoli poco conosciuti e bellissimi. Quest'anno il festival lancia un inedito "contest" letterario per giovani esordienti, oltre a quello musicale nato un anno fa e accoglie due nuovi comuni aderenti. PeM promette nel nome quello che propone nella realtà: la bellezza delle parole, l'incanto della musica e la magia di nuovi luoghi da scoprire". Il festival è diventato ormai un punto di riferimento nel panorama musicale e culturale italiano, come dimostra l'attenzione della stampa nazionale e gli artisti e intellettuali che vi hanno partecipato, nomi come Diodato, Arturo Brachetti, Malika Ayane, Morgan, Pilar Fogliati, Nada, Samuel, Enrico Ruggeri, Violante Placido, Ron, Zen Circus, Tosca, Luca Sofri, Franco Arminio, Motta, Ghemon, Frankie hi-nrg mc, Luca Barbarossa, Irene Grandi, Guido Davico Bonino, Anita Caprioli, Fabio Troiano, Giovanni Truppi, Marina Rei, Vittorio De Scalzi, Carlo Massarini, Vasco Brondi, Francesco Bianconi dei Baustelle, Ensi, Ernesto Ferrero, Paolo Benvegnù, Chiamamifaro, Rosetta Loy, Gianluigi Beccaria, Natalino Balasso, Paolo Bonfanti, Roberta Giallo, Marina Massironi, Davide Longo e molti altri. Tutti gli aggiornamenti su www.pemfestival.it Il PeM! Festival è organizzato dal Comune di San Salvatore Monferrato con i Comuni di Valenza, Lu Cuccaro Monferrato, Balzola, Pontestura, Rive, Alessandria, Camagna Monferrato, Mirabello Monferrato e Country Sport Village, Ecomuseo della Pietra da Cantoni con il Comune di Cella Monte. Direzione artistica: Enrico Deregibus Responsabile organizzativo: Riccardo Massola Design e comunicazione: Corrado Tagliabue Con il contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, Fondazione CRT Con il patrocinio di Provincia di Alessandria, Regione Piemonte, Paesaggi Vitivinicoli di Langhe Roero e Monferrato Unesco World Eritage Site, Alexala Sponsor e sostenitori, BBBell, Enrico Beccaria & Figli, Giovanni Ferraris Gioielli, Modugno Pizzeria dal 1974, Modugno 2.0, Angolo Blu, Di Mauro, Enosis Partner, Sut la cupola, Comitato Filo Rosso, Media Partner, RadioGold, Gruppo Fotografi Monferrini, Monferratowebtv.it Festival partner, Sui sentieri degli Dei (Agerola), Books & Blues (Casale Monferrato), Mei Meeting etichette indipendenti (Faenza), Premio Bianca d'Aponte (Aversa), Premio Bindi (Santa Margherita Ligure), Voci per la libertà – Una canzone per Amnesty (Rovigo). "PeM! Parole e Musica in Monferrato Festival" è un marchio registrato dal Comune di San Salvatore Monferrato Sito web www.pemfestival.it a cura di Mas Kreations.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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dbergantin · 2 years
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Come un’irruzione del vero
Un mercoledì pomeriggio di marzo si passa per strade secondarie dove, ai lati, si annidano magazzini gestiti da cinesi e giace una parte di quella media industria di provincia ormai in disuso. La sede di T.M. prese fuoco all’incirca un anno fa: nel suo abbandono trovò posto qualche senzatetto o tossicodipendente che non seppe gestire il falò pensato per scaldarsi, così si dice. Fu una perturbazione di vasta portata sulla vita di questi territori fatti di finta immutabilità. Molto tempo prima del disastro il negozio interno di tessuti a prezzi popolari era frequentato da tanti residenti nella cittadina, un negozio silenzioso, tutto sviluppato in lunghezza; in una stretta ed allegra pazzia erano impilati colori e motivi da arruffare o disseppellire.
Tra una carrozzeria efficientissima ed una fabbrica arsa, un’agenzia “VENDE CAPANNONE COMMERCIALE”, come si legge sui cartelli aggrappati alle recinzioni metalliche, da anni. Si raggiunge un incrocio e, proseguendo dritti, ma rivolgendo lo sguardo verso destra, è possibile notare una grande pozza d’acqua che segna l’asfalto e discende poco più in là: probabilmente un tubo rotto, trascurato da non si sa quando. A vigilare sulla scena del glicine che contorna l’ingresso di un’azienda. Vigilare: le telecamere a circuito chiuso di tante imprese riprenderanno in prevalenza il nulla, in parte il transito di automobili, furgoni e camion impolverati, l’andirivieni di dirigenti e dipendenti, lo sfrecciare di un ciclista, la corsa di un atleta o il passaggio di un camminatore che punta verso la vegetazione ammassata laggiù, ai bordi dell’area industriale; il bosco è come se si trovasse in una fotografia sottoesposta e dalla luce calda: dal principiare della primavera ci separa soltanto il corso semivuoto, per ora, di una strada. Battiti.
In fondo alla via, al pianoterra di un piccolo e vecchio condominio, si trova un bar con giardino dov’è possibile accomodarsi su sedie di plastica, protetti dal sole da alcuni ombrelloni sbiaditi ed un po’ sporchi. Il locale è frequentato principalmente dagli stessi condomini e dagli operai attivi in zona ed offre un servizio impeccabile. Dentro un lavoratore mima, esasperando il movimento di braccia e mani nell’aria, le mosse compiute con la fresatrice il giorno prima, secondo quanto sostiene, puntando lo sguardo su un amico che ride forte. Dietro le vetrate del locale si recita il lavoro, ad inizio oppure a fine giornata. O nelle pause. Si diventa gli attrezzi usati. La proprietaria avrà visto molti di questi spettacoli, più o meno seri, più o meno comici, talvolta costellati da qualche bestemmia e spesso marchiati da un ampio raggio di luce che irrompe dai vetri. È il loro palco. E la loro balera. La radio trasmette un tormentone. Un terzo avventore accenna dei passi di danza, pesante e goffa nelle scarpe antinfortunistiche che appaiono logore e macchiate dalle sostanze più diverse, una danza limitatissima nello spazio. Sì, è come ballare nel negozio della T.M., con altro fuoco. (2023) © Devis Bergantin
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Intrattenitori, Comici , Maghi e finti camerieri
I Nostri Artisti Comici per Matrimonio sono l’attrazione più richiesta in assoluto sia durante il ricevimento sia prima del taglio torta. Essi rappresentano il giusto completamento di una giornata di festa da ricordare con gioia. I comici sono, da sempre, indispensabili portatori sani di allegria e leggerezza. Lo spettacolo del Comico per il Matrimonio si esegue in un orario centrale del…
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emz26 · 2 years
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Quarta tappa “Di come partimmo ed arrivammo asciutti”
Sto girellando per i corridoi di un albergo di Milano, è un albergo di nicchia, per pochi, il proprietario è una sorta di collezionista, colleziona vip, li fa vivere dentro il suo albergo in forma gratuita, non richiede soldi o intrattenimento di nessun tipo, il model business della cosa mi sfugge, ma in qualche modo il maitre mi sta accompagnando alla mia stanza, quarto piano, è il piano dei comici, ci è concesso arredare la camera e lo spazio di corridoio adiacente alla porta d’ingresso, camminando per i lunghi corridoi di moquette marrone incontro alcuni personaggi famosi, Pintus, Brignano e sento la voce di Salvi “ c’è da spostare una macchina ”, li vedo entrare nelle loro rispettive camere e all’esterno fanno bella esposizione le loro iscrizioni ai vari Rotary club del mondo alle associazioni filantropiche e addirittura c’è chi espone le sue foto mentre pianta alberi sulla salaria, i comici sono persone serie, ma anche io ho il mio bel quadro tra le braccia e non vedo l’ora di esporlo, percorriamo un lungo ed un po’ poco illuminato corridoio ( sono l’ultimo arrivato non posso pretendere la stanza migliore) un chiodo è già ben piantato sul muro di fronte alla mia porta, organizzatissimi, appendo il quadro e mi allontano di un paio di passi per ammirarlo al meglio, il maitre emette uno strano grugnito, si allontana sbuffando, non deve aver apprezzato più di tanto, il quadro rappresenta lo sceicco All Bin Salam, che poi sarei io vestito da arabo con cocktail e occhiali da sole, sorrido nel quadro, ho l’aria del vincente, come era quella storia dell’essere seri?
Apro gli occhi, la bimba dorme accanto a me, le scatto una foto, sento come il riverbero di un eco nella mia testa “è un diesel” “è un diesel” ”è un diesel”...”BOH!”
Piove a dirotto e dobbiamo partire per Parma, 150 km sotto la pioggia, due ore, le previsioni dicono che dovrebbe smettere nel primo pomeriggio e quindi rimaniamo nella hall dell’albergo, beviamo caffè, mangiamo paste, ci intratteniamo con gli altri ospiti e nessuno vuole partire, noi non vogliamo partire, ma ci tocca, ci tocca partire sotto il diluvio, due secondi sulla moto e siamo zuppi, ma alla fine si viaggia bene, siamo coperti, abbiamo i nostri impermeabili, le gomme tengono bene e alla fine non è cosi male viaggiare, mi chiedo come stia la signorina alle mie spalle, come la starà prendendo? con rassegnazione? Sara incazzata? Con un gesto della mano le chiedo se sia tutto ok, e lei risponde con il gesto più bello che abbia mai visto in vita mia, un piccolo gesto che sembra portare un raggio di sole in quella buia giornata, vedo apparire dalle mie spalle il suo piccolo pugno corazzato dai guanti da moto, guanti racing ,neri e cattivi, guanti corazzati ma comunque con un pizzico di femminilità data dalle rifiniture viola, da dietro le falangi vedo apparire il pollice rivolto in alto, la vedo sorridere dentro il casco, la mia piccola bambina allegra è tornata, sono felice, continuerò a pensare a quel piccolo gesto per i giorni seguenti ed anche adesso che scrivo quell’immagine è chiara è raggiante dentro di me.
Il viaggio continua sotto la pioggia, Gianna di tanto in tanto mi aggiusta il retro del k-way, non vuole farmi bagnare più del necessario, sono quelle piccole cure che fanno la differenza, nel frattempo gioco con le gocce d’acqua che scorrono sulla visiera, muovo leggermente il casco per guidarne la corsa, le ammiro scorrere veloci sulla visiera, è il mio modo per godermi la pioggia e per salutare in qualche modo il mio casco, è l’ultimo viaggio che facciamo insieme, al ritorno ne comprerò uno nuovo, addio compagno, giusto il tempo di riflettere sulla cosa che il cielo si apre, finalmente il sole, abbiamo voglia di un caffè, ma siamo lungo una strada senza fine, sulla destra scorgo un campanile con sotto un piccolo gregge di case, mi da l’idea di un paese abbandonato ma tentare non nuoce, esco dallo stradone e mi addentro nel paese e la prima cosa che vedo è un negozio di arredamento, mi chiedo “arredamento per chi?” se tutto è abbandonato, sotto la chiesa c’è un bar dove bivacchiamo , pasta, caffè, un’oretta di chiacchiere con i due avventori del bar, parliamo di vino e di quello che c’è da vedere a Parma, di cibo, di cose belle, dobbiamo ripartire, il caldo e la strada ci asciugano i vestiti.
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tma-traduzioni · 2 years
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MAG153 - Caso #0120204 - “Bombardamento d’amore”
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ARCHIVISTA
Dichiarazione di Barbara Mullen-Jones, Riguardo ai nove mesi passati con la setta della Catena Divina. Dichiarazione originale rilasciata il 2 aprile, 2012. Registrazione di Jonathan Sims, l’Archivista.
Inizio della dichiarazione.
ARCHIVISTA (Dichiarazione)
Tutti pensano di essere troppo intelligenti per finire in una setta. Sono sicura lo crediate anche voi.
Pensate che, non appena vengono menzionati gli alieni, o la fine del mondo, o i libri perduti della Bibbia dove Gesù seppellì il suo bastone sacro nelle colline ai piedi dell’Himalaya, scappereste a gambe levate.
Il problema è, che non è così che funziona. Voglio dire, quando ero con la Catena Divina, alcune tra le persone più intelligenti erano anche le più devote. L’intelligenza non ti rende meno prone ad adottare cattive idee, ti rende solo più bravo a difenderle dalle altre persone e da te stesso. Alcune persone intelligenti possono credere a delle cose davvero ridicole, e poi sfruttare tutta la logica e la ragione a loro disposizione per giustificarle, perché la fede non nasce dalla tua mente. Nasce dai tuoi sentimenti. Le sette sono molto brave a trovarti quando sei nel tuo momento peggiore, quando sei al massimo della tua vulnerabilità emotiva. E quando sei a quel punto è sorprendente cosa può farsi strada nel tuo cuore e iniziare a crescerci come un’infezione.
Raggiunsi il mio punto più basso quando arrivai a 41 anni. Fu allora che la mia vita collassò, almeno internamente. Dall’esterno sono sicura che tutto sembrasse abbastanza okay. Avevo degli spettacoli, avevo un lavoro, avevo moltissimi amici e una famiglia che mi sosteneva. Ma è stato allora che ho iniziato ad analizzare davvero la mia vita, e non mi piaceva per nulla quello che vedevo. Vedete, ero una comica indipendente, e una davvero brava. Non mi sto vantando, è solo la verità. E avevo sempre dato per scontato che questo fosse abbastanza per avere prima o poi il successo, e per i primi dieci anni sembrava avessi ragione. Mi sono fatta strada, esibendomi praticamente per nulla ogni sera e ho avuto abbastanza successo.
E poi sono rimasta così per i dieci anni seguenti. Il problema è - sapete quanto guadagna un comico che ha “abbastanza successo”? Diciamo che tra un lavoro a tempo pieno in un ufficio e esibendomi a tempo pieno riuscivo a malapena a coprire l’affitto. Ma lavorando ed esibendomi a tempo pieno continuavo a rimandare il resto della mia vita, sempre così sicura che la svolta fosse proprio dietro l’angolo. Questo è lo spot pubblicitario che mi farà notare, questo è lo show di nicchia con il tutto esaurito che mi renderà mainstream, questo è il contratto che porterà qualcosa.
Ero arrivata ai 40 con la mia immagine di me stessa intatta, ma per qualche motivo, a 41, crollai. Mi ero resa conto che avevo passato la maggior parte della mia vita senza ottenere nessun risultato, se non qualche premio di cui non importa niente a nessuno, una lista di comici terribili come ex che avevano rotto con me perché ero più divertente di loro, e un orribile lavoro da ufficio che avrei dovuto continuare a fare fin che non sarei morta perché non mi ero mai preoccupata di costruire una carriera stabile. Non avrei mai posseduto una casa, non avrei mai avuto dei bambini, non avrei avuto la vita per cui mi ero sacrificata per tutta la mia giovinezza. E sì, so che a 41 anni non è veramente troppo tardi per la maggior parte di tutto questo, ma provate a dirlo a qualcuno che ha appena deciso che ha sprecato tutta la sua vita. Mi sentivo come se non potessi parlarne con nessuno. I miei amici erano tutti comici che non volevano sentire queste cose, la mia famiglia mi sosteneva ciecamente al punto da essere inutile. Oh, avevano tantissime frasi fatte, ma le frasi fatte non mi avrebbero riportata a 20 anni. Ero in una fase davvero brutta.
Poi un’amica mi raccomandò un corso di meditazione. Pensai di dargli una possibilità. Ovviamente il corso di meditazione non faceva alcun riferimento all’organizzazione che aveva dietro. Non avevo idea che fosse qualcosa di diverso dal solito corso serale, e aveva il giusto livello di roba pseudo-mistica senza senso da farmi stare tranquilla. Un po’ di iconografia dei tarocchi qui, un po’ di interpretazione sbagliata dei chakra là, un tocco di incenso dall’odore dolce per collegare il tutto e avete un corso di meditazione che è esattamente al mio livello. Voglio dire, mettiamola così - non credo nei poteri dei cristalli ma ne ho comunque parecchi in giro per camera mia. Non credo nell’astrologia ma ho il mio tema natale appeso al muro, e mi piace controllare l’oroscopo, segno del sole e ascendente ogni giorno. Solo per divertirmi, ovviamente.
Comunque l’aspetto della meditazione era davvero ottimo. Non avevo mai avuto molta fortuna a far tacere la mia mente, ma Joyce - la signora che lo gestiva - era davvero molto brava a legarti a quel posto. Era sorprendentemente liberatorio. Iniziai a frequentarlo regolarmente. Una cosa su cui insisteva era che all’inizio di ogni lezione, ci sedevamo tutti in cerchio e dicevamo l’un l’altro cosa ci piaceva gli uni degli altri. Solo complimenti, solo la verità. Alle prime sessioni, nessuno conosceva davvero gli altri abbastanza bene per offrire altro se non complimenti banali, ma andando avanti diventammo più vicini le affermazioni diventarono più personali. Con un significato maggiore. Ed era davvero bello avere tutta quella positività, quell’affetto diretto a te senza alcuna critica. Pensavo che sarebbe stato stucchevole, ma era solo questa sensazione incredibile di essere voluta ed apprezzata.
Sapete, ogni comico parla continuamente di quanto ama il settore, quanto tutti siano fantastici. Mentono tutti quanti. È orribile e tutti sono orribili, e trovarsi lì, avere delle persone essere sinceramente carine con me, non sapevo cosa farmene di quelle sensazioni. A quanto pare nelle associazioni che monitorano le sette, questo metodo è chiamato bombardamento d’amore. Credo addirittura di averne sentito parlare parlare prima di allora, ma non lo rese per niente meno efficace.
Andai al gruppo di meditazione per circa tre mesi, prima che Joy mensionasse un ritiro spirituale a cui voleva che andassimo tutti. Era in America, una piccola comunità nell’Arkansas rurale, e tutte le nostre spese sarebbero state coperte. Quello avrebbe dovuto far scattare delle campanelle d’allarme, ma a quel punto mi fidavo di lei così istintivamente che ero solo felicissima di non dovermi pagare il biglietto. Non vi annoierò con i dettagli del mio indottrinamento, una volta giunta alla comunità delle Catene Divine - o campo base, per usare il termine classico, anche se non c’erano recinzioni o torri di guardia. Basti dire che ci furono più socievolezza, supporto, meditazione, e sapete cosa? Cibo davvero buono. Mi viene detto che Arnold era uno chef prima che lo reclutassero e il che ha notevolmente aiutato la loro causa.
Incontrai anche il leader dell’organizzazione, Claude Vilakazi, ed era così gentile. Le persone parlano di dittatori carismatici o culti della personalità, ma onestamente non sapete neanche che cosa sia carisma finché non incontrate qualcuno come Claude. Tutto quello che dici è valido e importante, sei sempre degno del suo tempo - e sai cosa? Sotto sotto, la pensate alle stesso modo. Voglio dire, anche adesso, dopo tutto mi manca sentirlo parlare.
La filosofia delle Catene Divine era abbastanza semplice. Nel corso della storia ci sono stati dieci grandi anelli, personaggi sacri di saggezza divina che erano la manifestazione del desiderio dell’umanità di comprendere e migliorare sé stessa. Tutti i pezzi grossi che vi aspettereste nella lista: Buddha, Gesù, Maometto, Rama, Krishna - avete capito. Non erano reincarnazioni in sé per sé, ma lo stesso impulso divino per l’elevazione umana manifestatosi in diverse persone. Claude Vilakazi di certo non affermava di essere l’Undicesimo Anello, oh no. Ma aveva saputo con una visione che l’Undicesimo sarebbe nato presto, e che lui ne sarebbe stato l’araldo e il custode. Le pratiche erano un miscuglio casuale di ogni genere di occultismo, proprio quello che vi aspettereste da un gruppo che ha reclamato praticamente ogni religione principale.
Onestamente non so a quanto credessi di tutto ciò, ma mi sembrava di appartenervi. Vendetti quel poco che avevo per guadagnarmi completamente il mio posto nella comunità e ci rimasi. Avevo un riparo, del cibo, tutta la compagnia che potevo desiderare. Passavo i miei giorni a lavorare nei campi. Producevamo uno dei pochi vini di riso americani, che era come la setta guadagnava la maggior parte dei suoi soldi. Ed era bello lavorare con le mani. Quando venne tutto giù i giornali fecero ogni genere di dichiarazione orribili sul posto, ma non so se fossero completamente inventate, o se fossero accadute per tutto il tempo e io semplicemente non me ne ero accorta. O se fossero avvenute dopo che le cose iniziarono a cambiare. Iniziarono a marcire.
Non ero lì quando trovarono il cane. Forse se ci fossi stata, le cose sarebbero state diverse. Fu proprio Joyce con degli altri che ci incappò mentre lavoravano nei campi. Da come la raccontarono, era magro e scheletrico, a malapena capace di camminare e soffriva chiaramente di qualche malattia, ma aveva qualcosa che li attirò più vicini. (Iniziano le statiche) Come l’ha descritta Joyce, non potevamo fare a meno di amarlo. Lo portarono da Claude, che rimase altrettanto catturato dalla cosa, e decisero di adottarlo. Chiamò il cane Agape di fronte a tutti e lo portò nella sua stanza personale affinché fosse curato. Quella fu l’ultima volta che vidi l’animale e… onestamente, me ne sono più o meno dimenticata nelle settimane seguenti. Ma quello fu il momento in cui le cose iniziarono a diventare davvero strane.
Claude annunciò a cena qualche giorno dopo che aveva sognato l’Undicesimo, e che ci sarebbero stati dei cambiamenti per aiutarci a prepararci spiritualmente per il suo arrivo. Dovevamo raggiungere uno stato di puro amore. E per iniziare, questo voleva dire era che ogni volta che ci saremmo incrociati in corridoio o nei campi, ci saremmo dovuti dire che ci amavamo. E, Claude disse solennemente, dovete intenderlo davvero. Al tempo non sembrava così sinistro e iniziammo tutti a farlo senza domande, fino a una settimana dopo quando incrociai Mary davanti alle docce.
Le dissi che l’amavo e andai oltre, quando il suo braccio scattò in avanti e mi afferrò per la spalla. Mi fece voltare per essere faccia a faccia con lei e mi fissò dritta negli occhi.
Disse “Non ti credo.”
Cioè, aveva ragione. Io e lei non eravamo mai andate d’accordo, solo personalità diverse, ma in quel momento fui improvvisamente terrorizzata di quello che sarebbe potuto succedere se avesse pensato che stavo mentendo al riguardo. Quindi lo dissi di nuovo, e provai davvero ad essere sincera. I suoi occhi erano fissi su di me e notai che erano gialli e malaticci, come se avesse avuto un forte ittero. E annuì una volta, poi si girò, e se ne andò.
Fu più o meno in quel periodo che il riso iniziò ad andare a male. Ogni lotto che distillavamo veniva fuori opaco e inbevibile. Non riuscivamo a capire cosa stesse succedendo. Passai così tanto tempo a pulire ogni pezzo delle apparecchiature di nuovo e di nuovo, ma continuava a succedere. Quando ne parlavamo con Claude o qualcun altro del circolo interno loro annuivano con comprensione, poi ci dicevano che non aveva importanza, che non era più un problema ora che l’Undicesimo era così vicino. Tutti gli altri sembravano accettarlo senza domande, e non mi sembrava di poter sollevare la questione senza attirare attenzioni negative, cosa che stavo cercando disperatamente di evitare. Nessuno si curò di buttar via il vino e l’odore iniziò gradualmente a diffondersi per l’edificio.
Anche quelli più vicini a Claude iniziarono a cambiare. Tutti nella comunità erano sempre stati molto espansivi, ma adesso sembrava che si toccassero sempre, o si tenevano per mano o in qualche altro modo, pelle a pelle con gli altri anche durante i pasti o in momenti in cui sembrava davvero strano. Qualche volta hanno toccato anche me, abbracciandomi o stringendomi la mano, e ogni volta facevo fatica a non allontanarmi. Mi fissavano con i loro occhi ingialliti e la loro pelle era secca e a volte appiccicosa quando la stringevo. Cedeva un po’ come se dentro non ci fosse niente di solido. Anche allora, non pensai di andarmene. Non riuscivo a capire cosa stesse succedendo, ma mi fidavo di Claude così tanto che non potevo immaginare che fosse seriamente pericoloso.
Poi giunse il giorno in cui annunciò che l’Undicesimo era arrivato. Mi aspettavo esultanza, eccitazione, ma invece ci furono solo dei mormorii di risolutezza e determinazione come se un compito difficile fosse imminente. Claude chiese chi sarebbe stato il primo a incontrarlo. Tutti si fecero zitti, meravigliati dall’improvvisa opportunità di una benedizione divina. Lui si avvicinò e toccò con delicatezza la guancia  di Joyce, e lei sorrise con la gioia più pura che avessi mai visto sul volto di una persona.
Ci organizzammo in una lunga fila, una catena che si teneva per mano con Joyce all’estremità. Si estendeva da una parte dell’edificio all’altra. Io ero alla fine quindi non vidi cosa successe quando entrò nelle camere personali di Claude, ma non appena lo fece, qualcosa passò lungo la catena. Non so come descriverlo, davvero. Avete mai fatto quell’esperimento in una lezione di scienze dove ci si tiene per mano in una linea e l’insegnante fa passare una leggera corrente elettrica attraverso tutti gli studenti, sentendo la sensazione di una carica che vi attraversa? Era così, ma quello che ci è passato attraverso era caldo e viscido, e sembrava fluire attraverso il mio corpo come olio e poi fuori nel terreno. L’hanno sentito tutti. I loro sorrisi beati mi hanno fatto sentire ancor più nauseata che la sensazione in sé per sé. Non rividi mai più Joyce.
Ogni giorno dopo cena, Claude sceglieva qualcun altro che incontrasse l’Undicesimo. Ogni volta, lo stesso processo, la stessa catena di mani, e alla fine la stessa sensazione viscida che mi attraversa. Un altro membro della comunità sparito, la catena diventava più corta. Una paura si diffuse tra gli altri e all’inizio pensai che fosse la stessa che paura che avevo io, ma quando li sentii parlarne, quello che temevano era che non sarebbero stati scelti. Che in qualche modo questa occasione di puro amore divino gli sarebbe sfuggita. E all’improvviso mi resi conto che forse non appartenevo in questo luogo come credevo.
Quindi una notte decisi di controllare di persona. Attesi finché non si spensero le luci e uscii dal dormitorio attraverso i corridoi vuoti verso le stanze personali di Claude. La luna brillava luminosa attraverso la finestra, gettando nette ombre pallide su tutto. Quando mi avvicinai, iniziai a sentirne l’odore. Non era rancido, non come il vino, ma dolce come la frutta troppo matura o lo zucchero scaldato per troppo tempo. Mi ritrovai in piedi di fronte alla banale porta di legno in cui avevo visto sparire quasi una dozzina di persone. La mia mano si allungò lentamente verso la maniglia, quando sentii qualcuno muoversi dietro questa.
No, non era qualcuno che si muoveva. Erano più persone, ne sono sicura. Il suono di dozzine di arti che si muovono e che camminano e che si spostano all’unisono. Poi di risate. Poi di pianti. Poi ancora di movimento. Guardai giù verso la mia mano tremante, e vidi che da sotto la porta si stava riversando qualcosa di viscido e incolore, un residuo unto che aveva quell’odore penetrante e troppo dolce.
Feci un passo indietro, improvvisamente nauseata e quasi caddi tra le braccia di Claude, che mi si era avvicinato silenziosamente alle spalle. Mi tenne per un momento, guardandomi con un’intensità tale che mi sentii come se mi stesse pesando l’anima, la sua espressione indecifrabile. Poi sospirò e scosse la testa.
“Non appartieni qui. Non sei degna del suo amore. Vattene.” Anche dopo tutto quello che avevo visto non posso descrivervi quanto profondamente mi abbiano ferito quelle parole. Mi girai e corsi via dall’edificio, fuori dal campo base, e nella notte. Corsi finché non raggiunsi una strada, poi mi sedetti lì tremante, finché una macchina di passaggio non ebbe pietà di me e mi portò all’ufficio dello sceriffo locale. Alla fine il mio caso venne passato più in alto; a quanto pare diverse agenzie governative erano interessate alla Catena Divina, principalmente per possibile evasione fiscale, e la mia testimonianza era più o meno proprio quello di cui avevano bisogno per andare lì e fare un controllo. Non mi dissero cosa avevano trovato finché non ebbi fatto alcune sedute con uno psicoanalista specializzato nella deprogrammazione da setta, e sono sicura che non sarebbe stato difficile scoprire la maggior parte dei dettagli su internet. Sono abbastanza sicura che abbia raggiunto le testate nazionali.
C’è una cosa, comunque, si cui credo abbiano mentito. I rapporti descrivevano una fossa comune nelle stanze di Claude Vilakazi con i corpi mutilati e gettati insieme, alcuni morti da settimane, ma non ci credo. Qualsiasi cosa fosse in quella stanza, sono completamente certa che quando sono arrivate le autorità era ancora viva. È solo che ignoro cosa voglia dire vivo quando si parla di una cosa come quella. Non importa però. Il campo base venne distrutto in un’ ‘esplosione accidentale di un generatore’, e fu tutto finito.
C’è una parte di me che ne è lieta, una piccola parte malata che è felice, che qualsiasi amore ci fosse là, qualsiasi cosa di cui io non potevo far parte, è stata spazzata via dal mondo. E nessun altro la avrà.
ARCHIVISTA
Fine della dichiarazione.
Giuro, quasi trovo la setta dedicata ai poteri oscuri delle paure più facile da comprendere di quelle più comuni. Per lo meno loro hanno un po’ di consistenza. (Inspira) Questa, beh… opera della Corruzione se dovessi tirare a indovinare, anche se con degli echi inquietanti, uh stile Carne.
Suppongo che, uh -
[Crescente rumore di statiche]
Aspetta.
Oh, uh. (Si schiarisce la gola)
[Un telefono squilla. Si sente il respiro affannato dell’Archivista.]
Sì, credo, um - credo che probabilmente dovreste scendere qua-
[C’è un forte colpo.]
TREVOR
Ciao, ragazzo.
JULIA
Ti siamo mancati?
[Jon fa un suono di protesta, ma viene spinto giù.]
JULIA
Resta. Seduto.
TREVOR
O scopriremo se sei ancora abbastanza umano da sanguinare.
[Julia ride.]
JULIA
Hai qualcosa che ci appartiene.
TREVOR
Qualcuno.
JULIA
Ce lo hai preso proprio da sotto il naso.
TREVOR
Proprio sotto il nostro tetto.
JULIA
Direi che è stato maleducato, no?
ARCHIVISTA
Gerry non era vostro. Non avevate alcun diritto -
TREVOR
(Deridendolo) Hai sentito, Julia? "Gerry"!
JULIA
Sembra che siate diventati buoni amici. (Tono minaccioso) Dov’è?
ARCHIVISTA
Non c’è più.
JULIA
Che vuol dire, non c’è più?
TREVOR
Non te lo chiederemo di nuovo, figliolo.
ARCHIVISTA
Ho bruciato la pagina. L’ho liberato.
[Pausa.]
TREVOR
Ma che cosa nobile da parte tua.
JULIA
Un vero filantropo.
TREVOR
Quindi. Fammi capire bene. Noi ti accogliamo, ti proteggiamo dalla cosa che ti sta dando la caccia -
JULIA
Ti risparmiamo la vita anche se non sei di alcun aiuto -
TREVOR
- ti aiutiamo, ti facciamo accedere a una delle nostre risorse più preziose, e tu ce la rubi, te ne torni in Inghilterra, e poi la bruci? È a dir poco sconsiderato.
ARCHIVISTA
Me lo ha chiesto lui.
JULIA
Oh davvero? Dimmi, fai sempre quello che ti dicono i libri malvagi?
TREVOR
Devo ammettere che sono deluso. Credevo sinceramente che tu fossi diverso… ma sei solo un altro mostro. Non vali neanche la caccia.
JULIA
Vuoi avere l’onore, vecchietto?
TREVOR
Non mi dispiacerebbe.
[I due ridacchiano.]
DAISY
Allontanatevi da lui.
TREVOR
Oh, e questa chi è? Ti sei trovato un cane da guardia?
DAISY
Più un cane da compagnia. È tutta pelle ed ossa, no?
DAISY
Ho detto allontanatevi.
TREVOR
Denutrita, direi. Quanto dall’ultimo assaggio di sangue?
JULIA
Pensi di poterci battere entrambi?
DAISY
Mi piacerebbe. Partirò da te, vecchio bastardo, è molto più lento e non si protegge il collo. E tu ti preoccupi troppo di lui, non è vero? Se lo attacco, tu ti distrai. Prevedibile.
JULIA
Certo. O io taglio la gola al tuo piccolo topo da biblioteca.
DAISY
Fallo. Mi darà la possibilità di farti fuori il papà.
TREVOR
Non sono suo padre.
ARCHIVISTA
(Affannato) Non per quel che riguarda il sangue, forse.
JULIA
Zitto.
[Un lungo silenzio. Trevor fa un respiro profondo.]
TREVOR
Andiamo, Julia.
JULIA
Cosa??
TREVOR
Non c’è fretta. (Ridacchiando) Abbiamo tutto il tempo che vogliamo. Tra l’altro, questo è un posto pieno di mostri. Non può fare da guardia a tutti.
JULIA
(Arrabbiata, col respiro affaticato) Va bene.
[Daisy ringhia come un animale.]
[La porta si chiude con un colpo. Diversi istanti di silenzio.]
ARCHIVISTA
...grazie. Non so - Daisy? (Daisy grugnisce) Stai bene?
DAISY
Non mi toccare.
ARCHIVISTA
Cristo, aveva ragione, io non - non - quando è che sei diventata così magra?
DAISY
Non lo sono, va tutto bene.
ARCHIVISTA
È la Caccia, non è vero? Senza quella -
DAISY
Sto bene. È solo che non ho avuto molta fame. Sono forte abbastanza.
ARCHIVISTA
Certo.
DAISY
Non se ne sono ancora andati. Potremmo ancora prenderli -
ARCHIVISTA
Daisy, no. È come dici tu. Non ascoltare il sangue.
DAISY
Ascolta il silenzio.
ARCHIVISTA
Comunque, se sta avendo un tale effetto -
DAISY
Non ci ritornerò. Non posso farla rientrare di nuovo.
ARCHIVISTA
Ma... se ti uccidesse?
DAISY
Heh. Ho sempre detto che ero devota alla giustizia.
ARCHIVISTA
(Preoccupato) Daisy. Non è - non puoi pensare così.
DAISY
Jon. Hai la minima idea di quanti danni puoi fare se sei un agente di polizia che vuole fare del male alla gente? Quanto il sistema ti protegge?
Sono riuscita a nascondere a Basira la maggior parte, ma -
ARCHIVISTA
Non eri tu. Quella era la Caccia.
DAISY
Eravamo la stessa cosa.
ARCHIVISTA
Non hai mai conosciuto niente di diverso.
DAISY
Perché non l’ho mai voluto. Tutto quel tempo intrappolata è stato utile per una cosa.
Pensare. E ho pensato molto. Ho deciso.
ARCHIVISTA
Okay. Quindi cosa facciamo quando ritornano?
DAISY
Non lo so.
ARCHIVISTA
Andiamo. Sarà meglio dirlo a Basira.
[CLICK]
[Traduzione di: Victoria]
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levysoft · 3 years
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Era il 1992 quando con un'improbabile giacca color ghiaccio Corrado Guzzanti insieme all'intera banda di “Avanzi” ritirava il Telegatto dalle mani di Fabrizio Frizzi per il miglior programma rivelazione. Erano gli anni in cui la tv aveva una gran voglia di sperimentare e riusciva a far ridere sul serio guardando quel che accadeva fuori. Poi tutto si ribaltò, la satira perse il suo senso primario visto che ciò che succedeva all'esterno faceva decisamente più ridere di quel che qualsiasi talento potesse mettere in scena e nel piccolo schermo la tendenza al grigio prese di forza il sopravvento.
Così se da una parte restano come mosche in un pugno sprazzi di nostalgia per quei tempi in cui la comicità non temeva il contrappasso, dall'altra si conserva quell'innamoramento primordiale nei confronti di Guzzanti, genio tanto luminoso quanto restio, davanti al quale viene da saltare a piedi uniti per l'entusiasmo a ogni inquadratura di repertorio. Perché a onor del vero, negli ultimi anni si è concesso pochino. Per questo, come i seguaci di Quelo, scatta spontanea la devozione per la seconda stagione di “Lol-Chi ride è fuori” (Prime Video) che così all'improvviso (più o meno, se non si calcola il legittimo battage promozionale che va avanti da mesi) lo ha risbattuto nelle case e riportato sul giusto sentiero: quello predisposto per far morire dal ridere. I comici rinchiusi per il programma più alla moda dell'anno sono dieci, di cui una buona parte all'altezza della situazione, e nel complesso, anche se manca l'effetto sorpresa dirompente della prima volta, il divertimento limpido viene fuori in diverse occasioni, guerra in corso permettendo. Ma con Corrado Guzzanti si parla proprio un'altra lingua.
Già dal suo ingresso in accappatoio bianco e «il taglio di Valentina Crepax» si ha la netta percezione che si tratti di qualcosa di diverso, che risulta difficile anche solo incorniciare in una definizione. Un po' come quando spunta dal nulla il monolite di Kubrick, lo studio tutto si ritrova in un attimo a muoversi al rallentatore in una sorta di osservazione stupefatta di un gigante. E mentre si passa dalla seduta spiritica al ciuffo biondo di Vulvia che spiega i “geoglifi”, si fa strada quel pizzico di rammarico per tutte le volte che avrebbe potuto regalarsi come un rubinetto aperto anziché limitarsi al contagocce di fronte al suo pubblico fedele nei secoli. Così, quando viene da chiedersi chi sia il Papa della comicità italiana (come lo presenta il padrone di casa Fedez) la risposta è dentro di noi. E per una volta non è sbagliata.
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londranotizie24 · 1 year
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BUM BUM BUM: presentata alla Estorick Collection of Modern Italian Art l'opera prima di Luisella Mazza
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Di Roberta Leotti @ItalyinLDN @ICCIUK @ItalyinUk @inigoinLND Tra le foto in bianco e nero della mostra di Lisetta Carmi alla Estorick Collection of Italian Modern Art, di Londra, venerdì scorso la giovane scrittrice italiana Luisella Mazza, in conversazione con Marco Mancassola, ha presentato il suo primo libro, Bum Bum Bum. Un progetto editoriale nato tre anni fa durante il corso di scrittura creativa organizzato dallo stesso Marco Mancassola (Londra scrive) che  per primo ha creduto nelle potenzialità della storia della sua allieva e che ne ha curato l'editing. La giovane scrittrice ha ricordato aneddoti sul percorso creativo fino all'incontro con la Fazi Editore che ha pubblicato Bum Bum Bum nella collana libri comici Le Meraviglie. Come confessa candidamente Luisella Mazza, quello che forse l'ha preoccupata nello scrivere è stato proprio che il libro risultasse divertente, visto e considerando la situazione drammatica in cui versava il protagonista. Lui si chiama Oscar, un insegnante di tango argentino che viene lasciato dalla fidanzata con cui gestisce una scuola di ballo, ritrovandosi così in mezzo a una strada: senza lavoro e senza casa. Se questo già non bastasse, ci si mette pure il cuore a fare le bizze, prima battendogli all'orecchio con un rumore sempre più forte e poi comunicando con musica pop italiana e poesie medievali. Oscar è anche straniero quindi non ha tutta questa dimestichezza con la lingua del Bel Paese, cosa vorrà mai dirgli il suo cuore? Una situazione paradossale e tragicomica che stravolge questo fuori sede anche nella vita, ma sarà proprio questo suo cuore matto (giusto per citare un titolo delle tante canzoni nel libro) il più grande alleato per la sua rinascita. Nel corso della presentazione non sono mancate la lettura di alcuni passaggi del libro, cominciando proprio dalla prima pagina letta dalla presentatrice Ornella Tarantola ad inizio serata. A concludere l’incontro la sessione di Q&A  con domande che hanno spaziato dalla scelta del titolo alla routine di scrittura di Luisella Mazza. in quest'ambito l'autrice confida che le parti più  divertenti del libro sono state quelle scritte di getto, senza seguire uno schema. Altra curiosità, la Mazza legge tutto quello che scrive ad alta voce, con buona pace dei suoi vicini di casa che a suo dire sono ormai avvezzi a questa sua abitudine. Questa settimana le presentazioni si sposteranno in Italia, tra le tappe ricordiamo Torino il 5 ottobre al Circolo dei lettori (ingresso libero fino ad esaurimento posti). ... Continua a leggere su www.
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merrowloghain · 4 years
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08.11.76 Pressi Foresta Proibita / Capanna Guardiacaccia - Hogwarts
«Ti lagni sempre che non ti offro mai avventure»  «Quindi oggi ti regalo un`avventura»
«Vuoi fo-»rtunarti «un`altra zucca?»
Poi sorride, facendole segno con il dito verso «La torta» La torta, maiuscolo. La torta di mele preparata da Jude e lasciata incautamente a raffreddare sul davanzale della sua finestra. Ecco cosa intende rubare «Lui se ne può fare un`altra. Tanto mica è il suo compleanno»
Acquattati dietro le fratte, ecco quindi che il Grifondoro se ne esce con quell`idea, facendole corrucciare la fronte non appena indica «La tort- ma tu sei un genio!» bisbiglia infiammata di sacro ardore, che si riflette negli occhioni chiari con un intento inequivocabile d`approvazione, trattenendosi dall`atterrarlo lì dov`è per renderlo un quattordicenne felice. Torna a fissare la torta, con la stessa espressione che avrebbe uno Kneazle davanti ad un topino enfatico ignaro del suo destino segnato «Si, è vero. E poi la torta di Jude dicono che sia buonissima. Senza contare che io mangio solo torta di mela come dolce: tutto il resto mi fa schifo.» insomma, Jude, è deciso. Si volta verso Tristan, un sorriso affilato sul volto spigoloso «Come procediamo? Ci nascondiamo da zucca in zucca e poi ci appiattiamo contro il lato della capanna?»
«Facciamo una gara a chi la prende prima. Tu a piedi, ed io con la magia»
«Ah-ah! Saresti un po` troppo veloce con la magia, tu. Qui ci vuole un gioco di squadra. Dovremmo capire se Jude è in casa...» «Dai, proviamo!» ed è su questo pensiero che si concentra, focalizzandosi sulla torta messa là sul davanzale, alla mercè di ladri di galline come loro: s`immagina la torta staccarsi dal suo ripiano, iniziare a levitare e muoversi per venirle incontro, come se scorresse su un`invisibile funicolare. Bacchetta puntata in direzione dell`obiettivo, e movimento a scatti ascendenti per completare un tutto con un «Mòbilicòrpus!» a voce bassa, stando ben attenta «Se esce fuori Jude, devi distrarlo, Gringo!»
Del fumo esce dal comignolo della capanna di forma quantomeno atipica, di legno e pietra, con quel bel tetto fin troppo imponente. Dalla finestrella incriminata, quella con il bottino di caccia di... ah no, con l`odorosa e invitante torta della nonn-, del Guardiacaccia. Dicevamo, oltre i vetri di quella finestrella, lo strizzare d`occhi di Tris non si farà sfuggire il sentore di un lovale illuminato, oltre cui... passa proprio la stazza imponente del Benbow. Ansia. Ma no, è di spalle e sembra defilarsi in pochi istanti. Ignaro di tutto. Sì, perché intanto la povera torta di mele sta fluttuando infedele verso la postazione dei due Studenti. Con calma eh. Ma chi va piano va sano e va lontano. Poi, a metà strada, non passa inosservato, sebbene vagamente ovattato, un abbaiare possente e tra l`eccitato e il preoccupato. Prima quello, poi sbuca da dietro il vetro chiuso della finestrella il musone di un cane, l`inconfondibile bovaro del bernese che sta quasi sempre alle calcagna del padrone. Lingua a penzoloni, zampotte a sostenerla in un`intuibile posizione eretta umana, mentre il tartufo si schiaccia comicamente al vetro, creando condensa, appannandole quindi pure la visuale. Sembra stia fissando il punto in cui c`era la torta, ora lasciato tristemente vuoto. Abbaia di nuovo, volge il capo verso l`interno della casupola, come a richiamare l`attenzione di qualcuno.
Tristran avrà anche la corporatura da palo, ma, a far da palo, lascia un po` a desiderare. Il sorriso spensierato che reca in volto evanesce difatti all`improvviso al passaggio della sagoma-formato-frigo «Oh cazz...» impreca sottovoce, e gli ha detto proprio Felix, in questo caso, dato che fortunatamente Jude gli dà le spalle. Neanche il tempo di nascondersi dietro il tronco, e il cagnolone sembra aver fiutato profumo di crimine «Giù!» bisbiglia concitato il Grifondoro, accucciandosi veloce al suolo e cercando di portare anche Merrow con sé, strattonandola per il maglione. A metà strada tra isteria e divertimento, che la situazione è davvero paradossale, si fruga addosso per impugnare di nuovo la bacchetta. Agisce di istinto, cercando uno spiraglio tra le frasche attraverso il quale prendere la mira verso la casupola, puntando nello specifico alla finestra dietro alla quale il cane si sta agitando. Agita la bacchetta da sinistra verso destra «Mùto, Mùto!» dice velocemente, nel tentativo di esortare la trasfigurazione del vetro in dura e fredda pietra, come quella in cui è realizzata Hogwarts. Dura, fredda, e soprattutto non più trasparente, cercando di oscurare almeno per un po` la vista sull`esterno agli abitanti della casa. Non proprio il migliore dei piani, ma qua si vive improvvisando.
Concentrata com`è sulla torta, sebbene il suo incantesimo non abbia bisogno che lei mantenga nessun contatto visivo ora che la torta le si sta avvicinando, per poco non crepa quando il Grifondoro la strattona per il maglione dalla scollatura tonda ed ampia, quasi mezzo denudandola se non fosse per il mantello che la copre dignitosamente, facendola finire a carponi per terra, praticamente "sfrigolando" una risata che trattiene a malapena quando Tristan comincia quello strano tuca-tuca tornando bacchetta in mano. «Mùto? Ma sei s-» non lo sapremo mai, perchè l`incanto del terzino va a buon fine, con quel vetro che diventa pietra ad ovattare appena il suono del cagnone al di là, con i suoi uggiolii da snitch infame «Porco Gramo! Corri!» che? Lei cercherebbe quindi di scattare in avanti, fuori dalla sua copertura ma sempre bassa, tentando di non risultare un bersaglio facilmente individuabile se Jude dovesse per caso palesarsi dalla porta della capanna. Cerca di raggiungere l`agognata torta, e solo quando questa sarebbe tra le sue mani al sicuro, punterebbe la bacchetta verso d`essa per pronunciare un veloce «Finìte Incantàtem!» tutto concitato, nella speranza di cercare presto dove nascondersi, tentando d`individuare persino la figura di Gringo per potersi coordinare a vista verso il DOVE fuggire. Perchè decisamente i due, non sono Corvonero.
Il vetro diventa pietra e l`abbaiare della cagnolona si tramuta in una sorta di importante piagnisteo ovattato, che forse i due Studenti faranno pure fatica a sentire tra la confusione e la pietra insieme al legno che costituiscono la divisione tra loro e l`interno della capanna. Ad un tratto è evidente come sonora la malagrazia con cui la porta d`ingresso in solido legno viene spalancata, rivelando un pezzo della mobilia dell`abitazio-... ah no, è il Guardiacaccia con un`espressione stralunata in viso. Maglione verde bosco infilato nei pantaloni pesanti e marroncini, a vita alta, con le bretelle ciondoloni lungo le cosce e una grande presina-guanto a scacchi bianchi e arancioni infilata nella mano destra. Si è fermato sull`uscio, cercandosi attorno con lo sguardo. Merrow è stata veloce, c`è da dire, e Jude riesce affettivamente ad acciuffarla con lo sguardo incredulo e le sopracciglia che balzano in alto quando sta ormai battendo in ritirata con i bottino al sicuro. Ci mette pure mezzo secondo per realizzare quello che sta vedendo, per rendersi davvero conto che a quanto pare c`è quella che assomiglia ad una studentessa che sta cercando di svignarsela con fare un pò strano. Quel mezzo secondo di ritardo è seguito dalla mano con il guanto-presina a sollevarsi a lato della bocca ad accompagnare un « Eeehi! » che suona più spiazzato ed interrogativo che altro. Se non fosse per l`inconsapevole minacciosità che un pò ci infonde una voce perfettamente consona alla stazza piuttosto intimidatoria che si porta dietro come un fardello. Ma al peggio non c`è mai fine, e nemmeno alla fortuna di quei due marmocchietti. Sì, perché quell`urlo gli si strozza evidentemente in gola quando un cane-bisonte si mette in testa di voler oltrepassare la porta già ingombrata dal ragazzone, caricandolo praticamente al ginocchio in un`esuberante gambagigia che non lo fa cadere a terra. No. Peggio, lo fa armeggiare e agganciare alla porta come nel peggiore dei film comici per qualche istante, fino a che non piomba comunque con il sedere per terra. Dopo uno spettacolino niente male ma evitandosi un livido sul sedere.
Scemo? Sì, sicuramente lo è, ma quell`incantesimo è davvero la prima cosa che gli è passata per la mente. Stringe la bacchetta vicino al corpo, tenendosi pronto a lanciare qualche altra magia se necessario, intanto che approfitta dello squarcio tra le fronde per continuare a spiare la situazione. Poi Merrow esce allo scoperto e lui suda freddissimo, ma l`eventualità di essere beccati lo colma di eccitante umorismo in egual misura, costringendolo di nuovo a soffocare una risata dietro al dorso della mano libera. Corre via? Ovviamente no, non abbandonerà la nave prima del tempo, tantomeno la sua compagna. Anche perché sarebbe un po` difficile scappare, con i muscoli della pancia dolorosamente contratti, nello sforzo di trattenere la brutta sghignazzata che quel teatrino tra Jude e il cane vuole strappargli a ogni costo. Con le lacrime agli occhi, tenta di intercettare come può il nuovo nascondiglio scelto dalla ragazza; le fa cenno con una mano per attirarne l`attenzione, indica la propria bacchetta, e infine cerca di mimare con le labbra la parola: Fulmen. Una strategia che equivale a mettere i manifesti, sì, ma almeno dovrebbe concedergli qualche secondo prezioso per fuggire. Tristran lancia un`occhiata alla cagnolona trotterellante, un po` dispiaciuto. Quindi alza la bacchetta verso l`alto, bisbigliando «Fùlmen» mentre strizza gli occhi, così da sfuggire all`eventuale bagliore accecante. Conta un secondo. Poi riapre gli occhi, si rimette in piedi, e, senza attardarsi a controllare lo stato di Jude e del cane, si lancerebbe in corsa verso l`uscita dell`orto nel tentativo di levarsi di torno.
Il giovane guardiacaccia tuona quel richiamo, ma lei si acquatta per un secondo cercando di non esser individuata, guardandosi attorno, per poi assistere a quello sfondamento medievale che la cagnolona porta ai danni della gamba del povero Jude. Merlino impastoiato, lei praticamente sta soffocando dal ridere, ed al tonfo che l`altro fa per terra, deve premersi con forza l`avambraccio sinistro sulla bocca, per evitare di venir scoperta, gli occhi colmi di lacrime d`isteria ilare: ci dispiace, Benbow, ma ci hai appena regalato una visione che sicuramente sarà buona per produrre un Patronus, un giorno. Nota con la coda dell`occhio lo sventolare di mano di Gringo, rimanendo ferma un secondo per leggere quel labiale infamissimo, che le fa spalancare occhi e bocca come una trota, prima di chiudere entrambi con uno scatto, stringere le palpebre e le labbra tra loro, nemmeno servisse l`apnea per salvarsi da quello che percepisce come un lampo accecante, da cui probabilmente si sarà salvata grazie alla coordinazione criminale oramai brevettata, tra lei e l`altro Grifondoro. Povera Penny, di cui lei si cura a malapena, gettando una brevissima occhiata in direzione sua e del malcapitato padrone, prima di scattare veloce come un boccino in direzione di Gringo, coperta da quei preziosi secondi di confusione per battere in ritirata dietro Tristran, lasciando le due povere bestie (?) al loro fato infausto.
.oOo.
«Mi piaci. Come persona, come amico, come tutto.» deglutisce un secondo, scrutandone l`espressione sul viso «E...» nemmeno stesse prendendo la rincorsa, mordicchiandosi il labbro inferiore «Ti voglio bene, Tristran.»
«Come siamo sentimentali, oggi...»
«Nah, volevo solo dirtelo. Una volta sola.»
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cdramaitalia · 4 years
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Due parole su Nirvana in Fire (琅琊榜), la più bella serie TV cinese dell'ultimo decennio
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Di drama in Cina ne escono tantissimi ogni anno, e quelli che superano davvero la prova del tempo, mantenendo la loro popolarità dopo anni dalla messa in onda, si possono contare sulle dita di una mano. Ma c’è una serie che fin dalla sua uscita nel 2015 è considerata da molti la regina indiscussa della nuova generazione di drama cinesi. Oggi in Cina non si può più parlare di serie TV storiche/wuxia senza fare un confronto, diretto o indiretto, con Nirvana in Fire.
Lang Ya Bang 琅琊榜, titolo inglese: Nirvana in Fire, era innanzitutto un romanzo, scritto da Hai Yan, che godeva già di grande popolarità. Poi è arrivata Daylight Entertainment, forse la migliore casa di produzione di serie TV presente oggi nella Cina continentale, e l’ha adattato per lo schermo creando una serie ancora oggi iconica, discussa e amatissima.
Ma di cosa parla Nirvana in Fire? L’epiteto di “Game of Thrones cinese” che gli hanno affibbiato guardando al suo genere e al livello di popolarità a mio parere non gli rende giustizia e non rappresenta neanche in toto cos’è questa serie. NiF parla sì di lotte di potere, intrighi di corte, battaglie, rapporti complicati fra i personaggi, ma lo fa con un’eleganza e un’abilità nella narrazione che GoT (specialmente il brutto GoT delle ultime stagioni) se le sogna.
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In breve, e senza spoilerare troppo, NiF è una storia che parla di riscatto, e, sotto certi versi, di una vendetta servita fredda. Durante la dinastia Liang, Lin Shu (interpretato da Hu Ge), l’unico sopravvissuto a un’ingiusta epurazione che aveva coinvolto il suo clan, ritorna dopo anni alla corte imperiale sotto falso nome e nuove sembianze per cercare giustizia. La strada per riscattare l’onore dei suoi cari è lunga, tortuosa e per nulla facile. Come in una partita a scacchi, il nostro protagonista deve muovere ogni pezzo con attenzione e agire da stratega, spesso in maniera spregiudicata, eliminando uno alla volta i pezzi nemici per far vincere i suoi. O meglio, il suo, nella persona del principe Jing (interpretato da Wang Kai, qui sotto).
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Fra i punti forti di Nirvana in Fire (oltre a Wang Kai in costume d’epoca perché cioè, l’avete visto?) c’è soprattutto la sceneggiatura, ad opera della stessa autrice del libro. È una storia solida, che pur dipanandosi per 54 episodi (sì, è un drama piuttosto lungo) non perde mai pezzi e non si dilunga in filler o in scene che non apportano niente alla narrazione principale. La sceneggiatura riesce inoltre a collegare perfettamente momenti di altissima tensione e drammaticità ad altri più comici o leggeri.
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Al centro della storia restano sempre i temi principali: fratellanza, lealtà, sacrificio, coraggio, perseveranza... E alla fine, quello che ti tiene incollata allo schermo è l’attaccamento che sviluppi per i personaggi, perché questi riescono a trasmetterti i loro ideali e farti appassionare alle loro vicende personali, a prescindere dall’ambientazione storica/fantasy. Sono tutti scritti benissimo, dagli eroi, ai villain, ai personaggi secondari.
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E il merito è in gran parte degli attori, diretti da Kong Sheng, il regista di punta di Daylight Entertainment, e da Li Xue. Tutto il cast ha fatto un lavoro fantastico, ma ovviamente devo citare Hu Ge, che era già famoso ma grazie a NiF si è affermato come una garanzia nel settore, e Wang Kai, che si è fatto conoscere dal pubblico con a questa serie e ora è uno degli attori più in vista nel panorama cinese. I due hanno dato vita a una delle più iconiche bromance della storia della TV cinese.
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Ma le donne non sono da meno, e NiF presenta dei ruoli femminili che sono lontani da quelli tipici della moglie di supporto o della principessa da salvare. Il personaggio femminile più memorabile è quello di Liu Tao, che interpreta la principessa guerriera Nihuang (sotto a destra).
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Ultimo importante motivo per guardare questa serie (ma ce ne sarebbero tanti altri, come la colonna sonora e le canzoni), è che è visivamente bellissima.
La fotografia ci mostra paesaggi fiabeschi e interni curati nei minimi dettagli; i set e i costumi sono splendidi; i combattimenti di arti marziali sono belli da vedere e mai troppo irrealistici. Il budget era sicuramente alto ed è stato speso bene.
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Il lato negativo di Nirvana in Fire è che dopo aver visto questo drama sarà impossibile trovarne un altro dello stesso livello nel genere storico/wuxia.
(Sì, hanno fatto anche Nirvana in Fire 2, ambientato anni dopo con un nuovo cast, ma pur essendo una buona serie non è paragonabile alla prima.)
Dove guardarla: su Viki, dove si può trovare anche con i sottotitoli in italiano. Sconsiglio di guardare la versione presente su YouTube perché (assurdamente) censurata.
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